Rimpiangiamo: per non aver pensato quello che avremmo dovuto pensare quando potevamo pensarlo;
per non aver detto quello che avremmo potuto dire quando potevamo dirlo;
per non aver fatto quello che avremmo dovuto fare quando potevamo farlo
Luglio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

01 luglio 2025 cronache della religione pagana
La lunga guerra al Daimon per annientare la volontà dell'uomo
Viaggio riflessivo nella storia segreta del potere della shiavitù

Claudio Simeoni

Cronache mese di luglio 2025

01 luglio 2025

La lunga guerra al Daimon per annientare la volontà dell'uomo
Viaggio riflessivo nella storia segreta del potere della shiavitù

La nota del curatore della Città di Dio contro i Pagani, di Agostino d'Ippona, a mio avviso chiarisce molto l'ambiguità imposta dal terrore cristiano nell'interpretazione della parola Demone come derivata da Daimon,

Scrive il curatore:

Il demone, a partire dalle religioni più antiche, propriamente è una personificazione dell'imprevedibile, dell'oscuro, dell'irrazionale, mentre il dio è in un certo senso una individualità, una formazione specifica del numinoso. A partire dagli Erga di Esiodo, dove il demone è per lo più un eroe protettore degli uomini, venendo meno l'ambiguità della nozione originaria, si giunge all'idea, tipicamente platonica, del demone come (cfr. Platone, Convito, 203c), cioè di "divine potestà intermedie", e riceve ulteriore sistemazione in Apuleio, Posidonio e infine nel neoplatonismo;

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

La citazione del Convito (Simposio) riguarda la trasformazione che fa Platone di "Desiderio Bello", Eros, che segue Afrodite. Non è Eros che sorge dall'uovo primordiale, ma è Eros come manifestazione del desiderio sessuale dell'uomo, che accompagna Afrodite, e che Platone vuole trasformare in un Demone per privare l'uomo del potere che alimenta le sue trasformazioni nell'oggettività.

Cos'era il Daimon e che cos'era il Genio e la Juno, si sapeva perfettamente e il curatore della Città di Dio contro i Pagani, mente, per volontà di mentire, chiamando "confuso" ciò che è perfettamente chiaro perché appartenente ad un sistema di pensiero dissonante rispetto al creazionismo cristiano.

Scrive Agostino d'Ippona;

IX,11. [Le anime degli uomini dopo la morte.]

Secondo Apuleio, anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo, dei loro meriti. Ad un'attenta considerazione non si può non vedere quale voragine apra alla corruzione morale una tale opinione. Certamente gli uomini, pur essendo malvagi, pensando di trasformarsi in larve o in dèi mani, divengono tanto peggiori quanto più grande è la smania di nuocere, al punto da pensare che dopo la morte debbano essere invitati a nuocere anche con certi sacrifici, quasi fossero onori divini. Sempre Apuleio dice che le larve sono uomini divenuti demoni funesti.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 440

Al di là dell'idea che Agostino d'Ippona si fa, di quanto scritto da Apuleio, va presa in considerazione l'affermazione secondo cui:

"anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo,"

Il demone, secondo quanto Agostino d'Ippona comprende, è un divenuto dell'uomo. Un divenuto di quella che Agostino d'Ippona chiama anima che a questo punto verrebbe svincolata dal legame del destino imposto dal suo Dio per diventare ciò che l'uomo, mediante le sue azioni, ha voluto che debba essere. Secondo Agostino d'Ippona diverrebbero "Demoni Lari" se le scelte nella loro vita erano "meritevoli", "Demoni Lemuri" o "Larve" se le scelte di questi uomini e donne sono state, secondo un qualche criterio, "cattive"; infine si chiamerebbero "Dèi Mani" se è incerto il valore di buono o cattivo e non si sa rispetto a che cosa.

Va da sé che, di ciò che scrive Apuleio, nella comprensione di Agostino d'Ippona rimangono due fattori ideologici estranei al cristianesimo. Uno è il diventare, si diventa in base alle proprie azioni; due, la volontà di scegliere che determina il proprio diventare. Nel cristianesimo l'uomo può scegliere solo di peccare o di non peccare, sporca la sua anima, la creazione di Dio, ma non modifica ciò che Dio ha creato per lui. Il libero arbitro, nel cristianesimo, non consiste nella scelta che determina ciò che si diventa, ma nella scelta di obbedire o disobbedire a Dio.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

[Le anime come demoni}

XV. Infatti, in un certo senso anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone": "Gli dèi questo amore ispirano agli uomini, ‘Eurialo, o dio per ciascuno diventa la folle passione?'". Quindi anche un buon desiderio dell'anima è un dio buono.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841

Si tratta di un passaggio molto ambiguo. Innanzi tutto dice "anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone":".

O nell'uomo c'è l'anima, come nell'idea platonica o neoplatonica (e cristiana), o quella che Platone, i platonici e i neoplatonici chiamano "anima" altro non è che il daimon che l'uomo è. Solo in quest'ultima definizione, di ciò che l'uomo è, l'uomo può diventare per essere ciò che ancora non è.

E il ciò che l'uomo non è, ma che diventa nell'idea delle Antiche Religioni, ce lo ricorda Agostino d'Ippona quando ricorda scrivendo:

Secondo l'opinione di alcuni, vi sono dei buoni e dei cattivi; quanti invece hanno avuto un concetto più alto degli dei, li hanno onorati tanto da non avere il coraggio di credere che esista alcun dio cattivo. Ma quelli che hanno parlato di dei buoni e di dei cattivi hanno dato il nome di dei anche ai demoni sebbene, sia pure più raramente, sia accaduto anche il contrario, come Giove, considerato il re e il principe di tutti, stando a quel che dicono, fu chiamato demone persino da Omero.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

L'Essere Divino di ogni Essere, qualunque sia la natura formale in cui noi lo collochiamo, è un daimon e il daimon dell'uomo comunica col daimon degli Dèi perché entrambi, sul piano emotivo, hanno la medesima struttura che, come dice Esiodo:

Se lo desideri, ti narrerò bene e con arte un altro racconto; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli Dei.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 16

Apuleio, come platonico e nemico delle Antiche Religioni descritte dai poeti nelle loro rappresentazioni, non può ammettere l'origine comune di uomini (Esseri della Natura nelle sue infinite specificità) e Dèi con una comune sostanza e con un comune processo di trasformazione e divenire sia pur in condizioni e qualità d'esistenza diverse.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

Ne consegue che, secondo alcuni, come ho detto in precedenza, le persone felici si dicono "eudaimones", perché il loro demone è buono, cioè perché la loro anima è perfettamente virtuosa. Nella nostra lingua, per usare una traduzione non so quanto corretta, ma di cui mi assumo la piena responsabilità, lo si potrebbe chiamare "Genio", perché questo dio, che è l'anima di ciascuno, sebbene sia immortale, è in qualche modo generato insieme all'uomo; in tal senso, le preghiere indirizzate al Genio ricorrendo alle ginocchia, mi sembra che attestino la connessione e l'intreccio della nostra natura, che comprende con due nomi il corpo e l'anima, l'unione e l'accoppiamento dei quali costituisce il nostro essere. In un secondo senso, una specie di demoni è anche l'anima umana che, avendo terminato il proprio servizio nella vita terrena, si ritira dal suo corpo: è quest'anima che - da quanto constato - nell'antica lingua latina viene spesso chiamata "Lemure" (Lemuri). Tra questi Lemuri, dunque, quello che ha ricevuto in sorte il compito di prendersi cura dei suoi discendenti e che governa la casa con potenza (numeri) placida e tranquilla, è chiamato Lar familiaris, qualcun'altro, invece, a causa dei suoi misfatti nella vita terrena, è privato di una propria sede ed è condannato a vagare senza meta, come in una sorta di esilio: vano spauracchio per gli uomini buoni, ulteriore flagello per i malvagi, questo genere di demoni ha solitamente il nome di "Larve" (Larvae; "Spettri"). Nel caso in cui sia incerto quale sorte è toccata loro, se cioè si tratti di un "Lar" o di una "Larva", lo si nomina "dio Mani": il termine "dio", s'intende, è aggiunto a titolo onorifico. Il nome di "dio", infatti, è riservato ai demoni di questa specie che, dopo aver condotto con giustizia e saggezza il carro della loro vita terrena, sono stati poi considerati dagli uomini come divinità (numina), e onorati in santuari e in cerimonie pubbliche: ad esempio, Amfiarao in Beozia, Mopso in Africa, Osiride in Egitto, altri ancora a seconda dei diversi paesi, ed Esculapio dovunque.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841/843

Apuleio ha difficoltà nell'assimilare il concetto platonico di demone al concetto di daimon pre platonico salvando, al contempo, il concetto di "anima immortale".

I Mani sono gli Esseri della Natura che, al momento della morte del loro corpo fisico, partoriscono il loro corpo luminoso. I Lemuri sono Esseri di Energia vitale nati nella Natura senza essere passati per dei corpi fisici, come noi li pensiamo (vedi Il Libro dell'Anticristo che scrissi quarant'anni fa).

Alla morte del corpo fisico, un Essere della Natura (come noi lo pensiamo) partorisce il daimon che ha costruito, scelta dopo scelta, in tutta la sua vita. Il daimon non è altro che l'energia vitale o energia emotiva che il soggetto ha plasmato coinvolgendola nelle proprie azioni. Il daimon continua le proprie trasformazioni partendo dalla forza, dal potere, che ha acquisito, attraverso le azioni, in cui ha coinvolto le sue emozioni nella vita quotidiana del corpo fisico.

I Lemuri nascono come forme di sola Energia Vitale nella Natura. Compressione di energia vitale normalmente prodotta da terremoti, maremoti, tempeste o quant'altro in cui è coinvolta l'energia vitale della Terra e del cielo. Nascono infinitamente piccoli, si cibano di energia emotiva, si avvicinano ad Esseri della Natura, corpi fisici, cibandosi dell'Energia Vitale che viene scartata dai corpi fisici nella loro attività quotidiana. Hanno un loro percorso di conoscenza e di trasformazione. Nascono anche dall'attività degli Esseri della Natura quando questi producono particolari condizioni. Per ora basta dire questo.

Apuleio si propone di portare il concetto di Daimon nella tradizione religiosa di Roma e coglie l'assonanza fra il concetto di Daimon preplatonico col concetto latino di Genio (e di Juno) anche se vuole ignorare, almeno qui, che non esiste solo il "genio" come parte divina del singolo individuo, ma esiste il "Genio" della città e i Genio Loci, cioè l'aspetto divino del luogo abitato, formato anche dal Genio di ogni soggetto che abita il luogo.

La natura, degli Esseri della Natura, comprende un corpo fisico e una struttura emotiva inscindibile dal corpo fisico perché, se così non fosse, non sarebbe un corpo della Natura, ma un cadavere.

L'anima non è un oggetto proprio del corpo, ma è un oggetto con cui l'Artefice, Dio, anima il corpo. L'anima è un oggetto che non appartiene al corpo, non cresce e si modifica col corpo, è uno strumento con cui l'artefice (e chi per esso) gestisce il corpo, il mio corpo, le cui azioni devono sottostare alla morale con cui si definisce l'anima strumento di Dio.

Il daimon è il corpo che abita la Natura, la società, con tutte le sue emozioni e, nell'abitare la Natura e la società, plasma le propri emozioni nelle condizioni e nelle contraddizioni in cui forma la propria esperienza. Come il corpo si modifica e si adatta, così la struttura emotiva, il daimon, si modifica e si adatta, si plasma e si compatta, nella direzione di sviluppo voluta dall'individuo, costruendo la ricchezza con cui il proprio essere affronta la morte del corpo fisico.

Come platonico, Apuleio vede l'uomo come origine, scopo e funzione di tutta la vita e quanto esiste, come quelle che lui chiama "larve", "lemuri", "mani" devono essere "anima di uomini" come se la maggior parte dei Mani, da cui siamo circondati, non fossero stati animali o piante che hanno vissuto la loro vita con passione. D'altro canto, è Platone e i platonici che hanno dichiarato la donna "squallido essere inferiore" perché reincarnazione di uomini malvagi e, in quanto tali, vanno puniti e sottomessi per tutta l'esistenza.

Il termine "Dèi Mani" è teologicamente corretto e non è una questione di "onorare", ma è una questione di comprendere come anche gli uomini hanno la possibilità di percorrere il loro cammino diventando Dèi plasmando la propria energia emotiva nell'alimentare il daimon che siamo.

Un personaggio particolare è Celso. Di Celso ci rimane quanto citato da Origene. Celso critica le idee cristiane, ma, secondo gli studiosi, Origene non criticherebbe un solo Celso, ma due Celso. Un primo Celso Epicureo e un secondo Celso platonico.

In particolare, la teoria dei demoni come mediatori fra gli uomini e gli Dèi, espressa da Celso contro i cristiani, è sicuramente platonica.

Io commento le idee di Agostino d'Ippona (354-430); che commenta le idee di Apuleio (125 circa-post 170); che tratta della questione dei demoni. La questione fece polemica fra "medioplatonici o epicurei" come Celso, che visse, non si sa quando, ma si presume attorno all'epoca di Marco Aurelio o Commodo e scrisse tra il 175 e il 180. L'ambiguità del concetto di Demone è ben presente in Apuleio. Le citazioni di Celso sono tratte da "Contro Celso" di Origene (185-254).

E' interessante la polemica fra Origene e Celso perché ci permette di andare indietro nel tempo rispetto ad Agostino d'Ippona e inquadrare la guerra contro il daimon dell'uomo al fine di trasformare l'uomo in un soggetto ubbidiente e sottomesso.

Nel primo secolo dell'era attuale anche l'idea di Platone sui demoni che si impossessano degli Esseri Umani sta diffondendosi fra le persone prive di cultura come una spiegazione per comportamenti o situazioni esistenziali che non riescono a comprendere. Gli ospedali sono ancora presenti nelle città di romane, aree dedicate ad Esculapio (Asclepio), ma non tutte le persone hanno accesso a tali aree, specialmente in oriente.

Nei confronti di queste persone agisce pesantemente il cristianesimo per distruggere il loro daimon e rubare loro le possibilità dell'esistenza.

Celso critica la logica dottrinale dei cristiani e queste osservazioni le leggiamo attraverso il cristiano Origene.

Afferma Origene parlando di Celso:

6a. Proseguendo, non so da dove Celso prenda le mosse quando afferma che "I Cristiani sembrano farsi forza dei nomi e degli incantesimi di alcuni demoni"; penso che alluda alle vicende che riguardano coloro che incantano e scacciano i demoni.
6b. Più avanti egli accusa anche il Salvatore, dicendo che "è grazie alla magia che egli è riuscito a fare quei miracoli che sembra aver compiuto, e, poiché prevedeva che anche altri, entrati in possesso delle stesse conoscenze, avrebbero fatto le stesse cose, vantandosi di operare con un potere divino, Gesù li ha banditi dalla sua comunità (politeià)". E Celso lo accusa dicendo che "se li ha banditi giustamente, anch'egli è un uomo perverso, perché è imputabile delle stesse accuse; se invece, nel fare queste cose, egli non è perverso, non lo sono nemmeno coloro che si comportano come lui".

Celso, Discorso vero, tratto da Origene, "Contro Celso", in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 1171

In questo momento entriamo in un ambiente ideologico in cui il daimon non è nemmeno preso in considerazione, ma a questi uomini senza cultura appare evidente che tutti i comportamenti che deviano da una qualche forma di razionalità sono il prodotto dell'intervento di una forza esterna perché "Dio non può aver creato un qualche cosa di diverso da ciò che è razionale".

Ancora nel Discorso Perfetto di Asclepio, attribuito per molto tempo ad Apuleio, si dice:

28 "Ascolta dunque, Asclepio. Una volta avvenuta la separazione dell'anima dal corpo, l'anima passerà in potere del dèmone supremo, perché la giudichi e perché esamini i suoi meriti. Se questo dèmone, dopo accurata indagine, vedrà che essa è pia e giusta, le consentirà di stabilirsi nei luoghi che le competono; se invece la vedrà insozzata da macchie di delitti e infangata di vizi, la farà precipitare dalle regioni superiori a quelle inferiori, lasciandola in balìa di tempeste e di turbinìi formati dall'aria, dal fuoco e dall'acqua che sempre lottano tra loro, affinché sia trascinata tra il cielo e la terra dai flutti del mondo materiale, sempre sballottata in diverse direzioni da pene eterne, cosicché all'anima finisce per nuocere la sua immortalità, in quanto è sottoposta a un supplizio eterno da una sentenza senza fine. Sappi dunque che dobbiamo avere paura, temere e guardarci dall'eventualità di cadere in queste punizioni. Infatti, gli increduli, dopo avere commesso le loro colpe, saranno costretti a credere, non con le parole ma direttamente con esempi, non con minacce, ma con il patimento stesso delle pene".

Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 565/567

Scritto nel II secolo d.c. e attribuito per molto tempo ad Apuleio, il Dio assoluto dell'Asclepio è definito "Demone supremo" rivelando, ancora una volta che col termine "demone" si vogliono significare condizioni diverse e, spesso, in conflitto fra di loro. E' come se nei vangeli cristiani, il loro Dio e il loro Gesù fossero definiti "Demoni".

Le difficoltà esistenziali devono essere giustificate, dal momento che quegli uomini hanno accolto l'idea di essere "creati da Dio", perfetti come la creazione di Dio che immaginano e, pur tuttavia, incapaci e spesso impossibilitati ad affrontare tutti i problemi della loro esistenza. Vivono nell'attesa dell'evento salvifico mentre malattie, ambiente sociale e ambiente naturale, sfuggono al loro controllo.

In queste condizioni, il concetto semplice come "una potenza malvagia" che agisce contro di loro è facile da soggettivare. Aiuta il potere a mantenere le persone sottomesse mentre supplicano di essere liberate dalla malvagità che le opprime ignorando che le condizioni malvage sono costruite dall'autorità sociale che li usa come oggetti inconsapevoli.

La diversità è prodotta dal demonio; la malattia è prodotta dal demonio.

Se all'inizio era il "Demone di Socrate", ora esiste tutto un mondo abitato da demoni che cercano di impossessarsi del corpo degli Esseri Umani contro la volontà di Dio.

E' in questo contesto di sottocultura che nascono le cacciate dei demoni descritte nei vangeli cristiani.

L'uomo non è più l'abitatore del mondo che usa la propria volontà per trasformarsi, ma è un oggetto posseduto da Dio o dai demoni.

Tu, finalmente hai paura del "daimon" che sei perché il "daimon" riassume le pulsioni psichiche che ti spingono ad agire e ad esistere nella società in contrasto con la morale che la società ti impone e identifichi in quelle pulsione "il male", un oggetto estraneo da te, di cui vuoi liberarti per essere accettato e approvato dalla morale imposta. In questa condizione appare la supplica di "liberaci dal male" in una ricerca di un "salvatore" capace sì di riportare le pulsioni psichiche nell'ambito della morale imposta, ma che, al contempo, liberi dall'oppressione e dalla sottomissione sociale elevando il soggetto oppresso allo stesso rango del dominatore sociale. Se ciò non avviene, non è perché il "salvatore" non agisce, ma perché il soggetto oppresso è talmente malvagio da non meritare l'aiuto del "salvatore" e, perciò, è nei doveri del dominatore sociale agire per sottometterlo di più e con maggiore crudeltà.

Questo meccanismo è il meccanismo proprio dei Vangeli cristiani che scritti, più o meno, nella stessa epoca dell'Asclepio e commentati da Celso nella sua critica ai cristiani. agiscono su un ambiente di sottocultura alimentandone, da un lato la speranza di una promozione sociale e, dall'altra, fornendo uno strumento ideologico al dominatore per la vessazione e la sottomissione dell'ambiente umano sottoculturale.

Nei Vangeli cristiani non appaiono concetti ideologici descritti perché i concetti ideologici dovrebbero essere argomentati, giustificati, e la povertà dei cristiani non ammette discorsi articolati che si possono prestare alla critica. Nell'ambiente cristiano, il cristiano deve credere mediante la fede, non analizzare. Quando il cristiano o l'ebreo argomenta, deve farlo solo per legittimare il dominio assoluto di Dio, del dominatore, nel suo diritto a dominarlo e a vessarlo.

Scrive Marco nel suo Vangelo:

Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

Vangelo di Marco 5, 1-20 (prelevato in internet)

Tutta la storia ha un solo scopo, definire la malvagità del Demone in quanto soggetto estraneo all'individuo. I super poteri di un soggetto come Gesù e la sottomissione dell'uomo a Gesù che diventa suo seguace personale e sottomesso.

L'uomo sottomesso vuole permanere vicino a Gesù e godere di una posizione privilegiata nei confronti di altri uomini, ma il dominatore non può permettere che un qualche beneficiato usufruisca della sua posizione di comando e di controllo e gli impone di far propaganda della sua superiorità sui demoni.

L'uomo indemoniato, descritto, viveva una contrapposizione fra e pulsioni psichiche che stimolavano il suo abitare il mondo e la morale che gli imponeva di negare la propria struttura pulsionale per essere accettato da una società che lo voleva sottomesso ed obbediente. Nel racconto, Gesù lo libera dalle proprie pulsioni e lo rende sottomesso alla morale sociale diventando "seduto, vestito e sano di mente". In quel momento l'unica pulsione che può compensare la sua sottomissione alla morale è quella di assumere il ruolo di dominatore. La richiesta dell'ex indemoniato a Gesù "lo pregava di permettergli di stare con lui" era la richiesta di spartire il dominio con Gesù. Una richiesta che Gesù rifiuta imponendogli di lavorare per ampliare il suo potere di dominio sugli uomini "Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati".

Diventa quasi ridicolo l'ambiente decritto dai Vangeli cristiani. Tutti gli uomini vedono demoni e spiriti malvagi che possiedono le persone. L'episodio precedente sembra quasi una questione privata fra Gesù e il malato. Per diffondere la sottomissione a Gesù, la sottocultura deve credere che anche chi ha cultura, non solo i poveri culturalmente come loro, credono nei demoni che possiedono gli uomini e che vedono un uomo quando è posseduto da un demone.

Ovvio che, in questa sottocultura generalizzata, come oggi ci sono cartomanti ed astrologi che vendono improbabili futuri (ed esorcisti truffatori che liberano dai demoni) così allora, in assenza di cultura medica, c'erano ciarlatani come Gesù che scacciavano i demoni. E dovevano essere molti, non solo Simon Mago.

E ancora scrive Marco nel suo vangelo:

E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto". Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

Vangelo di Marco 9, 14-29

L'episodio viene costruito dagli evangelisti su una forma di epilessia che non ha nulla a che vedere con la possessione diabolica. Se, superficialmente, si poteva dire che quegli uomini nulla sapevano di epilessia, la soluzione che davano, elevata a "verità di Dio", portò a torturare ogni persona epilettica per 2000 anni. 2000 anni di torture e di violenza per colpa di evangelisti che fornivano spiegazioni in nome di Dio, della verità assoluta, alla quale costringevano le persone a credere. Violenza spesso subita dall'infanzia nelle forme più lievi di epilessia durante la mutazione puberale.

Gesù si fa comando sociale e ordina di pregare e di sottomettersi. Tutto l'episodio, descritto da Marco, ha lo scopo di imporre sottomissione, contrizione, che deve essere espressa con la preghiera, la supplica, come unico modo per ottenere un "soccorso" nella propria esistenza.

E ancora nel Vangelo di Luca:

Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: "è in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".

Luca 11, 14-28

Anche Luca e gli altri evangelisti riprendono l'argomento come Matteo. In questo episodio si vuole precisare che "Beelzebul è capo dei demoni" (in realtà, Ba' al Zebub, signore delle mosche, era una divinità della salute, una "divinità solare" e "guardiano dell'oltretomba"; cioè colui che aiuta gli Esseri della Natura a partorire il loro corpo luminoso. Una divinità dal carattere simile al mesopotamico Nintu).

Quando Gesù viene accusato di scacciare i demoni in nome e per conto di Beelzebul, risponde:

"Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano?"

Apparentemente è una risposta di chi lo accusa di fare concorrenza fra scacciatori di demoni, in realtà all'evangelista interessa costruire l'idea di un ambiente dove tutti vedono e sanno dei demoni, ma Gesù è lo scacciatore di demoni più forte in quanto figlio di Dio e padrone.

Alla fin fine, dall'idea di Platone sul demone che possiede Socrate fino alle farneticazioni di Agostino d'Ippona, in questi 900 anni che separano l'uno dall'altro, l'unica costante dei loro discorsi è il dominio sull'uomo. Da Platone ad Agostino d'Ippona, l'unica costante è la sottomissione degli uomini che si ottiene elaborando un'ideologia capace di privare l'uomo del suo daimon e facendogli credere che il suo futuro è possibile solo dall'obbedienza, dalla sottomissione e dalla preghiera che alimenta la speranza nell'intervento favorevole di un qualche padrone.

Io ho fatto una sorta di viaggio a ritroso partendo dalle concezioni di Agostino d'Ippona per cercare la fonte dell'orrore. Se questa appare quasi innocua in Platone, perché il lettore ignora gli effetti dell'affermazione di Platone e le sue conseguenze, non è così innocua nella mani dei platonici, dei medio platonici, dei neoplatonici, dei magisti di Ermete Trimegisto e dei cristiani che semineranno la distruzione delle società umane per secoli in nome della necessità di Dio di combattere la scintilla divina dell'uomo per impedirgli di trasformarsi in un Dio.

 

Tutti i testi del mese di luglio 2025 in un'unica pagina

 

 

Indice pagine mensili di cronache Pagane

 

Torna agli argomenti del sito Religione Pagana

Home Page Religione Pagana

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Iside con bambino - Museo di Napoli prestata a Torino!

 

 

Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.