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Maggio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

29 maggio 2025 cronache della religione pagana
Riflessione sul Daimon e i Demoni
partendo da Agostino d'Ippona nella critica ai medio Platonici
Prima parte

Claudio Simeoni

Cronache mese di maggio 2025

29 maggio 2025

Riflessione sul Daimon e i Demoni
partendo da Agostino d'Ippona nella critica ai medio Platonici
Prima parte

Ho preso un capitolo di Agostino d'Ippona dal libro VIII per parlare dei "demoni" come percepiti anticamente e come percepiti oggi. Già Agostino d'Ippona ne ha parlato diffusamente partendo dal "demone di Socrate" alimentando superstizioni che già Platone alimentava e che sono andate, nel corso dei secoli, a radicalizzarsi fino a costruire teorie demonologiche dimentiche dell'origine della questione.

Il capitolo che voglio prendere in considerazione è un capitolo che mi riguarda personalmente, vissuto attraverso l'esperienza personale che è negata ad ogni cristiano e ad ogni persona che ha la necessità di riconoscere qualcuno "superiore a lei" al quale sottomettersi.

Se ti sottometti ad un'entità superiore, alla quale attribuisci potere di determinazione sulla tua vita, non incontri gli Dèi e non puoi analizzare il meccanismo e le condizioni attraverso le quali incontrarli. Un individuo che si sottomette ad un'autorità superiore è come un Mosè che attende le parole di Dio, o come la "pastorella" intossicata da erbe primaverili che pensa di vedere la madonna per come l'hanno descritta durante la violenza che ha subito a catechismo.

Ed è la stessa condizione che sta spacciando Agostino d'Ippona che immagina la presenza degli Dèi come lui vende le apparizioni di Gesù.

Prima di Platone, il daimon, il demone, altro non era che l'aspetto divino di ogni Essere, uomini e donne, animali, piante, Dèi e altri Esseri di sola energia. Con Platone l'uomo viene separato in corpo e anima e viene cancellato il suo "daimon" che, anziché essere una parte indistinguibile degli Esseri della Natura, assume il ruolo di un soggetto esterno agli Esseri della Natura che tenta di impossessarsi dei corpi e delle coscienze degli Esseri della Natura. Degli Esseri Umani in particolare.

Anche se Platone fa questa operazione culturale, nel suo tempo e per molti secoli, quest'operazione fallisce per essere ripresa dall'ebraismo, dal neoplatonismo e dal cristianesimo che devono dare importanza al concetto di anima, come oggetto con cui Dio controlla l'uomo, piuttosto che al concetto di daimon che rappresenta la manifestazione soggettiva della volontà degli Esseri della Natura.

Il daimon degli Esseri della Natura non è un prodotto culturale, una descrizione intellettuale. Il daimon è il potere emotivo degli Esseri della Natura. Il potere con cui gli Esseri della Natura entrano in relazione e in sintonia al di là della specie o della forma fisica con cui abitano il mondo.

Il daimon è anche Esseri di "sola energia", privi di un corpo fisico, a cui non gli frega assolutamente niente di impossessarsi dei corpi fisici. Non sarebbero che farsene. Il daimon definisce la natura intima di ogni Dio. Il daimon definisce la natura intima di ogni esistenza che agisce nell'universo. Tutto ciò che è struttura emotiva che agisce, per gli antichi, è un Daimon. Noi stessi siamo un daimon.

Il corpo luminoso è l'essenza di ogni Essere della Natura, non è un prodotto culturale, è un soggetto che vive; non può essere definito culturalmente o intellettualmente. Il corpo luminoso è manipolazione soggettiva delle emozioni espresse ed è la risultante, costruita attimo per attimo, di ogni singolo vissuto, di ogni singola azione, percezione o desiderio del vissuto soggettivo.

Corpi luminosi sono anche Esseri di quella che noi, nel mondo della ragione, chiamiamo di "sola energia" perché, "energia" e "materia" hanno la stessa struttura, organizzata e percepita soggettivamente in maniera diversa. Il corpo luminoso rappresenta la struttura intima di ogni vivente. I corpi fisici non possono esistere senza emozioni; le emozioni si esprimono sempre all'interno di corpi, siano essi di materia o di energia.

L'essenza intima, il daimon, di ogni Essere è composto di emozione e abita il mondo del tempo. Noi stessi abbiamo un daimon, come struttura emotiva, che nutriamo ed alimentiamo attraverso il nostro vivere e questo daimon, che si esprime nella coscienza mediante i sentimenti, percepisce la sua realtà nel mondo del tempo ed è portatore di una triplice conoscenza: quella emotiva, quella del tempo che è presente del passato e già futuro in essere, e quella razionale, descrittiva in cui il corpo agisce e impegna i suoi desideri e soddisfa i propri bisogni.

Normalmente la nostra coscienza è separata dal nostro daimon, dal nostro corpo luminoso, come lo chiamai quando lo scoprii all'inizio degli anni '80 del secolo scorso. Allora, la separazione la chiamai "barriera del GIH" per indicare una sorta di barriera (sia di natura fisica che energetica) che separa la parte razionale, moderna, del cervello dalla parte più antica sede delle emozioni (anche se in seguito mi resi conto che e emozioni abitano tutto il corpo).

La questione è questa, tutti hanno un corpo luminoso, il daimon che sono, sia uomini che annali, piante ed Esseri di energia. Se nella società degli uomini ci presentiamo col nostro corpo fisico, con la parola e con la ragione, davanti al mondo ci possiamo presentare solo col nostro daimon, col nostro corpo luminoso. Quando il corpo luminoso di un essere è forte, condiziona anche le relazioni interpersonali, ma questo è un discorso che non voglio fare ora.

Il corpo luminoso, il nostro daimon, noi lo costruiamo, o dovremmo costruirlo, giorno dopo giorno coinvolgendo le nostre emozioni nella nostra attività quotidiana. La differenza fra il concetto di daimon e il concetto di anima, essenzialmente, è questa: l'anima appartiene a Dio e attraverso l'anima Dio controlla l'uomo, il Daimon è proprio dell'uomo, dell'Essere vivente, è l'essere vivente; si modifica e si trasforma attraverso l'attività del singolo Essere vivente.

Noi costruiamo la qualità del nostro Daimon a seconda delle scelte che facciamo e il nostro Daimon agisce affinché si possano fare le scelte che ne alimentino il percorso di costruzione (o di distruzione, ma questo appartiene ai singoli punti di vista).

Il nostro daimon abita in minima parte la nostra quotidianità razionale, come sensazioni e sentimento più o meno carichi di emozioni, essenzialmente vive la nostra realtà percependola nel mondo del tempo e nel mondo emotivo. Pertanto, la realtà razionale che noi viviamo non è percepita in quella forma dal nostro daimon che percepisce la stessa realtà che viviamo razionalmente, ma nella dimensione delle relazioni emotive che avvengono e nella dimensione del tempo dove, essenzialmente, coglie gli effetti che sorgeranno dalle azioni razionali che abbiamo messo in essere. Coglie una sorta di futuro o una sorta di possibilità. La sua percezione, che sia molto debole o molto forte, nelle persone normali è separata, da quella sorte di barriera nominata sopra, dalla coscienza razionale che usiamo quotidianamente e alla quale il daimon, normalmente, comunica per sensazione e intuizione. Quando quella barriera, per qualche motivo, si rompe, il conoscere accumulato dal corpo luminoso si riversa nella coscienza che descrive quel tipo di conoscere mediante le categorie del condizionamento educazionale che ha ricevuto. Gli ospedali psichiatrici si occupano spesso di questo tipo di deliri. Altri deliri, meno debilitanti, non vengono trattati ma, spesso, le persone affermano di avere visioni o altri fenomeni paranormali.

Per concludere questo discorso, il daimon, per gli antichi, altro non era che la parte divina degli Esseri. Quello che a Roma veniva chiamato Genio o Juno.

Poi arrivano le necessità di Platone di stuprare le persone; togliere loro la determinazione nella loro esistenza; trasformare il daimon in un soggetto a sé alienandolo dalla persona; quanto, nella coscienza, era attribuito alle manifestazioni del daimon viene attribuito ad un oggetto chiamato "anima" di proprietà di un "Artefice" con cui, questo "Artefice", anima un corpo che, altrimenti, secondo Platone, sarebbe stato un cadavere.

Con questa premessa affrontiamo le affermazioni di Agostino d'Ippona che scrive:

VIII,21. Quattro ipotesi sulla mediazione dei demoni.

1. Ciò che veramente è tanto assurdo e indegno è che ci sia bisogno di demoni dell'aria per annunciare agli dèi dell'etere, che hanno cura delle cose umane, il comportamento degli uomini, altrimenti sconosciuto; e questo perché l'etere è sospeso in alto, lontano dalla terra, mentre l'aria è a contatto con 1'etere e con la terra. O sapienza mirabile! Costoro non finiscono col pensare che gli dèi (che vogliono tutti perfetti) si preoccupano anche delle cose umane per non sembrare indegni di venerazione, e poi non le conoscono a causa della distanza degli elementi? In tal modo si ritengono necessari e perciò meritevoli di venerazione i demoni, tramite i quali agli dèi è possibile conoscere le vicende umane e le opportunità di un loro intervento.

Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, pag. 411

Ciò che è indegno e assurdo è mettere al centro dell'universo l'uomo che, secondo Agostino, trova assurdo aver bisogno di demoni per annunciare agli Dèi "dell'etere" il comportamento degli uomini.

L'idea di funzione per... è quanto di più infantile una persona possa pensare di quanto gli sta attorno. Il bambino pensa che il padre e la madre siano in funzione di sé. L'egocentrismo del neonato che ha la necessità di sopravvivere diventa, in Agostino d'Ippona, modello con cui pensare il mondo. Si obbietta che Agostino d'Ippona sta parlando dei medio Platonici come Apuleio. Sono i medio platonici che pensano così. Agostino d'Ippona non contesta la struttura dei medio platonici, ma vuole ridefinirla in funzione del cristianesimo che, come i medio platonici, è altrettanto infantile in quanto, che piaccia o meno, per i cristiani, tutto l'universo esiste in funzione dell'uomo che è immagine e somiglianza del loro Dio.

---fine Prima Parte----Continua

 

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