Paolo di Tarso

Seconda parte

Prima lettera ai Corinti

Le biografie dei giocatori - cinquantacinquesima biografia

Capitolo 138-2

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Claudio Simeoni

 

Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio

 

La biografia di Paolo di Tarso
Seconda parte - Prima lettera ai Corinti

 

Lettera ai Corinzi

Scrive Paolo di Tarso:

[17]Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo. [18]La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. [19]Sta scritto infatti: Distruggerò la apienza dei sapienti e annullerò l'intelligenza degli intelligenti.
[20]Dov'è il sapiente? Dov'è il dotto? Dove mai il sottile ragionatore di questo mondo? Non ha forse Dio dimostrato stolta la sapienza di questo mondo? [21]Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. [22]E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, [23]noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; [24]ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. [25]Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
[26]Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. [27]Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, [28]Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, [29]perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. [30]Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, [31]perché, come sta scritto: Chi si vanta si vanti nel Signore.

Paolo di Tarso, Lettera ai Corinti 1, 17 – 31

Paolo di Tarso necessita dell'ignoranza e della miseria morale ed esistenziale per imporre la "croce" (leggi: sofferenza) agli uomini. Paolo di Tarso dice che gli ebrei vogliono i miracoli mentre i greci argomentano e discutono, ma i cristiani si chiudono nella follia della fede perché la follia, separandoli dal mondo, li giustifica nel loro delirio. La miseria fisica e morale è un concetto filosofico cristiano.

La parola della croce, la sofferenza che viene imposta agli uomini, è manifestazione di stoltezza per chi la fa propria l'attività criminale di chi la impone alla società.

L'uomo è nato per la felicità. I criminali sono coloro che rubano la felicità all'uomo. I truffatori sono coloro che impongono la sofferenza promettendo una lauta ricompensa purché ci si compiaccia di vivere soffrendo.

Gesù e Dio sono il prodotto della malattia mentale indotta dalla sofferenza imposta. Una malattia che pretende di ergersi a padrona degli uomini. Gli uomini lavorano, combattono, amano, muoiono e trasformano il mondo sperando che i loro figli possano avere un futuro migliore del loro. Gli uomini coltivano le relazioni fra gli uomini, arano la terra e fanno pascolare le greggi, battono il ferro e costruiscono case e fossati in cui far scorrere l'acqua.

Costoro sono i sapienti, i dotti, i saggi che hanno costruito le società civili, hanno scritto delle leggi che regolano la relazione fra gli uomini, hanno osservato il cielo, scritto un calendario, osservato gli astri e disegnato lo scorrere dei fiumi che percorrono la terra. Molti di loro hanno viaggiato e hanno parlato con altri popoli e altri costumi.

In tutto questo, questi uomini hanno accumulato sapere e saggezza e sono orgogliosi di quello che hanno fatto perché, nel bene o nel male, hanno arricchito la loro società.

I seguaci di Paolo di Tarso sono i miserabili della città. Emarginati che, anziché tentare di modificare la propria situazione, preferiscono crogiolarsi nella miseria e attendere il momento propizio per "mietere ciò che non hanno seminato e appropriarsi di ciò che altri hanno costruito".

Per questo Paolo di Tarso dice loro che la loro ignoranza è quello che ha voluto Dio affinché loro, ignoranti e falliti, possano umiliare i dotti e i sapienti.

Come dice Paolo di Tarso:

Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, [28]Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono,

Dio ha necessità di uomini ignoranti perché l'ignorante non conosce il mondo. Teme il mondo e per difendersi costruisce bande che agiscono saccheggiando dall'interno le società civili.

Quanto è stolto e ignorante il Dio dei cristiani che teme la sapienza umana tanto da volerla distruggere e umiliare per poter esaltare la propria ignoranza del mondo.

Io ho costruito un ponte. Ora non vi bagnerete più i piedi nell'attraversare quel fiume. Io sono orgoglioso di ciò che ho fatto, ma il Dio dei cristiani, ignorante, è geloso del mio successo e manda le bande ignoranti di Paolo di Tarso affinché io "non mi possa inorgoglire di ciò che ho fatto". E quelle bande di assassini picchiano e uccidono. Mentre picchiano e uccidono ringraziano Dio per aver fatto il ponte che permette loro di non bagnarsi i piedi nell'attraversare quel fiume.

Fa parte del progetto di Paolo di Tarso la diffusione dell'ignoranza affinché possa brillare la provvidenza divina. Quando arriveranno i cristiani a Roma distruggeranno la cultura, distruggeranno la medicina, distruggeranno le terme, distruggeranno tutto quello che potranno distruggere per permettere al loro di dispensare la sua provvidenza fra uomini ridotti in miseria.

Gli ignoranti sono coloro che si sono ritirati, per vari motivi, dal mondo e si sono rinchiusi in sé stessi. Per loro il mondo non è ciò che è e nemmeno ciò che analizzano per i propri bisogni e le proprie necessità. Il mondo è come loro vogliono che sia, come loro lo immaginano nella loro testa. Costoro hanno paura della critica, hanno paura che qualcuno metta in discussione la loro immaginazione. Odiano il mondo, fuggono dal mondo e costruiscono "comunità" nelle quali poter veicolare la loro miseria. Nella comunità si sentono protetti dal mondo, ma se potessero aggredire il mondo e imporre il proprio delirio come la realtà oggettiva del mondo, lo farebbero. E lo faranno.

Come si raggirano gli ignoranti per usarli a proprio vantaggio? Si alimenta il loro delirio, lo si guida, lo si indirizza e si forniscono loro ragioni, più o meno fittizie, che giustifichino il loro delirio. Battute semplici, brevi, capaci di farli sentire sapienti come coloro che temono.

Scrive Paolo di Tarso:

[6]Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; [7]parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. [8]Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. [9]Sta scritto infatti:
Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.
[10]Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio. [11]Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. [12]Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. [13]

Paolo di Tarso, Prima Lettera ai Corinti 2, 6 – 13

Ai componenti della sua setta Paolo di Tarso offre una conoscenza che non esiste ma che afferma di essere divina, misteriosa e che è sempre stata nascosta e che Dio avrebbe preordinato prima dei secoli per la gloria di Paolo di Tarso.

Questo meccanismo viene usato dai preti cattolici per manipolare la psiche dei ragazzi affermando l'esistenza di un qualche cosa che non esiste e che la devota partecipazione alla setta procura loro. Potere, mistero, conoscenza, uso di Dio per i loro progetti, capacità di fare miracoli, ecc.

La manipolazione ottenuta mediante l'enfasi che viene messa sul mistero nascosto che verrebbe rivelato crea nel ragazzo uno stato ansioso di speranzosa attesa che sospendendo il flusso delle emozioni blocca nel ragazzo lo sviluppo emotivo rinchiudendolo in una condizione di "rifiuto di agire nella società" fintanto che l'evento che attende non lo rende pronto per agire. Non agendo, il ragazzo non costruisce nemmeno l'esperienza dell'azione e tenderà a ritirarsi sempre più in una dimensione personale nella quale ci sarà posto solo per la relazione fra sé e Dio che in realtà è una relazione solo con sé stesso isolato dal mondo.

Il ragazzo, rinchiuso in una dimensione di esistenza virtuale, diventa un oggetto d'uso di chi può consentirgli di continuare a vivere in quella dimensione di separazione psichica di sé dal mondo. Dopo duemila anni di ricerca della sapienza divina e misteriosa non solo non è emersa nessuna saggezza, ma la strada è lastricata di cadaveri di coloro che cercavano la conoscenza in Dio e in quella ricerca hanno trasformato la loro vita in una lenta e mortale agonia.

Per ingannare i miserevoli che speranzosi di una diversa esistenza seguono Paolo di Tarso, Paolo di Tarso rivela loro che la conoscenza di Dio è: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo". In altre parole, Paolo di Tarso offre il nulla ai suoi adepti.

Paolo di Tarso è un uomo? Dunque, se nessun occhio ha mai visto quelle cose, Paolo di Tarso non ha mai visto quelle cose. Se nessun orecchio mai udì quelle cose, Paolo di Tarso non le ha mai udite. Se nessun cuore le ha mai percepite, Paolo di Tarso non le ha mai percepite. Dunque, ciò che afferma non solo non esiste, ma la promessa di saggezza per i suoi adepti sono solo puro inganno.

Paolo di Tarso ci offre un'altra rivelazione rispetto al cristianesimo che noi conosciamo. Il Dio cristiano non è un Dio assoluto, ma è come un uomo diviso fra corpo e spirito. Lo spirito è un oggetto diverso da Dio. Tant'è, che Paolo di Tarso dice " i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio". C'è dunque una separazione fra lo spirito e Dio. Se lo "spirito" conosce i segreti di Dio, come può Dio conoscere i segreti dello "spirito" quando lo "spirito", come dice Paolo di Tarso " noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato". O lo spirito è Dio o è un oggetto diverso da Dio. Se è un oggetto diverso da Dio allora ha un senso parlare di "spirito di Dio" e di "spirito del mondo", ma allora è necessario dire che il Dio cristiano è sottomesso allo "spirito" che essendo un oggetto diverso da Dio è comune a Dio e agli uomini che, come dice Paolo di Tarso, lo hanno ricevuto.

Cosa promette Paolo di Tarso ai suoi seguaci? Promette loro di essere onnipotenti come Dio. Per la prima volta nella storia coloro che hanno fallito nella loro esistenza diventando degli emarginati sociali hanno la possibilità di avere la loro rivincita contro la società civile: loro hanno lo spirito di Dio, la sapienza ultima, e ora possono dare l'assalto a quelli che "sanno" e ridurre a nulla tutte le società civili in nome e per conto di Dio.

Cosa sono gli uomini per Paolo di Tarso e, per estensione, per ogni Paolo di Tarso che agisce sugli uomini?

Scrive Paolo di Tarso:

[8]e tra colui che pianta e colui che innaffia non c'è distinzione, ciascuno però avrà la sua ricompensa in proporzione della sua fatica. [9]Noi infatti siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio.

Paolo di Tarso, Prima Lettera ai Corinti 3, 8 – 9

Io che semino e Apollo (un suo adepto) siamo uguali. Voi, dice Paolo di Tarso, siete diversi perché siete il campo, la terra, i soggetti passivi, malta e pietre, con cui noi costruiamo l'edificio di Dio. Noi, dice Paolo di Tarso, prenderemo la ricompensa per il nostro lavoro, voi, al contrario, non ricevete nulla perché voi siete l'oggetto che noi plasmiamo per la gloria di Dio.

Questo concetto sta alla base di tutto il missionarismo cristiano. La distruzione sistematica delle società per sottomettere l'uomo a Dio fu l'attività di guerra e di odio portata avanti da Paolo di Tarso e dai suoi seguaci con una perfidia che ai popoli antichi risultava incomprensibile e contro la quale non avevano strumenti con cui difendersi. Persone emarginate dalla società civile si fanno "operai di Dio" violentando altre persone per costruire l'edificio di Dio e avere, per questo, la ricompensa di Dio.

Paolo di Tarso dice, in sostanza, se vuoi avere la certezza di avere la ricompensa divina, devi stuprare gli uomini per la gloria di Dio. Non devi essere un uomo passivo sia pur nella fede, ma devi mettere in atto atti e azioni feroci che possano garantire a Dio il controllo e il dominio degli uomini.

E' necessario che le persone siano ignoranti per essere dominate in nome di Dio.

Scrive Paolo di Tarso:

[18]Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente; [19]perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. [20]E ancora: il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani.

Paolo di Tarso, Prima Lettera ai Corinti 3, 18 – 20

Vedi che "figo" che è Dio? "Prende i sapienti per la loro astuzia", ma quando mai. Una stupidaggine detta con convinzione resta una stupidaggine. L'unica cosa reale è che Paolo di Tarso ha bisogno di inconsapevolezza esistenziale per ridurre gli uomini ad oggetti che obbediscono alle sue esternazioni.

Paolo di Tarso nel quarto capitolo della Lettera ai Corinti ci tiene a sottolineare come i suoi schiavi, i suoi adepti, non possono giudicare né lui né i predicatori tant'è, dice Paolo di Tarso, che nemmeno lui giudica sé stesso. Sarebbe come dire che l'assassino non giudica sé stesso. Per contro, lui può giudicare e condannare in virtù del mandato di Dio. In sostanza, Paolo di Tarso è il padrone delle persone e pretende che le persone si comportino come lui vuole che si comportino. Se non fanno ciò che Paolo di Tarso vuole, Paolo di Tarso condanna quelle persone.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. [2]E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! [3]Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho gia giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: [4]nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, [5]questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinchè il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.

Paolo di Tarso, Prima Lettera ai Corinti 5, 1 – 5

Per Paolo di Tarso ammazzare le persone è un'attività in funzione di Dio. Un uomo osa convivere con la moglie di suo padre. Non ha detto con sua madre, il che non cambierebbe molto, ma con la moglie di suo padre. Per questo motivo Paolo di Tarso impone di toglierlo dalla comunità, il che può essere anche un diritto, date le regole, ma soprattutto di "darlo in balia a Satana", cioè di ammazzarlo.

In sostanza, Paolo di Tarso ordina di ammazzare tutti coloro che non fanno ciò che lui vuole e, a differenza di quanto impone a tutti i suoi adepti (meglio schiavi nello spirito) giudica i suoi adepti e si diverte a condannarli a morte. Sono i principi filosofici e teologici di Paolo di Tarso.

Questa direttiva di Paolo di Tarso attraverserà tutti i secoli seminando odio e morte nelle società civili. In Italia, l'odio di Paolo di Tarso inizierà ad essere superato con il "nuovo diritto di famiglia".

Il diritto che Paolo di Tarso riserva a sé stesso di condannare a morte alcuni uomini è un'aberrazione che oggi è attribuita a poteri che si identificano con la mafia o con delitti arbitrari condannati dai tribunali.

Paolo di Tarso diventa ridicolo quando afferma:

[10]Non mi riferivo però agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolàtri: altrimenti dovreste uscire dal mondo! [11]Vi ho scritto di non mescolarvi con chi si dice fratello, ed è impudico o avaro o idolàtra o maldicente o ubriacone o ladro; con questi tali non dovete neanche mangiare insieme. [12]Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? [13]Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi!

Paolo di Tarso, Prima Lettera ai Corinti 5, 10 – 13

In un mondo in cui i cristiani sono un'infima minoranza che diffamano tutti gli altri solo perché non si mettono in ginocchio davanti al loro Dio, appare quasi normale, per un cristiano d'oggi, pensare che gli antichi potessero essere portatori di tutte quelle perversioni che Paolo di Tarso attribuisce loro: " agli impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri". Oggi che il mondo è dominato dai cristiani non solo costoro sono "impudichi di questo mondo o agli avari, ai ladri o agli idolatri", ma lo sono proprio in funzione della gloria di Dio o abbiamo dimenticato il sistematico stupro dei bambini da parte dei preti cattolici per la gloria di Dio?

Se colui che pratica forme di "impudicizia", gli avari, i ladri, i corrotti, ecc. venisse ammazzato, come richiesto da Paolo di Tarso per essere cacciato dalla "comunità cristiana", in breve tempo non ci sarebbero più cristiani dal momento che il gesto criminale è proprio dell'ideologia cristiana come esposta da Paolo di Tarso.

Come si garantisce Paolo di Tarso il diritto di vessare i suoi schiavi, i suoi adepti, imponendo la propria soggettività contro le leggi della società civile?

Scrive Paolo di Tarso:

[1]V'è tra voi chi, avendo una questione con un altro, osa farsi giudicare dagli ingiusti anziché dai santi? [2]O non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? [3]Non sapete che giudicheremo gli angeli? Quanto più le cose di questa vita!
[4]Se dunque avete liti per cose di questo mondo, voi prendete a giudici gente senza autorità nella Chiesa? [5]Lo dico per vostra vergogna! Cosicché non vi sarebbe proprio nessuna persona saggia tra di voi che possa far da arbitro tra fratello e fratello? [6]No, anzi, un fratello viene chiamato in giudizio dal fratello e per di più davanti a infedeli! [7]E dire che è gia per voi una sconfitta avere liti vicendevoli! Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene? [8]Siete voi invece che commettete ingiustizia e rubate, e ciò ai fratelli! [9]O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, [10]né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.
[11]E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio!

Paolo di Tarso, seconda Lettera ai Corinti 6, 1 - 11

Da un lato Paolo di Tarso vuole impedire che i tribunali civili processino i delitti e le contese che si verificano nelle comunità cristiane affinché i cristiani non abbiano giustizia per i delitti che subiscono, ma stiano sottomessi all'arbitrio dell'aguzzino che li domina per conto di Dio. Dall'altro lato stabilisce una propria tipologia di reati in contrasto con le leggi della società civile in modo da criminalizzare ogni singolo cristiano che non fagociti in maniera assoluta la morale del suo Dio.

Paolo di Tarso da un lato vuole che il sottomesso subisca l'ingiustizia dell'autorità che lo controlla e dall'altro lato vuole che il controllo dell'autorità sul singolo individuo sia assoluto.

Lo stesso principio ideologico noi lo abbiamo osservato imposto recentemente da Razinger e da Giovanni XXIII in cui si cacciava dalla chiesa cattolica chiunque avesse denunciato all'autorità civile la pratica dei preti pedofili e pederasti di violentare sessualmente i bambini nei seminari, negli asili, negli orfanotrofi e dovunque i preti cattolici esercitavano un potere assoluto nei confronti di un'infanzia che costringevano in ginocchio davanti al crocifisso.

La distruzione di interi popoli è passata attraverso la violenza sessuale sull'infanzia, dalle popolazioni native degli americani, alle popolazione native australiane, dalla popolazioni africane a quelle asiatiche (missionari cristiani in Cina), ai "Deportati di sua Maestà Britannica" ai bambini violentati in Italia, Svezia, Irlanda, Germania, Spagna e in ogni altro paese dominato dal cristianesimo.

Piuttosto che denunciare i delitti ai tribunali civili, dice Paolo di Tarso, le vittime dovrebbero: " Perché non subire piuttosto l'ingiustizia? Perché non lasciarvi piuttosto privare di ciò che vi appartiene?". Dovrebbero accettare di subire l'ingiustizia perché, secondo Paolo di Tarso, l'ingiustizia è voluta da Dio contro di loro. I bambini, secondo Paolo di Tarso, dovrebbero accettare di essere violentati e stuprati dal prete cattolico perché è Dio che ha mandato il prete cattolico a stuprarli e loro dovrebbero accettare di essere stuprati dal prete cattolico. Non è forse questo l'insegnamento della madonna dei cristiani descritto nel magnificat di Luca? Essere stuprati e magnificare lo stupratore.

Si impone questo ai bambini e poi ci si chiede: come mai la violenza sessuale sia una pratica tanto diffusa nella società civile?

In sostanza, dice Paolo di Tarso, i delitti che facciamo fra cristiani li gestiamo noi. Non ci rivolgiamo alla società civile che garantisce i diritti ai singoli cittadini rispetto ad un'autorità a cui è vietato commettere delitti.

Inoltre, Paolo di Tarso costruisce una tipologia di "delitti" da perseguire mediante l'omicidio e la tortura tutta funzionale al controllo degli uomini ridotti alla condizione di schiavi sottomessi "con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima".

Si tratta, in sostanza, di criminalizzare la struttura pulsionale dell'uomo. La struttura pulsionale dell'uomo sottomesso alla gerarchia che su di lui sfoga la sua struttura pulsionale per volere di Dio.

Dice paolo di Tarso:

Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, [10]né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.

E' una tipologia di "reati" che la società civile non condanna mentre, i cristiani torturano e condannano a morte chi commette questo tipo di "reato" che reati non sono, ma sono espressione della libertà soggettiva dell'uomo.

Che cos'è, ad esempio, un individuo immorale? Non esiste un'oggettività di immoralità, esiste un giudizio soggettivo che fa dire ad un soggetto ad un altro: "Tu sei immorale!" E con questo, costui condanna il soggetto a cui parla. Ma quel soggetto non è immorale, semmai è il soggetto che accusa di immoralità ad essere immorale perché le categorie di immoralità, che stanno nella sua testa e, anziché applicarle a sé stesso, pretende di applicarle ad altri per poterli dominare e sottomettere alle sue personali categorie. Quando i cristiani vogliono ammazzare qualcuno dicono che coloro che devono ammazzare "sono immorali". Come gli abitanti della Terra del Fuoco che furono uccisi tutti dai cristiani perché erano nudi e non portavano vestiti. Per i cristiani erano immorali, ma quel modo di vivere era perfettamente adattato al loro ambiente e quando i cristiani puntarono le armi contro gli abitanti della Terra del Fuoco per imporre loro i vestiti perché erano immorali, questi morirono uno dopo l'altro. I cristiani hanno macellato chi accusavano di immoralità.

E cosa dire dei cristiani che macellano gli "idolatri", coloro che adorano altri Dèi diversi dal loro Dio padrone e assassino? Fin dal primo secolo i cristiani uccidevano coloro che non si mettevano in ginocchio davanti al loro Dio (vedi gli Zeloti da cui sono nati i cristiani). La società civile chiamava questo "omicidio", mentre il cristiano che assassinava chiamava questo "fare la volontà di Dio", operare per "la gloria di Dio" e conquistarsi il regno dei cieli.

Oggi come oggi la legge processa chi uccide per imporre il loro Dio. Questo nei paesi occidentali, ma i missionari cristiani continuano ad uccidere in Africa migliaia di persone, diffondono l'AIDS impedendo l'uso dei preservativi per costruire miseria là dove le persone seguivano Dèi diversi da quello imposto dai cristiani.

Perseguitare chi adora Dèi diversi da quello cristiano, nella società civile è un reato, nella comunità cristiana è un dovere imposto da Dio che viene compensato da Dio mediante la gloria eterna. Da questo i musulmani hanno imparato i loro principi che sono uguali a quelli cristiani.

Nella società civile essere un "effeminato" non è mai stato un reato o un delitto. Le società civili non hanno mai perseguitato chi pratica sesso per come gli piace. Hanno condannato la violenza per imporre il sesso, ma non hanno mai condannato la pratica sessuale. Questa condanna viene fatta dagli ebrei in nome del loro Dio e dai cristiani, come Paolo di Tarso, per la necessità di controllare gli uomini.

Fanno ridere gli omosessuali cristiani. Il loro Dio impone che siano ammazzati e loro fanno propaganda affinché il loro Dio li possa ammazzare. Per contro, fanno propaganda contro la società civile che garantisce loro il diritto a sviluppare la loro personalità. Sono notizie di questi giorni, luglio 2019, che in Cecenia gli omosessuali vengono sterminati in nome del Dio cristiano, è di questi giorni la notizia delle aggressioni dei cristiani contro gli omosessuali in Polonia, E' del 13 luglio 2019 la notizia che il vicepresidente del consiglio provinciale di Vercelli Giuseppe Cannata che ha affermato: "ammazzateli tutti ste lesbiche, gay e pedofili.". Perfettamente in linea con le indicazioni di Paolo di Tarso e contro la società civile e le leggi dello Stato.

Quando poi si parla di "ladri, avari e ubriaconi" ci si riferisce sempre a comportamenti cristiani che agiscono contro la società civile. Ladra è la chiesa cattolica che sottrae patrimoni illegalmente ai cittadini italiani (vedi la condanna dell'unione europea per i mancati versamenti dell'Ici e dell'Iva). Ubriaconi e drogati sono i cristiani che diffondono alcool con cui distruggere le popolazioni dei nativi nord-americani e eroina per tentare di distruggere la Cina (vedi le guerre dell'oppio).

Diffamatori o maldicenti, se si guarda all'oggettività dei comportamenti, sono i cristiani. Maldicente è Gesù che diffama e calunnia i farisei. Maldicente è Paolo di Tarso che diffama e calunnia gli uomini affermando che sono tutti peccatori.

La maldicenza come la menzogna sono comportamenti ideologici propri del cristianesimo che vengono messi in atto in funzione della gloria di Dio

Tutti costoro, dice Paolo di Tarso, non erediteranno il regno dei cieli a meno che il rubare, il violentare, la maldicenza, l'avarizia, l'immoralità, l'assassinio ecc. non siano fatti per la gloria di Dio e allora Dio paga i suoi operai con la grazia.

Per Paolo di Tarso, l'uomo e la donna non sono padroni del proprio corpo.

Scrive Paolo di Tarso:

[12]«Tutto mi è lecito!». Ma non tutto giova. «Tutto mi è lecito!». Ma io non mi lascerò dominare da nulla. [13]«I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!». Ma Dio distruggerà questo e quelli; il corpo poi non è per l'impudicizia [fare all'amore, scopare, fornicare, ecc.] , ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. [14]Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza. [15]Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta?

Paolo di Tarso, prima Lettera ai Corinti 6, 12 – 15

Voi non siete i padroni del vostro corpo; io, dice Paolo di Tarso, per mandato di Dio, sono il padrone del vostro corpo e voi non potete praticare rapporti sessuali perché il vostro corpo appartiene a Dio, cioè a me, e io non voglio che voi pratichiate rapporti sessuali.

Il "resusciterà anche noi con la sua potenza" è un'illazione senza fondamento, impedire la "fornicazione" è un atto criminale, fattuale, che impedendo all'individuo di veicolare le proprie emozioni spinte dalla propria libido ne fanno un individuo malato e bisognoso di sottomissione per garantirsi di sottomettere qualcun altro su cui "sfogare" la propria libido.

Paolo di Tarso dice che lui, che si spaccia per padrone mandato da Dio, non si deve far dominare dal nulla perché a lui tutto è lecito. Questo ci fornisce una dimostrazione dei rapporti che corrono fra Paolo di Tarso e il suo Dio.

Eppure, Paolo di Tarso ha un terrore folle per qualche cosa che non può controllare. Ha paura delle prostitute, delle meretrici. Queste donne lo terrorizzano. La meretrice è colei che permette la veicolazione delle emozioni, della libido, del proprio cliente chiedendo il denaro limitato alla prestazione offerta. Il cliente, dopo aver pagato la meretrice, è sciolto da ogni impegno e la meretrice è disponibile per altri lavori.

La prostituta è la padrona del proprio corpo. Non è una schiava e non è una serva che obbedisce. E' un'operaia che riceve un salario per il suo tempo e il suo lavoro. La prostituta è l'unica donna libera del mondo antico.

Dice Paolo di Tarso:

[15]Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! [16]O non sapete voi che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. [17]Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. [18]Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo.

Paolo di Tarso, prima lettera ai Corinti 6, 15 – 18

La prostituta che libera la libido dell'uomo e permette la veicolazione delle sue emozioni nel mondo è la nemica di Gesù che imprigiona l'uomo defraudandolo del diritto di gestire il proprio corpo.

In quest'ottica diventa logico l'odio contro la donna manifestato da Paolo di Tarso.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l'uomo non toccare donna; [2]tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
[3]Il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito. [4]La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie. [5]Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione. [6]Questo però vi dico per concessione, non per comando. [7]Vorrei che tutti fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.
[8]Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; [9]ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai Corinti 7, 1 – 9

Paolo di Tarso è sessualmente impotente e la sua impotenza la chiama "dono di Dio". Lui vorrebbe che tutti fossero come lui: sessualmente impotenti.

La cosa buona, per Paolo di Tarso, non è che ciascuno viva la propria vita come gli pare, ma è che "tutti siano come lui". La sua impotenza sessuale e la sua "invidia della vagina" è la fonte del suo odio contro le donne e contro tutti coloro che traggono piacere nel fare sesso in qualunque modo a costoro piace fare sesso. Paolo di Tarso è ossessionato dal sesso. Tutto il suo pensiero ruota attorno al sesso e, dal momento che non è in grado di trarre piacere dai rapporti sessuali, trae piacere dal potere discrezionale che esercita sui suoi adepti sottomessi rispetto ai quali esercita il diritto di vita o di morte per il suo piacere personale.

E' importante per Paolo di Tarso privare l'individuo del diritto di disporre del proprio corpo perché altri, non lui, possano disporre del suo corpo. Ed è il diritto di disporre del corpo delle persone che Paolo di Tarso pretende attraverso la sua missione di predicatore in nome di Dio. Non è vero che Paolo di Tarso parla dell'indissolubilità del matrimonio. Al contrario, parla di divorzio in special modo se uno dei due coniugi non è cristiano (1 corinti 7, 15).

Un altro elemento ideologico fondamentale del cristianesimo imposto da Paolo di Tarso è l'impedimento a migliorare la propria condizione sociale. Questo impedimento è imposto dalla volontà di Dio che determina i ruoli sociali di ciascun individuo.

Dice paolo di Tarso:

[20]Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato. [21]Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare; ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione! [22]Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, è un liberto affrancato del Signore! Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo. [23]Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini! [24]Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione in cui era quando è stato chiamato.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai Corinti 7, 20 – 24

Ognuno deve rimanere nella sua condizione sociale. Infatti, i missionari cristiani hanno la funzione di alimentare la miseria sociale affinché i miserevoli rimangano miserevoli e nella loro miseria accettino di diventare oggetti di carità di chi Dio ha voluto fosse beneficiato di ricchezze. Così il ricco può disporre a piacimento dei corpi dei poveri e dei miserabili per poter continuare ad aumentare la sua ricchezza e il suo potere sui poveri e sui miserabili.

Questo concetto verrà ampliato ulteriormente nelle altre lettere da Paolo di Tarso che eleverà la schiavitù dell'uomo sull'uomo a destino voluto dalla volontà di Dio.

Paolo di Tarso sa perfettamente che il mondo in cui vive è popolato da Dèi. Dèi che vivono attorno a lui e sa benissimo che nulla afferma, se non la fede ingenerata dalla malattia mentale, che possa esistere il suo Dio o il suo Gesù. Gli Dèi circondano l'uomo e l'uomo ne è perfettamente consapevole. Anche se Paolo di Tarso, promettendo la vita eterna e la resurrezione della carne, ha raccolto qualche adepto, i sentimenti di questi adepti di Paolo di Tarso sono ancora attratti dagli Dèi. Gli Antichi quando facevano i sacrifici agli Dèi non facevano olocausti (quella dell'olocausto è una pratica ebraica), ma quanto offrivano agli Dèi era quanto veniva distribuito e mangiato dalle persone. Questa pratica sacrificale antica era un modo per distribuire la carne che altrimenti era di difficile conservazione.

Potevano i cristiani partecipare a quei banchetti dal momento che la carne era stata consacrata agli Dèi e non al Dio dei cristiani?

Scrive paolo di Tarso:

[4]Quanto dunque al mangiare le carni immolate agli idoli, noi sappiamo che non esiste alcun idolo al mondo e che non c'è che un Dio solo. [5]E in realtà, anche se vi sono cosiddetti dei sia nel cielo sia sulla terra, e difatti ci sono molti dei e molti signori, [6]per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui.

Paolo di Tarso, prima lettera ai Corinti 8, 4 – 6

Va da sé che Paolo di Tarso è convinto dell'esistenza degli Dèi, ma li vuole cancellare dal suo orizzonte mentale perché quegli Dèi non gli danno il potere di essere il padrone di uomini mentre il suo Dio lo rende "padrone di uomini" perché "noi, [plurale maiestatico] esistiamo per lui".

E' talmente profonda l'identificazione di Paolo di Tarso con Dio che allontanare i suoi adepti dal praticare le relazioni sociali è un imperativo imprescindibile:

Scrive Paolo di Tarso:

[10]Se uno infatti vede te, che hai la scienza, stare a convito in un tempio di idoli, la coscienza di quest'uomo debole non sarà forse spinta a mangiare le carni immolate agli idoli? [11]Ed ecco, per la tua scienza, va in rovina il debole, un fratello per il quale Cristo è morto! [12]Peccando così contro i fratelli e ferendo la loro coscienza debole, voi peccate contro Cristo. [13]Per questo, se un cibo scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al mio fratello.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai Corinti 8, 10 – 13

In sostanza, il seguace di Paolo di Tarso non deve mangiar carne altrimenti i suoi "fratelli" potrebbero ritornare agli Dèi che non sono il suo Dio. Pur di non correre questo pericolo non vengono soddisfatti desideri soggettivi come "non mangerò mai più carne".

Oggi è la carne, domani qualche cos'altro. E poi, altro ancora. E' un modo di imprigionare la coscienza dell'uomo e imporgli dei sensi di colpa che servono solo a tenerlo sottomesso, ubbidente e miserevole per la gloria di Dio.

Scrive Paolo di Tarso:

[12]Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l'avremmo noi di più? Noi però non abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. [13]Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare? [14]Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai corinti 9, 12 – 14

Io ho il diritto, dice paolo di Tarso, di essere mantenuto da voi e voi avete il dovere di pagarmi per la mia attività di apostolato che vi ha sottomessi a me. Questo è diritto di tutti i preti cristiani, di tutti i vescovi e del capo dei cristiani. Tutti loro hanno il diritto di essere mantenuti dai loro adepti che sottomettono come servi.

Io però, dice Paolo di Tarso, non mi sono avvalso di questo diritto per tutta una serie di ragioni, pertanto, dice Paolo di Tarso, mi dovete essere grati. Paolo di Tarso non abroga questo diritto, lo afferma per tutti quelli che ne avranno diritto dopo di lui. Lo riafferma per la chiesa cattolica.

Tutto il capitolo 9 lascia intendere che la lettera non sia stata scritta da un individuo chiamato Paolo, ma da qualcuno in un tempo successivo. Paolo allora ha rinunciato a chiedere soldi, ma tu me li dai oggi perché, che io ne abbia diritto, lo dice anche Paolo anche se lui, essere superiore, ha rinunciato a quel diritto, ma io, che non sono un essere superiore come Paolo, non intendo rinunciarci. E, infatti, oggi come oggi la chiesa cattolica si fa pagare miliardi dai cittadini italiani per foraggiare la sua struttura militare che controlla il territorio italiano.

Insiste ancora Paolo di Tarso sull'odio per gli Dèi diversi dal suo Dio, ma soprattutto teme che i suoi adepti lascino il suo Dio e tornino nella società civile.

Scrive paolo di Tarso:

[19]Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? [20]No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; [21]non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. [22]O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

Paolo di Tarso, prima Lettera ai corinti 10, 19 – 22

Gli Dèi sono oggettivamente la realtà nella quale si vive e allontanare gli uomini dagli Dèi per sottometterli è per Paolo di Tarso una priorità assoluta. Solo che come cittadini, anche i suoi adepti finiscono per mangiare carne e quasi tutta la carne che circola è la carne fornita dai sacrifici agli Dèi.

A Paolo di Tarso interessa far credere che gli Dèi siano in realtà dei "demoni" e, in quanto tali, deve criminalizzarli in opposizione sia a Gesù che al suo Dio onnipotente che si vanta di aver macellato tutta l'umanità col diluvio universale.

Paolo di Tarso dice che: "Quando eravate Gentili vi facevate trascinare dietro agli idoli muti a talento di chi vi conduceva. Per questo vi faccio sapere che nessuno che parli per lo Spirito di Dio dice anatema a Gesù" (2corinti XII, 2 – 3) Il che significa che qualcuno malediceva Gesù e davanti a quelle maledizioni Paolo di Tarso era impotente.

Qualcuno aveva ben ragione di maledire Gesù, come la donna che Paolo di Tarso voleva non solo sottomettere, ma costruì quell'ideologia della sottomissione che ha prodotto distruzione e morte in 2000 anni di storia nei paesi in cui dominava il cristianesimo.

Scrive paolo di Tarso:

[2]Vi lodo poi perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse. [3]Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. [4]Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. [5]Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. [6]Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.
[7]L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. [8]E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; [9]né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. [10]Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. [11]Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; [12]come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. [13]Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? [14]Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, [15]mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. [16]Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio.

Paolo di Tarso, prima lettera ai corinti 11, 2 – 16

Paolo di Tarso impone la sottomissione della donna. Una sottomissione assoluta, totale. Non solo all'uomo, ma soprattutto nella comunità dove la donna deve umiliare sé stessa e non ha diritti se non all'interno della propria umiliazione.

L'ideologia della sottomissione elaborata da Paolo di Tarso non è diversa dall'ideologia della sottomissione elaborata da Platone. Entrambi sono terrorizzati dalla donna, dal suo potere, dalla possanza della sua capacità di abitare il mondo. Dalla sua capacità di godere durante il coito e di partorire. Si tratta di "potere puro", un "potere avvolgente" che terrorizza sia Paolo di Tarso che il suo Dio.

Paolo di Tarso afferma che Dio ha creato prima l'uomo e poi la donna; noi sappiamo che l'uomo è una femmina mancata con tutte le conseguenze e con tutte le mediazioni pulsionali che una differenziazione non marcata, comporta.

Paolo di Tarso impone il velo alle donne. L'imposizione del velo alle donne come atto di umiliazione della donna per accentuarne la sottomissione sarà fatta propria anche da altre "religioni" come i musulmani. Ma non sono i musulmani ad imporre il velo alle donne, sono i cristiani e anche se la società civile ha tolto ogni segno di sottomissione alle donne, ci sono sempre cristiani che vogliono imporre la sottomissione e l'obbedienza alle donne fino ad ammazzarle quando non obbediscono.

E poi, conclude Paolo di Tarso, se qualcuno vuole contestare che la donna sia velata e sottomessa, noi, come Paolo di Tarso e la chiesa di Dio, non ha intenzione di mettere in discussione la pratica dell'umiliazione della donna.

Come Paolo di Tarso si fa forte rispetto alla società degli uomini per costringere gli uomini alla sottomissione?

Dice paolo di Tarso:

[13]Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

Paolo di Tarso, prima lettera ai Corinti 13, 13

Perché la carità? La carità è la commiserazione del padrone per la miseria dei sottoposti. Per questo, dopo aver derubato i sottoposti del loro tempo, del loro lavoro, il padrone elargisce loro qualche briciola. Briciole che non sono il frutto del lavoro del padrone, ma che sono il frutto del lavoro dei sottoposti.

Infatti, Paolo di Tarso si pone come il padrone di persone ridotte, da lui stesso, in miseria dopo averle derubate e si sente così buono da dare loro qualche cosa. Quanto è buono, avrebbe potuto ammazzarle e porre fine alle loro sofferenze e, invece, elargisce qualche briciola così, costoro, sopravvivendo, possono ancora essere derubati.

Paolo di Tarso non si identifica col soggetto bisognoso di carità, Paolo di Tarso si identifica nel miliardario che ha sottratto i beni alla società civile e che con la carità vuole conservare le condizioni che gli consentono di conservare ulteriormente i beni della società civile.

Ed è la strategia di Paolo di Tarso: imporre la fede che riduce le persone alla miseria. Costringere quelle persone a non agire per uscire dalla miseria perché le hai convinte a confidare nella speranza che non si realizza e in questo modo può costringere quelle persone ad esserti grato perché dai loro qualche briciola.

Fede, speranza e carità sono le armi di Paolo di Tarso per produrre la distruzione della società.

Ed è la costruzione della speranza, che alimenta la fede capace di tenere le persone nella miseria, l'oggetto dell'ultima parte della prima lettera ai corinti.

Prima di tutto è necessario spazzare via il dubbio. Ha mentito Paolo di Tarso affermando che Gesù è risorto dai morti? Che cosa succederebbe se Paolo di Tarso avesse mentito?

Ma, Paolo di Tarso ha davvero mentito pur di spacciare una speranza ma, per Paolo di Tarso, è importante che non venga scoperto. In questa questione c'è l'elaborazione di un altro concetto ideologico proprio della chiesa cattolica: lo scandalo non consiste nell'azione scandalosa che è stata fatta, ma consiste nel fatto che l'azione scandalosa è stata scoperta e rivelata. Pertanto, dice Paolo di Tarso, fate tutte le azioni scandalose che volete, ma non fatevi scoprire.

Scrive paolo di Tarso:

[12]Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? [13]Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! [14]Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. [15]Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. [16]Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; [17]ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. [18]E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. [19]Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.

Paolo di Tarso, prima lettera ai corinti 15, 12 – 19

Si chiama: esorcizzare l'inganno.

Il Cristo di Paolo di Tarso non è mai risorto e Paolo di Tarso ha imbrogliato. La predicazione di Paolo di Tarso serviva solo per soddisfare la vanità di onnipotenza di Paolo di Tarso. La fede era solo desiderio delirante. E come i prodotti del delirio non è solo vana, ma nociva. Molto nociva. Perché, fintanto che voi avete avuto "fede", avete rinunciato alla critica, rinunciando a vivere la vostra vita con passione. Certo, Paolo di Tarso, tu sei un falso testimone di un Dio falso e inesistente che pretende di essere il padrone degli uomini. Era un padrone che volevi, non un Dio che come Febo Apollo guidasse il carro della luce nella tua miserabile vita.

Si, i vostri non risorgeranno ma, vivendo per sottomissione e per fede, hanno distrutto anche la possibilità di trasformare la morte del corpo fisico in nascita del loro corpo luminoso. Si, proprio per seguire il tuo Cristo, hanno gettato via le opportunità della loro esistenza.

No! Paolo di Tarso, non sei da compiangere, peggio, sei da disprezzare perché, fallito nella tua esistenza, hai condotto altri al fallimento. Anziché aiutare gli uomini ad elevarsi dalla miseria e dalla sottomissione, ti sei compiaciuto di tenerli nella miseria e nella sottomissione a maggior gloria del tuo Dio padrone.

Dopo aver fatto questa specie di esorcismo sfidando le persone a dire che quanto promesso non era vero, Paolo di Tarso si getta anima e corpo ad enfatizzare la gloria di Cristo e la magnificenza della resurrezione.

L'enfatizzazione della provvidenza è un elemento ideologico e filosofico centrale nel cristianesimo che viene condito col terrore della morte e la fine del mondo. Il terrore della morte costringe a sperare nella resurrezione e l'enfatizzazione nella resurrezione consente di far accettare la sottomissione.

Scrive Paolo di Tarso:

[21]Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; [22]e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. [23]Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; [24]poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. [25]Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. [26]L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, [27]perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. [28]E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai corinti 15, 21 – 28

Gesù trionfa nel regno dei morti. Gesù uccide tutti "riducendo a nulla ogni potestà, ogni principato e ogni potenza". In sostanza, secondo Paolo di Tarso, se la vedono fra padroni ma, in tutto questo, dove sta l'uomo? L'uomo è sottomesso a Dio, l'uomo deve tacere in quanto sottomesso.

E' uno dei principi filosofici fondamentali della monarchia assoluta praticata dalla chiesa cattolica: noi ce la vediamo con re, principi, imperatori, capobanda, mafiosi, ecc. non certo con le persone che devono essere sottomesse a noi.

Prima della resurrezione è necessario che Gesù regni e abbia schiacciato tutti sotto i suoi piedi. Anche un filo d'erba può fare ombra alla gloria di Gesù. Quando tutto sarà sottomesso anche Gesù sarà sottomesso a Dio.

E' la speranza nella resurrezione che anima tutta la violenza che i cristiani fanno nel mondo per la gloria di Dio.

E, a questo punto, che cosa avverrà secondo l'enfasi con cui Paolo di Tarso alimenta le aspettative speranzose dei suoi alla fine del mondo?

Scrive paolo di Tarso:

[51]Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, [52]in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. [53]E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. [54]Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: [55]Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? [56]Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. [57]Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! [58]Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Paolo di Tarso, prima Lettera ai Corinti 15, 51 – 58

Paolo di Tarso ha parlato. Ha annunciato la fine del mondo e la resurrezione dei corpi. Anche questo è un principio ideologico fondamentale nel cristianesimo. La credenza in un assurdo che non si realizza, perché non esistono le premesse affinché si realizzi, diventa oggetto di fede quando le persone vengono ridotte nella miseria e nella sottomissione.

Crea aspettativa speranzosa e avrai corpi da mandare in guerra e da usare per distruggere la società civile. Se questa lettera di Paolo di Tarso, come del resto le altre, anziché essere scritta da paolo di Tarso fosse stata scritta da Abu Bakr al-Baghdadi, non sarebbe stata diversa.

Chissà attraverso quale meccanismo le società occidentali condannano Abu Bakr al-Baghdadi e non condannano Paolo di Tarso che non solo afferma le stesse cose, ma è responsabile della distruzione dell'uomo in duemila anni di storia.

 

Nota: il testo della prima Lettera ai Corinti di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.

 

Marghera, 23 luglio 2019

 

Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia

 

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Claudio Simeoni

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Guardiano dell'Anticristo

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