Dato un insieme, la risultante di un insieme varia al variare di un fattore dell'insieme.
Dato un insieme di risultanti di insiemi, la risultante dell'insieme varia al variare di ogni risultante di ogni insieme contenuto.
Giugno 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

05 giugno 2025 cronache della religione pagana
Riflessione sul rapporto Paganesimo e cristianesimo in Schelling

Claudio Simeoni

Cronache mese di giugno 2025

05 giugno 2025

Riflessione sul rapporto Paganesimo e cristianesimo in Schelling

Schelling ha la necessità di dimostrare che ogni religione che ha preceduto il cristianesimo altro non era che un "cristianesimo primitivo". In particolare la riflessione verte sulla similitudine che Schelling fa fra Dioniso e il "Messia" figlio del Dio padrone di ebrei e cristiani.

Davvero Dioniso è simile a Gesù?

Quando mai Dioniso ha minacciato gli uomini di pene eterne se non si sottomettessero a lui?

Nelle antiche religioni prefilosofiche non esiste l'uso della religione per sottomettere gli uomini. E così Gli Dèi, anche quando combattono fra di loro, non combattono mai per sottomettere l'uomo, semmai per contendersi il giudizio dell'uomo; come quello di Paride.

Scrive Schelling:

Quando si dice che il paganesimo è falsa religione, appunto in ciò è compreso che esso non è del tutto privo di verità, ma è solo la vera religione rovesciata. Le rappresentazioni mitologiche contengono concetti la cui verità, la cui vera figura ed essenza è data per la prima volta nel Nuovo Testamento.

Appare evidente come la sua idea non è quella di considerare le antiche religioni in sé, ma considera le antiche religioni in funzione del cristianesimo volendo ignorare che il cristianesimo ha imposto la sua dimensione assolutista sull'uomo usando i modelli ideologici di religioni precedenti che non avevano in sé modelli assolutistici di dominio dell'uomo sull'uomo.

L'idea assolutista pensa al presente, come un naturale sviluppo del passato. Una sorta di evoluzione verso l'alto, verso la perfezione di un qualche cosa che veniva pensato come imperfetto. In quest'ottica, le Antiche religioni non vengono annientate per imporre una diversa visione religiosa del mondo, ma per naturale evoluzione verso la perfezione che il cristiano attribuisce al suo Dio.

Scrive Schelling:

Infatti come il paganesimo - ma considerato nel suo intero corso e continuità - è solo un cristianesimo che si produce naturalmente (come avrebbe potuto altrimenti essere in parte cosi facile il passaggio da quello in questo e con tanto successo tra le masse), cosi il giudaismo è solo cristianesimo non sviluppato. La stessa personalità che apparve ai popoli pagani come liberatore e salvatore è nell'Antico Testamento il messia. Gli esseri mitologici non sono semplici rappresentazioni, sono anche esseri effettivi.

Schelling vive un presente come il suo assoluto e ciò che precede il presente non è qualcosa altro rispetto al presente, ma è il presente, nella sostanza, che ha preceduto nella forma, la forma con cui il presente si presenta.

In concetto è un concetto prettamente nazista. L'assolutismo del presente si ritiene superiore a qualche cosa che è sempre stato, ma che solo nel presente rivela la sua forma: il creazionismo diventa sostanza in una forma che si trasforma e che si evolve in una dimensione superiore: il cristianesimo. Si tratta di quella che diventerà la visione del progresso in Durkheim e che legittimerà il concetto di razza superiore.

Il passaggio dalle Antiche religioni al cristianesimo non è stato facile. E' passato attraverso la distruzione sistematica dove, ai "potenti" di ogni epoca, era fornito un mezzo ideologico per sottomettere i loro stessi popoli e gli altri popoli in nome di un assoluto nel quale ogni potente si identificava. La miseria, costruita dai cristiani in ampi strati della popolazione, fungeva da massa eversiva per imporre l'accettazione della miseria da parte di un potere statale che riusciva a gestire le masse mediante l'imposizione della miseria economica e morale. Fu un processo storico costruito prima del primo secolo fino al VI-VII secolo d.c. in cui il sangue ha corso in nome di quel "Dio lo vuole e tu vai macellato".

I popoli prefilosofici non avevano il concetto di "liberatore", Non attendevano la liberazione da qualcosa ad opera di un soggetto esterno e nemmeno avevano il concetto di "oppressione della colpa o del peccato" che appartiene esclusivamente all'ebraismo e al cristianesimo.

La vita si affronta anche con fatica. Alcuni uomini che si ritengono padroni di altri uomini contribuiscono a rendere faticosa la vita dei loro sottoposti. Ma solo l'uomo sottomesso può liberarsi da questo. Ogni salvatore che si presenta lo fa solo per opprimere a propria volta.

Tutte le fatiche di Ercole vengono interpretate dai cristiani come atti di liberazione. Solo che Ercole combatte per sé stesso anche se il problema che risolve, attraverso il suo combattere, libera persone da condizioni indesiderate.

Sono solo gli ebrei che desiderando il trionfo della loro "razza superiore" attendono il messia che li conduca alla vittoria su tutte le altre razze. Da questa idea, ogni dittatore si fa liberatore dei popoli su cui esercita la propria dittatura distruggendo il presente dei popoli stessi. Per distruggere le condizioni sociali delle persone è necessario presentarsi come salvatori.

Gli Esseri Mitologici sono Esseri Mitologici; che poi come Esseri Mitologici siano anche Esseri reali, effettivi, questo è un altro discorso. Il Sole è un Essere mitologico, ma è anche un Essere effettivo. Noi possiamo scegliere con che occhi guardarlo.

Scrive Schelling:

Dioniso in tutte le sue figure (quella stessa figura che come Melkarth è servo come Dioniso è dio), Dioniso è una potenza divina effettiva, con cui la coscienza ha un rapporto effettivo. La verità della mitologia in questo senso è diventata pienamente manifesta con il cristianesimo. Il messia dell'Antico Testamento poteva apparire innanzi tutto come una personalità meramente rappresentata, ma l'esito ha mostrato che era un essere effettivo, che alla fine di tutto il processo è effettivamente apparso, apparso come l'unigenito del padre. «Noi vediamo la sua gloria (che tutto il tempo precedente non aveva visto)».

Che per costruire la fantasiosa figura di Gesù si sia usato anche la rappresentazione apparente e orgiastica di Dioniso, non c'è dubbio. Solo che Dioniso non esercita il dominio sugli uomini in quanto rinato dalla coscia di Zeus. Non rivendica nessun dominio in quanto "figlio del Dio", lui è Dioniso che abita il mondo; non è Gesù che si spaccia padrone degli uomini in quanto figlio del Dio padrone.

La rappresentazione della figura di Dioniso è affascinante, sia nella rappresentazione rituale, nella quale Dioniso appare come delirante, sia nella dimensione del significato mitico in cui Dioniso indica le tappe di trasformazione da Esseri della Natura in Dèi.

Dioniso è il delirante, colui che libera le donne dalla schiavitù domestica a differenza di Gesù che fa della schiavitù domestica il servizio per la prostituzione. Le menadi, deliranti, cessano di abitare la forma dell'esistente per perdersi nel delirio; i seguaci di Gesù saranno indotti a vivere nel dolore che li porta a delirare solo sul momento in cui il dolore termina e giunge la promessa della felicità.

Non c'è continuità fra Dioniso e il Gesù dei cristiani.

Scrive Schelling:

Messia significa l'unto; come tale egli è colui che dall'inizio è destinato ad essere re e signore di tutto l'essere; ma come David che, unto da Samuele per essere re, non è ancora effettivamente re, cosi anche il messia dell'Antico Testamento non appare ancora come signore effettivo e viene sempre presentato come servo di Dio, con l'occultamento della sua divinità, come in quel famoso oracolo attribuito a Isaia, il cui significato messianico poteva esser negato solo dalla miserabile stupidità del nostro tempo; da una deplorevole ignoranza, non di rado unita a ricercatezza di vocaboli e linguaggio, della profonda e stupefacente interconnessione di tutta l'antichità, un'ignoranza che alla fine poteva solo far ricorso alla più forzata di tutte le spiegazioni, secondo cui quel servo di Dio sofferente dovevano essere tutti i profeti o addirittura lo stesso popolo israelita. No, quella personalità è una personalità effettiva, sebbene certo non una personalità comunemente storica. Chi è in grado di leggere quel monumento in connessione con le idee che definiscono l'intera antichità e che non possono essere affatto accidentali, come non lo è l'Antico Testamento, non dubiterà un istante del suo significato messianico.

Che "messia" significhi l'unto, non dice nulla; che l'unto sia "colui che dall'inizio è destinato ad essere re e signore di tutto l'essere", questa è un'affermazione che rasenta l'illazione criminale. L'affermazione in sé contiene affermazioni arbitrarie sia dell'esistenza di un soggetto che determina un destino, cosa che Schelling non dimostra; sia l'esistenza di un destino dell'unto; che Schelling afferma senza dimostrarlo pretendendo che la persona che acolta si sottometta all'affermazione; sia il concetto secondo cui le persone hanno bisogno di un re e di un padrone. Cosa che è necessaria solo al re o al padrone di essere considerato padrone da chi egli possiede.

Nel corso della storia si sono date spiegazioni di questa "necessità messianica" degli ebrei che come popolo eletto erano nell'attesa del condottiero che in nome di Dio li rendesse padroni del mondo.

A Schelling interessa ribadire che quel messia è un uomo e come tale, figlio di Dio, assimilandolo a Dioniso che era figlio di Semele e Zeus.

Gesù e Dioniso non sono simili. Dioniso è il "signore dell'ebrezza e del delirio che libera dalla servitù", Gesù è il padrone che pretende che gli uomini siano suoi schiavi minacciandoli di "pene eterne".

Nota: Le citazioni di Schelling sono tratte da: Schelling, Filosofia della mitologia, Editore Mursia, 1990, pag. 139-140

 

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Claudio Simeoni

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