Rimpiangiamo: per non aver pensato quello che avremmo dovuto pensare quando potevamo pensarlo;
per non aver detto quello che avremmo potuto dire quando potevamo dirlo;
per non aver fatto quello che avremmo dovuto fare quando potevamo farlo
Luglio 2025: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

Luglio 2025
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Argomenti del sito Religione Pagana

Questo sito web non usa l'intelligenza artificiale, ma solo l'intelligenza umana (con i suoi limiti, i suoi errori e le sue imperfezioni).

05 luglio 2025

Negazione della negazione

Il concetto di negazione della negazione è un concetto filosofico estremamente semplice, specialmente per quanto riguarda la realtà vissuta, che i "docenti di filosofia" rendono complicato affinché risulti incomprensibile.

Ho fatto la richiesta in internet su che cos'è la negazione della negazione e ho ricevuto questa risposta:

"La negazione della negazione, un concetto filosofico, indica un processo in cui ciò che è stato negato viene a sua volta negato, portando a una sorta di riaffermazione, ma su un piano più elevato o complesso. In altre parole, è come se si rimuovesse una negazione, superandola e integrando gli aspetti positivi che essa aveva temporaneamente soppresso."

Non so se la risposta proviene da un qualche sito web o dalla sintesi dell'"intelligenza artificiale".

Quando due o più oggetti entrano in relazione, la relazione si risolve negando gli oggetti che sono entrati in relazione.

Gli oggetti che escono dalla relazione non sono più gli stessi oggetti che sono entrati in relazione perché la relazione ha modificato la qualità degli oggetti mediante l'esperienza acquisita nella relazione.

E' come dire che lo stesso uomo non può mai bagnarsi due volte nella stessa acqua perché l'uomo che è uscito la prima volta dall'acqua non è lo stesso uomo che è entrato per la prima volta nell'acqua ma, entrando nell'acqua si è modificato. Lo stesso uomo che entra nella stessa acqua non è lo stesso uomo della prima immersione. Un uomo che ha imparato un lavoro non è lo stesso uomo che era prima di imparare quel lavoro.

Ovviamente, il concetto della negazione della negazione non può essere applicato all'interno di una filosofia di verità perché se l'oggetto è prodotto da Dio, in quanto verità dell'oggetto, l'oggetto, l'uomo, per esempio, non può negare sé stesso diventando un uomo diverso perché altrimenti negherebbe la "verità di Dio". Nell'ideologia cristiana, l'apprendimento non avviene per negazione dello stato di non apprendimento precedente, ma per volontà di Dio: è un dono di Dio, non un'acquisizione dell'uomo.

Il concetto di negazione della negazione è applicabile solo in un'ideologia che comprenda l'idea che tutto si trasforma e diviene continuamente negando sé stesso e la propria realtà oggettiva, permettendo il sorgere di un diverso sé stesso e di una diversa realtà oggettiva in grado di negare sé stessa a sua volta in un processo di continuo divenire.

Pertanto, ad ogni relazione, gli oggetti della relazione negano sé stessi per consentire la nascita di sé stessi diversi.

Inserite questo concetto all'interno della Natura e la diversificazione delle specie e si può comprendere come il presente non è creato, ma è divenuto per negazione della negazione di presenti che lo hanno preceduto.

 

05 luglio 2025

Oggetto in sé e descrizione soggettiva dell'oggetto

E' necessario ricordare che in filosofia va distinto l'oggetto in sé, o il fatto in sé, dalla descrizione soggettiva dell'oggetto o del fatto.

La soggettività dell'interprete non individua l'oggetto in sé, ma interpreta l'oggetto per sé.

Questa distinzione è tanto più importante quando la questione non riguarda solo l'oggetto descritto, o il fatto descritto, soggettivamente, ma le prospettive che all'oggetto, al fatto, vengono attribuite che appartengono sempre all'interpretazione soggettiva.

Quando si assiste ad uno scontro di opinioni, si assiste ad un scontro di soggettività dove le soggettività sono differenti nell'interpretazione perché le soggettività sono divenute in modo differente, in condizioni differenti, nelle quali hanno adattato sé stesse e costruito il loro specifico modo soggettivo attraverso il quale interpretare il mondo e desiderare trasformazioni del mondo in cui abitano.

Troppo spesso in filosofia si spaccia l'interpretazione soggettiva come una condizione oggettiva e si pretende di generalizzare la propria soggettività.

Un esempio di questo tipo di equivoco fra oggettività e interpretazione soggettiva è il concetto marxista di "Materialismo storico e dialettico".

Lo schema è abbastanza preciso. Significa, a grandi linee, che il presente è il prodotto di trasformazioni avvenute attraverso un processo storico di relazioni dialettiche fra gli oggetti negli infiniti presenti che chiamiamo passato e che formano il processo storico.

Detto in questo modo è una formula generica che si oppone all'idea che "il presente è la creazione della volontà di Dio".

Poi subentra l'interpretazione soggettiva: quali elementi considero che abbiano partecipato al processo storico? Da dove faccio iniziare il processo delle trasformazioni storiche? Quali effetti di possibile futuro voglio sottolineare attraverso la mia descrizione che necessariamente limita fatti e condizioni storiche oggettivamente avvenute?

In sostanza, la filosofia è rappresentazione di opinioni soggettive che tentano di oggettivarsi. Alcune proclamano "verità di fede", "Dio ha creato il mondo" e il filosofo disquisisce su tale realtà data.

Altre filosofie proclamano necessità soggettive che, al di là delle condizioni prodotte da idee assolutiste, proclamano la necessità di trasformazione in funzione di un qualche cosa.

La filosofia è sempre soggettività, più o meno ben argomentata. Spesso la filosofia è malattia psichiatrica quando il soggetto che pensa si eleva alla dignità del pensato; lui pensa Dio e, come Dio, dice che cosa vuole Dio dagli uomini.

 

Pagina specifica dell'argomento

 

04 luglio 2025

La folle idea nazista della sinistra comunista

C'è un'idea che ha sempre condizionato la sinistra socialista e comunista in tutto l'occidente. Il termine "comunista", in occidente, non ha mai significato niente. Si trattava di un termine generico che indicava una società solidale e con minori disuguaglianze sociali.

I cristiani, convinti che l'uomo sia creato ad immagine e somiglianza di Dio, hanno combattuto l'eliminazione delle disuguaglianze sociali convinti che la disuguaglianza sociale fosse imposta da Dio e, secondo i cristiani, i democristiani d'Europa si potevano sì migliorare le condizioni di vita delle "classi subalterne", ma non eliminare le disuguaglianze volute ed imposte da Dio.

Per contro, coloro che chiamavano sé stessi comunisti o socialisti ritenevano che il modello del comunista fosse Gesù che, con la sua audacia, combatteva il potere costituito degli scribi e dei farisei e che per questo, costoro, lo hanno messo a morte.

Con questa scelta ideologica, operata da Stalin nel tentativo di coinvolgere i cristiani ortodossi nella resistenza all'invasione nazista dell'URSS, i comunisti e socialisti d'Europa non solo sono usciti dall'ambito dell'ideologia marxista, ma hanno introdotto, nel loro sistema di pensiero, il nazismo.

I vangeli cristiani hanno la caratteristica di voler rappresentare un Gesù privo di potere che si muove ed agisce in un ambiente religioso ostile. In quell'ambiente Gesù costruirebbe la sua setta e metterebbe in atto la sua predicazione. Per questa azione il potere, l'ambiente ostile, lo avrebbe crocifisso.

Indubbiamente i vangeli rappresentano una scena teatrale, ma nella scena teatrale rappresentata, il vero padrone degli uomini è Gesù. Il dittatore crudele è Gesù. Un conto è ciò che la chiesa cattolica vende alle persone e un conto sono i contenuti dei vangeli attraverso i quali i cristiani manipolano la percezione della realtà dell'infanzia.

Il dittatore è Gesù.

Chi minaccia continuamente di morte e di sofferenze eterne le persone, è Gesù.

Chi si inventa i forni crematori per i dissidenti, è Gesù (li chiama zizzania o loglio).

Chi ordina di sgozzare i suoi nemici, è Gesù.

Chi frusta le persone per cacciarle dal tempio, è Gesù.

Chi costringe le persone di partecipare al pranzo di nozze e poi prende l'ospite lo lega, lo bastona e lo getta là dove c'è terrore e stridor di denti, è Gesù.

Chi ordina di sgozzare le persone che non si mettono in ginocchio, è Gesù.

Chi afferma di essere il padrone perché non passera quella generazione senza che le stelle cadranno dal cielo e lui venga sulle nubi con grande potenza, è Gesù.

Chi afferma di essere il figlio del Dio padrone degli ebrei e padrone egli stesso degli ebrei, è Gesù.

Chi gioca presentandosi come padrone buono e padrone cattivo, è Gesù.

Chi bastona l'uomo affinché sia riconoscente al buon Samaritano, è Gesù.

Chi si comporta da pederasta e da violentatore di minori, arrestato col bambino nudo, è Gesù.

I farisei non inveiscono contro Gesù chiamando profittatore e malvagio, ma Gesù inveisce contro i farisei accusandoli senza portare fatti che convalidino le sue accuse. E' Gesù che incita al linciaggio.

E potrei continuare con lo stupro di Dio nei confronti di Maria dove si costringe Maria, la stuprata, a cantare le glorie del proprio stupratore.

Potrei continuare ancora con tutti i modelli del super uomo padrone di uomini che devono essere ridotti a schiavi, perché Dio e Gesù così vogliono. Schiavi che hanno il diritto di essere devoti ai loro padroni.

I comunisti e i socialisti hanno fatto propria questa visione di Gesù e questa visione i Gesù, padrone assoluto, che combatte le società civili per disarticolarle e costruire miseria, perché tanto lui fa i miracoli, ha finito per diventare il fondamento dell'ideologia comunista e socialista che, come Gesù, eleva i poveri a modello sociale in contrapposizione al modello marxista, abbandonato dai comunisti e dai socialisti, in cui l'uscita dalla condizione di povertà e l'aumento del benessere è la rivolta dell'uomo contro la miseria imposta da Dio.

In questo modo si è finito per identificare i comunisti con i poveri e non col processo di aumento di benessere della società. I comunisti divennero quelli che "i poveri li avrete sempre con voi e potete far loro del bene ogni volta che vorrete", anziché il principio marxista secondo cui aumentare il benessere degli strati sociali più bassi permette di aumentare il benessere dell'intera società. Aumenta la circolazione del denaro. Libera gli uomini dal bisogno.

I comunisti e i socialisti hanno costretto le persone ad identificarsi con Gesù consegnando i bambini ai cristiani, in particolare, in Italia, alla chiesa cattolica, che li ha stuprati costringendoli ad identificarsi con Gesù e trasformando l'infanzia in tanti bulli violenti e adulti sovranisti.

Come tanti figli di Dio, costoro pretendono che i più deboli si mettano in ginocchio. Si sentono padroni di uomini e di territorio e, quando leggono dell'ideologia schiavista di Paolo di Tarso, si identificano nello schiavista a cui gli schiavi debbono obbedienza.

Per loro non esiste una relazione fra benessere della società e benessere individuale e personale, loro devono essere i padroni. Così accoltellano la donna quando vuole abbandonarli; si sentono i padroni dei figli e non in dovere di aiutarli a costruire il futuro; si sentono bulli e criminali che aggrediscono e sfruttano, rapinando, una società che ritengono essere un contenitore di loro potenziali prede. Non è a caso che i capi mafiosi avevano la bibbia e i vangeli come testi di riferimento. Esattamente come poliziotti e carabinieri che ostentano il crocifisso anziché i simboli della Costituzione della Repubblica.

Nel corso della storia, subito dopo la seconda guerra mondiale, l'idea di identificare il comunismo con Gesù e i primi cristiani parve alle persone una buona idea. Un'idea con cui rivestire le loro rivendicazioni sociali per un maggior benessere.

Ma poi l'idea si è rivelata per quello che era: Gesù è la fonte del nazismo, colui che si separa dalla società e che si ritiene padrone degli uomini pretendendo che gli uomini si prostrino davanti a lui. Può essere il mafioso, lo spacciatore di droga, il carabiniere che si sente carabiniere anche in mutande, il poliziotto bastonatore, il giudice che se ne sbatte dei propri doveri, l'uomo che accoltella la donna che lo lascia, colui che abbandona i figli o consegna i figli alla chiesa cristiana. Colui che sputtana le persone sui posti di lavoro. Ecc.

Labriola aveva posto l'accento sull'educazione dell'infanzia e aveva avvertito i socialisti di questa necessità. Ma poi Labriola è morto anche se i suoi insegnamenti furono importanti per alimentare la resistenza antifascista. Solo che poi arrivarono gli stalinisti, quelli che consideravano Gesù il prototipo di comunista, e presero il controllo di quanto veniva chiamato comunismo o socialismo. In quest'ottica, la comunità degli apostoli cristiani che accumulavano il denaro degli adepti, venne considerata una comunità comunista e non un'associazione di mafiosi che praticavano l'accumulo di capitale a discapito della comunità.

Fra i comunisti passò l'idea che l'uomo fosse creato da Dio in contrapposizione all'idea del "materialismo storico e dialettico" che aveva generato la realtà nella quale viviamo.

E' l'idea sovranista: io sono sovrano. Non ha importanza di cosa, magari della miseria, ma un individuo educato ad identificarsi con Gesù deve sentirsi padrone di qualcuno o qualche cosa che, per una ragione o l'altra, deve obbedire. Magari è l'operaio vessato sul posto di lavoro che torna a casa e violenta la donna per dimostrare di avere potere su qualche cosa.

Così, un po' alla volta i partiti comunisti e socialisti occidentali si sono sciolti, persi nel putridume sovranista in cui la maggior parte dei sovranisti può rivendicare una passata militanza nel Partito Comunista.

Non capire che cosa sia il cristianesimo e non combatterlo è la malattia del comunismo. Una malattia che ha portato a morire una prospettiva sociale già morta in partenza per aver inserito l'assolutismo del Dio cristiano e di Gesù a fondamento delle proprie rivendicazioni sociali. Alla fine del processo, le rivendicazioni sociali erano fatte da coloro che, identificandosi con Gesù, pretendevano che tutti si mettessero in ginocchio davanti a loro: "tutti avrebbero dovuto essere uguali in ginocchio davanti ad ogni novello Gesù".

Si è iniziato a rivendicare migliori condizioni di lavoro e si è finito per rivendicare il diritto di fruire dei servizi sociali senza pagare le tasse. Si è iniziato a rivendicare forme di salute pubblica e si è finito con i sovranisti che fanno guerra ai vaccini affinché le persone muoiano e non rompino le scatole.

Non avete voluto accusare il Dio dei cristiani e il Gesù per i delitti commessi? Ora, quei delitti sono diventati il diritto di commetterli di ogni individuo che si identifica col Dio degli ebrei e dei cristiani.

Nelle persone rimane ancora il "mito" del comunismo come un'idea di uguaglianza, ma rimane ancora l'idea del comunismo come una condizione di poveri e non come un cammino per costruire il benessere.

In sintesi, comunismo dei partiti politici o "catto-comunismo" altro non era che un altro nome con cui definire i principi nazisti che si identificavano e si identificano con Gesù.

 

04 luglio 2025

Riflessione sui Sabba medioevali delle Streghe

Noi non abbiamo nessuna prova accertata oggettivamente che siano avvenuti Sabba di Streghe come dichiarati dagli inquisitori cristiani nel medioevo.

Gli inquisitori cristiani conoscevano, certamente, un po' di letteratura classica. E' facile immaginare che siano stati affascinati dai riti dionisiaci e dai riti orfici ai quali partecipavano le donne fra estasi e liberazione dagli impegni sociali e familiari nei testi classici della letteratura.

Immaginavano che questi riti si siano protratti nei secoli e trasformati in riti demoniaci di ribellione alla morale imposta dal loro Dio.

Per comprendere la diffusione dei riti dionisiaci è sufficiente quanto scrive Plutarco (penso in Alessandro nelle vite parallele) riportato da Kern:

206. - Plutarch. Alexand. 2 Su Olimpiade, madre di Alessandro: Esiste però un'altra tradizione riguardo a tali fatti, ossia che tutte le donne di questa regione, dedicandosi ai riti orfici ed al culto orgiastico di Dioniso da data immemorabile, con il nome di Clodoni e di Mimalloni, imitino sotto molti aspetti le pratiche delle Edoni e delle donne tracie del monte Emo, da cui pare derivi anche l'espressione threskeuein (essere fanatici), ad indicare riti violenti e stravaganti; Olimpiade, che ricercava più delle altre l'estasi e si lasciava trascinare in deliri in modo più barbaro, portava ai tiasi dei grandi serpenti addomesticati che spesso, sbucando dall'edera e dai canestri mistici, atterrivano gli uomini, attorcigliandosi ai tirsi ed alle corone delle donne.
Sulle Clodoni e le Mimalloni Baege De Macedon. Sacris. Diss. HaI.

Kern Gli Orfici testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2012, p. 151/153

Più leggo dei riti dionisiaci e dei riti orfici e più mi sto convincendo che non sono mai esistiti Sabba di streghe medioevali se non nella testa degli inquisitori cristiani che torturavano le donne per farsi raccontare dei Sabba.

Nella testa degli inquisitori cristiani c'erano le pratiche orfiche e dionisiache che prendevano forma nel loro delirio demoniaco.

Attraverso la tortura costringevano le donne a confessare pratiche orgiastiche col demonio che abitavano solo nelle fantasie malate degli inquisitori cristiani.

I riti orfici e i riti dionisiaci rappresentavano anche la ribellione della donna dalla coercizione domestica. E' facile immaginare una massiccia partecipazione religiosa delle donne pur di allontanarsi dalla casa e dalla società.

Si comprende, da questo punto di vista, l'odio di Platone per l'orfismo e il dionisismo. La ribellione delle donne alla dittatura maschile andava contro alla gerarchia di dominio imposta dalla Repubblica di Platone.

 

 

Pagina specifica dell'argomento

 

03 luglio 2025

Breve riflessione sulla storia dell'esoterismo e l'occultismo contemporaneo

L'occultismo moderno nasce come reazione alle idee sociali della Rivoluzione Francese e alle modificazioni introdotte dal bonapartismo.

Si narra di società segrete che portarono alla rivoluzione francese, ma quelle erano società il cui scopo era quello di "fare la rivoluzione" non avevano scopi occulti anche se, per fare la rivoluzione, elaboravano una filosofia e un pensiero coerente.

La stessa Massoneria, anche se la sua ideologia si fonda sul Neoplatonismo, è nata per fini sociali in antitesi all'assolutismo cristiano. La massoneria ha fornito apporto ideologico alla rivoluzione americana (subito dopo la rivoluzione americana i cristiani li hanno macellati facendoli quasi sparire).

Se oggi i principi di "fraternità, uguaglianza e libertà" vengono trattati con una certa sufficienza, allora, alla fine del ‘700 e l'inizio dell''800 quelle parole spezzavano una struttura psico-emotiva delle persone che, educate alla sottomissione al dio padrone, a "Gesù re", lasciava le persone vuote e incapaci di vivere quando la fratellanza era fra tutti gli uomini in contrapposizione al dio che essi pensavano come padrone e al quale si ritenevano di dovergli deferenza e sottomissione; uguaglianza era quella di ogni singolo uomo con dio che cessava di essere un padrone per assumersi dei doveri che gli uomini dovevano rivendicare; libertà dalla morale imposta dal dio-padrone e dal Comando Sociale, lo Stato, che fino ad allora si era identificato nel dio-padrone. La rivoluzione francese e Napoleone avevano scosso la loro struttura emotiva, le loro certezze, la sicurezza di vivere senza rimorsi e senza sensi di colpa. Era necessario trovare nuove certezze in una dimensione occulta là dove il dio padrone parlava ad ognuno di loro e ognuno di loro poteva, mediante le arti, evocare il potere del dio padrone al loro fianco.

Con la nascita del Codice Civile, introdotto da Napoleone, per la prima volta nella storia, dall'avvento del cristianesimo, il motto cristiano "dare a dio quel che è di dio e dare a Cesare quel che è di Cesare", diventava "questo è di Cesare e questo è mio". La rivoluzione francese aveva fatto nascere il "io sono" in contrapposizione alla partecipazione del gregge che annulla la personalità e, le persone annullate del gregge, sono alla ricerca ossessiva del padrone a cui la rivoluzione francese ha tagliato la testa nella persona del re.

Oggi i principi della rivoluzione francese appaiono normali e scontati (non potremmo fare a meno di libertà, uguaglianza, solidarietà sociale o la napoleonica proprietà), all'inizio dell'800 fu una rivoluzione che sconvolse la struttura psichica delle persone che furono indotte a cercare spiegazioni psico-ideologiche che fornissero delle chiavi di lettura della nuova situazione che stavano vivendo.

Le persone cercavano di armonizzare il condizionamento educazionale ricevuto con forme ideologiche culturali nelle quali proiettavano il loro desiderio. Desiderare, la fine del presente. Apocalisse come desiderio di superare un presente con la speranza di un "Gesù che arriva con grande potenza sulle nubi mentre le stelle cadono sulla terra" e loro, i disperati, si immaginano fra gli eletti.

Mentre le società si stavano aprendo ad un possibile futuro, esoteristi e occultisti si rinchiudevano in sfere psico emotive private nelle quali si immaginavano di disporre di grande conoscenza, grande potere e grande saggezza. Alla fin fine, si è dimostrata di essere solo miseria come difesa di una psiche incapace di affrontare il nuovo nella società.

Molti di loro furono persone estremamente erudite, ma anziché versare la loro erudizione nel mare della vita della società, si rinchiusero in un monastero-manicomio dal quale complottavano contro la società civile. Lo scontro fra occultismo e Stregoneria è uno scontro centrale nella storia del pensiero umano.

L'800 è il tempo del secondo colonialismo inglese che inizia nel 1753 con l'infiltrazione dell'Inghilterra in India (vedremo come l'India sia fondamentale nella nascita dell'occultismo, la Blavatsky userà massicciamente l'India).

Nel 1800 tale Fabre d'Olivet, che si era innamorato di una ragazza di 24 anni morta nel 1802, ebbe una serie di sogni vividi nei confronti di costei. Sogni che si sostanziarono in allucinazioni in stato di veglia. Queste "apparizioni" convinsero Fabre d'Olivet della vita oltre la morte. D'Olivet ebbe varie esperienze allucinatorie tanto da trasformate l'amata, sognata e desiderata, in una sorta di ninfa ispiratrice: la nuova Egeria. Fabre d'Olivet mise in atto strategie di psicoterapia nei confronti di ragazze sordomute (traumatizzate fin dalla nascita) ottenendo dei buoni risultati che lo portarono a formulare una teoria sulla "psicurgia" ed aveva elaborato un complesso psico-concettuale relativo ad un ideale "regno dell'uomo" che chiamò "ominale". Fu indubbiamente un precursore della moderna psicologia e della psicoterapia, ma fu osteggiato per i successi, denigrato, abbandonato dalla moglie e dai figli.

Nel 1824 fondò il culto "Teodoxico universale" che celebrava equinozi e solstizi, con abiti, cerimoniale, inni e riti e un alfabeto segreto. Nell'ottobre del 1824 affermò che quello spirito si stava reincarnado. D'Olivet morì per un attacco apoplettico mentre celebrava un rito nel 1825.

D'Olivet fu uno degli iniziatori dell'occultismo cristiano come reazione alla rivoluzione francese prima e al bonapartismo poi.

Un'altro filone che dette vita all'occultismo moderno, fu Mesmer che nel 1778 costituì una società di ipnotizzatori e nel 1790 strinse rapporti col principe tedesco Carlo d'Assia che lo invitò ad Ambugo. Carlo d'Assia possedeva un ritratto del cristo che, a suo dire, si illuminava quando gli chiedeva consiglio. Nel 1791 questo ritratto gli dette ordine di scrivere e da quel momento scrisse molti messaggi di interpretazione dell'Apocalisse di Giovanni (la fine del mondo, tanto per intenderci) e sul calendario egiziano (la stele di roseta non era ancora stata decifrata). In sostanza elaborò quella che in occultismo viene chiamata la "scrittura automatica". Nel 1852 in America esplode lo spiritismo, sempre come risposta alle idee sociali illuministe e positiviste. In Francia i teorici dello spiritismo furono Jules-Eudes de Mirville che pubblicò un'opera in sei volumi (1863-1864) e il barone Guldenstubbé autore di "Pneumatologie" che fondò un circolo spiritico di successo.

Con costoro, che apparivano troppo innovatori fra spiriti che parlavano (come se le streghe non avessero fatto i pentolini senza pensare di parlare a "fratelli superiori", angeli o dio padrone) o la ritualità (come se gli stregoni non fossero in grado di creare armonia fra la propria struttura psico-emotiva e le strutture psico-emotive dei soggetti del mondo), polemizzarono gli occultisti più legati ai testi cristiani come Eliphas Levi che scrisse "La science des esprits" nel 1853.

Come reazione assolutista cristiana alla rivoluzione francese e alle sommosse del 1848 si vengono a formare nuovi tentativi di formulazione teorica di dominio sociale cristiano che alcuni Stati assunsero istituzionalmente e che venivano giustificate con un "cristianesimo esoterico" che avrebbe condotto ad una fantasiosa ricerca di "verità" che viene ignorata dai vangeli ufficiali e dalla bibbia. Le cose non stanno come racconta la bibbia e i vangeli. Troppo misero è il Gesù dei vangeli. Per gli esoteristi e gli occultisti, ci deve essere dell'altro. Qualche cosa di segreto e misterioso che può essere rivelato solo agli iniziati.

D'Olivet parla di Adamo universale e si ricollega a forme gnostiche. L'epoca in cui tratta le forme gnostiche è l'epoca in cui lo gnosticismo che si conosce è quello interpretato dal cristianesimo. Sarà necessario attendere il 1945 perché i testi gnostici, trovati a Nag Hammadi, ci dicano qualche cosa che non passi attraverso il filtro dei cristiani. Nessun occultista oserebbe mai pensare che il dio dei cristiani, il creatore, il demiurgo, bestemmia. Per questa bestemmia viene condannato, ad opera di Sophia, ad essere uguale all'uomo. Questo concetto, che troviamo nei vangeli scoperti a Nag Hammadi, è ben presente nella bibbia ebrea e cristiana, solo che per "individuarlo" psicologicamente è necessario mettersi dalla parte degli Esseri Umani. Invece, gli occultisti e gli esoteristi, sono come i "santi" cattolici, si mettono dalla parte del padrone. Essi si ritengono gli eletti, gli illuminati, gli amici dei "fratelli superiori", degli spiriti o dei morti che parlano loro. Gli esoteristi e gli occultisti hanno dato le dimissioni dalla società degli uomini a differenza di Streghe e Stregoni che vivono fra gli uomini, con gli uomini e si fanno carico, a vario livello, dei problemi della società in cui vivono.

Oggi sappiamo che Gesù, Mosé e Buddha, non sono mai esistiti. Esistono le teorie di distruzione dell'uomo che vengono chiamate con quei nomi, ma questi personaggi sono un'invenzione fantasiosa. Oggi, nel 2010 lo sappiamo, nel periodo della fine del 1800 che prendo in esame, gli uomini non osavano tanto. Lo stesso Freud pensava che Mosé fosse un individuo storico che aveva mutuato il monoteismo da Akenaton (e per l'epoca era un delle visioni più avanzate date le informazioni e l'educazione). Mentre Streghe e Stregoni agivano considerando questi "profeti" dei distruttori dell'uomo, esoteristi ed occultisti ne esaltavano la persona, la magnificenza, la regalità.

Eliphas Levi esalta la cabala con cui, afferma di evocare lo spirito di Apollonio di Tiana. Spiritisti ed occultisti piegano la loro attività esaltando il dio cristiano, la sottomissione, anche quando al dio cristiano si riferiscono come all'Uno neoplatonico. In fondo, Ficino aveva tradotto alcuni secoli prima Ermete Trimegisto e agli occhi di occultisti ed esoterici, costui appare un grande iniziatore di magie. Ermete in persona ha insegnato loro le "verità" rivelate. Poi, trovi Ermete che dice: "Io ho rivelato qualche cosa a loro? Io, padre dei ladri, regalo qualche cosa? Che imparino a rubarsela la conoscenza se la vogliono!".

L'occultismo e l'esoterismo mettono in atto una vera e propria rivolta contro le idee della rivoluzione francese elevate a morale dell'uomo. Una vera e propria controrivoluzione dello spirito.

L'elemento centrale dell'ideologia esoterica occulta è la sottomissione a "potenze altre". Ciò che non è in Stregoneria in cui la sottomissione, anche al volere degli Dèi, è atto di abominio.

La Stregoneria non si definisce per delle "verità". La Stregoneria non è portatrice di verità. La Stregoneria è portatrice di libertà e la libertà non si può definire come oggetto, ma si possono definire gli strumenti che servono all'individuo per costruirla nel mondo in cui vive. Per dirla alla Ermete: "Posso parlare del piede di porco con cui forzare la cassaforte della conoscenza, ma non posso parlare della conoscenza contenuta nella cassaforte che tu, se la vuoi, devi aprire!". L'occultismo e l'esoterismo è accettazione passiva di una verità rivelata come nel cristianesimo. Non importa se questa verità è rivelata da Platone, Plotino, Ermete trimegisto, Giamblico, Gesù, Mosé, lo spirito che appare, la scrittura automatica e qualt'altro. Alla base dell'occultismo e dell'esoterismo c'è la mancanza di verifica della verità manifestata. La verità uccide il cammino della persona. In Stregoneria, la realtà del vissuto quotidiano è il metro di misura della "verità raggiunta" dal soggetto, cioè la sua libertà. Il percorso di libertà in Stregoneria è dato da verità dopo verità. Dove ad ogni verità soggettiva raggiunta esiste una verità a cui tendere in un infinito movimento di trasformazione soggettiva. Cosa che non è né nell'occultismo né nell'esoterismo che hanno a loro fondazione il Neoplatonismo, la bibbia ebraica, i vangeli ufficiali, elementi gnostici e apocalittici che riproducono, di fatto, l'ideologia del possesso propria del cristianesimo e del cattolicesimo. In epoca più recente, all'occultismo e all'esoterismo sono state associate le forme ideologiche dell'induismo (come razza ariana o la tripartizione platonica) e del buddhismo. Tutte forme ideologiche finalizzate a sottomettere l'uomo. Forme ideologiche che vengono accolte volentieri dagli occultisti e dagli esoteristi perché sono assonanti alla sottomissione che essi anelano per sé stessi.

 

03 luglio 2025

La stupidità di Agostino d'Ippona

E' necessario comprendere come, a diferenza della propaganda che ne fa la chiesa cattolica, Agostino d'Ippona era una persona infantile e, come tale, superficiale.

A differenza di quanto riporto di Deschner, al di là delle imprecisioni, Agostino d'Ippona scriveva ingiurie nei confronti degli Dèi delle antiche religioni mentre, trattava con dolcezza la ferocia del suo Dio che chiamava "buono".

Di Agostino d'Ippona scrive Karlheinz Deschner in Storia criminale del cristianesimo:

Nonostante Palanque abbia detto di lui: "Con un colpo d'ala supera la superficialità delle obiezioni che gli venivano mosse ... ", Agostino fu, in realtà, un mostro di superficialità; non di rado egli ricorse alle astuzie della retorica che ben conosceva grazie al suo passato di retore per dissimulare la banalità delle proprie asserzioni. Per non parlare poi delle contraddizioni in cui cadde, particolarmente evidenti nel De civitate Dei, il magnus opus redatto tra il 413 -e il 426, dove non mancano falsificazioni e dove i fondamentali concetti di "Impero romano", "città del diavolo", "città di Dio", "Chiesa", vengono a volte messi sullo stesso piano, a volte rigorosamente separati. Così ancora la conversione d'Israele viene collocata alcune volte nell'età apostolica, altre volte dopo il tramonto del paganesimo, altre volte ancora si parla dell'eterna dannazione degli Ebrei. Come giovane cristiano egli crede, dal momento che non accadono più miracoli che "nessun morto risorgerà più"; come vecchio cristiano afferma il contrario. Già nel 412 aveva espresso l'intenzione di voler "raccogliere e illustrare tutto ciò che nelle mie opere non mi piace". Pertanto, poiché erano molte le cose che non andavano, tre anni prima di morire, senza riuscire a portarle a termine, mise mano alla redazione delle Retractationes, in cui arrivò a proporre 220 rettifiche.

Karlheinz Deschner, Storia criminale del cristianesimo - vol 1, Editore Ariele, 2000, Pag. 404

Essendo un autore così infantile e squallido, nella pretesa che tutti si devono inginocchiare davanti al suo Dio, è facile dimostrare le incongruenze teologiche dei suoi scritti, le sue contraddizioni e il suo dio per gli uomini.

Un odio inevitabile dal momento che ama l'assassino del suo Dio e, per giustificare i delitti del suo Dio, accusa gli uomini di essere malvagi evitando di dire in che cosa consiste questa malvagità salvo accusare le condizioni dell'esistenza umana che Agostino accusa di "oscenità".

 

 

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02 luglio 2025

Riflessione sui filosofi e la filosofia

Quando noi guardiamo ai filosofi che vengono presentati dalla cultura, la prima cosa che dobbiamo considerare sono gli interessi sociali di quel filosofo.

Come si colloca quel filosofo nella società in cui vive? Come si guadagna da mangiare? Con chi collabora per sviluppare il suo pensiero?

Dopo di che, dobbiamo chiederci: io come colloco la mia vita nelle idee di quel filosofo. Idee che non sono le frasi estratte dall'insieme che, magari, suonano bene nella mia testa perché io attribuisco loro il mio significato.

Le idee di un filosofo sono l'insieme della sua filosofia che elabora, non la singola frase.

Le idee di un filosofo non sono racchiuse in un singolo libro, ma in tutta la sua vita.

Se un filosofo scrive un singolo libro, per quanto bello e utile sia, parla di pochi aspetti della realtà vissuta; oltre gli aspetti trattati c'è un immenso numero di aspetti che, non trattati dal filosofo, significa che il filosofo li accetta in quanto non li ritiene degni di contestazione, confutazione, precisazione o compartecipazione.

Un filosofo è tale solo se la sua analisi della realtà è una costante e, mentre pratica l'analisi della realtà, modifica o precisa continuamente il proprio punto di vista.

Un filosofo scrive e comunica, ma per farlo deve vivere le contraddizioni, abitarle, farsi coinvolgere emotivamente.

Altrimenti non è un filosofo, ma un ciarlatano. Magari ha una buona preparazione culturale, con titoli e laure conquistate con anni di studio, ma non fa altro che riprodurre una cultura già data senza apportare l'esperienza del proprio vissuto. Del proprio abitare il mondo.

Quali sono gli interessi sociali di quel filosofo?

Il filosofo accademico, cosa può dire e cosa non può dire per assicurarsi lo stipendio di accademico?

Una società tollera idee avverse al potere che la domina solo fintanto che tali idee non sono incisive nella sua possibilità di controllo o di dominio. Una società che basa sé stessa sull'uguaglianza non può fare guerra a sé stessa tollerando discriminazione o linciaggi mascherati da idee; come non può tollerare l'illazione.

Possono essere anche i miei interessi sociali? Può essere in contrasto con i miei interessi sociali?

Quando la filosofia giustifica il Diluvio Universale con la bontà di Dio; io cosa sono? Dio che manda il Diluvio Universale, e che stermina la popolazione di Gaza per il piacere di sterminarla, o sono quello che muore di fame a Gaza per la bontà di Dio sotto le onde del diluvio?

Alla fin fine, per affrontare la filosofia di chi afferma di essere un filosofo, vale la domanda che il Brucaliffo rivolge ad Alice nel paese delle Meraviglie (frase adattata all'italiano dalla un po' diversa versione inglese, ma che in italiano rende perfetto il senso): "Cosa esser tu?".

Da ciò che sei guardi il mondo e nel mondo vedi solo ciò che sei e ciò che tu vuoi essere. Il resto, per te, non esiste!

 

02 luglio 2025

Esopo e i galli nella società

L'insegnamento di Esopo nella favola "I galli e la pernice" è un insegnamento molto camuffato e che Esopo cerca di lasciare in sospeso perché conosce il pericolo nell'essere chiaro permettendo che comprenda chi Esopo non vuole che comprenda.

Due galli nel medesimo pollaio si picchiano a vicenda. Si alleano soltanto se arriva il "terzo incomodo", ma quando si rendono conto che il terzo incomodo non ha interessi né da dare, né da ricevere e rimane in una posizione neutra, i galli riprendono a picchiarsi a vicenda.

La difesa del terzo incomodo è quella di sottrarsi allo scontro e lasciare che i galli si scannino a vicenda.

Scrive Esopo:

Un tale che allevava dei galli, avendo veduto in vendita una pernice domestica, la comperò e la portò a casa per tenerla insieme con quelli. Ma i galli si misero a picchiarla e a correrle dietro; e la pernice si rodeva il cuore, convinta che la disprezzassero perché era d'un'altra razza. Quando però, dopo qualche tempo, s'avvide che i galli si azzuffavano tra di loro e non la smettevano prima d'essersi vicendevolmente coperti di sangue, disse tra sé: "Ma se anche mi picchiano, non me la piglio più, ora, perché vedo che non si risparmiano nemmeno tra di loro".

Esopo: I galli e la pernice, Editore BUR, 1982, 21, pag. 59

Lascia che i padroni si azzuffino fra di loro, dice Esopo agli schiavi. Tu sottraiti, non ti schierare, non parteggiare. Non hai la forza per azzuffarti con chi è più forte, sottraiti.

Questo vale soprattutto per la vita sociale. Quando gli uomini si dividono in fazioni e si fanno guerra a vicenda, chiedono a tutti gli altri uomini di schierarsi dalla loro parte e di affrontare, anche loro, lo scontro.

Sottraiti. Guarda dall'esterno e non farti coinvolgere.

Sei schiavo di un padrone che ti comanda di lavorare, perché vuoi combattere per lui contro un altro padrone? Se sei obbligato fai il minimo e appena puoi, lascia che si scannino fra di loro.

Non c'è onore fra padroni che si picchiano e che riducono uomini in schiavitù, perché proprio tu dovresti pensare di avere onore nei loro confronti? Abbi onore per te stesso e lascia che i cani si sbranino a vicenda.

 

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01 luglio 2025

La lunga guerra al Daimon per annientare la volontà dell'uomo
Viaggio riflessivo nella storia segreta del potere della shiavitù

La nota del curatore della Città di Dio contro i Pagani, di Agostino d'Ippona, a mio avviso chiarisce molto l'ambiguità imposta dal terrore cristiano nell'interpretazione della parola Demone come derivata da Daimon,

Scrive il curatore:

Il demone, a partire dalle religioni più antiche, propriamente è una personificazione dell'imprevedibile, dell'oscuro, dell'irrazionale, mentre il dio è in un certo senso una individualità, una formazione specifica del numinoso. A partire dagli Erga di Esiodo, dove il demone è per lo più un eroe protettore degli uomini, venendo meno l'ambiguità della nozione originaria, si giunge all'idea, tipicamente platonica, del demone come (cfr. Platone, Convito, 203c), cioè di "divine potestà intermedie", e riceve ulteriore sistemazione in Apuleio, Posidonio e infine nel neoplatonismo;

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

La citazione del Convito (Simposio) riguarda la trasformazione che fa Platone di "Desiderio Bello", Eros, che segue Afrodite. Non è Eros che sorge dall'uovo primordiale, ma è Eros come manifestazione del desiderio sessuale dell'uomo, che accompagna Afrodite, e che Platone vuole trasformare in un Demone per privare l'uomo del potere che alimenta le sue trasformazioni nell'oggettività.

Cos'era il Daimon e che cos'era il Genio e la Juno, si sapeva perfettamente e il curatore della Città di Dio contro i Pagani, mente, per volontà di mentire, chiamando "confuso" ciò che è perfettamente chiaro perché appartenente ad un sistema di pensiero dissonante rispetto al creazionismo cristiano.

Scrive Agostino d'Ippona;

IX,11. [Le anime degli uomini dopo la morte.]

Secondo Apuleio, anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo, dei loro meriti. Ad un'attenta considerazione non si può non vedere quale voragine apra alla corruzione morale una tale opinione. Certamente gli uomini, pur essendo malvagi, pensando di trasformarsi in larve o in dèi mani, divengono tanto peggiori quanto più grande è la smania di nuocere, al punto da pensare che dopo la morte debbano essere invitati a nuocere anche con certi sacrifici, quasi fossero onori divini. Sempre Apuleio dice che le larve sono uomini divenuti demoni funesti.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 440

Al di là dell'idea che Agostino d'Ippona si fa, di quanto scritto da Apuleio, va presa in considerazione l'affermazione secondo cui:

"anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo,"

Il demone, secondo quanto Agostino d'Ippona comprende, è un divenuto dell'uomo. Un divenuto di quella che Agostino d'Ippona chiama anima che a questo punto verrebbe svincolata dal legame del destino imposto dal suo Dio per diventare ciò che l'uomo, mediante le sue azioni, ha voluto che debba essere. Secondo Agostino d'Ippona diverrebbero "Demoni Lari" se le scelte nella loro vita erano "meritevoli", "Demoni Lemuri" o "Larve" se le scelte di questi uomini e donne sono state, secondo un qualche criterio, "cattive"; infine si chiamerebbero "Dèi Mani" se è incerto il valore di buono o cattivo e non si sa rispetto a che cosa.

Va da sé che, di ciò che scrive Apuleio, nella comprensione di Agostino d'Ippona rimangono due fattori ideologici estranei al cristianesimo. Uno è il diventare, si diventa in base alle proprie azioni; due, la volontà di scegliere che determina il proprio diventare. Nel cristianesimo l'uomo può scegliere solo di peccare o di non peccare, sporca la sua anima, la creazione di Dio, ma non modifica ciò che Dio ha creato per lui. Il libero arbitro, nel cristianesimo, non consiste nella scelta che determina ciò che si diventa, ma nella scelta di obbedire o disobbedire a Dio.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

[Le anime come demoni}

XV. Infatti, in un certo senso anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone": "Gli dèi questo amore ispirano agli uomini, ‘Eurialo, o dio per ciascuno diventa la folle passione?'". Quindi anche un buon desiderio dell'anima è un dio buono.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841

Si tratta di un passaggio molto ambiguo. Innanzi tutto dice "anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone":".

O nell'uomo c'è l'anima, come nell'idea platonica o neoplatonica (e cristiana), o quella che Platone, i platonici e i neoplatonici chiamano "anima" altro non è che il daimon che l'uomo è. Solo in quest'ultima definizione, di ciò che l'uomo è, l'uomo può diventare per essere ciò che ancora non è.

E il ciò che l'uomo non è, ma che diventa nell'idea delle Antiche Religioni, ce lo ricorda Agostino d'Ippona quando ricorda scrivendo:

Secondo l'opinione di alcuni, vi sono dei buoni e dei cattivi; quanti invece hanno avuto un concetto più alto degli dei, li hanno onorati tanto da non avere il coraggio di credere che esista alcun dio cattivo. Ma quelli che hanno parlato di dei buoni e di dei cattivi hanno dato il nome di dei anche ai demoni sebbene, sia pure più raramente, sia accaduto anche il contrario, come Giove, considerato il re e il principe di tutti, stando a quel che dicono, fu chiamato demone persino da Omero.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

L'Essere Divino di ogni Essere, qualunque sia la natura formale in cui noi lo collochiamo, è un daimon e il daimon dell'uomo comunica col daimon degli Dèi perché entrambi, sul piano emotivo, hanno la medesima struttura che, come dice Esiodo:

Se lo desideri, ti narrerò bene e con arte un altro racconto; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli Dei.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 16

Apuleio, come platonico e nemico delle Antiche Religioni descritte dai poeti nelle loro rappresentazioni, non può ammettere l'origine comune di uomini (Esseri della Natura nelle sue infinite specificità) e Dèi con una comune sostanza e con un comune processo di trasformazione e divenire sia pur in condizioni e qualità d'esistenza diverse.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

Ne consegue che, secondo alcuni, come ho detto in precedenza, le persone felici si dicono "eudaimones", perché il loro demone è buono, cioè perché la loro anima è perfettamente virtuosa. Nella nostra lingua, per usare una traduzione non so quanto corretta, ma di cui mi assumo la piena responsabilità, lo si potrebbe chiamare "Genio", perché questo dio, che è l'anima di ciascuno, sebbene sia immortale, è in qualche modo generato insieme all'uomo; in tal senso, le preghiere indirizzate al Genio ricorrendo alle ginocchia, mi sembra che attestino la connessione e l'intreccio della nostra natura, che comprende con due nomi il corpo e l'anima, l'unione e l'accoppiamento dei quali costituisce il nostro essere. In un secondo senso, una specie di demoni è anche l'anima umana che, avendo terminato il proprio servizio nella vita terrena, si ritira dal suo corpo: è quest'anima che - da quanto constato - nell'antica lingua latina viene spesso chiamata "Lemure" (Lemuri). Tra questi Lemuri, dunque, quello che ha ricevuto in sorte il compito di prendersi cura dei suoi discendenti e che governa la casa con potenza (numeri) placida e tranquilla, è chiamato Lar familiaris, qualcun'altro, invece, a causa dei suoi misfatti nella vita terrena, è privato di una propria sede ed è condannato a vagare senza meta, come in una sorta di esilio: vano spauracchio per gli uomini buoni, ulteriore flagello per i malvagi, questo genere di demoni ha solitamente il nome di "Larve" (Larvae; "Spettri"). Nel caso in cui sia incerto quale sorte è toccata loro, se cioè si tratti di un "Lar" o di una "Larva", lo si nomina "dio Mani": il termine "dio", s'intende, è aggiunto a titolo onorifico. Il nome di "dio", infatti, è riservato ai demoni di questa specie che, dopo aver condotto con giustizia e saggezza il carro della loro vita terrena, sono stati poi considerati dagli uomini come divinità (numina), e onorati in santuari e in cerimonie pubbliche: ad esempio, Amfiarao in Beozia, Mopso in Africa, Osiride in Egitto, altri ancora a seconda dei diversi paesi, ed Esculapio dovunque.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841/843

Apuleio ha difficoltà nell'assimilare il concetto platonico di demone al concetto di daimon pre platonico salvando, al contempo, il concetto di "anima immortale".

I Mani sono gli Esseri della Natura che, al momento della morte del loro corpo fisico, partoriscono il loro corpo luminoso. I Lemuri sono Esseri di Energia vitale nati nella Natura senza essere passati per dei corpi fisici, come noi li pensiamo (vedi Il Libro dell'Anticristo che scrissi quarant'anni fa).

Alla morte del corpo fisico, un Essere della Natura (come noi lo pensiamo) partorisce il daimon che ha costruito, scelta dopo scelta, in tutta la sua vita. Il daimon non è altro che l'energia vitale o energia emotiva che il soggetto ha plasmato coinvolgendola nelle proprie azioni. Il daimon continua le proprie trasformazioni partendo dalla forza, dal potere, che ha acquisito, attraverso le azioni, in cui ha coinvolto le sue emozioni nella vita quotidiana del corpo fisico.

I Lemuri nascono come forme di sola Energia Vitale nella Natura. Compressione di energia vitale normalmente prodotta da terremoti, maremoti, tempeste o quant'altro in cui è coinvolta l'energia vitale della Terra e del cielo. Nascono infinitamente piccoli, si cibano di energia emotiva, si avvicinano ad Esseri della Natura, corpi fisici, cibandosi dell'Energia Vitale che viene scartata dai corpi fisici nella loro attività quotidiana. Hanno un loro percorso di conoscenza e di trasformazione. Nascono anche dall'attività degli Esseri della Natura quando questi producono particolari condizioni. Per ora basta dire questo.

Apuleio si propone di portare il concetto di Daimon nella tradizione religiosa di Roma e coglie l'assonanza fra il concetto di Daimon preplatonico col concetto latino di Genio (e di Juno) anche se vuole ignorare, almeno qui, che non esiste solo il "genio" come parte divina del singolo individuo, ma esiste il "Genio" della città e i Genio Loci, cioè l'aspetto divino del luogo abitato, formato anche dal Genio di ogni soggetto che abita il luogo.

La natura, degli Esseri della Natura, comprende un corpo fisico e una struttura emotiva inscindibile dal corpo fisico perché, se così non fosse, non sarebbe un corpo della Natura, ma un cadavere.

L'anima non è un oggetto proprio del corpo, ma è un oggetto con cui l'Artefice, Dio, anima il corpo. L'anima è un oggetto che non appartiene al corpo, non cresce e si modifica col corpo, è uno strumento con cui l'artefice (e chi per esso) gestisce il corpo, il mio corpo, le cui azioni devono sottostare alla morale con cui si definisce l'anima strumento di Dio.

Il daimon è il corpo che abita la Natura, la società, con tutte le sue emozioni e, nell'abitare la Natura e la società, plasma le propri emozioni nelle condizioni e nelle contraddizioni in cui forma la propria esperienza. Come il corpo si modifica e si adatta, così la struttura emotiva, il daimon, si modifica e si adatta, si plasma e si compatta, nella direzione di sviluppo voluta dall'individuo, costruendo la ricchezza con cui il proprio essere affronta la morte del corpo fisico.

Come platonico, Apuleio vede l'uomo come origine, scopo e funzione di tutta la vita e quanto esiste, come quelle che lui chiama "larve", "lemuri", "mani" devono essere "anima di uomini" come se la maggior parte dei Mani, da cui siamo circondati, non fossero stati animali o piante che hanno vissuto la loro vita con passione. D'altro canto, è Platone e i platonici che hanno dichiarato la donna "squallido essere inferiore" perché reincarnazione di uomini malvagi e, in quanto tali, vanno puniti e sottomessi per tutta l'esistenza.

Il termine "Dèi Mani" è teologicamente corretto e non è una questione di "onorare", ma è una questione di comprendere come anche gli uomini hanno la possibilità di percorrere il loro cammino diventando Dèi plasmando la propria energia emotiva nell'alimentare il daimon che siamo.

Un personaggio particolare è Celso. Di Celso ci rimane quanto citato da Origene. Celso critica le idee cristiane, ma, secondo gli studiosi, Origene non criticherebbe un solo Celso, ma due Celso. Un primo Celso Epicureo e un secondo Celso platonico.

In particolare, la teoria dei demoni come mediatori fra gli uomini e gli Dèi, espressa da Celso contro i cristiani, è sicuramente platonica.

Io commento le idee di Agostino d'Ippona (354-430); che commenta le idee di Apuleio (125 circa-post 170); che tratta della questione dei demoni. La questione fece polemica fra "medioplatonici o epicurei" come Celso, che visse, non si sa quando, ma si presume attorno all'epoca di Marco Aurelio o Commodo e scrisse tra il 175 e il 180. L'ambiguità del concetto di Demone è ben presente in Apuleio. Le citazioni di Celso sono tratte da "Contro Celso" di Origene (185-254).

E' interessante la polemica fra Origene e Celso perché ci permette di andare indietro nel tempo rispetto ad Agostino d'Ippona e inquadrare la guerra contro il daimon dell'uomo al fine di trasformare l'uomo in un soggetto ubbidiente e sottomesso.

Nel primo secolo dell'era attuale anche l'idea di Platone sui demoni che si impossessano degli Esseri Umani sta diffondendosi fra le persone prive di cultura come una spiegazione per comportamenti o situazioni esistenziali che non riescono a comprendere. Gli ospedali sono ancora presenti nelle città di romane, aree dedicate ad Esculapio (Asclepio), ma non tutte le persone hanno accesso a tali aree, specialmente in oriente.

Nei confronti di queste persone agisce pesantemente il cristianesimo per distruggere il loro daimon e rubare loro le possibilità dell'esistenza.

Celso critica la logica dottrinale dei cristiani e queste osservazioni le leggiamo attraverso il cristiano Origene.

Afferma Origene parlando di Celso:

6a. Proseguendo, non so da dove Celso prenda le mosse quando afferma che "I Cristiani sembrano farsi forza dei nomi e degli incantesimi di alcuni demoni"; penso che alluda alle vicende che riguardano coloro che incantano e scacciano i demoni.
6b. Più avanti egli accusa anche il Salvatore, dicendo che "è grazie alla magia che egli è riuscito a fare quei miracoli che sembra aver compiuto, e, poiché prevedeva che anche altri, entrati in possesso delle stesse conoscenze, avrebbero fatto le stesse cose, vantandosi di operare con un potere divino, Gesù li ha banditi dalla sua comunità (politeià)". E Celso lo accusa dicendo che "se li ha banditi giustamente, anch'egli è un uomo perverso, perché è imputabile delle stesse accuse; se invece, nel fare queste cose, egli non è perverso, non lo sono nemmeno coloro che si comportano come lui".

Celso, Discorso vero, tratto da Origene, "Contro Celso", in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 1171

In questo momento entriamo in un ambiente ideologico in cui il daimon non è nemmeno preso in considerazione, ma a questi uomini senza cultura appare evidente che tutti i comportamenti che deviano da una qualche forma di razionalità sono il prodotto dell'intervento di una forza esterna perché "Dio non può aver creato un qualche cosa di diverso da ciò che è razionale".

Ancora nel Discorso Perfetto di Asclepio, attribuito per molto tempo ad Apuleio, si dice:

28 "Ascolta dunque, Asclepio. Una volta avvenuta la separazione dell'anima dal corpo, l'anima passerà in potere del dèmone supremo, perché la giudichi e perché esamini i suoi meriti. Se questo dèmone, dopo accurata indagine, vedrà che essa è pia e giusta, le consentirà di stabilirsi nei luoghi che le competono; se invece la vedrà insozzata da macchie di delitti e infangata di vizi, la farà precipitare dalle regioni superiori a quelle inferiori, lasciandola in balìa di tempeste e di turbinìi formati dall'aria, dal fuoco e dall'acqua che sempre lottano tra loro, affinché sia trascinata tra il cielo e la terra dai flutti del mondo materiale, sempre sballottata in diverse direzioni da pene eterne, cosicché all'anima finisce per nuocere la sua immortalità, in quanto è sottoposta a un supplizio eterno da una sentenza senza fine. Sappi dunque che dobbiamo avere paura, temere e guardarci dall'eventualità di cadere in queste punizioni. Infatti, gli increduli, dopo avere commesso le loro colpe, saranno costretti a credere, non con le parole ma direttamente con esempi, non con minacce, ma con il patimento stesso delle pene".

Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 565/567

Scritto nel II secolo d.c. e attribuito per molto tempo ad Apuleio, il Dio assoluto dell'Asclepio è definito "Demone supremo" rivelando, ancora una volta che col termine "demone" si vogliono significare condizioni diverse e, spesso, in conflitto fra di loro. E' come se nei vangeli cristiani, il loro Dio e il loro Gesù fossero definiti "Demoni".

Le difficoltà esistenziali devono essere giustificate, dal momento che quegli uomini hanno accolto l'idea di essere "creati da Dio", perfetti come la creazione di Dio che immaginano e, pur tuttavia, incapaci e spesso impossibilitati ad affrontare tutti i problemi della loro esistenza. Vivono nell'attesa dell'evento salvifico mentre malattie, ambiente sociale e ambiente naturale, sfuggono al loro controllo.

In queste condizioni, il concetto semplice come "una potenza malvagia" che agisce contro di loro è facile da soggettivare. Aiuta il potere a mantenere le persone sottomesse mentre supplicano di essere liberate dalla malvagità che le opprime ignorando che le condizioni malvage sono costruite dall'autorità sociale che li usa come oggetti inconsapevoli.

La diversità è prodotta dal demonio; la malattia è prodotta dal demonio.

Se all'inizio era il "Demone di Socrate", ora esiste tutto un mondo abitato da demoni che cercano di impossessarsi del corpo degli Esseri Umani contro la volontà di Dio.

E' in questo contesto di sottocultura che nascono le cacciate dei demoni descritte nei vangeli cristiani.

L'uomo non è più l'abitatore del mondo che usa la propria volontà per trasformarsi, ma è un oggetto posseduto da Dio o dai demoni.

Tu, finalmente hai paura del "daimon" che sei perché il "daimon" riassume le pulsioni psichiche che ti spingono ad agire e ad esistere nella società in contrasto con la morale che la società ti impone e identifichi in quelle pulsione "il male", un oggetto estraneo da te, di cui vuoi liberarti per essere accettato e approvato dalla morale imposta. In questa condizione appare la supplica di "liberaci dal male" in una ricerca di un "salvatore" capace sì di riportare le pulsioni psichiche nell'ambito della morale imposta, ma che, al contempo, liberi dall'oppressione e dalla sottomissione sociale elevando il soggetto oppresso allo stesso rango del dominatore sociale. Se ciò non avviene, non è perché il "salvatore" non agisce, ma perché il soggetto oppresso è talmente malvagio da non meritare l'aiuto del "salvatore" e, perciò, è nei doveri del dominatore sociale agire per sottometterlo di più e con maggiore crudeltà.

Questo meccanismo è il meccanismo proprio dei Vangeli cristiani che scritti, più o meno, nella stessa epoca dell'Asclepio e commentati da Celso nella sua critica ai cristiani. agiscono su un ambiente di sottocultura alimentandone, da un lato la speranza di una promozione sociale e, dall'altra, fornendo uno strumento ideologico al dominatore per la vessazione e la sottomissione dell'ambiente umano sottoculturale.

Nei Vangeli cristiani non appaiono concetti ideologici descritti perché i concetti ideologici dovrebbero essere argomentati, giustificati, e la povertà dei cristiani non ammette discorsi articolati che si possono prestare alla critica. Nell'ambiente cristiano, il cristiano deve credere mediante la fede, non analizzare. Quando il cristiano o l'ebreo argomenta, deve farlo solo per legittimare il dominio assoluto di Dio, del dominatore, nel suo diritto a dominarlo e a vessarlo.

Scrive Marco nel suo Vangelo:

Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

Vangelo di Marco 5, 1-20 (prelevato in internet)

Tutta la storia ha un solo scopo, definire la malvagità del Demone in quanto soggetto estraneo all'individuo. I super poteri di un soggetto come Gesù e la sottomissione dell'uomo a Gesù che diventa suo seguace personale e sottomesso.

L'uomo sottomesso vuole permanere vicino a Gesù e godere di una posizione privilegiata nei confronti di altri uomini, ma il dominatore non può permettere che un qualche beneficiato usufruisca della sua posizione di comando e di controllo e gli impone di far propaganda della sua superiorità sui demoni.

L'uomo indemoniato, descritto, viveva una contrapposizione fra e pulsioni psichiche che stimolavano il suo abitare il mondo e la morale che gli imponeva di negare la propria struttura pulsionale per essere accettato da una società che lo voleva sottomesso ed obbediente. Nel racconto, Gesù lo libera dalle proprie pulsioni e lo rende sottomesso alla morale sociale diventando "seduto, vestito e sano di mente". In quel momento l'unica pulsione che può compensare la sua sottomissione alla morale è quella di assumere il ruolo di dominatore. La richiesta dell'ex indemoniato a Gesù "lo pregava di permettergli di stare con lui" era la richiesta di spartire il dominio con Gesù. Una richiesta che Gesù rifiuta imponendogli di lavorare per ampliare il suo potere di dominio sugli uomini "Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati".

Diventa quasi ridicolo l'ambiente decritto dai Vangeli cristiani. Tutti gli uomini vedono demoni e spiriti malvagi che possiedono le persone. L'episodio precedente sembra quasi una questione privata fra Gesù e il malato. Per diffondere la sottomissione a Gesù, la sottocultura deve credere che anche chi ha cultura, non solo i poveri culturalmente come loro, credono nei demoni che possiedono gli uomini e che vedono un uomo quando è posseduto da un demone.

Ovvio che, in questa sottocultura generalizzata, come oggi ci sono cartomanti ed astrologi che vendono improbabili futuri (ed esorcisti truffatori che liberano dai demoni) così allora, in assenza di cultura medica, c'erano ciarlatani come Gesù che scacciavano i demoni. E dovevano essere molti, non solo Simon Mago.

E ancora scrive Marco nel suo vangelo:

E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto". Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

Vangelo di Marco 9, 14-29

L'episodio viene costruito dagli evangelisti su una forma di epilessia che non ha nulla a che vedere con la possessione diabolica. Se, superficialmente, si poteva dire che quegli uomini nulla sapevano di epilessia, la soluzione che davano, elevata a "verità di Dio", portò a torturare ogni persona epilettica per 2000 anni. 2000 anni di torture e di violenza per colpa di evangelisti che fornivano spiegazioni in nome di Dio, della verità assoluta, alla quale costringevano le persone a credere. Violenza spesso subita dall'infanzia nelle forme più lievi di epilessia durante la mutazione puberale.

Gesù si fa comando sociale e ordina di pregare e di sottomettersi. Tutto l'episodio, descritto da Marco, ha lo scopo di imporre sottomissione, contrizione, che deve essere espressa con la preghiera, la supplica, come unico modo per ottenere un "soccorso" nella propria esistenza.

E ancora nel Vangelo di Luca:

Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: "è in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".

Luca 11, 14-28

Anche Luca e gli altri evangelisti riprendono l'argomento come Matteo. In questo episodio si vuole precisare che "Beelzebul è capo dei demoni" (in realtà, Ba' al Zebub, signore delle mosche, era una divinità della salute, una "divinità solare" e "guardiano dell'oltretomba"; cioè colui che aiuta gli Esseri della Natura a partorire il loro corpo luminoso. Una divinità dal carattere simile al mesopotamico Nintu).

Quando Gesù viene accusato di scacciare i demoni in nome e per conto di Beelzebul, risponde:

"Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano?"

Apparentemente è una risposta di chi lo accusa di fare concorrenza fra scacciatori di demoni, in realtà all'evangelista interessa costruire l'idea di un ambiente dove tutti vedono e sanno dei demoni, ma Gesù è lo scacciatore di demoni più forte in quanto figlio di Dio e padrone.

Alla fin fine, dall'idea di Platone sul demone che possiede Socrate fino alle farneticazioni di Agostino d'Ippona, in questi 900 anni che separano l'uno dall'altro, l'unica costante dei loro discorsi è il dominio sull'uomo. Da Platone ad Agostino d'Ippona, l'unica costante è la sottomissione degli uomini che si ottiene elaborando un'ideologia capace di privare l'uomo del suo daimon e facendogli credere che il suo futuro è possibile solo dall'obbedienza, dalla sottomissione e dalla preghiera che alimenta la speranza nell'intervento favorevole di un qualche padrone.

Io ho fatto una sorta di viaggio a ritroso partendo dalle concezioni di Agostino d'Ippona per cercare la fonte dell'orrore. Se questa appare quasi innocua in Platone, perché il lettore ignora gli effetti dell'affermazione di Platone e le sue conseguenze, non è così innocua nella mani dei platonici, dei medio platonici, dei neoplatonici, dei magisti di Ermete Trimegisto e dei cristiani che semineranno la distruzione delle società umane per secoli in nome della necessità di Dio di combattere la scintilla divina dell'uomo per impedirgli di trasformarsi in un Dio.

 

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