Il vangelo di Tommaso Didimo
Gesù dice alle persone di
non pensare al domani sociale
perché devono morire

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Trentanovesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel trentaseiesimo paragrafo:

Gesù disse: "Non siate ansiosi da mattina a sera e dalla sera al mattino su come vi vestirete".

La frase, messa in questo modo, appare un invito alla morigeratezza. Come diceva qualcuno: per dormire ho bisogno di un solo letto.

L'uomo ansioso sul come vestirsi è un uomo indigente che deve presentarsi, in una determinata occasione, col vestito giusto.

Come ad esempio, nel Vangelo di Matteo:

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

Vangelo di Matteo 22, 11 - 14

Il re è Gesù o Dio che, secondo i cristiani, ha il "diritto" di fare del male agli uomini senza essere imputato di delitto.

Aveva ben ragione questa persona ad essere in ansia per l'abito che avrebbe dovuto o potuto indossare, almeno stando alle interpretazioni dei vangeli cristiani.

Perché non si deve essere ansiosi se esistono motivi d'ansia? Si eliminino i motivi d'ansia e non si sarà ansiosi.

I vangeli cristiani creano l'ambiguità. Se da un lato indicano i motivi che inducono l'ansia nelle persone, dall'altro lato condannano ogni manifestazione delle persone che permette a queste persone di non essere ansiose.

Se io mi chiedo: domani come mi vestirò?

Inizio a togliere dall'armadio i miei abiti e li preparo per essere indossati, Se io non ho abiti adeguati andrò in un negozio a comperarli o, in altre epoche o in altre situazioni, verrà tessuta la tela e confezionato l'abito che si vuole o che si potrà avere.

Se io ho l'ansia sul come mi vestirò, eccomi a mettere in atto delle azioni per risolvere il bisogno e acquetare l'ansia.

O rimango nello stato ansioso perché spinto dall'incertezza, o elimino l'incertezza progettando il mio "che fare".

Nei vangeli cristiani la stessa frase assume un fine preciso: abbandonatevi alla provvidenza divina. Il non preoccuparsi del vestito è il non preoccuparsi per il domani. Per i vangeli cristiani l'uomo si deve abbandonare a Dio ed è Dio che provvede il vestire e il mangiare dell'uomo, non l'uomo attraverso il suo lavoro.

Abbandonarsi a Dio significa che Dio decide chi far vestire e come farlo vestire e l'uomo non si deve permettere di agire interferendo con la volontà e i progetti di Dio.

Scrive Matteo nel suo vangelo:

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

Vangelo di Matteo 6, 25 - 34

E volete che Dio non pensi a voi? Non siete forse più importanti degli uccelli o dei gigli nei campi? E, allora, abbandonatevi a Dio e non vi mettete a lavorare, a produrre, a trasformare merci in prodotti. Non affannatevi a costruire il benessere sociale, la ricchezza che migliora le condizioni della vostra esistenza perché a tutti voi provvede Dio.

E' il sistema per distruggere la società. Un sistema che ha funzionato fermando il progresso scientifico e che ha seminato la distruzione di popoli (ricordiamo le religioni del cargo) che avevano "fede" in Dio e si sono trasformati in schiavi dei colonialisti.

Di queste preoccupazioni, dice Matteo, si preoccupano i pagani che seminano, arano, raccolgono. A noi basta pregare e derubare i pagani in nome di Dio e della fede che abbiamo per lui.

Nel Vangelo di Luca si puntualizza ancora il perché non ci si deve preoccupare del vestito.

Scrive Luca nel suo Vangelo:

Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divertiti!". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio".
Poi disse ai suoi discepoli: "Per questo io vi dico: non preoccupatevi per la vita, di quello che mangerete; né per il corpo, di quello che indosserete. La vita infatti vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno dispensa né granaio, eppure Dio li nutre. Quanto più degli uccelli valete voi! Chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? Se non potete fare neppure così poco, perché vi preoccupate per il resto? Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Se dunque Dio veste così bene l'erba nel campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più farà per voi, gente di poca fede. E voi, non state a domandarvi che cosa mangerete e berrete, e non state in ansia: di tutte queste cose vanno in cerca i pagani di questo mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi
saranno date in aggiunta.
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

Vangelo di Luca 12, 16-34

L'argomento centrale delle affermazioni di Luca è la negazione dell'esistenza di un futuro per l'uomo e per la specie umana.

L'idea della mancanza di un futuro ha la capacità di togliere valore alle azioni fatte nel momento presente. E' l'idea della "fine del mondo" con "Gesù che scende dalle nuvole con grande potenza..." che porta alla "modificazione definitiva del presente vissuto...". Si tratta di un'idea funzionale per disarmare di tensione e di contenuti le azioni dell'uomo bloccandolo in un presente che non deve essere modificato in quanto si pensa che dopo, questo presente, c'è il nulla.

Tu non ari, non coltivi, non mieti, non raccogli né fondi e batti il ferro, non dai cibo e istruzione ai tuoi figli perché tutto è inutile in quanto non esisterebbe un domani, una crescita, una trasformazione.

Cosa ti serve pensare a come ti vestirai domani, se domani muori? Dal momento che non sai se muori diventa: a che ti serve pensare a come ti vesti se domani potresti morire? Solo che il "potresti" non si realizza immediatamente, ma è sempre procrastinato in modo da mantenerti in uno stato d'attesa nel quale ti manca proprio il "cosa mangiare" e il "cosa vestire". In questo stato d'attesa, dove l'attesa non si realizza, il "cosa mangiare" e il "cosa vestire" non sono più organizzati come attività dell'uomo, ma si organizza il furto, la rapina, perché la necessità è ora e non si è organizzata, prima, l'attività che avrebbe soddisfatto i bisogni che si sarebbero manifestati in quanto si attendeva la morte, la fine del mondo, il "Gesù che arriva con grande potenza sulle nubi".

L'abbandono alla provvidenza è l'attività volta a distruggere ogni società impedendogli di affrontare i problemi e costringendola in una perenne attesa di una provvidenza che non si realizza. Si realizza la miseria sociale. Si costruisce l'indigenza. Si costruisce la dipendenza da una condizione di sofferenza dalla quale l'uomo non vede più una via d'uscita. E allora la rapina, il furto, diventano necessità impellenti per soddisfare bisogni che, la sospensione dell'attività nell'attesa della provvidenza, ha accumulato nell'uomo mentre gli era impedito di provvedere prima. Ora, rimane solo la violenza dell'appropriazione dal momento che l'attività di costruzione è stata impedita dall'attesa della provvidenza divina.

Uomini ridotti a gregge obbedienti che non si preoccupano di che cosa mangeranno o di che cosa vestiranno perché a loro provvede il loro pastore e dimenticano che sono loro che nutrono, con il loro latte, la loro lana, i loro figli, la loro carne il pastore e la sua corte di commensali. Mentre il pastore dice loro di non provvedere a sé stessi, il pastore provvede a sé stesso attraverso loro che, non provvedendo a sé stessi, sono disarmati davanti al loro pastore.

Questa è l'intenzione dei cristiani quando dicono alle persone che la ricchezza è inutile, che non devono preoccuparsi, che non devono provvedere al loro domani perché a loro pensa il loro Dio.

Tommaso Didimo lascia aperto all'interpretazione, ma i cristiani non lasciano spazio all'interpretazione: l'uomo deve essere disarmato davanti al futuro mentre loro si armano per banchettare con l'uomo che non ha provveduto a costruirsi un vestito adeguato.

Marghera, 11 ottobre 2022

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, viene riscritto assumendo un diverso punto di vista in relazione ai vangeli cristiani.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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