Il vangelo di Tommaso Didimo
Gesù vi darà ciò che occhio non vide

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Ventesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel diciassettesimo paragrafo:

Gesù disse: "Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che mano non toccò, e ciò che non entrò mai nel cuore d'uomo".

Vi darò! Cosa? Tommaso afferma l'esistenza di qualche cosa che non può essere vista, che non può essere udita, che non può essere toccata. L'idea che non è mai entrata nei sentimenti dell'Essere Umano. A cosa si riferisce Tommaso Didimo con questa affermazione? E perché egli dice che dà "questo"?

E' quasi impossibile conoscere le intenzioni di Tommaso Didimo nel pronunciare questa frase. Il lettore proietta sulla frase ciò che lui intenderebbe con quelle parole.

Tuttavia è una frase aperta, buona per qualunque interpretazione e, a quanto pare, ottima per creare illusione e inganno se a quelle parole ne vengono aggiunte altre.

E' il caso di Paolo di Tarso che riprende quella frase per rivestirla di "esoterismo" buono per gettare fumo negli occhi ai suoi interlocutori, a persone pronte a diventare adepti nella speranza di ricevere rivelazioni che li rendano potenti o meritevoli agli occhi del padrone.

Scrive Paolo di Tarso nella Lettera ai Corinti:

Anch'io, fratelli, quando venni da voi, non venni con eccellenza di parola o di sapienza, annunziandovi la testimonianza di Dio, perché mi ero proposto di non sapere fra voi altro, se non Gesù Cristo e lui crocifisso. Così io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore. La mia parola e la mia predicazione non consistettero in parole persuasive di umana sapienza, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio. Or noi parliamo di sapienza fra gli uomini maturi, ma di una sapienza che non è di questa età né dei dominatori di questa età che sono ridotti al nulla, ma parliamo della sapienza di Dio nascosta nel mistero, che Dio ha preordinato prima delle età per la nostra gloria, che nessuno dei dominatori di questa età ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma come sta scritto: "Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano". Dio però le ha rivelate a noi per mezzo del suo Spirito, perché lo Spirito investiga ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi tra gli uomini, infatti, conosce le cose dell'uomo, se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così pure nessuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio. Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state donate da Dio. Di queste anche parliamo, non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito Santo, esprimendo cose spirituali con parole spirituali.

Paolo di Tarso, Prima lettera ai Corinzi 2, 1 - 13

Come può esserci "sapere" o "conoscenza" se sapere e conoscenza sono avvolte nel mistero? Una cosa è misteriosa perché non rientra né nel sapere né nella conoscenza. Se entrasse nel sapere o nella conoscenza non sarebbe più misteriosa. La forza di gravità era una cosa misteriosa fintanto che non è stata descritta. Il mistero consisteva nell'osservare i fenomeni, ma di non saper individuare le cause che producevano quei fenomeni. Le cause erano un mistero. I fenomeni non lo erano. I fenomeni erano conoscenza e sapere, le cause erano non conoscenza. Poi, la forza di gravità è scoperta e cessa di essere un mistero per diventare conoscenza, sapere.

Paolo di Tarso non è in grado di misurarsi con il sapere e la conoscenza e per lui, la frase ad effetto di Tommaso Didimo, diventa "pura espressione retorica" che serve a distrarre l'attenzione dell'adepto dalla sostanza costringendolo a pensare in che cosa consiste l'oggetto che " Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che mano non toccò, e ciò che non entrò mai nel cuore d'uomo".

Su questa affermazione, Paolo di Tarso inventa un "mondo fantastico" affermando l'esistenza di:

"Or noi parliamo di sapienza fra gli uomini maturi, ma di una sapienza che non è di questa età né dei dominatori di questa età che sono ridotti al nulla, ma parliamo della sapienza di Dio nascosta nel mistero, che Dio ha preordinato prima delle età per la nostra gloria, che nessuno dei dominatori di questa età ha conosciuta; perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria."

Questo modo di porre le cose è tipico del cristianesimo e dell'esoterismo cristiano.

Dio non esiste, ma diventa "mistero dell'esistenza di Dio". Si alimenta l'ostilità contro i "dominatori sociali", che sarebbero ridotti a nulla, perché tutto appartiene a Dio, il dominatore per eccellenza, Si farnetica attorno al "grande disegno di Dio" che nessuno dei "dominatori sociali" conosce, ma che è conosciuto da Paolo di Tarso ed è promessa di conoscenza ad ogni adepto.

Questo noi vendiamo, dice Paolo di Tarso " non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito Santo, esprimendo cose spirituali con parole spirituali". Con quali effetti?

Lo schiavismo dell'uomo in nome di Dio!

Forse è meglio che queste parole di Tommaso Didimo rimangano circoscritte a Tommaso Didimo. Ovviamente, chiunque le può usare dando loro dei significati. Ma, allora, non appartengono più a Tommaso Didimo, ma a chi le significa.

Marghera, 22 dicembre 2021

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, vengono qui ripubblicate una volta riviste.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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