L'Intento come punto d'appoggio

L'Intento nella metafisica della Stregoneria - Quinta parte (di 5)

di Claudio Simeoni

L'Intento

 

Datemi un punto d'appoggio su cui "imperniare" la mia struttura emotiva e solleverò l'universo dell'esistenza umana.

Gli uomini nascono e cercano punti d'appoggio. La violenza cristiana impone loro il padrone e su questo padrone costringe i bambini a riversare le loro emozioni.

Dal momento che il padrone è solo il frutto dell'immaginazione desiderante, quei bambini finiscono per crescere privi della capacità di formulare propri progetti esistenziali.

Il loro punto d'appoggio, il loro dio padrone, non soccorre i suoi servi che disperati finiscono per spargere violenza nella società in cui vivono.

La sicurezza di una persona è data da ciò che la persona persegue.

L'equilibrio interiore della vita di una persona è dato dalla relazione fra tensioni soggettive, emozioni, bisogni e desideri, e quanto di questo viene veicolato nel quotidiano della propria vita mediante strategie operative che hanno nella conoscenza razionale e nella percezione la consapevolezza del mondo in cui esercitiamo le nostre strategie di veicolazione. In questa attività costringiamo la ragione a rimodulare continuamente la propria descrizione per giustificare sia il mondo che la nostra azione nel mondo: mettiamo la ragione al nostro servizio. Questa relazione costruisce l'equilibrio psicofisico dell'individuo. Dove l'equilibrio non è dato da cosa l'individuo ottiene con la sua azione, ma dalla sua trasformazione che alimenta mediante la sua volontà tesa ad agire in quella direzione.

La possibilità del soggetto di trasferire nella sua azione quotidiana la veicolazione delle sue tensioni, desideri, bisogni, passioni mediante le proprie scelte strategiche e la propria disciplina in relazione alla sua conoscenza del mondo in cui vive.

In sostanza, ciò che fornisce equilibrio psicologico nell'individuo è il suo intento. L'intento è il potere oggettivo sul quale l'individuo pianta l'ancora della sua esistenza o, se preferite, i chiodi che lo reggono nella sua scalata al cielo.

Noi, difficilmente riusciamo a organizzare la nostra vita uscendo dai parametri della ragione, ma siamo consapevoli che i fenomeni che ci giungono, molto spesso, non sono legati ai mondi spaziali tridimensionali propri della ragione, ma siamo sottoposti a fenomeni provenienti da mondi strutturati diversi nello spazio; da mondi in cui il tempo è oggetto; da elaborazioni strategiche diverse dalla nostra; da corridoi spaziali diversi dalla tre dimensioni.

Davanti a questo immenso, in cui, comunque, dobbiamo vivere, muoverci e trasformarci, mentre la ragione si impaurisce e tende a rattrappirsi, chi ci supporta è l'Intento.

Io non so che cosa significhi manifestare fenomeni in uno spazio a 12 dimensioni, normalmente non mi serve. Solo che io sono comunque presente in uno spazio di 12 dimensioni e mentre credo di agire in uno spazio a tre dimensioni soltanto, in realtà la mia azione produce effetti e manifestazioni fenomenologiche in uno spazio a 12 dimensioni subendo, da questo, delle risposte di adattamento con l'effetto che io agisco e reagisco là dove non ho nessuna descrizione da parte della ragione.

Questo vale anche per i mondo in cui solo l'agire sostanzia l'oggetto.

L'INTENTO, inteso come espressione del soggetto teso ad organizzare sé stesso per manifestare le proprie tensioni, le proprie emozioni, i propri desideri nel quotidiano e quanto ci costringe all'autodisciplina che in questo caso assume il significato della capacità di risvegliare, attraverso l'esigenza delle nostre azioni, le nostre capacità intuitive: il tesoro che la nostra specie ci ha lascito in eredità. L'intuizione di specie ci permette, anche se non abbiamo la conoscenza di un fenomeno o della sua origine, di poterlo collocare esattamente nella nostra attività. Castaneda direbbe che l'intuizione di specie "ci consente di essere intrepidi e di non vacillare davanti all'infinito".

La pratica dell'Intento, come fine dell'organizzazione soggettiva, produce nell'individuo vere e proprie esplosioni di volontà che "tengono lontani malintenzionati di mondi diversi" così come nel quotidiano tiene lontano chi ti vuole trasformare in un servo.

Svegliare, mediante l'azione, gli strumenti dentro di noi. Non è lo svegliare un altro "noi", ma è fornire all'agire di noi nuovi strumenti o strumenti più efficaci con i quali valutare la realtà nella quale viviamo e agiamo.

Una volta l'aratro era trascinato da buoi, oggi uso un trattore. Aro sempre il campo, costruisco sempre me stesso, ma con strumenti più efficaci in base ai miei obbiettivi.

Questo è ancorare la propria esistenza all'Intento.

Ricordate che cosa abbiamo detto durante il dibattito a proposito dell'Arte dell'Agguato?

Tutte le nostre azioni non sono, né devono manifestare, l'Intento che perseguiamo, ma devono preparare la situazione dalla quale l'intento che perseguiamo deve scaturire. Gli Stregoni, quando agiscono, vivono con passione e volontà ciò che fanno per raggiungere mille obbiettivi dei quali possiamo parlare, ma sono indifferenti all'Intento che perseguono come se fosse estraneo ad essi.

E in effetti l'Intento è estraneo al nostro modo di agire e di pensare. Ogni volta che noi modifichiamo noi stessi diciamo: "Ecco, questo è il mio Intento!". Subito dopo, quella qualità manifestata si trasforma in quantità e quando da questa emerge la qualità della nostra nuova trasformazione, diciamo: "Ecco questo è l'Intento!"

Eros è l'ingenerato, colui che scioglie i legamenti:

"Il cammino, obbiettivo dopo obbiettivo, non è questo un sciogliere i legamenti alla nostra percezione e dei nostri desideri che agiscono per limitarci? E in questo "sciogliere" non sta forse l'esplorazione dello sconosciuto che ci circonda e la nostra formazione di individui consapevoli?

Eros è l'ingenerato, colui che spezza le membra:

Non è questo uno spezzare di membra che conchiudono lo sviluppo dell'individuo nella forma e nella quantità?

Ancora una nota:

Voi non avete mai sentito dire che un carattere di una persona è migliore di un altro.

Un carattere violento o un carattere espansivo o gioioso; quale dei due è migliore?

Nessuno è migliore di un altro e, molto probabilmente, non esistono nemmeno i caratteri se non come metodo di giudizio quando noi giudichiamo le azioni delle persone che ci stanno attorno. Ogni persona è il frutto della manipolazione della propria attenzione che ha messo in atto nel corso degli anni; scelta dopo scelta; condizione in cui ha scelto dopo condizione nella quale è stata costretta a scegliere.

Quando giudichiamo una persona, noi dobbiamo porre la nostra attenzione sull'intento che le manifestazioni caratteriali della persona perseguono. E nel perseguirli dobbiamo mettere la nostra attenzione sugli strumenti che quella persona usa.

Un carattere violento può manifestare il suo impeto per.

1) appropriarsi e sottomettere persone;

2) per invocare giustizia universale contro ingiustizie soggettivamente intollerabili;

I mezzi attraverso i quali quell'espressione caratteriale si esprimerà ci consente di capire se l'espressione caratteriale è supportata da intelligenza e cultura, ma il giudizio che noi dovremmo dare non sarà centrato sulla manifestazione caratteriale, ma dall'intento che l'esplosione caratteriale perseguirà.

Un carattere espansivo e giocoso, voi saprete dal suo intento se tende a costruire spazi di libertà o se, invece, nasconde la superficialità quale manifestazione dell'accettazione della sottomissione.

Quando dovete giudicare una persona, guardate il suo intento e conoscerete la direzione del suo operare.

Osservate i mezzi di cui si serve nell'operare e conoscerete la sua intelligenza e la sua cultura.

Solo che per riuscire a capire l'intento di altri, dovrete svegliare il vostro intento. Solo così capirete le assonanze e le dissonanze. E l'intento si sveglia soltanto vivendo per sfida.

Se poi, oltre all'intento volete capire i mezzi di cui le altre persone si servono per perseguire i loro intenti, è necessario sviluppare il sapere e la conoscenza della ragione.

E' l'Intento dentro di noi, sviluppato e trasformato attraverso il nostro vivere per sfida, che ci permette di incontrare l'intento nelle altre persone simile al nostro (empatia). E' sviluppando la nostra cultura e il nostro sapere che incontriamo la cultura e il sapere nelle altre persone.

Sviluppare l'Intento nel vivere strategicamente perché l'Intento riconosce l'Intento!

(si dice che ci si annusa!)

Fu la pratica dell'Intento, generazione dopo generazione, sciogliendo i legamenti e le costrizioni del nostro venire in essere, del nostro germinare, che oggi noi siamo quello che siamo ed è solo praticando l'Intento che fonderà ciò che saremo dandolo, qualunque saremo, in eredità ai nostri figli.

E' uccidendo l'intento nei bambini, attraverso la loro trasformazione in oggetti di possesso e la violenza con cui si costringono i bambini a soggettivare l'idea di essere degli oggetti di possesso, ad opera di adulti che hanno rinunciato al loro intento e che si impongono come modello da imitare ai bambini che i cattolici attraverso il condizionamento educazionale riducono gli Esseri Umani in schiavi.

L'Intento, l'Eros Universale, spezza le membra della forma e scioglie i legamenti della costrizione manifestando il proprio Potere di Essere sia nei grandi movimenti universali sia nella quotidianità di ogni figlio di Hera. Facciamolo nostro quel Potere manifestandolo in ogni azione e in ogni scelta. Solo in questo modo ci si può trasformare in Stregoni responsabili della e nella propria esistenza.

 

Scritto per il dibattito pubblico del 27 giugno 2002

 

L'Intento

 

 

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Cod. ISBN 9788891170897

 

 

Sito di Claudio Simeoni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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