Dato un insieme, la risultante di un insieme varia al variare di un fattore dell'insieme.
Dato un insieme di risultanti di insiemi, la risultante dell'insieme varia al variare di ogni risultante di ogni insieme contenuto.
Giugno 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
12 giugno 2025
Seconda parte
Premessa
La premessa della cacciata dalle condizioni di beati o dall'Eden in Esiodo e nella bibbia.
Scrive Esiodo:
Gli Dei hanno infatti nascosto agli uomini i mezzi di vita: se così non fosse, in un sol giorno ti procureresti agevolmente di che vivere magari per un anno e rimanertene in ozio; e subito al focolare appenderesti il timone, tralasciando il lavoro dei buoi e delle mule pazienti. Ma Zeus li nascose, essendo sdegnato nell'animo, ché: Prometeo, l'astuto, l'aveva ingannato. Per questo, appunto, meditò luttuosi affanni a danno degli uomini e celò il fuoco; ma il nobile figlio di Japeto lo rapì per gli uomini a Zeus, pieno di giudizio, ingannando con una canna cava Zeus che si rallegra della folgore.
Tratto da Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 14-15
Va notato come il figlio di Japeto, Prometeo, ruba agli Dèi la scintilla divina per darla agli uomini che, secondo il mito, in questo modo, possono diventare Dèi a loro volta.
Zeus ed Hera vengono a trovarsi nella situazione in cui gli uomini, trasformandosi in Dèi, possono accedere all'Olimpo.
La modifica della realtà operata da Prometeo è assoluta se si considera che col termine "uomini" si va ad indicare ogni Essere della Natura in quanto ogni Essere della Natura è legato l'uno all'altro attraverso un'evoluzione di milioni di anni e attraverso la diversificazioni di centinaia di milioni di specie di viventi che nel corso della vita hanno percorso la terra. Esiodo sapeva questo? Quasi sicuramente no, ma la Teogonia inizia con: "Dunque, per primo fu Caos, e poi Gaia dall'ampio petto, sede sicura di tutti gli immortali che tengono la vetta nevosa dell'Olimpo...". Da qui inizia un processo di trasformazione che porta al presente. Che Esiodo lo sapesse o non lo sapesse, è irrilevante perché:, a differenza della creazione ebrea e cristiana, non ha escluso aprioristicamente la possibilità.
La premessa del discorso di Esiodo è la modificazione epocale della realtà in cui vivono gli Esseri della Natura figli di Zeus ed Hera.
Scrive la bibbia di ebrei e cristiani:
Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "E' vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
Genesi 3, 1-7
La premessa nella bibbia è la menzogna di Dio agli uomini. Gli uomini devono credere alle bugie di Dio.
Con la menzogna Dio si presenta agli uomini.
Al contrario di Dio, il serpente dice il vero: mangiando il frutto gli uomini acquisiscono la scintilla divina e aprono la loro coscienza alla comprensione del mondo.
Ma il Dio di ebrei e dei cristiani non ha mentito perché: il corpo degli uomini, una volta cacciati dall'Eden, è destinato a morire velocemente; non ha mentito il serpente che, avendo fatto loro acquisire la coscienza della realtà dell'esistenza possono trasformarsi in Dèi. Il Dio dei cristiani e degli ebrei è un "padrone di corpi", un "padrone di Esseri Umani ridotti in schiavitù". Al contrario, l'accesso alla consapevolezza indotta dalla ribellione all'imperio del Dio padrone, porta gli Esseri della Natura a sviluppare il loro corpo luminoso, a diventare Dèi. Cosa che dice e che afferma anche il Dio di ebrei e cristiani quando riconosce: "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male.". Non è mai stato un "Dio unico", ma uno fra molti.
Vediamo ora l'analogia.
Prometeo ruba la scintilla divina a Zeus; Eva ruba la mela della conoscenza. In entrambi i casi esiste un atto di appropriazione che non è possibile chiamare "furto" perché: non esiste una norma che stabilisca la formazione della proprietà privata in questo contesto. La vita, tutta la vita, è espressione della volontà soggettiva, di ogni coscienza, che tende ad espandersi nella propria esistenza. Io respiro l'aria, non rubo l'aria. Io mangio il cibo, io non rubo il cibo. Quando mangio il cibo, qualcuno o qualcosa è diventato cibo. Ma non posso affermare di averlo rubato come non sta rubando il gabbiamo che si appropria del pane dalle mani del turista sprovveduto in quanto non esiste nessuna norma che distingua la proprietà del turista dalla proprietà del gabbiano.
La rabbia di Zeus non è dovuta al fatto che Prometeo ha "rubato" la scintilla divina per darla agli uomini, ma per il fatto che, dando la scintilla divina agli uomini, ha modificato il presente della vita in maniera così grande che lo stesso Zeus e gli Dèi non saranno mai più ciò che erano prima.
Prometeo non ha fatto altro che completare quella che in Esiodo potremmo definire la "creazione di Zeus": la vita della Natura ora si sviluppa con un fine, diventare altrettanti Dèi per ogni singolo nato nella Natura.
Il serpente non prende la mela e la dà ad Eva, ma induce Eva a prendere la mela, ad appropriarsi della coscienza e della conoscenza.
Mentre in Esiodo possiamo dire che la scintilla divina, distribuita da Prometeo, appartiene ad ogni Essere della Natura, in quanto ogni Essere della Natura, per il processo di evoluzione, rientra nel termine uomo; nella bibbia c'è la distinzione fra il termine uomo, Eva che prende il frutto della conoscenza, e la Natura, il serpente, che non prende il frutto della conoscenza.
In questo sistema si fissa il concetto che "Io uomo, con la conoscenza, sono uguale a Dio!" in contrapposizione a "la Natura non è Dio, ma un oggetto di cui Dio e l'uomo, si servono". La Natura assume il suolo di schiava dell'uomo in quanto l'uomo, mangiando il frutto, è diventato "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male.".
Mentre in Esiodo, sia pur nella distinzione fra Dèi e uomini, abbiamo il concetto di uguaglianza; la bibbia si preoccupa di operare una distinzione per razza e specie, premessa per il razzismo e l'emarginazione.
Le conseguenze
Scrive Esiodo:
"0 figliolo di Japeto, tu che sei il più ingegnoso di tutti, ti rallegri di aver rubato il fuoco e di avere eluso i miei voleri: ma hai preparato grande pena a te stesso e agli uomini che dovranno venire. A loro, qual pena del fuoco, io darò un male del quale tutti si rallegreranno nel cuore, facendo feste allo stesso lor male". Così parlò, poi rise il Padre degli uomini e degli Dei.
Tratto da Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 15
La variazione dell'oggettività con gli Esseri della Natura che si trasformano in Dèi, costringe Zeus a costruire delle condizioni affinché: il cammino per diventare Dèi sia selettivo per i nuovi nati nella Natura.
Zeus costruisce le condizioni all'interno delle quali avviene la trasformazione degli uomini in Dèi. Prendendo la scintilla divina, Prometeo, hai cambiato la realtà e la realtà che hai modificato implica la nascita delle contraddizioni all'interno delle quali può avvenire la modificazione della realtà soggettiva di ogni Essere a cui ha dato la scintilla divina.
Dando la scintilla divina agli uomini, Prometeo ha messo in moto il tempo, la trasformazione nella vita degli uomini perché:, attraverso la trasformazione di loro stessi nel loro presente, possono diventare Dèi. La coscienza esprime la capacità di scegliere e la scelta è la premessa per la trasformazione soggettiva attraverso il fagocitare dell'esperienza.
Le conseguenze per Prometeo fu la condanna a vedere il suo fegato mangiato da un'aquila mentre stava incatenato.
Eschilo, nel "Prometeo incatenato" fa pronunciare a Prometeo queste parole parlando con Hermes:
Io, ti assicuro, non cambierei
La mia sventurata sorte con la tua servitù.
Molto meglio lo star qui legato a questa rupe io stimo
Che essere fedele messaggero di Zeus.
Eschilo, Prometeo incatenato, vv. 966-969 (tratto da: Karl Marx, differenze fra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro, Editore Bompiani, 2004, pag. 99)
A parte il fatto che nella Teogonia di Esiodo, Prometeo non è inferiore a Zeus. E' altro, ma non più debole di Zeus. Japeto, il padre di Prometeo, è fratello di Crono, padre di Zeus. Entrambi figli di Gaia e di Urano Stellato. Zeus sta costruendo le condizioni affinché: la vita si sviluppi sul pianeta, ma i Titani e la loro discendenza, concorrono a formare le condizioni e i meccanismi di trasformazione della vita stessa.
Precisato questo, il mito vuole mettere in rilievo l'atto di ribellione del più debole rispetto al più forte che libera l'umanità dall'inconsapevolezza. Questo anche se, chi si è ribellato, è costretto a pagare un prezzo. Solo che la ribellione di Prometeo libera tutti gli Esseri della Natura dall'inconsapevolezza e li conduce sulla strada per diventare Dèi.
Scrive la bibbia di ebrei e cristiani:
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché: sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché: tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". All'uomo disse: "Poiché: hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché: tornerai alla terra, perché: da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". L'uomo chiamò la moglie Eva, perché: essa fu la madre di tutti i viventi. Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
Genesi 3, 8-21
Nella Genesi, l'atto del Dio di ebrei e cristiani è un atto d'imperio. Una maledizione nella quale l'uomo non ha nessuna scelta se non subirla passivamente. L'uomo è lo schiavo; il lavoro dell'uomo, in quanto schiavo, è la sua condanna. Tutto deve marcire fintanto che l'uomo stesso marcisce "polvere tu sei e polvere sarai!". Non c'è futuro per l'uomo o per gli Esseri della Natura in quanto il Dio di ebrei e cristiani, padrone dei corpi ridotti a schiavi, fa della schiavitù un'attività per alimentare il dolore nella vita dell'uomo: la gloria dell'esistenza di Dio.
Le conseguenze della Genesi sono il terrore. Un terrore che ebrei e cristiani rinnoveranno sia per i loro schiavi sia per i popoli che intenderanno ridurre alla sottomissione e alla schiavitù.
La donna, Eva, ha scelto e, dopo quella scelta, all'uomo non è concessa nessun altra scelta se non quella di diventare polvere. Il Dio dei cristiani avrebbe creato una vita da schiavi per gli uomini portandoli a diventare polvere per la ribellione alla schiavitù che lui ha imposto.
Segue una serie di maledizioni che devono accompagnare la vita dell'uomo ad opera del Dio di ebrei e cristiani.
-1- Maledizione al serpente: Poiché: tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita;
-2- Maledizione alla donna: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà;
-3- Maledizione all'uomo: Poiché: hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita; Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché: tornerai alla terra, perché: da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!"
In tutte le maledizioni espresse dal Dio degli ebrei e dei cristiani non c'è una sola parola sulle possibilità di scelta dell'uomo e della donna. La donna si scusa affermando che è "colpa del serpente"; l'uomo si scusa affermando che "è colpa della donna"; nessuno si assume la responsabilità delle proprie scelte. Nessuno ha detto: io ho voluto scegliere. Solo il serpente non è interrogato e nessuno immagina la risposta che il serpente avrebbe potuto dare al Dio degli ebrei e dei cristiani.
Non c'è un solo gesto di ribellione a Dio perché:, sia la religione ebrea che la religione cristiana, non ammettono nessuna ribellione al padrone. Il padrone ordina e lo schiavo obbedisce felice di obbedire e di compiacere il padrone.
Ora il Dio di ebrei e cristiani ha imposto le sue maledizioni all'uomo e qualora l'uomo si ribellasse alle maledizioni imposte, il Dio di ebrei e cristiani interverrebbe con il genocidio.
In Esiodo la nuova condizione dell'uomo che ora, con la scintilla divina distribuita da Prometeo è diventato consapevole delle sue possibilità divine, crea la necessità a Zeus di modificare le condizioni dell'oggettività affinché: la nuova condizione degli Esseri della Natura possa forgiarsi attraverso la loro vita.
Il mondo di beatitudine senza mali è un mondo privo di contraddizioni e privo di conflitti. Perché: quel mondo sia privo di conflitti deve essere abitato da soggetti privi di coscienza, desideri, volontà e scopo. Quando nasce la coscienza questa necessita di desiderio, volontà e scopo e, in quel momento, cessa di esistere il mondo di beatitudine.
La fine di questa "beatitudine" è rappresentata in Esiodo nell'apertura del vaso che Zeus ha dato a Pandora. Zeus ha creato il mondo delle contraddizioni e a Pandora ha dato il vaso che contiene i figli di Nera Notte adattati alle condizioni umane.
I figli di Nera Notte, come descritti nella Teogonia da Esiodo, sono coloro che addestrano gli Esseri della Natura affinché: si trasformino in Dèi.
In questo modo, il mito di Pandora nelle "Opere e i giorni" di Esiodo si conclude in due condizioni. Una è la condanna del ribelle Prometeo che sarà liberato da Ercole e l'altra è la modifica delle condizioni d'esistenza degli Esseri Umani che potranno veicolare la loro volontà nel mondo affrontando i "mali" usciti dal vaso di Pandora. Zeus fa un regalo agli uomini. Zeus fa chiudere il coperchio del vaso da Pandora in modo che la Speranza resti prigioniera nel vaso.
E' il regalo all'umanità di Zeus: affrontare le contraddizioni della vita, chiamate "mali" per come sono usciti dal vaso di Pandora, porta gli uomini a diventare Dèi. La Speranza, in una salvezza o in un soccorso esterno, la speranza nel "salvatore", distrugge la possibilità degli Esseri Umani di trasformarsi in Dèi. La Speranza, quella speranza, trasforma gli Esseri Umani in accattoni che supplicano una salvezza dopo aver dissipato la loro vita rinunciando a prendersi nelle proprie mani la responsabilità della propria esistenza.
E' indubbio che il racconto dell'Eden della bibbia e il racconto di Pandora scaturiscono da un comune ambiente culturale, ma vengono articolati per trasmettere modelli sociali e religiosi diversi e opposti.
Chi ha scritto il racconto biblico appartiene ad una cultura molto povera con grandi ambizioni di dominio sugli uomini. Chi ha raccontato Pandora appartiene ad una condizione culturale più matura e con meno pretese di dominio. Inoltre, ad uguale parola, tradotta nello stesso modo, non corrisponde lo stesso significato perché: il significato non è dato dalla parola, ma dalle intenzioni di chi ha usato quella parola.
Mentre la bibbia viene spacciata come la parola immutabile del Dio di ebrei e cristiani e le parole hanno quello, e solo quel, significato; il mito parla per modelli, simboli e realtà emotive rivestite da forme comuni della ragione. Ma non sono le forme comuni della ragione a qualificare il Mito. Il Mito viene significato dall'aspetto emotivo, dal modello emotivo che trasmette, non dalla "verità della forma".
Nessuno ha mai creduto che Prometeo fosse stato incatenato ad una montagna e un'aquila gli divorasse ogni giorno il fegato. Ma tutti gli antichi sapevano che la ribellione ha un prezzo tanto più alto tanto è più forte colui al quale ci si ribella. Questa è la "verità" di questo Mito, non un uomo chiamato Prometeo in catene.
Per contro, i cristiani hanno sempre creduto che il Dio di ebrei e cristiani ha creato Adamo ed Eva e che costoro sono stati cacciati dal paradiso terrestre per "colpa" di un serpente. Fu Filone d'Alessandria che alla "improbabilità della realtà del mito biblico" decise di applicare alla bibbia il metodo con cui la filosofia greca interpretava allegoricamente il Mito.
Il Mito non è allegoria [allegoria: Figura retorica per mezzo della quale l'autore esprime e il lettore ravvisa un significato riposto, diverso da quello letterale.]; il Mito è realtà. Una realtà che non è fatta di quantità e di forma. Una realtà che è fatta di emozioni. Ma sempre una realtà fattiva che può essere interpretata simbolicamente ma che non può essere negata come oggettiva.
La bibbia è "parola". La "parola" nella bibbia è la parola di Dio. Anche se ai cristiani, oggi come oggi, spesso non piacciono le parole del loro Dio, Dio è parola: mai emozione!
D'altro canto, lo schiavista usa le parole, catene e frusta. Lo schiavista non usa mai le emozioni. Le emozioni vengono usate dallo schiavo nel tentativo di allontanare un po' di violenza, vengono usate dal neonato nei confronti del mondo, per sopravvivere. Vengono usate dagli uomini quando si aprono al mondo e alle emozioni del mondo. Non vengono usate da chi gira la chiavetta del gas per uccidere le persone e nemmeno dal magistrato quando emette sentenze pensandosi di essere egli stesso il Dio creatore e onnipotente della religione ebrea e cristiana.
12 giugno 2025
Il meccanismo è sempre lo stesso:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché: rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché: mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché: mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché: non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
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