La filosofia e il chiamare le cose col loro vero nome

Chiamare le cose col loro vero nome
nella metafisica della Stregoneria - Prima parte (di 5)

di Claudio Simeoni

Chiamare le cose col loro vero nome

 

Le cose, i concetti, hanno un nome. Perturbano il nostro spazio esistenziale e condizonano le nostre scelte.

Usando il vero nome delle cose l'individuo costruisce le sue strategie impedendo all'illusione di trasformarlo in cibo di consapevolezza che, giungendo alla bocca dell'Aquila, alimenti esclusivamente il divenire di Hera, l'Essere Natura.

Premessa

Ci sono delle favole in cui la prova che deve superare il protagonista è quello di scoprire il nome della nemica o del nemico di turno e, pronunciandolo ad alta voce, sconfiggerlo.

Questa rappresentazione nelle favole descrive un antico principio secondo il quale individuare il fenomeno nella sua qualità e nella sua esatta collocazione si possono mettere in atto delle strategie per impedirne i danni.

Ancora oggi la psicanalisi nella rimozione usa questo metodo: riportare alla ragione quanto è latente.

Poi col tempo il senso è un po' decaduto. Il nome indicava la qualità della cosa e una volta svelato era la qualità che perdeva i suoi effetti.

Pronunciare il nome diventava un atto magico in sé stesso indipendentemente dall'intento e dalle strategie di chi lo pronunciava.

CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME significa toglierci dall'illusione del significato che immaginavamo che quel fenomeno avesse.

Come Esseri della Natura noi non abbiamo mai potuto chiamare le cose col nome che la nostra Intuizione avrebbe voluto attribuire loro (la ragione non li contiene e né li comprende)!

Prima che la ragione dominasse l'Essere Umano non ci si poteva illudere che la piccola brezza con quell'odore si sarebbe limitata a pulire l'aria. Si sapeva che stava giungendo la tempesta. Dentro di noi l'intuizione, come somma delle esperienze, sia nostra personale che come memoria della specie ci spingeva a cercare un rifugio.

Ma che sarà mai, affermò poi la ragione quando ebbe assunto il controllo del nostro pensiero e attraverso esso delle nostre azioni sommersa dalle illusioni, vedi di darti una calmata.

"Corri, corri!" diceva l'intuizione, abbi paura della brezza.

Cosa saranno mai quattro preghiere: che male fanno? Dice la ragione al fastidio e alla ribellione che dentro di noi cresceva. "Cosa sono quattro parole? Perché ti arrabbi?" Ma di quelle quattro parole, qual è il loro vero nome?

Alcune questioni dibattute in filosofia.

(appunti presi dal piccolo dizionario di filosofia della BUR)

Il problema dell'oggetto, della sua realtà e della sua rappresentazione

1^ Questione: psicologia

"Nella psicologia tradizionale l'oggetto e il soggetto sono due momenti distinti, ma sempre complementari e solidali (manifestano la trasformazione) di ogni fatto psichico, del quale rappresentano le due facce necessarie.

La psicologia moderna ha dissolto, o almeno attenuato, tale polarità. Il nesso soggetto-oggetto si è trasformato nel rapporto fra stimolo e riflesso o in quello fra individuo e ambiente vale a dire in correlazione meno rigidamente dualistica e meno cariche di assunzioni inverificabili!"

La relazione è dialettica: di mutua inferenza.

Il problema che mi si pone è: cos'è l'oggetto che ho di fronte?

Quali sono i fenomeni che quell'oggetto manifesta?

Quanti dei fenomeni manifestati agiscono su di me e come io mi adatto a quei fenomeni?

Di quanti fenomeni sono consapevole e quanti sono i miei processi di adattamento di cui sono consapevole? Quanti fenomeni che subisco li vivo solo di riflesso, in maniera indiretta e in maniera indiretta parti del mio corpo e della mia psiche si adattano senza che la mia ragione ne sia consapevole?

La questione in Kant

"L'oggetto per Kant è "La cosa in sé", un vero e proprio oggetto a differenza del fenomeno, la cui oggettività e relativa risultando ad esso da una sintesi soggettiva-oggettiva!"

Il fenomeno è quanto il soggetto percepisce dell'oggetto; l'idea che il soggetto si fa dell'oggetto è data dalla capacità di chiamare il fenomeno col SUO VERO NOME senza dimenticare che il fenomeno è manifestazione dell'insieme dell'oggetto e per il soggetto è oggetto esso stesso.

Un oggetto entra nella sfera di interferenza di un soggetto solo nella misura in cui i suoi fenomeni interferiscono con quelli del soggetto. Il soggetto, quando dei fenomeni agiscono su di lui, mette in atto i suoi adattamenti. Gli adattamenti che il soggetto mette in essere sono il frutto della sua capacità di individuare i fenomeni, identificarli e metterli in relazione con l'oggetto che quei fenomeni emana. Quest'azione del soggetto si chiama: CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME.

Qual è il contrario del CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME che normalmente gli individui vengono educati a fare? E' il proiettare sul nome delle cose gli stereotipi che emozionalmente vengono imposti. Quando si viene educati, da piccoli, ad ogni nome che viene dato alle cose, in realtà si attribuiscono a quelle cose delle qualità. Il soggetto, crescendo (ed è parte della propaganda e della pubblicità) viene educato ad associare il nome a quelle qualità ignorando le altre qualità di cui il nome è portatore. Per esempio, al nome padre si associa la qualità del protettore dei figli o della famiglia. Poi ci si chiede: "Come ha fatto quel padre a sterminare la famiglia?" Ci si è dimenticati che il fenomeno indicato mediante il nome di padre altro non era che un fenomeno emanato dall'oggetto uomo che oltre al fenomeno di padre ha molti altri fenomeni con cui manifesta sé stesso nel mondo. Non si è chiamato l'oggetto col SUO VERO NOME, ma si è preferito proiettare sull'oggetto la nostra immaginazione, educazionalmente costruita, relativa ad un fenomeno che solo parzialmente definiva l'oggetto, in questo caso il padre.

L'illusione della ragione è quanto dobbiamo rimuovere per CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME.

Il concetto generale dell'idealismo e del realismo.

(attenzione all'eccessiva schematizzazione)

Nell'Idealismo

"Il soggetto è il principio e il fondamento dell'oggetto"

Nel realismo

"E' l'oggetto che precede e condiziona il soggetto!"

In Fichte l'oggetto è il non-io, che l'io oppone a sé stesso per realizzare la propria libertà e in generale l'oggetto è l'autodeterminazione dell'atto, perennemente riassorbita nella vivente dialettica di questo.

Altra affermazione:

"L'entrata in rapporto con il soggetto è per l'oggetto, altrettanto indifferente quanto un quadro appeso ad un muro (di Kulpe) - realismo positivista che dice: diversamente non posso pensare l'oggetto diverso da me!

Abbiamo già evidenziato che nella vita le situazioni sono dinamiche nel senso che l'oggetto, portatore di fenomeni, altro non è che un soggetto che agisce nella propria oggettività. Ed è il suo agire che interferisce nel mio, soggetto, che a quell'agire reagisco con i miei adattamenti.

Ciò che contraddistingue il pensiero della Stregoneria è che, sia i fenomeni che gli oggetti che li manifestano, sono intelligenze che agiscono in funzione di Intenti manifestati da sé stessi. Pertanto non si hanno soggetti semplici che manifestano fenomeni semplici, ma oggetti quali insiemi che manifestano insiemi di fenomeni dove sia gli insiemi che i fenomeni specifici sono intelligenze in sé con necessità di manifestazione ed espansione nella loro oggettività.

Pertanto, il mondo visto dalla Stregoneria è un mondo dinamico di insiemi intelligenti che manifestano fenomeni intelligenti nei confronti di insiemi intelligenti che reagiscono manifestando fenomeni intelligenti.

In Stregoneria il soggetto non è separato dal mondo che lo ha manifestato e, pertanto, non essere in grado di chiamare le COSE COL LORO VERO NOME, significa mettere in essere azioni inadeguate per raggiungere gli intenti soggettivi o percepire il mondo di oggetti in maniera parziale e illusoria.

Concetto generale della fenomenologia

"L'affermazione della trascendenza dell'oggetto alla coscienza è la tesi fondamentale della fenomenologia di Husserl"

Dal momento che l'oggetto in sé non può essere afferrato dalla coscienza (descrittiva della ragione) se non mediante i suoi fenomeni che costruiscono nel soggetto l'idea che ne ha dell'oggetto.

Da qui la necessità del soggetto di afferrare una quantità maggiore di fenomeni (e di introdurli nella coscienza della ragione) relativi all'oggetto che vuole descrivere e la necessità di sviluppare da parte del soggetto una maggiore capacità di inserirli nell'oggettività in cui si esprimono e che lo costringono a mettere in essere le sue strategie di adattamento.

 

trascritto 14 aprile 2004 a Marghera come data generica
testo base del ciclo del 2001/2002

 

Chiamare le cose col loro vero nome

 

 

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Cod. ISBN 9788891170897

 

 

Sito di Claudio Simeoni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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