L'arte dell'agguato nella ragione

L'arte dell'agguato nella metafisica della Stregoneria - Terza parte (di 7)

di Claudio Simeoni

L'Arte dell'Agguato

 

1) Conoscere sé stessi e le proprie possibilità!

L'argomento lo abbiamo già trattato in relazione al dibattito sulle Determinazioni.

Non si tratta di sapere come si è, ma si tratta di individuare i processi attraverso i quali si è divenuti per incidere sui processi di trasformazione attraverso i quali diverremo.

Si tratta di sapere qual è la propria rappresentazione nel mondo in cui si vive; quali DEI si manifestano nel proprio essere attori nel mondo.

Nell'Arte dell'Agguato Conoscere sé Stessi significa conoscere le proprie possibilità d'azione in quel momento, in quella situazione, in quelle condizioni.

Conoscere sé stessi sta a significare: conoscere la nostra capacità di rappresentare il DIO che cresce dentro di noi nella situazione oggettiva in cui esprimiamo la nostra volontà: la falce dentata di Gaia il cui uso ci qualifica come DEI!

2) Conoscere l'oggettività e il mondo nel quale si agisce.

Lo abbiamo trattato nel Crogiolo dello Stregone in varie parti:

1) Volontà;

2) Ascoltare il Mondo Attorno a Noi;

3) Palpare il mondo;

4) Chiamare le cose col loro vero nome;

Il mondo è oggetto in sé stesso!

In esso noi nasciamo.

In esso noi agiamo.

E' attraverso le azioni che noi riconosciamo il mondo. Fenomeni sono le azioni che il mondo rivolge nei nostri confronti; fenomeni sono le nostre azioni nel mondo.

Per conoscere l'oggettività la nostra attenzione non si deve fissare sul fenomeno, ma sugli adattamenti che quel fenomeno stimola o induce sia nell'intera oggettività che all'interno del singolo soggetto; oppure, sui singoli soggetti che compongono l'oggettività intesi come singoli attori dell'oggettività stessa.

Puntare l'attenzione sugli adattamenti alla manifestazione del fenomeno si chiama: GUARDARE IL TEMPO CHE VIENE INCONTRO!

Nel Paganesimo Politeista significa: farsi Giano!

Questo modo di usare l'attenzione permette al cacciatore d'Agguato di immettere nuovi fenomeni nell'oggettività prima che gli adattamenti di questa ai fenomeni precedenti siano definitivi e vengano fissati.

Conoscere l'oggettività significa: CONOSCERE GLI ADATTAMENTI DI QUESTA AL PRESENTARSI DI UN FENOMENO.

Questo tipo di conoscenza non appartiene alla ragione, se non in minima parte o per la parte descrittiva dell'agire, ma è propria dello sviluppo dell'intuizione quale risultato dei nostri sforzi di vivere per sfida. Questo tipo di conoscenza inizialmente si forgia nell'ambito specifico del nostro campo d'azione (familiare, lavorativo, sociale, ecc.) per poi estendersi nell'ambito dell'intera nostra vita.

E' la VOLONTA' che, attraverso l'Intuizione, si fa spazio nella Ragione.

GIRARE LO SGUARDO: significa spostare la nostra attenzione dal fenomeno agli adattamenti che il fenomeno costringe nell'insieme in cui il fenomeno si manifesta!

3) Agire rispondendo ai propri bisogni - riconoscere le proprie necessità!

Sono aspetti che abbiamo già trattati nel Crogiolo dello Stregone:

1) Determinazioni;

2) Meditazione;

3) Correnti Vegetative;

Nel mondo in cui viviamo questo tipo di agire è considerato EGOISTA. Lo è dal momento che riafferma la centralità dell'ego nella mia vita. Però, se io riconosco l'esistenza del mondo è perché io esisto ed io posso ampliare il mio conoscere il mondo soltanto se il mio ego si sviluppa.

Si tratta della distinzione fra Potere di Essere e Potere di Avere.

Le proposizioni del mondo definiscono aprioristicamente che cos'è l'EGOISMO.

1) Il Potere di avere si manifesta mediante il possesso e l'assoggettamento dal quale deriva il possesso degli individui.

In un mondo in cui le proposizioni sono determinate dal Potere di Avere ogni concetto di Potere è relativo al possesso. Chi manifesta potere è chi intende possedere altri individui; contendere il possesso di individui; relazionarsi con altri mediante la sua capacità di possedere individui. Il suo EGOISMO si manifesterà nel desiderio di possesso di individui perché solo all'interno del possesso, quest'individuo, riuscirà a riaffermare sé stesso. All'interno del Potere di Avere la limitazione dell'EGOISMO si tradurrà in limitazione della capacità soggettiva di possedere individui e limitarne l'esistenza.

2) Il Potere di Essere si manifesta mediante lo sviluppo della capacità di un soggetto di agire nel mondo in base alle proprie determinazioni.

In un mondo in cui le proposizioni sono determinate dal Potere di Essere ogni concetto di Potere è relativo alla capacità del soggetto di muoversi e svilupparsi nel mondo. Chi manifesta il potere è chi sa destreggiarsi meglio nella vita mediante la manifestazione di sé stesso. Il suo EGOISMO si manifesterà nel desiderio di acquisire sempre migliori strumenti attraverso i quali affrontare l'esistenza. All'interno del Potere di Essere la limitazione dell'EGOISMO si tradurrà in limitazione della capacità dell'individuo di affrontare la sua esistenza e di espandersi nel mondo.

Se il Potere di Avere per riaffermare sé stesso deve limitare il Potere di Essere degli individui al fine di trasformarli in oggetto di possesso, il Potere di Essere non può tollerare (e perciò deve limitare) il Potere di Avere in quanto questo limita la capacità di azione del soggetto che esprime la sua capacità di agire nel mondo.

Chi agisce in funzione dei propri bisogni non può essere trasformato in un oggetto di possesso. Per essere trasformato in oggetto di possesso è necessario che il Potere di Avere costringa l'individuo a soggettivare bisogni non suoi. E' il caso, ad esempio, delle fobie di natura sessuale. Il soggetto che esprime le fobie è stato costretto a soggettivare una morale espressa da bisogni non suoi; espressa da bisogni propri del Potere di Avere che attraverso la morale lo costringe a diventare oggetto di possesso.

Chi agisce mediante il Potere di Avere soddisfa i propri bisogni mediante l'esercizio di possesso di altri individui (che poi il possesso si riferisce sempre al possesso di individui della propria specie).

Un individuo che pratica il Potere di Essere non può essere trasformato in oggetto di possesso se lui ha preso la decisione di vivere attraverso il Potere di Essere. A questo punto, chi pratica il Potere di Avere lo accusa di essere EGOISTA perché LUI non vuole farsi possedere.

Voglio ricordare che nel Paganesimo Politeista e in Stregoneria è ammesso un solo momento, o meglio, una sola situazione, nella quale gli individui rinunciano a determinare sé stessi in quanto DEI e giocano a possedere ed essere posseduti ed è all'interno delle relazioni sessuali (in special modo nella Specie Umana). Il gioco del possesso può durare soltanto finché dura la relazione interpersonale di tipo sessuale, ma non si estende fuori dalla relazione sessuale, nemmeno per garantire la continuità della relazione sessuale stessa (che deve reggersi sul piacere dato dalla relazione).

Riconoscere e individuare le proprie necessità sulle quali concentrare le proprie tensioni e la propria azione diventa prioritario nella guida dell'azione delle persone.

Cosa ti opprime?

Cosa ti rende irascibile?

Cosa ti rende insoddisfatto?

Riconoscere la radice delle proprie tensioni e, partendo da esse, mettere in essere delle strategie per esprimerle.

E se dovessimo mettere in essere delle strategie per obiettivi fasulli?

Mettere in essere una strategia comporta TEMPO per farlo; è il TEMPO, nello sviluppo di una strategia, che modifica il Potere di Essere soggettivo (per cui anche di percezione dell'obiettivo e dell'Intento) del soggetto che verrà modificandosi alla variazione della percezione dell'intento e dell'obiettivo da raggiungere.

Nessuna paura dell'errore.

Nessuno ci fucila, almeno non nella quotidianità in cui stiamo vivendo in questo momento (in strategie estreme per intenti estremi potrebbe avvenire). Nella nostra situazione, al massimo, qualcuno si congratulerà per avervi fregato.

L'importante è che l'intento sia perseguito attraverso un cuore puro (cioè un cuore che sia attraversato dalle nostre tensioni e dalle nostre emozioni).

4) Individuare l'obbiettivo, raggiunto il quale, si ritiene di soddisfare il proprio bisogno.

Questo aspetto lo abbiamo trattato nel Crogiolo dello Stregone quando abbiamo parlato del: chiamare le cose col loro vero nome!

E' da tener presente che nella vita di un Essere Umano non esiste la soddisfazione di un bisogno seguito da un appagamento più o meno definitivo. L'appagamento è sempre una sensazione momentanea che apre immediatamente a nuove necessità, nuovi bisogni e nuove tensioni.

Ricordate che STIAMO VIVENDO!

STIAMO PERCORRENDO UN SENTIERO CHE VA DALLA NASCITA DEL CORPO FISICO ALLA MORTE DELLO STESSO.

Ricordate che si vive per sfida.

Ricordate che dopo una sfida ne viene un'altra e un'altra ancora; fino alla sfida finale!

Se nel mondo della ragione le sfide vengono impostate e risolte una alla volta (sia quando si fanno che quando si subiscono) magari dividendo il principale dal secondario (cioè dando delle priorità sulle quali concentrare le proprie forze e la propria attenzione), in Stregoneria raggiungere un obiettivo porta a soddisfare il proprio bisogno solo se il raggiungimento di quell'obiettivo si sono costruite delle "colonne", o dei punti fermi, che servono a formulare la Strategia per raggiungere gli obiettivi successivi.

In pratica, il conflitto che affronto in una lista di discussione lo supero formulando dei principi che posso usare nelle discussioni o negli scontri o ancora nello sviluppo della chiarezza del pensiero o di quello che faccio.

Io, però, non so quale sarà lo scontro successivo. Quando avverrà ho dei "punti fermi", delle "colonne", sotto forma di concetti o di cose chiarite formulate in precedenza come base.

Questo tipo di comportamento viene chiamato: IMPECCABILITA'!

5) Analizzare l'oggetto, considerarlo - Individuare l'insieme di cui è espressione.

Questo aspetto lo abbiamo già trattato quando abbiamo parlato di:

- Ascoltare il mondo attorno a noi;

- Chiamare le cose col loro vero nome;

Abbiamo detto che un fenomeno non nasce da sé, ma è prodotto da un insieme (che può assumere caratteri spaziali, temporali o misti) dal quale emerge come qualità.

Così quando si costruisce una strategia d'agguato è necessario chiamare l'oggetto dell'agguato non solo per la descrizione, ma anche col nome dell'insieme dal quale emerge e da come, quel fenomeno, rappresenta l'insieme da cui emerge che si presenta a noi.

Ad esempio: c'è un fenomeno che regge un insieme; il dio buono dei cristiani regge la loro religione. Questo fenomeno regge quell'insieme fintanto che vi si attribuiscono quelle qualità. Poi, arrivo io, prendo quel fenomeno, lo definisco per quello che è tenendo un agguato all'interpretazione che comunemente vi si attribuisce, lo chiamo col suo vero nome, IL MACELLAIO DI SODOMA E GOMORRA, e ripropongo quel fenomeno agli Esseri Umani con la nuova interpretazione. L'insieme da cui quel fenomeno emerge non è più in grado di riprodursi, deve procedere ad un riadattamento.

Questo vale per qualsiasi cosa alla quale tendiamo un agguato: L'OGGETTO DELL'AGGUATO E' UN FENOMENO EMERSO DA UN INSIEME!

Tendere un agguato a quell'oggetto significa tendere un agguato all'intero insieme di cui quell'oggetto è parte: ABBIAMO CONSIDERATO COME L'INSIEME SI MODIFICA QUANDO NOI ABBIAMO PORTATO A TERMINE LA NOSTRA AZIONE SU QUEL SINGOLO FENOMENO?

Questo vale anche se il soggetto, a cui tendo l'agguato, è un aspetto del mio carattere o un mio atteggiamento che voglio modificare.

Quell'aspetto è un fenomeno parte dell'insieme dei miei adattamenti soggettivi al condizionamento educazionale subito e, dunque, l'agguato che tendo a quell'aspetto del carattere che non gradisco va, alla fine, a modificare l'intero me stesso.

Portare un "agguato" al capo sul posto di lavoro non garantisce che il capo che arriva dopo o che si trasforma dopo l'azione d'agguato sia meglio di prima o manifesti delle direttive meno pesanti.

6) Nascondere sé stessi - Occultare il proprio intento - Distrarre, impedire l'individuazione delle proprie strategie.

Questo aspetto non lo abbiamo trattato. Infatti non è importante nel mondo dell'Essere Natura, ma diventa importante nel mondo del Sistema Sociale.

Appartiene ai mammiferi e alla loro lotta all'interno del Sistema Sociale.

Questo elemento lo trattiamo nel prossimo ciclo: LA FOLLIA CONTROLLATA!

All'interno dell'Essere Natura non si riproducono gli schemi che sono in essere nel Sistema Sociale.

Facciamo un esempio:

Se una persona andando per strada una volta che incontra un'altra persona emette dei "pensieri osceni" (qualunque sia il contenuto del termine osceno che ognuno di noi vuole dare) l'oscenità di quei pensieri è relativa al suo essere individuo sociale; alla sua adesione ad una morale; all'appartenere a quella specie sociale. Pertanto, il nascondere o il manifestare, in quel caso, è relativo alla propria specie. Agli DEI, dei pensieri osceni, non gli frega assolutamente nulla. Gli DEI si manifestano nelle azioni e sono le azioni degli Esseri che manifestano le loro reali intenzioni.

Chi ha imparato a leggere le azioni e considerarle dei fenomeni manifestati da un insieme, NON manifesta un giudizio morale (non si erge a giudice uguale al dio padrone), ma mette in essere delle azioni che a loro volta manifestano i propri intenti.

Questo discorso è di difficile comprensione per gli Esseri Umani quando educati all'interno della concezione della vita monoteista. Il Sistema Educazionale ci ha spinto a crederci creati ad immagine e somiglianza di un dio pazzo e, pertanto, diventiamo tanto "pazzi" da illuderci che gli Esseri della Natura ci percepiscano come noi pensiamo ci debbano percepire e non immaginiamo che il loro apparato percettivo e la loro capacità di elaborazione percepisca cose diverse da quelle che noi vorremmo presentare. Non immaginiamo che i fenomeni che di noi altri Esseri della Natura percepiscono vengono recepiti seguendo propri percorsi di giudizio e che vengono ad incidere in propri intenti, propri progetti e proprie strategie di vita.

All'interno di queste considerazioni (più altre che si possono scoprire agendo) appare evidente che il sottrarsi o il nascondersi (a meno che non si facciano delle battute di caccia) è abbastanza relativo e finisce per rappresentare una proiezione sugli Esseri della Natura di quelle che sono le caratteristiche sociali umane.

Il sottrarsi e il nascondere sé stessi diventa un elemento importante quando le strategie d'agguato sono articolate all'interno del Sistema Sociale; fra Esseri Umani.

7) Diventare parte integrante del mondo - non separarsi da esso - Decidere quando separarsi, come e perché.

Questo aspetto lo abbiamo trattato nel Crogiolo dello Stregone quando abbiamo parlato di: CONTEMPLAZIONE.

Col termine Mondo, in questo caso, indichiamo ogni contesto oggettivo in cui un soggetto mette in essere le proprie strategie.

Un complesso è dunque un MONDO!

L'intero Sistema Educazionale ci costringe a pensare il mondo con due paletti precisi:

1) Il mondo è esattamente come siamo noi, dunque proietta te stesso sul mondo (da qui l'assurdo alchemico dell'uguaglianza del microcosmo col macrocosmo intesa come forma identica), da qui l'uso del conosci te stesso come una proiezione di una staticità soggettiva su un mondo statico che non ha nulla a che vedere con "Conosci i mezzi con cui agire nel mondo".

Per contro: Il mondo si sviluppa sempre in modo lineare e per sedimentazione facendo diventare complesso ciò che in origine era un'unità semplice. Dal semplice all'articolazione complessa, da qui è necessario Conoscere i mezzi con cui agire perché solo in quel modo si conosce la propria collocazione nel mondo e quando si conosce la propria collocazione in relazione al mondo si conosce sé stessi!

2) I nostri sensi e il nostro condizionamento educazionale sono il metro con cui ci confrontiamo con gli oggetti del mondo.

Per contro: gli oggetti del mondo hanno il loro sistema di giudizio e il loro sistema attraverso il quale elaborare le loro strategie, anche nei nostri confronti. La qualità di comunicazione è diversa (esiste, ad esempio, la comunicazione chimica usata dalle piante, oggi lo sappiamo), ma il fatto che sia diversa non per questo è meno complessa e meno funzionale della nostra (veramente funziona in maniera ottimale da molti milioni di anni che non la nostra). Ogni comunicazione trasporta emozioni, emozioni che possono essere manifestate con odori (chimica), suoni, espressioni corporee, e che vengono recepite dagli oggetti del mondo con i loro sensi. Pertanto, manifestiamo le nostre emozioni mentre parliamo ad una pianta e questa riceverà le nostre emozioni con i suoi sensi.

Ricordo che un esempio chiarificatore lo facemmo per descrivere il Potere di Essere di Mnemosine.

Nella strategia dell'Arte dell'Agguato Mnemosine è il potere di interazione fra l'individuo che pratica l'arte e il mondo nel quale vive.

Ammettiamo che il mondo nel quale operiamo sia composto di venti fenomeni. Ognuno di quei venti fenomeni è collegato ad ognuno dei venti. Ognuno dei venti fenomeni ha una strategia di sviluppo e ogni volta che mette in essere un'azione questa viene ad interferire nelle strategie di ognuno dei venti fenomeni a cui è legato. Chi mette in essere una strategia DEVE tener presente gli effetti che si produrranno sulla sua strategia dalla variazione della sua oggettività prodotta dalle strategie dei venti fenomeni cui è legato. Il raggiungimento di un Intento non è semplice scelta del soggetto, ma è la capacità del soggetto di far convergere nel suo progetto strategico le strategie che altri soggetti, cui è legato, stanno mettendo in atto.

Di questo ne abbiamo già parlato. Quello di cui non abbiamo parlato, in relazione a questo, è la differenza sostanziale che esiste fra la costruzione della conoscenza all'interno della ragione e la formazione della conoscenza attraverso l'intuizione relativa alla percezione del mondo come azione e volontà.

Mentre la ragione procede mettendo ordine fra i venti fenomeni numerandoli e costruendo un ordine gerarchico (più importante e meno importante); l'intuizione li percepisce e li considera tutti contemporaneamente rendendo consapevole l'individuo non della loro presenza statica, ma delle azioni e degli effetti che questi fenomeni manifestano nel loro esistere strategico.

La ragione percepisce l'esistenza dei venti elementi elencandoli (salvo vivere inconsapevolmente o nell'illusione qualora qualcuno di questi non viene compreso nella sua descrizione), l'intuizione ne percepisce le azioni e le interferenze di quelle azioni con il soggetto.

Diventare parte integrante del mondo significa intuire ciò che è il mondo, vivendo e respirando il mondo, eliminando le barriere fra noi e il mondo. Non fare come i cristiani che attraverso l'illusione separano la loro intuizione dalle azioni del mondo e finiscono per sottomettersi alla provvidenza.

Se metto in essere una strategia d'agguato per migliorare la situazione lavorativa devo essere all'interno del mondo del lavoro. Se non lo sono la strategia consisterà nell'entrarci.

Se faccio una strategia d'agguato per migliorare i miei investimenti finanziari devo essere all'interno del mondo della finanza.

Se faccio una strategia d'agguato per uscire da un accerchiamento mobbing devo essere all'interno del mondo del lavoro (che in questo caso pratica mobbing)

Se faccio una strategia d'agguato all'interno del mondo dell'Essere Natura devo essere all'interno dell'Essere Natura:

DUNQUE:

diventare parte integrante del mondo significa vivere empaticamente ed immediatamente elaborando, attraverso l'intuizione le azioni, il loro effetto e l'ambito dal quale nascono che gli attori del mondo nel quale agiamo mettono in essere.

8) Sottrarsi all'attenzione del mondo quando questo ti fa oggetto della sua attenzione per predarti.

Per sottrarsi alla predatura è necessario tendere un agguato al fine di individuare: perché dell'attenzione del mondo?; Che vuole?; Perché lo vuole?;

Questo aspetto è stato trattato, anche se non direttamente, quando abbiamo parlato di:

1) Determinazioni;

2) Chiedersi il perché delle cose;

3) Contemplazione;

4) Chiamare le cose col loro vero nome;

Esistono due motivi per cui sottrarsi alle attenzioni del mondo. Quando questi tenta di trasformarti in predato o quando gli oggetti del mondo individuano l'attività di predatura facendo diventare antieconomica l'operazione stessa.

1) Quando si è predati si fa quel che si può per sottrarsi (con gli strumenti che si sono costruiti prima!);

2) Quando si pratica l'arte dell'agguato non si lavora mai su una singola strategia o per un singolo obiettivo esprimendo un singolo intento che l'azione d'agguato dovrebbe raggiungere, ma, dato un intento generale, si sviluppano altrettante strategie quanti sono i momenti e i bisogni che si esprimono in una giornata.

In pratica, non esiste una singola strategia d'azione, ma molte:

--- Alcune in preparazione;

--- Alcune in fermentazione;

--- Alcune in pausa;

--- Alcune in essere;

--- Alcune che desideriamo fare;

Pertanto, quando una nostra azione d'agguato viene individuata non si fa altro che spostare l'attenzione (o quella propria o quella di chi ci ha individuato a seconda dei fini che ci prefiggiamo), gli interessi e l'energia su altre operazioni.

Quando facciamo un progetto questo deve essere sempre aperto a più soluzioni. La risoluzione della contraddizione che viene indicata quale fine del nostro progetto deve risultare a noi vantaggiosa anche in caso che gli obbiettivi per i quali abbiamo fatto il progetto si modifichino in corso d'opera.

Un progetto, a qualunque bisogno risponda, in qualunque mondo agisca, sia nell'Essere Natura, nel Sistema Sociale che nei mondi della percezione DEVE avere come elemento centrale LA SALVAGUARDIA DEL CACCIATORE. Il cacciatore (noi stessi) è l'artefice del progetto e il progetto vive perché noi lo abbiamo messo in atto. Se al centro del progetto non c'è la nostra salvaguardia psico-fisica-emozionale e la tensione di sviluppo di noi stessi un progetto non ha ragione di essere.

In altre parole:

Anche se nella nostra esistenza fossimo sconfitti un milione di volte in quanto non raggiungiamo l'obiettivo che ci siamo prefissati, siamo sempre i vincitori nella misura in cui riusciremo a raccogliere le nostre forze e a continuare a progettare le nostre azioni d'agguato nella vita quotidiana.

Nelle azioni prima di tutto proteggete voi stessi; proteggendo voi stessi proteggerete la vostra capacità di progettare per costruire il vostro futuro.

La sconfitta ci sarà soltanto se non avremmo protetto noi stessi e qualcuno ci "convince" di essere impotenti trasformandoci in oggetti di possesso e bisognosi dell'aiuto di una provvidenza: è quanto fanno i monoteisti e i cristiani in particolare.

9) Quando si costruiscono le condizioni per agire in una situazione d'agguato è perché con l'azione abbiamo evocato gli Dèi nel mondo: le condizioni sono Dèi.

Le condizioni che abbiamo avviato devono diventare indipendenti nel loro agire (devono costruire delle vere e proprie strategie soggettive). Le loro strategie devono costruire il momento in cui l'oggetto a cui tendevo un agguato soddisfi le condizioni per le quali ho agito.

Non sono io che agisco sull'oggetto, ma creo le condizioni che agiranno costringendo l'oggetto a modificarsi come risposta ai fenomeni che da loro si generano.

Quando costruiamo delle condizioni per portare a termine una strategia d'agguato, noi, in realtà, non siamo furbi, non siamo abili, non facciamo "fessa" la "preda", ma scuotiamo il mondo, svegliamo gli DEI dentro di noi, chiamiamo gli DEI del mondo perché ci sorreggano. Nel costruire le condizioni noi forziamo noi stessi e alimentiamo la nostra INTUIZIONE profonda in funzione di un obiettivo che ci siamo prefissi. Nell'esercitare la nostra volontà costruiamo il DIO che cresce dentro di noi.

Quando costruiamo una strategia abbiamo già risposto ai nostri bisogni, abbiamo sviluppato la necessità di farlo, abbiamo manifestato nel mondo il bisogno di farlo: in altre parole ABBIAMO GIA' INIZIATO A PREDISPORRE NOI STESSI IN FUNZIONE DI QUANTO CI APPRESTIAMO A FARE! Quando noi costruiamo la nostra strategia questa ha già risposto alle voci degli DEI e gli DEI hanno già risposto a quanto noi abbiamo manifestato come esigenza. La voce degli DEI parla alimentando l'intuizione all'interno delle necessità che noi abbiamo manifestato ed è ascoltata da noi attraverso l'INTENTO che alimenta quello che facciamo come manifestazione di quello che avremmo voluto fare (non sempre quello che facciamo è quello che avremmo voluto fare, ma quello che avremmo voluto fare manifesta il nostro Intento quello che facciamo chiama l'intuizione ad affiancarlo!). Il nostro Intento recepisce il messaggio, la nostra autodisciplina lo coglie, lo ripulisce dal letame della sottomissione educazionalmente imposta o dall'arroganza dell a ragione e lo inserisce nell'azione che abbiamo messo in atto.

In una situazione d'Agguato non esistono situazioni pietistiche. Il pietismo può essere usato per impedire a chi costruisce situazioni d'agguato di raggiungere i propri obiettivi: trasformarlo da predatore in preda (arma usata dal cristianesimo e dalla propaganda televisiva). Il soggetto (o la situazione) che subisce un'azione d'agguato si è trovata nella situazione di subire l'azione d'agguato; ha messo in essere delle strategie per le quali è diventato soggetto d'agguato. La preda d'agguato è tale perché le condizioni l'hanno resa preda. La vecchiaia rende gli animali erbivori prede, anche facili, degli animali predatori. Ma sono le condizioni di vecchiaia che favoriscono il diventare una preda per i predatori. Per tutta la vita i predatori hanno provato, ma non ci sono riusciti: ore, le condizioni di vecchiaia favoriscono i predatori (questo esempio vale per un milione di altre situazioni anche di ordine psichico-emozionale).

Il soggetto che subisce l'agguato risponde a tre situazioni:

1) Non gli interessa nulla dell'agguato che gli viene portato;

2) Ritiene che nulla che avviene, nessuna modificazione, lo possa danneggiare;

3) E' inconsapevole che voi stiate vivendo per sfida;

In tutti e tre i casi il rispetto che si può portare all'oggetto del vostro agguato consiste nel portare a termine l'agguato che avete preparato.

Attenzione a non farsi fuorviare dai termini: solo quando è inserito nel mondo della ragione e nella struttura di dominio e di appropriazione l'agguato è distruttivo.

Le azioni d'agguato hanno lo scopo di rimuovere gli ostacoli che si trovano sul cammino di sviluppo del cacciatore. Quando ostacola lo sviluppo della sua Conoscenza, della sua consapevolezza, del suo Sapere, della soddisfazione dei suoi bisogni, del rilassamento delle sue tensioni.

L'oggetto cui si tende l'agguato entra in difficoltà a mano a mano che la strategia del cacciatore sta maturando soddisfacendo il bisogno per cui era stata organizzata. La difficoltà dell'oggetto dell'agguato si dimostra attraverso la sua impossibilità a continuare a gestire la situazione come prima di subire l'agguato: il soggetto che subisce l'agguato DEVE rispondere alle sollecitazioni delle modificazioni della sua oggettività messa in essere da chi ha costruito l'agguato.

Giunone viene invitata ad abbandonare Veio e ad andare a Roma. Veio è diventata una città preda d'agguato e ha rinunciato a costruire il proprio futuro. Giunone abbandona la preda e si trasferisce a Roma.

Il cacciatore ha ottenuto due risultati:

1) Ha manipolato e modificato sé stesso durante il processo di organizzazione dell'azione dell'agguato;

2) Avendo raggiunto l'obiettivo con le proprie forze raggiunge la consapevolezza della propria capacità d'azione nel mondo in cui vive;

10) L'attacco finale o la soluzione della contraddizione!

La soluzione della contraddizione deve arrivare da sé, quasi come ineluttabilità, per come abbiamo messo in atto le cose, per come abbiamo chiamato gli DEI, per come abbiamo manifestato il nostro Intento.

Chi pratica l'Arte dell'Agguato NON deve mai forzare la soluzione.

La soluzione risponde a tre condizioni sacre:

1) La trasformazione dell'individuo nella formazione della sua strategia e negli adattamenti soggettivi alle variabili che ha dovuto introdurre per continuare la sua attività nell'oggettività;

2) L'accumulo di tensioni nell'oggettività. Tensioni che obbedendo alla legge generale dell'orgonomia Reichiana devono risolversi mediante la scarica e il rilassamento che fissa il nuovo grado di attenzione nel soggetto e le nuove condizioni ottenute nell'oggettività;

3) La trasformazione e la modificazione dell'Intento con la nuova necessità di espressione della volontà soggettiva - Nuove necessità soggettive di organizzare nuove strategie d'agguato per nuovi e ulteriori risultati.

Per comprendere il significato relativo alla soluzione della strategia d'Agguato che DEVE manifestarsi da sé e per le sue esigenze (che noi abbiamo indotto con la nostra strategia), proviamo a fare un esempio pratico.

Ammettiamo che l'oggetto dell'Agguato sia la ragazza o il ragazzo che vi piace (io, parlo per me, gli Individui femminili traducano nelle loro sensazioni).

Noi mettiamo in essere la nostra strategia d'Agguato:

1) Conosciamo noi stessi e le nostre possibilità;

2) Conosciamo le motivazioni che ci spingono a fare la corte ad una ragazza (o ad un ragazzo);

3) Conosciamo l'ambito sociale per cui lo facciamo;

4) Siamo consapevoli dei nostri bisogni;

5) Abbiamo individuato la ragazza ( o il ragazzo) che ci piace;

6) Abbiamo osservato i suoi bisogni e le sue predilezioni;

7) Abbiamo nascosto (o limitato) i nostri difetti e le nostre mancanze;

8) Quando lei ci osservava ci siamo nascosti con un po' di vergogna o abbiamo esposto il nostro lato migliore;

9) Abbiamo aspettato il momento opportuno della sua disponibilità;

Cosa ci serve ancora?

L'ultimo elemento della nostra azione d'agguato. Nel Crogiolo dello Stregone nei Quattro Canti del Mondo suonerebbe così: "La Tigre distrugge l'oggetto soddisfacendo il suo bisogno e rilassando la sua tensione. Alimenta l'Intento della sua trasformazione." Se così fosse equivarrebbe al fatto che dopo aver lavorato tanto costruendo una strategia d'agguato nei confronti della ragazza o del ragazzo gli saltiamo addosso e la o lo violentiamo. No di certo.

Qual è il nostro scopo?

Noi vogliamo che, dopo tutto quello che abbiamo fatto, quella ragazza o quel ragazzo si offrano a noi manifestando, per noi, il loro amore e la loro passione. In altre parole, imitiamo gli DEI che proprio per percorrere i loro sentieri spinti dalle loro necessità costruiscono le condizioni affinché altri Esseri possano costruire sé stessi e diventare DEI.

In pratica, noi facciamo in modo che l'attacco finale, la soluzione della contraddizione, si manifesti da sé.

Come logica conseguenza degli eventi che noi abbiamo messo in atto adattando le nostre strategie ad un'oggettività che agiva nei nostri confronti in modo strategico, complessivo e finalizzato.

Conclusione.

In questo dibattito abbiamo esposto gli elementi schematici che compongono l'arte dell'Agguato.

Nel prossimo dibattito vedremo come questi elementi si applicano.

Sarebbe meglio che chi ha assistito al dibattito usasse la tecnica che abbiamo descritto nel dibattito sulla Meditazione per analizzare, pensare e rivivere, anche a livello emozionale, situazioni in cui gli elementi dell'Arte dell'Agguato si sono manifestati nella nostra vita.

Però:

Non quando noi facevamo agguati ad altri e siamo riusciti ad ottenere un qualche risultato; ma quando gli altri lo hanno fatto a noi trasformandoci in prede. Ricordiamo dove siamo caduti e perché.

E' importante che le persone siano consapevoli di essere soggetti predati. Questa consapevolezza deve costringere le persone a cercare gli elementi attraverso i quali vengono predate, l'intento della predatura. Imparare a capire i fini per cui qualcuno ci vuole trasformare in prede attraverso il CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME.

Proprio partendo da questa consapevolezza si possono costruire le proprie strategie di adattamento applicando gli elementi propri dell'Arte dell'Agguato.

Non vivete nel sentimento di onnipotenza e di dominio. Quando vi sentirete potenti, dominatori, padroni del mondo sarà quando sarete pronti per essere le vittime designate di agguati: vittime perfette per molti agguati!

Non si tratta dell'umiltà cristiana che consiste nel costringere le persone ad accettare ed esaltare il proprio ruolo di vittime e di prede santificandolo.

Si tratta dell'umiltà del Potere di Essere. Si tratta della consapevolezza di essere immersi in un immenso. Si tratta del Potere di essere del Pagano Politeista che riconosce sé stesso, le proprie forze e le proprie debolezze in relazione all'immenso in cui è immerso e, proteggendo sé stesso, si appresta ad agire in esso attraverso l'arte dell'Agguato.

Per inciso: Alcuni dei frequentatori di questi dibattiti lo stanno già facendo, alcuni con maggior consapevolezza, altri quasi istintivamente. Ricordate com'eravate prima che i dibattiti iniziassero?

 

trascritto 22 settembre 2004 a Marghera come data generica

 

L'Arte dell'Agguato

 

 

vai all'indice completo del libro

Cod. ISBN 9788891170897

 

 

Sito di Claudio Simeoni

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima formattazione 21 ottobre 2021

Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.