Là nel tumulto sibilano spade e lance mentre Atena affronta il possente Ares. Paride incocca la freccia per colpire Achille che nella polvere trascina Ettore.
Vedete? Trump avanza potente con i suoi dazi, Von der Leyen balbetta incerta, Mark Carney ostacola l'avanzata di Trump mentre Macron e Starmer si nascondono per non essere coinvolti. Verso Trump si dirige Xi Jinping. E' la nuova "Guerra di Troia".
Maggio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
11 maggio 2025
La scelta del nome, Leone XIV, non è stata fatta a caso. Indica una sorta di continuità, come più volte sottolineato, con la sanguinaria politica di devastazione sociale messa in atto da Leone XIII. Una politica sociale che fu premessa del fascismo e di tutte le conseguenze che la supremazia della razza avrebbe comportato.
D'altro canto, non è una coincidenza storica che l'elezione di Prevost avvenga in presenza di Trump che fa dello schiavismo ampia manifestazione giungendo, per poter deportare le persone, a voler abrogare l'Habeas corpus affinché gli schiavi che deporta non possano rivendicare nessun diritto o rispetto della loro persona.
Walter Peruzzi nel suo "Cattolicesimo reale" cita ampiamente l'enciclica di Leone XIII e sottolinea i sotterfugi retorici attraverso i quali riafferma la schiavitù fingendo di condannare la schiavitù e proteggendo, innanzitutto, gli schiavisti, i padroni di schiavi, che sono padroni per volontà di Dio.
Leone XIII affermando che lo schiavo è schiavo perché ha peccato, di fatto legittima la schiavitù come volere di Dio esattamente come Platone legittimava la violenza e l'emarginazione della donna affermando che la donna era la reincarnazione di un uomo malvagio che, reincarnandosi come donna, doveva essere punito ed emarginato.
Scrive Walter Peruzzi:
Leone XIII fa il punto
Un bilancio della posizione cattolica verso la schiavitù fece infine Leone XIII nell'enciclica del 1888 In plurimis (A9), occasionata da una decisione del governo brasiliano. Ecco ampi stralci del testo, che abbiamo ritenuto utile citare estesamente:
Dall'Enciclica In Plurimis di Leone XIII del 1888
d) (4.3a) in omaggio a questo faustissimo evento [il cinquantenario di sacerdozio del papa] sono stati restituiti a libertà [in Brasile] molti di coloro che nei vastissimi territori di codesto impero gemono sotto il giogo della schiavitù... Ora, fra tante miserie, è da deplorare duramente la schiavitù a cui da molti secoli è sottoposta una parte non esigua della famiglia umana, riversa nello squallore e nella lordura, contrariamente a quanto in principio era stato stabilito da Dio e dalla Natura...
La schiavitù frutto del peccato
Secondo Sant'Agostino... "la condizione servile s'intenda giustamente imposta al peccatore. Infatti in nessun luogo delle Scritture leggiamo la parola servo, prima che con essa il giusto Noè punisse il peccato del figlio. Pertanto la colpa e non la natura meritò tal nome" (Gen 1,25). Dal contagio del primo peccato derivarono tutti gli altri mali e codesta mostruosa perversità...
Come un luttuoso spettacolo, la memoria di quei tempi si svolge fino all'epoca di Gesù Salvatore, quando la vergogna della schiavitù era estesa a tutti i popoli, ed era così esiguo il numero dei liberi che il poeta mise in bocca a Cesare queste atroci parole: "Il genere umano vive in pochi".
La Chiesa non liberagli schiavi ma li educa a rispettare i padroni
... la Chiesa come buona madre si è adoperata per mitigare in parte le tribolazioni e l'ignominia della vita servile; per tale motivo definì ed energicamente raccomandò i diritti e i doveri necessari tra servi e padroni, così come sono definiti nelle lettere degli Apostoli...
Chi voglia paragonare entrambi i modi di trattare gli schiavi, il pagano e il cristiano, facilmente dovrà riconoscere che il primo era crudele e vergognoso, l'altro assai mite e pieno di rispetto, né mai si renderà colpevole di sottrarre merito alla Chiesa, ministra di tanta indulgenza. ... essa non volle affrettarsi nel provvedere alla manomissione e alla liberazione degli schiavi poiché ciò non poteva sicuramente avvenire se non in modo tumultuoso, con danno proprio di essi e a detrimento della società; ma con sommo giudizio fece in modo che gli animi degli schiavi, sotto la sua guida, fossero educati alla verità cristiana e con il battesimo adottassero costumi conformi.
Perciò, se nella moltitudine degli schiavi che la Chiesa annoverava tra i suoi figli, taluno, allettato da qualche speranza di libertà, avesse ordito una violenta sedizione, sempre la Chiesa riprovò e represse quei peccaminosi desideri e per mezzo dei suoi ministri adottò i rimedi della pazienza. Si persuadessero dunque gli schiari di superare di molto in dignità i padroni pagani, mercé il lume della santa fede e l'insigne retaggio di Cristo, e di sentirsi obbligati più devotamente dallo stesso Autore e Padre della fede a non consentire a sé stessi azione alcuna contro i padroni né di allontanarsi minimamente dalla riverenza e dalla obbedienza dovuta ad essi.
Placati i dissidi e sopraggiunti tempi tranquilli per la Chiesa, i santi Padri con mirabile sapienza esposero gli insegnamenti apostolici circa la fraterna solidarietà tra cristiani, e con altrettanta carità li applicarono a vantaggio degli schiavi, cercando di convincerli che i padroni avevano dei diritti legittimi sul lavoro degli schiavi e tuttavia non erano loro concessi un imperioso potere sulla vita e l'uso di crudeli sevizie ...
Aumentava la sollecitudine della Chiesa nella tutela degli schiavi e, senza tralasciare alcuna occasione, tendeva cautamente a restituirli finalmente a libertà: ciò avrebbe assai giovato anche alla loro eterna salute. Gli antichi sacri annali recano testimonianze dell'esito favorevole di quell'impegno...
Cita i papi contrari alla schiavitù, omettendo gli altri...
Moltissimo fecero per gli schiavi i Pontefici romani, davvero memorabili come difensori dei deboli e vindici degli oppressi. San Gregorio Magno ne mise in libertà quanti più poté, e nel concilio romano dell'anno 597 volle che fosse concessa la libertà a coloro che avevano deciso di dedicarsi alla vita monastica.
Adriano I ordinò che gli schiavi potessero liberamente contrarre matrimonio, contro il volere dei padroni. Alessandro III nell'anno 1167 prescrisse apertamente al re Mauro di Valenza di non ridurre in schiavitù alcun cristiano, poiché nessuno è schiavo per natura, e tutti sono stati creati liberi da Dio. ...
Pertanto, non si attribuiranno mai abbastanza elogi né si sarà mai abbastanza grati alla Chiesa cattolica che per somma grazia di Cristo Redentore abolì la schiavitù, introdusse tra gli uomini la vera libertà, la fratellanza, l'uguaglianza, e perciò si rese benemerita della prosperità dei popoli...
Alla fine del secolo decimo quinto, quando la funesta piaga della schiavitù era quasi scomparsa presso le genti cristiane e gli Stati tentavano di rafforzarsi nella libertà evangelica e di estendere il loro dominio, questa Sede Apostolica, con assidua vigilanza cercò di impedire che rigermogliassero quei malefici semi. Perciò rivolse la sua vigile attenzione ai territori da poco tempo scoperti in Africa, in
Asia, in America. Infatti era giunta voce che i capi di quelle spedizioni, sebbene cristiani, avessero abusato delle armi e dell'ingegno per imporre la schiavitù a popoli inoffensivi... Seguì poi, con crudeltà non dissimile, l'oppressione degli indigeni (generalmente chiamati "Indiani") al modo degli schiavi.
Non appena questi fatti furono noti a Pio II, senza alcun indugio, il giorno 7 ottobre dell'anno 1462, scrisse una lettera al Vescovo di Rubio per biasimare e condannare tanta malvagità... Paolo III, ansioso nella sua paterna carità per la sorte degli indiani e degli schiavi africani, prese la decisione estrema di affermare con solenne decreto, al cospetto di tutte le genti, che a tutti gli schiavi era dovuto un giusto e particolare potere in triplice forma: potevano disporre della propria persona; potevano vivere in società secondo le loro leggi; potevano acquistare e possedere beni. ... Con la stessa sollecitudine e con la stessa costanza, altri Pontefici quali Urbano VIII, Benedetto XIV, Pio VII si dimostrarono strenui difensori della libertà per gli Indiani e per i Negri... Anche Gregorio XVI ammonì severamente coloro che disprezzavano la clemenza e le leggi; richiamò in vigore i decreti e le pene stabilite dalla Sede Apostolica...
Schiavi, siate grati ai vostri padroni
Ora, Venerabili Fratelli, il Nostro pensiero e la Nostra lettera bramano rivolgersi di nuovo a Voi... Fate in modo che padroni e schiava si accordino tra loro con animi ben disposti... bisogna augurarsi soprattutto che sia soppressa e cancellata la schiavitù come tutti desideravano, senza alcuna violazione del diritto umano e divino, senza alcun sommovimento sociale, e anzi con sicuro vantaggio degli stessi schiava in questione. A ciascuno di essi, o già resi liberi o in procinto di esserlo, Noi raccomandiamo, facciano in modo di conservare e dichiarare pubblicamente il loro grato e affettuoso ricordo di coloro che con saggezza operarono per la loro liberazione...
Temere e rispettare la maestà dei regnanti, ubbidire ai funzionari, sottomettersi alle leggi: questi ed altri simili doveri da adempiere assiduamente non tanto per timore quanto per senso religioso. Inoltre raffrenino e allontanino l'invidia per le ricchezze e il prestigio altrui; dispiace che quel vizio affligga di solito molti tra gli umili e fornisca motivi perversi contro la pace e la sicurezza della società.
Fine citazione enciclica In plurimis
Commenta in questo modo Walter Peruzzi:
Questo testo documenta, anziché superare, le contraddizioni, ma anche le manipolazioni della stona e i sotterfugi cui deve ricorrere la Chiesa, che per un verso capisce di non poter difendere oltre la schiavitù anche nella forma “mite” dei primi secoli cristiani, e cerca anzi di accreditarsi come da sempre contraria alla “lordura” e “ignominia della vita servile”, d'altra parte non può rinnegare quanto ha insegnato e praticato per secoli seguendo ì'Antico Testamento e le Lettere degli Apostoli.
Dopo aver quindi affermato che la schiavitù “contrasta a quanto in principio era stato stabilito da Dio e dalla Natura” afferma con Agostino che è “giustamente imposta al peccatore”, derivando “dal contagio del primo peccato”. Se il primo sia quello di Adamo o di Noè non è chiaro, come pure non è chiaro se Leone XIII contraddica Pio IX, per cui la schiavitù non è “del tutto contraria alla legge naturale e divina”, o se i due papi si riferiscano a due “nature”, quella anteriore e quella posteriore al peccato originale. Un quesito
da porre anche a Ratzinger, quando parla di famiglia “naturale”...
Comunque, tornando a Leone, dopo il peccato la schiavitù sembrerebbe “giustamente imposta al peccatore”, tanto è vero che, scrive poco avanti, la Chiesa si adoperò per mitigarla fissando i “diritti e doveri necessari fra servi e padroni”. I quali dunque restavano tali.
Ma nella parte successiva dell'enciclica, contraddicendosi, Leone abbandona questa giustificazione della schiavitù presentandola come una “tattica” della Chiesa per arrivare gradualmente, nell'arco di quasi due millenni {adelante Pedro, con juicio...) “alla liberazione
degli schiavi”. Cosciente che se si fosse adoperata per liberarli subito, sarebbe avvenuto “in modo tumultuoso, con danno proprio di essi e a detrimento della società”. Il che fa pensare che il papa parli di schiavi perché gli operai del suo tempo intendano (v. I.II. La questione sociale)...
E perché non si possa dubitare da che parte stia, Leone XIII aggiunge che quando qualche schiavo si era ribellato la Chiesa sempre “riprovò e represse quei peccaminosi desideri”, intimando di non tentare “azione alcuna contro i padroni né di allontanarsi minimamente dalla riverenza e dalla obbedienza dovuta ad essi”.
Pare così che la schiavitù torni ad essere “giustamente imposta” e “dovuta” l'obbedienza ai padroni, che “avevano dei diritti legittimi sul lavoro degli schiavi” benché non “un imperioso potere sulla vita e l'uso di crudeli sevizie”. La Chiesa, insomma, pur piegandosi ai tempi, sembrerebbe ancora favorevole a una schiavitù “mite e piena di rispetto” (un vero ossimoro), quale esisteva nei primi tempi cristiani, non “crudele e vergognosa” come quella dei pagani.
Procedendo fra queste contraddizioni, Leone XIII manipola anche i dati storici, cita come uno che mise in libertà quanto più schiavi poté quel Gregorio Magno che, come si è visto sopra, intimava di catturare gli schiavi “fuggitivi”; omette di citare i papi per lui scomodi che avevano sostenuto la schiavitù e fa passare per condanna della schiavitù la prescrizione di “non ridurre in schiavitù alcun cristiano" emanata proprio da quell'Alessandro III che al tempo stesso, come prima pure abbiamo visto, autorizzava a trarre in schiavitù le “bande” contrarie ai cristiani. Leone XIII tace poi ovviamente del commercio di schiavi praticato da quello Stato pontificio tanto sollecito, secondo lui, a emanciparli.
Tale debole memoria storica, o un'enorme faccia tosta, gli permettono infine di annettersi i meriti dell'illuminismo e della rivoluzione francese, e di concludere elogiando la Chiesa cattolica che “abolì la schiavitù, introdusse fra gli uomini la vera libertà, la fraternità,
l'eguaglianza”.
---fine citazione da "Il cattolicesimo reale" di Walter Peruzzi, 2008. Editore Odradek, pag. 27-29
Queste poche pagine di Walter Peruzzi ci permettono di capire in che cosa consisteva la "dottrina sociale della chiesa" che altro non era che la continuazione della schiavitù come definita da Paolo di Tarso.
Una schiavitù che cessava di essere una schiavitù economica per diventare una schiavitù con "tutto il cuore e con tutta l'anima" il cui scopo non era solo quello di lavorare per il padrone ma di amare il padrone in quanto padrone.
Questa è l'ideologia sovranista e l'ideologia Trumpista che se qualche decennio dopo Leone XIII alimenta l'ideologia fascista, oggi come oggi con Prevost appare affiancarsi all'ideologia sovranista di Trump appoggiandolo in una crociata contro gli "infedeli".
Prevost, come fascista sovranista, deve farsi accettare dalla sinistra per poter portare avanti progetti di disarticolazione sociale e, probabilmente metterà in atto delle "aperture verbali" che abbaglieranno la sinistra politica rendendola sottomessa alla monarchia assoluta di Prevost e di Trump.
Prevost ama Dio perché lui è il Dio cristiano incarnato in terra. Per amare Dio, sé stesso, deve stuprare gli uomini affinché siano costretti ad "amare Dio", lui stesso.
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