Il vangelo di Tommaso Didimo
Gesù entra in una casa
lega le mani al proprietario e la saccheggia

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Trentottesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel trentacinquesimo paragrafo:

Gesù disse: "Non è possibile che uno entri nella casa di una persona forte e la prenda con la forza se prima non le lega le mani. Allora potrà saccheggiare la sua casa".

La frase, scritta in questo modo, è decontestualizzata. Appare logico che, se vuoi o devi rapinare qualcuno, devi prima metterlo nelle condizioni di non reagire. O lo leghi o lo ammazzi.

Qui si tratta di comprendere di chi è quella casa; chi è la "persona forte"; e chi è il rapinatore.

In sostanza, questa frase, come noi la vogliamo significare? Come la vuole significare il cristianesimo?

Se io volessi significare questa frase, mi riferirei alla mia condizione. Io sono il soggetto di riferimento. Io sono l'uomo che vive nella mia casa e, l'altro, è il rapinatore che mi entra in casa. Se vuole entrarmi in casa per derubarmi mi deve mettere nelle condizioni di non poter reagire alla sua effrazione.

Io divento l'elemento di riferimento del discorso. Io, la mia casa, i miei beni.

Proviamo a cambiare il riferimento. Io sono colui che vuole entrare in una casa altrui per derubarlo. Per farlo devo, innanzi tutto, preoccuparmi di mettere l'altro nelle condizioni di non reagire alla mia effrazione.

Questo discorso ruota attorno ad un perno: la casa e il possesso della casa.

Chi possiede questo bene?

Tommaso Didimo non precisa nulla lasciando ad ognuno il diritto di interpretare. Al contrario, i cristiani non permettono nessuna interpretazione che non prevede la centralità di Gesù e, per estensione, del cristianesimo. E' Gesù e il cristianesimo, il padrone di ogni casa.

Questa frase di Tommaso Didimo la vediamo inserita nel Vangelo di Marco che si preoccupa di elevare Gesù al rango di padrone della casa in quanto figlio del Dio padrone e, per conseguenza, padrone della casa.

In Marco 3, dove è inserita questa frase, Gesù è rappresentato come il figlio di Dio riconosciuto come tale dai "demoni" che lui scaccia e ai quali impone di tacere la sua discendenza.

Marco si preoccupa di presentare Gesù come il padrone della casa. Un padrone che chiede unità a tutti i suoi sottomessi, in particolare contro gli scribi che lo accusano di scacciare i demoni in nome di Beelzebul ma, come leggiamo alla fine di Marco 3, Gesù sa solo scacciare i suoi parenti, sua madre e i suoi fratelli, rinnegandoli in nome della sua discendenza da Dio. Allo stesso modo in cui Alessandro Magno si riteneva discendente del dio Ammone.

Scrive Marco nel suo Vangelo:

Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Mettiti nel mezzo!". Poi domandò loro: "E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?". Ma essi tacevano. E guardandoli tutt'intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell'uomo: "Stendi la mano!". La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall'Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "E' fuori di sé".
Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: "Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del principe dei demòni". Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: "Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l'uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna". Poiché dicevano: "E' posseduto da uno spirito immondo".
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano". Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre".

Vangelo di Marco 3, 1-35

Io sono il padrone, dice Gesù, e io faccio quello che voglio anche contro la legge. Marco sa bene che per incontrare simpatia andando contro la legge è necessario andare contro una legge illogica o discutibile e non contro una legge precisa e la cui validità è riconosciuta da tutti. "Gesù guarisce di sabato", ma la violazione di legge ha lo stesso valore giuridico: "Gesù uccide!", Per Marco è importante violare la legge per essere considerato il padrone che se ne infischia delle leggi e dal momento che la violazione è finalizzata a guarire lo storpio, attira simpatia, ma non rimuove il principio che, violando la legge, Gesù afferma: io sono il padrone! Con lo stesso modello mentale Gesù può uccidere perché se lui ritiene che uccidere è fare il bene, ritiene lecito uccidere sia il sabato che ogni altro giorno (come del resto faranno i cristiani).

Due categorie di soggetti, secondo Marco, riconoscono la superiorità di Gesù. I Demoni che lo riconoscono come figlio di Dio e "una folla" che gli riconosce la capacità di "fare miracoli di guarigione".

Il processo logico messo in atto da Marco ora ha attraversato due fasi: 1) Gesù che afferma di essere il padrone che può far tutto al di fuori della legge; 2) I Demoni e la "folla" che da un lato lo riconosce come figlio di Dio e dall'altro lato la capacità di fare i miracoli.

A questo punto, secondo Marco, Gesù costituisce la sua banda scegliendo i dodici.

Ora sono necessari i nemici. Chi "combatte" Gesù? Secondo Marco, gli scribi che lo accusano di scacciare i demoni in nome di tale "satana". "satana" è l'avversario, il nemico. Questi nemici, accusando Gesù di scacciare i demoni in nome di "satana", di fatto riconoscono sia l'esistenza dei demoni, sia che Gesù ha la capacità di scacciarli. Ogni nemico di Gesù è un satana perché deve perdere di dignità. Solo "satana" può combattere Gesù e Gesù, scacciando i demoni, viene accusato di essere il "satana" che agisce in nome di Beelzebul. A questo risponderebbe Gesù affermando che se lui è satana, come può scacciare sé stesso?

Ora Gesù afferma di essere il padrone del regno e il padrone della casa. Infatti, lui è l'uomo forte che scaccia satana, il nemico, dal regno e dalla casa affinché coloro che stanno nel regno e nella casa non siano divisi.

In questo contesto è inserita la frase di Tommaso Didimo:

"Non è possibile che uno entri nella casa di una persona forte e la prenda con la forza se prima non le lega le mani. Allora potrà saccheggiare la sua casa".

Io sono l'uomo forte, dice Gesù, e per entrare nella mia casa è necessario che prima mi leghino le mani. Gli altri, quelli che vogliono rapinare nella "mia" casa, sono i ladri, i banditi, i satana.

In quest'ottica Gesù dice a tutti i suoi sottoposti che tutti i delitti (peccati), di omicidio, rapina, violenza, stupro, ecc. saranno perdonati meno che la ribellione al padrone della casa, a Gesù che rappresenta, secondo lui, lo "spirito santo" mentre gli "scribi" lo accusano di essere posseduto da uno spirito immondo.

Che il Gesù di Marco fosse posseduto da uno "spirito immondo" appare nello stesso paragrafo del vangelo di Marco quando Gesù scaccia dalla casa sua madre e i suoi fratelli senza nessun motivo. Solo perché lui è il padrone mentre, sua madre e i suoi fratelli, lo avrebbero trattato alla pari e non come il figlio del Dio padrone.

La frase in Tommaso Didimo si offre a molte interpretazioni; nel vangelo dei cristiani la medesima frase serve a Marco per definire Gesù quale uomo forte padrone della casa (e del regno).

Da questo principio emerge anche una tecnica di guerra e aggressione alle società civili messe in atto dai cristiani per poterle distruggere, annientare e rapinare: prima legano ideologicamente l'uomo forte e poi costringono i membri di quella casa (di quella società) a sottomettersi e a farsi rapinare dei loro averi.

Marghera, 09 ottobre 2022

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, viene riscritto assumendo un diverso punto di vista in relazione ai vangeli cristiani.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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