Dato un insieme, la risultante di un insieme varia al variare di un fattore dell'insieme.
Dato un insieme di risultanti di insiemi, la risultante dell'insieme varia al variare di ogni risultante di ogni insieme contenuto.
Giugno 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

29 giugno 2025 cronache della religione pagana
La visione religiosa dei poeti, Apuleio e Agostino d'Ippona

Claudio Simeoni

Cronache mese di giugno 2025

29 giugno 2025

La visione religiosa dei poeti, Apuleio e Agostino d'Ippona

A mio avviso vale la pena di ritornare sulla polemica messa in atto da Pitagora e Platone prima e dai medio platonici contro i poeti che Agostino d'Ippona usa per trasformare gli antichi Dèi nei suoi demoni.

Agostino d'Ippona non dice che "Gli antichi Dèi greci e romani non esistono, ma dice che sono demoni". Agostino d'Ippona giustifica quest'affermazione come sviluppo delle idee platoniche e medio platoniche secondo cui i demoni altro non sarebbero che gli intermediari fra gli uomini e gli Dèi.

I platonici si sono sempre scontrati con le antiche religioni definite, nella realtà religiosa, da Omero, Esiodo e Orfeo. Per negare gli Dèi di Omero ed Esiodo è necessario interpretare gli Dèi di Omero ed Esiodo come uomini e donne con specifici superpoteri. Questa visione infantile della poesia di Omero e di Esiodo permette all'infantilismo platonico di elaborare nuove e diverse concezioni sulla natura degli Dèi in una guerra furibonda ai modelli religiosi proposti da Omero ed Esiodo. Modelli con i quali, l'assolutismo pitagorico e l'assolutismo platonico (e medio platonico), evita di confrontarsi.

I poeti, come Omero, Orfeo, Esiodo, ecc. raccontano "storie di Dèi" non definiscono la "natura degli Dèi" perché nel loro tempo non si reputava necessario definire la "natura degli Dèi" fintanto che non arrivarono personaggi assolutisti come Pitagora, Parmenide e Platone che interpretarono gli Dèi, definiti dai poeti, come uomini dai superpoteri consentendo loro di negare i processi di divenire in sé dell'universo e sottomettere il divenuto dell'universo alla volontà dell'Uno, del Tutto o dell'Artefice.

L'infantilismo platonico è assonante all'infantilismo cristiano e il cristiano Agostino d'Ippona trova del tutto logiche le affermazioni dei medio platonici che appaiono utili al suo stesso discorso sui demoni.

Scrive Agostino d'Ippona:

Qualcuno potrà dire che coloro i quali secondo la rappresentazione dei poeti, senza allontanarsi troppo dalla verità, odiano o amano certi uomini, sono compresi soltanto nel numero dei demoni cattivi e non fra tutti (quelli appunto che secondo Apuleio sono sconvolti nell'agitazione della mente attraverso il fermento dei loro pensieri); ma come giustificare questa interpretazione, visto che, quand'egli parla così, descrive la posizione intermedia fra dèi e uomini non di alcuni demoni, cioè quelli cattivi, ma di tutti, a motivo dei loro corpi aerei? A suo avviso i poeti creano degli dèi prendendoli nella cerchia di questi demoni, imponendo loro nomi divini, distribuendo fra questi, agli uomini che lo vogliono, amici e nemici; questa sarebbe la finzione dei poeti, resa possibile dalla licenza sfrenata delle loro invenzioni, mentre risulta che gli dèi sono molto lontani da questi comportamenti diabolici, nella loro dimora celeste e nella sovrabbondanza della loro felicita.

La prima menzogna di Agostino d'Ippona consiste nell'affermare che gli Dèi "odiano o amano certi uomini". Non esistono Dèi che amano o odiano gli uomini come soggetti in sé. Esistono Dèi che affiancano e alimentano le azioni di alcuni uomini, in base alle scelte che gli uomini fanno, ed esistono Dèi che ostacolano tali scelte. Non si tratta di amare od odiare quegli uomini. Si tratta di osservare le scelte, le azioni che vengono fatte e le modificazioni dell'ambiente che tali scelte comportano. Alcune modificazioni, imposte dagli uomini, sono favorevoli ad alcuni Dèi, altre sono di ostacolo al cammino e allo sviluppo di quegli o altri Dèi.

La "Guerra di Troia" fornisce questo modello. Gli Dèi abitano il mondo, si trasformano nel mondo, divengono abitando e agendo nel mondo. Gli Dèi delle Antiche Religioni, non sono "il Dio assoluto della patologia psichiatrica di Agostino d'Ippona". Voler trattare gli antichi Dèi e la loro natura come viene immaginata da Agostino d'Ippona la natura del suo Dio assoluto è un'offesa e un'ingiuria. Come è offesa e ingiuria voler trasformare la realtà fattiva degli Dèi nel loro abitare il mondo in astrazioni allegoriche.

E' indubbio che Apuleio, non descrive una condizione reale del divino, ma si limita ad ingiuriare le antiche religioni rubando agli uomini il "Daimon", del loro essere un Dio, per poterli stuprare mediante il controllo dell'uomo da parte di un assoluto che, in realtà, altri non è che il dittatore di ogni singola società.

I poeti descrivono gli Dèi che compartecipano alla realtà nella quale vive ogni soggetto della natura, non descrivono MAI gli Dèi separati dal mondo reale, dalla Natura e dagli Esseri Umani. Gli Dèi con-partecipano allo stesso modo in cui con-partecipano gli Esseri Umani e la Natura tutta alla trasformazione della realtà,

Secondo Apuleio, dice Agostino d'Ippona:

"i poeti creano degli dèi prendendoli nella cerchia di questi demoni, imponendo loro nomi divini, distribuendo fra questi, agli uomini che lo vogliono, amici e nemici;"

Secondo l'Apuleio di Agostino d'Ippona, i poeti usano i demoni, sapendo che non sono Dèi, li nominano come loro vogliono e li distribuiscono come amici o nemici degli uomini.

Questa ipotesi vale solo se gli Dèi vengono pensati come dei "super uomini". Solo che né Omero, né Esiodo e tanto meno Orfeo, pensavano agli Dèi in questo modo.

"Cantami o diva del Pelide Achille l'ira funesta..."

Questo "cantami o diva" sorge dal poeta; non è un'apparizione come quelle che piacciono ai cristiani.

Gli Dèi sono soggetti divini, "Daimon", che entrano in relazione col "Daimon" che gli uomini e le donne sono; che entrano in relazione col "Daimon" degli animali e delle piante. Tutto è divino in eterna trasformazione ed è il concetto che i poeti trasmettono e che Pitagora, Platone e Parmenide vogliono soffocare perché il presente deve essere opera di un Artefice che abita solo nella loro testa malata.

Gli Dèi devono essere allontanati dalla percezione umana, nascosti e i poeti tacciati di "invenzioni sfrenate" quando, ad Apuleio e ad Agostino d'Ippona, risulta che "gli dèi sono molto lontani da questi comportamenti diabolici, nella loro dimora celeste e nella sovrabbondanza della loro felicita". Apuleio e Agostino d'Ippona si sono dimenticati di dirci da che cosa risulta questa loro convinzione che, letta in questo modo, appare solo come un loro desiderio farneticante.

Scrive Agostino d'Ippona:

E' dunque una finzione poetica chiamare dèi quelli che dèi non sono e con il nome di dèi porli gli uni contro gli altri a causa degli uomini, che amano o odiano per amore di parte. Secondo lui, comunque, questa finzione non e molto lontana dalla verità, e vero infatti che sono chiamati con appellativi di dei senza esserlo, tuttavia sono presentati come demoni, cioè quali effettivamente sono. Ci sarebbe fra questi anche la Minerva omerica, che "intervenne nel bel mezzo dell'assemblea dei Greci per calmare Achille" Apuleio intende quindi considerare questa Minerva una finzione poetica, proprio perché ritiene Minerva una dea e la pone nella parte più alta dell'etere, lontana da ogni contatto con i mortali, tra gli dèi che ritiene tutti buoni e felici.

L'episodio citato da Agostino d'Ippona, anche se in maniera imprecisa, è un episodio chiarificatore della "natura degli Dèi" nell'Iliade di Omero.

Atena non interviene nell'assemblea dei greci per calmare Achille, ma è Ulisse che si fa Atena, come capacità progettuale di Ulisse che viene spesso chiamata "astuzia", che si fa strada nella coscienza di Ulisse come capacità di usare la situazione per un futuro vantaggio.

E' Ulisse che si fa Atena, non Atena che appare ad Ulisse; anche se la sua coscienza razionale, in quel momento, accoglie qualche cosa che non appartiene alla razionalità. Il progettare è un'azione volta al futuro, non al presente, e il Dio dei cristiani non ha nessuna visione di futuro, solo presenti che scaturiscono dal suo imperio.

Scrive sull'episodio una rapida ricerca in internat:

Durante il litigio tra Achille e Agamennone, Ulisse si schiera dalla parte di Achille. Atena, riconoscendo la sua saggezza, interviene per evitare che la situazione degeneri. Le viene descritto che, se avesse usato la violenza, avrebbe perso l'opportunità di ricevere ricompense ancora più grandi in futuro.
Nell'Iliade, Atena interviene per calmare Ulisse durante la lite con Agamennone, apparendo in forma di guerriero e consigliandogli di non usare la violenza, promettendogli invece future ricompense per il suo onore. Questo episodio sottolinea il ruolo di Atena come protettrice di Ulisse e il suo apprezzamento per l'astuzia e l'intelligenza dell'eroe.

Dal momento che Apuleio pensa ad Atena non come l'intelligenza progettuale che permea l'universo, ma solo come una "super donna" non può far altro che ritenere l'episodio un'invenzione poetica perché non è in grado di darsi nessun'altra spiegazione della realtà nella quale vive.

Scrive Agostino d'Ippona:

Può esserci stato qualche demone, comunque, favorevole ai Greci e ostile ai Troiani, come qualche soccorritore dei Troiani contro i Greci, che Omero chiama Venere e Marte; in realtà, secondo Apuleio questi sono dèi, i quali non compiono tali gesta e stanno nelle loro dimore celesti. Inoltre questi demoni si sono scontrati a favore dei rispettivi protetti e contro gli avversari; sin qui le affermazioni dei poeti non sarebbero lontane dalla verità. In effetti essi hanno parlato di coloro che con un moto del cuore a somiglianza degli uomini e con un'agitazione della mente sono sconvolti dai fermenti dei loro pensieri, per poter manifestare amore e odio verso gli uni e contro gli altri, non secondo giustizia, ma per passione di parte, proprio come fa il popolo nelle partite di caccia e nelle corse dei cocchi. Sembra dunque che la preoccupazione più grande del filosofo platonico sia stata quella di non far credere che quanto cantano i poeti sia opera degli dèi stessi, chiamati in causa indebitamente, anziché dei demoni che stanno in mezzo.

Le citazioni di Agostino d'Ippona sono tratte da: Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag.435/436

Gli Dèi non stanno nelle dimore celesti, stanno nell'oggettività attorno a noi e, per oggettività attorno a noi, intendo anche noi stessi.

Io sono parte di Marte, parte di Afrodite, parte di Zeus, parte di Hera, parte di Efesto, parte di Artemide, ecc.

Apuleio vuole rubarmi il divino che io sono per ridurmi a nulla.

Esiodo racconta che nell'età dell'oro gli uomini crearono gli Dèi e li crearono con ciò che loro erano e, poi, gli Dèi contribuirono a creare l'uomo, trasformazione dopo trasformazione.

Scrive Esiodo in "Le opere e i giorni":

Se lo desideri, ti narrerò bene e con arte un altro racconto; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli Dei.

E poi ancora, scrive Esiodo:

Dapprima un'aurea generazione di uomini dotati di parola crearono gli Immortali, abitatori delle case d'Olimpo:

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 16 (per la pagina vado a memoria)

Sono concetti estranei a Platone, a Pitagora, a Parmenide. Estranei anche al pensiero di Agostino d'Ippona teso a diffamare le antiche religioni in una forsennata ricerca di un padrone che chiama Dio col quale spargere terrore fra gli uomini.

 

29 giugno 2025

Corte suprema Brasiliana

Speriamo che sia solo l'inizio!

Se qualunque menzogna viene pubblicata come se fosse una verità di fede, qualunque notizia vera può essere scambiata come menzogna.

Non siamo davanti alla libertà di parola, ma alla libertà di truffare, ingannare e raggirare. Siamo davanti alla libertà di delinquere.

Sono i delinquenti coloro che scambiano il diritto di parola col diritto di delinquere mediante la parola.

Puoi dire tutto quello che vuoi, ma non incitare al linciaggio, denigrare le persone che presentano fatti che vorresti nascondere, diffamare attribuendo intenzioni o azioni a persone che ritieni diverse da te.

Il diritto di parola è un diritto sacro, il diritto a delinquere non è un diritto, è la pretea di un criminale.

 

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Claudio Simeoni

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