Yvette Berger Owanto

L'Africa come Madre della Vita: i vecchi e la nostalgia

Rialto

53 Esposizione Internazionale d'Arte 2009

La Religione Pagana e la Biennale d'Arte di Venezia

di Claudio Simeoni

53esima Biennale di Venezia: La Religione Pagana come bisogno umano espresso nell'arte.

Argomenti di Religione Pagana.

 

English version: Yvette Berger Owanto at the 53rd Venice Biennale

 

Africa

Yvette Berger, in arte col nome della madre Owanto, descrive l'Africa per ciò che l'uomo europeo sente ma che, dell'Africa, ha dimenticato.

C'è una tensione, nell'opera di Owanto, che spinge a considerare la collocazione dell'uomo, inteso come specie, e della donna, che della specie è l'essenza, in un futuro. Un futuro che non è immaginato, ma descritto in un presente quasi devastato.

Nell'opera di Owanto il presente è generato da un passato e questo sta generando un futuro. Ed è di questo futuro che Owanto chiede: quale futuro volete?

L'opera di Owanto va vista nel suo insieme espositivo. La casa, intesa come "casa di uomini", che diventa "casa da gioco dei bambini europei" di un qualche parco giochi. Casa in cui si susseguono immagini di un passato e casa in cui la danza fonde le tensioni della donna con la Madre Africa.

E' una casa che tocca il visitatore dove il passato si radicalizza nel presente fatto di immagini in cui viene presentata l'Africa delle periferie fra immondizie e rottami sparsi su prati. Una visione di abbandono che intristisce il visitatore che si chiede: "Madre, dove sei?" "Madre, dov'è il tuo potere che genera la vita?". E la madre ti indica il "decadimento" del luogo, là dove gli oggetti sono abbandonati e dove le città Africane vivono in un caos in cui l'artista si chiede: "Quale futuro?"

Il presente dell'Africa è il futuro che il passato ha costruito.

Il presente costruisce sempre il suo futuro.

Eppure il futuro, del passato che ci presenta, è questo presente.

Il presente delle città, il presente degli abbandoni e del degrado. Questo presente è il futuro di quel passato.

Anche questo presente avrà il suo futuro.

Un futuro che Owanto immagina attraverso dei cartelli stradali.

Cartelli stradali di "pericolo" in cui sono rappresentati, sia pur solo delineati nei contorni, donne, uomini e bambini.

Quasi che la vita stessa fosse un pericolo o, se preferite, in pericolo sia la vita stessa.

Yvette Berger, Owanto, nella sua arte espone le domande che l'Africa pone agli Esseri Umani.

Esseri Umani che trasformano la propria Madre attraverso le loro aspettative. Attraverso le loro necessità di specie consapevole in un mondo che le contiene, si trasforma attraverso la loro presenza e che, come dicono alcuni africani, "è un prestito che i nostri figli ci hanno dato".

Un prestito che ognuno di noi dovrebbe ripagare con gli interessi consegnando ai propri figli un mondo arricchito dalla presenza in questo presente.

Rimane il grande punto interrogativo di Owanto.

Owanto non dà delle risposte.

Owanto ha dei desideri e vorrebbe che quei desideri si dispiegassero in un mondo senza conflittualità.

Solo che i desideri di Owanto sono desideri generati dal conflitto della sua crescita in un mondo di conflitti che ha costruito l'incognita del presente su cui riflette.

Un mondo di conflitti che ha lasciato i suoi cadaveri sotto forma di periferie e che Owanto vorrebbe esorcizzare con i suoi desideri sopra i suoi cartelli stradali.

Su quei cartelli stradali Owanto vorrebbe delineare il futuro, il suo futuro, come trasformazione del suo desiderio. Ma la vita è conflitto e Owanto non è in grado di vedere il conflitto come oggettività nel quale sua figlia, i figli del presente, costruiscono il loro futuro mediante conflitto nel conflitto.

Così Owanto vede bambini felici con i genitori là dove l'AIDS distrugge la sessualità e la vita; bambini che corrono là dove vengono stuprati dai missionari; uomini e donne che si amano là dove il degrado disarticola le loro vite.

Il cristiano desidera un mondo diverso dal degrado che il presente manifesta; il Pagano Politeista dal degrado costruisce un futuro perché il degrado della terra è il degrado dell'Essere Umano.

Con Owanto l'Africa pone la domanda all'uomo: quale futuro vuoi per questa terra?

Con la sua arte Owanto gira la domanda agli Esseri Umani attendendo la loro risposta. Desiderando una risposta. Ma non è detto che la risposta sia quella che una "guerriera stanca" desidera in un mondo che non conosce la stanchezza nel danneggiare ogni futuro possibile.

Owanto gira la domanda che i guaritori del Gabon si pongono ingurgitando quantità di iboga fino a giungere ad uno stato di coma cerebrale aprendo le porte alla percezione di un mondo che non comprendono, ma che li lascia vuoti, pieni di una nostalgia del "avrebbe potuto essere....". In questo mondo di coma indotta, i loro desideri prendono la forma di spiriti evocati che chiudono le loro orecchie agli Dèi nel mondo in cui vivono. I loro desideri si fissano in spiriti che parlano al loro spirito per fissare il potere di quel desiderare come un baratro in cui far cadere ogni futuro possibile.

Il film sulla mostra di Owanto:

 

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E i vecchi raccontano storie di un passato glorioso, anziché elencare i loro errori che hanno condotto a questo presente.

I giovani si nutrono di "gloria dei loro padri" anziché attrezzarsi dei loro errori. Parlare di errori è un'umiliazione per il padre, ma rende forte il figlio nell'affrontare il suo futuro. La gloria rende orgoglioso il padre, ma priva il figlio della propria gloria in quanto il passato vissuto dal padre non è il presente del figlio.

In questo modo l'iboga imprigiona le persone imbrigliandole in un futuro immaginato dai bisogni del loro presente. In quella prigionia gli uomini e le donne non scorgono le emozioni degli oggetti del mondo preferendo le relazioni con i propri desideri.

Trovare la strada oltre il "leopardo sacro".

Oltre la nostalgia del "tempo perduto".

Le persone sono vecchie quando pensano che il mondo sia finito. Quando ricordano il "buon vecchio tempo antico". A questi vecchi il mondo, ogni continente, l'Africa, ricorda che c'è un peggio del presente che sta germinando e che proprio i vecchi, ricordando il buon tempo antico, alimentano nel presente dei ragazzi.

Marghera, 22 giugno 2009

 

English version: Yvette Berger Owanto at the 53rd Venice Biennale

 

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Claudio Simeoni

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