Il vangelo di Tommaso Didimo
dal che cosa si pensa sia Gesù alle conseguenze

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Sedicesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel tredicesimo paragrafo:

Gesù disse ai suoi discepoli: "Fatemi un paragone, ditemi a chi rassomiglio". Simon Pietro gli rispose: "Sei simile ad un angelo giusto". Matteo gli rispose: "Maestro sei simile ad un saggio filosofo". Tomaso gli rispose: "Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile". Gesù gli disse: "Io non sono il tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho misurato". E lo prese in disparte e gli disse tre parole. Allorché Tomaso tornò dai suoi compagni, questi gli domandarono: "Che cosa ti ha detto Gesù?". Tomaso rispose: "Se vi dicessi una delle parole che mi ha detto, voi dareste mano alle pietre per lapidarmi, e dalle pietre uscirebbe fuoco che vi brucerebbe".

Il paragrafo tredici si lega al paragrafo dodici nel tentativo di legittimare la successione al controllo della setta religiosa.

La domanda che si pongono i "seguaci" di Gesù è la seguente: "Come descriviamo il fondatore della nostra setta religiosa?"

"Il meglio del meglio, del meglio che l'ambiente "religioso", in cui vivevano, potevano immaginare." Nello stesso tempo, questa descrizione doveva essere utilizzabile da chi prendeva il posto nella setta religiosa affinché, pur secondo al "meglio del meglio" che era dipartito, fosse considerato il meglio dell'esistente religioso sul quale avrebbe dovuto dominare. Il cristiano non dimostra mai l'oggetto della sua fede. Lo enfatizza e lo vende come necessità emotiva dopo aver creato nell'individuo il bisogno attraverso la costrizione nella miseria fisica e morale.

"Gesù è esistito" è un'affermazione vuota e priva di senso perché non supportata da nessuna dimostrazione.

"Dio esiste!" è un'affermazione vuota e priva di senso perché non supportata da nessuna dimostrazione.

Ma se si mette enfasi sull'affermazione vuota e si alimenta il desiderio e le aspettative in chi non vede altra via d'uscita da una situazione angosciosa nella quale è costretto a vivere, ecco che la sua immaginazione trasforma Dio o Gesù in una realtà virtuale nella quale conchiude la propria esistenza e dalla quale trae conforto per sopravvivere nella situazione angosciosa nella quale è costretto a vivere.

La situazione angosciosa è l'equivalente dei banditi che, nella parabola del "Buon Samaritano", aggrediscono il viandante, lo bastonano, per permettere al "Buon Samaritano" di soccorrerlo e di beneficiare della sua gratitudine come Dio, Gesù e chi li gestisce la diffusione dell'angoscia beneficiano della gratitudine di chi, vivendo in una situazione angosciante, alimenta quella realtà virtuale immaginata dalla quale trae conforto. Un conforto che permette a Dio, Gesù e chi li gestisce, di mantenerlo nell'angoscia per poterne beneficiare dei comportamenti, delle scelte e del suo lavoro.

Tommaso Didimo nel definire Gesù gioca sul "mistero". Afferma: "Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile" al contrario, Pietro riprende i modelli delle religioni greche degli eroi in quanto "figli del Dio" e dice: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.".

Quando si vende un prodotto al pubblico, la miglior vendita avviene quando l'offerta del prodotto incontra le aspettative e i desideri del potenziale compratore. Ed è quello che Matteo mette in bocca a Pietro dicendo: "Tu sei il figlio dell'onnipotente, quello che fa i miracoli e accontenta le singole persone costringendole nella miseria come Dio fece con Giona." Così, come Dio ha fatto con Giona che era ricco e lo ha ridotto in miseria per misurarne il grado di sottomissione, può fare ricco chi è in miseria. Ottimo prodotto da acquistare per chi è in miseria; ottimo prodotto da vendere affinché chi è in miseria continui ad essere in miseria.

Chi è in miseria non è in grado di affrontare un discorso filosofico complesso. E' talmente preso dai suoi problemi fisici e psichici che desidera solo uscire da quei problemi e l'ossessione per quei problemi gli impedisce di vedere le possibilità che gli si presentano. Le possibilità per uscire dalla miseria necessitano, spesso, di tempi relativamente lunghi e di scelte esistenziali radicali, ma chi è in miseria teme di perdere la miseria stessa e per questo desidera il "miracolo" quel repentino cambio di situazione esistenziale che non comporti la fatica di mettere in atto delle azioni che, abbandonando lo stato di esistenza nella miseria, lo porti a fare scelte in uno sconosciuto nel quale non riesce a cogliere il risultato finale.

Dio e il figlio di Dio fa il miracolo: prima eri cieco, ora vedi. Di questo si nutre Lourdes e il denaro che scorre a fiumi alimentato dalla speranza del miracolo.

Non sei passato attraverso la medicina che ti ha posto medicamenti sugli occhi, li ha fasciati, ha cambiato le bende giorno dopo giorno e dopo giorni, diciamo uno o due mesi, ha tolto le bende e hai iniziato a vedere, magari solo ombre per mettere a fuoco, a poco a poco, la vista. Quando ti hanno messo il medicamento non sapevi se saresti guarito. Avevi paura, eri in ansia, stavi affrontando uno sconosciuto e avevi abbandonato le certezze di un ambiente che la tua cecità aveva circoscritto.

In fondo è quello che propone Tommaso Didimo quando dice "Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile" e con questo crea la frattura fra Tommaso Didimo che sa, il medico che può guarire attraverso processi medicali, e gli altri "apostoli" che vorrebbero miracoli per affermare il proprio potere sulle persone.

Scrive negli Atti degli apostoli:

Mentre essi parlavano al popolo, giunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei, indignati perché essi insegnavano al popolo e annunciavano in Gesù la risurrezione dai morti. Misero loro le mani addosso e li gettarono in prigione fino al giorno seguente, perché era già sera. Ma molti di coloro che avevano udito la Parola credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila.
Il giorno seguente i loro capi, con gli anziani e gli scribi, si riunirono a Gerusalemme con Anna, il sommo sacerdote, Caiafa, Giovanni, Alessandro e tutti quelli che facevano parte della famiglia dei sommi sacerdoti. E, fatti condurre in mezzo a loro Pietro e Giovanni, domandarono: "Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?"
Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro:
"Capi del popolo e anziani, se oggi siamo esaminati a proposito di un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere com'è che quest'uomo è stato guarito, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele che questo è stato fatto nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso, e che Dio ha risuscitato dai morti; è per la sua virtù che quest'uomo compare guarito in presenza vostra.

Atti 4, 1 - 10

Davanti ad una riunione di "magistrati" Pietro rivendica il fatto di aver fatto miracoli in nome del suo predecessore. Non è in grado di discutere e di argomentare quando gli si dice cosa "insegnassero al popolo". Andavano farneticando sulla resurrezione dei morti. Illudevano la gente che sarebbe risorta dalle tombe, ma non insegnavano nulla. Piuttosto alimentavano la speranza dei disperati affinché i disperati continuassero a vivere nella disperazione.

"Chi credi che io sia?" chiede Gesù.

Dalla risposta ci sono conseguenze e quelle conseguenze determinano comportamenti diversi che vanno ad inferire nelle scelte dei singoli e producono effetti nella società.

Marghera, 11 dicembre 2021

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, vengono qui ripubblicate una volta riviste.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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