Il sogno di Allah
nella Partita Mondiale di Calcio della Filosofia

di Claudio Simeoni

Partita di calcio mondiale della filosofia

 

Sto riflettendo a lungo sul "Sogno di Allah" che diventa Allah Akbar come arbitro della Partita Mondiale di calcio della Filosofia. Per noi, o almeno per me, sembra scontato dire che Allah e Yahweh sono la tessa cosa rappresentati in maniera diversa a seconda degli interessi di gruppi di persone. In effetti, l'elemento fondamentale che li accumuna è quell'idea assolutista secondo cui, entrambi, affermano: "Il mondo è mio e io ne faccio quello che voglio e se tu non ti sottometti, io ti ammazzo!"

Questo elemento ideologico accomuna Yahweh con Allah rendendoli uguali nella sostanza e diversi nelle rappresentazioni formali definite dalle diverse realtà religiose.

Mentre non ho dubbi sulla nascita dell'idea di Yahweh, che avviene nella testa di persone che pensavano sé stesse come "schiavi" a Babilonia e che desideravano essere i padroni del mondo riversando questa pulsione sull'immagine di Yahweh che prendeva forma nella loro testa, più complessa è la nascita della forma di Allah che ha sì componenti di Yahweh ma comprende forme di pensiero di un dibattito religioso che a prima vista appare perduto.

Questo mi ha messo un po' in difficoltà.

Si tratta di pensare al territorio siriano fra il 200 e il 600 d. c. Uno spazio in cui si muovono greci, egiziani, stoici, neoplatonici, cristiani, cinici, zoroastriani, persiani ecc. Tutti con decine di variabili, correnti e interpretazioni religiose diverse infarcite di magismo, miracolistica, e con le loro visioni indotte da intossicazioni di oppio e varie droghe. Deliri che si affacciano nelle loro teste e raccontati da uomini che dicono che cosa il Dio ha detto loro nominandoli profeti di un nuovo futuro.

In tutto questo, c'è un contesto di Pagani che hanno dimenticato la realtà degli Dèi e che piegano l'interpretazione del loro divino alle aggressioni di ebrei, cristiani, gnostici che sbandierano un "Dio cazzuto", padrone della vita, di cui si ergono a paladini e, per conseguenza, padroni della vita essi stessi pretendendo di sottomettere gli ultimi "adoratori di antichi Dèi".

E' indubbio che le persone, che "adoravano" gli antichi Dèi, suscitano sentimenti di compassione mentre affrontano, quasi impotenti, questo tsunami assolutista pronto a tagliare loro la testa se non si fossero inginocchiati davanti al Dio padrone che in tante forme si stava presentando loro.

In questo coacervo di teologia e di filosofia metafisica prende forma Allah. Da qualche parte dovrò iniziare a dire "Da questo momento prede forma il senso di Allah". So benissimo che esiste un infinito altro, ma io scrivo una storia con le mie visioni e con la cultura che dispongo. Devo raccogliere un filo e l'inizio non è quello del filo, ma del momento in cui lo raccolgo.

Il filo della storia della nascita dell'idea di Allah lo raccolgo nella città di Apamea, alcuni secoli prima che Maometto giungesse in Siria. Fu là che Giamblico visse portando idee dopo scontri e dibattiti con Porfirio sulle idee di Plotino. E' là che Giamblico fonda il Pitagorismo.

Cosa dice, che a me interessa, wikipedia (l'enciclopedia degli sciocchi) di Apamea?

" All'inizio del IV secolo, Apamea fu uno dei maggiori centri culturali dell'Oriente, anche per merito di Giamblico che vi diresse la scuola neoplatonica. Tra il 384 e il 388 il prefetto Materno Cinegio distrusse molti templi pagani tra cui anche la sede dell'oracolo di Zeus Belos. Dopo la divisione dell'impero, Apamea divenne capoluogo della provincia Syria Secunda e conobbe nel corso del V secolo un notevole sviluppo, ma poi, come tutte le città della Siria del nord, dovette subire vari assalti da parte dei Persiani e, nel corso del VI secolo, fu colpita da due gravi terremoti e fu ricostruita da Giustiniano."

Inizio da qui a dipingere le visioni dalle quali scaturisce la forma di Allah. Una forma che nasce come feto in germinazione da un contesto che la genera un po' alla volta mettendo insieme diverse esigenze degli uomini finché, dalla quantità di esigenze che confluiscono in quella forma, emerge la qualità: Allah.

E da qui Allah inizia a sognare la propria onnipotenza.

Tanto per citare qualcuno che partecipò alla violenza (violenza in senso di contrapposizione di dibattito metafisico) ci furono i Mandei che col loro "libro sacro" di Ginza (Ginza di destra e Ginza di sinistra col Libro di Giovanni) si contrapponevano ad ebrei e cristiani proclamando Giovanni Battista come profeta mandeo. Poi vanno citati i manichei. Il movimento, fondato da Mani attorno al 240 d. c. si ispirava su un dualismo radicale, una chiesa radicale, profetica, attraverso una "reinterpretazione" di messaggi di Buddha, Zarathustra e Gesù. Costoro avrebbero praticato tutti una verità, ognuno per una zona del mondo mentre, lui, Mani, si faceva profeta universale del messaggio di Dio. I Mandei dalla valle del Giordano si espandono verso est e la stessa cosa fanno i Manichei finché, dopo alcuni successi, seguiti da persecuzione, il manicheismo si rivolse verso occidente. L'idea generale è quella di un Adamo ed Eva mantenuti nell'ignoranza che li fa vivere come un selvaggi e vengono portati alla conoscenza dal messaggero divino chiamato prima Ohrmizd detto il "Gesù trascendente" Dio del nous. Costui risveglia Adamo che, acquistando "coscienza di sé", diventa un resuscitato.

Nessuno conosce cosa avvenne davvero a Bosra quando i cristiani litigavano per imporre i loro specifici dogmi di fede contro altri cristiani che, a loro volta, volevano imporre i loro dogmi di fede.

Eppure, fu in quelle discussioni, dove spesso i bastoni apparivano nelle mani per calarsi sulla testa dell'avversario, che dalle loro teste uscirono fumi di deliri immaginati che iniziarono a dare forma al corpo di Allah Akbar.

Qual era l'oggetto di quelle discussioni teologiche?

Come diventare i padroni del mondo, imponendo una forma di Dio che dominasse l'uomo con la quale identificarsi affermando di fare la sua volontà.

In quelle discussioni, qualcuno vinceva e qualcuno perdeva. Tuttavia, alcuni fantasmi prendevano forma. Alcuni di quei fantasmi sopravvivevano, altri morivano.

Per quei fantasmi, nati in quelle discussioni, era necessario "trovare la via" in modo da rendere sostanziale quel fumo dell'immaginazione che li aveva prodotti sommando altra immaginazione alimentata dal desiderio di uomini che facevano di quei fantasmi il fine della loro esistenza.

Quando nel 582 d. c. la carovana proveniente da La Mecca giunse a Bosra, il fantasma di Allah si muoveva irrequieto nella testa del monaco cristiano Bahira mentre il desiderio di sesso si muoveva vorticoso dentro un dodicenne che accompagnava lo zio nel suo viaggio.

Fu Bahira che chiarì al dodicenne che, secondo il suo modo di pensare, il potere di dominio sull'uomo è un'attività sessuale e che l'attività sessuale si deve esplicare dominando l'oggetto col quale soddisfare il piacere sessuale. Il dominio è sesso; col sesso si esercita il dominio.

Bahira era stanco. In troppi dibattiti era stato sconfitto e troppe volte il fantasma dell'onnipotenza, che abitava la sua immaginazione, era stato umiliato da chi, meglio di Bahira, sapeva esporre principi ai quali Bahira non sapeva contrapporre una diversa visione del mondo. Bahira ora poteva "insegnare" a questo dodicenne la propria visione del mondo e della vita. Il fantasma che abitava nella sua testa assaporò l'energia emotiva del dodicenne. Un dodicenne che si eccitava all'idea di possedere l'oggetto che gli avrebbe permesso di soddisfare il suo bisogno sessuale.

Cosa trasmetteva Bahira a quel giovane?

"O Asclepio, ogni anima umana è immortale", ma non lo sono allo stesso modo, bensì si differenziano tra loro secondo i modi e i tempi".
"Ma allora, Trismegisto, non è vero che tutte le anime sono della qualità?".
Come hai fatto in fretta, Asclepio, ad abbandonare il vero corso ragionamento! Non ho detto, infatti, che tutto è Uno e che l'Uno è tutto, in quanto tutte le cose erano nel Creatore, prima che le creasse tutte? E non a torto è stato chiamato "Tutto" esso stesso, in quanto tutte le cose sono membra sue! Abbi dunque cura, in tutta questa discussione, di ricordarti di colui che, pur essendo Uno, è tutte le cose, o che esso stesso è creatore di tutte le cose.

Gerarchia e continuità nel mondo

Dal cielo tutto discende sulla terra, nell' acqua e nell' aria; soltanto dal fuoco quello che procede dal basso verso l'alto è vivificante, mentre quello che tende verso il basso gli è subordinato. Ma, per il resto, tutto quello che discende dall' alto genera, mentre ciò che esala dal basso verso l'alto nutre. Soltanto la terra, che rimane immobile su se stessa, è il ricettacolo di tutte le cose, rende poi alla luce tutti i generi che ha ricevuto. Questo dunque, come ricordi, è il Tutto, cui tutte le cose appartengono, e che è tutte le cose. L'anima e il cosmo, compresi dalla natura, sono posti in movimento da essa, così varia nella multiforme qualità di tutte le immagini, cosicché si riconoscono infinite specie grazie alla distinzione delle qualità, e tuttavia sono anche unite, affinché il Tutto sia l'Uno, e appaia chiaro che dall'Uno derivano tutte le cose. Dunque, gli elementi grazie ai quali è stato formato l'intero cosmo sono quattro: fuoco, acqua, terra, aria; il cosmo è uno, l'anima è una, e anche Dio è Uno.
Ora prestami attenzione con tutto te stesso, con tutte le tue capacità mentali, con tutta la finezza della tua intelligenza. Infatti, la dottrina relativa alla divinità va appresa con un'attenta applicazione dell'intelletto - applicazione che è divina essa stessa -, poiché è simile a un impetuoso corso d'acqua che si precipita da monte a valle con un corso torrenziale: ne deriva che, con la sua straordinaria rapidità oltrepassa la nostra attenzione, non solo quando ascoltiamo, ma anche quando parliamo.

Continuità della vita del Tutto

Il cielo, dunque, dio percepibile attraverso i sensi, è il regolatore di tutti i corpi, i cui accrescimenti e le cui diminuzioni sono stati affidati in sorte al sole e alla luna. A sua volta, il governatore del cielo, dell'anima stessa e di tutti gli esseri che si trovano nel mondo è Colui che ne è anche il creatore: Dio. In effetti, da tutti gli esseri suddetti, dei quali tutti Dio è parimenti governatore, procede un influsso attraverso il cosmo e attraverso l'anima di tutti i generi e di tutti gli individui, attraverso la natura. Ora, il cosmo è stato preparato da Dio come ricettacolo degli individui di tutte le forme, e la natura, imprimendo le forme nel cosmo attraverso i quattro elementi, conduce tutti gli esseri fino al cielo, perché possano piacere agli sguardi di Dio.
Tutte le cose, dipendendo dall'alto, si suddividono in forme sensibili, nel modo che sto per dire. Gli individui di ciascun genere seguono la forma del loro genere, in modo tale che il genere sia il tutto e gli individui siano parti del genere. Dunque, il genere degli Dèi produrrà, da se stesso, i singoli Dèi. Il genere dei dèmoni, e così quello degli uomini, e similmente quello dei volatili e di tutti gli esseri che il mondo ha in sé, genera individui simili a sé. Esiste anche un altro genere di viventi, un genere che è, sì, privo di anima, e tuttavia non privo di sensi, cosicché gode dei benefici ed è diminuito e danneggiato dalle avversità: intendo dire il genere di tutti gli esseri che sulla terra vivono grazie alla buona condizione delle radici e dei tronchi gli individui di questo genere di esseri sono sparsi per tutta la terra. Il cielo, poi, è pieno di Dio. I suddetti generi occupano tutti gli spazi fino ai luoghi di quel genere i cui individui sono tutti immortali. L'individuo, infatti, è parte del suo genere, come un uomo è parte dell'umanità, e necessariamente si attiene alla qualità del suo genere. Ne consegue che, sebbene tutti i generi siano immortali, gli individui non sono tutti immortali. Infatti, nel caso del genere "divinità", sia esso stesso sia i suoi individui sono immortali. Quanto, invece, ai generi degli altri esseri, l'eternità è propria del genere, mentre negli individui va perduta, e tuttavia viene conservata grazie alla fecondità che assicura le nascite, e perciò gli individui sono mortali, i generi non lo sono, sicché ad esempio l'uomo è mortale, l'umanità immortale.

Tratto da Asclepio del Corpus Hermeticum, editore Bompiani, 2006, Pag.517-521

"conquistare gli uomini; sottomettere gli uomini; usare sessualmente gli uomini affinché si facciano femmina davanti all'inviato del Tutto, di Dio. Costringere gli uomini ad abbandonare gli Antichi culti che non aiutano a legittimare la sottomissione dell'uomo. Dio, il tutto, prepara gli uomini all'eternità ed io sono la fine dei profeti che portano l'umanità all'eternità. Un'umanità che si fa femmina davanti a me in quanto rappresentante di Dio." Erano i pensieri che affollavano la mente di Maometto e riempivano i suoi viaggi che dalla Mecca lo portavano alla Siria e, poi, ancora più a nord.

Fu così che il fantasma di Allah abbandonò la testa di Bahira e divenne sostanza alimentandosi dal desiderio sessuale di questo dodicenne che seguendo la carovana tornò a La Mecca. Poi, da La Mecca tornò da Bahira più e più volte alla ricerca dell'illuminazione immaginando sé stesso il "sigillo dei profeti" (come Mani).

Non fu certo il primo viaggio che Maometto fece verso la Siria. Bahira continuò ad alimentare la sua illusione che si cibava del desiderio sessuale di un giovane che, troppo schivo per corteggiare ragazze considerandole uguali a lui, preferiva il desiderio di possesso. E il desiderio di possesso e di dominio alimentava Allah che di quel desiderio di possesso e di dominio si cibava e ne godeva.

Quando Khadija bint Khuwaylid decise di prendere Maometto come marito, lo fece da "padrona" e Allah tremò al pensiero che il desiderio di dominio di Maometto potesse spegnersi. Ma nel 619 Khadija bint Khuwaylid, dopo aver dato delle figlie a Maometto, morì. Allah tira un sospiro di sollievo, ora Maometto può scatenare il desiderio di possesso e veicolarlo col possesso sessuale del più debole.

Il sogno di Allah si avvera. Ora egli è il Dio degli eserciti arabi e gli arabi alimenteranno il suo desiderio di onnipotenza sacrificando i figli e ogni prossimo parente per la gloria di Allah.

Ciò che in Bahira si era formato come prodotto della sua illusione, del suo desiderio di dominio in contrapposizione ai desideri di dominio di ogni altro dogma di sette o di religioni che stavano attraversando da nord a sud il mondo arabo, in Maometto diventava realtà armata che attraverso Medina e La Mecca distrusse gli antichi Dèi dell'Arabia per legittimare il proprio delirio di assolutismo.

Il sogno di Allah si era realizzato, Qualcuno lo pensava come il Dio assoluto ed era disposto ad uccidere chiunque per legittimare la sua pretesa di onnipotenza sull'uomo. Ora poteva rivaleggiare col Dio padrone di cristiani e il Dio padrone degli ebrei, ma prima era necessario spazzare via gli Dèi degli antichi. Dimostrare di essere il più forte, uccidendo e sterminando affinché gli antichi Dèi fossero relegati nell'oblio della storia umana.

Eppure, quell'operaio gli aveva puntato il dito contro, facendo crollare la sua onnipotenza, costringendolo ad arbitrare uno scontro di cui lui, Allah, non conosceva né fini, né contenuti.

Marghera, 29 dicembre 2022

 

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