Là nel tumulto sibilano spade e lance mentre Atena affronta il possente Ares. Paride incocca la freccia per colpire Achille che nella polvere trascina Ettore.
Vedete? Trump avanza potente con i suoi dazi, Von der Leyen balbetta incerta, Mark Carney ostacola l'avanzata di Trump mentre Macron e Starmer si nascondono per non essere coinvolti. Verso Trump si dirige Xi Jinping. E' la nuova "Guerra di Troia".
Maggio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
24 maggio 2025
In questo brano Agostino d'Ippona esalta Platone condannando ogni altra forma filosofica che, secondo lui, non è nemmeno degna di attenzione. Nel farlo, Agostino d'Ippona usa affermazioni gratuite che rientrano nell'ambito degli insulti ben lontano dall'argomentazione filosofica, ma legati, essenzialmente, al delirio profetico dell'onnipotenza come malattia.
Le affermazioni di Agostino d'Ippona hanno condizionato secoli del pensiero occidentale portando a denigrare i maggiori filosofi antichi, quali Epicuro o Democrito, Talete, Anassimene, Eraclito, ecc.
Gli insulti di Agostino d'Ippona si trasformano in idee e così Epicuro viene offeso e deriso dai cristiani perché parla di felicità mentre i cristiani impongono dolore. Anche oggi, nel linguaggio comune il termine "epicureo" sta ad indicare qualcuno che si gode la vita indifferente agli affanni del mondo. Per secoli è stato deriso Democrito e la sua teoria sugli atomi; oggi, il termine atomo, è un termine comune e indica un tipo di struttura della materia e un'idea filosofica con cui pensare la realtà che sfugge all'occhio umano.
Ma iniziamo con alcune riflessioni su Platone.
Scrive Agostino d'Ippona:
Perché i " platonici » sono da preferirsi.
Se dunque Platone ha detto che sapiente è chi imita, conosce, ama questo Dio e trova la felicità partecipando alla sua vita, che bisogno c'è di passare in rassegna altri filosofi? Nessuno è più vicino a noi dei platonici . Si ritiri quindi dinanzi a loro quella teologia mitica che sollazza le anime degli empi con i delitti degli dèi, si ritiri anche quella teologia civile dove demoni impuri hanno irretito con il nome di dèi i popoli dediti ai piaceri terreni, facendo considerare gli errori degli uomini come onori divini, spingendo i propri seguaci con le trovate più immonde a godersi le rappresentazioni dei loro crimini, come se si trattasse di atti di culto, e offrendosi addirittura quelle più piacevoli riguardo agli spettatori stessi; così quel che restava di onesto nei templi veniva contaminato per il rapporto con le oscenità teatrali. Anzi, tutto quel che di ignobile si rappresentava nei teatri era encomiabile rispetto alle sconcezze nei templi.
Si debbono ritirare, inoltre, anche le interpretazioni che Varrone ha dato di quei riti, riferendosi alla terra, al cielo, ai semi ed alle opere dei mortali; quei riti, infatti, non hanno i significati che ci si sforza di riporvi, e questi sforzi rimangono lontani dalla verità; anche in caso contrario, comunque, un'anima razionale non deve
venerare come proprio dio le cose che nell'ordine della natura sono ad essa inferiori, né deve preferire per sé come dèi quelle realtà alle quali il vero Dio l'ha preferita. Si ritirino, poi, gli scritti che Numa Pompilio si preoccupò di nascondere portandoseli nel sepolcro, che riguardavano veramente quei riti e che, portati alla luce da un aratro, furono bruciati per ordine del Senato. Rientra in quel genere, per offrire un'immagine più benevola di Numa, anche ciò che Alessandro il Macedone, scrivendo alla madre, disse essergli stato rivelato da un certo Leone, sommo sacerdote degli Egiziani, in cui risultava che fossero stati uomini non solo Pico, Fauno, Enea, Romolo, o anche Ercole, Esculapio, Libero, figlio di Semele, i fratelli Tindaridi e altri mortali presi per dèi, ma addirittura le divinità dei popoli antichi, cui Cicerone, senza chiamarle per nome, sembra
alludere nelle Tusculanae disputationes: e cioè Giove, Giunone, Saturno, Vulcano, Vesta e moltissimi altri, che Varrone si sforza di ricollegare a parti o elementi del mondo. Poiché quel sacerdote temeva la divulgazione di quei misteri, pregò insistentemente Alessandro di far bruciare tutto il materiale, dopo che lo avesse letto la madre.
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 387-389
Cosa trova Agostino d'Ippona in Platone?
Il libro platonico maggiormente conosciuto ai suoi tempi, a parte i medio platonici, era il Timeo e nel Timeo, Agostino d'Ippona, trova le analogie, come questa, quando dice:
E' certo comunque che il diluvio avvenne nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese; in questo senso i centoventi anni che furono predetti erano quelli che avrebbero vissuto ancora gli uomini prima di morire, trascorsi i quali sarebbero stati annientati dal diluvio. Non è immotivato il credere che il diluvio avvenne quando ormai sulla terra non si trovava più chi non fosse degno di incontrare tale morte, come punizione degli empi; in ogni caso questo genere di morte non potrebbe provocare ai buoni, che sono mortali, nulla che abbia un seguito dopo la morte; tuttavia la Scrittura non ricorda nessuna vittima del diluvio tra i discendenti di Seth. Il racconto divino così presenta la causa del diluvio: Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: "Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti"
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 737
Nel Timeo, Platone scrive:
Le grandi catastrofi e i grandi diluvi ciclici
""E la causa di questo è la seguente. Ci sono stati molti e in diversi modi stermini di uomini, e ce ne saranno anche in futuro, i più grandi per fuoco e per acqua, altri più piccoli per innumerevoli altre cause.
""Infatti, ciò che anche presso di voi si narra, ossia che una volta Fetonte, figlio del Sole, dopo aver aggiogato il carro del padre, per il motivo che non era in grado di condurlo sulla strada del padre, incendiò le cose che erano sulla terra ed egli stesso perì colpito dalla folgore, questo viene narrato in forma di favola, ma la verità che esprime è la deviazione degli astri che circolano per il cielo attorno alla terra, e la distruzione di tutto ciò che sta sulla terra, che ha luogo dopo periodi di tempo molto lunghi, a causa di molto fuoco.
""Allora, infatti, quanti abitano sui monti o sui luoghi elevati e aridi, periscono più di coloro che hanno dimore sui fiumi e sul mare. Per noi, poi, il Nilo, che è nostro salvatore anche in altre cose, ci salva anche in questo momento da questa difficoltà, diffondendosi.
""Quando invece, al contrario, gli dèi inondano la terra con l'acqua allo scopo di purificarla, coloro che abitano sui monti, i mandriani e i pastori, si salvano, mentre coloro che stanno nelle vostre Città, vengono trascinati in mare dai fiumi. Invece, in questa nostra terra, né in quel momento né in alcun altro, l'acqua scorre dall'alto sui campi, ma, proprio all'opposto, per sua natura scaturisce tutta quanta dal di sotto.
""Appunto per queste ragioni si dice che qui si sono conservate le cose più antiche. Ma il vero è che in tutte le regioni in cui non sia di eccessivo ostacolo freddo o calore, talora in quantità maggiore e talora in quantità minore, il genere umano c'è sempre. E tutte le cose che succedono o presso di voi o in questo nostro paese o in un'altra regione, e delle quali veniamo a conoscenza, se qualcuna sia bella o grande, o si distingua per qualche altra ragione, sono state scritte qui tutte quante nei templi fin dai tempi antichi e quindi sono state conservate.
""Invece le cose che riguardano gli altri popoli, non appena vengono ordinate, ogni qualvolta capiti con le scritture e tutte quelle cose di cui le città hanno bisogno, nuovamente, secondo il consueto intervallo di anni, come una malattia piomba a voi addosso il fiume del cielo e lascia di voi solo quelli che sono illetterati e privi di cultura; di conseguenza tornate sempre da principio come giovani, senza sapere niente né delle cose successe qui da noi, né di quelle sue cesse presso di voi nel tempo antico.
""In ogni caso, le genealogie che vi riguardavano, o Solone, che prima ci esponevi, sono poco diverse dalle favole dei fanciulli.
""Prima di tutto, voi ricordate un solo diluvio, mentre prima ce ne sono stati molti altri. Inoltre, non sapete che è nata nel vostro paese la migliore e la più bella stirpe degli uomini, da cui provenite tu e la vostra Città dei nostri giorni, in quanto una volta si è salvato un piccolo seme, ma non ne siete a conoscenza, per il motivo che coloro che si erano salvati, morirono muti nelle lettere, nel corso di molte generazioni.
""Infatti, o Solone, una volta, prima della grande distruzione provocata dalle acque, quella che ora è la Città degli Ateniesi, era eccellente in guerra e notevolmente ben ordinata per tutte le altre cose. Per opera sua si dice che abbiano avuto luogo imprese bellissime e gli ordinamenti più belli di quanti sotto il cielo noi abbiamo ricevuto notizia".
"Solone disse che ascoltò queste cose, si meravigliò, e si diede gran premura pregando i sacerdoti di esporgli con precisione e con ordine tutte le cose che riguardavano i suoi antichi concittadini.
Timeo, in Platone, Tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1357-1358
Teologicamente non ha il medesimo significato, ma per una mente infantile come quella di Agostino d'Ippona è facile trovare, nell'infantilismo di Platone, le analogie del Diluvio Universale e della volontà degli Dèi o del Dio di sterminare un'umanità fatta di "malvagi".
La logica è questa: Dio è buono, gli uomini sono malvagi, allora Dio stermina l'uomo. Ma per arrivare allo stesso livello della malvagità dimostrata da Dio, gli uomini avrebbero dovuto sterminare Dio. Qualunque azione inferiore allo sterminio di Dio non può essere considerata malvagia perché parziale rispetto allo sterminio dell'umanità messa in atto dal Dio di Agostino d'Ippona.
Agostino d'Ippona eleva la malvagità di Dio a bontà!
Agostino d'Ippona trova altre analogie con la sua bibbia nel Timeo di Platone, come questa:
Inoltre, ogni cosa che si genera, di necessità viene generata da qualche causa. Infatti, è impossibile che ogni cosa abbia generazione, senza avere una causa. E quando l'Artefice di qualsivoglia cosa, guardando sempre a ciò che è allo stesso modo e servendosi come di esemplare ne porta in atto l'idea e la potenza, è necessario che, in questo modo, riesca tutta quanta bella; quella cosa, invece, che l'Artefice porta in atto servendosi di un esemplare generato, non sarà bella.
Timeo, in Platone, Tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1361
Che continua con:
E ciò che è generato abbiamo detto che è necessario che sia generato da una causa. Ma il Fattore e il Padre di questo universo è molto difficile trovarlo e, trovatolo, è impossibile parlarne a tutti. E questo si deve indagare dell'universo: guardando a quale degli esemplari chi ha fabbricato l'universo lo abbia realizzato, se all'esemplare che è sempre nello stesso modo e identico o a quello che è generato. Ma se questo mondo è bello e l'Artefice è buono, è evidente che Egli ha guardato all'esemplare eterno; e se, invece, l'Artefice non è tale, ciò che non è neppure permesso a qualcuno di dire, ha guardato all'esemplare generato.
Ma è evidente a tutti che Egli guardò all'esemplare eterno: infatti l'universo è la più bella delle cose che sono state generate, e l'Artefice è la migliore delle cause.
Timeo, in Platone, Tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1361-1362
Agostino d'Ippona vede che anche Platone riconosce come il mondo sia stato creato dal suo Dio. Il potere che ha fatto nascere il mondo è fuori dal mondo; è quel "padre-padrone" tanto desiderato da Agostino d'Ippona della cui esistenza gli parla "anche" Platone.
Dal momento che Agostino d'Ippona vuole affermare che la sua bibbia è il vero, un vero confermato da Platone, necessariamente tutto il resto deve essere falso. Una favola per "creduloni", per ingenui. Non come lui che, usando intelligenza e ragione, farnetica sull'esistenza di un Dio creatore.
Dopo aver esaltato le idee di Platone, per come lui le intende, visto che le trae dai medio platonici, cioè dai platonici del II secolo d.c.
Scrive Agostino d'Ippona:
In conclusione, dinanzi ai filosofi platonici debbono ritirarsi le due teologie, mitica e civile, con i loro contenuti, avendo essi affermato che il vero Dio e autore delle cose, luce della verità e fonte di felicità; ma debbono ritirarsi dinanzi a questi conoscitori così grandi di un Dio così grande anche altri filosofi che, legati ad una visione materialistica, ritennero materiali i princìpi della natura, come Talete per l'acqua, Anassimene per l'aria, gli stoici per il fuoco, Epicuro per gli atomi, piccolissime particelle, indivisibili e impercettibili, e tutti quegli altri che non è necessario attardarsi a enumerare e che posero come causa e principio di tutte le cose i corpi, semplici o composti, dotati o meno di vita, ma pur sempre corpi.
Alcuni di loro, infatti, come gli epicurei, credettero che esseri viventi potessero nascere da non viventi; altri invece che da un vivente nascessero viventi e non viventi, ma sempre come corpi materiali.
Sono gli stoici, infatti, che hanno ritenuto che fosse dio il fuoco, cioè uno dei quattro elementi materiali dai quali risulta formato questo mondo visibile, considerandolo dotato di vita e di sapienza e fabbricatore del mondo e di tutto quanto in esso è contenuto
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 389
I filosofi che Agostino afferma che hanno una "visione materialistica" non erano "materialisti" come intesi da Agostino d'Ippona, ma indagavano l'esistente per cogliere il divino dell'esistente nell'esistente. Ciò che Platone, per il suo desiderio di dominare gli uomini, non sarà mai in grado di fare dovendo ricorrere all'ontologia parmenidea e all'assoluto Uno dei pitagorici nel quale si identificava per poter giustificare il suo desiderio di dominare gli uomini.
Nella lettera a Meneceo, Epicuro scrive:
"Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità. Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità."
Epicuro, Lettera a Meneceo [tratta da internet]
E' una nozione che Agostino d'Ippona vuole ignorare. Probabilmente Agostino d'Ippona non conosceva la filosofia di Epicuro, ma ha insultato talmente tanto le spiegazioni sugli Dèi di Varrone, come quando afferma "Si debbono ritirare, inoltre, anche le interpretazioni che Varrone ha dato di quei riti, riferendosi alla terra, al cielo, ai semi ed alle opere dei mortali...", che appare evidente come gli Dèi non erano pensati dagli antichi come "persone", ma come la rappresentazione antropomorfica del divino che abita il mondo in cui si vive.
Questo, di Varrone, potrebbe essere lo stesso motivo critico messo in essere da Epicuro nella critica a "colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità". Come sta facendo Agostino d'Ippona.
Che il vivente nasce dal non vivente; oggi, dopo 1600 anni da Agostino d'Ippona lo si è accertato e in tutto il mondo migliaia di laboratori fanno ricerca sulle molecole del DNA e dell'RNA. Si può obbiettare che Agostino d'Ippona non sapeva questo, ma lui non ha costruito la sua dottrina come un'ipotesi di lavoro, ma come una verità immutabile prodotta dal suo Dio padre-padrone con cui si identificava e, nel farlo, ha costruito dolore fra gli uomini.
Eraclito osserva che il fuoco trasforma il proprio presente. Chiunque trasforma il proprio presente è vita intelligente al di là di come l'osservatore interpreta l'avvenimento che osserva. Nulla, dopo, è più come prima.
E non è censurabile Talete per aver messo l'acqua come archè della vita perché senza l'acqua la vita, come noi la conosciamo, non esisterebbe. Lo stesso vale per l'aria.
Dal concorso di cause, la vita emerge.
Come dice il Platone su citato: "Inoltre, ogni cosa che si genera, di necessità viene generata da qualche causa.", Fuoco, Aria, Acqua, Terra e Luce, sono cause che generano la vita.
Non vedere il divino dell'esistenza in queste cause per attribuire la vita ad un "artefice", ad un "Dio-padre-padrone", è effettivamente un infantilismo legato al più becero e volgare materialismo attraverso i quale l'infante attribuisce l'esistente all'opera del proprio padre e della propria madre.
Tutta la visione di Agostino d'Ippona è una visione infantile di una realtà vissuta come un giocattolo fra le sue mani. Gli uomini stessi sono solo giocattoli che devono sodisfare la malvagità del Dio con cui Agostino d'Ippona si identifica.
E' in questo modo che si alimenta il nazismo e la strage degli uomini. Quale presidente, se non i suoi complici, andrà ora a parlare con Trump?
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