Paolo di Tarso

Ottava parte

Lettera agli Efesini

Le biografie dei giocatori - cinquantacinquesima biografia

Capitolo 138-8

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Claudio Simeoni

 

Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio

 

La biografia di Paolo di Tarso
Ottava parte - Lettera agli Efesini

 

La lettera agli Efesini si divide grosso modo in tre parti.

Una prima parte comprende che cosa Paolo di Tarso vende agli Efesini e qual è la loro convenienza nel comperare ciò che Paolo di Tarso vende.

La seconda parte comprende l'esaltazione del delirio di onnipotenza di Paolo di Tarso stesso e degli apostoli.

La terza parte comprende ciò che gli Efesini devono fare per ordine di Dio. Come gli Efesini si devono comportare, come devono agire nella società sottomessi agli ordini di Dio che dice loro cosa fare e che cosa non fare.

Come si presenta Paolo di Tarso agli Efesini?

[3]Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. [4]In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, [5]predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, [6]secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; [7]nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. [8]Egli l'ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, [9]poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito [10]per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra. [11]In lui siamo stati fatti anche eredi, essendo stati predestinati secondo il piano di colui che tutto opera efficacemente conforme alla sua volontà, [12]perché noi fossimo a lode della sua gloria, noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo. [13]In lui anche voi, dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza e avere in esso creduto, avete ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso, [14]il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 1, 3 – 14

Tutte queste farneticazioni per essere accettate è necessario o che siano imposte con la violenza, o che siano imposte a persona malate che pensano ad un onnipotente capace di soccorrerle nella loro malattia, oppure che abbiano un fondo di realtà.

Quando un individuo viene a farneticare in questo modo, c'è solo il ricovero in ospedale psichiatrico.

Su che cosa puoi discutere?

Forse che questo si può discutere? "ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, [5]predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, [6]secondo il beneplacito della sua volontà". E' una farneticazione da ospedale psichiatrico, fatta in un'epoca storica in cui non si ricoveravano le persone in un ospedale psichiatrico, ma ci si limitava ad ucciderle per il danno che avrebbero provocato nella società e per i delitti di cui erano artefici.

Cosa discuti? Che c'è stata un "creazione del mondo"? E' un'idea delirante. Non solo perché non risponde a nessun dato di realtà, ma perché qualcuno vuole farsi portavoce di chi ha creato il mondo.

E che dici ad uno che ritiene che Dio gli abbia riversato su di lui ogni saggezza e ogni intelligenza? Gli dai dell'arrogante e aspetti di vedere come la sua intelligenza si veicola nel mondo. E quando questa "intelligenza" si conchiude nell'affermazione di "mettiti in ginocchio davanti a me che sono un eletto di Dio", lo puoi solo ammazzare. Non ci si può discutere perché se non ti metti in ginocchio, ti ammazza in nome di Dio.

Le affermazioni di Paolo di Tarso vanno considerate nell'ambito del delirio e non hanno nulla a che vedere con la "fede religiosa" ma con la legittimazione della possibilità di commettere crimini nella società in nome di Dio. Non di fede religiosa si tratta, ma di delirio perché anche la fede, per quanto ci possa apparire estranea, necessita di dati di realtà sui quali giustificarsi razionalmente. La fede si può discutere, il delirio psichiatrico, no.

Continua Paolo di Tarso:

[15]Perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, [16]non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, [17]perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. [18]Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi [19]e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza [20]che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, [21]al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. [22]Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, [23]la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 1, 15 – 23

Il senso del delirio di Paolo di Tarso nell'introduzione alla lettera degli Efesini è tutto qui: "[22]Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, [23]la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose."

La parola chiave con cui capire l'idea di Paolo di Tarso è: SOTTOMISSIONE al delirio. Sottomissione che socialmente assume il nome di SCHIAVITU'.

Per ottenere la sottomissione Paolo di Tarso ricorre alla menzogna che in lui si trasforma in delirio di onnipotenza.

Una volta che Paolo di Tarso ha delirato attorno a Dio che lo ha eletto suo portavoce, deve costringere gli uomini a sottomettersi alla sua onnipotenza. Riconoscere la sua onnipotenza.

Cosa vende Paolo di Tarso agli Efesini?

[1]Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, [2]nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. [3]Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. [4]Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, [5]da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. [6]Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, [7]per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. [8]Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; [9]né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. [10]Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.
[11]Perciò ricordatevi che un tempo voi, pagani per nascita, chiamati incirconcisi da quelli che si dicono circoncisi perché tali sono nella carne per mano di uomo, [12]ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. [13]Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. [14]Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, [15]annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, [16]e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. [17]Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. [18]Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
[19]Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, [20]edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. [21]In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; [22]in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 2, 1 – 22

Paolo di Tarso non dà nulla agli Efesini, ma giustifica la richiesta agli Efesini di sottomettersi alla morale imposta da Paolo di Tarso.

Paolo di Tarso non dice mai che lui vuole che loro facciano questa o quella cosa, ma dice che Gesù o Dio vogliono che gli Efesini facciano questa o quella cosa e lo vogliono sotto costante minaccia di morte.

Un tempo, dice Paolo di Tarso, eravamo uomini liberi che "Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne…". Ribelli nei confronti di chi? Nei confronti di chi proibiva i desideri della carne. Di chi voleva dominare gli uomini costringendoli a dei comportamenti morali inumani e predeterminati. Poi, dice Paolo di Tarso, abbiamo perso questa libertà perché "[4]Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, [5]da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. [6]Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, [7]per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù" rendendoci schiavi del desiderio di Dio che ci impone di rinunciare ai nostri bisogni. Eppure la contraddizione è evidente nelle stesse parole di Paolo di Tarso secondo cui Dio ha creato l'uomo con il desiderio per torturare l'uomo e costringerlo a rinunciare al desiderio per fargli piacere. Tutto ciò è prodotto di una mente sadica.

In tutto l'impero Romano, le persone non erano straniere ed erano sempre ospiti. E' Paolo di Tarso che discrimina. Che forse gli Efesini erano stranieri ad Efeso? O che gli Efesini erano discriminati ad Efeso? No! Erano cittadini di Efeso e vivevano in pace. Proprio perché erano cittadini di Efeso e vivevano in pace ad Efeso, Paolo di Tarso è stato lasciato libero di farneticare e di raggirare quei cittadini di Efeso che erano troppo fragili per deridere Paolo di Tarso. Paolo di Tarso, in ossequio al Vangelo, non è venuto a portare la pace là dove c'era guerra, ma al contrario è venuto a portare la divisione fra i cittadini di Efeso là dove c'era la pace portando discordia in nome del suo Dio.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Per questo, io Paolo, il prigioniero di Cristo per voi Gentili... [2]penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: [3]come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente. [4]Dalla lettura di ciò che ho scritto potete ben capire la mia comprensione del mistero di Cristo. [5]Questo mistero non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: [6]che i Gentili cioè sono chiamati, in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo, [7]del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza. [8]A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, [9]e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, [10]perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, [11]secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, [12]il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui. [13]Vi prego quindi di non perdervi d'animo per le mie tribolazioni per voi; sono gloria vostra.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 3, 1 – 13

Si descrive la figura di un Paolo di Tarso prigioniero per i delitti commessi. Ora, ve lo vedete voi un individuo imprigionato dall'inquisizione cristiana che scrive lettere ai suoi amici? Le cose sono due o chi scrive non è imprigionato, ma si immagina di essere prigioniero e sofferente, oppure sta subendo un "procedimento penale a piede libero". Il che significa che ha grandi possibilità di difendersi in giudizio. Considerarsi, in questo secondo caso, "prigioniero" sa un po' di ridicolo.

A Paolo di Tarso piace molto farsi passare come un martire perseguitato per la fede e non come criminale che ha commesso dei delitti chiamato a risponderne.

Ai suoi adepti Efesini Paolo di Tarso dice:

[2]penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro beneficio: [3]come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero di cui sopra vi ho scritto brevemente.

Dio, dice Paolo di Tarso, mi ha affidato il suo ministero della grazia a vostro beneficio (non poteva affidarlo ad ogni singolo efesino?) e il mistero che vi ho rivelato l'ho avuto come una rivelazione. Allo stesso modo molti pazienti psichiatrici hanno parlato ai loro analisti.

Capire il delirio di onnipotenza non è un'impresa facile. Il delirante ha la capacità di fare affermazioni assurde e mentre il suo interlocutore cerca di riflettere su quelle affermazioni, il delirante ne fa altre ancora più assurde perché il delirante proietta sul mondo il proprio desiderio e discutere delle sue affermazioni significa discutere dei suoi desideri.

Come in questo passo di Paolo di Tarso:

promessa per mezzo del vangelo, [7]del quale sono divenuto ministro per il dono della grazia di Dio a me concessa in virtù dell'efficacia della sua potenza. [8]A me, che sono l'infimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunziare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo, [9]e di far risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell'universo, [10]perché sia manifestata ora nel cielo, per mezzo della Chiesa, ai Principati e alle Potestà la multiforme sapienza di Dio, [11]secondo il disegno eterno che ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, [12]il quale ci dà il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui

Che tradotto suona come: "Dio mi ha nominato suo ministro e ha concesso il suo potere (grazia) a me in virtù della sua potenza. Io che sono il più infimo di tutti i santi, ho la stessa potenza di Dio, concessami da Dio stesso. Con questo potere io, Paolo di Tarso, faccio risplendere agli occhi di tutti qual è l'adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio creatore dell'universo. Questo perché per mezzo della chiesa sia manifestata la multiforme sapienza di Dio da illustrare ai Principati e alle Potestà che ha attuato Gesù e che permette a Paolo di Tarso di avvicinarsi a Dio".

Al di là della richiesta di Paolo di Tarso di farsi considerare dagli Efesini l'inviato di Dio, il delirio è vuoto, privo di contenuti, privo di fede.

Scrive Paolo di Tarso:

[11]E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, [12]per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, [13]finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. [14]Questo affinchè non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore. [15]Al contrario, vivendo secondo la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, [16]dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 4, 11 – 16

Il delirante è illogico. Nella frenesia di esporre il proprio delirio, rivestirlo di enfasi per farlo accettare, gli sfuggono di vista le implicazioni di quanto affermato.

Quando Paolo di Tarso dice:

[11]E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, [12]per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, [13]finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

Se è colui che predestina gli uomini che sono nell'interesse del delirante Paolo di Tarso, apostoli, profeti, evangelisti, pastori o maestri, vale anche il contrario, colui che predestina gli uomini alla miseria, alla sottomissione, all'obbedienza, all'accettazione passiva, alla rinuncia alla vita, ecc. Ma possiamo anche andare oltre in termini sociali, colui che predestina gli uomini ad essere assassini, ladri, corrotti, tangentari, inquinatori, ecc. Ma allora perché incarcerare gli uomini che delinquono e non incarcerare Gesù o Dio che ha predestinato gli uomini a delinquere?

Secondo la logica di Paolo di Tarso, non sono gli uomini che scelgono di danneggiare la società, ma lo fanno perché Dio li ha predestinati a farlo e, dunque, il Dio di Paolo di Tarso dovrebbe pagare per i delitti commessi dagli uomini che lui ha predestinato a commetterli.

Paolo di Tarso, nel suo delirio, si pensa il padrone dei suoi adepti di Efeso. Domandiamoci che cosa può volere un padrone che sfrutta i suoi schiavi. Affinché gli schiavi siano facilmente sfruttabili è necessario che non solo siano schiavi devoti che amano il loro padrone, ma che non creino problemi con gli altri schiavi.

Scrive Paolo di Tarso:

[25]Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. [26]Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, [27]e non date occasione al diavolo. [28]Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. [29]Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. [30]E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione.
[31]Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. [32]Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 4, 25 – 32

Mentire all'autorità è un diritto del sottoposto; l'imputato in tribunale ha diritto a mentire. Che significa "rubare"? Che forse esiste una "proprietà privata" che non sia stata originata da un furto? Ed esiste la possibilità di far nascere nuove proprietà private senza mettere in atto un furto? Che cos'è la "donazione di Costantino", che sta alla base della ricchezza della chiesa cattolica, se non un furto?

Che cos'è una parola cattiva? Non sono forse le parole di Paolo di Tarso parole cattive il cui scopo è quello di rubare la vita degli uomini?

Per gestire i suoi schiavi il padrone ha la necessità che dai suoi schiavi scompaiano le asprezze, lo sdegno, l'ira, la maldicenza e la malignità. In questo modo Paolo di Tarso può gestire i suoi adepti come degli schiavi premurosi e sottomessi.

La chiesa cattolica ha la necessità che le persone cancellino le asprezze, lo sdegno, l'ira, la maldicenza e la malignità fra di loro perché questi atteggiamenti, che sono ingenerati nelle persone dai problemi e dalle difficoltà esistenziali, dopo essersi espressi "fra di loro" le persone potrebbero individuare la causa nella chiesa cattolica stessa e potrebbero alimentare astio ed odio contro la chiesa cattolica che rende difficoltosa la loro vita.

La docilità degli schiavi sottomessi alla chiesa cattolica, deve essere totale, assoluta, e Paolo di Tarso, pur di ottenere la "docile sottomissione degli schiavi", afferma: "E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione". Per voi, dice Paolo di Tarso, la redenzione è possibile se continuerete ad essere degli schiavi docili e sottomessi.

Il delirio di Paolo di Tarso necessità di veicolarsi sui suoi adepti che diventano sempre più schiavi docili ed obbedienti. Una massa pronta ad agire contro un esterno, contro quel nemico che, come quella massa, non si mette in ginocchio davanti a Dio e non spera nella redenzione.

Quella massa di adepti viene separata dalla società civile e deve obbedire a regole morali e comportamentali particolari che possano identificarla come diversa dall'intera società nella quale quel gruppo di adepti vive.

Le regole sociali morali e comportamentali vengono imposte da Paolo di Tarso, ma Paolo di Tarso non è in grado di discuterle. Paolo di Tarso dà ordine ai suoi adepti di fare quello che lui vuole che facciano. Paolo di Tarso non parla della vita degli uomini, ma parla del volere di Dio al quale gli uomini devono conformare la loro vita ignorando i loro bisogni e i loro desideri.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, [2]e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 5, 1 – 2

Non solo Paolo di Tarso è perverso, ma usa le parole per un inganno feroce. Dice: "Fatevi imitatori di Dio". Fare gli "imitatori di Dio" significa "farsi assassini" distruggendo ogni cosa nella società che non si prostra davanti a Dio. Coloro che non si prostrano davanti a Dio, o che adorano altri Dèi, vengono macellati, uccisi, offerti in olocausto per la gloria di Dio. E' ciò che fa Dio nella società e la bibbia ebrea e cristiana è ricca di esempi sul come Dio uccida e ordina di uccidere tutti coloro che cercano la libertà dal suo odio "lui è un Dio geloso".

"Camminare nella carità" significa che voi dovete essere più forti come gruppo in una società che dovete trasformare in miserabili e quei miserabili devono dipendere dalla vostra "elargizione liberale" affinché tutta la società si sottometta a Dio. In sostanza, trasformare il concetto di amore nel concetto di carità significa trasformare una società di cittadini in una società di miserabili e di disperati che per una ricerca di sopravvivenza diventano disponibili a sottomettersi a Dio.

E alla fine, anche voi dovete imitare Cristo offrendovi a Dio "in sacrificio di soave odore". Il che significa, che anche voi, schiavi che avete distrutto la società per la gloria di Dio, dovete offrirvi a Dio bruciando sul rogo dell'olocausto affinché Dio possa assaporare l'odore delle vostre vite distrutte.

Fate tutto questo, dice Paolo di Tarso, per resuscitare dai morti e vivere nella gloria di Dio.

E Paolo di Tarso accende il fuoco della distruzione totale imponendo regole morali e comportamentali distruttive per tutti i suoi adepti. Regole morali distruttive che come un cancro si diffonderanno nelle società portandole alla rovina. Questi efesini, schiavi di Paolo di Tarso, dettero il via a quel processo di distruzione morale che portò alla distruzione della città di Efeso. Molte furono le vicende che portarono alla distruzione della città, ma tutte queste vicende furono possibili perché la città perse il vigore morale degli Dèi e viveva nell'attesa della fine del mondo, nella venuta di Cristo, che si realizzò nel 262 d. c. quando i Goti cristiani distrussero il grande Tempio di Artemide, una delle meraviglie del mondo, con l'aiuto attivo dei cristiani di Efeso.

Quali sono le regole che Paolo di Tarso impone ai suoi adepti che portarono alla distruzione della società civile?

Scrive Paolo di Tarso:

[3]Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; [4]lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! [5]Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolatri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
[6]Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. [7]Non abbiate quindi niente in comune con loro. [8]Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; [9]il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. [10]Cercate ciò che è gradito al Signore, [11]e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, [12]poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare. [13]Tutte queste cose che vengono apertamente condannate sono rivelate dalla luce, perché tutto quello che si manifesta è luce. [14]Per questo sta scritto:
«Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà».
[15]Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; [16]profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi. [17]Non siate perciò inconsiderati, ma sappiate comprendere la volontà di Dio. [18]E non ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate ricolmi dello Spirito, [19]intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, [20]rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.

Paolo di Tarso 5, 3 – 20

L'ordine di Paolo di Tarso ai suoi adepti è quello di rinunciare alla sessualità. Neppure di parlarne. Le persone devono reprimere i propri impulsi sessuali affinché si ammalino di desiderio e questa malattia, secondo Paolo di Tarso, fa piacere a Dio.

Paolo di Tarso condanna fra i suoi adepti le volgarità, le insulsaggini e la trivialità. In altre parole condanna, accusando di volgarità, insulsaggine e trivialità tutto ciò che appartiene alla leggerezza della vita dell'uomo. Condanna il percepire il lato comico dell'esistenza umana perché anche questo rende difficoltoso a Dio, e ai suoi delegati, di trasformare gli uomini in schiavi.

L'unica cosa che Paolo di Tarso ammette sono "le azioni di grazie", cioè ringraziare Dio e i suoi delegati per la vita di "merda" alla quale costringe i suoi schiavi. Paolo di Tarso minaccia i suoi adepti affermando che "nessun fornicatore, impuro o avaro [nel senso che non dà il suo denaro a Paolo di Tarso o alla chiesa cattolica] avrà parte al regno di Cristo Gesù".

Paolo di Tarso costringe tutti i suoi adepti a vivere in questo modo ed è consapevole che basta poco perché questi, che volontariamente si sono fatti suoi schiavi, decidano di abbandonare quella schiavitù cercando migliori condizioni di vita.

Paolo di Tarso è consapevole della fragilità e della vuotezza della sua predicazione che si basa tutta sulla promessa che lui ha fatto ai suoi adepti di essere elevati ai cieli con Dio. Per questo dice: "[6]Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l'ira di Dio sopra coloro che gli resistono. [7]Non abbiate quindi niente in comune con loro". I vani ragionamenti sono i discorsi con cui gli uomini affrontano la loro vita, le prospettive di un domani per il quale è necessario mettere attenzione nel presente anziché vivere l'attesa della fine del mondo.

Paolo di Tarso elabora l'ideologia della chiesa cattolica che, incapace di misurare il suo discorso religioso con chi la contesta o ne critica un qualche aspetto, aggredisce l'uomo dandogli del malvagio; attribuendogli delle intenzioni malefiche; lo accusa di "collusione col maligno" quando l'atto criminale consiste nell'attività di Paolo di Tarso e della chiesa cattolica nel rubare la vita degli uomini in funzione della gloria del suo Dio di cui lui e lei si fanno portavoce.

Quali sono le "opere infruttuose delle tenebre" se non tutto ciò che agisce per liberare l'uomo dalla schiavitù imposta da Paolo di Tarso in nome del suo Dio? Per Paolo di Tarso, le tenebre sono tutto ciò che spinge l'uomo verso la libertà. Una libertà che deve essere fuggita dai suoi seguaci perché devono continuare ad essere i suoi schiavi in nome di Dio. Schiavi di Dio le cui scelte distruggeranno la città di Efesto.

Sottomettetevi a Dio, dice Paolo di Tarso, non ubriacatevi perché il vino rimuove i vostri blocchi psichici imposti mediante la preghiera ma, " [19]intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore".

Dopo aver esortato il singolo uomo a coltivare la schiavitù e la sottomissione in nome di Dio, anche la società deve essere organizzata in modo tale che imprigioni l'uomo e lo renda schiavo del volere di Dio. Iniziamo con la famiglia voluta da Paolo di Tarso e confrontiamo le affermazioni di Paolo di Tarso con le necessità espresse dall'attuale legislazione sul diritto di famiglia.

Scrive Paolo di Tarso:

[21]Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. [22]Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; [23]il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [24]E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. [25]E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, [26]per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, [27]al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. [28]Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. [29]Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, [30]poiché siamo membra del suo corpo. [31]Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. [32]Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! [33]Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 5, 21 – 32

"Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo" è una delle frasi centrali di tutta l'ideologia cristiana. La paura che costringe gli uomini ad essere sottomessi e la necessità della chiesa cattolica di creare paura per ottenere sottomissione.

Dopo aver imposto alle persone ad essere sottomesse a Dio, Paolo di Tarso costruisce il meccanismo per cui l'uomo sottomesso ed obbediente ha il diritto di sottomettere e di farsi obbedire a sua volta in nome di Dio.

"Le mogli siano sottomesse ai mariti!" La sottomissione è ciò che Paolo di Tarso impone. Abbiamo visto che Paolo di Tarso condanna l'amore sessuale e, dunque, condanna ogni relazione sessuale a meno che la relazione sessuale non serva per costruire ulteriore sottomissione in nome e per conto di Dio. La richiesta di sottomissione della "moglie" al "marito" implica la non esistenza di un rapporto d'amore. Qui non stiamo parlando di che cosa avviene nella relazione sessuale fra individui consenzienti dove vengono messi in atto tutta una serie di giochi erotici. Qui stiamo parlando della sottomissione della persona "donna" alla persona "marito" che nel rapporto di possesso, che è sempre un rapporto di schiavitù, la donna perde ogni diritto di persona per essere un oggetto posseduto.

Irrilevante è l'invito di Paolo di Tarso all'uomo "anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo" perché la donna è già stata trasformata in un oggetto di possesso e affermare che "i mariti hanno il dovere di amare le mogli" equivale all'ordine di Paolo di Tarso di violentare le loro mogli in quanto loro oggetto di possesso. Infatti, fino al nuovo statuto di famiglia e le leggi che sono seguite, la moglie non aveva il diritto di rifiutarsi al marito. Solo da una trentina d'anni, dopo duemila anni di terrorismo cristiano, la donna ha conquistato il suo ruolo di cittadino con tutti i diritti sociali che questo implica.

Dice Paolo di Tarso che "[23]il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. [24]E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto". Cioè anche nel subire angherie e violenze.

Il marito non è il marito, il compagno, l'amante della donna. Il marito è il capo, il padrone della donna. Questo concetto appartiene all'ideologia cristiana ed è stato in parte rimosso dalla società solo grazie ai materialisti dialettici che hanno tolto Dio dal centro della società e messo l'uomo sia pur con tutte le contraddizioni di chi costruisce la libertà sociale con uomini educati, fin dalla primissima infanzia, alla sottomissione e a sottomettere con violenza altri uomini.

Paolo di Tarso non dice "la donna prenderà marito e lascerà la casa dei suoi genitori", ma dice: "[31]Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. [32]Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!". In Paolo di Tarso non c'è reciprocità proprio perché all'uomo schiavo e sottomesso a Dio, Paolo di Tarso concede la proprietà sulla donna per poter veicolare le sue pulsioni di sottomissione. La donna è dunque schiava di uno schiavo in nome di Dio.

Vale inoltre la pena di ricordare che in Paolo di Tarso il termine "amore" è strettamente legato al possesso. Dio ama gli uomini che possiede in quanto soggetti in ginocchio davanti a lui. Dio odia i "malvagi" che sono gli uomini che non si prostrano davanti a Dio. L'amore è per l'uomo che confida in Dio, l'odio di Dio è per l'uomo che cerca la sua libertà e costruisce il suo futuro.

Questo concetto del possesso dell'uomo sull'uomo, come concetto ideologico proprio della chiesa cattolica e che la chiesa cattolica mette a fondamento della sua azione nel mondo, viene ampliato da Paolo di Tarso proiettandolo anche nei rapporti sociali.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. [2]Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: [3]perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. [4]E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore.
[5]Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, [6]e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, [7]prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini. [8]Voi sapete infatti che ciascuno, sia schiavo sia libero, riceverà dal Signore secondo quello che avrà fatto di bene.
[9]Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo, e che non v'è preferenza di persone presso di lui.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 6, 1 – 9

Tutto in Paolo di Tarso è relazione fra padrone e schiavi al di là del tipo di padrone. Il padrone è Dio, di cui Paolo di Tarso fa il portavoce per volontà di Dio e, dunque, quando Paolo di Tarso parla, è Dio egli stesso. Paolo di Tarso è il padrone di uomini e i "padroni di schiavi" sono schiavi di Paolo di Tarso al quale devono obbedire. Questo concetto lo abbiamo visto espresso anche nella Lettera a Filemone.

Lo stesso vale per i figli che, per Paolo di Tarso, sono schiavi dei genitori. Il rapporto sessuale ammesso e condizionato dalla sottomissione da Paolo di Tarso fra "moglie e marito" è finalizzato a produrre schiavi, i figli, da sottomettere in nome e per conto di Dio. Non è un rapporto d'amore, ma è un rapporto meramente economico con finalità riproduttive che necessita di una sottomissione violenta per riprodurre i rapporti sociali di schiavitù sottomessa. Il figlio è l'unico soggetto sul quale la madre può esercitare la sua violenza di possesso. La madre possiede il figlio e tanto più è piccolo e tanto più il potere della madre sul bambino è assoluto. Tanto più il bambino è piccolo e tanto più la madre può essere sadica nei confronti del bambino ed imporgli la sottomissione. Una sottomissione violenta allo scopo di "allevarli nell'educazione e nella disciplina del padrone Dio".

In questo modo la madre trasforma il figlio in schiavo obbediente dal quale farsi servire. Come schiavo ubbidiente la madre mantiene il controllo sul figlio, anche quando il figlio si sposa, entrando in concorrenza con la nuora. La madre vede nella nuora la nemica che libera suo figlio dalla sottomissione che lei gli ha imposto. E la figlia? Per Paolo di Tarso la figlia non esiste. E' solo una schiava che deve accettare il proprio ruolo.

Che i figli siano oggetti posseduti dai genitori, appartiene alla tradizione ebraica. Abramo disprezza così tanto suo figlio da essere disposto ad ammazzarlo per far piacere a Dio.

E poi c'è il dovere dello schiavo di vivere con passione e con impegno la propria condizione di schiavitù in onore e gloria del proprio padrone.

Quando Paolo di Tarso dice "[5]Schiavi, obbedite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, con semplicità di spirito, come a Cristo, [6]e non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, compiendo la volontà di Dio di cuore, [7]prestando servizio di buona voglia come al Signore e non come a uomini." Afferma che non c'è alternativa alla schiavitù. L'uomo è schiavo per volontà di Dio, gestito come schiavo dal proprio padrone, morirà e continuerà ad essere uno schiavo di Dio.

Dal momento che tu rimani schiavo, fa lo schiavo come Dio vuole che tu faccia lo schiavo, compiendo la volontà di Dio che è la volontà del tuo padrone.

Infine, che cosa dice Paolo di Tarso ai padroni di schiavi?

Non dice forse; "[9]Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo verso di loro, mettendo da parte le minacce, sapendo che per loro come per voi c'è un solo Signore nel cielo…". E' una delle cose più atroci che Paolo di Tarso poteva dire.

Cosa significa "Anche voi, padroni, comportatevi allo stesso modo"? Noi siamo in presenza di due tipi di soggetti che vivono una relazione. Un soggetto possiede l'altro e al soggetto posseduto si impone di amare colui che lo possiede. Ora, se il soggetto posseduto, lo schiavo, ama il suo possessore, il padrone, il padrone allo stesso modo si comporta con lo schiavo; se lo schiavo cerca la libertà il padrone si deve comportare allo stesso modo con lo schiavo il che significa: frustarlo, torturarlo, ecc.

L'atrocità nelle parole di Paolo di Tarso non è mai stata chiara, eppure tutti i trafficanti di schiavi negli ultimi 2000 anni si sono comportati esattamente allo stesso modo. Un modo proprio dell'ideologia cristiana.

Ora Paolo di Tarso ha costruito la sua armata di adepti. Ora deve trovare un nemico affinché i suoi adepti abbiano una ragione di vita. Ora è necessario farli partire per la guerra santa in attesa che Dio decida di chiamarli a sé nella grazia. Paolo di Tarso avverte la necessità di tenere occupato il suo gregge per evitare che la noia dell'attesa della venuta di Cristo possa indurre il suo gregge a cercare qualche cosa di nuovo.

Scrive Paolo di Tarso:

[10]Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. [11]Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. [12]La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
[13]Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. [14]State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, [15]e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. [16]Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; [17]prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. [18]Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, [19]e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, [20]del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere.

Paolo di Tarso, Lettera agli Efesini 6, 10 – 20

Nel suo delirio Paolo di Tarso si immagina di affrontare "forze cosmiche", ma le "forze cosmiche", immaginate da Paolo di Tarso sono rappresentate da uomini della società civile che non intendono diventare schiavi di Paolo di Tarso e tanto meno del suo Dio. Il vangelo di Paolo di Tarso è un vangelo di guerra imposto con la violenza, la menzogna e l'inganno. Ogni volta che la menzogna e l'inganno di Paolo di Tarso viene smascherato egli si immagina "forze maligne" che agiscono contro Dio e contro il suo diritto di trasformare uomini in schiavi.

Rivestitevi della schiavitù che Dio impone, dice Paolo di Tarso, e resistete alle insidie di chi vorrebbe che voi diventaste degli uomini liberi di scegliere e responsabili nelle vostre scelte. Certamente costui è il maligno perché Dio vi ama e vuole che voi siate i suoi schiavi.

Noi, dice Paolo di Tarso, non combattiamo carne e sangue, ma gli spiriti del male che abitano le regioni celesti. Col piccolo particolare che la sua armata di adepti è fatta di uomini resi schiavi in nome di Dio. Ed egli ha fatto violenza alla carne e al sangue di quegli uomini per ridurli allo stato della schiavitù obbediente. Ha mosso loro guerra rubando le loro trasformazioni nell'esistenza e costringendoli a rinunciare a veicolare la libido o a modificare il loro stato di schiavitù.

Ha combattuto uomini e con un esercito di adepti vuole combattere gli uomini che non si mettono in ginocchio davanti al loro Dio.

Prendete perciò l'armatura di Dio, dice Paolo di Tarso. Ma che cos'è l'armatura di Dio se non la condizione di schiavitù che Dio ha imposto all'uomo? Per combattere contro la libertà dell'uomo affinché tutto il mondo sia formato da uomini schiavi di Dio.

Infatti, conclude Paolo di Tarso dicendo "[18]Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, [19]e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, [20]del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere".

Mentre lavorate per trasformare il mondo in schiavi continuate ad alimentare la vostra schiavitù pregando incessantemente per tutti i santi e anche per me. Questo perché io, Paolo di Tarso, che sono ambasciatore in catene possa annunziare il mistero del vangelo con franchezza. Il "mistero" del vangelo non è così misterioso: vuole trasformare il mondo in schiavi ubbidienti e sottomessi. Con questo progetto si trovano sempre Principi e Potestà pronti ad affiancare Paolo di Tarso nel suo progetto di trasformare gli uomini in schiavi ubbidienti e sottomessi… anche per sé stessi: loro, con le loro armate, sono forti assieme a Dio.

 

Nota: il testo della Lettera agli Efesini di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.

 

Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia

 

Marghera, 01 agosto 2019

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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