Al-lāt e i filosofi fondamentalisti contro rinascimentali
fase n. 10, azione 48

Capitolo 49 della seconda fase

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

Anubi era appena sparito dietro una porta fatta di tempo. La porta che non si chiuse, si socchiuse appena lasciando intravvedere la possibilità di potervi entrare.

Il concetto di nulla stava terrorizzando gli arbitri. Improvvisamente, Yahweh, Allahu Akbar, Fanes e Beppi di (o da) Lusiana furono consapevoli che il loro tempo, le loro possibilità di trasformazione, stavano scadendo. Esseri eterni. L'eternità per loro non era un concetto che definiva un tempo passato, ma stava ad indicare che il passato sarebbe stato senza fine in un futuro che riproduceva in eterno le condizioni del passato che avevano vissuto.

Crescevano, intanto, le voci sugli spalti che sembravano farsi sempre più vive fino a produrre urli ed invettive. Gli arbitri avevano guardato la partita di calcio, ma troppo presi da sé stessi, avevano guardato distrattamente senza vedere. Al loro guardare mancavano le condizioni dell'azione e le conseguenze dell'azione. Mancava la visione del divenuto dei filosofi e delle condizioni nelle quali i filosofi vivevano. Gli arbitri guardavano, ma non vedevano e il rumoreggiare sugli spalti stava ad indicare il disappunto di tutte le coscienze dell'universo per la loro noncuranza e superficialità.

Fu il ruggito di un leone a scuotere la loro perplessità.

Forte, deciso, portatore di una volontà che imponeva attenzione.

Se la luce del sole rendeva vivi i particolari dello stadio e degli spalti, la luce che apparve loro li lasciò annichiliti bloccando nella gola il loro respiro.

Fu Allahu Akbar che, sbarrando gli occhi, disse: "Tu, Al-lāt! Tu non avresti più dovuto esistere dopo la distruzione del tempio di Tā'if."

L'immensa luce si volse a guardare Allahu Akbar e dal tremore sembrava che sorridesse mentre l'eco di una voce armoniosa risuonò in orecchie e cervelli di chiunque, arbitri e spettatori sugli spalti, stava guardando.

"Sì! Il tempio che conteneva la grande pietra bianca a Tā'if fu fatto abbattere dai tuoi seguaci. La pietra fu rubata dai tuoi seguaci. I tuoi seguaci ne fecero un gradino del tuo tempio affinché i tuoi adepti potessero calpestarmi manifestando il loro disprezzo. Ma io sono Al-lāt, non sono una pietra. Io sono la luce emotiva che porta la vita nelle emozioni di ogni uomo e di ogni donna. Io non sto "in alto". Io non sono "ricca di clemenza e abbondante in misericordia" nei confronti di persone prostrate davanti a me. Io sono Al-lāt fiamme della vita. Sono emozione che trasforma materia in vita. Emozione che genera il desiderio. Puoi far calpestare il simbolo della mia presenza, ma non puoi toglierlo dal cuore di uomini e donne perché non sarebbero più uomini e donne, ma solo cadaveri di coscienze che tornano all'incoscienza. Se tu avessi guardato il cuore degli uomini, avresti visto i mille volti che il mio sguardo usa per risvegliare il Dio che potranno essere nel momento stesso in cui cessano di prostrarsi. Calpestando la bianca pietra che mi rappresentava, tutti i figli d'Arabia mi hanno sempre onorata e, nell'onorarmi, hanno alimentato la mia forza affinché la mantenessi viva per tutti i loro figli. Non c'è donna o uomo che abbia condotto dromedari, asini, auto o camion sulle strade d'Arabia che non mi abbia onorata. Io ero Allatu e Allatum prima che coloro, che definiscono sé stessi figli di Abramo, camminassero sulle strade di Babilonia cercando il padrone Yahweh davanti al quale sacrificare i loro figli per la sua gloria. Io sarò anche dopo che tu Allahu Akbar entrerai nel nulla dell'inconsapevolezza attraverso la porta che Anubi ha aperto per tutti voi."

L'arrivo di Al-lāt sconvolse gli arbitri. Quanti Dèi avevano osservato le azioni e loro stessi? Il loro possente sguardo coglieva l'infinito degli spalti, ma nemmeno loro, per quanto potenti, erano in grado di contare quanti li stavano guardando.

"Alla metafisica abbiamo assegnato l'indagine delle cause formali e finali. Attribuzione, questa, che, quanto alle prime, può sembrare futile e vuota, grazie alla comune e inveterata opinione secondo la quale la ricerca umana non è in grado di raggiungere le forme essenziali o vere differenze: da tale opinione riterremo questo, che la scoperta delle forme, se possibile, è fra tutte le parti del sapere la più degna d'indagine. Quanto alla sua possibilità, cattivi esploratori son quelli che giudicano non esservi terra là dove vedono solo mare. Ma è noto che Platone, con la sua teoria delle idee, elevata in spirito come su una roccia, dichiarò "che le forme erano il vero oggetto della conoscenza". Egli perdette però il vero frutto di questa opinione per il fatto di aver considerato le forme come assolutamente astratte dalla materia, e non limitate e determinate dalla materia stessa, dando così alla sua dottrina una inclinazione verso la teologia, di cui è infettata tutta la sua filosofia naturale. Ma chi guardi con occhio sempre vigile e severo l'azione, l'attività e la funzione del conoscere, potrà vedere e comprendere che cosa siano le forme; e questa scoperta è fruttuosa e importante per la condizione dell'uomo."

Francesco Bacone, Scritti filosofici, Sapere divino e umano, Utet, 2009, p. 228

Al-lāt osservò gli arbitri con uno sguardo intenso e iniziò il suo discorso riprendendo l'ultima frase di Bacone: " Ma chi guardi con occhio sempre vigile e severo l'azione, l'attività e la funzione del conoscere, potrà vedere e comprendere che cosa siano le forme; e questa scoperta è fruttuosa e importante per la condizione dell'uomo".

"Chi guarda con occhio sempre vigile" dice Al-lāt "può osservare che la forma è legata alla materia e che non esiste una forma priva di materia. La materia ha vari "gradi" di rappresentazione, come l'energia. Tuttavia, sia la materia che l'energia si presentano alla percezione soggettiva con tutte sé stesse e nella loro totalità. Sta al soggetto e alle sue categorie concettuali, a seconda del mondo in cui si colloca e dei sensi che usa, elaborare una descrizione dell'oggetto percepito. Percezione ed elaborazione, sono le attività del soggetto che abita il mondo, ma quando la percezione si stacca dall'elaborazione, l'elaborazione non agisce manipolando gli oggetti della percezione, ma agisce manipolando gli oggetti del desiderio e fantasticando su di essi. Il desiderio soggettivo ha la capacità di staccarsi dal reale vissuto e desiderare un diverso reale, all'interno di un'immagine fantastica, dove il suo desiderio viene soddisfatto. La realtà non ti permette di accedere ai piatti di "polenta e tocio", ma il tuo desiderio ne ha necessità e così, non potendo soddisfare il desiderio nella realtà, l'elaborazione soggettiva si stacca dalla percezione ed elabora un mondo e una situazione in cui il desiderio può soddisfarsi di "polenta e tocio". L'affamato sogna ciò che desidera. Ma ci sono affamati di onnipotenza che sognano mondi di potere e di dominio perché la loro necessità di dominare gli uomini viene frustrata dalla realtà nella quale vivono. Ed è il caso della teoria delle idee di Platone che, staccandosi dalla realtà, diventa esercizio di immaginazione. Platone legittima il suo esercizio di immaginazione con una visione teologica, ontologica, di una realtà immaginata nella quale si siede come signore e padrone. In questo modo i desideri psicologici di onnipotente conoscenza dell'uomo sono assegnati alla filosofia metafisica nella speranza che non possa esistere una diversa filosofia metafisica capace di smentire i dati teologici che vengono presentati come verità rivelate e, in quanto tali, assolute: " grazie alla comune e inveterata opinione secondo la quale la ricerca umana non è in grado di raggiungere le forme essenziali o vere differenze". Questo atto di fede nasconde la paura che qualcuno possa scoprire come queste "verità rivelate" siano in realtà una "menzogna rivelata"."

"Poi Al-lāt rivolgendosi ad Allahu Akbar: "Che senso avrebbe avuto, altrimenti, la distruzione del mio tempio a Tā'if se i tuoi seguaci avessero avuto una "verità" da opporre al mio esistere fra gli uomini?"."

"Dunque è necessario che Dio stesso, che è il proprio essere, sia la causa prima e diretta di qualsiasi essere. Perciò l 'operare di Dio sta all'essere delle cose come la mozione del corpo che muove sta al divenire e al moto delle cose che produce o muove. Ora, è impossibile che il divenire e il moto di codeste cose perdurino, se viene a cessare la mozione del movente. Dunque è impossibile che permanga l'essere delle cose, senza un'operazione da parte di Dio. Come l'opera dell'arte presuppone l'opera della natura, così l'opera della natura presuppone l'opera di Dio creatore: poiché la materia dei prodotti artificiali deriva dalla natura, e quella degli esseri naturali deriva per creazione da Dio. Ora, i prodotti dell'arte si conservano nell'essere per la virtù degli esseri naturali: una casa, p. es., si conserva per la solidità delle pietre. Perciò tutti gli esseri naturali non si conservano nell'essere che per la virtù di Dio."

Tommaso d'Aquino, Somma contro i gentili, Mondadori, 2009, p. 702

"Io sono una delle cause prima e diretta della vita" prosegue Al-lāt "e io sono in tutti i viventi perché tutti i viventi formano il mio corpo vasto come l'universo. Io perduro in un mondo che mi alimenta perché alimentando me alimenta sé stesso in un perenne divenire che abita una perenne trasformazione. Ciò che Tommaso d'Aquino dimentica è che quello che lui chiama Dio è una creazione degli uomini "moderni". Prima degli uomini "moderni" Dio non esisteva. Io, al contrario, ero prima degli uomini, prima che la prima coscienza dette origine alla Natura e sono parte indistinguibile da ogni vivente e dalla Natura stessa. Dio stesso, l'idea di Dio nelle "religioni rivelate", si conserva in virtù della sottomissione degli uomini all'idea di Dio. Gli uomini possono vivere senza il Dio delle "religioni rivelate", ma il potere che sottomette gli uomini non può consentire agli uomini di allontanare il Dio "delle religioni rivelate" perché, allontanando quel Dio, allontanerebbero la sottomissione che quel Dio impone agli uomini per il suo profitto."

"Ignorate forse, o fratelli, - parlo a persone che conoscono la legge - che la legge ha forza sull'uomo finché egli vive? Infatti, una donna maritata è legata per legge a suo marito finché egli vive, ma se il marito muore, essa è sciolta dalla legge che la legava al marito. Quindi sarà chiamata adultera se, vivendo il marito, si dona ad un altro uomo; ma se il marito muore, è sciolta dalla legge, per cui non è più adultera se si dona ad un altro uomo. Così anche voi, fratelli, mediante il corpo di Cristo siete già morti alla legge per essere di un altro, di Colui che resuscitò i morti, affinché noi fruttifichiamo per Dio. Difatti, quando eravamo ancora nella cane, le passioni dei peccati, provocate dalla legge, agivano nelle nostre membra, in modo che noi fruttificavamo per la morte. Ora invece siamo liberati dalla legge, essendo morti a ciò che ci teneva soggetti, affinché serviamo in uno spirito nuovo e non più nella vecchiezza della lettera."

Paolo di Tarso, Lettera ai Romani 7, 1-6

"Che cos'è la legge?" chiede Al-lāt rivolta agli arbitri e fissandoli intensamente uno ad uno "Per alcuni è l'imposizione di un obbligo ad altri, per altri è la liberazione da obblighi, per altri ancora è ricerca di equilibrio fra interessi e forze diverse. Che cos'è la "legge naturale" se non la presa d'atto dell'esistenza di condizioni oggettive all'interno delle quali il soggetto deve o può agire? Ma la "legge naturale" lo è per il soggetto che, nato alla presenza di quella "legge naturale," si è adattato ad essa anche quando vi si è opposto o quando ne ha riproposto i principi. Solo che la legge è naturale quando sfugge alla volontà dell'uomo, ma quando rientra nella volontà dell'uomo cessa di essere una legge naturale per essere solo espressione del desiderio umano. La "legge naturale" è la condizione. Per esempio: "la vita sulla Terra obbedisce alla legge del Sole". Il Sole è oggetto rispetto alla vita e questa è perché c'è il Sole e si sviluppa nelle condizioni volute dal Sole. La legge "voluta da Dio", da un Dio che ordina e comanda, è pura aberrazione. E' un'imposizione criminale di un soggetto immaginario che, affermato dagli interessi di individui specifici, vuole determinare la vita degli uomini costringendo gli uomini a pensarlo come dato oggettivo della loro esistenza. Il delirio ontologico pretende di sostituire le pulsioni di vita della specie a condizioni morali predefinite per piegare la specie ad interessi specifici. Il gioco di Paolo di Tarso è un gioco all'interno dell'aberrazione della legge che sottomette ed obbliga. "Siccome siamo obbligati a sottostare ad una legge aberrante, noi non modifichiamo la legge che opprime ed obbliga gli uomini, ma ci estraiamo dalla legge, non più obbligati alla legge mentre, la "marmaglia umana" che non si sottomette a Gesù deve continuare ad essere obbligata dalla legge!". In sostanza, secondo il modello di Paolo di Tarso, il cristiano cerca il privilegio per avere più potere, più denaro, più ricchezza, del non cristiano che, vivendo in povertà in quanto non è un seguace di Gesù, deve continuare a soffrire il peso della legge e dell'oppressione da parte dei seguaci di Gesù. All'interno di quest'ottica, Paolo di Tarso può uccidere le persone perché, in quanto seguace di Gesù, è libero dalla legge e la legge non lo può perseguire come assassino. Allo stesso modo, proprio per l'ideologia di Paolo di Tarso, la polizia di Stato può assassinare le persone perché non può essere perseguita perché sottratta alla legge. Lo Stato Monarchico e sovranista possono uccidere perché non sono sottoposti a nessun legge. Lo Stato assolutista, in quanto rappresentante di Dio in terra, non deve rispondere a nessuna legge e, dunque, può sterminare chiunque come il Dio dei cristiani che stermina l'umanità rimanendo impunito. Infatti, proprio perché ha sterminato l'umanità, i cristiani chiamano il loro Dio "buono"."

34. O voi, proprio voi che credete! ci sono troppi saccenti e troppi monaci che allargano le ganasce sui beni 'altrui (ma lo fanno a loro scorno!) e allontanano la gente dal sentiero del Dio. Profetizza castigo assai violento a coloro che ammassano oro e argento e non lo spendono nel sentiero del Dio.
35. Verrà certo il giorno in cui quei tesori saranno resi incandescenti nel fuoco del gahannam. I loro proprietari riceveranno le stigmate del marchio di fuoco in fronte, sui fianchi, sulla schiena: "Avevate ammassato tesori, nevvero? assaporate adunque la delizia di ciò che avete ammucchiato ".

Maometto, Corano, Sura IX Immunità o pentimento, versetto 34 e 35, Mondadori, 1980,p. 274

Al-lāt spostò lo sguardo su Allahu Akbar e, fissandolo, disse "Ci sono forse dei motivi diversi per diventare un tuo seguace se non quello di poter accumulare ricchezze depredando altri uomini delle loro o della loro vita? Maometto, quando ha elaborato quel "vangelo perduto" che ciamò "Corano" si è dimenticato di elencare quali fossero gli interessi dell'uomo per diventare un tuo seguace. Proprio perché se ne è dimenticato, gli uomini hanno fatto da soli e in tuo nome hanno aggredito, saccheggiato, rubato accumulando ricchezze che poi, alla fine, sono andate perdute perché altri uomini si sono preoccupati di derubarli. L'unica cosa che sanno fare i tuoi seguaci, e quelli di Yahweh sono anche peggiori, è contendersi il controllo degli uomini. Accumulare ricchezze è un mezzo per farlo e se gli uomini non accumulassero ricchezze materiali mediante la violenza, tu non avresti seguaci perché non avresti nulla da offrire agli uomini. Puoi minacciare gli uomini, quanto vuoi, con i marchi di fuoco, continueranno ad accumulare ricchezze per controllare altri uomini ridotti in schiavitù. Tu vuoi imporre l'idea della beatitudine per uomini che si accontentano delle briciole del padrone, ma questo è il solo modo che ti permette di esistere giustificando una miseria sociale e morale che alimenta la ricchezza di pochi uomini sottomettendo la moltitudine umana."

Furibondo Allahu Akbar si alzò in piedi di scatto e colmo d'ira urlò verso Al-lāt: "Ma chi sei tu per parlarmi così e affrontare la mia ira?"

"Io sono la vita che si dispiega dentro ad ogni vivente che grazie a me può formare la sua coscienza e divenire nell'eternità seguendo i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue aspirazioni perché il desiderio è vita e potere degli Esseri nati nella Natura. Tu hai rubacchiato una parte di questa vita e la vita che hai rubato ha costruito l'immagine di Allahu Akbar, ma non sapeva che per farlo uccideva sé stessa. La vita che nacque da me ha sacrificato sé stessa e le proprie consapevolezze in un olocausto che ha consentito il tuo venir in essere. Come per Yahweh. Questo è il motivo per cui né io, né nessun altro Dio che è venuto o che verrà, vi temerà mai. Ognuno di noi Dèi è un frammento di vita degli Esseri Umani. La vita che voi rapinate per poter continuare ad esistere, ma senza la vita, che noi Dèi siamo, da rapinare, voi non esistereste. In fondo, siete solo un sottoprodotto emotivo del fallimento esistenziale umano."

Allahu Akbar, si risedette attorno al fuoco scuotendo la testa attraversata da dubbi e da domande che non avrebbero mai ricevuto delle risposte.

"In realtà mi sembra che anche ciò sia bello, se uno sia in grado di educare uomini, come sono in grado di farlo Gorgia di Leontini, Prodico di Ceo e Ippia di Elide. Infatti, ciascuno di costoro, o cittadini, è in grado, andando in ciascuna delle città, di persuadere i giovani - ai quali sarebbe pur possibile frequentare gratuitamente chi vogliono dei concittadini -, ad abbandonare la compagnia di quelli e a stare invece con loro, dando loro denari, e per giunta ad avere gratitudine nei loro confronti. Anzi, c'è un altro sapiente di Paro di cui ho saputo che è venuto a abitare qui. Infatti, mi è capitato di incontrarmi con un uomo che ha profuso denaro ai sofisti più di tutti gli altri messi insieme, Callia figlio di Ipponico. E a quest'uomo che è padre di due figli, ho domandato: O Callia, se questi tuoi figli fossero due puledri o due vitelli, dovremmo prendere e pagare uno che si curasse di loro e che si impegnasse a farli diventare belli e buoni in quella virtù specifica che conviene loro e costui sarebbe un competente di cavalli o un agricoltore. Ora, dal momento che i tuoi figli sono uomini, chi hai in mente di prendere che si curi di loro due? Chi è che ha conoscenza della virtù di questo tipo, ossia della virtù dell'uomo e del cittadino? Io ritengo che tu abbia ben riflettuto su questo, per il motivo che hai figli. C'è qualcuno - dissi - che ha tale conoscenza, oppure non c'è? Certamente, mi rispose. E chi è - gli chiesi io - e di dov'è e a che prezzo insegna? è Eveno - mi rispose -, o Socrate, è di Paro e vuole cinque mine. Ed io considerai come fortunato Eveno, se possiede veramente tale arte e se la insegna ad un prezzo così modico. Anch'io, ad ogni modo, me ne farei vanto e ne sarei orgoglioso se avessi conoscenza di queste cose. Ma io di tali cose non ho proprio conoscenza, o cittadini di Atene!"

Platone, Tutti gli scritti, Apologia di Socrate, Bompiani, 2014, p. 26

" In realtà mi sembra che anche ciò sia bello, se uno sia in grado di educare uomini, come sono in grado di farlo Yahweh e Allahu Akbar." Ricomincia parafrasando Al-lāt "Gli uomini allevati come i contadini allevano il bestiame, costringendoli ed obbligandoli. Distribuendo dolore e sofferenza affinché il bestiame obbedisca agli ordini. Un bestiame umano impaurito dalla frusta e dai rimproveri urlati. Un competente di cavalli, buoi, pecore e bambini. Tutti loro hanno Al-lāt dentro di loro, tutti loro si emozionano davanti alla vita, ma non sono le emozioni che ti interessano, ma quella che tu chiami "educazione" che significa ottenere obbedienza. Eveno sa che quell'arte non esiste, ma portando i giovani alla compartecipazione sociale e alimentando la loro sensibilità riguardo le cose del mondo li allontana da una visione ontologica di un'esistenza virtuale separata dalla vita. Cosa chiede un padre per i suoi figli? Chiede che si fornisca loro i migliori strumenti per affrontare le condizioni del mondo. Cosa offre Socrate? Saggezza che è sottomissione passiva al volere del Dio, dello Stato, del padre. Che altro può offrire Platone se non tecniche per ottenere l'obbedienza e la selezione della specie mediante un'eugenetica pensata per funzionare a favore dello Stato e contro i bisogni e i desideri degli uomini? Io sono Al-lāt e sono in ogni Essere, nessuna educazione può avvenire per le persone se le persone non vengono istruite su come veicolare nel mondo le loro emozioni e proteggere il proprio corpo che si emoziona e che abita il mondo. Io sono Al-lāt, la vita e ogni educazione costruisca uomini e donne capaci di veicolare le loro emozioni nelle emozioni del mondo non uomini e donne paurose e timorose. Il resto è solo retorica. Come ogni retorica, si presenta in scena con una premessa piena di aspettative enfatiche per uscire, subito dopo, piena di vergogna e in punta di piedi."

"In realtà, FILONE, continuò, questo sembra certo: benché un uomo, esagerando in arguzia, dopo una meditazione intensa sulle molte contraddizioni e imperfezioni della ragione umana, possa spogliarsi interamente di ogni credenza e opinione, tuttavia gli è impossibile perseverare in questo scetticismo totale o tradurlo nel suo comportamento, sia pure per poche ore. Gli oggetti esterni lo premono, le passioni lo spingono. La sua malinconia filosofica scompare e anche influenzando al massimo il suo carattere, non potrà, neanche per un momento, mantenere una modesta parvenza di scetticismo. E per quale ragione dovrà farsi tale violenza? E' questo un problema sul quale gli sarà sempre impossibile darsi una risposta coerente con i propri principi scettici. Insomma, niente potrebbe essere più ridicolo dei principi degli antichi PIRRONIANI, se realmente, come si pretende, essi cercarono di portare ovunque quello scetticismo imparato dai discorsi delle loro scuole, ove invece avrebbero dovuto tenerlo confinato."

David Hume, Dialoghi sulla religione naturale, BUR, 2013, p. 129

"La verità assoluta, l'assoluta certezza dell'immaginato, avvolge l'uomo come una calda coperta di lana in una fredda notte d'inverno." Continua Al-lāt "L'immaginazione produce latte e miele che addolciscono la realtà vissuta dall'uomo. Una realtà dalla quale l'uomo tende a fuggire perché, cambiarla, modificarla, affrontarla per adattarsi, comporta fatica, sforzo, decisione, volontà. E' più facile soffocare la realtà. Nasconderla, non vederla, e sostituire il mondo reale con un mondo immaginario in cui tutte le condizioni che agiscono nel mondo sono note. La verità della fede nell'immaginario è il velo che nasconde le condizioni reali entro le quali l'uomo vive. Hume non comprende Pirrone. Pirrone è nascosto nella realtà che affronta svelandola giorno dopo giorno; Hume vive di verità assolute in una realtà immaginata. Pirrone conosceva la realtà non in quanto rappresentazione, ma come oggettività nella quale esistere. Non anteponeva la rappresentazione immaginaria di una verità desiderata ai meccanismi della realtà quotidiana abitata dal suo corpo. Questo richiede uno sforzo quando gli uomini sono costretti, fin dall'infanzia, ad immaginare un mondo fantastico nel quale loro, miseri esseri nella loro quotidianità, cavalcano su bianchi cavalli circondati da servitori umili e devoti ai loro ordini. Dura è la realtà di chi porta mattoni per costruire un futuro quando la realtà nella quale vive è impregnata di uomini che agiscono per trasformarlo in servo o schiavo. Dura è costruire un bosco piantando alberi quando attorno hai uomini che si dilettano di motosega. Una realtà fatta di parassiti che, anziché raccogliere, loro stessi, mattoni per costruire il futuro, preferiscono dire, a chi li raccoglie dopo averli costruiti, dove metterli, cosa farne, dove portarli perché loro, in una verità più o meno strisciante dentro alle loro condizioni psichiche, si sentono inadeguati e vorrebbero dominare i costruttori. Il mondo è pieno di Pirroni che costruiscono il futuro col loro scetticismo togliendo veli di illusione alla realtà nella quale gli uomini vivono e, purtroppo, il mondo è pieno di Filone di Alessandria che velano la realtà affinché gli uomini siano costretti a vivere in perenni illusioni capaci solo di consumare la loro vita."

"Fino a questo punto, nella allucinazione, non è propriamente colpita la capacità intellettiva, quanto meno non è necessario che lo sia; infatti 1'errore si annida propriamente soltanto nei concetti, mentre i giudizi, una volta che si sia voluta accettare come vera la sensazione sbagliata, possono essere, di per sé, giustissimi e perfino insolitamente ragionevoli. Uno squilibrio dell'intelletto, per contro, consiste in questo: che da esperienze in tutto e per tutto esatte si giudica in un modo del tutto sbagliato. Il vaneggiamento è il primo grado di questa malattia, che nei successivi giudizi d'esperienza opera in senso contrario alla comune regola dell'intelletto. Il vaneggiante vede o si ricorda di oggetti con la stessa esattezza di qualunque sano, solo che spiega di solito il comportamento di altri uomini in base ad una vana presunzione di sé, e crede di potervi leggere chi sa quali preoccupanti intenzioni che a quelli non sono mai venute in mente."

Immanuel Kant, Saggio sulle malattie della mente, Ibis, 2009, p. 57

"Il vaneggiare colpisce il giudizio, dice Kant" Continua Al-lāt "Ma il vaneggiare ha dei contenuti. Il vaneggiamento non è un atto in sé, ma è una costruzione immaginaria che il soggetto fa della realtà in cui vive. L'allucinazione ha contenuti che si presentano alla coscienza del soggetto e che il soggetto ritiene reali, oggettivi, e non proiezioni del proprio desiderio. Il vaneggiamento, l'allucinazione, l'illusione sono deformazioni dell'intelletto perché l'intelletto del vaneggiante si piega alla realtà allucinatoria o illusoria che egli presenta a sé stesso come realtà oggettiva. Quando Carneade predicava lo scetticismo non lo predicava in quanto lo scetticismo è una verità da imporre, ma lo predicava come metodo da usare nell'analizzare la realtà fenomenologica nella quale gli individui vivono. Praticare lo scetticismo nei confronti dell'allucinazione o dell'illusione permette di preservare la capacità di giudizio dall'influenza dell'allucinazione o dell'illusione. Tutti gli uomini, tendenzialmente, vaneggiano. Vaneggiano seguendo gli input dell'infanzia che, quando si scontrano con i dati di realtà, anziché modificarsi in base all'esperienza, mettono in atto azioni difensive che si traducono in credenze, atti di fede, vaneggiamenti, illusioni, allucinazioni e, spesso, sfociano in forme di malattia mentale in cui il soggetto si separa definitivamente dalla realtà fattuale. Ovviamente il vivere del soggetto all'interno di una realtà virtuale risponde agli stessi meccanismi logico-intellettivi che avrebbe usato se fosse vissuto nella realtà fenomenologica quotidiana. Sottile è il confine fra l'usare gli occhi e la percezione per osservare il mondo in cui viviamo e usare gli occhi e la percezione per abitare le allucinazioni e le illusioni che abbiamo costruito per fuggire dalla realtà."

Al-lāt tacque. Agli arbitri aveva detto quanto c'era da dire di quello scontro di calcio.

Poi riprese dicendo: "Guardatevi attorno. Cos'è il reale?"

I confini del campo di calcio iniziano a farsi liquidi, tutto tremula e il definito si stava dissolvendo.

I giocatori in campo apparivano ammutoliti. Erano consapevoli che il loro tempo stava finendo. Il piccolo fuoco che gli arbitri avevano acceso al centro del campo si stava spegnendo e la legna, per alimentarlo era quasi alla fine.

Il tempo e le trasformazioni stavano per finire anche per gli arbitri e Al-lāt alzando la testa disse: "Gli Dèi nascono e si trasformano. Qualcuno può morire e cessare di essere un Dio. Voi, dov'è la vostra origine? Qual è il vostro intento? Dall'origine e dall'intento c'è l'oggi e c'è il domani, ma soprattutto c'è lo spazio fra l'oggi e il domani che chiede di essere vissuto. Per voi il cammino dell'Ade non è il cammino verso una trasformazione. Per alcuni di voi è solo il cammino verso l'oblio. Una terra di nebbie dove le forme sono confuse e nulla modifica sé stesso perché il sé stesso da modificare è perso in sé stesso. Un eterno presente di una rappresentazione immaginata che muore consumando sé stessa nella memoria di uomini che per vivere dismettono l'inutile ridondante dei loro fardelli esistenziali."

"Io vi aspetto nella luce che voi chiamate oscurità, là dove le emozioni brillano e la ragione è smarrita. Peckols sta fremendo per venire da voi. Ve lo ricordate?" E nel dirlo Al-lāt fissò Yahweh continuando "Furono massacrati dai teutoni di Hermann von Salza, ma gli Dèi sono oggetti e soggetti del mondo. Massacra gli uomini che descrivono quel Dio e quel Dio rientra fra gli uomini sotto una diversa forma perché voi" e nel dirlo guardò Yahweh e Allahu Akbar "potete far uccidere gli uomini che non alimentano la vostra realtà mediante la loro immaginazione, ma gli Dèi sono oggetti reali, parte degli uomini e del mondo in cui gli uomini vivono. Gli Dèi sono parte indistinguibile dagli uomini e gli uomini sono parte indistinguibile degli Dèi. Dunque, voi potete far uccidere la forma, la rappresentazione, ma non la realtà del Dio, quel Dio che, abitando l'uomo, l'uomo manifesta nelle sue azioni e nelle sue intenzioni."

Al-lāt ebbe un attimo di esitazione prima di dire: "Ricordate la pietra bianca di Tā'if. Ogni volta che un piede si poggia per calpestarmi è una supplica affinché io possa alimentare il futuro di quel piede."

Ora tremano i confini del campo di gioco e di lì a poco si dissolverà e tutti i filosofi fluttueranno nell'immaginario degli uomini con le loro affermazioni, con le loro verità. Verità più immaginate che analizzate. Verità che chiedono di essere interpretate e analizzate nelle conseguenze che comportano.

 

Continua...

Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 19 marzo 2022

 

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Ultima formattazione 26 gennaio 2022

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