Se uno Stato decide che i manifestanti in difesa dell'ambiente solo i nemici, significa che quello Stato fa delle catastrofi naturali un modo per controllare e gestire i cittadini.
La catastrofe assume il valore di "legittimità giuridica" mentre, al contrario, la denuncia di possibili catastrofi si configura come un delitto da perseguire a norma di legge.
Novembre 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

04 novembre 2023 cronache della religione pagana
Labriola e i problemi dell'educazione scolastica

Claudio Simeoni

Cronache mese di novembre 2023

 

04 novembre 2023

In Europa c'è antisemitismo o antiisraelismo?

Con gli ultimi avvenimenti nel Medio Oriente si sente dire che in Europa c'è un'ondata di antisemitismo.

E' bene fare un po' di chiarezza.

E' indubbio che ci siano dei rigurgiti antisemiti da parte di alcune persone che si identificano con il nazismo, ma è bene non confondere queste persone con l'onda di indignazione contro Israele che sta attraversando l'Europa e parte delle Americhe.

Le persone, normalmente, non sanno che cosa sia l'ideologia nazista, nemmeno quando viene espressa da partiti politici che spesso si presentano come "liberali".

Le persone identificano il nazismo con i campi di concentramento e sterminio.

La massa delle persone tende a chiamare nazismo chiunque costruisca campi di detenzione e usa quei campi di detenzione per attività di sterminio, più o meno manifesta, o nascosta da una propaganda politica che distrae l'opinione pubblica.

Ora, che Israele abbia costruito un campo di concetramento chiamato Gaza nel quale si diverte a sterminare gli abitanti, non rende diversa, nelle azioni, ciò che fa Israele agli abitanti di Gaza da ciò che fecero i nazisti agli ebrei, agli zingari e agli oppositori politici.

Noi siamo abituati alla nostra Costituzione che prevede il principio di uguaglianza degli uomini e tale principio prevede anche l'uguaglianza del giudizio alla medesima azione sociale.

Pertanto, l'ondata anti-israeliana che sta avvenendo in Europa è un'ondata di sentimento anti-nazista dove, effettivamente le azioni israeliane vengono percepite come lo specchio delle azioni della Germania nazista.

Ovviamente i palestinesi di Gaza, comunque li chiamiate, si sono ribellati al campo di concentramento imposto da Israele per poterli sterminare. Evadere da un campo di concentramento e di sterminio è un diritto di ogni uomo.

Io tratto filosofia metafisica e se devo dare un giudizio sullo stato fondamentalista ebraico di Israele pongo la mia attenzione sulla filosofia metafisica che caratterizza l'ideologia ebraica che non prescinde dalle migliaia di uomini, donne e bambini sui quali l'esercito israeliano si sta esercitando al tiro a segno.

Chiamate Hamas terroristi. E molto probabilmente avete delle ragioni oggettive per farlo, ma sta di fatto che Gaza è un campo di concentramento e di sterminio. E' come dire che il Dio degli ebrei è legittimato a sterminare gli uomini col diluvio universale perché sono terroristi o ha il diritto di sterminare gli uomini a Sodoma e Gomorra perché sono gay.

Io capisco le necessità della propaganda per il "grande Israele", come capivo la propaganda hitleriana della "grande Germania", ma sarebbe bene riflettere quanto questo tipo di idee possono creare astio nelle persone democratiche dell'Europa. Oppure, si vuole davvero credere che la "razza ariana" o il "popolo eletto" abbiano dei diritti particolari rispetto alle leggi internazionali?

 

04 novembre 2023

Labriola e i problemi dell'educazione scolastica

Il problema pedagogico sull'insegnamento e l'educazione è parte delle riflessioni di Labriola.

Labriola si pone il problema dell'efficacia di un'azione didattica che possa essere utile alla persona che la riceve.

Ciò che si insegna, dice Labriola, non ha in sé nessun criterio di eccellenza che possa, in quanto oggetto di insegnamento, attivare l'educazione nelle persone. La materia insegnata non qualifica la qualità dell'educazione ma, semmai è la qualità dell'educazione che può attivare nella persona la necessità di apprendere quella materia come un proprio bisogno e una propria necessità.

Nel processo educativo, dice Labriola, è necessario trasmettere l'uso che delle materie insegnate se ne può fare. Questo perché solo la necessità d'uso fa nascere nella persona il desiderio e il bisogno di apprendere quella materia.

Scrive Labriola:

Chi voglia fare della didattica una ordinata ed efficace funzione del compito pedagogico, e cansare ad un tempo il pericolo d'impigliarsi in vuote disquisizioni di metodica astratta, dee prima di ogni altra cosa riconoscere, che nelle materie delle diverse scienze e discipline, in quanto vengono considerate come nudo obbietto del sapere e del pensare, non havvi alcun particolare criterio di eccellenza o di pregio educativo. Per ciò la didattica, coordinata come essa è alle altre funzioni del compito pedagogico, non può desumere i criteri della scelta e le norme della trattazione delle materie, dalla natura direi obbiettiva di esse; e deve necessariamente cercare e l'una e l'altra cosa nella ragion dell'uso che delle materie si ha a fare per raggiungere il fine dell'educazione. E consistendo questo nella formazione degli stati dell'animo in cui si preparano di lunga mano i moventi del volere, gli è chiaro che tutte le questioni circa la scelta e l'uso delle materie didattiche trovi la sua norma certa e la sua adeguata espressione nel concetto dell'interesse, come di quella movenza interiore in cui il conoscere e l'operare sono ancora implicati l'uno nell'altro, perché fanno uno nelle apprensioni, nei giudizi e negli apprezzamenti che lo spirito, sotto l'influsso della coltura, viene poco per volta formando dentro di sé come per viva ed ingenita virtù propria.

Tratto da: Antonio Labriola, Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell'educazione, Bompiani Editore, 2014, p. 935 e 936

Il meccanismo dell'apprendimento che Labriola individua è, a dir poco, sconcertante nella sua perfezione educativa.

Compito dell'educatore è far nascere il bisogno e la necessità d'uso di quella o altre materie d'insegnamento nella struttura psichica delle persone e, poi, una volta che nelle persone si genera il bisogno, la cultura, come materia insegnata, veicola quel bisogno formando dentro all'individuo una materia culturale viva, ingenita [Che è parte integrante e caratterizzante di una esistenza naturalmente condizionata] fino ad essere fagocitata diventando una propria virtù. Un proprio modo di essere nel mondo.

Labriola capovolge le condizioni attraverso le quali avviene l'insegnamento. Non si deve imporre la materia al ragazzo sperando che dall'imposizione nasca e sorga la passione per quanto imposto, ma, al contrario, prima si fa nascere la passione e in un secondo momento è la passione che genera la necessità dell'apprendimento.

Per Labriola, diventa importante formare innanzi tutto gli stati d'animo dei ragazzi prima di riempirli di nozioni che devono essere imparate "perché serve". Prima la necessità e poi la nozione che acquisita soddisfa la necessità dell'apprendimento.

E ancora scrive di seguito Labriola:

Le operazioni riflesse, ordinate e successive, che si riassumono nel generale concetto dell'educare, sono per la maggior parte rivolte ad influire direttamente su l'animo, cioè a dire, a promuoverne e governarne a un tempo medesimo l'attività; perché in essa si formino così gli stati abituali del conoscere e dell'apprezzare esatto, come i moventi del retto volere. Ma l'azione educativa non comincia ab origine, perché ha innanzi a sé l'animo dell'educando che è già in una certa maniera preformato, così in alcuni primi abiti conoscitivi che riflettono il modo d'intendere e di godere lo spettacolo della vita circostante, come in alcune prime inclinazioni ad apprezzare variamente le forme del convivere sociale, in quanto capaci di destar sentimenti di simpatia e di avversione. Or mentre le esigenze disciplinari vogliono si eserciti su l'animo dell'educando una certa pressione, perché in esso non s'ingenerino di quelle tendenze che possono per avventura presentare ostacolo alla vera e propria azione educativa, questa dal canto suo deve a poco a poco venirsi esplicando in operazioni che dieno certa, sicura e stabile forma alle movenze interiori del conoscere e del simpatizzare. In ciò consiste l'uso delle materie d'istruzione per il fine educativo; uso che non si confonde col semplice addestrare e con l'ammaestrare.

Tratto da: Antonio Labriola, Tutti gli scritti filosofici e di teoria dell'educazione, Bompiani Editore, 2014, p. 935 e 936

Labriola dice che l'attività didattica è fatta di attività che:

"Sono per la maggior parte rivolte ad influire direttamente su l'animo, cioè a dire, a promuoverne e governarne a un tempo medesimo l'attività"

Tutto ciò che attiene ad una materia didattica è fatto per influire sull'animo dell'allievo e, nello stesso tempo, a governare l'attività di promozione della materia nei confronti dell'allievo.

La materia da insegnare è cosa diversa dall'allievo. Si tratta di due oggetti separati e, attraverso il governo dell'attività, si costringe l'allievo a far propria la materia proposta dall'educazione.

Ma l'educando, e questa è l'osservazione di Labriola, non è una tabula rasa, è un individuo che è divenuto trasformandosi per molti anni prima di arrivare davanti all'educatore che gli propone la materia da studiare. L'animo dell'educando si è formato in anni in cui ha tentato di adattarsi alle condizioni ambientali che ha incontrato. Se l'educatore non riesce a far sorgere dall'animo dell'educando il bisogno e la necessità di apprendere quella materia, l'azione dell'educatore è fallita in partenza.

Le esigenze di imporre la disciplina portano l'educatore a mettere in atto una certa violenza nei confronti dell'educando per impedire che nell'educando sorgano tensioni che siano d'ostacolo all'azione di educazione. Quando nell'educando non sorge la necessità del conoscere e una certa simpatia per le materie imposte dall'educatore, tutta l'educazione è fallimentare incontrando nell'educando un rifiuto delle materie imposte che vengono associate alla violenza subita e all'inutilità delle materie proposte.

Si tratta del fallimento dell'istituto scolastico che pretendendo l'omologazione degli educandi a regole standardizzate ha finito per abbassare i livelli educativi finendo per emarginare i ragazzi appassionati in favore di una massa che fa del rifiuto dello studio strategia di esistenza sociale.

 

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Claudio Simeoni

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Guardiano dell'Anticristo

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