Rimpiangiamo: per non aver pensato quello che avremmo dovuto pensare quando potevamo pensarlo;
per non aver detto quello che avremmo potuto dire quando potevamo dirlo;
per non aver fatto quello che avremmo dovuto fare quando potevamo farlo
Luglio 2025: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

Luglio 2025
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Argomenti del sito Religione Pagana

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31 luglio 2025

Platone e gli eraclitei

Nel Teeteto Platone dice di voler esaminare le idee di Eraclito ma, in realtà, non esamina nessuna idea. Dopo aver tentato di definire il movimento che distingue in movimento come spostamento nello spazio e movimento come trasformazione dell'oggetto, Platone, impantanato, abbandona il discorso sul movimento e le sue implicazioni per parlare di scienza, sensazione e anima.

Platone, attraverso Socrate afferma:

Socrate -... e dimmi, lo chiami "muoversi" quando una cosa passa da un luogo ad un altro, ovvero anche quando gira su sé stessa nel medesimo luogo?
Teodoro - Io si.
Socrate - E allora sia questa una singola specie. Quando, invece, una cosa resta, sì, nel medesimo luogo, ma invecchia, o diventa da bianca a nera, da molle a dura o subisca qualche altra alterazione, non è giusto dire che questa è una seconda specie di movimento?"

Tratto da: Platone, tutti gli scritti, Teeteto, Editore Bompiani, 2014, pag. 229

Fermando il discorso su questo punto del ragionamento socratico, il Socrate di Platone non si avvede della complessita e della complessività del concetto eracliteo. Ogni oggetto/soggetto nel mondo si sposta, o in un modo o nell'altro; ogni oggetto del mondo si trasforma, o in un modo o nell'altro. Il movimento avviene indipendentemente dal fatto che io lo osservi o ne percepisca la diversa qualità delle trasformazioni soggettive.

Io posso vedere e descrivere il passaggio di un oggetto dal colore bianco al colore nero e da questo dedurre che c'è stato un movimento, ma posso non vedere la trasformazione della coscienza, conoscenza e consapevolezza che avviene in un oggetto, ma sarei uno sciocco se ritenessi che negli oggetti/soggetti non ci fossero delle continue trasformazioni interne anche solo dovute alle continue modificazioni ambientali.

Ritenere che un oggetto/soggetto sia immobile solo perché noi non cogliamo le modificazioni soggettive del soggetto/oggetto è un atto di arroganza che piega la dimensione della realtà alla mia attuale capacità di comprensione presupponendo di essere io il metro di misura non di mé stesso che percepisce la realtà, ma di tutta la realtà ce può essere solo ciò che io sono in grado, ora, di comprendere e definire.

Dopo un'esperienza io mi sono trasformato, non sono più l'io di prima dell'esperienza, sono un io diverso che, ad un osservatore esterno, posso apparire lo stesso io perché, per lui, sono la medesima forma.

E' il guaio di questi filosofi ontologici. Pretendono di spiegare gli oggetti/soggetti partendo dalla forma che chiamano razionalità definibile mediante parole e poi, dal momento che la razionalità che loro adottano non spiega i meccanismi delle cose (la razionalità necessita della ricerca continua come svelamento continuo delle cose e dei meccanismi che alla ragione, in questo momento, appaiono sconosciuti; l'analisi scientifica è un cammino continuo di scoperte) ricorrono al delirio ontologico immaginando una realtà altra, come "l'anima", alla quale Platone attribuisce le sensazioni.

I modelli ideologici di Platone sono diametralmente diversi dai modelli ideologici degli eraclitei che appaiono a Platone estranei, incomprensibili e assurdi tanto che fa dire a Teodoro:

Teodoro - Tutt'altro che piccola la battaglia! Al contrario anzi attraverso la Jonia si sta propagando molto diffusamente perché i seguaci di Eraclito fanno da coriferi a questa dottrina con molta energia.
Socrate - Ragione di più, caro Teodoro per doverla esaminare meglio e dal principio, come essi stessi propongono.
Teodoro - Hai perfettamente ragione. E infatti, Socrate, di queste dottrine Eraclitee, o come dici tu, omeriche e ancora più antiche, non è possibile discutere con i filosofi di Efeso, quanti se ne professano esperti, più di quanto sia possibile discutere con uomini punti dalla tarantola. In effetti essi sono in continuo disordinato movimento, conformemente ai loro scritti, e restar fermi su di un argomento o su di una domanda, e tranquillamente domandare e rispondere, a turno, è loro possibile meno che niente, anzi, è persino esagerato dire "meno che niente", di fronte al fatto che in questi uomini non c'è neppure una piccola traccia di quiete. Ma se tu fai una domanda a qualcuno di loro estraggono come da una faretra delle frasette enigmatiche e le scagliano come frecce, e se cerchi di afferrare che cosa significa il discorso di costui, sei già stato colpito da un altro con un nuovo gioco di parole. Non concluderai mai niente con nessuno di loro; e neppure essi stessi fra di loro, bene attenti come sono, invece, a non lasciar sussistere alcunché di sicuro, né nel discorso né nelle proprie anime, credendo, come a me sembra, che ciò che è sicuro sia fermo; ed è contro questo che fanno grande guerra e, per quanto possono, lo rigettano da ogni parte.

Tratto da: Platone, tutti gli scritti, Teeteto, Editore Bompiani, 2014, pag. 227-228

Platone attribuisce le sensazioni ad un oggetto che non diviene né si trasforma: l'anima. L'anima che è e sempre sarà.

Per Platone, pensare che quanto lui attribuisce all'anima altro non è che la formazione di un divenuto all'interno dell'uomo che agisce in una continua modificazione e trasformazione, è una cosa da folli, da pazzi.

La caratteristica dell'anima è la sua immutabilità.

Per un eracliteo, se tutto si muove e tutto fluisce, lui stesso si sta muovendo, trasformando e fluendo essendo quella sorta di fiume che è la sua vita. Le sue emozioni, che Platone identificherebbe con l'anima (termine usato anche dagli eraclitei ma per definire ciò che è animato per differenziarlo dall'inanimato), si trasformano continuamente per adattarsi alle sollecitazioni delle emozioni presenti nel mondo che si trasformano adattandosi continuamente a loro volta.

Per un eracliteo risulta incomprensibile il delirio assolutista di Platone e Platone ritiene assurdo il fluire dell'universo con tutti gli oggetti che contiene che sono in un continuo fluire.

Il fluire del tutto parmenidiano verrà risolta da Hegel: quando il Tutto diventerà l'assoluto della realtà in essere e nessuna trasformazione e nessun movimento in lui sarà possibile, perché altrimenti non sarebbe ancora il tutto e l'assoluto, il così detto Uno pitagorico, all'assoluto Tutto non rimane che un solo movimento trasformarsi in nulla.

Da questo, le affermazioni fatte da Platone nel Parmenide secondo cui quando ci sono "gli altri" non c'è il "tutto", quando c'è il "tutto" non ci sono gli altri.

Le contraddizioni in Platone sono talmente feroci da dover sottomettere con la violenza gli uomini alla sua dottrina (anche con l'eugenetica oltre che con la violenza dell'educazione dei giovani) che pretende di avere una logica razionale come giustificazione di un'ontologia delirante.

 

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30 luglio 2025

Per i creazionisti Eraclito era incomprensibile

Laura Gemelli Marciano nell'introduzione alla figura di Eraclito afferma:

Eraclito enuncia enigmi ingannevoli anche per il doppio binario su cui si muove nell'uso della lingua: le stesse parole hanno infatti, ora il significato comune, ora, invece, si caricano di particolari connotazioni, ma non solo. Egli rivela le connessioni nascoste fra le cose anche attraverso le omofonie dei termini che le denotano, un tratto che non è solo stilistico, come la secolarizzazione della procedura nell'Atene del V secolo a.C. e poi in Platone potrebbero far pensare, ma è parte integrante della prassi divinatoria e oniromantica mesopotamica ben prima di Eraclito (cfr. nota a 49). Per tutte queste ragioni il suo scritto si qualifica come un testo esoterico indirizzato a pochi.

Di Laura Gemelli Marciano, Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre, da Talete a Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 358

E' mia convinzione che Eraclito non parlava per enigmi, ma segue un proprio binario di ragionamento mediante criteri che la cultura comune non vuole considerare come cultura.

E' sufficiente pensare al concetto di trasformazione che Eraclito introduce nella filosofia e che, inizialmente, Platone vuole confutare in nome della verità della rappresentazione, ma poi lo assume come concetto stuprandolo in nome del venir in essere della verità creata.

Di Eraclito, scrive Diogene Laerzio che tenta di riassumere il pensiero (preso da Laura Gemelli Marciano):

59. Diogene Laerzio, IX 8-10 (DK 22 A 1)

Per quanto riguarda i singoli punti della sua dottrina, la situazione e questa: il fuoco e elemento e tutte le cose sono uno scambio per il fuoco in quanto si generano per rarefazione e per condensazione. Egli, pero, non espone nulla chiaramente. Tutte le cose si generano per opposizione e la totalità delle cose fluisce come un fiume, il tutto e limitato ed esiste un unico mondo; questo si origina dal fuoco e si dissolve nuovamente in fuoco, in alternanza, secondo determinati periodi di tempo, per tutta l'eternità. Questo avviene secondo un disegno del destino. Degli opposti, ciò che conduce alla genesi [del mondo] viene chiamato guerra e contesa, ciò che invece conduce alla conflagrazione, concordia e pace, e il mutamento si chiama via in su in giù e il mondo si genera seguendo questa via. Infatti il fuoco, condensandosi, diviene umido e, contraendosi, diventa acqua; l'acqua invece, solidificandosi, si volge in terra; e questa e la via in giù. E poi, per converso, la terra diviene fluida, e da essa si forma l'acqua e da questa tutto il resto perché egli riconduce quasi tutto all'esalazione dal mare; e questa e la via in su. Esalazioni si producono dalla terra e dal mare, le une splendenti e pure, le altre scure. Il fuoco viene alimentato da quelle splendenti, l'umidita dalle altre. Egli non si esprime sulle caratteristiche del firmamento circostante. Nondimeno [dice] che ci sono in esso dei bacili con la parte concava rivolta verso di noi; raccogliendosi in essi le esalazioni splendenti producono fiamme che sono gli astri, io. La più splendente e calda e la fiamma del sole. Infatti gli altri astri sono più lontani dalla terra, perciò splendono e scaldano di meno, la luna invece, pur essendo più vicina alla terra, [splende e scalda di meno] perché non si muove attraverso la regione pura [del cielo]. Il sole invece si muove in un luogo limpido e puro e mantiene da noi una distanza proporzionata; per questo scalda e illumina maggiormente. Eclissi di sole e di luna si verificano quando i loro bacili si voltano verso l'alto; le fasi mensili della luna sono dovute al fatto che il suo bacile si gira su se stesso a poco a poco.

Di Laura Gemelli Marciano, Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre, da Talete a Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 421/423

Quando Diogene Laerzio del pensiero di Eraclito scrive:

"Tutte le cose si generano per opposizione e la totalità delle cose fluisce come un fiume, il tutto e limitato ed esiste un unico mondo;"

Appare evidente come il concetto di trasformazione della realtà in un continuo divenire, in una continua trasformazione, era il concetto centrale del pensiero filosofico di Eraclito.

Appare logico pensare che tutto il pensiero di Eraclito fosse imperniato sul concetto di trasformazione non solo sulla sua rappresentazione, "contesa furente e amicizia", ma anche nei contenuti, sul come abitare la trasformazione. Contenuti che in parte si desumono dall'atteggiamento che Eraclito teneva nel suo presente.

Le stesse azioni che vengono attribuite ad Eraclito, come la rinuncia alla regalità in favore del fratello o il suo seppellirsi nel letame per cercare di guarire dalla propria malattia seguendo le proprie idee, indicano una concezione psicologica della trasformazione in contrapposizione ad una visione creazionista dove la rappresentazione in sé non deve essere modificata: tu sei destinato ad essere re; tu sei destinato ad essere malato.

L'uomo che mette in atto azioni per costruire il proprio destino, poteva apparire come una condizione oscura ai suoi tempi che è persistita fino a non molto tempo fa e, ancor oggi appartiene al modo di pensare di molti uomini.

L'oscurità del pensiero di Eraclito non è data dall'incapacità di pensare alla trasformazione in essere. Ogni uomo, con cui si parla, almeno oggi come oggi, è consapevole che tutto si trasforma, giorno dopo giorno, ma l'oscurità non consiste nel non sapere che tutto si trasforma, ma nel non essere in grado di governare la trasformazione. L'oscurità consiste nell'essere smarriti davanti all'apparire di condizioni che sconvolgono la nostra vita e che appaiono nell'esistenza come dei progetti che emergono da un oscuro della consapevolezza.

In questo senso, il linguaggio di Eraclito appare come il linguaggio di un dislessico che pensa ad un oggetto, ma lo comunica storpiandone il nome. Oppure alla percezione delle cose di un dislessico che afferra la rappresentazione delle cose in un modo che il non dislessico nemmeno immagina. Gli uomini comuni, dice Eraclito:

98 A. Proclo, Commento all'Alcibiade primo di Platone, p. 117 Westerink (DK 22 B 104)

Giustamente dunque il nobile Eraclito manda in malora la moltitudine in quanto dissennata e sconsiderata.

Che razza di senno o di sentire è infatti il loro? - afferma -, danno retta ai cantori del volgo [scil. in auge presso il volgo] e prendono per maestro la turba, senza sapere che i molti sono malvagi e pochi sono buoni.

Di Laura Gemelli Marciano, Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre, da Talete a Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 447

Eraclito chiama buoni coloro che scelgono da sé stessi per sé stessi nelle condizioni della loro esistenza mentre, al contrario chiama persone "prive di senno" coloro che danno retta ai cantori del volgo e fanno dell'omologazione sociale i loro ideale d'esistenza camminando ignari vero un futuro che nemmeno immaginano.

In questo senso i testi di Eraclito appartenevano ad un'oscurità dove la luce dei suoi concetti appariva come buio agli occhi della gente comune e dei filosofi creazionisti che facevano della verità la barriera psicologica ad ogni modificazione della realtà.

In questo senso, Laura Gemelli Marciano nell'introduzione ad Eraclito, dice:

I biografi ellenistici, che classificavano i filosofi in base alle scuole, annoveravano Eraclito tra gli "isolati" cui non erano attribuiti maestri. Questa rappresentazione era pero già corrente ad Atene alla fine del V secolo a.C. Teodoro, nel Teeteto (i8oc) platonico, osserva ironicamente che gli eraclitei "spuntano" a caso, da dove capita, e non sono allievi di nessuno. Eraclito, come gli aedi omerici e poi anche Socrate, non aveva maestri nel senso che ascoltava la voce del divino che parlava in lui (nota 338 A-D); questo non gli impediva, pero, di conoscere bene sia i sapienti che lo avevano preceduto, sia quelli a lui contemporanei e di avere un qualche sentore anche della sapienza di provenienza iranica e mesopotamica, come vedremo in seguito.

Di Laura Gemelli Marciano, Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre, da Talete a Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 356

A questo punto si apre la questione delle idee espresse da Platone nel Teeteto per le questioni che mette in evidenza nello scontro fra i "fluenti" di Eraclito e gli immobilisti di Elea.

Ed è un discorso che farò a breve.

 

30 luglio 2025

Riflessione sul pensiero di Anassimandro esposto da Laura Gemelli Marciano

Laura Gemelli Marciano nell'introduzione alla figura di Anassimandro afferma:

Anassimandro è anche il primo ad aver spiegato la genesi dell'umanità. All'inizio si sarebbero formati nell'umido esseri simili a pesci avvolti in una sorta di corteccia spinosa, all'interno della quale sarebbero cresciuti gli uomini. Quando, col tempo, questi animali sarebbero passati alla terraferma, i rivestimenti si sarebbero spaccati facendone uscire degli esseri umani in grado di sopravvivere solo per breve tempo (24 A-E). Una tale antropogonia non ha riscontri in tutta la tradizione greca e sulle sue radici si possono formulare solo ipotesi.

Di Laura Gemelli Marciano, Sentieri della sapienza attraverso la Ionia e oltre, da Talete a Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 38

A mio avviso l'osservazione è importante perché ci dice che la filosofia greca non era appiattita su idee creazioniste, come troppo spesso si è voluto far credere, ma c'era un ambiente diverso che, a mio avviso, è stato messo a tacere.

Anassimandro appare come un filosofo particolare, ma era sicuramente all'interno di un contesto culturale ben diverso da quello creazionista.

 

 

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29 luglio 2025

Riflessione soggettiva su ciò che è di Parmenide

Se il concetto di Parmenide di "ciò che E' e ciò che non E', "non si riferisce all'Essere (del che dubito per la relazione che aveva con l'Uno dei Pitagorici), ma si riferisce alla rappresentazione dell'oggetto. altro non sarebbe che un diverso modo di chiamare la "negazione della negazione".

Scrive Parmenide nel Poema sulla Natura:

Ecco che ora ti dico, e tu fa' tesoro del detto, quelle che sono le sole due vie di ricerca pensabili: l'una com'"è", e come impossibile sia che "non sia", di persuasione è la strada, ché a verità s'accompagna, l'altra come "non è", come sia necessario "non sia", che ti dichiaro sentiero del tutto estraneo al sapere: mai capiresti ciò che "non è", è cosa impossibile, né definirlo potresti...

Se tutto questo viene interpretato secondo un cammino, una via, "ciò che è" è ciò che ha cessato di essere per com'era.

Il "non sia" è il non era che non permane, è negato, in quanto ciò che è non è più ciò che era.

Il passaggio fra ciò che era in ciò che è; porta il ciò che è in ciò che era per trasformarsi in ciò che è diverso dal ciò che era.

Questo processo di trasformazione che nega ogni presene nel ciò che è per generare continuamente nuovi presenti della rappresentazione di ogni Essere della Natura, costituisce il cammino.

Non puoi capire ciò che è stato, che ora non è, perché la mente che indaga ciò che è stato non è la mente di quando è stato, ma è la mente di ciò che è che comprende il momento della propria rappresentazione presente e non il processo attraverso il quale la rappresentazione presente è divenuta.

Questo, ovviamente, è un mio ragionamento che, probabilmente, ha poco a che vedere col ragionamento di Parmenide in quanto, secondo il traduttore che uso, Parmenide più avanti scrive:

Allora di via resta soltanto una parola, che "è". Su questa ci sono segnali molteplici, che senza nascita è l'Essere e senza morte, tutto intero, unigenito, immobile, ed incompiuto mai è stato o sarà, perch'è tutt'insieme adesso, uno, continuo. Quale sua nascita andrai ricercando? Come, da dove fruttato? Non lascerò che tu dica o pensi dal nulla, perché né dire si può né pensare ch'esso non sia. Che bisogno l'avrebbe mai spinto a nascere dopo piuttosto che prima, se fosse nato dal nulla?

Essendo Parmenide un seguace dei pitagorici dove il numero uno rappresenta l'Essere, come soggetto al di sopra e al di fuori del presente, viene mantenuta tutta l'ambiguità dei frammenti.

Questo continuo riferimento all'Essere, inteso come presenza al di fuori della realtà quotidiana vissuta, ha indotto molti filosofi a considerarlo come il primo filosofo ontologico.

Si potrebbe dire che, per i frammenti rimasti relativi al pensiero di Parmenide, uno è com'è e l'altro come potrebbe essere e che, comunque, non è anche se qualcuno vuole che sia.

Agli ontologici, che proclamano la verità dell'Essere, di Dio, va fatta la domanda che Parmenide mette in bocca a Persefone: "Che bisogno l'avrebbe mai spinto a nascere dopo piuttosto che prima, se fosse nato dal nulla?". Ma ancora l'altra domanda che, taciuta, a mio avviso dimostra la malvagità degli ontologici: "Che bisogno l'avrebbe mai spinto a nascere il mondo dopo piuttosto che prima, se fosse "senza nascita è l'Essere e senza morte"?"

In ultima istanza, chi interpreta e analizza costruisce modelli di pensiero con cui interpretare la realtà in cui vive perché ciò che è stato non è, e ciò che è non è mai stato, anche se da quello si è generato ciò che è.

Nota: Le citazioni di Parmenide sono tratte da: Parmenide, Poema sulla Natura, traduzione di Giovanni Cerri, Editore BUR, maggio 2000, da pag. 149 e 151 - 152

 

 

 

29 luglio 2025

Scrivere da cristiano e scrivere da pagano

Quando un individuo scrive un testo di, dico come esempio, filosofia metafisica, per quanto grande sia la sua preparazione, scriverà sempre un testo partendo da ciò che lui sa (la verità che ha raggiunto) e ciò che crede che sia (le proprie convinzioni).

Se questa persona continua con i suoi studi, potrebbe scoprire altre cose, di quel medesimo argomento, che non sapeva o che interpretava male.

Davanti a questo ci sono due atteggiamenti diversi.

Il primo atteggiamento è quello ideologicamente cristiano: l'individuo revisiona il testo che ha scritto, cancella il vecchio e presenta il nuovo. Il suo testo deve avere la caratteristica di "verità", non può trasmettere qualche cosa di non vero perché, altrimenti, l'ambiente cristiano lo qualifica come falso o menzognero.

Il secondo atteggiamento è quello ideologicamente pagano: l'individuo riscrive un nuovo testo, non cancella quello precedente e sottolinea il passaggio fra il vecchio modo di vedere la questione e il nuovo modo di affrontare la questione.

Mentre nell'ideologia cristiana si racconta la verità in essere comunque percepita e vissuta dal soggetto; nell'ideologia pagana si racconta della trasformazione, di quel processo di ricerca del vero, che non squalifica ciò che si era, ma sottolinea la volontà di ricerca e di trasformazione.

 

29 luglio 2025

La forma degli Dèi

C'è sempre stata la contrapposizione fra il pensiero religioso degli Dèi e la rappresentazione poetica e le storie che si volevano raccontare sugli Dèi che, per questo uso, venivano descritti in termini antropomorfi.

I poeti, Omero ed Esiodo, Orfeo e Museo, non pensavano agli Dèi come Esseri Antropomorfici, ma rappresentavano gli Dèi in termini antropomorfici per raccontare le storie e trasmettere modelli esistenziali.

Il fatto che molte persone pensassero agli Dèi in forma antropomorfica, è una peculiarità umana di ridurre tutto alla forma umana, questo non significa che i poeti pensassero gli Dèi in forma Antropomorfica.

Questa riflessione di Ammonio di Alessandria del VI secolo d.c. che riporto presa da "I sentieri della sapienza da Velia ad Agrigento, da Parmenide a Empedocle" di Laura Gemelli Marciano, Editore Valla, 2024, p. 317 mi sembra abbastanza chiarificatrice.

Ammonio di Alessandria visse ad Alessandria d'Egitto nel VI secolo d.C., neoplatonico che difese la teoria delle idee di Platone contro le riflessioni di Aristotele. Era il periodo in cui gli ultimi neoplatonici tentavano di reinterpretare il platonismo e Aristotele affinché affrontasse il cristianesimo.

155. Ammonio, Commento a Sull'interpretazione di Aristotele, p. 249, 1-11 Busse (DK 31 B 134)

Per questo, anche il sapiente di Agrigento [Empedocle], stigmatizzando i miti narrati dai poeti sull'antropomorfismo degli dèi, ha introdotto in primo luogo versi su Apollo, sul quale verteva principalmente il suo discorso, ma esprimendosi senz'altro allo stesso modo anche sul divino in generale:

infatti non è provvisto di testa umana sulle membra,
non gli spuntano dal dorso due rami [braccia],
non ha piedi, non veloci ginocchia, non genitali villosi,
ma è solo una phren sacra e ineffabile
che con rapide cure si slancia giù attraverso tutto il cosmo.

[Phrén = mente, ciò che si proietta nella comunicazione e ciò che si percepisce dell'altro a prescindere delle modalità e degli strumenti con cui avviene la comunicazione.]

In questa condizione, la lotta non era contro i poeti, ma contro chi riteneva reale la forma con cui i poeti raccontavano il divino. Solo i poeti erano in grado di trasmettere il divino suscitando emozioni.

 

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28 luglio 2025

Parmenide, riflessione su un'intuizione

Il libro che ho acquistato "sentieri della sapienza da Velio a Agrigento" di Laura Gemelli Marciano, mi ha risolto un problema relativo a Parmenide e ai fondamenti del suo pensiero filosofico.

Che cos'è un Oulis?

Che cosa significa "iatromantis"?

Che cosa comporta imitare i sacerdoti di Esculapio, senza avere la conoscenza medica della vipera di Esculapio, a Elea?

Che effetto produce nelle persone che fermano il dialogo interno una condizione catatonica senza praticare l'arte dell'agguato nella loro esistenza?

Ora penso di aver capito come si è formata l'idea "filosofica" di Parmenide.

 

28 luglio 2025

La Contemplazione dal punto di vista soggettivo
Le condizioni dell'inizio
decima parte

Per parlare della Contemplazione dobbiamo parlare dei tre soggetti (dal punto di vista della relazione nello spazio) che agiscono nella contemplazione.

Consideriamo due situazioni proprie della filosofia classica.

Una è di Nietzsche e dice, più o meno: "Se un individuo guarda l'abisso, l'abisso lo sta guardando".

L'altra è il principio di indeterminazione di Heisemberg secondo cui non è possibile misurare contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella. Posizione e velocità non possono coesistere contemporaneamente che, trasferito in Stregoneria, significa che non può esistere, per l'azione nel mondo di un soggetto, contemporaneamente la verità della sua essenza e la libertà della sua essenza in quanto la verità misura la posizione filosofica del soggetto e il tempo, il mutamento, la trasformazione psico-emotiva delle idee filosofiche manifestate dal soggetto. (quando iniziai ad esporre questi concetti, non mi riferivo né a Nietzsche né ad Heisemberg; questi due personaggi li ho scoperti dopo, ma sembra che citarli nella cultura trasmettono un'immagine dotta.)

Con questi due elementi della filosofia classica cercheremo di definire la contemplazione soggettiva, i suoi scopi e il suo fine.

Si è detto "tre soggetti" che concorrono alla trasformazione.

Chi sono questi tre soggetti che concorrono alla Contemplazione?

Io, inteso come soggetto che contempla; l'oggetto che contemplo che è, a sua volta, un soggetto che contempla me e, dal momento che attraverso la mia attenzione modifico il suo stato emotivo, è il soggetto che mi sta contemplando; il terzo soggetto è l'Intento della Contemplazione che è a sua volta un soggetto che costringe me a contemplare il soggetto che induco a contemplarmi o che mi ha indotto ad essere contemplato.

Non è semplice, le parole spiegano poco.

Provate a pensare al piccolo gattino che attrae l'attenzione emotiva della con-passione di tante persone: LUI VI STA CONTEMPLANDO.

Afferra la vostra attenzione e vi induce a contemplarlo a sua volta costruendo una fusione emotiva. L'intento del "gattino" o del "povero gatto", ha afferrato la vostra attenzione e vi ha costretti ad una relazione di contemplazione.

Se questo può farvelo un gatto, che è un oggetto fisico che ricade sotto i vostri sensi, provate ad immaginare che cosa possono fare gli Dèi il cui corpo, nella relazione di contemplazione, è costituito dall'Intento con cui i soggetti si stanno contemplando.

Se un gattino, che è un soggetto innocuo, può farvi questo, pensate cosa vi sta facendo la televisione quando vi mostra i poveri derelitti che voi dovreste soccorrere o vi induce a versare l'otto per mille alla chiesa cattolica, oppure vi invita a donare per una sanità che dovrebbe essere finanziata col denaro delle tasse.

Spesso le idee che vengono manifestate non derivano da una scelta soggettiva, ma da un adattamento delle emozioni a sollecitazioni esterne che non appartengono al soggetto.

E' difficile che un soggetto riesca a pensare che le condizioni oggettive, alle quali si adatta, siano a loro volta condizioni soggettive di altri soggetti che lo inducono a mettere in atto azioni adattative.

CONTEMPLARE significa FONDERE LE PROPRIE EMOZIONI con il soggetto contemplato: bello, vero, il tramonto?

E' il Sole che vi ha contemplato e ha attratto la vostra attenzione col suo intento, o siete voi che con la vostra attenzione e il vostro intento avete costretto il Sole a partecipare alla contemplazione?

E in questo, dove sta Febo Apollo col suo carro di fuoco?

Seguendo Heisemberg diciamo che nell'atto della Contemplazione non esiste, psicologicamente, una posizione nello spazio perché la contemplazione è velocità emotiva, movimento, trasformazione, libertà. Il principio di indeterminazione di Heisemberg ci dice che non è possibile misurare le condizioni emotive del contemplatore perché il movimento della sua struttura emotiva, messa in atto dal soggetto che lo contempla, è movimento e trasformazione.

Cosa significa questo, fra l'altro?

Che nessuno può misurare la posizione della struttura emotiva di chi pratica Stregoneria (e pertanto non può controllare la relazione sollecitazione-risposta) in quanto la quantità di relazioni emotive di chi pratica Stregoneria è estremamente alta ed è estremamente attiva la modificazione della struttura emotiva.

La Contemplazione coinvolge la struttura emotiva dell'individuo.

Per controllare un individuo, o una massa di individui, è necessario controllare la direzione in cui tale individuo o tale massa indirizza le proprie emozioni. Per controllare un individuo o una massa è necessario CONTEMPLARLA costringendo il contemplato ad indirizzare la propria attenzione e i propri intenti nella direzione del suo contemplatore.

Questo è il motivo per cui chi pratica Contemplazione sceglie oggetti da contemplare al di fuori del Sistema Sociale. Se esercita la Contemplazione all'interno del Sistema Sociale deve esercitare anche l'azione nel Sistema Sociale perché nella Contemplazione si alimenta l'INTENTO che presuppone l'attivazione della volontà e mette in atto tutti gli adattamenti soggettivi (intelligenza, scopo, veicolazione libidica, ecc.) che precludono all'azione soggettiva.

Se io contemplo il fuoco, fondo la mia struttura emotiva con il fuoco. Il fuoco non mi chiede azioni sociali, manipola soltanto la mia struttura emotiva in funzione del fuoco e la manipolazione che faccio della struttura emotiva del fuoco lascia conseguenze solo sull'apparato emotivo.

Se contemplo una donna o un uomo costringendoli a contemplarmi a loro volta (perché la contemplazione prevede un'azione emotiva che sollecita il contemplato a contemplare) è facile che qualcuno pensi che te lo voglia portare a letto (o mangiartelo nel caso degli animali).

In fondo è il motivo per cui la Contemplazione è diventata un elemento di comunicazione non verbale nella nostra specie. Siamo tornati all'affermazione di Nietzsche di cui abbiamo parlato all'inizio in cui: "Se guardi l'abisso, l'abisso ti sta guardando!".

Fine Decima parte... Continua... con "gli aspetti magici della meditazione in Stregoneria – L'oggetto contemplato è un soggetto che contempla."

 

28 luglio 2025

Internet, social e supermercati

I social e internet si sono trasformati in supermercati. Tutti offrono prodotti da vendere.

I social e internet sono cambiati.

Vendono di tutto prodotti e menzogne, farneticazioni e deliri.

In tutto questo mi sento molto emarginato.

Sembra quasi che il mio lavoro abbia la funzione di giustificare i venditori di merce e di panzane.

I frequentatori dei social e di internet sono tanti clienti che le pubblicità tentano di accaparrare.

E' come la televisione.

All'inizio di presentava qualche cosa. Poi venne l'idea di mettere Carosello. Sembrava una cosa furba.

Poi la televisione divenne il mezzo con cui veicolare la pubblicità e solo in funzione della pubblicità.

Così, un po' alla volta gli spettatori si allontanarono dalle trasmissioni televisive che ruotavano attorno alla pubblicità.

Ho l'impressione che la stessa cosa accadrà per i social e per internet. Le persone si illudono di aver "rapporti" con altre persone e finiscono solo per parlare con sé stesse come se fossero davanti ad uno specchio. Bombardati dalla pubblicità che, a lungo andare, diventa l'unico motivo per il quale si frequentano i social e internet.

All'inizio di internet si discuteva. Solo che i portatori di vuoto e di farneticazioni trovarono in internet l'impunità nel farneticare. L'impunità nel farneticare divenne "diritto a farneticare", diritto al delirio, che aggrediva ogni individuo che cercava di comunicare o di capire.

Ora i farneticatori si sono inventati l'Intelligenza Artificiale che, a loro immagine e somiglianza, farnetica e si inventa le notizie e i fatti richiedendo alle persone serie di verificare continuamente le fonti. Chi non verifica le fonti fa dell'Intelligenza Artificiale un nuovo Dio padrone che distribuisce la verità a masse plaudenti.

Si, mi sento molto emarginato in tutto questo.

 

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27 luglio 2025

La creazione nel Timeo di Platone e la creazione nella Genesi della bibbia
Seconda parte

Platone spiega come ha fatto l'Artefice/Platone a creare il mondo

Continua la creazione dell'Intelligenza/Platone:

E a ciascuno di questi, poi, assegnò due movimenti: l'uno in se stesso e nel medesimo modo, in quanto ciascuno pensa sempre in sé le medesime cose; l'altro movimento, invece, in avanti, in quanto ciascuno è dominato dal moto circolare dell'identico e Simile. E rispetto agli altri cinque movimenti, poi, Egli fece ciascuno immobile e fisso, affinché ciascuno diventasse ottimo in sommo grado. Da questa causa furono generati quegli astri che non sono erranti, viventi divini ed eterni, i quali allo stesso modo e nello stesso luogo ruotando stanno sempre immobili. Invece quelli che ruotano ed hanno un siffatto corso errabondo, sono stati generati nel modo che se detto prima. La Terra, poi, nostra nutrice, stretta intorno all'asse che si estende attraverso l'Universo, Egli la costruì custode ed artefice della notte e del giorno, la prima e la più antica fra gli dèi, quanti sono stati generati dentro al cielo.
Quanto, poi, alle danze di questi astri e ai loro incontri reciproci e ai percorrimenti dei loro cerchi in se medesimi e alle loro processioni, e quali di tali dèi nelle congiunzioni si avvicinino reciprocamente e quali si oppongono fra di loro, e dietro a quali e in quali tempi taluni di essi a vicenda e ci si nascondano e di nuovo, riapparendo, a chi non sappia fare i calcoli mandino paure e segni delle cose che in seguito dovranno accadere: ebbene, il discorrere di queste cose senza avere sotto gli occhi immagini di esse, sarebbe una vana fatica.

Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag. 1368-1369

Come l'estensore della bibbia si fa Dio degli ebrei raccontandoci cosa pensa il Dio degli ebrei, così Platone ci racconta come l'Artefice/Platone ha proceduto nella creazione del mondo. Come l'estensore della bibbia ci viene a dire che Dio disse "sia la luce", così Platone ci viene a dire che l'Intelligenza/Platone:

"E rispetto agli altri cinque movimenti, poi, Egli fece ciascuno immobile e fisso, affinché ciascuno diventasse ottimo in sommo grado. Da questa causa furono generati quegli astri che non sono erranti, viventi divini ed eterni, i quali allo stesso modo e nello stesso luogo ruotando stanno sempre immobili. Invece quelli che ruotano ed hanno un siffatto corso errabondo, sono stati generati nel modo che se detto prima".

La pulsione che sta alla base dell'affermazione di Platone è uguale nei contenuti sia nella Bibbia che in Platone, mi sembra il minimo affermare che appartiene al medesimo ambiente, se non culturale, sicuramente psicologico.

Quando Platone continua col dire:

Ma a noi bastino queste cose, e i nostri discorsi sul conto della natura degli dèi visibili e generati abbiano, a questo punto, conclusione.

Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag.1369-1/2 (colonna)

E' lo stile della genesi della bibbia dove ogni affermazione, su ogni atto di creazione attribuito a Dio, dal momento che per l'estensore della bibbia basta affermarlo, come per Platone, conclude sempre dicendo "E Dio vide che era cosa buona".

E' interessante la tecnica di Platone quando dice cosa e come l'Intelligenza ha creato il mondo. Se l'Intelligenza non fosse l'Intelligenza/Platone, Platone non avrebbe potuto raccontare della creazione del mondo e come ha fatto per creare il mondo. Platone non è lo scienziato che indaga il mondo in cui vive; Platone immagina il mondo in cui vive e chiama questo immaginare "filosofia".

Le affermazioni di Platone rientrano nella categoria del "giudizio di necessità" e queste affermazioni, presumibilmente, si scontrano con altre affermazioni sul venir in essere del mondo il cui scopo è quello di affermare l'esistenza di un'Intelligenza quale artefice e demiurgo del mondo.

L'unico scopo che si può individuare nelle affermazioni di Platone relative a come l'Intelligenza ha creato il mondo è la feroce guerra contro quei filosofi, forse della natura, che affermavano sì un archè all'origine del mondo ma, da quel archè affermato, il mondo diveniva in sé e per sé senza la necessità di definire come è venuto formandosi. Dal momento che Platone devia da questa impostazione filosofica, si vede costretto ad alimentare l'enfatizzazione dell'attività del demiurgo salvo fermarsi quando le cose si complicano.

Mentre nella genesi ebraica e cristiana si dice:

Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Genesi 1, 4-5

Platone afferma:

La Terra, poi, nostra nutrice, stretta intorno all'asse che si estende attraverso l'Universo, Egli la costruì custode ed artefice della notte e del giorno, la prima e la più antica fra gli dèi, quanti sono stati generati dentro al cielo.

Platone deve intervenire sempre sul divino della Terra e sugli Dèi perché questa è la cultura che Platone tenta di destabilizzare. La Terra viene considerata un Dio e Platone non può prescindere dalla condizione culturale in cui vive se vuole disarticolarla in nome di un demiurgo.

Al contrario, agli ebrei non frega nulla di destabilizzare una cultura, a loro non interessa la "creazione della Terra". Non riescono ad immaginare dove il loro padrone-Dio possa poggiare i piedi.

Mentre Platone affronta un mondo che interpreta la Terra come un Essere Divino, portatrice di coscienza e consapevolezza, per gli ebrei la terra è solo terra. Una cosa muta, senza coscienza. Un oggetto in sé che nemmeno il loro Dio ha voluto "creare".

------- Fine seconda parte--continua nella terza parte--

 

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26 luglio 2025

Esopo e il gettare le reti

Esopo ci racconta che provare a raggiungere un obbiettivo, anche si ci si predispone accuratamente, non sempre lo si può raggiungere. A volte si pensa di essere riusciti a raggiungerlo, ci si illude, ma poi l'illusione si dissolve davanti alla costatazione della realtà.

Nella vita si è come i pescatori di Esopo, si gettano le reti nel mare dell'esistenza e si confida di raccogliere qualche cosa che sia utile. Si è felici quando l'obbiettivo viene raggiunto, si è tristi e delusi quando non si è raggiunto l'obbiettivo.

Ci si rallegra quando si crede di essere riusciti a raggiungere l'obbiettivo salvo entrare in uno stato di frustrazione quando si scopre di aver fallito l'obiettivo.

Scrive Esopo:

Un gruppo di pescatori tirava in secco la rete. Sentendola pesante, ridevano e ballavano, convinti d'aver fatto una buona pesca. Ma quando, trascinatala a riva, trovarono che di pesce ce n'era poco e la rete era piena di ciottoli e di altri detriti, ne rimasero crucciati in modo eccessivo, dolendosi non tanto per quel che era avvenuto, quanto perché si erano illusi del contrario. Allora uno di essi, un vecchio, disse: "Ora basta, amici miei. Il dolore è fratello della gioia, a quanto pare; e allora, dopo esserci tanto rallegrati prima, era ben naturale che provassimo anche qualche dispiacere".

Esopo: I pescatori che pescarono ciottoli, Favole, Editore BUR, 1982, 23, pag. 61pag. 61

Vivere significa anche provare. Vivere significa avere degli intenti, degli obbiettivi da raggiungere.

Vivere significa gettare le reti nell'esistenza facendo del proprio meglio e sperando che il proprio meglio sia favorito dalle circostanze.

Esopo inizia dicendo "Un gruppo di pescatori tirava in secco la rete". Un gruppo di pescatori si era alzato all'alba, o aveva viaggiato di notte per gettare la rete in mare nel tentativo di pescare del pesce.

Il punto centrale della storia è questo: i pescatori hanno agito per raggiungere un fine.

Se i pescatori non avessero gettato le reti, non avrebbero manifestato il loro intento di prendere pesce.

Questo gettare la rete è fuori dall'orizzonte della storia di Esopo. E' la premessa sottintesa che chiede alle persone: "Tu hai gettato la tua rete nella tua vita?"

Ora tira la rete e raccogli il tuo pescato.

La rete è piena di ciottoli e di detriti. Forse non hai scelto il luogo giusto per gettare la rete. Forse non hai scelto il giorno giusto per gettare la rete. Non basta gettare la rete per pescare, serve anche conoscere dove e quando.

Il pescatore anziano dice: "Il dolore è fratello della gioia, a quanto pare; e allora, dopo esserci tanto rallegrati prima, era ben naturale che provassimo anche qualche dispiacere". In sostanza dice che qualche volta nella vita si fallisce. Gioia per il successo e tristezza per il fallimento si succedono nell'animo umano, ma la cosa importante è che si continui a gettare le reti.

 

26 luglio 2025

I "Gretini" e il cambiamento climatico

Come sapete, in inverno fa freddo ed in estate fa caldo.

I "Gretini" avevano sicuramente torto a lanciare l'allarme per il cambiamento climatico.

Negli anni '80 del secolo scorso si lanciò l'allarme per il cambiamento climatico, ma quelle persone persero le elezioni. In fondo, il disastro non stava avvenendo e gli allarmi rimasero inascoltati. Così i cretini hanno votato e promosso chi negava il cambiamento climatico. Ci sono sempre dei cretini pronti ad insultare chi mette in guardia le persone e sono gli stessi cretini che seminano illusione e allarmi privi di fondamento.

Ora c'è Trump che afferma che non esiste il cambiamento climatico, ma tanto, anche se i disastri si susseguono ai disastri, le vittime hanno sempre scarsa memoria.

Hanno votato chi sventolava il crocifisso e adesso attendono il miracolo.

D'altro canto, si sa, in estate fa caldo, di che cosa ci si lamenta? I "Gretini", che si facciano gli affari loro!

 

26 luglio 2025

Dal cambiamento climatico al cambiamento sociale

 

 

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25 luglio 2025

Dall'attività del Meditare alla pratica della Contemplazione
nona parte

Mentre la meditazione agisce sulle parole, la Contemplazione agisce sui sensi attraverso le emozioni.

Razionalmente noi pensiamo che i sensi siano cinque. A questi cinque sensi alcune culture aggiungono un sesto senso.

Ciò che noi pensiamo razionalmente, perché lo descriviamo, non è ciò che rappresenta la realtà che da un lato viviamo, come un insieme di sensazioni a cui rispondiamo e, dall'altro, la realtà che pensiamo si modifica continuamente per l'attività delle scoperte scientifiche che modificano la descrizione razionale che abbiamo della realtà in cui viviamo.

Sappiamo che i sensi non sono cinque e che ogni singolo senso non ha la funzione della percezione di un solo ed unico segnale proveniente dal mondo, ma ogni singolo senso agisce per percepire e amalgamare una serie di informazioni che si presentano alla nostra coscienza come un segnale unico. Quando i sensi si combinano nella loro attività di percezione è come se avessimo decine di sensi. Come per un alfabeto le cui lettere, limitate, formano centinaia di migliaia di parole dagli infiniti significati.

Per esempio, sappiamo che il gusto, che percepiamo con la bocca e in particolare con la lingua, è il risultato di un amalgama di sapori che vanno dal salato al dolce, dal piccante ecc. che hanno come "funzione" quello di analizzare il cibo in relazione alle necessità fisiologiche proprie di ognuno di noi (per questo non ci piacciono le stesse cose anche se alcuni sapori sono comuni per tradizione culturale).

Prima che la scienza scoprisse le varie peculiarità del gusto, gli uomini da milioni di anni usavano opportunamente tali peculiarità del gusto. Non solo, ma le varie peculiarità del gusto si combinano con vari organi all'interno del nostro corpo che elaborano, facendo giungere alla coscienza, le sensazioni del gusto combinandolo con la libido, col desiderio e con i bisogni fisiologici e psichici dell'individuo.

Noi, oggi, sappiamo dell'esistenza del cervello nello stomaco che ha una relazione diretta col gusto ed elabora una serie di sensazioni che giungono alla coscienza.

Quando l'uomo non conosceva l'esistenza del cervello nello stomaco e ne ignorava razionalmente la sua presenza, tale cervello comunque elaborava tutte quelle sensazioni, in combinazione col corpo, con la libido, col desiderio, con i bisogni, trasformando il tutto in desiderio, aspettativa, sensazione e bisogno che si presentava alla coscienza come un unico segnale semplificato a cui la coscienza razionale applicava un nome o una categoria come "ho voglia di".

Il meccanismo della Stregoneria, che devo sottolineare per trasmettere il fine e gli intenti della magia, è la consapevolezza che la scienza scopre ciò che l'uomo vive.

Invece, nella società attuale, si tende ad ignorare i meccanismi della vita attendendo che la scienza li scopra mentre l'educazione cristiana li nega. L'educazione cristiana non ritiene che l'uomo sia sconosciuto alla sua stessa coscienza razionale perché, se così fosse, Dio lo avrebbe rivelato. Invece, la scienza scopre dell'uomo meccanismi di funzionamento fisiologici che l'uomo ha sempre usato anche quando la forma in cui viveva non sarebbe stata chiamata "uomo".

Solo dopo che la scienza li ha scoperti, allora si concepisce il fatto che l'uomo li usi (o li abbia usati) e l'educazione cristiana pensa come manipolarli per usare tale scoperta a proprio favore. Il cristianesimo, dopo aver negato che l'uomo possa essere diverso dai limiti di quanto pensato razionalmente, fagocita le nuove scoperte affinché gli individui non rimproverino al cristianesimo le condotte precedenti alle nuove scoperte.

Ricordiamo quando i cristiani legavano le mani dei bambini mancini perché usavano la mano del "diavolo". Dovevano costringerli a diventare destri. Ora sappiamo che fu violenza criminale, ma nessuno ha accusato i cristiani di quella pratica di violenza né li ha condannati.

Si tratta di un modo cristiano di pensare la relazione vita-scienza il cui scopo è fermare la qualità della vita umana entro il conosciuto creazionista e permettere il controllo della vita dell'uomo da parte di un qualche padrone consentendo a quel padrone di conchiudere la vita dell'uomo entro un modello, di sensazioni e di risposte al mondo, dal quale l'uomo non deve uscire o derogare.

Pensate solo alle infinite risposte psicologiche degli uomini alla percezione diversa degli stimoli provenienti dal mondo e quanti interessi hanno le case farmaceutiche nel produrre farmaci che limitano tali risposte. Il massiccio uso di psicofarmaci, specialmente negli USA, è un modo per limitare la diversità delle risposte alle sollecitazioni ambientali contenendole entro dei limiti socialmente accettabili.

Un Potere di avere può controllare gli uomini solo se questi sono limitati nella percezione degli stimoli dal mondo; limitati nell'elaborazione di tali stimoli; limitati nell'intelligenza della comprensione degli effetti sull'oggettività e sulla propria soggettività di tali stimoli; limitati e codificati nelle risposte a tali stimoli.

Stimoli, emozioni, sollecitazioni e risposte: è il campo della CONTEMPLAZIONE.

Per parlare della magia della Contemplazione dobbiamo parlare del meccanismo di stimoli, sollecitazioni e risposte nelle tre condizioni magiche dell'esistenza: noi che agiamo per soddisfare i nostri desideri, bisogni e intenti; un mondo i cui oggetti sono soggetti che agiscono anche nei nostri confronti per soddisfare i loro desideri, i loro bisogni e i loro intenti; e la terza condizione magica in cui le relazioni dettate da bisogni, desideri e intenti, sono soggetti in sé capaci di chiamare alla relazione i diversi soggetti dell'oggettività.

Chi pratica la Contemplazione, propria della Stregoneria (che non ha nulla a che vedere con quella delle religioni monoteiste o dei buddhisti), entra consapevolmente in questo gioco di relazioni.

"Parla" senza "parlare" al mondo; il mondo gli "parla" senza "parlare"; l'oggetto del "parlato" chiama i soggetti alla relazione: ognuno di loro contempla ognuno degli altri e bisogni, desideri e intenti, diventano soggetti divini che si nutrono dalle relazioni nutrendo i soggetti in relazione.

Fine nona parte... Continua... con "gli aspetti magici della meditazione in Stregoneria – La Contemplazione dal punto di vista soggettivo."

 

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24 luglio 2025

La creazione nel Timeo di Platone e la creazione nella Genesi della bibbia
Prima parte

L'idea di creazione, come l'idea della vita oltre la mote del corpo fisico, sono le due idee fondamentali che determinano il comportamento religioso delle persone. Da come le persone immaginano sia venuto in essere il mondo e da come le persone immaginano il loro futuro oltre la morte del corpo fisico, così organizzano la loro vita e definiscono i loro principi esistenziali sia di natura etica che morale.

Nella storia del dominio sociale, legittimato dalla filosofia metafisica, pochi testi filosofici hanno alimentato il dominio come il Timeo di Platone.

L'affermazione secondo cui "Dio crea il mondo" è un'affermazione propria della bibbia, fatta da schiavi che sognano di servire un padrone assoluto, e che, per questo, non fornisce nessuna spiegazione in merito né alla creazione né al mondo creato, se non come la materia, gli oggetti di possesso, che lo schiavo sottomesso desidera possedere. Il mondo materiale, in cui lo schiavo è costretto, è il mondo della creazione descritto dalla bibbia.

Tale tipo di creazione non è in grado di competere con la varie filosofie che nel corso della storia sono venute in essere e nei confronti delle quali, per quanto deliranti, la creazione della bibbia appare come un infantilismo inaccettabile.

In queste condizioni i filosofi del dominio dell'uomo sull'uomo trovano, nella farneticante creazione di Platone, come descritta nel Timeo, una conferma del mondo creato dal loro Dio, articolato e precisato in modo tale da diventare un prodotto vendibile ad ogni uomo e donna smarrito. In questo modo non ci si limita a raccontare che il Dio della bibbia ha fatto il mondo in sei giorni, ma si lavora di fantasia all'interno di una creazione immaginifica dove il creatore di Platone diventa il Dio come quello della bibbia creando un mondo divino che possa spiegare il passaggio fra gli Dèi delle Antiche Religioni degli uomini al Dio assoluto del dominatore sociale.

Ed ecco allora, il Dio assoluto, il dominatore di un universo vuoto e privo di vita, che Platone chiama "l'Intelligenza" o il "Vivente", iniziare ad agitarsi in un movimento compulsivo da cui si esprime la creazione del mondo e del presente sia come immaginazione che come materia.

Scrive Platone nel Timeo (e il Timeo ha influenzato tutta la storia della filosofia):

Creazione degli astri che sono dèi Visibili

Come, dunque, l'intelligenza contempla le Idee che sono contenute nel Vivente che è, quali e quante sono in lui contenute, tali e tante pensò che anche questo dovesse avere. E tali Idee sono quattro: una è la stirpe celeste degli Dèi; un'altra è [40 A] quella alata che va per l'aria; la terza è la specie acquatica, mentre la quarta è quella pedestre e terrestre. La maggior parte dell'idea del divino la realizzò di fuoco, affinché fosse luminosissima e bellissima a vedersi. E facendola simile all'universo la produsse ben rotonda e la pose nell'intelligenza del cerchio più potente come suo seguace, e la distribuì in circolo per tutto il cielo, perché fosse un vero ornamento ad esso e vario nella sua totalità.

Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag. 1368-1369

Platone si immagina di essere l'Intelligenza che contempla le proprie idee, lui è il Vivente, che contiene le idee del "filosofo" e lui pensa. Platone proietta il suo pensiero su quell'assoluto che lui avrebbe voluto essere. Di tutte le idee di Platone/Intelligenza, Platone, nella sua volontà di creare un mondo diverso da come lo starebbe vivendo, ne seleziona quattro.

Le quattro idee di creazione del mondo con cui l'Intelligenza/Platone vuole costruire il passaggio fra le "credenze" religiose degli Antichi e un modo assolutista di dominare il mondo in nome dell'Intelligenza.

Se Platone non identificasse sé stesso con l'Intelligenza creatrice, come potrebbe affermare le idee dell'intelligenza creatrice?

L'Intelligenza creatrice altro non è che il desiderio assolutista di Platone che si eleva al di sopra degli uomini perché lui manifesta le quattro idee attraverso le quali crea il mondo. Lui crea il mondo e, creandolo, si eleva a padrone del mondo. Padrone di quella società dominata dai "filosofi" come lui.

Le quattro Idee dell'Intelligenza/Platone prendono forma nella testa di Platone.

La prima di queste idee è la creazione degli Dèi.

Platone deve elevarsi al di sopra degli Dèi degli Antichi. Deve abbassare gli Dèi degli Antichi al di sotto di Platone/Intelligenza e, per far questo, ecco la sua idea: l'Intelligenza/Platone, il "Vivente", ha creato gli Dèi.

Non più l'idea del venir in essere degli Dèi che in Esiodo vengono in essere da un presente che costruisce le condizioni affinché emergano costruendo un diverso presente, ma un padrone che crea, indifferente alle condizioni perché assoluto rispetto ad esse.

In questo modo l'Intelligenza/Platone diventa "padrone e signore degli Dèi" e, come tale, in diritto di stabilire la loro natura non perché ha indagato nelle condizioni degli Dèi e del mondo, ma perché, in quanto creatore e padrone, può affermare la qualità della loro natura e nessuno deve permettersi di dubitare dell'Intelligenza/Platone che ha creato il mondo.

In questa condizione farneticante, Esiodo ed Omero che hanno parlato degli Dèi diventano i nemici, i poeti da indicare al disprezzo come fece l'assolutista Pitagora che vedeva nei poeti i suoi nemici da condannare all'eterna sofferenza.

La seconda idea dell'Intelligenza/Platone è la creazione della stirpe "un'altra è quella alata che va per l'aria".

La terza idea dell'Intelligenza/Platone è la creazione della stirpe: " è la specie acquatica".

La quarta idea dell'Intelligenza/Platone è la creazione della stirpe: "è quella pedestre e terrestre".

Come ha "creato" tutto questo l'Intelligenza/Platone?

Dice l'Intelligenza/Platone:

"La maggior parte dell'idea del divino la realizzò di fuoco, affinché fosse luminosissima e bellissima a vedersi. E facendola simile all'universo la produsse ben rotonda e la pose nell'intelligenza del cerchio più potente come suo seguace, e la distribuì in circolo per tutto il cielo, perché fosse un vero ornamento ad esso e vario nella sua totalità."

L'idea della vita degli Orfici, l'idea della vita di Eraclito, diventa il mezzo con cui l'Intelligenza/Platone crea il mondo e lo organizza.

In questo modo Platone ruba il concetto di fuoco, l'emozione che rende vivo e consapevole ciò che non è vivo e consapevole, per trasformarlo in semplice luce e calore con cui l'Intelligenza/Platone si erge a padrona del mondo. Il fuoco, che è vita in sé, viene trasformato da Platone in un mezzo al servizio dell'Intelligenza/Platone per dominare il mondo.

La Genesi della bibbia dice:

1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 
2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
3 Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. 
4 Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre 
5 e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
6 Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque". 
7 Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. 
8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9 Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne. 
10 Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona. 
11 E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: 
12 la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. 
13 E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14 Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 
15 e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne: 
16 Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 
17 Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra 
18 e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. 
19 E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20 Dio disse: "Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo". 
21 Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 
22 Dio li benedisse: "Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra". 
23 E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24 Dio disse: "La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie". E così avvenne: 
25 Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. 
26 E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
28 Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra".
29 Poi Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 
30 A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. 
31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Bibbia, Genesi 1, 1-31

Questo è un discorso fatto da schiavi che anelano ad essere i padroni del mondo eleggendo un padrone assoluto da imporre sopra ogni altro padrone e ogni altro potere.

Gli schiavi che immaginano di servire un padrone immaginato più potente dei loro stessi padroni. Un padrone capace di creare il mondo, il mondo materiale in cui operano come schiavi, che persiste anche quando non sono più in schiavitù perché è utile loro usarlo per legittimare lo stato di schiavitù in cui riducono altre persone.

Ciò che rende simile la creazione dell'Intelligenza/Platone il delirio assolutista degli ebrei è la volontà di dominio sull'uomo.

Quando fu scritta? Probabilmente attorno al 400 a.c.. Le date sono sempre incerte perché non esiste documentazione e a nulla vale cercare certezze nella bibbia ebraica perché questa, essendo stata scritta molti secoli dopo di come vuole essere fatta apparire, contiene "errori di tempo e di fatti che vengono collocati in tempi diversi da quanto storicamente documentato".

Che gli ebrei abbiano raccolto idee babilonesi per scrivere la loro genesi è l'idea più accreditata, ne è n esempio la donna tratta dalla costola di Adamo, come ebbe a scrivere Kramer, ma che la scrittura delle genesi abbia alla base il desiderio di dominio di Esdra è assai probabile.

Quando fu scritto il Timeo?

Il Timeo di Platone è scritto all'incirca nel 360 a.c. e, approssimativamente nello stesso ambiente in cui può essere stata scritta la genesi. Stessa idea di fondo veicolata in maniera diversa per affrontare ambienti culturali diversi nei quali imporla.

Ovviamente è un'ipotesi suggestiva. Ma mentre gli ebrei della genesi avevano come obbiettivo il genocidio degli ebrei che ancora seguivano Baal, Platone, per quanto odiasse le Antiche religioni e i filosofi dei quali voleva bruciare i libri, non era nelle condizioni di sterminarne i fedeli. Gli ebrei avevano bisogno di un dominio materiale che giustificasse la violenza del dominatore; Platone aveva bisogno di un dominio religioso che potesse distruggere le credenze religiose degli Antichi.

Il nemico degli ebrei era Baal e i riti del fuoco; il nemico di Platone erano i poeti e i riti di Orfeo, Dioniso ed Eleusi. Nemici diversi, articolazioni diverse della medesima ideologia.

Le diverse esigenze dell'articolazione del dominio derivante dalle creazioni di Platone e della bibbia nascono dal fatto che Platone deve affrontare gli Dèi delle Antiche Religioni che, per i suoi progetti, devono essere sottomessi all'Intelligenza/Platone mentre gli ebrei annullano gli Dèi, dicendo semplicemente che "non esistono", e centro e fine della creazione è l'uomo sottomesso a Dio. Tanto sottomesso a Dio che il Dio ebraico lo elegge a padrone della "sua creazione".

------- Fine rima parte—-continua nella seconda parte—-

 

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23 luglio 2025

Considerazioni sulla situazione economica attuale

La corsa al riarmo dell'Europa appare quasi un modo per finanziare l'industria delle armi e dilapidare capitali che l'Europa non vuole usare per il benessere dei cittadini.

Ora l'Europa sta affrontando i dazi di Trump e ad oggi non si sa ancora se i dazi sono un'azione reale o una buffonata del TACO USA.

Sta di fatto che con questo impegno l'Europa si è chiusa le possibilità di commercio sia con l'Asia che con l'Africa e l'America Latina.

Gli stessi Canada e Messico sono entrati in sofferenza.

La domanda è: chi paga i dazi di Trump? Il venditore che esporta negli USA o l'acquirente USA che acquista all'estero?

Mentre l'Europa si preoccupa di imporre dazi e sanzioni, il resto del mondo commercia. Vende ed acquista, anche a buon prezzo, ciò che l'Europa acquista a caro prezzo.

In questo momento nell'Europa, in particolare nel sud Europa, non ci sono problemi per le forniture di gas ed è auspicabile che non ci siano problemi nemmeno quando arriverà l'inverno.

I dazi di Trump stanno provocando grandi sconvolgimenti, in particolare se effettivamente entreranno in vigore il 1 agosto.

Mentre l'occidente discute su dazi subiti e da imporre, le navi percorrono le vie della seta; gli aerei trasportano merci in paesi dove i dazi sono una condizione ragionevole delle relazioni commerciali; i paesi del gruppo BRICS vendono e acquistano merci senza dazi.

Intanto, domenica, 20 luglio, in Giappone ci sono le elezioni. Un paese che Trump ha voluto colpire con i suoi dazi. Il governo giapponese, sconfitto elettoralmente, ora è in minoranza.

Intanto l'Europa vuole armarsi per combattere un'eventuale invasione. Non si sa bene di chi dal momento che, in questo momento, la più feroce minaccia arriva dagli USA.

L'Inghilterra, ideologicamente nazista, si avvicina alla Germania che ha iniziato ricordare i suoi "fasti" dell'era nazista e forse sogna di conquistare quella Russia che fu negata ad Hitler.

I cittadini europei non hanno nessuna voglia di essere arruolati in eserciti e la guerra in Ucraina ha dimostrato che la conquista di uno Stato, oggi come oggi, ha un costo superiore al guadagno che il conquistatore ne ricaverebbe.

Inoltre, c'è sempre il gioco degli USA che consiste nel fare guerre per procura; gli statunitensi se ne stanno nascosti e mandano gli altri a morire ammazzati o a sterminare i più deboli.

Non ci si chiede chi vincerà in questo caos imposto da Trump, ma chi sopravviverà. Non serve rifugiarsi nelle criptovalute per salvarsi dal dollaro in crisi che riflette la crisi della società USA.

Forse qualcuno pensa che costruire campi di concentramento per i lavoratori immigrati permetterà agli USA di aumentare la propria ricchezza?

Trump sta dicendo che sta facendo un sacco di soldi con i dazi, ma il prodotto interno USA è in negativo contro quello cinese in positivo, ampiamente positivo.

Il mercato azionario è indifferente alle condizioni future delle relazioni economiche e l'economia reale attraversa un processo di lento rallentamento, lento, un po' meno lento. Come una vecchia locomotiva che si sta mettendo in moto.

E' negli interessi ideologici USA distruggere le economie del mondo: quali sono gli interessi delle economie del mondo?

Lo vedremo dopo l'autunno.

23 luglio 2025

Il linguaggio della dittatura e il linguaggio della democrazia

Nella società in cui viviamo, non esiste un linguaggio adeguato per definire le dinamiche sociali senza dover ricorrere ad un linguaggio "giuridico" proprio del controllo sociale messo in atto dalle dittature sugli uomini.

Se io dico che Tizio è un assassino. L'immaginario vuole che ci sia stato un atto giuridico che abbia determinato l'essere un assassino di quella persona perché, se nessun atto giuridico ha determinato che quella persona è un assassino, chi lo accusa di assassino può essere imputato di oltraggio, diffamazione o calunnia.

A questo c'è un'eccezione: l'uomo sorpreso ad uccidere o che abbia ordinato di uccidere, è un assassino. Anche prima del giudizio di un magistrato.

Un'altra eccezione è data dagli assassini che assassinano per conto di Dio, del dittatore, o Dio stesso quando assassina gli uomini. Per esempio, il soldato a cui è stato ordinato di uccidere, non viene qualificato come assassino perché l'ordine, proveniente da Dio (l'Istituzione), non lo rende giuridicamente imputabile di omicidio. Esistono altre eccezioni, ma mi fermo qui.

Tutti questi comportamenti appartengono a modelli ideologici propri della dittatura, del cristianesimo come emanazione di Dio o del Gesù dei vangeli. Dio, Gesù, il dittatore, non deve essere definito assassino perché è al di fuori della legge, al di sopra della legge, che viene imposta alla popolazione, al gregge.

In sostanza, si tratta di un linguaggio che risponde ai modelli ideologici propri della dittatura, sia espressa dalle ideologie religiose assolutiste, ebrei, cristiani, islamici e buddisti, sia espressa da modelli sociali propri del liberalismo, del fascismo, del nazismo e delle dittature che hanno nel crocifisso il loro ideale sociale.

Il giornalista che scrive delle ragioni degli ebrei nel condurre il genocidio a Gaza, non è diverso dal giornalista che giustificava Hitler nella sua azione contro gli zingari, gli ebrei o gli avversari politici. Il giornalista diventa compartecipe del genocidio in atto. E lo diventa nel momento stesso in cui discrimina fra le persone dove gli sterminati non hanno sentimenti, non hanno paura, non hanno distruzione della loro vita, nel racconto dei fatti cessano di essere persone e sono chiamati terroristi, militanti. Gli ospedali diventano covi di terroristi, i medici militanti che vanno ammazzati e perseguitati.

Nel linguaggio democratico, quel linguaggio che chiama il Dio dei cristiani il Macellaio di Sodoma e Gomorra e il Gesù dei cristiani "il pederasta in croce", questi giornalisti sono degli assassini.

Il principio rientra nella "partecipazione morale ideologica" che, reiterando l'ideologia, porta alla riproduzione dei medesimi comportamenti criminali.

Il reato di "partecipazione ideologica" non è definibile giuridicamente. Lo fece il sanguinario terrorista Pietro Calogero per giustificare torture e omicidi. Poi, la Corte di Cassazione intervenne per circoscriverne l'uso giuridico.

Paolo di Tarso è un terrorista criminale quando afferma:

L'uomo, invece, non deve coprirsi la testa, perché è immagine e gloria di Dio; mentre la donna è gloria dell'uomo. Infatti, l'uomo non ebbe origine dalla donna, ma fu la donna ad esser tratta dall'uomo; né fu creato l'uomo per la donna, bensì la donna per l'uomo. Quindi la donna deve portare sul capo il segno della podestà per riguardo agli angeli."

Paolo di Tarso, 1 Corinti 11, 3-10

E' un criminale Platone quando afferma nel Timeo:

Degli uomini che sono nati, quanti sono stati vili e hanno trascorso la vita in maniera ingiusta, secondo un discorso verosimile, nella seconda generazione si sono trasformati in donne.

Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014, pag. 1409-1410

Dove Platone conclude dopo aver farneticato attorno alla necessità di generare della donna:

Le donne, dunque, e tutto il sesso femminile, ebbero questa origine.

Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014, p. 1410

Sono affermazioni che hanno contribuito a migliaia di anni di emarginazione della donna. Hanno contribuito ad ammazzarla, torturarla, bruciarla. Dal punto di vista sociale Paolo di Tarso e Platone sono due delinquenti criminali, ma nessun tribunale li processerà mai né riconoscerà la loro responsabilità ideologica per i delitti commessi attraverso la loro ideologia.

Però, fanno indignare i cittadini consapevoli della relazione fra affermazione ideologica e delitto. E la magistratura reprime l'indignazione dei cittadini in nome di Dio.

Tuttavia, la partecipazione morale rimane un metodo sociale di giudizio. Perché è un metodo sociale che definisce non solo il fatto, da cui il giudizio si origina, ma l'affermazione ideologica che ha giustificato il fatto. Censura e condanna dal punto di vista sociale tutte le conseguenze che quel fatto e quell'affermazione comportano.

Nessun tribunale condannerà mai un giornalista perché ha discriminato fra uno che si definisce "veneto" e uno che si definisce "zingaro", ma il fatto di aver attribuito due pesi emotivi diversi nella descrizione del medesimo fatto, o fatti simili, attenuando le azioni dell'uno e appesantendo le azioni dell'altro, di fatto, significa aver collaborato ad alimentare la discriminazione come linciaggio verso qualcuno.

Si tratta di un comportamento criminale che non viene censurato dai magistrati perché i magistrati ritengono che chi li commette ha gli stessi diritti di Dio, i loro stessi diritti in quanto magistrati che si identificano con Dio, e ritengono che non siano, anche quando vengono individuati come reati, penalmente rilevanti. Al contrario, se un cittadino reagisce all'affermazione criminale, al di là dei metodi che usa per reagire, viene penalmente perseguitato in nome del principio che: "Nessuno deve "vantarsi" o rivendicare diritti davanti a Dio!".

Un altro trucco usato dai magistrati e dalle Istituzioni per perseguitare i cittadini è quello di fingere interpretando la reazione di un cittadino ad un'azione messa in atto dalle Istituzioni come una reazione aggressiva contro la persona di quell'Istituzione. Io non ti conosco assessore, ma tu hai fatto approvare un piano regolatore che non collima che le disposizioni di legge ed è in contrasto con le mie esigenze. Assessore sei un criminale. Appare evidente che il termine criminale, attribuito all'assessore, non si riferisce alla "persona assessore", ma alla sua attività illegale che viene identificata con l'assessore. L'assessore cosa fa? Denuncia il cittadino perché gli ha dato del criminale. Denuncia il cittadino in nome di un'autorità che gli deriva da Dio e che il cittadino non deve permettersi di mettere in discussione.

Non esiste, in questa società, un linguaggio democratico che possa esprimere l'indignazione di un cittadino perché l'unico linguaggio ammesso è quello ingiurioso dell'autorità, di Dio, contro il cittadino. Il sistema giuridico impone deferenza e sottomissione dei cittadini a Dio negando, aprioristicamente e di fatto, il principio di uguaglianza Costituzionalmente affermato.

Privato del linguaggio con cui il cittadino può esprimere individualmente la propria indignazione nei confronti di chi si ritiene Dio, la società, che si definisce democratica, ricostruisce il nazi-fascismo in nome dell'assolutismo del Dio dei cristiani nel quale si identifica ogni Istituzione che pretende sottomissione ai cittadini.

 

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22 luglio 2025

Religione pagana e coscienza animale (come l'umana)

La riflessione è del settembre 2012, ma la riposto perché da un lato dimostra la continuità del pensiero Pagano e dall'altro lato riafferma il principio secondo cui noi non solo siamo parte della Natura, ma siamo una delle strategie attraverso la quale la coscienza si fissa e si trasforma attraverso specifiche esperienze. Come in tutte le altre specie di viventi nella Natura.

Ricordo che questa notizia non fa altro che confermare un elemento fondamentale del Libro dell'Anticristo e uno dei principi fondamentali della Religione Pagana.

Noi siamo parte della Natura, una specie divenuta nella Natura e tendiamo emotivamente ed empaticamente a costruire le relazioni con ogni coscienza presente nella Natura.

L'unica questione su cui dissentiamo sono le modalità della ricerca di questi "scienziati". Costoro, mettendo al centro della loro ricerca l'uomo come "modello di essere consapevole", ritengono che siano consapevoli soltanto quegli animali che esprimono azioni o scelte in cui riconoscono elementi in comune con le modalità di espressione della coscienza e della consapevolezza dell'uomo.

Hanno fatto una lista comprendendo vertebrati e il polpo, ma escludono gli insetti. Escludono i funghi, gli Esseri Vegetali, i batteri, i virus e tanti altri conosciuti e ancora sconosciuti.

Il modello, per questi "ricercatori", è sempre l'uomo creato dal Dio padrone cristiano a sua immagine e somiglianza.

Dal punto di vista della Religione Pagana, i parametri di un'eventuale ricerca razionale, vanno invertiti. Tutti gli animali sono intelligenti e consapevoli: cerchiamo le modalità e le strategie attraverso le quali manifestano le peculiarità della loro coscienza!

Anziché cercare di appiattirli su un illusorio modello umano, impariamo ad abitare il mondo e cerchiamo nell'altro le sue peculiarità.

Anche perché, questo tipo di ricerca, permette all'uomo di cercare com'era la percezione e le relazioni della sua coscienza nel costruire le relazioni nel mondo anche quando nuotava nell'ipotetico brodo primordiale.

Anche allora eravamo "specie umana". Poi, la diversificazione delle specie ha diversificato i modi di veicolare la coscienza, i bisogni, i desideri, la percezione, ma non ha cambiato la qualità della consapevolezza del nostro essere nel mondo.

Riporto la notizia:

Gli animali possiedono consapevolezza.
Ma i media ignorano la notizia

di Fabio Balocco
15 settembre 2012

Pressoché sotto silenzio da parte dei media è passata la notizia che il 7 luglio scorso è stata siglata da un gruppo di scienziati, alla presenza di Stephen Hawking, la "Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza", la quale afferma che molti animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani. E la lista comprende tutti i vertebrati e, tra gli invertebrati, il polpo.
Non è una scoperta di poco conto, verificare scientificamente che molti, moltissimi animali, non hanno solo l'istinto, che si contrappone alla ragione umana, ma hanno una vera e propria intelligenza.
Questo, da un lato, sminuisce notevolmente il reputato, stupido predominio dell'uomo sulla natura, e, dall'altro, dovrebbe introdurre una maggiore consapevolezza del diritto degli animali a non essere trattati come cose al semplice servizio dell'uomo. Con buona pace di quel Cartesio, sulla cui filosofia la nostra società si è sfortunatamente sviluppata.
La dimostrazione scientifica, del resto, segue alla sensazione empirica che molti avevano già da tempo. E magari non è che il primo passo verso quella consapevolezza che tutto il mondo, sia animale, sia vegetale ha proprietà senzienti e pensanti. Sapere che un animale che sta per essere ucciso lo capisce, o che una pianta che viene abbattuta sente avvicinarsi la morte e nello stesso tempo emette un grido di dolore che altre piante intorno sentono, dovrebbe indurre nell'uomo un po' più di umiltà e quel rispetto nei confronti del vivente che fino ad oggi non ha avuto.
In pratica, quello che è il sentimento panico potrebbe trovare una dimostrazione scientifica?

Tratto da:
Il fatto quotidiano.it /2012/ 09/ 15/ animali.

Passo dopo passo si riuscirà a superare il monoteismo cristiano e il suo odio per la vita e per il mondo.

Questo giornale lamenta che i media hanno ignorato la notizia, ma i media sono i censori delle notizie. Danno e cancellano ciò che a loro interessa finendo per aiutare i cristiani a distruggere la società civile attraverso l'odio che hanno per i bambini, tanto da costringerli in ginocchio davanti ad un Dio criminale. Intanto, la Natura attende che l'Essere Umano si tolga dalla posizione in ginocchio e riprenda il suo posto nella costruzione del futuro.

Intanto, ricordate che quando guardate un albero, un gatto o un insetto, l'albero, il gatto e l'insetto, ognuno i loro vi sta pensando e sta mettendo in atto delle strategie per costruire delle relazioni con voi: il gatto e il cane capiscono quando gli si parla, ma noi, chiusi nell'arroganza e nell'onnipotenza del Dio padrone non ci curiamo di capire il loro linguaggio.

Come nel film Colombo in cui, l'indiano, quando se ne va dice a Colombo: "Io ho imparato la tua lingua, ma tu non hai imparato la mia!"

L'indiano era intelligente, Cristoforo Colombo era uno zoticone cristiano: lui gli indiani li avrebbe macellati!

Inoltre, sarebbe necessario riflettere su che cos'è l'osservazione scientifica in contrapposizione all'osservazione empirica.

In questo campo, l'osservazione scientifica e la sperimentazione scientifica altro non è che una più accurata osservazione empirica, dove l'osservatore ha accumulato esperienza con cui argomentare le sue osservazioni in modo da oggettivare la soggettività dell'osservazione.

 

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21 luglio 2025

Meditare l'altro: dalla Meditazione alla Contemplazione
ottava parte

Meditare l'altro e meditare che cosa l'altro medita di me.

Si tratta del livello più utile dell'uso della meditazione che non considera l'individuo che medita il "meditatore", ma uno dei meditatori in un mondo fatto da individui che, comunque, meditano manifestando idee e opinioni.

Non si medita attorno ad un albero, si medita attorno alle relazioni, alle persone, alle azioni, agli effetti delle azioni, agli intenti, ai bisogni, ai desideri e ai progetti che modificano il presente in cui viviamo.

L'oggetto del meditare sono le trasformazioni.

Rallentare il dialogo interno e il flusso di parole che descrivono il mondo porta in primo piano la trasformazione o la possibilità di trasformazione.

Quando medito una relazione, la relazione è portatrice di fenomeni dinamici che modificano la relazione stessa anche nel momento in cui la medito.

Si modifica nel mio pensato e il modello acquisito passivamente assume, con la meditazione, contorni più definiti e psicologicamente attivi.

Nella meditazione passo da una condizione passiva di accettazione di un presente vissuto e descritto, ad una condizione attiva in cui l'analisi di quel presente diventa oggetto della manipolazione del mio pensato che procede a pensarlo, a metterlo in ordine, in funzione di una mia decisione o di una mia scelta.

Nella meditazione l'altro è pensato.

L'altro non è più l'oggetto passivo che ruota attorno alla mia persona, ma è l'oggetto attivo che interagisce con la mia persona.

Non è il Dio padrone su cui proietto me stesso, ma è un mettere da parte, per quanto possibile il me stesso che proietto sul mondo, per pensare l'altro per i fenomeni razionali che mi presenta.

Il Dio padrone non pensa l'uomo, pensa sé stesso che proietta sull'uomo.

Questo perché l'uomo si identifica col Dio padrone mentre si muove nel mondo della ragione pensando a sé stesso, alla propria ragione, come una sorta di assoluto nel mondo. In realtà, la ragione di ogni singolo individuo rappresenta una sorta di assoluto del suo divenuto razionale, ma un conto è pensare la propria ragione come formata dinamicamente attraverso una serie di meditazioni e un altro conto è pensare la propria ragione come una ragione statica in un mondo in cui si pensa assoluta.

Pensare l'altro significa "pensare il mondo con gli occhi dell'altro".

Significa meditare le ragioni dell'altro, i progetti dell'altro, le connessioni che l'altro forma mediante il suo agire nel mondo.

Meditare costringe la nostra coscienza a dare un ordine ai nostri pensieri, ma nel dare un ordine ai pensieri, la coscienza costruisce un diverso ordine di conoscenza degli oggetti del mondo.

Meditare diventa "prassi esistenziale". Si diventa così abili a meditare che quando si parla in un normale colloquio non ci si limita ad ascoltare, ma mentre si ascolta si sta meditando quanto giunge alle nostre orecchie. Mentre la cosa detta giunge alle nostre orecchie, iniziamo ad analizzarla e a ponderarla per gli effetti e le conseguenze che potrebbe avere.

Fermando le parole, mediante la meditazione, fermo anche quel tentativo della mia ragione di interpretare il mondo attraverso la sua esperienza e le sue idee preconcette sul mondo.

Io, meditando, non proietto le mie ragioni sull'altro, ma analizzo le sue ragioni, per come le capisco e per come riesco a meditare le sue manifestazioni pur non avendo, magari, partecipato alla formazione della sua esperienza.

Faccio il contrario del Dio padrone cristiano: cerco di capire i soggetti del mondo anziché distruggerli (o diffamarli, denigrarli, svilirli, calunniarli, deriderli, ecc.) perché non sono conformi al mio modello ideologico.

Questo non significa che, una volta analizzati, io non metta in atto critiche, anche feroci critiche, nei loro confronti. Le critiche, come l'approvazione, le metto in atto dopo averli meditati. Analizzati mediante la meditazione che ha fatto passare nella mia testa le idee che hanno espresso mentre rallentavo il flusso delle parole e concentravo, su questo lento fluire, la mia attenzione che alimentavo con le mie emozioni.

Questo tipo di meditazione dà un grande potere: preferiamo sempre camminare assieme a chi cerca di comprendere le nostre ragioni e teniamo lontani coloro che ci diffamano, Non siamo disponibili a concedere attenuanti a chi ci aggredisce; attribuiamo esclusivamente la mala fede a chi ci calunnia. Come siamo severi e intolleranti con noi stessi e le nostre debolezze, così lo siamo anche nei confronti di coloro che meditiamo, per le loro azioni e per le loro idee.

Infine, prima di arrivare alla Contemplazione parliamo di un altro modo di meditare. Un modo di meditare che appartiene agli Esseri Umani e alle loro peculiarità. Noi possiamo scrivere e, scrivendo, rallentiamo i nostri pensieri mettendo ordine nel mondo. Mettiamo in linea le nostre riflessioni sul mondo, sulla vita, sulle storie.

Ogni atto di scrittura è un atto di meditazione; ogni atto di lettura è un atto di meditazione; rallenta il flusso delle parole, ci costringe a "toglierci dal centro del mondo", impedendoci di proiettare su ciò che meditiamo le conclusioni aprioristiche della ragione e, anche quando la ragione prevale, mettiamo insieme delle giustificazioni che possono diventare patrimonio di analisi e di meditazione per altre persone.

La meditazione può essere praticata indipendentemente dalle idee razionali che ogni persona ha sull'altro, l'oggetto che meditiamo; qualunque altro, dall'albero, all'animale, al fuoco, al sole o al luogo; o le idee razionali che noi abbiamo sugli uomini come idee di uguaglianza o idee di discriminazione, idee di superiorità e inferiorità, o discriminazione nei confronti della donna, idee razziste, ecc.

La Contemplazione, al contrario, non è indipendente dalle idee che noi abbiamo sull'altro, l'oggetto che contempliamo. E' necessario che sia pensato nella ragione come un altro "noi", non solo uguale a noi. Questo perché il pensiero razionale, prodotto dalla necessità soggettiva di veicolare le nostre emozioni, determina la qualità dell'emozione che nella pratica della contemplazione dirigiamo verso l'oggetto che contempliamo.

Dal momento che la contemplazione è contemporaneamente contemplare e essere contemplati dall'oggetto, la qualità delle emozioni che noi dirigiamo comunica ciò che siamo all'oggetto contemplato che a quelle emozioni risponde contemplando a sua volta o troncando l'attività di contemplazione. Quando l'oggetto contemplato si rifiuta di contemplare, il contemplatore diventa estraneo all'oggetto che lo ha alienato da sé stesso

In questo caso, la contemplazione non è più "fusione emotiva", ma illusione di contemplazione.

Fine ottava parte... Continua... con "gli aspetti magici della meditazione in Stregoneria – dall'attività del Meditare alla pratica della Contemplazione"

 

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20 luglio 2025

La Cina, libertà di commercio e libertà sociali

In questo momento, che Trump sta saccheggiando il commercio mondiale, la Cina si sta mostrando al mondo come il difensore del libero scambio economico.

Purtroppo, la Cina viene etichettata come un "paese comunista", vista con sospetto, sul quale si proiettano tutte le ansie catastrofiche che la propaganda occidentale ha coniato contro il "comunismo".

La propaganda occidentale appiattisce tutto su sé stessa e, per la propaganda occidentale, il "comunismo" cinese non è diverso dall'idea di comunismo che i cristiani hanno costruito e imposto in occidente.

Per i cristiani, il comunismo altro non è che il concetto di democrazia imposto da Platone dove i "comunisti" sono i poveri invidiosi dei ricchi.

Nella propaganda occidentale, i "comunisti", a parte mangiare i bambini (cosa che nei paesi occidentali i preti cattolici stupravano a milioni protetti dalle polizie), ma intendevano portare via la casa ai proprietari di casa che con tanta fatica se l'erano costruita.

Secondo la propagnda occidentale, le donne sarebbero state messe in comune (come diceva Platone) e questo anche se i movimenti di uguaglianza uomo donna iniziavano a conseguire i risultati proprio grazie ai movimenti "comunisti" contro il dominio dell'ideologia cristiana.

In questo momento, nel mondo, qualsiasi movimento che chiami sé stesso "comunista" diventa di fatto marginale e ininfluente. Non è importante quali siano le sue idee e i suoi progetti in favore delle società, il fatto stesso di chiamarsi "comunista" o essere associato ai "comunisti" ha già fallito prima di iniziare.

Questo è il problema della Cina, qualunque azione faccia in difesa degli interessi dei popoli è sempre percepita con sospetto.

Un sospetto che viene alimentato per un solo fine: distruggere la Cina.

Gli stati che alimentano l'odio contro i "comunisti" sono "titubanti", da un lato non possono fare a meno della Cina per alimentare la loro stessa ricchezza, dall'altro lato non vogliono riconoscere ai cinesi il loro ruolo nel mondo.

Il problema, per i paesi occidentali, consiste nel fatto che quello che loro chiamano "comunismo" non ha un libro sacro. e non ha nemmeno dogmi di riferimento che possono costituire una sorta di minimo comune denominatore fra coloro che si sono chiamati "comunisti".

A differenza del cristianesimo, che ha come libro sacro la bibbia e che, comunque venga veicolata nella società, definisce i dogmi del cristianesimo, il "comunismo" non ne ha.

Il nazismo e il fascismo hanno fatto propri i principi della bibbia cristiana e tutte le loro azioni, dalla disuguaglianza, allo schiavismo, al razzismo, alla discriminazione, ai campi di sterminio, alla pratica del genocidio, ecc. sono tutti riconducibili alla bibbia.

Che cosa ha generato l'ideologia "comunista" se non ha un corpus di dogmi e principi cui riferirsi?

Le necessità soggettive delle persone, che si esprimevano in un contesto dogmatico cristiano che pretendeva la sottomissione degli uomini ai principi biblici variamente veicolati nella società.

E' indubbio, che pur riferendosi ai medesimi principi biblici il nazismo e il fascismo veicolavano i dogmi biblici in maniera diversa dalla chiesa cattolica, dagli evangelici o dai preti che usavano i poveri per attività di eversione nelle società civili.

Come potrebbe la Cina affrontare la propaganda con la quale il mondo occidentale vorrebbe isolarla?

Putin ha pensato che il sovranismo della Grande e Santa Russia potesse rompere l'accerchiamento che i paesi occidentali stavano operando contro la Russia.

Ma i paesi occidentali erano a loro volta sovranisti e si è venuta a creare una situazione simile alla situazione che precedette la seconda guerra mondiale dove il sovranismo hitleriano voleva allearsi con il sovranismo inglese contro l'URSS, salvo scoprire che l'URSS fermò la Germania e il sovranismo Inglese preferì salvare sé stesso distruggendo la Germania.

La Cina ha qualche cosa che gli Stati occidentali non hanno: la lungimiranza!

La lungimiranza, nei paesi occidentali, è un attributo proprio delle religioni assolutiste dove la necessità di perpetuare il dominio della religione viene anteposto ad ogni altra forma di interesse.

Da oltre 50 anni gli Stati occidentali stanno saccheggiando sé stessi. Basta osservare che cosa sta accadendo negli USA dove la sanità viene demolita; l'assistenza sociale, demolita; l'istruione pubblica, demolita; le università, demolite; i diritti sociali, come quello sull'aborto, demolito.

C'è parecchio da riflettere e io preferisco fermarmi qui perché non è il mio compito dare delle ricette o delle soluzioni. Il mio compito è osservare quanto succede, dal punto di vista delle persone, e sempre con un occhio critico cercando di cogliere le conseguenze delle azioni nell'oggi.

 

20 luglio 2025

Filosofia metafisica e repressione ideologica

Fino ad oggi, ogni studioso di filosofia si può permettere di scrivere un libro e, attraverso quel libro, essere riconosciuto come studioso e acquisire fama.

Un libro costituisce un numero circoscritto di riflessioni che hanno un certo valore solo se quelle riflessioni sono contenute nel contesto della cultura e delle credenze che dominano la società.

Qualche volta quelle idee possono essere "eversive", rispetto al contesto vissuto, vedi l'operaismo di Tronti negli anni '70 del secolo scorso, ma per quanto possano essere considerate eversive, rispetto all'insieme sociale, sono sempre all'interno dei modelli e delle dinamiche sociali già determinate e definite.

Rivoluzionare la storia del pensiero filosofico non significa produrre idee eversive rispetto all'insieme delle idee sociali. Significa ridefinire i modelli base del pensiero sociale dimostrando come l'intera struttura del pensiero sociale sia inadeguata e dannosa per gli Esseri Umani.

Non comporta scrivere un libro, comporta affrontare e mettere sotto analisi critica l'intera filosofia, per come viene considerata e pensata dalla società, dai suoi albori fino all'oggi.

Una struttura filosofica fissata da migliaia e migliaia di persone che si è radicata in migliaia di vicende storiche deve essere messa sotto analisi e critica nel suo insieme e nelle dinamiche storiche in cui si è veicolata.

Ovviamente è un lavoro impossibile per un uomo solo.

Un lavoro che appare incomprensibile, che non porta benefici economici o fama e che non ha mai fine.

Affrontare gli infiniti rivoli con cui la cultura ha modificato la struttura psichica delle persone, criticandoli e mettendoli in discussione, non permette la modificazione del consenso rispetto alla filosofia proposta comunemente perché, per quanto puoi affrontare i principi culturali definiti, non puoi affrontare la struttura psichica che la filosofia trattata comunemente ha imposto agli uomini. La rimozione degli effetti di quella cultura psichica costruita nei millenni che regola il percepire degli uomini della realtà in cui vivono comporta un dolore così grande che solo un processo di più generazioni è in grado di sopportare. Gli uomini non cambiano la loro visione filosofica, ma ne adattano la veicolazione per opportunità.

Non è da chiedersi, in campo filosofico, che cosa è giusto o che cosa è ingiusto, ma che cosa gli uomini sentono che sia giusto o ingiusto.

E i diversi sentire comportano sempre conflitto di opinioni che si rifiutano di affrontare la radice dalla quale le loro opinioni scaturiscono.

Questa è la difficoltà del lavoro in filosofia. Non è il filosofo l'artefice della filosofia, ma sono i "padroni della filosofia" che costruiscono i filosofi che servono loro. I filosofi, i docenti di filosofia, vengono costruiti affinché servano i padroni della filosofia.

E' sempre avvenuto così.

Perché oggi noi parliamo dei "frammenti dei presocratici" mentre di Socrate disponiamo delle opere complete? Perché la chiesa cattolica metteva al rogo gli eretici? Perché oggi come oggi le università selezionano i docenti di filosofia fra i deferenti all'idea assoluta del Dio creatore? Perché i docenti universitari di filosofia aggrediscono allievi con visioni critiche? E' il docente che deve presentare l'allievo alla commissione di laurea approvandone preventivamente la tesi.

Quanti studenti e studiosi di filosofia sanno che la filosofia metafisica è un'arma di distruzione di massa, ma sta a studenti e studiosi decidere contro chi puntare quell'arma: contro gli uomini o contro il Dio padrone.

Anche se io dovessi scrivere mille libri di filosofia sarei solo all'inizio e, probabilmente, il mio lavoro morirà con me.

 

 

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19 luglio 2025

Principi etici e morali in Esiodo

In questi consigli, che sanno di morale e di etica, Esiodo individua "l'altro" nel vicino e nel parente. Esiodo è un po' come Esopo, parla all'uomo per gli interessi e i problemi che coinvolgono l'uomo. Non è interessato al potere o al dominio giuridico delle città. Esiodo non è uno statista, è un uomo che abita il mondo e riflette su quale sia il modo migliore per abitarlo.

Esiodo non si preoccupa di definire la "natura degli Dèi". Per Esiodo gli Dèi esistono e gli uomini devono avere un certo rispetto e una certa attenzione. Gli Dèi in Esiodo rappresentano il "mondo altro", il mondo sul quale non si può discutere, ma solo affermare. Non c'è deferenza o sottomissione nelle parole di Esiodo in relazione agli Dèi. Fare sacrifici agli Dèi permette di organizzare i banchetti e ai banchetti si invitano le persone.

Scrive Esiodo in relazione agli Dèi:

Ma tu, o stolto, distogli la tua mente da queste cose! Santificato e purificato, sacrifica agli Dei immortali secondo le tue possibilità; offri loro vittime scelte, propiziali con libagioni e con sacrifici, sia quando vai a dormire, sia quando spunta la luce, così che gli Dei abbiano ben disposti verso di te l'animo e il cuore: tu allora sarai in grado di comperare un altro podere, non altri il tuo.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 25/27

Gli Dèi, dice Esiodo, in questo modo ti camminano a fianco favorendoti quando intraprendi un'impresa e permettendoti di raggiungere i risultati che ti sei prefissato.

Se costruisci un equilibrio fra te e gli Dèi, potrai raggiungere i tuoi obbiettivi e forse, comperare un altro podere anziché cadere in rovina e permettere ad altri di impossessarsi del tuo podere.

Il podere, in Esiodo, sta per il mezzo di sostentamento e di arricchimento della persona. Lavorare, curare, il podere garantisce il benessere. Essere costretti a vendere il podere significa cadere in miseria, rinunciare alla costruzione del proprio benessere.

Una volta presentata da Esiodo la convenienza nell'onorare gli Dèi, Esiodo descrive alcune regole comportamentali attraverso le quali onorare gli uomini.

I sacrifici erano il rituale attraverso il quale preparare i banchetti con le relative libagioni. Questi banchetti erano anche un rituale collettivo in cui si costruivano le relazioni fra gli uomini. Uomini che Esiodo identifica come "i vicini", "gli amici" e i "parenti".

Scrive Esiodo:

Invita al banchetto l'amico e lascia il nemico, e sopra tutto invita colui che ti abita accanto: se a te, infatti, accadrà qualcosa, i vicini correranno discinti, vestiti i passanti! Il cattivo vicino è una rovina, il buono un grande aiuto; ebbe in sorte un tesoro chi ebbe in sorte un buon vicino: neanche un bue morirebbe, se il vicino non fosse cattivo! Fatti ben misurare dal vicino ciò che ti occorre, e restituiscigli la stessa misura e anche di più, se lo puoi, acciocché, avendone in futuro ancora bisogno, tu lo ritrovi pronto. Non fare cattivi guadagni: essi sono simili a sventure.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 25/27

Esiodo delinea caratteri di correttezza nei confronti dell'altro, del vicino. Caratteri che implicano un comportamento soggettivo limpido e privo di doppi fini o di scopi diversi da quanto il comportamento indica.

Se oggi come oggi si possono trovare abbastanza normali questo tipo di relazioni, è necessario ricordare come la bibbia di ebrei e i cristiani manifesta azioni apparentemente solidali, ma con scopi di rapina nei confronti di coloro dei quali hanno recitato l'atto di solidarietà.

Tu hai interesse, dice Esiodo, ad avere un buon comportamento con il vicino. Hai interesse ad essere generoso, per quel che puoi, nei suoi confronti perché la solidarietà è una questione di reciprocità. La solidarietà si paga con la solidarietà, non con la gratitudine.

Per i cristiani, l'atto di solidarietà deve essere ripagato da colui che lo riceve con la sottomissione al benefattore che, col beneficio, si appropria del disgraziato che era nel bisogno.

Si tratta dell'insegnamento evangelico relativo al "Buon Samaritano" la cui morale viene conclusa con:

Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". Quegli rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va' e anche tu fa' lo stesso".

Vangelo di Luca, 10, 36-37

L'azione non è un'azione di solidarietà, ma è un'azione finalizzata ad ottenere una sottomissione, una riconoscenza, che altrimenti non ci sarebbe stata. La solidarietà è propria del genere umano, la riscossione del debito di gratitudine è un'imposizione educazionale cristiana per monetizzare, in qualche forma, la solidarietà.

L'azione per mettere in difficoltà l'altro, fingendo poi di aiutarlo come premessa per la sua distruzione, è propria dell'ideologia ebrea e cristiana. A volte si è in difficoltà e i cristiani ne approfittano per vendere la propria azione e riscuotere riconoscenza. Altre volte, più spesso, creano le situazioni di sofferenza e difficoltà per costringere gli uomini a sottomettersi sia per la violenza che per la riconoscenza.

E' la strategia dei proverbi della bibbia, ripresi da Paolo di Tarso il criminale impotente che deve rendere impotente l'umanità.

Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere; perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà.

Bibbia, Proverbi 25, 21-22

Riprende il concetto Paolo di Tarso:

Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

Paolo di Tarso, Romani 12, 20-21

Accumulare carboni ardenti sulla testa del tuo nemico, fingendo di sfamarlo o di dargli da bere, è proprio di ebrei e cristiani.

Più colui che si considera nemico è in difficoltà, più si accumulano carboni ardenti sulla sua test in modo che sia ancora più in difficoltà.

Per Esiodo, il cristiano è un cattivo vicino pronto ad accumulare carboni ardenti sulla testa del vicino in difficoltà.

Dice Esiodo:

Il cattivo vicino è una rovina, il buono un grande aiuto; ebbe in sorte un tesoro chi ebbe in sorte un buon vicino

Essere dei buoni vicini significa il rispetto per le diversità dei vicini quando questi non interferiscono con la propria vita. Rispetto significa essenzialmente "non interferire con la vita del vicino" quando questa non interferisce con la propria. In termini volgari è, essenzialmente, "farsi gli affari propri" mettendo però attenzione alle necessità dei vicini.

Scrive Esiodo:

Ama chi t'ama, e va' incontro a colui che ti viene incontro; da' a chi ti dà e non dare a chi non ti dà. Uno dà a chi dà: a chi nulla mai diede, nessuno ha mai dato. Il dare è bene, è un male, invece, la rapina datrice di morte. L'uomo dona di cuore, anche se si tratta di un grande dono, gioisce e si rallegra nell'animo proprio; chi invece, fidando nella sua sfrontatezza, si serve da solo, anche per poca cosa, sente gelo nel cuore.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 25/27

La reciprocità è il principio chiave che regola le norme etiche e morali in Esiodo.

Rispondi con amore a chi ti offre amore. Se qualcuno ti viene in aiuto, aiutalo a tua volta. Paga con la stessa moneta: amore con amore; aiuto con aiuto, amicizia con amicizia, attenzione con attenzione.

Esiodo condanna la rapina. Il concetto di rapina di Esiodo è molto più profondo di come gli interpreti cristiani hanno voluto farlo apparire.

Dice Esiodo:

chi invece, fidando nella sua sfrontatezza, si serve da solo, anche per poca cosa, sente gelo nel cuore.

La frase di Esiodo non si inserisce in un ambiente gerarchico, ma si inserisce in un ambiente paritario dove la gerarchia della proprietà non è stata ancora socialmente accettata, ammessa o codificata.

Il termine che usiamo oggi "rubare" parte dal presupposto che esista una proprietà privata sociale, legittima e giuridicamente determinata. Il padrone possiede e il ladro è colui che sottrae qualche cosa al proprietario.

Questa situazione non c'è in Esiodo. Gli Dèi non hanno decretato l'esistenza di una "proprietà privata" (come fa il Dio dei cristiani la cui caratteristica è quella di possedere e, da qui la definizione di "Dio padrone") legittimando in qualche modo il possesso come diritto.

In Esiodo, non esistendo la "proprietà privata" esiste solo la "proprietà d'uso", in altre parole, io possiedo quanto uso per vivere.

In questo caso, tu non rubi un milione di euro da una banca che possiede miliardi di euro. Tu ti appropri di qualche cosa che mi è necessario per vivere, ti appropri della mia vita di cui quell'oggetto è parte.

Per questo motivo, Esiodo dice:

"è un male, invece, la rapina datrice di morte"

E' importante definire il contesto in cui avvengono le affermazioni perché, in un contesto cristiano, in cui Dio e i suoi emissari hanno rapinato gli uomini di ogni cosa definendo per sé il diritto di proprietà privata, gli uomini, rapinandoli, non fanno altro che riprendersi il mal tolto. Quando si definisce giuridicamente il diritto alla proprietà privata, si definisce il diritto acquisito di un rapinatore di aver rapinato gli uomini.

Per quante compensazioni possono essere giuridicamente definite, il sistema giuridico di una società non fa altro che legittimare una rapina che è avvenuta e i meccanismi per perpetuare quella rapina salvaguardando il rapinatore.

Esiodo, nei pochi principi etico-morali, riflette sul futuro:

Se tu aggiungi poco al poco, ma questo farai di frequente, presto il poco diverrà molto. Chi aggiunge a quello che ha scaccerà la fame dall'arido volto; quello che si ha in casa non dà pensieri. Il meglio è ciò che si ha in casa, quello che ne è rimasto fuori corre pericolo. è buona cosa prendere da ciò che hai, ed è penoso per l'animo aver bisogno di ciò che non si ha; sul che ti esorto a ripensare. Sàziati dell'orcio quando esso è all'inizio o sta per finire, risparmialo, invece, se a metà: è inutile risparmiare alla fine. Il compenso all'amico sia fedele e sicuro.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 25/27

Se tu hai qualcosa, magari molto poco, ma a quel poco aggiungi qualche cosa, giorno dopo giorno, quando puoi, come puoi, senza prendere dal poco che conservi, quel poco diventerà molto.

E' da ricordare che questo principio è l'opposto del principio cristiano sulla provvidenza divina. E' l'uomo che, aggiungendo un poco al poco che possiede, costruisce un molto e non attende la provvidenza che gli risolva i problemi o che gli riempia le tasche.

"Scacciare la fame dall'arido volto" è l'impresa epica dell'uomo che aggiunge a quello che ha e non rimane scoperto e impotente davanti agli eventi, anche quando questi possono essere tragici.

"Quello che si ha in casa, non dà pensieri" perché è la propria ricchezza che fornisce aiuto e supporto nelle condizioni della propria vita.

"è penoso per l'animo aver bisogno di ciò che non si ha"

Per cui, provvedi prima in modo di avere quando hai la necessità di avere perché quando i problemi si presentano, è inutile che supplichi il Dio dei cristiani affinché ti soccorra nell'indigenza. Il Dio dei cristiani si ciba della disperazione degli uomini vendendo loro speranza come fosse una dose di eroina.

Più complesso è interpretare l'esempio dell'orcio. La domanda che Esiodo non pone è: quando avrai il prossimo orcio di cibo o vino da cui attingere?

Se sei all'inizio dell'orcio, ne hai in abbondanza; se prevedi di avere un altro orcio e sei alla fine dell'orcio, puoi mangiare o bere in abbondanza; ma se si è a metà orcio e non sai quando arriva il prossimo orcio, quello è il momento di risparmiare per avere più tempo per aspettare il prossimo orcio. Si tratta di un principio di prudenza: azione e conseguenza per proteggere la propria vita.

Se hai chiesto qualcosa all'amico e hai promesso in cambio un compenso, mantieni la tua parola nella quantità del compenso e nei tempi in cui lo consegni. In sostanza, comportati con onore.

Ed Esiodo chiude i suoi concetti etico-morali con i parenti e con la donna.

Scrive Esiodo:

Anche col fratello, sia pure per scherzo, chiama un testimonio; il fidarsi, infatti, e il non fidarsi rovinarono l'uomo. Né una donna poco per bene t'inganni il cuore chiacchierando con grazia mentre fruga per la tua casa. Chi si fida della donna si fida di un ladro. è bene avere un sol figlio nella casa paterna, così aumenterà il patrimonio; e che tu possa morir vecchio lasciando un figlio. Facilmente Zeus, se vuole, può dare agio infinito a più figli; maggiore è il lavoro di molti, maggiore il profitto. E se il tuo cuore ha nel petto desiderio di agi, devi agire così, e aggiungere lavoro al lavoro.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 25/27

Dopo l'esperienza che Esiodo ha avuto col fratello Perse, indica alle persone che quando fanno patti, anche con un fratello, chiamino un testimone perché sia il fidarsi che il non fidarsi rovinano l'uomo.

L'avessi interiorizzato prima io questo principio, forse i miei genitori e i miei fratelli non mi avrebbero derubato delle mie risorse e saccheggiato la mia vita. Mi sono fidato e sono stato fortemente danneggiato. Per loro gli estranei erano più importanti di colui a cui avevano derubato vita e risorse.

Si dice che Esiodo fosse misogino e nutrisse rancori con le donne. Probabilmente è vero, ma, una società in cui gli uomini considerano la donna un "essere inferiore", producono certamente donne capaci di sopravvivere. Donne che devono essere temute da uomini che si sentono superiori.

Probabilmente, ai tempi di Esiodo (e anche dopo fino a pochi decenni fa, ma anche ora per molte donne) l'uso di sé stesse per accaparrarsi dei vantaggi equivale alle sopraffazioni di forza fisica che gli uomini usano per accaparrarsi dei vantaggi l'uno con l'altro e sulle donne. Se non consideri la donna, o colui di un'altra razza, altro da te e come te, l'altro non considera te come sé e diventi una preda come tu hai voluto trasformare lui in una preda.

Dunque, se hai voluto trasformare la donna in una preda, aspettati di essere da lei predato.

Da qui l'affermazione di Esiodo:

"Chi si fida della donna si fida di un ladro."

A parte il discorso sui figli in relazione al patrimonio, per un'eredità che non vada divisa, Esiodo conclude il suo discorso di etica-morale affermando:

"E se il tuo cuore ha nel petto desiderio di agi, devi agire così, e aggiungere lavoro al lavoro."

Il lavoro che costruisce la ricchezza. Un concetto presente in Esiodo e assente nella bibbia ebrea e cristiana.

Anche questo principio si oppone ai principi dei Vangeli cristiani:

Disse poi una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio".

Vangelo di Luca 12, 16-21

L'uomo ha deciso di costruire magazzini più grandi dove mettere il raccolto che ha ottenuto col suo lavoro; consapevole di aver accumulato beni dice a sé stesso che è ora di riposarsi, di andare in pensione.

Vista la decisione dell'uomo, il Dio dei cristiani decide di ucciderlo.

Il Dio dei cristiani deride il lavoro dell'uomo. Lui è il padrone e solo lui può decidere quando gli uomini possono guadagnare e vivere perché lui afferma di dare agli uomini sia il guadagno che costoro si sono sudati che la loro stessa vita.

Le parole del Gesù dei cristiani sono le parole di un criminale che dice agli uomini: "avete lavorato. Ora vorreste riposare anziché continuare a lavorare? E allora morite "cani rognosi" che non avete voluto ringraziare Dio, ma solo voi stessi".

Scrive Esiodo:

Facilmente Zeus, se vuole, può dare agio infinito a più figli; maggiore è il lavoro di molti, maggiore il profitto.

In Esiodo c'è un futuro che continua e il lavoro produce benessere anche per il futuro che viene: nel cristianesimo non c'è futuro. Il cristiano pensa a sé stesso some l'alfa e l'omega; nulla dopo di lui.

Che piaccia o meno al Dio dei cristiani, la vita continua il suo eterno corso ed Esiodo indica come il presente sia in continua trasformazione e l'uomo, agendo in esso, è compartecipe e attore di questa trasformazione: non il Dio dei cristiani!

Se non commentiamo i principi etico-morali-sociali degli antichi confrontandoli con i principi etico-morali-sociali di oggi, non cogliamo l'orrore imposto da ebrei e cristiani alle società civili e permettiamo ad ebrei e cristiani di offendere gli antichi attraverso la miseria e l'orrore del loro pensiero etico-morale-sociale.

Gli Antichi non servono per fare archeologia del pensiero sociale, ma per capire le incongruenze di un presente che stride fra morale imposta e necessità degli uomini.

 

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18 luglio 2025

Idee, opinioni e conflitto
settima parte

Le idee e le opinioni, sono due cose diverse.

Le opinioni sono le affermazioni che noi facciamo relative a come noi ci collochiamo nel mondo o nelle questioni dibattimentali nella società. Le opinioni derivano dalla necessità che abbiamo di mediare fra ciò che noi vogliamo e ciò che è possibile avere nell'insieme in cui agiamo. Le opinioni sono opportunistiche e non necessariamente collimano con le idee sul mondo e sulla vita che noi abbiamo nel profondo della nostra psiche.

Le idee sono aspetti degli Dèi che regolano la nostra struttura psichica profonda e che abbiamo forgiato nella nostra prima infanzia.

Le idee sono i fondamenti psichici che stanno alla base del nostro pensiero. Vengono forgiate nella prima infanzia come adattamenti soggettivi e progressivi alle sollecitazioni del mondo che le approva e le condanna a seconda dei propri interessi. Proprio perché ricevono approvazione o condanna vengono nascoste nel profondo della psiche.

Vengono alimentate dalle emozioni e protette dalla ragione, mascherate dalle opinioni che il soggetto esprime sia per tutelare i propri interessi sociali che per proteggere le proprie idee. Le proprie reali convinzioni.

Le idee, una volta forgiate nella prima infanzia, si modificano molto lentamente e spesso, il processo di modificazione delle idee, avviene attraverso una scarica di tensioni emotive dopo un lungo processo di carica in cui lo stridere fra convinzione ideale e la realtà del mondo ha imposto un certo grado di sofferenza.

Le idee sono contenitori di emozioni e veicolazioni di emozioni che definiscono la forma del mondo in cui viviamo; ci danno la misura del mondo, i modelli soggettivi di interpretazione dei fenomeni. Noi possiamo ragionare e manifestare le nostre opinioni solo in base alle condizioni psicologiche profonde. Noi possiamo ragionare nel e sul mondo, mediando, ma mai entrando in conflitto con le idee che, in ultima analisi, sono ciò che siamo.

Le opinioni le possiamo cambiare a seconda dei nostri vantaggi, le idee le modifichiamo molto lentamente, dopo attenta analisi, e spesso dopo un travaglio psichico.

La meditazione è uno strumento con cui mettiamo in relazione la coscienza razionale con la struttura emotiva profonda dove hanno sede le nostre idee. La meditazione, rallentando le parole sull'oggetto della meditazione, consente la costruzione di un canale attraverso il quale le idee, rette dalle emozioni, possono giungere alla coscienza razionale.

La coscienza razionale blocca la comunicazione con la propria struttura emotiva attraverso un dialogo interno, fatto di parole continue e costanti, attraverso le quali fermare l'analisi del mondo proiettando sul mondo le soluzioni immaginate.

La meditazione consente la costruzione di una sorta di canale, una mediazione esistenziale, fra la nostra parte emotiva, che mette in atto un processo di elaborazione degli aspetti emotivi degli oggetti nel mondo, e la nostra coscienza razionale che, attraverso la pratica delle meditazione, cessa di sentirsi minacciata dalla coscienza emotiva che agisce nel nostro profondo.

La meditazione, disciplinando la nostra coscienza razionale, permette di far affluire alla nostra coscienza razionale tutta una serie di intuizioni che sono il risultato di elaborazioni di fenomeni del mondo emotivo, costruiti mediante la percepire degli oggetti attraverso le emozioni che quegli oggetti esprimono. Permette di leggere quegli oggetti, o quelle situazioni, in modo diverso da come fa la ragione, che forma il giudizio partendo dalla forma e dalla quantità, producendo un'interpretazione di quei fenomeni separata dall'interpretazione della ragione e relegati nella profonda struttura emotiva.

Sia che questa elaborazione appartenga al mondo del tempo o al mondo emotivo, raccoglie un aspetto dei fenomeni sconosciuto alla forma e alla logica razionale. Sotto forma di intuizione, si presentano alla ragione con una tale forza da costringere la ragione ad inglobarli nella descrizione del mondo. L'intuizione, come nuova idea razionale, quando si presenta costringe la ragione a trovare le parole, adeguate o meno che siano, per descriverla inserendola nell'insieme della sua descrizione. E' come se la ragione morisse, all'arrivo di ogni nuova intuizione, e rinascesse ricostruendosi, nuova e diversa, ogni volta.

Che cosa intendiamo per "ideologia"?

Intendiamo l'insieme delle idee espresse dalle opinioni attraverso cui l'individuo definisce, nella razionalità quotidiana e nelle relazioni col mondo, la sua struttura emotiva. Soprattutto, le idee si rivelano, oltre l'apparenza delle opinioni, nelle relazioni fra l'uomo e il mondo, quando la struttura emotiva dell'individuo viene messa in discussione dalle reazioni del mondo nei confronti dell'individuo ed egli, per sopravvivere alle dinamiche del conflitto emotivo, carica, modificandone l'espressione, le sue opinioni di emozione mettendo a nudo ciò che egli è diventato.

Sotto la maschera delle opinioni si nasconde, protetto, l'ideale emotivo del soggetto che chiamiamo "ideologia".

Possiamo dire che l'"ideologia" è la selezione soggettiva degli Dèi, nella qualità e nella quantità, che l'individuo ha forgiato nel corso della sua esistenza e che costituiscono il "nocciolo duro" del suo "essere abitatore del mondo".

Con le opinioni si può mediare, con le idee si può solo entrare in conflitto perché solo il conflitto permette una loro modificazione.

La meditazione porta alla modificazione della visione razionale del mondo. La meditazione media il conflitto permettendo alla razionalità di modificarsi risolvendo, nella modificazione, il conflitto (negazione della negazione).

La meditazione modifica gli aspetti per cui tifiamo nel mondo. Modifica la qualità della nostra sottomissione o accettazione aprioristica di ciò che diamo per scontato. La meditazione, rallentando il flusso delle parole permette, ai canali della percezione costruiti da Padre Zeus (Muse), di far affluire l'intuizione alla coscienza razionale.

Rallentando il flusso di parole, noi impediamo il caos della descrizione. Mentre il caos della descrizione verbalizzata si ferma, la coscienza razionale può accogliere cose nuove, intuizioni, mediante una sensazione di illuminazione.

Questa è la "Magia".

E' una magia talmente potente da afferrare gli individui fino a costringerli a pensarsi potenti. E' il caso dei buddhisti o dei mistici cristiani o dei grandi scienziati o filosofi. Costoro vengono imprigionati dalla meditazione che li fa sentire dei superuomini e non sono in grado di giungere a pensare all'altra "Magia": la "contemplazione".

La meditazione costruisce una sorta di dialettica fra la parte emotiva dell'individuo e la sua coscienza razionale. In questa condizione, l'individuo si isola dal mondo cortocircuitandosi su sé stesso.

La meditazione è un mezzo per liberare le capacità emotive dalla loro separazione dalla coscienza e giungere ad influire sulle decisioni e sulle scelte dell'individuo. Questa azione, che si esprime con una serie di illuminazioni, con enfasi, iniziali, per poi diventare normalità che accoglie l'intuizione senza enfasi, alimenta nella ragione un sentimento di superiorità, di onnipotenza. La ragione immagina di evolversi e di espandersi verso un infinito. Per proteggere questa sensazione, la ragione tende a separarsi sempre più dal mondo e a chiudersi nell'attesa di nuove intuizioni che, diminuendo, la lasciano vuota.

Le intuizioni arrivano solo se l'individuo si espande continuamente nel mondo costruendo sempre nuove e diverse relazioni per sempre nuovi e diversi obbiettivi da raggiungere.

Per evitare che la ragione, una volta aperta all'intuizione, si chiuda su sé stessa è necessario che l'individuo si apra al mondo e la tecnica per aprirsi al mondo è la tecnica della "contemplazione".

Il passaggio dalla "magia" della meditazione alla "magia" della contemplazione passa attraverso la meditazione dell'altro.

Che cosa significa MEDITARE l'altro?

Fine settima parte... Continua... con "gli aspetti magici della meditazione in Stregoneria – Meditare l'altro: dalla Meditazione alla Contemplazione"

 

18 luglio 2025

Colonialismo e nazismo

Come si ripaga il genocidio fatto dai colonialisti? La distruzione di popoli uomini e donne. La distruzione della cultura, lo stupro, l'annientamento di ogni passato in funzionde lla distruzione di ogni futuro?

Francia, Inghilterra, Germania, Italia, Portogallo, Spagna. Olanda, Belgio e altri sono nazioni le cui mani grondano sangue.

Questo odio non appartiene al passato, ma agisce nel tempo presente. L'odio per gli immigrati che vengono rinchiusi nei campi di concentramento e di sterminio con le stesse tecniche di genocidio usate da Israele, sono figli del dominio cristiano colonialista.

Il colonialismo cristiano è un altro nome con cui viene veicolata l'ideologia nazi-fascista.

Questa ideologia che ieri era manifestata attraverso il sovranismo colonialista, oggi è manifestata attraverso il sovranismo fascista e continuerà a manifestarsi fintanto che un soranista colonialista non si imporrà, mediante massacri, ai sovranisti fascisti dei vari paesi.

Chi risarcirà i danni fatti dai colonialisti francesi in Niger?

Gli uomini e le donne nati e cresciuti con l'odio colonialista non sono gli stessi uomini e le stesse donne che sarebbero nati senza lla violenza colonialista francese.

Quei disastri nessuno li riagherà e a quei disastri seguiranno altri disastri come conseguenza finché quei paesi, per un qualche motivo, non troveranno un equilibrio che permetta loro di superare almeno due generazioni senza violenza.

Per prospettare gli andamenti economici è necessario attendere il 1 agosto perché, dal momento che il TACO USA è pazzo e inaffidabile, non si è in grado di sapere quali dazi rimarranno in vigore e quuali saranno rimossi. Intanto, in previsione del peggio, qualcuno sta riempiendo i magazzini.

 

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17 luglio 2025

Esopo e il cogliere l'opportunità

Nella vita spesso ci si affanna nel tentativo di concludere progetti o di raggiungere obbiettivi.

La vita spesso ci presenta difficoltà che si devono affrontare con coraggio cercando le migliori soluzioni possibili (compresa la fuga se necessario).

La vita a volte ci presenta delle opportunità che dobbiamo saper cogliere perché spesso le opportunità forniscono soluzioni a quanto noi stiamo vivendo.

E' quanto ci racconta Esopo nella favola dei Pescatori e il tonno.

Scrive Esopo:

Dei pescatori, usciti alla pesca, si erano affaticati a lungo senza prender nulla, e sedevano scoraggiati nella loro barca. Ed ecco, in quella, un tonno in fuga che, mentre avanzava rumorosamente, schizzò, senz'avvedersene, dentro la barca. I pescatori lo presero e lo portarono a vendere in città.

Esopo: I pescatori e il tonno, Editore BUR, 1982, 22, pag. 59/61

E' quanto Esopo racconta agli schiavi. A volte si presentano delle opportunità, coglierle per quello che sono e agire di conseguenza.

E' un po' come il disastro che Trump sta portando nel mondo del commercio. Se per molti rappresenta un disastro, per alcuni rappresenta un'opportunità.

Nulla sarà più come prima. Una volta che Trump ha modificato le regole commerciali, alcuni prendono e vanno a vendere a buon prezzo in città, altri inizieranno a soffrire le conseguenze delle decisioni di Trump.

Per ora, gli amici di Trump, vedono cadere molti pesci nella loro barca, ma non è detto che saranno in grado di venderli.

Rimane il fatto che i pescatori in Esopo hanno potuto cogliere l'occasione perché sono andati a pescare; se non fossero andati, non avrebbero colto l'occasione.

Le occasioni si presentano solo quando iniziamo a progettare per raggiungere un qualche risultato.

 

17 luglio 2025

Sviluppo economico e propaganda nel mondo

Non credo che questi dati interessino l'Europa e la sua politica:

La Cina ha chiuso la prima metà dell'anno con un surplus commerciale record di circa 586 miliardi di dollari, dopo che le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno iniziato a stabilizzarsi e le fabbriche hanno superato l'altalena di tariffe che ha sconvolto il commercio globale.

Le esportazioni sono aumentate del 5,8% a giugno rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 325 miliardi di dollari, superando la stima mediana di un sondaggio di analisti condotto da Bloomberg. Le importazioni sono aumentate dell'1,1%, registrando una crescita per la prima volta da febbraio, secondo i dati pubblicati lunedì dall'Amministrazione Generale delle Dogane.

Ovviamente, un aumento delle esportazioni come quello cinese e un aumento del PIL del 5,4% nei primi tre mesi del 2025, sono dati assolutamente irrilevanti rispetto all'aumento del PIL italiano del 0,3% nei primi tre mesi del 2025.

Scrive l'ISTAT:

"L'economia italiana sta mostrando segnali positivi nel contesto attuale, con un aumento dello 0,3% del PIL nel primo trimestre del 2025"

Se questi sono "segnali positivi", quale aggettivo andrebbe usato per l'aumento del PIL cinese e delle esportazioni cinesi nel giugno 2025? Tenendo presente che la percentuale italiana si riferisce su una popolazione inferiore ai 60 milioni di persone, quella cinese a 1 miliardo e 400 milioni di persone. Questo significa che lo sviluppo sociale della società cinese è di almeno 1000 volte maggiore di quello italiano. Sempre che quello italiano lo si voglia chiamare "sviluppo".

La propaganda funziona mediante aggettivi che non dicono nulla, ma rendono magnifico l'irrilevante e denigrano il successo.

Già, ma il Governo Cinese è comunista, mica fascista come quelli Italiano. Il Governo Cinese lavora per eliminare l'indigenza e la povertà (facendo circolare maggiori quantità di denaro) mentre, il Governo Italiano aumenta la miseria e l'indigenza con bassi salari e negazione dei diritti sociali (restringendo la circolazione del denaro).

 

 

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16 luglio 2025

Intelligenza umana e intelligenza artificiale

Apprendere significa modificare la propri prospettiva nei confronti del mondo.

Passare dal "io credo in qualche cosa" a "conosco qualche cosa". E' una violenza che si fa a sé stessi.

Senza una violenza inflitta a sé stessi, non si costruisce la conoscenza.

Potete usare tutti gli inganni che volete ma, avere conoscenza, è diverso dal fingere conoscenza.

Lo studio aumenta gli oggetti conosciuti razionalmente, ma solo l'abitare quegli oggetti nella quotidianità determina la conoscenza di un individuo.

L'intelligenza artificiale descrive un mondo possibile, ma, non abitandolo, le sue risposte sono fantasiose. Funzionali in campi matematici, irreali nel campo esistenziale.

L'intelligenza umana è emozione che si veicola in una possibile ragione che abita il tempo in una condizione di continue trasformazioni.

L'intelligenza artificiale è un mezzo d'analisi, se si trasforma in un fine, nello strumento di riferimento sociale, diventa uno strumento di coercizione che priva le persone delle loro peculiarità esistenziali.

 

16 luglio 2025

Considerazioni sull'oggetto della meditazione
Sesta parte

Quale funzione ha sulla trasformazione della nostra ragione l'oggetto della nostra meditazione?

Una persona medita su un infinito numero di oggetti o di argomenti, tuttavia, tutti questi oggetti o argomenti della meditazione appaiono alla nostra struttura psichica profonda solo in due tipi di meditazioni: una che espande l'individuo nella sua capacità di descrivere il mondo perché eccita la sua struttura libidica e una che contrae l'individuo, lo ritrae, dalla sua possibilità di espandere la sua capacità di descrivere il mondo perché i flussi di energia, mediante costrizioni, contrizioni o sensi di colpa, lo costringono all'autodifesa delle sue convinzioni.

L'oggetto su cui meditiamo ha la capacità di fissare dentro di noi le nostre predilezioni. Il banchiere che riflette sugli investimenti dà una direzione diversa alla modificazione del suo pensiero da colui che medita sul come affascinare una ragazza o a colui che medita in merito a problemi politici, sociali, lavorativi ecc.

Su quali oggetti pratichiamo la meditazione?

Per qualcuno sono oggetti "nobili", per altri oggetti "bassi" o volgari, ma il fatto stesso che meditiamo nella direzione dell'oggetto meditato noi guidiamo la modificazione della nostra ragione.

Il meditare mette ordine al nostro pensiero razionale. Mettere ordine significa fermare l'impeto con cui la ragione proietta sull'oggetto pensato i suoi meccanismi, generati dal proprio desiderio, e pensa l'oggetto in sé stesso, per sé stesso, cogliendo le caratteristiche che noi individuiamo. Poi, costringiamo la nostra ragione a formare un'idea dell'oggetto partendo da quanto abbiamo individuato dell'oggetto e questa nuova idea la mettiamo a fondamento del nostro ragionare.

Questo modo di fare meditazione, all'inizio richiede un certo impegno. L'individuo combatte la propria ragione per come è venuta formandosi nel corso degli anni, può essere anche faticoso o doloroso.

Combattere la ragione significa costringere la propria ragione a mettere da parte il proprio assolutismo; ascoltare e descrivere l'oggetto o la situazione anziché proiettare sull'oggetto e sulla situazione quanto la ragione immagina.

Ascoltare le parole. Ascoltare le forme è il fine della meditazione.

Giorno dopo giorno, questo modo di fare si cala nell'individuo. L'individuo, non distingue più il momento della meditazione da momenti diversi della vita, ma la vita stessa, nel mondo della ragione, si realizza mediante una meditazione continua che mette ordine nella descrizione razionale della sua vita.

Il flusso di parole nella nostra mente è continuo. La descrizione del mondo è incessante, sta a noi, mediante la meditazione, disciplinare quel flusso di parole rendendolo utile alle nostre necessità.

La meditazione è uno strumento, un metodo, con cui si disciplina la nostra ragione; l'oggetto del meditare manifesta le predilezioni e le esigenze della persona e indirizza la direzione della meditazione.

La direzione in cui si pratica la meditazione è tanto più prolungata nel tempo quanto più l'oggetto da meditare afferra gli interessi razionali dell'individuo.

Ci sono processi di meditazione che sfociano nell'analisi scientifica e nella critica del presente vissuto e ci sono processi di meditazione che fissano nella sottomissione e nell'accettazione l'analisi dell'individuo nel presente.

Un aspetto da considerare, per quanto riguarda l'oggetto del meditare, è la "magia nera"!

La pratica della preghiera è una forma di meditazione. Nella preghiera le parole sono pronunciate con attenzione e al devoto è richiesto di riversare un carico emotivo sull'oggetto della preghiera.

La preghiera è una forma di meditazione in cui la struttura emotiva del soggetto viene manipolata in funzione dell'oggetto della preghiera e circoscritta.

La preghiera non espande l'individuo nel mondo, lo rinchiude su sé stesso e cortocircuita le sue predilezioni nell'attesa del padrone supplicato: questa è arte della "magia nera".

Gli Stregoni aborriscono la magia nera praticata dai preti cristiani, cattolici, ebrei, musulmani e buddhisti.

Mentre la meditazione in Stregoneria ha lo scopo di espandere la capacità della ragione di analizzare il mondo descritto e di sviluppare la capacità critica nel mondo; la magia nera rinchiude l'individuo in una gabbia emotiva in attesa che la morte lo liberi dall'angoscia.

Gesù dice: "Io sono la verità!" ed è "magia nera" nella cui verità il cristiano cessa la sua ricerca razionale in un mondo che riduce alla dimensione di Gesù.

Quali sono gli oggetti della "meditazione di uno Stregone"?

I temi e i problemi che l'uomo incontra affrontando la vita quotidiana obbedendo a NECESSITA' che lo spinge ad attrezzarsi al meglio.

Fine sesta parte... Continua... con: "gli aspetti magici della MEDITAZIONE in Stregoneria – Idee, opinioni e conflitto"

 

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15 luglio 2025

Il TACO americano, bluff o autolesionismo?

In tutto il mondo, Donald Trump è considerato "lo scemo del villaggio globale".

Il termine TACO, con cui soprannominare Donald Trump, è stato coniato da un giornalista del Financial Times, Robert Armstrong, all'inizio di maggio 2025.

TACO è un acronimo che significa "Trump always chickens out" letteralmente sarebbe "Trump polli sempre fuori" che in Inglese sta a significare "Trump fa sempre marcia indietro" ed è riferito al fatto che Trump prima annuncia i dazi e poi li rinvia lasciandone l'applicazione di quei dazi come una spada di Damocle sulla testa delle nazioni e dei popoli.

Ciò che gli osservatori tendono ad ignorare è l'odio che ha Trump nei confronti di chi non si mette in ginocchio davanti a lui. Un odio che viene ben descritto nella bibbia cristiana quando parla dell'odio e del disprezzo del Dio degli ebrei e dei cristiani contro gli uomini.

La domanda è: i dazi di Trump sono un bluff?

Gli osservatori esterni sono perplessi. Se i dazi danneggiano il mondo che stava lavorando per rifornire gli USA dei prodotti che agli USA necessitano, i dazi di Trump fermano sì la produzione nel mondo, costringendo i vari paesi a cercare altri mercati sui quali offrire i loro prodotti, ma priva il mercato USA di quei prodotti ingenerando un aumento dei rezzi e una spirale inflattiva.

Il pesce e il miele che avrebbe dovuto arrivare negli USA, già ordinato dalle catene di distribuzione USA, rimane fermo nei porti Brasiliani, ma dove gli USA si procureranno quegli stessi prodotti in così breve tempo?

La tendenza ad affermare che il TACO USA sta facendo solo una strategia per trattare, è molto desiderata sia dal commercio internazionale che dai mercati finanziari.

Noi non siamo davanti ad una persona "normale", siamo davanti ad un soggetto biblico che anela al potere assoluto di Dio e che, se il mondo non dovesse rispondere ai suoi desideri, è pronto a dichiarare "muoia Sansone con tutti i Filistei!". Un individuo che porta tranquillamente al suicidio gli USA pur di danneggiare gli altri paesi e soddisfare il proprio ego.

Quando Trump dice al Presidente dell'Unione Europea:

"Il nostro rapporto è stato, purtroppo, lontano dalla reciprocità. A partire dal 1 agosto 2025, applicheremo all'Unione Europea una tariffa del 30% sui prodotti UE inviati negli Stati Uniti, separata da tutte le tariffe settoriali. Le merci trasbordate per eludere una tariffa più alta saranno soggette a quella tariffa superiore.

[...]

L'Unione Europea permetterà inoltre un accesso completo e aperto al mercato per gli Stati Uniti senza tariffe a nostro carico. Nel tentativo di ridurre il grande disavanzo commerciale, se per qualsiasi motivo decideste di aumentare le vostre tariffe e ritorsioni, qualsiasi percentuale sceglierete sarà aggiunta al 30% che applichiamo noi."

Se da un lato questa appare come una dichiarazione di guerra degli USA contro l'Unione Europea, dall'altro lato dimostra tutta la debolezza e la paura di Trump in una possibile ritorsione dell'Unione Europea.

Abbiamo già visto, in questa guerra di tariffe, la reazione che ha avuto gli USA alla risposta cinese dei dazi. Gli USA non solo si sono ritirati, ma sono letteralmente scappati rinnovando la grande tradizione di fuga che già l'esercito USA ha messo in atto in Afghanistan.

Al contrario della Cina, l'Europa è stata remissiva e passiva per effetto di sovranisti come Meloni e altri che hanno sollecitato un'accettazione passiva dei dazi imposti da Trump. Così Trump si è fatto forte di questa passività, con i capi di Stato che vanno col cappello in mano per bacargli il culo, per aumentare le pretese e i ricatti dal momento che costoro, anziché reagire con dignità, si sono comportati da accattoni pezzenti.

Sia che il TACO Usa voglia, possa o non voglia rinviare i dazi, la strada verso la distruzione delle economie produttive dei paesi non-USA è intrapresa. Il nemico degli USA, apparentemente è la Cina, ma il nemico reale è l'Europa (e il Giappone con l'Arabia Saudita) in possesso di quella capacità tecnico-produttiva che manca agli USA.

Questo è evidente quando nella lettera, con cui dichiara guerra all'Unione Europea, Trump dice:

"Vi preghiamo di comprendere che il 30% è ben al di sotto di quanto necessario per eliminare la disparità del disavanzo commerciale che abbiamo con l'UE. Come sapete, non ci sarà alcuna tariffa se l'Unione Europea, o le aziende al suo interno, decideranno di costruire o produrre beni negli Stati Uniti e, infatti, faremo tutto il possibile per ottenere approvazioni rapide, professionali e routinarie — in altre parole, nel giro di settimane."

Questo rappresenta un'intimidazione affinché l'Europa consegni agli USA la propria capacità produttiva di cui gli USA sono carenti.

Gli USA non sanno lavorare. Non sanno produrre né merci né prodotti atti a soddisfare i bisogni degli americani e così dichiarano guerra tariffaria al mondo, come preambolo delle bombe che vorrebbero gettare sull'Europa o sull'Asia.

Il Giappone e l'Australia non sono messi meglio dell'Europa. Trump, dopo averli aggrediti con le tariffe doganali, chiede la loro collaborazione in funzione anti Cina.

 

15 luglio 2025

L'altra faccia della spirale

E' impressionante assistere come, con l'avanzare dell'età delle persone, la struttura emotiva riporta la struttura di pensiero delle persone, nella condizione degli adattamenti soggettivi costruiti nell'infanzia.

Gli adattamenti della struttura emotiva imposti nell'infanzia tendono a fissarsi come qualità nelle risposte alle sollecitazioni del mondo nell'età adolescenziale, per poi raggiungere una forma di pensiero definitiva una volta superata l'adolescenza.

Questa struttura di pensiero può modificarsi nella forma e nella rappresentazione, a seconda delle condizioni oggettive ideologiche in cui si esprime, ma non modifica i principi ideali che ne stanno alla base. Se adori il Dio cristiano, continuerai ad adorare il Dio cristiano anche se cercherai quel Dio in personaggi politici o sociali da cui dipendere. Principi e idee che sono sempre alla ricerca di approvazione, specialmente quando le condizioni oggettive tendono a reprimere quelle idee. Come, per esempio, il suprematismo razzista.

Se la forma di pensiero soggettiva diventa conflittuale con la struttura ideologica culturale in cui si esprime, l'individuo diventa un emarginato, un nomade del pensiero, alla perenne ricerca di qualcuno, di un qualche ambiente, in cui la veicolazione delle proprie emozioni attraverso quel tipo di idee (che si trasformano in aggregati psicologici nella relazione fra sé e il mondo) possono essere accettate o trovare, quanto meno, un ambiente di non conflittualità.

Lui non è d'accordo con le mie idee, anche quando approva una qualche decisione, ad esempio, il diritto d'aborto delle donne. Lui approva quella mia decisione sperando di deviare l'intero mio complesso di idee, di cui la sua approvazione del diritto d'aborto rappresenta un'eccezione, un aggancio per costringermi a modificare l'insieme del mio pensiero da cui scaturisce la mia idea sul diritto d'aborto delle donne.

Chi manifesta delle idee in una società, diventa oggettivamente una preda per persone vuote impazienti di riempire il loro vuoto e, inevitabilmente, se vuole continuare ad esprimere le sue idee nella convinzione che queste possono essere utili a qualcuno, deve troncare ogni rapporto sociale.

Vengono, di fatto, accettate solo le idee in sintonia con le idee dominanti di una società. Idee diverse, anche se utili alla società, vengono da questa emarginate e chi le manifesta viene aggredito per costringerlo a far proprie idee diverse.

Solo una violenta o profonda modificazione delle condizioni oggettive in cui una società opera, permette l'accettazione di idee diverse per la sopravvivenza sociale.

Però, le idee devono esserci. Devono essere presenti anche se emarginate, aggredite e vessate. Un lavoro duro per chi manifesta idee emarginate, ma non per questo deve accettare che persone vuote lo possano aggredire per costringerlo ad accettare idee diverse da quelle che manifesta.

 

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14 luglio 2025

La dichiarazione di guerra degli USA contro l'Unione Europea

Scrive Trump:

Gentile Signora Presidente,

12 luglio 2025

E' un grande onore per me inviarle questa lettera, in quanto dimostra la forza e l'impegno del nostro rapporto commerciale, e il fatto che gli Stati Uniti d'America hanno accettato di continuare a collaborare con l'Unione Europea, nonostante uno dei nostri più grandi disavanzi commerciali con voi. Tuttavia, abbiamo deciso di andare avanti, ma solo con un commercio più equilibrato e corretto.

Pertanto, vi invitiamo a partecipare all'economia straordinaria degli Stati Uniti, il primo mercato al mondo, di gran lunga. Abbiamo avuto anni per discutere del nostro rapporto commerciale con l'Unione Europea e abbiamo concluso che dobbiamo allontanarci da questi disavanzi commerciali di lungo termine, grandi e persistenti, generati dalle vostre politiche tariffarie e non tariffarie e dalle barriere commerciali.

Il nostro rapporto è stato, purtroppo, lontano dalla reciprocità. A partire dal 1 agosto 2025, applicheremo all'Unione Europea una tariffa del 30% sui prodotti UE inviati negli Stati Uniti, separata da tutte le tariffe settoriali. Le merci trasbordate per eludere una tariffa più alta saranno soggette a quella tariffa superiore.

Vi preghiamo di comprendere che il 30% è ben al di sotto di quanto necessario per eliminare la disparità del disavanzo commerciale che abbiamo con l'UE. Come sapete, non ci sarà alcuna tariffa se l'Unione Europea, o le aziende al suo interno, decideranno di costruire o produrre beni negli Stati Uniti e, infatti, faremo tutto il possibile per ottenere approvazioni rapide, professionali e routinarie — in altre parole, nel giro di settimane.

L'Unione Europea permetterà inoltre un accesso completo e aperto al mercato per gli Stati Uniti senza tariffe a nostro carico. Nel tentativo di ridurre il grande disavanzo commerciale, se per qualsiasi motivo decideste di aumentare le vostre tariffe e ritorsioni, qualsiasi percentuale sceglierete sarà aggiunta al 30% che applichiamo noi.

Vi preghiamo di comprendere che queste tariffe sono necessarie per correggere i molti anni di politiche tariffarie e non tariffarie dell'Unione Europea e le barriere commerciali che causano i grandi e insostenibili disavanzi commerciali nei confronti degli Stati Uniti. Questo disavanzo è una minaccia grave per la nostra economia e, in effetti, per la nostra sicurezza nazionale!

Attendiamo con impazienza di collaborare con voi come vostro partner commerciale per molti anni a venire. Se desiderate aprire ampiamente i vostri mercati finora chiusi agli Stati Uniti ed eliminare le vostre politiche tariffarie e non tariffarie e le barriere commerciali, potremmo prendere in considerazione una modifica a questa lettera. Queste tariffe potranno essere modificate, verso l'alto o verso il basso, in base al nostro rapporto con il vostro Paese. Non rimarrete mai delusi dagli Stati Uniti d'America.

Grazie per l'attenzione su questa questione!

Con i migliori auguri, sono

Cordialmente,

DONALD J. TRUMP PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

E' una dichiarazione di guerra degli Stati Uniti contro l'Unione Europea-

In Inglese:

The US declaration of war against the European Union

The US President writes to the President of the European Union

Dear Madam President:

July 12, 2025

It is a great honor for me to send you this letter in that it demonstrates the strength and commitment of our trading relationship, and the fact that the United States of America has agreed to continue working with the European Union, despite having one of our largest trade deficits with you. Nevertheless, we have decided to move forward, but only with more balanced and fair trade.

Therefore, we invite you to participate in the extraordinary economy of the United States, the number one market in the world, by far. We have had years to discuss our trading relationship with the European Union, and have concluded that we must move away from these long-term, large, and persistent trade deficits engendered by your tariff and non-tariff policies and trade barriers.

Our relationship has been, unfortunately, far from reciprocal. Starting on August 1, 2025, we will charge the European Union a tariff of only 30% on EU products sent into the United States, separate from all sectoral tariffs. Goods transshipped to evade a higher tariff will be subject to that higher tariff.

Please understand that the 30% number is far less than what is needed to eliminate the trade deficit disparity we have with the EU. As you are aware, there will be no tariff if the European Union, or companies within the EU, decide to build or manufacture products within the United States and, in fact, we will do everything possible to get approvals quickly, professionally, and routinely — in other words, in a matter of weeks.

The European Union will also allow complete, open market access to the United States with no tariff being charged to us. In an attempt to reduce the large trade deficit, if for any reason you decide to raise your tariffs and retaliate, then whatever number you choose to raise them by will be added onto the 30% that we charge.

Please understand that these tariffs are necessary to correct the many years of European Union tariff and non-tariff policies and trade barriers which cause the large and unsustainable trade deficits against the United States. This deficit is a major threat to our economy and, indeed, our national security!

We look forward to working with you as your trading partner for many years to come. If you wish to greatly open your heretofore closed markets to the United States, and eliminate your tariff and non-tariff policies and trade barriers, we will perhaps consider an adjustment to this letter. These tariffs may be modified, upward or downward, depending on our relationship with your country. You will never be disappointed with the United States of America.

Thank you for your attention to this matter!

With best wishes, I am,

Sincerely,

DONALD J. TRUMP PRESIDENT OF THE UNITED STATES OF AMERICA

It's a declaration of war against the European Union.

 

 

La voglia di essere amici di un individuo che si considera un Dio, al quale tutti devono fare offerte e sottomettersi, ha danneggiato l'Europa.

I fascisti democristiani, alleati con la destra nazista, hanno dimostrato tutta la loro codardia davanti alle pretese assolutiste di Trump.

Mentre l'Europa non ha risposto ai dazi per tentare di ingraziarsi il padrone, Trump rincara i dazi per umiliare ancora l'Europa.

E con l'Europa il Messico. Ha ragione Lula col suo orgoglio nazionale: "Il Brasile può vivere senza commerciare con gli USA!".

Anche l'Europa lo potrebbe fare se non fosse retta da vigliacchi che hanno sempre funzionato da servi sciocchi degli USA.

L'Europa, se vuole risolvere la situazione, deve rispondere imponendo dazi al 90% e tassare al 70% i servizi informatici offerti dagli USA.

La diplomazia è una cosa seria, ma non è un affare per codardi.

Bisogna ricordare che questo risultato si deve al Primo ministro Italiano che non ha mai nascosto la simpatia per la politica economica di Trump. E' come se il direttore di una banca mostrasse simpatia e complicità con chi lo sta rapinando.

Gli italiani pagheranno cara l'amicizia di Meloni con Trump.

 

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13 luglio 2025

I fondamenti del sistema sociale in Esiodo

Esiodo affronta il tema della giustizia sociale partendo dalla propria esperienza nella causa con il fratello Perse nella contesa per l'eredità. Esiodo perse la causa, dopo che Perse corruppe i giudici, e questo fece riflettere Esiodo.

Perse vinse la causa, ma dissipò tutti i beni, e fu costretto a chiedere soccorso ad Esiodo che aveva, con la corruzione, derubato dell'eredità.

Questo, probabilmente, induce Esiodo a ragionare sulla relazione fra cittadini e giudici dove i giudici, di qualunque ordine e grado, dovrebbero essere i garanti della giustizia per i cittadini e non un organo di repressione delle necessità dei cittadini.

I due elementi divini che Esiodo individua sono Contesa e Discordia. Discordia, in questo caso, alimenta la pulsione psichica che fa sorgere il rancore e Contesa porta il rancore soggettivo ad entrare in conflitto.

In Esiodo, in questo caso, Giustizia è intesa come opposta a Discordia. In presenza di Discordia la Giustizia non consiste nella sottomissione per evitare il conflitto, ma nel riconoscere le ragioni che portano al conflitto e risolverle mediante mediazione. Giustizia è mediazione che supera la necessità del conflitto.

Lo stolto impara soffrendo, conflitto dopo conflitto, consumando la vita giorno dopo giorno e, forse, quando impara, l'appreso gli è inutile.

Scrive Esiodo:

0 Perse, ascolta la giustizia e non dar retta alla Contesa; la Discordia è cattiva per l'infelice mortale, né il buono facilmente la può sopportare, anzi egli stesso rimane oppresso e va incontro a sventure. Migliore è l'altra strada, verso la Giustizia: la Giustizia al termine del suo corso vince la Discordia, e solo soffrendo lo stolto impara. Immediatamente Orcos vola con le cause ingiuste, e la Giustizia, sdegnata, altamente protesta dove i giudici divoratori di doni, conducono e giudicano cause con ambigue sentenze. Essa li segue piangendo per città e per borgate, invisibile, vestita di brume e portando male agli uomini00 che vorrebbero cacciarla e a coloro che male la esercitano.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 20/23

Il primo ammonimento di Esiodo è quello di evitare, per quanto possibile il conflitto. Prima del conflitto tu sei padrone di te stesso e delle tue condizioni di vita. Nel conflitto perdi il controllo di te stesso, che deve essere impegnato nel conflitto, e delle tue condizioni di vita che entrano nell'imponderabile del risultato del conflitto.

Il conflitto assorbe i partecipanti del conflitto, li manipola, li trasforma e questi cessano di essere loro stessi per diventare qualche cosa di diverso una volta usciti dal conflitto.

Se il conflitto avviene in forma giudiziaria, tu perdi tutto perché il giudice diventa il padrone del conflitto che accetta o cancella le prove a seconda del giudizio che lui intende fare, non per giustizia, ma per mero interesse soggettivo, sia se si tratti di principi da riaffermare sia se si tratti di corruzione materiale. Il giudice non giudica il conflitto nei termini del conflitto, ma nel giudizio afferma i propri principi di controllo e di dominio sulle parti, o su una parte, a seconda del proprio interesse.

Questa condizione dei magistrati che fanno il proprio interesse o obbediscono a interessi di terzi per fini di controllo sociale è la grande malattia anche della democrazia di oggi. La democrazia prevede una giustizia fra le parti in causa, la distruzione della democrazia avviene quando i magistrati non agiscono fra le parti in causa, ma difendendo propri interessi usando le parti in causa come mezzo per riaffermare il loro dominio sui processi sociali di trasformazione.

A parte il mio coinvolgimento personale, che mi porterebbe a citare una decina di nomi e cognomi di magistrati eticamente, moralmente e socialmente corrotti che hanno agito per fini di eversione della democrazia oggi definita in Italia, è di questi giorni la sentenza della Corte Suprema degli USA che ha sentenziato il diritto di Trump di deportare persone in paesi stranieri infestati da guerre per distruggere la democrazia USA. Tutte quelle persone hanno visto negata la dignità di uomini e di lavoro in nome di interessi che ne distruggono la vita.

Non è importante come si giustifica l'azione. Ora si deportano questi, poi si deportano altri cittadini e poi altri ancora a seconda degli interessi del dittatore la cui dittatura è avallata dalla Corte Suprema USA. Giudici corrotti che sono venuti meno al loro ruolo sociale per difendere i propri interessi ideologici e morali anteponendoli ai principi giuridici che garantivano sicurezza ai cittadini.

L'azione dei giudici porta conflitto nella società USA, come ha potato conflitto nella società Italiana quando i giudici, per tutelare i propri interessi privati, scatenarono la caccia all'uomo anarchico accusandolo di aver messo la bomba a Piazza Fontana quando sapevano perfettamente che tale bomba era stata messa dai loro sodali per destabilizzare le Istituzioni.

Scrive Esiodo:

Ai giudici, poi, che impartiscono la vera giustizia, ai cittadini e ai forestieri che non trasgrediscono il giusto, a quelli la città fiorisce, e i popoli sono con essa fiorenti; la pace, nutrice di giovani, è sulla terra, né Zeus dall'ampia pupilla predispone mai per loro la guerra luttuosa. Agli uomini giusti non s'accompagnano neppure la fame e la sventura, bensì essi godono nelle feste dei frutti amorosamente curati. A loro la terra fornisce mezzi copiosi: le querce sugli alti monti portano ghiande, le api brulicano nel tronco, le lanose pecore sono oppresse dal vello, le donne generano figli simili ai padri; essi fioriscono di beni, né debbono salpare sulle navi: bastano i frutti della fertile terra. A quelli, invece, che ebbero in cuore malvagia Discordia e luttuosi pensieri, a costoro il Cronide Zeus dall'ampia pupilla assegna la pena. Spesso infatti un'intera città è partecipe della punizione di un uomo malvagio, reo che progetta empi disegni, e il Cronide manda dal cielo grandi malanni: la fame insieme alla peste, e morte di figli. Le donne non partoriscono più, le casate vanno in rovina per volere di Zeus che sta sull'Olimpo; altre volte egli annientò possenti eserciti, oppure, vindice, il Cronide distrusse le mura e le navi sul mare.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 20/23

Le città prosperano quando i giudici fanno i giudici imparziali e legiferano all'interno delle questioni, in base ai principi che regolano la società, distribuendo sicurezza ai cittadini.

Fu col cristianesimo che i giudici, i magistrati, divennero la certificazione del diritto di repressione delle dittature sui cittadini.

La malvagità è proprio di chi disprezza le leggi e ritiene che le leggi non si applichino a lui. Ho subito personalmente magistrati deridermi e insultarmi quando esponevo le ragioni contrarie a quanto loro credevano o volevano che i fatti fossero.

Ho visto magistrati corrotti usare le condanne per ricattare il condannato affinché non osi difendersi o chiedere giustizia.

La giustizia è l'unica condizione che porta le città e le nazioni a prosperare.

Ora sto vedendo l'Unione Europea con un governo che tradisce i principi su cui si è formata l'Unione Europea e la sua ricchezza. Vedo avvoltoi e sciacalli aggredire i principi fondamentali dell'Unione Europea per assicurarsene il dominio. Vedo i popoli dell'Unione Europea costretti a rinunciare ai propri diritti di cittadini in nome di un sovranismo che li vuole trasformare in schiavi.

Il fallimento dell'Unione Europea non consiste nei principi che la definiscono, ma nel non aver represso l'assolutismo, averlo accettato come marginale, e aver favorito le sue offese e le sue aggressioni all'Unione Europea.

Non è l'oggetto Unione Europea ad aver fallito, ma chi ha usato l'Unione Europea, pensando di avere un vantaggio, alimentando corruzione e terrorismo nei confronti dei cittadini.

Esiodo ammonisce in questo modo i magistrati:

O giudici, pensate anche voi a questo fio: vicino e in mezzo agli uomini, gli Immortali osservano quanti con inique sentenze si tormentano l'un l'altro non curando il timore degli Dei. Tremila e più31, infatti, sulla terra nutrice di molti, sono gli Immortali inviati da Zeus, custodi agii umani mortali, e dei quali appunto osservano le cause e le opere nefande; essi, vestiti d'aria, si aggirano su tutta la terra. V'è anche la gloriosa vergine Dike, generata da Zeus e venerata dagli Dei che abitano l'Olimpo; quando qualcuno, offendendola, l'oltraggia, essa subito s'asside supplice presso il Padre, il Cronide Zeus, e denuncia l'animo ingiusto affinché il popolo paghi la follia dei giudici che meditano inganni e piegano lei altrove pronunciando tortuosi giudizi. Tenendo presente ciò, operate rettamente, o giudici, divoratori di doni, e dimenticatevi per sempre delle vostre inique sentenze. A se stesso prepara mali l'uomo che ad altri prepara mali; il cattivo consiglio è pernicioso allo stesso consigliere. L'occhio di Zeus che tutto scorge e tutto comprende vede dall'alto queste cose, né a lui sfugge quale sia la giustizia che si amministra nella nostra città. Non vorrei esser giusto fra gli uomini e neppur che lo fosse mio figlio, perché è un male essere giusto quando il più ingiusto ottiene migliore giustizia; ma io credo che il saggio Zeus non permetterà tali cose.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 20/23

In questo modo Esiodo sollecita i giudici a comportarsi con onore per garantire il futuro della società.

Non è solo l'occhio di Zeus che scorge i comportamenti corrotti e criminali dei magistrati e tende a costruire situazioni nelle quali pagheranno per i loro delitti. E' anche il magistrato stesso che tende a scavarsi la propria tomba perché la corruzione è un tarlo che agisce nell'animo, alimenta quei comportamenti impuniti fino a quando quei comportamenti non coinvolgono qualcuno in grado di far pagare al magistrato stesso, o alla sua cerchia di corrotti e corruttori, i suoi delitti.

Torturavano i magistrati di Venezia in associazione con La Barbera. Torturavano e rimanevano impuniti. E quell'impunità ha ucciso Borsellino, un altro magistrato, proteggendone gli assassini deviando le indagini, nella ricerca del colpevole, su altri lidi. Le bombe scoppiavano sui treni e i torturatori di Genova rimase impuniti.

Tutta la società ha pagato per questi delitti e ancora pagherà. Tutto perché i magistrati furono complici di quel terrore.

Conclude amaro Esiodo il suo discorso sui magistrati dicendo:

0 Perse, poniti bene in mente queste cose e, dando retta alla giustizia, scordati della violenza. Agli uomini, infatti, il Cronide dettò questa legge: è proprio dei pesci, delle fiere, dei volanti uccelli divorarsi l'un l'altro, perché non esiste giustizia fra loro; ma agli uomini diede la giustizia, che è cosa, di gran lunga migliore. Se uno, conoscendo la verità, ne fa giuramento, a lui Zeus dall'ampia pupilla darà la felicità; chi invece giurerà il falso e ingannerà la giustizia rendendo falsa testimonianza, sarà punito, e la sua progenie svanirà sempre più oscura, mentre fiorirà la discendenza dell'uomo che ha giurato il vero.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 20/23

Noi uomini abbiamo una società nella quale si amministra la giustizia, l'equilibrio fra gli interessi degli uomini che quella società abitano.

Gli uomini non sono bestie senza legge e senza regole etiche e morali.

Quando il magistrato viene meno ai propri doveri, perché si fa corrompere, rompe gli equilibri di dignità degli uomini della sua stessa società. Uccide la società in nome delle barbarie che Esiodo attribuisce solo ai comportamenti delle bestie.

Ma le vere bestie, non sono gli animali, sono i magistrati e tutte quelle Istituzioni che dovrebbero garantire giustizia ai più deboli e impedire al più forte di prevaricare.

Chi ha la ricchezza corrompe mentre, chi non ha ricchezze può contare soltanto sul senso di giustizia del magistrato che spesso si fa corrompere per deridere la necessità di giustizia di chi è più debole.

Così le società sono ridotte a serragli di bestie dove la bestia più forte ruba ogni possibilità di vita alla bestia più debole.

Al di là di come Esiodo ha formato le sue riflessioni sulla giustizia, appare evidente come una società, che possa chiamarsi "Democratica", ha nella magistratura, che controlla le forze i polizia, l'elemento centrale attorno a cui ruota il diritto.

Al singolo magistrato è lasciata la decisione se essere corrotto o se amministrare la giustizia secondo "scienza e coscienza" all'interno delle regole etiche e sociali in cui le leggi sono state fatte.

Scienza e coscienza significa che il magistrato dà significato ai fatti in base ai dati che vengono presentati. Il magistrato in scienza e coscienza non finge di non vedere le testimonianze; non mente giustificando la sentenza; non deride una delle due parti perché le sue affermazioni non coincidono con la visione sociale del magistrato.

La visione di giustizia di Esiodo viene insultata dalla visione dittatoriale da Platone prima e dai vangeli cristiani poi. Platone, che nega il diritto di scelta dell'uomo in funzione degli obblighi che lo "stato dei filosofi", impone ai singoli individui, agli uomini e alle donne, doveri e obblighi in funzione dei figli da allevare come bestiame per conto di uno Stato padrone. E poi dai cristiani che trasformano i magistrati in uno strumento con cui condannare le persone, anziché imporre giustizia nella società.

Dice il Gesù dei cristiani e i cristiani trasformarono in metodo:

E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada procura di accordarti con lui, perché non ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all'esecutore e questi ti getti in prigione. Ti assicuro, non ne uscirai finché non avrai pagato fino all'ultimo spicciolo".

Luca 12,58-59

E ancora:

Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!

Matteo 5, 25-26

Nei vangeli, il magistrato non tratta le diverse questioni, condanna. Il magistrato come mezzo di repressione e di terrore. I tribunali dell'inquisizione cristiana macellarono eretici e donne per fini di potere economico avvallando decisioni della gerarchia cristiana. Furono i secoli della dittatura cristiana. Nei tribunali non esisteva la possibilità di difendersi perché i magistrati erano moralmente corrotti, convinti dell'esistenza di Dio a cui gli imputati potevano solo sottomettersi e accettare le accuse come colpe da espiare. Accusare significava condannare. Non importava se le accuse erano false: l'accusa era già una condanna.

Gli imputati non avevano ragioni da esprimere, ma solo colpe da attribuirsi e da espiare.

A tutt'oggi assistiamo a magistrati che negano il concetto di giustizia di Esiodo in nome dell'assolutismo fanatico-fondamentalista cristiano. Ne è un esempio la Corte Suprema USA che, per alimentare i progetti del dominio assoluto di Trump, ha legittimato il sequestro di persona e l'incarceramento di individui senza che vi fosse un processo nei loro confronti. Senza che avessero violato una legge, ma solo i desideri di dominio di Trump.

La contrapposizione fra il concetto di giustizia di Esiodo e quello dell'assolutismo cristiano è tutt'ora in atto.

Quale giustizia vogliono gli uomini per la loro società?

Quale futuro?

 

 

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12 luglio 2025

La condizione tecnica della meditazione
Quinta parte

La meditazione in Stregoneria è fatta nella posizione più comoda che si possa immaginare.

Io amo meditare sdraiato su una spiaggia a prendere il sole con una birra ghiacciata o in condizioni simili. Me ne sto seduto, nella posizione a me più comoda.

Una persona che passa guardandomi non dice "sta meditando", ma dice "sta prendendo il sole". L'atto del mediare non appare fuori dal soggetto che medita. E' tutto all'interno della sua testa. Un combattimento feroce che la sua coscienza porta all'articolazione della sua ragione.

La meditazione non è rappresentazione, è trasformazione magica della mia descrizione del mondo; è un atto da cui scaturisce la mia autodisciplina.

La ragione ha le sue tecniche per controllare la coscienza di un individuo. Prima fra tutte il caos delle parole e delle immagini che a quelle parole associa. Le parole della ragione definiscono gli oggetti nel mondo che vengono qualificati mediante aggettivi il cui significato è conchiuso in quella ragione e non è oggetto di comunicazione. Gli oggetti non sono solo oggetti reali, ma spesso sono oggetti immaginati ed oggetti di fede che la ragione tratta come oggetti reali diventando impotente quando altre ragioni trattano altri e diversi oggetti immaginati o oggetti di fede.

L'azione che faccio consapevolmente, meditando, è un'azione dentro al pensato della mia ragione affinché questa possa descrivere il mondo in maniera più funzionale a quanto mi serve: io posso anche immaginare che il sole giri attorno alla terra, ma tale pensiero è funzionale se mi è imposto un atto di fede, non mi è funzionale se devo calcolare le orbite planetarie.

Modificare il pensato della ragione, come tutti gli atti di Magia, non è funzionale ad una rappresentazione cinematografica.

Decido di meditare perché ho un problema o una questione sulla quale meditare (l'oggetto della meditazione),

L'oggetto della meditazione è un oggetto reale. Sia che si tratti di un oggetto, sia che si tratti di un'azione o di una questione ideale o ideologica.

Io medito perché ho una cosa sulla quale meditare. Non medito se la mia meditazione non è su un oggetto o una questione che le parole descrivono.

Per meditare, una volta scelta la posizione comoda, si cerca di fermare, per quanto è possibile, l'attenzione sui fenomeni provenienti dal mondo esterno. Non si annullano i fenomeni dal mondo esterno, ma ai fenomeni del mondo esterno si sottrae la nostra attenzione.

La meditazione avviene tutta dentro di noi. Meditando ci separiamo dal mondo e il conflitto viene conchiuso fra la nostra coscienza e la nostra ragione.

Se io medito su una spiaggia, sdraiato al sole o sotto l'ombrellone con una birra in mano, non posso impedire ai bambini di giocare a palla o ai venditori ambulanti di presentare la loro merce. Lo Stregone NON modifica il mondo in funzione di sé stesso, ma modifica sé stesso per agire nel mondo. Dunque, non dico al mondo "fate silenzio", ma sottraggo la mia attenzione ai fenomeni del mondo e la porto sul mio pensato.

Questo comporta uno sforzo psicologico perché la nostra attenzione si muove guizzando per rispondere alle sollecitazioni del mondo che ci giungono mediante i sensi.

Fermare la nostra attenzione rispetto alle sollecitazioni del mondo è una sorta di "fermare il mondo" che sottrae l'attenzione al controllo della ragione. Ci consente di iniziare ad avere un controllo sulla propria attenzione. Si sposta il controllo dell'attenzione dalla ragione alla coscienza.

L'attenzione è uno strumento che usiamo per vivere (nella pratica della Stregoneria del Crogiolo dello Stregone l'Attenzione diventa la rappresentazione di tutto noi stessi, ma questo è un altro discorso). Uno strumento del quale dobbiamo riprendere il controllo per poter ballare alla musica che vogliamo noi e non ballare alla musica che ogni suonatore nel mondo dirige verso di noi.

Il primo risultato che la meditazione produce in noi è che i fenomeni del mondo esterno non ricevono più risposte automatiche, ma anche non risposte. Si possono anche ignorare.

Se tenete presente che tutta la nostra vita non è stato altro che una modifica come risposta alle sollecitazioni del mondo, potete immaginare quanto questo sforzo sia rivoluzionario nella nostra psiche e quanto "potere" abbiano immaginato coloro che hanno fatto, nel tempo, della meditazione un metodo esistenziale religioso.

Distaccarsi dal mondo per pensare un singolo oggetto o una singola situazione.

Meditare su un oggetto che cade. Iniziate a descrivere, lentamente, le condizioni per le quali immaginate che quell'oggetto cade. Fate affluire lentamente le parole nella vostra mente e ponete su di esse l'attenzione in modo che il fluire lento di quelle parole sia in grado di occupare tutto il vostro pensiero e coinvolgere le vostre emozioni.

Meditate sulle condizioni per le quali quell'oggetto cade. Descrivetele e cercatene, attraverso un fluire lento delle parole, la relazione che hanno mentre concorrono alla caduta di quell'oggetto.

Vivete emotivamente la caduta di quell'oggetto e concentratela sul fluire lento delle parole con cui continuate a descrivere il fenomeno su cui meditate.

Quanto tempo meditare? Fintanto che le emozioni sono eccitate e fino a quando l'eccitazione che provate nel meditare non inizia a scemare. Si regge una meditazione solo entro dei limiti di tempo soggettivi, non esistono regole oggettive.

Come tutte le tecniche, se non sono finalizzate al conseguimento di un Intento, un obbiettivo, come risposta ad una Necessità soggettiva, imprigionano l'individuo in un'illusoria onnipotenza. Un po' come i monaci buddhisti che a forza di meditare modificano l'inspessimento della loro corteccia cerebrale finendo per separarsi dal mondo in un percorso di annientamento e autodistruzione della loro coscienza: realizzano nel loro presente il nirvana immaginato distruggendo sé stessi.

Una pratica di meditazione, messa in atto con una certa frequenza, modifica la coscienza dell'individuo che mette ordine nella sua ragione. In sostanza il meditare non avviene più solo come un atto volontario in cui l'individuo si separa dal mondo, ma, un po' alla volta, diventa metodo con cui l'individuo analizza, pensando velocemente, ogni sollecitazione del mondo. L'individuo impara ad ascoltare e analizzare quanto ascolta prima di rispondere o adattarsi alle sollecitazioni.

Meditare significa "pensare". Dal momento che la mia ragione descrive il mondo, che lo faccia con accuratezza e non presupponendo, immaginando o proiettando superstizione sul mondo e gli oggetti del mondo. Attraverso la meditazione educo la mia ragione ad essere coerente nella descrizione del mondo e in sintona con quanto si manifesta nel mondo.

E' proprio di chi medita esporre il problema, l'oggetto o la relazione, con chiarezza. Con argomenti sufficienti. Con cognizione di causa.

E' proprio di chi medita aprirsi ascoltando le parole che dal mondo giungono a lui.

NOTA: Il testo è in più parti. Descrive un percorso attraverso tre tecniche. Questa è la quinta parte, seguirà la sesta.

 

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11 luglio 2025

Riflessione fra codardi e coraggiosi

Ogni individuo ha la cultura che ha scelto di avere; ogni nazione ha il governo che le persone hanno scelto di avere.

I coraggiosi hanno scelto il coraggio, i codardi la codardia.

I codardi pensano di essere dei coraggiosi; e i coraggiosi si chiedono se hanno sufficiente coraggio.

Così il codardo proclama di essere coraggioso e il coraggioso tace e il codardo lo accusa di codardia.

Il codardo nasconde la propria codardia con l'arroganza, quando si sente forte, e con la deferenza ossequiosa, quando si ritiene debole.

Mentre il codardo vive il presente nel quale ostenta il dominio con la prepotenza, il coraggioso vive un futuro consapevole che quel futuro va costruito azione dopo azione.

La prepotenza del codardo si contrappone alla pazienza del coraggioso.

Esistono due tipi di individui coraggiosi: chi si fa coinvolgere dai problemi del mondo nel presente e li affronta, compartecipando, con tenacia, e chi si rifiuta di farsi coinvolgere nei problemi del mondo, nel proprio presente, per prepararsi ad affrontare problemi in un tempo futuro che vede formarsi nel presente che vive.

Non c'è relazione fra il codardo e il coraggioso. Vivono in tempi e spazi emotivi differenti. Le persone si aggregano ai codardi e ai coraggiosi non in base a dei ragionamenti razionali, ma in base ad assonanze emotive che creano simpatia e similitudine.

Perché i messicani negli USA hanno votato Trump che ora si sente in diritto di vessarli? Perché in quel momento le loro emozioni erano affini a quelle esposte da Trump e non si sono resi conto che Trump era il loro nemico giurato.

Le similitudini vengono abbagliate dalle illusioni, dalla credenza, dove i codardi cercano conforto presso codardi potenti mentre i coraggiosi supportano un cambiamento che ha nei codardi il nemico che teme un diverso presente.

 

11 luglio 2025

La scacchiera del mondo

Sulla scacchiera del mondo, un notevole numero di soggetti stanno muovendo le loro pedine al fine di assicurarsi vantaggi politici, sociali ed economici.

Se si osserva attentamente, si scorge come la posta in gioco, nascosta dall'apparenza, è fra trasformazione dell'uomo in un soggetto obbediente e sottomesso e il tentativo di assicurarsi spazi di libertà.

Il genocidio degli ebrei a Gaza ha il solo scopo di macellare tutti coloro che avevano la pretesa di vivere nel campo di concentramento israeliano; il sequestro delle persone negli USA e la loro incarcerazione da parte di Trump ha il solo scopo di costringere quelle persone in uno stato di schiavitù psichica e di rinunciare a pretese di essere cittadini.

I dazi di Trump al mondo equivalgono alle vecchie rapine in banca dei film western: "Trump ha detto al mondo "fuori i soldi"!" E minaccia il mondo con bombardieri e missili al di là di chi li usa per lanciarli.

A questo, nel mondo molti soggetti tentano di reagire.

Tutti muovono pedoni, cavalli e torri sulla loro scacchiera. Chi ha forza economica e sociale si chiude a riccio; qualcuno cerca alleanze fra pedoni smarriti e cavalli azzoppati.

La situazione che si è creata è nuova. Tutte le regole del commercio internazionale sono saltate e, con esse, anche le prospettive finanziare. Sono saltate le alleanze fra chi supplica e chi disprezza.

Non si sa se le monete continueranno ad esistere come moneta garantita dagli Stati o se le monete virtuali distruggeranno le economie degli Stati.

Intanto molti Stati, come l'Europa, stanno mostrando il proprio volto di "serva sciocca", pronti a continuare il genocidio dei più deboli, come se non fossero fondamentali nella formazione della ricchezza, e "baciaculo" di chi pensa che in questo momento sia forte: un pedone putrefatto e una torre abbattuta che sulla scacchiera del mondo vale meno di zero.

Chi ha sterminato gli Iracheni con Bush, Blair, sta collaborando al genocidio di Gaza, mentre Starmer, un nemico dell'Europa, sta tentando di aggredire l'Europa pasteggiando col suo cadavere.

Bello è essere europacentricii. L'atteggiamento più stupido che si esprime sulla scacchiera del mondo.

Qualcuno costruisce navi, ferrovie, alimenta la cultura. Qualcuno serra denti e pugni per sopravvivere e tenta di costruire un po' di benessere là dove cavalieri e regine vorrebbero imporre miseria.

Oggi come oggi, solo con gli occhi di Caos si può osservare la scacchiera del mondo dove uomini sciocchi fanno della violenza il mezzo assoluto con cui confermare il loro dominio.

Non conosciamo il domani di questo presente, ma certamente intuiamo un grande sconvolgimento che necessiterà di essere ricostruito da uomini smarriti.

 

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10 luglio 2025

La meditazione nella pratica magica in Stregoneria
Quarta parte

Nella società in cui viviamo non solo non si sottolinea l'immensità delle possibilità del conoscere, ma si fa in modo che le persone vivano il conoscere con un certo fastidio e si crogiolino in quanto conoscono quasi come se quanto conoscono sia tutto quello che si può conoscere.

In questa condizione, non solo non viene trasmesso il metodo con cui conoscere, ma la violenza con cui si costringono i ragazzi a studiare e finalizzata ad allontanarli, il prima possibile, dall'apprendimento e dallo sviluppo del loro conoscere.

Da qui l'idea cristiana secondo cui, chi lavora e studia per ampliare la sua conoscenza, è un individuo che si vuole vantare davanti a Dio e, pertanto, deve essere umiliato affinché non si vanti davanti a Dio e non dimostri la vastità della non conoscenza delle persone che gli stanno attorno.

Mentre l'uomo comune nasconde il proprio "non-sapere" con affermazioni di arroganza che oscillano fra presunzione del controllo del mondo, e delle cose, e la presunzione del "so di non sapere"; chi cerca la conoscenza percorre il proprio sentiero gioendo dei propri successi e serrando i pugni e denti per affrontare le condizioni della vita sommando sapere a sapere e modificando continuamente sé stesso. La modifica di sé stessi determina la costruzione del proprio sentiero di conoscenza.

Il metodo per sviluppare la conoscenza o, al singolare, il conoscere, è la meditazione.

La meditazione normalmente, viene intesa come un'attività separata dalla vita quotidiana. In realtà, ogni individuo impegnato a studiare e ad analizzare aspetti dell'esistenza, è impegnato in uno stato psichico di meditazione. E' come se sospendesse sé stesso dalla sua quotidianità per entrare nel mondo proprio della condizione che sta studiando per analizzarla e fagocitarla.

Da questo è necessario dire che c'è una tendenza delle persone a meditare spontaneamente sospendendo nella loro coscienza parte del mondo quotidiano e riempiendo parte della loro coscienza con gli oggetti o con la situazione che stanno studiando.

L'apprendimento che avviene in queste condizioni è un apprendimento profondo che modifica la struttura psico-emotiva dell'individuo e, facendo questo, lo possiamo definire un "Atto di magia".

Ogni volta che si verifica una modificazione della coscienza indotta dall'insorgenza emotiva prodotta, in questo caso, dallo studio in cui vengono riversate le emozioni, assistiamo sempre ad un atto di magia in quanto l'individuo è diverso da com'era prima dell'insorgere dell'emozione capace di fissare l'esperienza dello studio..

L'individuo perde la memoria degli sforzi che ha messo in atto per produrre il cambiamento della propria coscienza e la propria coscienza, modificata, gli appare come se "fosse sempre stata così".

Qual è lo scopo della meditazione?

Lo scopo della meditazione è mettere ordine nel mondo razionale, delle parole e della forma, in cui noi viviamo.

Il nostro pensiero è spesso caotico. Non riesce ad analizzare un problema perché riflessioni ridondanti assalgono la mente che sta riflettendo. Spesso la testa non riesce a separare ciò che è importante da ciò che non è importante, il principale e il secondario. Non sa definire un problema senza sommare a quel problema riflessioni estranee al problema stesso.

La meditazione insegna al soggetto che la pratica a pensare ordinatamente.

In cosa consiste la tecnica del meditare nella religione pagana?

Possiamo definirne la tecnica in 6 punti principali:

1) Definizione del problema su cui riflettere e meditare;
2) Circoscrizione del problema entro i limiti dei fenomeni conosciuti, percepiti e considerati;
3) Scomposizione del problema nei vari aspetti;
4) Elenco e analisi degli aspetti che concorrono a formare il problema;
5) Eventuale ricerca o annotazione degli aspetti del problema che individuiamo, ma dei quali siamo consapevoli di non avere gli strumenti adeguati per considerarli;
6) ricomposizione del problema o della questione su cui è partita la meditazione e assunzione dell'atteggiamento, in relazione al problema, che scaturisce dall'atto meditativo;

Il problema, o la questione, su cui meditiamo è scaturita dalla nostra NECESSITA'.

Meditiamo non tanto per meditare, ma perché abbiamo la necessità di meditare.

La meditazione avviene mediante le parole. Parole sulle quali riversiamo le emozioni sotto forma di necessità, ansia e aspettativa. Un carico emotivo manifestato dalla necessità di capire e di agire che rappresenta la forza del cambiamento intimo dell'individuo che pratica meditazione.

Come si MEDITA?

Il fine per il quale si medita, determina i contenuti, sia emotivi che tecnici, della meditazione

Si MEDITA perché la nostra ragione, che descrive il mondo in cui viviamo, si è dimostrata incompleta o inadeguata per risolvere razionalmente i problemi del mondo. Nel mio agire nel mondo, l'idea razionale che avevo era incompleta e non funzionale a risolvere i problemi che mi si presentano. Non è importante se si tratta di un problema di geometria, un problema sociale o psicologico, teologico, filosofico, politico ecc. L'inadeguatezza ha generato lo stato di NECESSITA'.

Lo stato di NECESSITA' si è generato perché io ABITO IL MONDO e la mia NECESSITA' emerge per ABITARE MEGLIO IL MONDO.

Non pratico MEDITAZIONE per estraniarmi dal mondo. Per separarmi dalla vita, ma per essere parte del mondo. Soggetto efficiente ed agente nel mondo.

Dal momento che la descrizione razionale del mondo è formata dalle parole, dai nomi, dagli aggettivi, dalle relazioni fra le forme, dai numeri e dalla quantità; l'oggetto della meditazione sono le parole, i nomi, gli aggettivi, le relazioni fra le forme, i numeri e le quantità.

Dal momento che l'effetto della modificazione è soggettivo, l'azione della meditazione non avviene nel mondo, ma dentro di me. Meditando non agisco nel mondo, ma trasporto i problemi del mondo dentro di me per manipolarne la descrizione e renderla funzionale alla mia azione nel mondo attraverso la formazione di una maggiore conoscenza.

Dunque, l'accento non può essere messo sull'azione fisica del meditare, anche se alcune azioni come la respirazione aiutano a rallentare il flusso delle parole relative agli aspetti dell'oggetto della meditazione, ma solo alla velocità delle parole e all'attenzione che nella meditazione metto sui vari aspetti del problema da considerare.

In sostanza, per meditare non devo fare yoga o posizioni fisiche strane o innaturali, ma devo usare in maniera "strana" e innaturale il flusso di parole e l'uso dell'attenzione. Devo usarli in maniera inusuale, nuova e strana per ottenere la modificazione della nostra coscienza per definire la descrizione del problema sul quale medito.

Si può dire che MEDITARE serve per costruire un'arma con la quale noi agiamo nel mondo.

NOTA: Il testo è in più parti. Descrive un percorso attraverso tre tecniche. Questa è la quarta parte, seguirà la quinta.

 

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09 luglio 2025

L'idea di lavoro in Esiodo a confronto con l'ebraismo e il cristianesimo

Domanda apparentemente banale e retorica: come si concepisce il lavoro?

Ricordo, come sempre, che il termine lavoro sta ad indicare l'attività fisica mediante la quale si trasformano merci in prodotti. In tale attività è impiegato il tempo di vita delle persone. Anche se il tempo di vita delle persone può essere impiegato in altre e diverse attività, tali attività non possono essere considerate lavoro.

E il corpo che lavora e anche se oggi come oggi il termine lavoro è riempito di altri e diversi significati, rimane sempre un'attività fisica in funzione della costruzione di prodotti necessari per la vita del corpo.

L'opposto di lavorare è "rubare"; "rubare" significa appropriarsi di prodotti che altre mani hanno trasformato manipolando merci. Alcune mani trasformano merci in prodotti, altre mani sottraggono, e accumulano quei prodotti, alle mani che li hanno prodotti.

Il politico non lavora, il magistrato non lavora, il poliziotto non lavora, l'imprenditore non lavora. Ciò non significa che le loro mansioni non siano cariche di importanza sociale, ma non possono essere definite "lavoro". Quelle mansioni impiegano tempo di vita, ma da tali attività non emergono prodotti atti a soddisfare bisogni umani anche se possono essere necessarie per la vita sociale e collettiva.

Quando in filosofia si parla di lavoro, si parla del significato originale del termine "lavoro", non di come le società ne hanno deformato il significato per giustificare esigenze di controllo della società civile sugli uomini.

Esiodo, nel VII secolo a.c. (nato circa nel 776 a.c.), più antico della bibbia di ebrei e dei cristiani, significa il termine lavoro con le sue necessità, utilità, fini e prospettive.

Scrive Esiodo in "Le opere e i giorni":

Ma tu, sempre tenendoli presente, dà retta ai nostri precetti, o Perse, progenie divina, affinché la fame ti odii e t'ami invece l'augusta Demetra ben coronata, e t'empia di beni il granaio. La Fame, infatti, è la compagna dell'uomo infingardo, e gli Dei e gli uomini si sdegnano per colui il quale vive ozioso, simile ai fuchi privi di pungiglione che, inetti, consumano divorando il prodotto delle api. A te sia caro, al contrario, il tempestivo lavoro, in modo che il tuo granaio si riempia dei beni stagionali. Col lavoro gli uomini diventano ricchi e opimi di greggi. E tu, lavorando, diverrai di molto più caro agli Immortali e ai mortali; essi, infatti, molto hanno in odio gli oziosi. Lavorare non è vergogna, non lavorare è vergogna. Se lavorerai, presto l'inetto invidierà te che stai arricchendo: fama e virtù s'accompagnano alla ricchezza. Sarai simile a un dio. Lavorare è meglio che volger Io sguardo alle ricchezze degli altri; attendendo al lavoro, occupa dunque la tua vita, così com'io ti esorto.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 22/23

Esiodo usa il termine lavoro in relazione alla trasformazione. "Col lavoro gli uomini diventano ricchi". La stessa trasformazioni di merci in prodotti, che rende ricchi gli uomini, indica il passaggio dalla non-ricchezza alla ricchezza. Un trasformazione che l'uomo ha fatto agendo e non per volontà altra rispetto all'uomo. E' l'uomo che può decidere di lavorare e diventare ricco. Quando l'uomo prende la decisione, "diverrai di molto più caro agli Immortali e ai mortali". Non sei caro agli Immortali e loro ti fanno ricco, ma diventi, ti conquisti, caro agli Immortali perché hai deciso di trasformare merci in prodotti.

L'ambiente di Esiodo è un ambiente ben definito. In quest'ambiente non ci sono uomini che impongono la miseria ad altri uomini e se un uomo non decide di lavorare per arricchirsi non è perché altri uomini lo costringono all'indigenza, ma perché egli rifiuta di impegnare il proprio tempo di vita per trasformare merci in prodotti. Esiodo vede la fame solo nel non-lavoro.

Dice Esiodo:

"La Fame, infatti, è la compagna dell'uomo infingardo, e gli Dei e gli uomini si sdegnano per colui il quale vive ozioso, simile ai fuchi privi di pungiglione che, inetti, consumano divorando il prodotto delle api."

Il disprezzo è rivolto a colui che prende prodotti che altri hanno trasformato; non dà in cambio prodotti che lui ha trasformato perché non ha impegnato, almeno parte, del suo tempo di vita per farlo.

Prendi senza dare prodotti della stessa qualità che hai preso. E' deciso e perentorio Esiodo quando scrive:

"Lavorare non è vergogna, non lavorare è vergogna."

E in questo momento Esiodo introduce il concetto di divenire, di trasformazione, dove il lavorare è una premessa per un futuro che si può realizzare. Non è una "speranza", perché si regge sulle solide basi dell'attività umana che trasforma ciò che non è utilizzabile in ciò che è utilizzabile e, proprio per essere utilizzabile, è commerciabile.

Commerciando si accumulano ricchezze.

Dice Esiodo:

"Se lavorerai, presto l'inetto invidierà te che stai arricchendo: fama e virtù s'accompagnano alla ricchezza. Sarai simile a un dio."

Il concetto di povertà in Esiodo non è il concetto di povertà sociale costruito dall'ebraismo e dal cristianesimo. Un uomo non è povero perché costretto alla povertà o all'indigenza, ma è povero perché ha scelto di essere povero. Nella storia della filosofia, i cinici erano poveri perché hanno scelto di essere poveri.

In Esiodo, la scelta della povertà era una scelta di separazione dell'uomo dalla società degli uomini. Un individuo era povero perché aveva scelto di essere povero non lavorando, non perché qualcuno lo aveva costretto alla povertà. La povertà ti permetteva di non impegnare il tuo tempo di vita nel lavoro, ma nello stesso tempo non ti consentiva di scambiare prodotti che ad altri servivano e di riceverne in cambio.

Non è un caso che i filosofi platonici e Pitagora facessero guerra ad Esiodo. Esiodo metteva al centro del proprio discorso il lavoro come attività nobile, Pitagora e i platonici mettevano al centro del loro pensiero il diritto di appropriarsi di prodotti costruiti da altre mani che non fossero le loro.

Per Esiodo, anche se visse molti secoli prima, "la vergogna non buona" accompagna quei filosofi che rifiutano il lavoro ed elevano a filosofia la loro separazione dalla società.

Ed è a questo punto che Esiodo introduce il concetto di furto e, più in generale, delle azioni che, in contrapposizione al lavoro, si appropriano di prodotti costruiti da altre mani.

Scrive Esiodo:

"La ricchezza non deve essere un furto: le ricchezze date da Dio sono le migliori. Se qualcuno, infatti, acquista con la violenza grande ricchezza o arricchisce con gli spergiuri, come spesso accade quando la bramosia del guadagno fa smarrire le menti degli uomini e la sfrontatezza toglie il pudore, allora gli Dei facilmente accecano e fanno andare in rovina l'uomo, che presto perderà la ricchezza. Lo stesso avverrà a colui che maltratterà l'ospite o il supplice che gli abbraccia le ginocchia, e a colui che violerà il talamo del proprio fratello con amplessi furtivi, a colui che froderà gli orfani, a colui che, insultandolo, offenderà con aspre parole il genitore giunto alla triste soglia della vecchiaia. Lo stesso Zeus si sdegnerà contro costoro e darà aspro compenso alle opere ingiuste."

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 22/23

La proprietà privata, è un furto?

Non si sta parlando della proprietà privata come insieme di valore d'uso che un individuo accumula per il proprio benessere, ma si sta parlando di proprietà privata come accumulo di prodotti, di beni, che vengono sottratti alla fruizione della società.

La proprietà privata assume la connotazione di furto quando l'accumulo di beni crea indigenza sociale.

Dice Esiodo (tradotto da Scarpa): "le ricchezze date da Dio sono le migliori".

La mentalità di Esiodo non è la mentalità ebrea.

Qual è la ricchezza data dal Dio?

Dice Esiodo:

"t'ami invece l'augusta Demetra ben coronata, e t'empia di beni il granaio."

La ricchezza data dal Dio è la ricchezza che si ottiene con il lavoro quando i lavoratori sono affiancati dagli Dèi nella loro attività. Un grande raccolto di grano è migliore di uno scasro raccolto di grano. Nel primo caso si è ricchi, nel secondo caso, un po' meno. L'uomo non ha rubato niente e niente il Dio ha tolto ad altri uomini per donarlo a chi ama.

Dice Esiodo:

"Se qualcuno, infatti, acquista con la violenza grande ricchezza o arricchisce con gli spergiuri, come spesso accade quando la bramosia del guadagno fa smarrire le menti degli uomini e la sfrontatezza toglie il pudore, allora gli Dei facilmente accecano e fanno andare in rovina l'uomo, che presto perderà la ricchezza."

La questione è abbastanza semplice e si colloca nell'ambito del divenire e delle trasformazioni.

Se tu ari, semini e coltivi la terra, anno dopo anno, diventi sempre più abile nell'arare, seminare e coltivare. Se tu ti dedichi al furto, diciamo di bestiame, col primo furto hai acquisito una ricchezza che non hai prodotto, ma la tua trasformazione è in atto. Il secondo furto di bestiame può andare a buon fine. Aumenti la tua ricchezza. Diventi arrogante, sfrontato, sprezzante della presenza di condizioni avverse e finisce che al prossimo furto vieni scoperto e ucciso. Il disprezzo, per chi ha sottratto la fatica e il tempo di altri uomini mediante il furto, alimenta l'odio, il disprezzo e la necessità di vendetta.

Esiodo aggiunge anche il disprezzo per chi ruba anche cose immateriali. Come "maltrattare l'ospite". Chi ospita e chi è ospitato offre all'altro fiducia; maltrattare l'altro significa rubargli, sottrargli la fiducia che ha offerto e, anche questo, è una forma di furto (un esempio di furto è quello di Trump nello studio ovale della Casa Bianca che offende ed ingiuria il presidente Sudafricano).

Per Esiodo il furto è anche il furto della fiducia delle persone con le quali si convive. Rubare il talamo al proprio fratello con amplessi furtivi è un rubare. Non è contendere un rapporto d'amore, è rubare la possibilità di un amplesso. L'accento è messo sul "furtivo" che richiama l'azione del ladro. Lo stesso vale per le persone in difficoltà, come gli orfani o gli anziani. Puoi non aver rapporti, ma far loro violenza è un'azione da ladro.

Per Esiodo, il ladro è colui che deruba le persone per assicurarsi un vantaggio, sia in termini di beni che in termini di potere di sopraffazione, e il rubare si oppone alla ricchezza accumulata con il lavoro.

In Esiodo c'è l'idea di lavoro che alimenta il benessere della società e non quella del lavoro che separa la ricchezza accumulata dalla società.

Diversa è l'idea di lavoro che viene esposta mediante la bibbia ebrea e fatta propria dai cristiani: il lavoro come fatica, sofferenza, atto di sottomissione, obbedienza a dei doveri imposti da un padrone che accumula i beni, prodotti da chi lavora e non li ridistribuisce, usandoli per confermare e rafforzare il proprio dominio.

Per gli ebrei il lavoro è fatica e punizione divina.

L'idea che il lavoro, che trasforma merci in prodotti, sia un'attività degradante rispetto all'attività di furto o di rapina, che nell'ebraismo e nel cristianesimo appare come un'attività nobile imposta da Dio, viene definita dalla bibbia ebraica e dai vangeli cristiani al fine di proteggere il ladro dalle rivendicazioni dei derubati.

Scrive la Genesi della bibbia:

Ad Adamo disse: "Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall'albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l'erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai".

Genesi 3, 17-19

Il lavoro è inteso come punizione divina a cui l'uomo deve sottostare. Il padrone, Dio, impone allo schiavo, uomo, di guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Il padrone, uomo, impone all'uomo sottomesso di guadagnare il pame che lui gli sottrae col sudore della sua fronte.

La figura del padrone, definita dalla bibbia, è colui che ruba il pane a chi ha sudato; è colui che ruba i prodotti che gli uomini hanno costruito col loro sudore.

Scrive il Vangelo di Luca:

Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Qual è dunque l'amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l'aspetta e in un'ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Vangelo di Luca 12, 41-48

Il padrone non si guadagna il pane col sudore della sua fronte, ma con il sudore della fronte dei suoi servi a capo dei quali mette un altro servo che possa rubare a sua volta il lavoro delle loro mani.

Per il cristianesimo il lavoro, che produce beni atti al consumo umano, è un lavoro degradante, lavoro di servi e schiavi. Il compenso che gli schiavi, i servi, ricevono per il lavoro a cui hanno dedicato il loro tempo di vita, è un compenso minimo, funzionale alla loro sopravvivenza al fine di consentire loro, ed obbligare loro, a ripetere il lavoro, impiegando altro tempo della loro vita, per poter sopravvivere.

L'ideologia cristiana ha come fondamento il "rubare il lavoro di altre mani" trasformando gli uomini in servi e in schiavi obbedienti, funzionali alla vita e al dominio di altri uomini chiamati "padroni" ad immagine e somiglianza del padrone assoluto: "Dio".

Rubare, rapinare, uccidere, stuprare, violentare, nel cristianesimo sono tutti principi elevati a volontà di Dio che diventano tensioni emotive e predilezioni dei cristiani nel loro tentativo di dominare il mondo.

Il Dio dei cristiani è un macellaio assassino e uno stupratore: per quale motivo i cristiani che vi si identificano non dovrebbero essere a loro volta macellai, assassini e stupratori?

Noi viviamo in una società, oggi, in cui il dominio cristiano è assoluto. Sia dal punto di vista della struttura sociale, sia dal punto di vista delle tensioni emotive degli individui.

L'emarginato che ruba viene condannato ad una pena enorme a differenza del miliardario, come Silvio Berlusconi, che ruba ingenti quantità di denaro sottraendolo alla società. E' il concetto secondo cui il padrone ha il diritto di rubare, come il Dio dei cristiani, ma lo schiavo e il servo non hanno diritto alla sopravvivenza se non nella grazia e nella benevolenza di Dio.

C'è un'enorme differenza sociale fra il concetto di lavoro in Esiodo espressa nel 700 a.c. e il concetto di lavoro degli ebrei espressa nella loro bibbia almeno un secolo dopo.

Il concetto di Esiodo è il concetto dell'uomo che affronta con onore la propria vita; il concetto della bibbia è il concetto di lavoro come sofferenza da imporre allo schiavo per la gloria di Dio, del padrone.

 

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08 luglio 2025

Necessità e la trasformazione dell'uomo

Normalmente le persone non hanno consapevolezza della necessità di intraprendere un percorso di conoscenza che implica la trasformazione di sé stessi.

L'idea è troppo estranea al complesso delle idee che governano le società occidentali e anche quando si presenta la necessità di apprendere, si tratta sempre di una necessità di apprendere qualche cosa che appartiene alla razionalità, al complesso culturale riconosciuto nella società in cui si vive.

A cosa serve ampliare la percezione dei fenomeni del mondo se questo ampliamento non è spendibile in termini di potere o di promozione di sé stessi nella società?

L'idea imposta dalla società è quella del "mago che guarisce" o che prevede il futuro. Pertanto è preferibile iniziare a frequentare cartomanti o astrologi piuttosto che imparare ad abitare le tensioni del mondo e vivere i mutamenti della realtà che si abita scegliendo, per noi e per chi ci sta vicino, i migliori adattamenti possibili o fare le migliori scelte possibili. Se frequenti i cartomanti, puoi vendere l'interpretazione delle carte ad ogni individuo che, speranzoso, busserà alla tua porta. Ma se impari ad abitare le tensioni del mondo e i suoi mutamenti, nessuno ti chiederà una consulenza, perché viviamo in un società in cui tutti sono educati ad essere al centro del mondo e in questa arroganza loro sanno che cosa può succedere, ma preferiscono porre le loro incertezze nelle mani di un lettore di tarocchi che confermerà le loro certezze e accarezzerà le loro speranze.

Pensare che in queste condizioni una persona possa intraprendere un percorso di modificazione di sé stessi in funzione di un'espansione della propria percezione, col pericolo di essere considerata "pazza", è quanto meno improbabile.

Si avvicina alle pratiche di Stregoneria solo chi è convinto che ci sia un profitto da trarre in quelle pratiche (e di quelle pratiche non ha capito nulla, ma immagina). Se chi pratica Stregoneria acquisisce una certa facilità nell'osservare e analizzare il mondo in cui vive, lo spettatore esterno è portato a sostenere che è una sua caratteristica e non immagina che sia il risultato di un percorso di trasformazione soggettiva costruito col lavoro e qualche volta attraversando situazioni dolorose.

Chi pratica Stregoneria, davanti a questo, si deprime un po'. Come, io ho percorso un sentiero, mi sono fatto un "mazzo tanto", ho scalato una montagna di difficoltà e quando io sono orgoglioso dei risultati raggiunti tu, piccolo verme, pretendi di svilire il mio orgoglio affermando che questo è "un dono di natura" o un "dono di Dio".

Quando, per una qualche ragione, si decide di praticare Stregoneria è solo perché ci si sente inadeguati rispetto al proprio essere nel mondo e ai suoi problemi. I problemi hanno travolto l'individuo e questi, un po' disperato, cerca delle soluzioni in chi non si è fatto travolgere dagli stessi problemi. Sente la necessità di aver bisogno di nuovi e diversi strumenti per agire nel mondo. Quando esprimiamo questa esigenza siamo degli adulti, provati dai fallimenti della vita e desiderosi di rivincite. Il cervello ha rallentato la sua plasticità e le sue trasformazioni adattative sono più lente, specialmente se l'individuo vive stati di angoscia o di paura.

In quel momento si cerca una "via spirituale", qualche cosa che cerca di elevare lo "spirito" in cui le condizioni emotive possono trovare conforto. I cristiani diventano più deferenti al loro Dio e alle loro immagini. Lo pregano, si pentono di eventuali peccati commessi o non commessi, mentre altre persone cercano una diversa spiritualità capace di promuovere la loro persona sottraendola all'ambiente cristiano.

Si cerca, essenzialmente, di evadere dalla condizione di sofferenza. Di fuggire dalle condizioni conflittuali che creano sofferenza.

La vita è contraddizione e conflitto. Quando si fugge dalle contraddizioni o dai conflitti, lo si fa solo per immergersi in altre contraddizioni, in altri conflitti. Ogni volta che si fugge dai conflitti per immergersi in situazioni diverse, si incontrano altri conflitti e si è sempre più deboli.

La soluzione non è mai quella di sottrarsi ai conflitti, ma di gestire i conflitti. Impedire ai conflitti di assumere aspetti troppo violenti e attrezzarci per affrontarli al meglio.

La domanda che ci si potrebbe fare è: che cosa mi serve per affrontare il conflitto?

Conoscenza razionale, che si costruisce mediante la cultura; quanta ne ho? Mi è sufficiente o l'immenso sconosciuto della cultura possiede un infinito numero di cose che non conosco e che mi potrebbero essere utili? Il conosce è un processo continuo ed infinito: perché non ho continuato a conoscere?

Le azioni dei soggetti del mondo in cui vivo sono un linguaggio, raccontano di vissuti e di progetti. Raccontano di intendimenti alimentando situazioni che saranno, ma ancora non sono. Ascoltare quel linguaggio, ascoltare le azioni senza interpretarle razionalmente e cogliere le condizioni che da quelle azioni nasceranno.

Essere sensibili nei confronti del mondo. Ogni parola e ogni azione contiene in sé uno spessore emotivo che nessun inganno è in grado di nascondere, ma che solo noi nascondiamo a noi stessi quando la nostra attenzione è troppo presa a proiettare le nostre aspettative sulle parole di altri sostituendo il significato di altri col significato che noi vogliamo attribuirgli.

La situazione di conflitto che crea angoscia, paura o smarrimento, dovrebbe far aumentare la nostra consapevolezza di una inadeguatezza soggettiva rispetto alle condizioni del mondo.

Anziché fuggire o sottrarci dovremmo metterci alla ricerca di strumenti migliori con cui affrontare quelle condizioni.

Una persona che vive in un ambiente cristiano difficilmente è in grado di pensare di poter trasformarsi in un soggetto diverso da quello che è. Non esiste, nell'idea cristiana, la possibilità di pensarsi diversi da quello che si è perché ciò che si è, è stato creato da Dio e il cristiano non immagina di poter modificare quanto immagina che Dio abbia creato.

Tuttavia, la presa del cristianesimo sulle persone non è così assoluta.

Si può essere migliori, più efficienti, di quello che si è.

Se qualcun vuole migliorare il fisico, entra in una palestra e inizia ad allenarsi. Solleva pesi, corre, fa esercizi fisici. Ogni volta che si allena, il suo fisico diventa diverso, si è trasformato.

Quando si era bambini, nell'età infantile, non si aveva consapevolezza razionale della necessità di trasformarci, eppure ci si trasformava, adattandoci al mondo, perché la necessità di trasformarci abitava in uno stato profondo della nostra condizione umana.

Avere la consapevolezza di poter trasformarci in una data direzione, per degli scopi individuati o desiderati, per conseguire degli obbiettivi: desideriamo essere ciò che vorremmo essere. Non ci accontentiamo di essere ciò che l'ambiente, parentale prima (quello che si vuole attribuire alla genetica in realtà è attribuibile solo all'ambiente parentale) e all'ambiente in generale poi ci hanno indotto ad essere. Desideriamo acquisire ciò che percepiamo mancante al nostro divenuto e che non ci permette di essere attrezzati per affrontare i conflitti.

Sviluppiamo noi stessi nel mondo della ragione. Un mondo fatto di parole e di descrizione. Mediante parole e numeri; aggettivi che indicano delle qualità soggettivamente percepite; numeri che determinano la quantità degli insiemi in cui dividiamo il mondo in cui viviamo.

La nostra esperienza ci ha dimostrato le nostre carenze nel mondo della ragione. Nel mondo della descrizione, della quantità; dell'idea della qualità e della quantità.

Le persone non pensano che il sorgere nella coscienza della necessità di attrezzarsi sia un atto di Stregoneria. Non pensano che il "devo imparare", "devo fare", quando sorge prepotente in loro, sia il primo atto di Stregoneria. Hanno liberato un potere dentro di loro. Hanno cambiato la direzione della propria vita. Da una condizione di accettazione passiva, fatalismo, che li ha portati a vivere i conflitti, sono passati ad una condizione in cui si rendono conto della necessità di attrezzarsi per far fronte ai conflitti.

Non è l'intenzione della persona che porta la persona a modificare sé stessa, ma è la necessità che crea condizioni affinché la persona si modifichi.

Necessità è una forza inconsapevole all'origine della vita che caratterizza ogni vivente. Nostro nonno, nel brodo primordiale, si muoveva PER NECESSITA'. Le carenze individuate nella nostra preparazione nelle esperienze nel mondo hanno attivato la nostra NECESSITA' per poter raggiungere degli intenti le cui difficoltà manifestano le nostre carenze.

Perché abbiamo delle carenze? Perché viviamo lo stridere fra ciò che noi siamo e ciò che vorremmo essere per affrontare le condizioni del mondo?

Perché manchiamo di autodisciplina; perché manchiamo di ordine nel pensare il mondo. Il mondo della ragione è formato da descrizione che avviene mediante le parole, i nomi delle cose e gli aggettivi che determinano la qualità. Il mondo della ragione è formato da numeri che determinano la quantità e le relazioni di masse di cose e situazioni che vanno considerate.

L'educazione non ci ha forgiati per mettere ordine nei numeri o negli aggettivi: noi subiamo parole, numeri, aggettivi e con quelle parole fantastichiamo. Non teniamo la barra dritta per analizzare le relazioni che si manifestano nel mondo razionale, ma vaghiamo con la fantasia costruendoci mondi immaginari. Mondi desiderati che imprigionano le nostre pulsioni.

Anziché analizzare il mondo, il significato delle parole, il valore degli aggettivi che attribuiamo ai nomi, li subiamo illudendoci che tutti quegli aggettivi abbiano il medesimo significato in una testa come in tutte le altre teste. Per questo non ci curiamo di sapere se quando io chiamo un oggetto "bello", lo stesso valore di bello è nella testa del mio interlocutore. Dopo che sono stato guardato in modo "schifato" da alcuni interlocutori per aver chiamato un oggetto "bello" o "buono", devo capire che nel mio modo di esprimermi c'è una dose di inadeguatezza e che quegli aggettivi hanno suoni diversi nella mia testa e in quella dei miei interlocutori.

La prima azione che fa chi pratica Stregoneria è praticare MEDITAZIONE.

Che cos'è la Meditazione?

E' l'attività con la quale lo Stregone mette ordine nel proprio pensato, nel pensare gli oggetti, nell'attribuire aggettivi agli oggetti, nell'analizzare le relazioni fra forme nel medesimo contesto o all'interno di contesti diversi.

La Meditazione mette ordine nel pensiero dello Stregone tracciando un solco preciso, autodisciplina, fra gli oggetti reali e gli oggetti dell'immaginazione desiderante. Questa attività mette ordine nella descrizione del mondo propria della ragione dell'individuo, individua le relazioni che esistono fra gli oggetti, descritti razionalmente, del mondo in cui si vive. In altre parole, si sviluppa la SCIENZA i cui risultati sono atti di meditazione degli individui sulla realtà del mondo in cui vivono.

Le parole descrivono il mondo razionalmente. Il mondo in cui viviamo. Se quel mondo che descriviamo è caotico, non lo è in quanto mondo in sé, ma perché il modo con cui lo descriviamo è caotico. Il caos non sta nel mondo, ma nella nostra ragione che non è in grado di ordinare il mondo nella nostra testa.

Ordinare il mondo razionale nella nostra testa è il primo atto di MAGIA che viene intrapresa dal praticante di Stregoneria.

 

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07 luglio 2025

Perché la filosofia metafisica della trasformazione e delle emozioni
si chiama Stregoneria

O si pensa che la magia possa cambiare il mondo in cui viviamo, e questo noi la chiamiamo SUPERSTIZIONE (credenza fideistica nell'assurdo); oppure, si pensa che la magia sia modificazione continua dell'individuo. Un individuo che modifica costantemente la sua percezione, la sua descrizione del mondo, la sua capacità di agire nel mondo; questo noi lo chiamiamo STREGONERIA.

Solo i SUPERSTIZIOSI pretendono che il mondo sia a loro immagine e somiglianza (come loro immaginano sia); un PAGANO analizza il mondo cercando di capire com'è e modifica sé stesso per agire al meglio nel mondo in cui vive.

Questo separa i Pagani dai cristiani e dai monoteisti in generale. Fra un Pagano e un cristiano, non esiste possibilità di dialogo religioso a meno che il cristiano non condanni il suo Dio, a sua immagine e somiglianza, per genocidio o delitti contro l'umanità. Il pagano vive in un mondo fatto di tempo, di trasformazioni, e di emozioni; il cristiano vive in un mondo definito dalla parola (il logos, il verbo), dalla forma e dalla quantità.

In queste pagine affronto una definizione di pratica della Stregoneria partendo dalla situazione di oggettività imposta dal cristianesimo, con tutta la sua violenza, e la necessità di un individuo di liberarsi dalla coercizione cristiana mediante la modificazione del sé stesso imposta dal cristianesimo.

Il cristianesimo conosce perfettamente come manipolare la struttura emotiva degli individui. Ha messo a punto una tecniche, definita nel Deuteronomio, è stata perfezionata in duemila anni di esperimenti sugli Esseri Umani.

Per comprendere la Stregoneria è necessario comprendere che l'individuo si trasforma continuamente, sia che lui ne sia consapevole, sia che non ne sia consapevole. Nel trasformarsi l'individuo assorbe, in vari modi, dal mondo energia emotiva, energia vitale, ed espelle energia emotiva, energia vitale. Fra l'assorbire e l'espellere dovrebbe esserci una "differenza di potenziale" relativa alla quantità di energia emotiva, energia vitale, che fagocita e fa propria. Questo determina il su processo di crescita.

Tre sono i modi con cui l'individuo della Natura scarica la propria energia vitale e, nello scaricarla, ne accumula di nuova: l'attività fisica, l'attività sessuale e l'attività astratta o intellettuale. Affinché sia possibile scaricare energia vitale è necessario che nelle attività quotidiane sia coinvolta una grande quantità di energia emotiva.

Questi tre modi di scaricare l'energia vitale convivono in ogni età della persona e si combinano assieme dando la prevalenza ora all'uno ora all'altro, pur persistendo sempre insieme, a seconda dell'età, delle attività, dei bisogni e delle condizioni in cui l'individuo vive.

Stando ai meccanismi di crescita medi degli individui, possiamo schematizzare lo scarico dell'energia vitale nell'attività fisica dalla nascita alla pubertà (essenzialmente crescita e trasformazione neuro-vegetativa), attività sessuale dalla pubertà all'età adulta e l'attività intellettuale dall'età adulta fino alla morte.

Va da sé che l'attività fisica, che scarica energia vitale, prosegue anche nella vecchiaia tant'è che, ci dice Le Scienze:

Neurogenesi negli adulti?
La conferma arriva dalla bomba atomica.

Nel cervello umano adulto nascono ogni giorno circa 1400 nuovi neuroni. La scoperta, che riguarda in particolare l'ippocampo, è avvenuta grazie a una tecnica di datazione al carbonio-14 concettualmente simile a quella usata in archeologia, sfruttando il fatto che la quantità di questo isotopo radioattivo in atmosfera - e fissato nel DNA dei neuroni - è costantemente aumentata nel secondo dopoguerra a causa dei test nucleari al suolo, per poi diminuire altrettanto costantemente dopo la loro messa al bando

Tratto da: Le Scienze del 07 giugno 2013

Le modificazioni dell'accumulo nella crescita di energia motiva non la possiamo né misurare né stabilire, ma la moderna ricerca ha potuto individuare modificazioni della struttura fisica, fino ad ieri impensabili.

In sostanza, esiste la formazione di neuroni anche in età adulta la cui qualità noi possiamo pilotare mediante la nostra attività e la nostra volontà.

Oggi sappiamo che l'attività sessuale, come bisogno libidico, è presente anche nella vecchiaia inoltrata.

Ciò che facciamo ancora fatica a capire è che l'attività intellettuale, come conoscenza e svelamento della realtà in cui viviamo, è uno dei bisogni primari dell'individuo appena nato e solo alimentandolo con dosi di conoscenza attraverso la compartecipazione alla vita quotidiana, da parte della struttura parentale, è possibile mettere in moto il "piacere di scaricare l'energia vitale" mediante l'interazione intellettuale con gli oggetti del mondo.

Costruire nel neonato il piacere della conoscenza permette sia di attrezzarlo per capire il mondo, sia di corazzarlo per affrontare la vecchiaia. Il piacere della conoscenza è sempre presente nella quotidianità ed è capace di plasmare l'individuo nella sua crescita. I neonati toccano con le mani e con la bocca gli oggetti al fine di conoscerli e costruire la loro conoscenza come esperienza dell'inizio del loro vivere.

Non per nulla i cristiani distruggono il piacere della conoscenza nei bambini (andare a scuola per un bambino cristiano è una sofferenza) in funzione della sottomissione acritica al loro dio padrone. In questo modo bloccano lo scarico dell'energia vitale dei futuri adulti e bloccano la loro capacità di modificare la loro percezione dei fenomeni del mondo, bloccano, o veicolano nelle categorie morali, la sessualità delle persone portandole ad ammalarsi e, infine, da vecchi, bloccano la produzione di nuovi neuroni facendo della vecchiaia un lento spegnersi delle capacità cognitive della persona.

Perché si usa la Magia

Le premesse servono per circoscrivere il discorso che intendo fare: l'uomo nasce e ha come fine (che non è finalismo, ma inevitabilità) quello di morire. L'individuo, uomo o donna, non decidono di nascere: la responsabilità della nascita è di chi ha costruito le relazioni e le condizioni per le quali si è venuti in essere; si è nati. L'uomo e la donna non sono responsabili delle condizioni oggettive nelle quali vengono in essere e alle quali si adattano.

Essere o non essere responsabili, non è una condizione morale, ma indica semplicemente il ruolo, la corresponsabilità dell'individuo nella condizione. Infatti, non sono responsabile di ciò che trovo, ma sono responsabile di ciò che lascio morendo. Questo perché vivendo, ho partecipato alla modificazione del presente in cui sono vissuto e nel quale i nuovi nati metteranno in atto i loro processi di adattamento soggettivo nelle loro strategie d'esistenza.

Per capire il significato reale della Magia nel percorso di Stregoneria, a differenza degli antichi Stregoni, io ricorro alle scoperte scientifiche: la scienza scopre dei meccanismi che la Stregoneria riconosceva reali nei loro effetti anche prima che la scienza li scoprisse.

Indurre la trasformazione della nostra percezione del mondo, delle relazioni profonde che noi intratteniamo col mondo e nel mondo attraverso delle pratiche che forzano noi stessi in relazione al mondo, è uno dei grandi segreti della Stregoneria: LA SUA MAGIA.

Riporto:

Plasticita neurale

Dizionario di Medicina (2010)
di Laura Baroncelli, Lamberto Maffei

Un concetto fondamentale della neurobiologia moderna è che le connessioni del sistema nervoso possono essere modificate dall'esperienza, sia in termini funzionali (variazione delle quantità di neurotrasmettitore rilasciato), sia in termini di struttura (espansione o retrazione delle connessioni). Tali processi sono noti come fenomeni di plasticità neurale e rappresentano una proprietà caratteristica, ma non esclusiva, della corteccia cerebrale. Il nostro cervello è continuamente soggetto al flusso della stimolazione ambientale, che influisce sulle nostre capacità di percepire gli stimoli, compiere movimenti, pensare, apprendere, ricordare e pianificare strategie comportamentali. Quando diciamo «Ho cambiato idea» asseriamo senza saperlo che qualcosa è cambiato nella funzione o nella struttura del nostro cervello. Questo perché le idee sono, per così dire, ‘stampate' nei circuiti nervosi e non si può cambiare idea se non cambiando il ‘testo' cerebrale che la descrive. La plasticità è una caratteristica peculiare del sistema nervoso in sviluppo; con il passaggio all'età adulta si verifica una notevole riduzione delle potenzialità plastiche dei circuiti nervosi, anche se una serie di studi ha evidenziato che un'adeguata stimolazione ambientale è in grado di indurre fenomeni di plasticità anche nel cervello adulto.
[...]

Invito a leggere tutto il lavoro che, per abbreviare il discorso introduttivo, ho scaricato da:
www.treccani.it/.../plasticita-neurale.../

Qualunque cosa io faccio, io sono responsabile degli effetti che, nel fare quella cosa, introduco nel mondo in cui vivo. Qualunque cosa io non faccio, sono responsabile degli effetti che il "non facendo" ha introdotto nel mondo in cui vivo. Fare o non fare, per il mondo in cui vivo, è sempre un fare che produce degli adattamenti nei soggetti del mondo e costringe il mondo, e i singoli soggetti che comprende, a modificarsi a loro volta.

Se i miei amici attendono il mio arrivo, io posso arrivare o non arrivare. I miei amici metteranno in atto delle scelte sia che io arrivi sia che io non arrivi, ma le scelte che metteranno in atto saranno diverse e diverso sarà il mondo che ne scaturirà se io sono arrivato o non sono arrivato. La scelta di arrivare o non arrivare non cambia solo gli adattamenti del mondo, ma cambia anche la mia struttura neuronale, la mia psiche. Un cambiamento che diventa tanto più profondo quanto più la mia scelta si ripeterà e quanto maggiore sarà l'investimento emotivo che io avrò fatto nel fare le mie scelte.

Io posso fare MAGIA per dilatare la mia capacità di agire nel mondo o posso fare MAGIA NERA per impedirmi di agire nel mondo. Per contro, fa MAGIA chi stimola l'azione nel mondo e fa MAGIA NERA chi sottomette al fine di fermare l'azione dei soggetti nel mondo.

Durante la sequenza di scelte si modifica l'apparato neuro-vegetativo dell'individuo, la sua struttura fisica e la sua struttura psichica. Si modifica la sua struttura neuronale, la sua rete sinapsica e si modificano i valori all'interno della sua coscienza che a loro volta modificano la percezione soggettiva che si ha dei fenomeni del mondo.

La MAGIA nel percorso di Stregoneria è l'arte di modificare noi stessi nel mondo e nella vita per alimentare di consapevolezza le nostre relazioni nel mondo e riempire di Intento le nostre azioni.

La prima cosa che va detto dell'arte Magica, nei percorsi di Stregoneria, è che noi non siamo creati ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo cretino e assassino, ma siamo il prodotto dei processi di adattamento all'ambiente in cui viviamo, generazione dopo generazione, attraverso i quali costruiamo la nostra visione del mondo e decidiamo le nostre scelte.

Adattarsi alle condizioni del mondo è un atto di "guerra" che va praticato con le armi degli Dèi.

Per appropriarci delle armi degli Dèi dobbiamo prima di tutto vivere con passione, perché la società in cui viviamo e la natura (oggi in secondo ordine per gli uomini) sono la nostra palestra: una palestra nella quale siamo nati e una palestra che lasciamo al momento della morte.

Per accedere alle armi degli Dèi usiamo tre strumenti per trasformarci: MEDITAZIONE, CONTEMPLAZIONE E CORRENTI VEGETATIVE. Questi tre elementi sono propri del Crogiolo dello Stregone e, assieme ad altri 16 elementi formano la strategia esistenziale del Crogiolo dello Stregone.

 

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06 luglio 2025

Discorso introduttivo alle pratiche pagane
di meditazione, contemplazione e ascolto delle correnti vegetative

Nel 2013, per illustrare la modificazione introdotta nel corpo dalle pratiche di meditazione, contemplazione e ascolto delle correnti vegetative, che poi introdussi nell'insieme del "Crogiolo dello Stregone", mi sono appoggiato alla "tradizione" del chakra di origine teosofica attribuita al tantrismo e allo yoga.

L'introduzione della modificazione del corpo, introdotta dalle tre pratiche della religione pagana, è una modificazione, essenzialmente, della percezione e della struttura della coscienza dell'individuo.

Le pratiche, da un lato permettono la percezione della struttura emotiva del mondo e, dall'altro lato, strutturano la coscienza affinché accolga elementi provenienti dalle sensazioni della percezione che non sono direttamente riconducibili alla razionalità, alla forma e alla quantità delle cose nel mondo.

Qual è il grande ostacolo per queste pratiche?

E' la credenza fideistica delle persone.

Le persone sono fermamente convinte che il mondo che vedono sia il mondo assolutamente reale e praticando queste tre tecniche (meditazione, contemplazione e ascolto delle correnti vegetative) presumono di ampliare la loro conoscenza del mondo razionale. Solo che l'ampliamento della conoscenza del mondo razionale si ottiene solo con la cultura (analisi scientifica) e con l'esperienza dell'abitare il mondo. Le tecniche ampliano sì il ventaglio dei fenomeni percepiti permettendo di porre l'attenzione sugli aspetti emotivi e le trasformazioni in corso nel mondo, ma non creano una super-coscienza razionale. Le pratiche ampliano la percezione dei fenomeni nel mondo, ma nella coscienza creano stati psichici caotici perché la coscienza deve continuamente ristrutturarsi per adattarsi alle nuove sensazioni e la ristrutturazione della coscienza è una sorta di continua morte e ristrutturazione come se rinascesse continuamente nuova e diversa ad ogni espereinza.

L'uomo e la donna che escono da queste pratiche sono persone "altamente sensibili" alle tensioni emotive del mondo in cui vivono con tutte le fragilità soggettive che la sensibilità, l'apertura degli individui al mondo, impone.

La fragilità non è un vantaggio nella società cristiana in cui viviamo perché le persone sensibili sono prede di ogni profittatore sociale e spesso non sono in grado di difendersi dalle aggressioni perché incapaci di distinguere le rappresentazioni della sensibilità dalla recitazione ingannatrice della sensibilità di persone che non sono sensibili, ma agiscono per dominare gli uomini. Tutti hanno sentimenti emotivi che esprimono nel mondo; poche persone sono sensibili al punto tale da accogliere come fenomeni le emozioni dal mondo sottratte alla loro rappresentazione razionale.

Questo è il motivo per cui la pratica dei tre elementi dell'apertura della persona al mondo (meditazione, contemplazione e ascolto delle correnti vegetative) va inserita in tutti i 19 elementi che costituiscono il Crogiolo dello Stregone. Gli altri elementi del Crogiolo dello Stregone hanno la capacità di guidare lo sviluppo della sensibilità dell'uomo fuori dalle credenze, dalle illusioni, alimentando le proprie predilezioni soggettive.

Scrivendo delle correnti vegetative e delle sensazioni attraverso le quali ristrutturiamo il corpo, per raccontare delle correnti vegetative dal punto di vista pagano, devo usare il modello dei chakra: i sette chakra della "tradizione" tantrica e indiana. In concentrazione, nell'ascolto delle correnti vegetative, al di là di come vengono trattate e chiamate nella pratica dello yoga, questi punti del corpo sono percepiti anche come uno squarciarsi. Sulla sommità del capo, l'apertura è segnalata con la sensazione di un martello che batte sulla testa. Le sensazioni dell'apertura dei chakra che ho provato, anche se molti anni fa, sono sensazioni molto forti. Quando queste sensazioni si esprimono e vengono percepite dalla coscienza, sono una sorta di spartiacque fra un prima e un dopo. Il dopo non è percepito diverso dal prima, ma il prima è morto e la percezione che ne segue un po' alla volta diventa compartecipe alla coscienza senza che la nuova coscienza, nel suo assolutismo, ne diventi consapevole.

Tutti coloro che hanno parlato di meditazione, contemplazione o di "correnti vegetative" (termine preso Reich, ma con una diversa significazione) fino ad oggi, erano cristiani. Credevano che questo tipo di sensazioni fosse dovuto all'anima, al corpo eterico, al piano spirituale o sciocchezze di questo genere. Separavano la struttura emotiva dal corpo e la attribuivano al concetto di "anima" pensando di elevare qualche cosa di spirituale diverso dalla materialità del corpo. Spacciavano sensazioni fisiche come effetti spirituali. Come se le sensazioni emotive non fossero un effetto del corpo che abita il mondo.

In effetti, tutte e tre le pratiche hanno lo scopo di strutturare il corpo nell'abitare il mondo non di separare il corpo e le sensazioni dal mondo o dalle pratiche necessarie nella vita quotidiana.

Le sensazioni che si prova nei vari "chakra" e i formicolii delle correnti vegetative sono un oggetto reale percepibile da chiunque; l'idea che queste correnti o questi chakra abbiano a che fare con l'anima, il corpo etereo, il corpo spirituale è un'idea fideistica che nasce dalle condizioni di fede imposte nell'infanzia. Tutto il corpo fisico genera sensazioni nel suo abitare il mondo. La coscienza razionale fatica ad interpretare queste sensazioni e quasi sempre (se non sempre) le cancella, le separa dalla coscienza, ritenendole irrilevanti e prive di significato. In effetti, non hanno un significato razionale, ma hanno a che vedere con le trasformazioni, che cosa accadrà o può accadere, e con le emozioni proprie dei soggetti del mondo in cui viviamo.

Un esempio delle sensazioni indotte, che la coscienza razionale ignora, sono quelle condizioni che vanno sotto il nome di "autoguarigione". L'"autoguarigione" è un mito diventato importante negli USA ed esportato in tutto il mondo per la mancanza di un sistema sanitario diffuso ed efficiente per ogni strato della popolazione. L'idea nasce dalla miracolistica propria dei vangeli cristiani che nella cultura popolare viene scambiata per magia. E' indubbio che noi, ad esempio, mangiando un fungo anziché un altro, possiamo star bene o avvelenarci. La scelta, nelle condizioni offerte dal mondo, permette di vivere bene o di portarci in situazioni che creano sofferenza. Questo vale anche per l'uscita da situazioni di sofferenza, ci sono scelte che permettono di uscire dalla sofferenza e scelte che ampliano la sofferenza che viviamo. La percezione emotiva, con le sensazioni che genera, ci permette di fare la scelta più opportuna nella direzione nella quale noi abbiamo impostato la nostra vita (questo riguarda gli altri elementi del Crogiolo dello Stregone).

Va da sé che per spiegare l'autoguarigione indotta dalle correnti vegetative e le sensazioni sulle parti del corpo che chiamiamo chakra devo rivoluzionare tutta quell'idea sui chakra che si è formata negli ultimi 100 anni.

Le correnti vegetative hanno a che fare con un corpo fisico. I chakra sono elementi del corpo fisico che si adatta al suo abitare il mondo. Il resto è "esoterismo da betola". E' certamente più complesso spiegare i chakra come funzioni fisiche e dare spiegazioni almeno accettabili che non mettersi a farneticare di spiritualità, di piano mentale, o piano astrale per i quali basta fare delle affermazioni nei loro riguardi che le persone si pongono su un piano d'attesa dell'evento senza dover portare nessun argomento e nessuna verifica come risultato tangibile delle pratiche. Troppe persone pratica quella che loro chiamano meditazione e contemplazione sperando di elevarsi spiritualmente e, qualche volta, per i fallimenti raggiunti, finiscono nell'emarginazione spirituale, sempre. Qualche volta anche in quella sociale.

Nella pratica pagana, le tre pratiche, meditazione, contemplazione e ascolto delle correnti vegetative, hanno tutte delle finalità precise. La meditazione ha lo scopo di mettere ordine nel come pensiamo e organizziamo il pensiero nel mondo razionale. Pensare razionalmente significa pensare in maniera ordinata mettendo in linea le condizioni che alimentano ciò che pensiamo separandole dal ridondante del pensiero che interferisce in quanto si vuole analizzare. La contemplazione ci apre agli oggetti del mondo, alle emozioni provenienti da ogni soggetto che abita il mondo in cui viviamo e impariamo ad aprire la sensibilità alle emozioni e a chiuderci alla percezione delle emozioni a seconda delle nostre necessità. Ci aiuta a perfezionare la pratica di ascoltare senza proiettare la nostra immaginazione su quanto ascoltiamo. La pratica delle correnti vegetative porta l'attenzione della coscienza alle sensazioni dentro di noi. Porta ad aprire la coscienza alla conoscenza che il nostro corpo ha del mondo in cui viviamo. Ad esempio, alle sensazioni provenienti dal "cervello nello stomaco" e da tutti gli altri "micro-cervelli" sparsi nel nostro corpo che la nostra coscienza razionale ignora.

Un'altra donna e un altro uomo emerge dalle pratiche pagane, non un super uomo o una super donna, ma persone consapevoli dell'immensità e della complessità del mondo in cui viviamo. Persone che abitano e gestiscono il caos della propria esistenza anziché subirlo e vivere smarriti nell'inconsapevolezza di una realtà che costringe uomini e donne ad attendere un salvatore che li separi dalla realtà del loro vissuto.

 

 

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05 luglio 2025

Negazione della negazione

Il concetto di negazione della negazione è un concetto filosofico estremamente semplice, specialmente per quanto riguarda la realtà vissuta, che i "docenti di filosofia" rendono complicato affinché risulti incomprensibile.

Ho fatto la richiesta in internet su che cos'è la negazione della negazione e ho ricevuto questa risposta:

"La negazione della negazione, un concetto filosofico, indica un processo in cui ciò che è stato negato viene a sua volta negato, portando a una sorta di riaffermazione, ma su un piano più elevato o complesso. In altre parole, è come se si rimuovesse una negazione, superandola e integrando gli aspetti positivi che essa aveva temporaneamente soppresso."

Non so se la risposta proviene da un qualche sito web o dalla sintesi dell'"intelligenza artificiale".

Quando due o più oggetti entrano in relazione, la relazione si risolve negando gli oggetti che sono entrati in relazione.

Gli oggetti che escono dalla relazione non sono più gli stessi oggetti che sono entrati in relazione perché la relazione ha modificato la qualità degli oggetti mediante l'esperienza acquisita nella relazione.

E' come dire che lo stesso uomo non può mai bagnarsi due volte nella stessa acqua perché l'uomo che è uscito la prima volta dall'acqua non è lo stesso uomo che è entrato per la prima volta nell'acqua ma, entrando nell'acqua si è modificato. Lo stesso uomo che entra nella stessa acqua non è lo stesso uomo della prima immersione. Un uomo che ha imparato un lavoro non è lo stesso uomo che era prima di imparare quel lavoro.

Ovviamente, il concetto della negazione della negazione non può essere applicato all'interno di una filosofia di verità perché se l'oggetto è prodotto da Dio, in quanto verità dell'oggetto, l'oggetto, l'uomo, per esempio, non può negare sé stesso diventando un uomo diverso perché altrimenti negherebbe la "verità di Dio". Nell'ideologia cristiana, l'apprendimento non avviene per negazione dello stato di non apprendimento precedente, ma per volontà di Dio: è un dono di Dio, non un'acquisizione dell'uomo.

Il concetto di negazione della negazione è applicabile solo in un'ideologia che comprenda l'idea che tutto si trasforma e diviene continuamente negando sé stesso e la propria realtà oggettiva, permettendo il sorgere di un diverso sé stesso e di una diversa realtà oggettiva in grado di negare sé stessa a sua volta in un processo di continuo divenire.

Pertanto, ad ogni relazione, gli oggetti della relazione negano sé stessi per consentire la nascita di sé stessi diversi.

Inserite questo concetto all'interno della Natura e la diversificazione delle specie e si può comprendere come il presente non è creato, ma è divenuto per negazione della negazione di presenti che lo hanno preceduto.

 

05 luglio 2025

Oggetto in sé e descrizione soggettiva dell'oggetto

E' necessario ricordare che in filosofia va distinto l'oggetto in sé, o il fatto in sé, dalla descrizione soggettiva dell'oggetto o del fatto.

La soggettività dell'interprete non individua l'oggetto in sé, ma interpreta l'oggetto per sé.

Questa distinzione è tanto più importante quando la questione non riguarda solo l'oggetto descritto, o il fatto descritto, soggettivamente, ma le prospettive che all'oggetto, al fatto, vengono attribuite che appartengono sempre all'interpretazione soggettiva.

Quando si assiste ad uno scontro di opinioni, si assiste ad un scontro di soggettività dove le soggettività sono differenti nell'interpretazione perché le soggettività sono divenute in modo differente, in condizioni differenti, nelle quali hanno adattato sé stesse e costruito il loro specifico modo soggettivo attraverso il quale interpretare il mondo e desiderare trasformazioni del mondo in cui abitano.

Troppo spesso in filosofia si spaccia l'interpretazione soggettiva come una condizione oggettiva e si pretende di generalizzare la propria soggettività.

Un esempio di questo tipo di equivoco fra oggettività e interpretazione soggettiva è il concetto marxista di "Materialismo storico e dialettico".

Lo schema è abbastanza preciso. Significa, a grandi linee, che il presente è il prodotto di trasformazioni avvenute attraverso un processo storico di relazioni dialettiche fra gli oggetti negli infiniti presenti che chiamiamo passato e che formano il processo storico.

Detto in questo modo è una formula generica che si oppone all'idea che "il presente è la creazione della volontà di Dio".

Poi subentra l'interpretazione soggettiva: quali elementi considero che abbiano partecipato al processo storico? Da dove faccio iniziare il processo delle trasformazioni storiche? Quali effetti di possibile futuro voglio sottolineare attraverso la mia descrizione che necessariamente limita fatti e condizioni storiche oggettivamente avvenute?

In sostanza, la filosofia è rappresentazione di opinioni soggettive che tentano di oggettivarsi. Alcune proclamano "verità di fede", "Dio ha creato il mondo" e il filosofo disquisisce su tale realtà data.

Altre filosofie proclamano necessità soggettive che, al di là delle condizioni prodotte da idee assolutiste, proclamano la necessità di trasformazione in funzione di un qualche cosa.

La filosofia è sempre soggettività, più o meno ben argomentata. Spesso la filosofia è malattia psichiatrica quando il soggetto che pensa si eleva alla dignità del pensato; lui pensa Dio e, come Dio, dice che cosa vuole Dio dagli uomini.

 

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04 luglio 2025

La folle idea nazista della sinistra comunista

C'è un'idea che ha sempre condizionato la sinistra socialista e comunista in tutto l'occidente. Il termine "comunista", in occidente, non ha mai significato niente. Si trattava di un termine generico che indicava una società solidale e con minori disuguaglianze sociali.

I cristiani, convinti che l'uomo sia creato ad immagine e somiglianza di Dio, hanno combattuto l'eliminazione delle disuguaglianze sociali convinti che la disuguaglianza sociale fosse imposta da Dio e, secondo i cristiani, i democristiani d'Europa si potevano sì migliorare le condizioni di vita delle "classi subalterne", ma non eliminare le disuguaglianze volute ed imposte da Dio.

Per contro, coloro che chiamavano sé stessi comunisti o socialisti ritenevano che il modello del comunista fosse Gesù che, con la sua audacia, combatteva il potere costituito degli scribi e dei farisei e che per questo, costoro, lo hanno messo a morte.

Con questa scelta ideologica, operata da Stalin nel tentativo di coinvolgere i cristiani ortodossi nella resistenza all'invasione nazista dell'URSS, i comunisti e socialisti d'Europa non solo sono usciti dall'ambito dell'ideologia marxista, ma hanno introdotto, nel loro sistema di pensiero, il nazismo.

I vangeli cristiani hanno la caratteristica di voler rappresentare un Gesù privo di potere che si muove ed agisce in un ambiente religioso ostile. In quell'ambiente Gesù costruirebbe la sua setta e metterebbe in atto la sua predicazione. Per questa azione il potere, l'ambiente ostile, lo avrebbe crocifisso.

Indubbiamente i vangeli rappresentano una scena teatrale, ma nella scena teatrale rappresentata, il vero padrone degli uomini è Gesù. Il dittatore crudele è Gesù. Un conto è ciò che la chiesa cattolica vende alle persone e un conto sono i contenuti dei vangeli attraverso i quali i cristiani manipolano la percezione della realtà dell'infanzia.

Il dittatore è Gesù.

Chi minaccia continuamente di morte e di sofferenze eterne le persone, è Gesù.

Chi si inventa i forni crematori per i dissidenti, è Gesù (li chiama zizzania o loglio).

Chi ordina di sgozzare i suoi nemici, è Gesù.

Chi frusta le persone per cacciarle dal tempio, è Gesù.

Chi costringe le persone di partecipare al pranzo di nozze e poi prende l'ospite lo lega, lo bastona e lo getta là dove c'è terrore e stridor di denti, è Gesù.

Chi ordina di sgozzare le persone che non si mettono in ginocchio, è Gesù.

Chi afferma di essere il padrone perché non passera quella generazione senza che le stelle cadranno dal cielo e lui venga sulle nubi con grande potenza, è Gesù.

Chi afferma di essere il figlio del Dio padrone degli ebrei e padrone egli stesso degli ebrei, è Gesù.

Chi gioca presentandosi come padrone buono e padrone cattivo, è Gesù.

Chi bastona l'uomo affinché sia riconoscente al buon Samaritano, è Gesù.

Chi si comporta da pederasta e da violentatore di minori, arrestato col bambino nudo, è Gesù.

I farisei non inveiscono contro Gesù chiamando profittatore e malvagio, ma Gesù inveisce contro i farisei accusandoli senza portare fatti che convalidino le sue accuse. E' Gesù che incita al linciaggio.

E potrei continuare con lo stupro di Dio nei confronti di Maria dove si costringe Maria, la stuprata, a cantare le glorie del proprio stupratore.

Potrei continuare ancora con tutti i modelli del super uomo padrone di uomini che devono essere ridotti a schiavi, perché Dio e Gesù così vogliono. Schiavi che hanno il diritto di essere devoti ai loro padroni.

I comunisti e i socialisti hanno fatto propria questa visione di Gesù e questa visione i Gesù, padrone assoluto, che combatte le società civili per disarticolarle e costruire miseria, perché tanto lui fa i miracoli, ha finito per diventare il fondamento dell'ideologia comunista e socialista che, come Gesù, eleva i poveri a modello sociale in contrapposizione al modello marxista, abbandonato dai comunisti e dai socialisti, in cui l'uscita dalla condizione di povertà e l'aumento del benessere è la rivolta dell'uomo contro la miseria imposta da Dio.

In questo modo si è finito per identificare i comunisti con i poveri e non col processo di aumento di benessere della società. I comunisti divennero quelli che "i poveri li avrete sempre con voi e potete far loro del bene ogni volta che vorrete", anziché il principio marxista secondo cui aumentare il benessere degli strati sociali più bassi permette di aumentare il benessere dell'intera società. Aumenta la circolazione del denaro. Libera gli uomini dal bisogno.

I comunisti e i socialisti hanno costretto le persone ad identificarsi con Gesù consegnando i bambini ai cristiani, in particolare, in Italia, alla chiesa cattolica, che li ha stuprati costringendoli ad identificarsi con Gesù e trasformando l'infanzia in tanti bulli violenti e adulti sovranisti.

Come tanti figli di Dio, costoro pretendono che i più deboli si mettano in ginocchio. Si sentono padroni di uomini e di territorio e, quando leggono dell'ideologia schiavista di Paolo di Tarso, si identificano nello schiavista a cui gli schiavi debbono obbedienza.

Per loro non esiste una relazione fra benessere della società e benessere individuale e personale, loro devono essere i padroni. Così accoltellano la donna quando vuole abbandonarli; si sentono i padroni dei figli e non in dovere di aiutarli a costruire il futuro; si sentono bulli e criminali che aggrediscono e sfruttano, rapinando, una società che ritengono essere un contenitore di loro potenziali prede. Non è a caso che i capi mafiosi avevano la bibbia e i vangeli come testi di riferimento. Esattamente come poliziotti e carabinieri che ostentano il crocifisso anziché i simboli della Costituzione della Repubblica.

Nel corso della storia, subito dopo la seconda guerra mondiale, l'idea di identificare il comunismo con Gesù e i primi cristiani parve alle persone una buona idea. Un'idea con cui rivestire le loro rivendicazioni sociali per un maggior benessere.

Ma poi l'idea si è rivelata per quello che era: Gesù è la fonte del nazismo, colui che si separa dalla società e che si ritiene padrone degli uomini pretendendo che gli uomini si prostrino davanti a lui. Può essere il mafioso, lo spacciatore di droga, il carabiniere che si sente carabiniere anche in mutande, il poliziotto bastonatore, il giudice che se ne sbatte dei propri doveri, l'uomo che accoltella la donna che lo lascia, colui che abbandona i figli o consegna i figli alla chiesa cristiana. Colui che sputtana le persone sui posti di lavoro. Ecc.

Labriola aveva posto l'accento sull'educazione dell'infanzia e aveva avvertito i socialisti di questa necessità. Ma poi Labriola è morto anche se i suoi insegnamenti furono importanti per alimentare la resistenza antifascista. Solo che poi arrivarono gli stalinisti, quelli che consideravano Gesù il prototipo di comunista, e presero il controllo di quanto veniva chiamato comunismo o socialismo. In quest'ottica, la comunità degli apostoli cristiani che accumulavano il denaro degli adepti, venne considerata una comunità comunista e non un'associazione di mafiosi che praticavano l'accumulo di capitale a discapito della comunità.

Fra i comunisti passò l'idea che l'uomo fosse creato da Dio in contrapposizione all'idea del "materialismo storico e dialettico" che aveva generato la realtà nella quale viviamo.

E' l'idea sovranista: io sono sovrano. Non ha importanza di cosa, magari della miseria, ma un individuo educato ad identificarsi con Gesù deve sentirsi padrone di qualcuno o qualche cosa che, per una ragione o l'altra, deve obbedire. Magari è l'operaio vessato sul posto di lavoro che torna a casa e violenta la donna per dimostrare di avere potere su qualche cosa.

Così, un po' alla volta i partiti comunisti e socialisti occidentali si sono sciolti, persi nel putridume sovranista in cui la maggior parte dei sovranisti può rivendicare una passata militanza nel Partito Comunista.

Non capire che cosa sia il cristianesimo e non combatterlo è la malattia del comunismo. Una malattia che ha portato a morire una prospettiva sociale già morta in partenza per aver inserito l'assolutismo del Dio cristiano e di Gesù a fondamento delle proprie rivendicazioni sociali. Alla fine del processo, le rivendicazioni sociali erano fatte da coloro che, identificandosi con Gesù, pretendevano che tutti si mettessero in ginocchio davanti a loro: "tutti avrebbero dovuto essere uguali in ginocchio davanti ad ogni novello Gesù".

Si è iniziato a rivendicare migliori condizioni di lavoro e si è finito per rivendicare il diritto di fruire dei servizi sociali senza pagare le tasse. Si è iniziato a rivendicare forme di salute pubblica e si è finito con i sovranisti che fanno guerra ai vaccini affinché le persone muoiano e non rompino le scatole.

Non avete voluto accusare il Dio dei cristiani e il Gesù per i delitti commessi? Ora, quei delitti sono diventati il diritto di commetterli di ogni individuo che si identifica col Dio degli ebrei e dei cristiani.

Nelle persone rimane ancora il "mito" del comunismo come un'idea di uguaglianza, ma rimane ancora l'idea del comunismo come una condizione di poveri e non come un cammino per costruire il benessere.

In sintesi, comunismo dei partiti politici o "catto-comunismo" altro non era che un altro nome con cui definire i principi nazisti che si identificavano e si identificano con Gesù.

 

04 luglio 2025

Riflessione sui Sabba medioevali delle Streghe

Noi non abbiamo nessuna prova accertata oggettivamente che siano avvenuti Sabba di Streghe come dichiarati dagli inquisitori cristiani nel medioevo.

Gli inquisitori cristiani conoscevano, certamente, un po' di letteratura classica. E' facile immaginare che siano stati affascinati dai riti dionisiaci e dai riti orfici ai quali partecipavano le donne fra estasi e liberazione dagli impegni sociali e familiari nei testi classici della letteratura.

Immaginavano che questi riti si siano protratti nei secoli e trasformati in riti demoniaci di ribellione alla morale imposta dal loro Dio.

Per comprendere la diffusione dei riti dionisiaci è sufficiente quanto scrive Plutarco (penso in Alessandro nelle vite parallele) riportato da Kern:

206. - Plutarch. Alexand. 2 Su Olimpiade, madre di Alessandro: Esiste però un'altra tradizione riguardo a tali fatti, ossia che tutte le donne di questa regione, dedicandosi ai riti orfici ed al culto orgiastico di Dioniso da data immemorabile, con il nome di Clodoni e di Mimalloni, imitino sotto molti aspetti le pratiche delle Edoni e delle donne tracie del monte Emo, da cui pare derivi anche l'espressione threskeuein (essere fanatici), ad indicare riti violenti e stravaganti; Olimpiade, che ricercava più delle altre l'estasi e si lasciava trascinare in deliri in modo più barbaro, portava ai tiasi dei grandi serpenti addomesticati che spesso, sbucando dall'edera e dai canestri mistici, atterrivano gli uomini, attorcigliandosi ai tirsi ed alle corone delle donne.
Sulle Clodoni e le Mimalloni Baege De Macedon. Sacris. Diss. HaI.

Kern Gli Orfici testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2012, p. 151/153

Più leggo dei riti dionisiaci e dei riti orfici e più mi sto convincendo che non sono mai esistiti Sabba di streghe medioevali se non nella testa degli inquisitori cristiani che torturavano le donne per farsi raccontare dei Sabba.

Nella testa degli inquisitori cristiani c'erano le pratiche orfiche e dionisiache che prendevano forma nel loro delirio demoniaco.

Attraverso la tortura costringevano le donne a confessare pratiche orgiastiche col demonio che abitavano solo nelle fantasie malate degli inquisitori cristiani.

I riti orfici e i riti dionisiaci rappresentavano anche la ribellione della donna dalla coercizione domestica. E' facile immaginare una massiccia partecipazione religiosa delle donne pur di allontanarsi dalla casa e dalla società.

Si comprende, da questo punto di vista, l'odio di Platone per l'orfismo e il dionisismo. La ribellione delle donne alla dittatura maschile andava contro alla gerarchia di dominio imposta dalla Repubblica di Platone.

 

 

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03 luglio 2025

Breve riflessione sulla storia dell'esoterismo e l'occultismo contemporaneo

L'occultismo moderno nasce come reazione alle idee sociali della Rivoluzione Francese e alle modificazioni introdotte dal bonapartismo.

Si narra di società segrete che portarono alla rivoluzione francese, ma quelle erano società il cui scopo era quello di "fare la rivoluzione" non avevano scopi occulti anche se, per fare la rivoluzione, elaboravano una filosofia e un pensiero coerente.

La stessa Massoneria, anche se la sua ideologia si fonda sul Neoplatonismo, è nata per fini sociali in antitesi all'assolutismo cristiano. La massoneria ha fornito apporto ideologico alla rivoluzione americana (subito dopo la rivoluzione americana i cristiani li hanno macellati facendoli quasi sparire).

Se oggi i principi di "fraternità, uguaglianza e libertà" vengono trattati con una certa sufficienza, allora, alla fine del ‘700 e l'inizio dell''800 quelle parole spezzavano una struttura psico-emotiva delle persone che, educate alla sottomissione al dio padrone, a "Gesù re", lasciava le persone vuote e incapaci di vivere quando la fratellanza era fra tutti gli uomini in contrapposizione al dio che essi pensavano come padrone e al quale si ritenevano di dovergli deferenza e sottomissione; uguaglianza era quella di ogni singolo uomo con dio che cessava di essere un padrone per assumersi dei doveri che gli uomini dovevano rivendicare; libertà dalla morale imposta dal dio-padrone e dal Comando Sociale, lo Stato, che fino ad allora si era identificato nel dio-padrone. La rivoluzione francese e Napoleone avevano scosso la loro struttura emotiva, le loro certezze, la sicurezza di vivere senza rimorsi e senza sensi di colpa. Era necessario trovare nuove certezze in una dimensione occulta là dove il dio padrone parlava ad ognuno di loro e ognuno di loro poteva, mediante le arti, evocare il potere del dio padrone al loro fianco.

Con la nascita del Codice Civile, introdotto da Napoleone, per la prima volta nella storia, dall'avvento del cristianesimo, il motto cristiano "dare a dio quel che è di dio e dare a Cesare quel che è di Cesare", diventava "questo è di Cesare e questo è mio". La rivoluzione francese aveva fatto nascere il "io sono" in contrapposizione alla partecipazione del gregge che annulla la personalità e, le persone annullate del gregge, sono alla ricerca ossessiva del padrone a cui la rivoluzione francese ha tagliato la testa nella persona del re.

Oggi i principi della rivoluzione francese appaiono normali e scontati (non potremmo fare a meno di libertà, uguaglianza, solidarietà sociale o la napoleonica proprietà), all'inizio dell'800 fu una rivoluzione che sconvolse la struttura psichica delle persone che furono indotte a cercare spiegazioni psico-ideologiche che fornissero delle chiavi di lettura della nuova situazione che stavano vivendo.

Le persone cercavano di armonizzare il condizionamento educazionale ricevuto con forme ideologiche culturali nelle quali proiettavano il loro desiderio. Desiderare, la fine del presente. Apocalisse come desiderio di superare un presente con la speranza di un "Gesù che arriva con grande potenza sulle nubi mentre le stelle cadono sulla terra" e loro, i disperati, si immaginano fra gli eletti.

Mentre le società si stavano aprendo ad un possibile futuro, esoteristi e occultisti si rinchiudevano in sfere psico emotive private nelle quali si immaginavano di disporre di grande conoscenza, grande potere e grande saggezza. Alla fin fine, si è dimostrata di essere solo miseria come difesa di una psiche incapace di affrontare il nuovo nella società.

Molti di loro furono persone estremamente erudite, ma anziché versare la loro erudizione nel mare della vita della società, si rinchiusero in un monastero-manicomio dal quale complottavano contro la società civile. Lo scontro fra occultismo e Stregoneria è uno scontro centrale nella storia del pensiero umano.

L'800 è il tempo del secondo colonialismo inglese che inizia nel 1753 con l'infiltrazione dell'Inghilterra in India (vedremo come l'India sia fondamentale nella nascita dell'occultismo, la Blavatsky userà massicciamente l'India).

Nel 1800 tale Fabre d'Olivet, che si era innamorato di una ragazza di 24 anni morta nel 1802, ebbe una serie di sogni vividi nei confronti di costei. Sogni che si sostanziarono in allucinazioni in stato di veglia. Queste "apparizioni" convinsero Fabre d'Olivet della vita oltre la morte. D'Olivet ebbe varie esperienze allucinatorie tanto da trasformate l'amata, sognata e desiderata, in una sorta di ninfa ispiratrice: la nuova Egeria. Fabre d'Olivet mise in atto strategie di psicoterapia nei confronti di ragazze sordomute (traumatizzate fin dalla nascita) ottenendo dei buoni risultati che lo portarono a formulare una teoria sulla "psicurgia" ed aveva elaborato un complesso psico-concettuale relativo ad un ideale "regno dell'uomo" che chiamò "ominale". Fu indubbiamente un precursore della moderna psicologia e della psicoterapia, ma fu osteggiato per i successi, denigrato, abbandonato dalla moglie e dai figli.

Nel 1824 fondò il culto "Teodoxico universale" che celebrava equinozi e solstizi, con abiti, cerimoniale, inni e riti e un alfabeto segreto. Nell'ottobre del 1824 affermò che quello spirito si stava reincarnado. D'Olivet morì per un attacco apoplettico mentre celebrava un rito nel 1825.

D'Olivet fu uno degli iniziatori dell'occultismo cristiano come reazione alla rivoluzione francese prima e al bonapartismo poi.

Un'altro filone che dette vita all'occultismo moderno, fu Mesmer che nel 1778 costituì una società di ipnotizzatori e nel 1790 strinse rapporti col principe tedesco Carlo d'Assia che lo invitò ad Ambugo. Carlo d'Assia possedeva un ritratto del cristo che, a suo dire, si illuminava quando gli chiedeva consiglio. Nel 1791 questo ritratto gli dette ordine di scrivere e da quel momento scrisse molti messaggi di interpretazione dell'Apocalisse di Giovanni (la fine del mondo, tanto per intenderci) e sul calendario egiziano (la stele di roseta non era ancora stata decifrata). In sostanza elaborò quella che in occultismo viene chiamata la "scrittura automatica". Nel 1852 in America esplode lo spiritismo, sempre come risposta alle idee sociali illuministe e positiviste. In Francia i teorici dello spiritismo furono Jules-Eudes de Mirville che pubblicò un'opera in sei volumi (1863-1864) e il barone Guldenstubbé autore di "Pneumatologie" che fondò un circolo spiritico di successo.

Con costoro, che apparivano troppo innovatori fra spiriti che parlavano (come se le streghe non avessero fatto i pentolini senza pensare di parlare a "fratelli superiori", angeli o dio padrone) o la ritualità (come se gli stregoni non fossero in grado di creare armonia fra la propria struttura psico-emotiva e le strutture psico-emotive dei soggetti del mondo), polemizzarono gli occultisti più legati ai testi cristiani come Eliphas Levi che scrisse "La science des esprits" nel 1853.

Come reazione assolutista cristiana alla rivoluzione francese e alle sommosse del 1848 si vengono a formare nuovi tentativi di formulazione teorica di dominio sociale cristiano che alcuni Stati assunsero istituzionalmente e che venivano giustificate con un "cristianesimo esoterico" che avrebbe condotto ad una fantasiosa ricerca di "verità" che viene ignorata dai vangeli ufficiali e dalla bibbia. Le cose non stanno come racconta la bibbia e i vangeli. Troppo misero è il Gesù dei vangeli. Per gli esoteristi e gli occultisti, ci deve essere dell'altro. Qualche cosa di segreto e misterioso che può essere rivelato solo agli iniziati.

D'Olivet parla di Adamo universale e si ricollega a forme gnostiche. L'epoca in cui tratta le forme gnostiche è l'epoca in cui lo gnosticismo che si conosce è quello interpretato dal cristianesimo. Sarà necessario attendere il 1945 perché i testi gnostici, trovati a Nag Hammadi, ci dicano qualche cosa che non passi attraverso il filtro dei cristiani. Nessun occultista oserebbe mai pensare che il dio dei cristiani, il creatore, il demiurgo, bestemmia. Per questa bestemmia viene condannato, ad opera di Sophia, ad essere uguale all'uomo. Questo concetto, che troviamo nei vangeli scoperti a Nag Hammadi, è ben presente nella bibbia ebrea e cristiana, solo che per "individuarlo" psicologicamente è necessario mettersi dalla parte degli Esseri Umani. Invece, gli occultisti e gli esoteristi, sono come i "santi" cattolici, si mettono dalla parte del padrone. Essi si ritengono gli eletti, gli illuminati, gli amici dei "fratelli superiori", degli spiriti o dei morti che parlano loro. Gli esoteristi e gli occultisti hanno dato le dimissioni dalla società degli uomini a differenza di Streghe e Stregoni che vivono fra gli uomini, con gli uomini e si fanno carico, a vario livello, dei problemi della società in cui vivono.

Oggi sappiamo che Gesù, Mosé e Buddha, non sono mai esistiti. Esistono le teorie di distruzione dell'uomo che vengono chiamate con quei nomi, ma questi personaggi sono un'invenzione fantasiosa. Oggi, nel 2010 lo sappiamo, nel periodo della fine del 1800 che prendo in esame, gli uomini non osavano tanto. Lo stesso Freud pensava che Mosé fosse un individuo storico che aveva mutuato il monoteismo da Akenaton (e per l'epoca era un delle visioni più avanzate date le informazioni e l'educazione). Mentre Streghe e Stregoni agivano considerando questi "profeti" dei distruttori dell'uomo, esoteristi ed occultisti ne esaltavano la persona, la magnificenza, la regalità.

Eliphas Levi esalta la cabala con cui, afferma di evocare lo spirito di Apollonio di Tiana. Spiritisti ed occultisti piegano la loro attività esaltando il dio cristiano, la sottomissione, anche quando al dio cristiano si riferiscono come all'Uno neoplatonico. In fondo, Ficino aveva tradotto alcuni secoli prima Ermete Trimegisto e agli occhi di occultisti ed esoterici, costui appare un grande iniziatore di magie. Ermete in persona ha insegnato loro le "verità" rivelate. Poi, trovi Ermete che dice: "Io ho rivelato qualche cosa a loro? Io, padre dei ladri, regalo qualche cosa? Che imparino a rubarsela la conoscenza se la vogliono!".

L'occultismo e l'esoterismo mettono in atto una vera e propria rivolta contro le idee della rivoluzione francese elevate a morale dell'uomo. Una vera e propria controrivoluzione dello spirito.

L'elemento centrale dell'ideologia esoterica occulta è la sottomissione a "potenze altre". Ciò che non è in Stregoneria in cui la sottomissione, anche al volere degli Dèi, è atto di abominio.

La Stregoneria non si definisce per delle "verità". La Stregoneria non è portatrice di verità. La Stregoneria è portatrice di libertà e la libertà non si può definire come oggetto, ma si possono definire gli strumenti che servono all'individuo per costruirla nel mondo in cui vive. Per dirla alla Ermete: "Posso parlare del piede di porco con cui forzare la cassaforte della conoscenza, ma non posso parlare della conoscenza contenuta nella cassaforte che tu, se la vuoi, devi aprire!". L'occultismo e l'esoterismo è accettazione passiva di una verità rivelata come nel cristianesimo. Non importa se questa verità è rivelata da Platone, Plotino, Ermete trimegisto, Giamblico, Gesù, Mosé, lo spirito che appare, la scrittura automatica e qualt'altro. Alla base dell'occultismo e dell'esoterismo c'è la mancanza di verifica della verità manifestata. La verità uccide il cammino della persona. In Stregoneria, la realtà del vissuto quotidiano è il metro di misura della "verità raggiunta" dal soggetto, cioè la sua libertà. Il percorso di libertà in Stregoneria è dato da verità dopo verità. Dove ad ogni verità soggettiva raggiunta esiste una verità a cui tendere in un infinito movimento di trasformazione soggettiva. Cosa che non è né nell'occultismo né nell'esoterismo che hanno a loro fondazione il Neoplatonismo, la bibbia ebraica, i vangeli ufficiali, elementi gnostici e apocalittici che riproducono, di fatto, l'ideologia del possesso propria del cristianesimo e del cattolicesimo. In epoca più recente, all'occultismo e all'esoterismo sono state associate le forme ideologiche dell'induismo (come razza ariana o la tripartizione platonica) e del buddhismo. Tutte forme ideologiche finalizzate a sottomettere l'uomo. Forme ideologiche che vengono accolte volentieri dagli occultisti e dagli esoteristi perché sono assonanti alla sottomissione che essi anelano per sé stessi.

 

03 luglio 2025

La stupidità di Agostino d'Ippona

E' necessario comprendere come, a diferenza della propaganda che ne fa la chiesa cattolica, Agostino d'Ippona era una persona infantile e, come tale, superficiale.

A differenza di quanto riporto di Deschner, al di là delle imprecisioni, Agostino d'Ippona scriveva ingiurie nei confronti degli Dèi delle antiche religioni mentre, trattava con dolcezza la ferocia del suo Dio che chiamava "buono".

Di Agostino d'Ippona scrive Karlheinz Deschner in Storia criminale del cristianesimo:

Nonostante Palanque abbia detto di lui: "Con un colpo d'ala supera la superficialità delle obiezioni che gli venivano mosse ... ", Agostino fu, in realtà, un mostro di superficialità; non di rado egli ricorse alle astuzie della retorica che ben conosceva grazie al suo passato di retore per dissimulare la banalità delle proprie asserzioni. Per non parlare poi delle contraddizioni in cui cadde, particolarmente evidenti nel De civitate Dei, il magnus opus redatto tra il 413 -e il 426, dove non mancano falsificazioni e dove i fondamentali concetti di "Impero romano", "città del diavolo", "città di Dio", "Chiesa", vengono a volte messi sullo stesso piano, a volte rigorosamente separati. Così ancora la conversione d'Israele viene collocata alcune volte nell'età apostolica, altre volte dopo il tramonto del paganesimo, altre volte ancora si parla dell'eterna dannazione degli Ebrei. Come giovane cristiano egli crede, dal momento che non accadono più miracoli che "nessun morto risorgerà più"; come vecchio cristiano afferma il contrario. Già nel 412 aveva espresso l'intenzione di voler "raccogliere e illustrare tutto ciò che nelle mie opere non mi piace". Pertanto, poiché erano molte le cose che non andavano, tre anni prima di morire, senza riuscire a portarle a termine, mise mano alla redazione delle Retractationes, in cui arrivò a proporre 220 rettifiche.

Karlheinz Deschner, Storia criminale del cristianesimo - vol 1, Editore Ariele, 2000, Pag. 404

Essendo un autore così infantile e squallido, nella pretesa che tutti si devono inginocchiare davanti al suo Dio, è facile dimostrare le incongruenze teologiche dei suoi scritti, le sue contraddizioni e il suo dio per gli uomini.

Un odio inevitabile dal momento che ama l'assassino del suo Dio e, per giustificare i delitti del suo Dio, accusa gli uomini di essere malvagi evitando di dire in che cosa consiste questa malvagità salvo accusare le condizioni dell'esistenza umana che Agostino accusa di "oscenità".

 

 

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02 luglio 2025

Riflessione sui filosofi e la filosofia

Quando noi guardiamo ai filosofi che vengono presentati dalla cultura, la prima cosa che dobbiamo considerare sono gli interessi sociali di quel filosofo.

Come si colloca quel filosofo nella società in cui vive? Come si guadagna da mangiare? Con chi collabora per sviluppare il suo pensiero?

Dopo di che, dobbiamo chiederci: io come colloco la mia vita nelle idee di quel filosofo. Idee che non sono le frasi estratte dall'insieme che, magari, suonano bene nella mia testa perché io attribuisco loro il mio significato.

Le idee di un filosofo sono l'insieme della sua filosofia che elabora, non la singola frase.

Le idee di un filosofo non sono racchiuse in un singolo libro, ma in tutta la sua vita.

Se un filosofo scrive un singolo libro, per quanto bello e utile sia, parla di pochi aspetti della realtà vissuta; oltre gli aspetti trattati c'è un immenso numero di aspetti che, non trattati dal filosofo, significa che il filosofo li accetta in quanto non li ritiene degni di contestazione, confutazione, precisazione o compartecipazione.

Un filosofo è tale solo se la sua analisi della realtà è una costante e, mentre pratica l'analisi della realtà, modifica o precisa continuamente il proprio punto di vista.

Un filosofo scrive e comunica, ma per farlo deve vivere le contraddizioni, abitarle, farsi coinvolgere emotivamente.

Altrimenti non è un filosofo, ma un ciarlatano. Magari ha una buona preparazione culturale, con titoli e laure conquistate con anni di studio, ma non fa altro che riprodurre una cultura già data senza apportare l'esperienza del proprio vissuto. Del proprio abitare il mondo.

Quali sono gli interessi sociali di quel filosofo?

Il filosofo accademico, cosa può dire e cosa non può dire per assicurarsi lo stipendio di accademico?

Una società tollera idee avverse al potere che la domina solo fintanto che tali idee non sono incisive nella sua possibilità di controllo o di dominio. Una società che basa sé stessa sull'uguaglianza non può fare guerra a sé stessa tollerando discriminazione o linciaggi mascherati da idee; come non può tollerare l'illazione.

Possono essere anche i miei interessi sociali? Può essere in contrasto con i miei interessi sociali?

Quando la filosofia giustifica il Diluvio Universale con la bontà di Dio; io cosa sono? Dio che manda il Diluvio Universale, e che stermina la popolazione di Gaza per il piacere di sterminarla, o sono quello che muore di fame a Gaza per la bontà di Dio sotto le onde del diluvio?

Alla fin fine, per affrontare la filosofia di chi afferma di essere un filosofo, vale la domanda che il Brucaliffo rivolge ad Alice nel paese delle Meraviglie (frase adattata all'italiano dalla un po' diversa versione inglese, ma che in italiano rende perfetto il senso): "Cosa esser tu?".

Da ciò che sei guardi il mondo e nel mondo vedi solo ciò che sei e ciò che tu vuoi essere. Il resto, per te, non esiste!

 

02 luglio 2025

Esopo e i galli nella società

L'insegnamento di Esopo nella favola "I galli e la pernice" è un insegnamento molto camuffato e che Esopo cerca di lasciare in sospeso perché conosce il pericolo nell'essere chiaro permettendo che comprenda chi Esopo non vuole che comprenda.

Due galli nel medesimo pollaio si picchiano a vicenda. Si alleano soltanto se arriva il "terzo incomodo", ma quando si rendono conto che il terzo incomodo non ha interessi né da dare, né da ricevere e rimane in una posizione neutra, i galli riprendono a picchiarsi a vicenda.

La difesa del terzo incomodo è quella di sottrarsi allo scontro e lasciare che i galli si scannino a vicenda.

Scrive Esopo:

Un tale che allevava dei galli, avendo veduto in vendita una pernice domestica, la comperò e la portò a casa per tenerla insieme con quelli. Ma i galli si misero a picchiarla e a correrle dietro; e la pernice si rodeva il cuore, convinta che la disprezzassero perché era d'un'altra razza. Quando però, dopo qualche tempo, s'avvide che i galli si azzuffavano tra di loro e non la smettevano prima d'essersi vicendevolmente coperti di sangue, disse tra sé: "Ma se anche mi picchiano, non me la piglio più, ora, perché vedo che non si risparmiano nemmeno tra di loro".

Esopo: I galli e la pernice, Editore BUR, 1982, 21, pag. 59

Lascia che i padroni si azzuffino fra di loro, dice Esopo agli schiavi. Tu sottraiti, non ti schierare, non parteggiare. Non hai la forza per azzuffarti con chi è più forte, sottraiti.

Questo vale soprattutto per la vita sociale. Quando gli uomini si dividono in fazioni e si fanno guerra a vicenda, chiedono a tutti gli altri uomini di schierarsi dalla loro parte e di affrontare, anche loro, lo scontro.

Sottraiti. Guarda dall'esterno e non farti coinvolgere.

Sei schiavo di un padrone che ti comanda di lavorare, perché vuoi combattere per lui contro un altro padrone? Se sei obbligato fai il minimo e appena puoi, lascia che si scannino fra di loro.

Non c'è onore fra padroni che si picchiano e che riducono uomini in schiavitù, perché proprio tu dovresti pensare di avere onore nei loro confronti? Abbi onore per te stesso e lascia che i cani si sbranino a vicenda.

 

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01 luglio 2025

La lunga guerra al Daimon per annientare la volontà dell'uomo
Viaggio riflessivo nella storia segreta del potere della shiavitù

La nota del curatore della Città di Dio contro i Pagani, di Agostino d'Ippona, a mio avviso chiarisce molto l'ambiguità imposta dal terrore cristiano nell'interpretazione della parola Demone come derivata da Daimon,

Scrive il curatore:

Il demone, a partire dalle religioni più antiche, propriamente è una personificazione dell'imprevedibile, dell'oscuro, dell'irrazionale, mentre il dio è in un certo senso una individualità, una formazione specifica del numinoso. A partire dagli Erga di Esiodo, dove il demone è per lo più un eroe protettore degli uomini, venendo meno l'ambiguità della nozione originaria, si giunge all'idea, tipicamente platonica, del demone come (cfr. Platone, Convito, 203c), cioè di "divine potestà intermedie", e riceve ulteriore sistemazione in Apuleio, Posidonio e infine nel neoplatonismo;

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

La citazione del Convito (Simposio) riguarda la trasformazione che fa Platone di "Desiderio Bello", Eros, che segue Afrodite. Non è Eros che sorge dall'uovo primordiale, ma è Eros come manifestazione del desiderio sessuale dell'uomo, che accompagna Afrodite, e che Platone vuole trasformare in un Demone per privare l'uomo del potere che alimenta le sue trasformazioni nell'oggettività.

Cos'era il Daimon e che cos'era il Genio e la Juno, si sapeva perfettamente e il curatore della Città di Dio contro i Pagani, mente, per volontà di mentire, chiamando "confuso" ciò che è perfettamente chiaro perché appartenente ad un sistema di pensiero dissonante rispetto al creazionismo cristiano.

Scrive Agostino d'Ippona;

IX,11. [Le anime degli uomini dopo la morte.]

Secondo Apuleio, anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo, dei loro meriti. Ad un'attenta considerazione non si può non vedere quale voragine apra alla corruzione morale una tale opinione. Certamente gli uomini, pur essendo malvagi, pensando di trasformarsi in larve o in dèi mani, divengono tanto peggiori quanto più grande è la smania di nuocere, al punto da pensare che dopo la morte debbano essere invitati a nuocere anche con certi sacrifici, quasi fossero onori divini. Sempre Apuleio dice che le larve sono uomini divenuti demoni funesti.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 440

Al di là dell'idea che Agostino d'Ippona si fa, di quanto scritto da Apuleio, va presa in considerazione l'affermazione secondo cui:

"anche le anime degli uomini sono demoni e divengono lari se hanno avuto dei meriti, lemuri o larve se sono state cattive; si chiamano invece dèi mani se è incerto il valore, buono o cattivo,"

Il demone, secondo quanto Agostino d'Ippona comprende, è un divenuto dell'uomo. Un divenuto di quella che Agostino d'Ippona chiama anima che a questo punto verrebbe svincolata dal legame del destino imposto dal suo Dio per diventare ciò che l'uomo, mediante le sue azioni, ha voluto che debba essere. Secondo Agostino d'Ippona diverrebbero "Demoni Lari" se le scelte nella loro vita erano "meritevoli", "Demoni Lemuri" o "Larve" se le scelte di questi uomini e donne sono state, secondo un qualche criterio, "cattive"; infine si chiamerebbero "Dèi Mani" se è incerto il valore di buono o cattivo e non si sa rispetto a che cosa.

Va da sé che, di ciò che scrive Apuleio, nella comprensione di Agostino d'Ippona rimangono due fattori ideologici estranei al cristianesimo. Uno è il diventare, si diventa in base alle proprie azioni; due, la volontà di scegliere che determina il proprio diventare. Nel cristianesimo l'uomo può scegliere solo di peccare o di non peccare, sporca la sua anima, la creazione di Dio, ma non modifica ciò che Dio ha creato per lui. Il libero arbitro, nel cristianesimo, non consiste nella scelta che determina ciò che si diventa, ma nella scelta di obbedire o disobbedire a Dio.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

[Le anime come demoni}

XV. Infatti, in un certo senso anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone": "Gli dèi questo amore ispirano agli uomini, ‘Eurialo, o dio per ciascuno diventa la folle passione?'". Quindi anche un buon desiderio dell'anima è un dio buono.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841

Si tratta di un passaggio molto ambiguo. Innanzi tutto dice "anche l'anima umana, seppure ubicata nel corpo, è chiamata "demone":".

O nell'uomo c'è l'anima, come nell'idea platonica o neoplatonica (e cristiana), o quella che Platone, i platonici e i neoplatonici chiamano "anima" altro non è che il daimon che l'uomo è. Solo in quest'ultima definizione, di ciò che l'uomo è, l'uomo può diventare per essere ciò che ancora non è.

E il ciò che l'uomo non è, ma che diventa nell'idea delle Antiche Religioni, ce lo ricorda Agostino d'Ippona quando ricorda scrivendo:

Secondo l'opinione di alcuni, vi sono dei buoni e dei cattivi; quanti invece hanno avuto un concetto più alto degli dei, li hanno onorati tanto da non avere il coraggio di credere che esista alcun dio cattivo. Ma quelli che hanno parlato di dei buoni e di dei cattivi hanno dato il nome di dei anche ai demoni sebbene, sia pure più raramente, sia accaduto anche il contrario, come Giove, considerato il re e il principe di tutti, stando a quel che dicono, fu chiamato demone persino da Omero.

Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, 2015, Libro IX, pag. 427

L'Essere Divino di ogni Essere, qualunque sia la natura formale in cui noi lo collochiamo, è un daimon e il daimon dell'uomo comunica col daimon degli Dèi perché entrambi, sul piano emotivo, hanno la medesima struttura che, come dice Esiodo:

Se lo desideri, ti narrerò bene e con arte un altro racconto; intanto tu convinciti che origine comune avevano gli uomini e gli Dei.

Esiodo, Le opere e i giorni, Editore BUR, 1958, pag. 16

Apuleio, come platonico e nemico delle Antiche Religioni descritte dai poeti nelle loro rappresentazioni, non può ammettere l'origine comune di uomini (Esseri della Natura nelle sue infinite specificità) e Dèi con una comune sostanza e con un comune processo di trasformazione e divenire sia pur in condizioni e qualità d'esistenza diverse.

Scrive Apuleio in Il Dio di Socrate:

Ne consegue che, secondo alcuni, come ho detto in precedenza, le persone felici si dicono "eudaimones", perché il loro demone è buono, cioè perché la loro anima è perfettamente virtuosa. Nella nostra lingua, per usare una traduzione non so quanto corretta, ma di cui mi assumo la piena responsabilità, lo si potrebbe chiamare "Genio", perché questo dio, che è l'anima di ciascuno, sebbene sia immortale, è in qualche modo generato insieme all'uomo; in tal senso, le preghiere indirizzate al Genio ricorrendo alle ginocchia, mi sembra che attestino la connessione e l'intreccio della nostra natura, che comprende con due nomi il corpo e l'anima, l'unione e l'accoppiamento dei quali costituisce il nostro essere. In un secondo senso, una specie di demoni è anche l'anima umana che, avendo terminato il proprio servizio nella vita terrena, si ritira dal suo corpo: è quest'anima che - da quanto constato - nell'antica lingua latina viene spesso chiamata "Lemure" (Lemuri). Tra questi Lemuri, dunque, quello che ha ricevuto in sorte il compito di prendersi cura dei suoi discendenti e che governa la casa con potenza (numeri) placida e tranquilla, è chiamato Lar familiaris, qualcun'altro, invece, a causa dei suoi misfatti nella vita terrena, è privato di una propria sede ed è condannato a vagare senza meta, come in una sorta di esilio: vano spauracchio per gli uomini buoni, ulteriore flagello per i malvagi, questo genere di demoni ha solitamente il nome di "Larve" (Larvae; "Spettri"). Nel caso in cui sia incerto quale sorte è toccata loro, se cioè si tratti di un "Lar" o di una "Larva", lo si nomina "dio Mani": il termine "dio", s'intende, è aggiunto a titolo onorifico. Il nome di "dio", infatti, è riservato ai demoni di questa specie che, dopo aver condotto con giustizia e saggezza il carro della loro vita terrena, sono stati poi considerati dagli uomini come divinità (numina), e onorati in santuari e in cerimonie pubbliche: ad esempio, Amfiarao in Beozia, Mopso in Africa, Osiride in Egitto, altri ancora a seconda dei diversi paesi, ed Esculapio dovunque.

Apuleio, Il Dio di Socrate, in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 841/843

Apuleio ha difficoltà nell'assimilare il concetto platonico di demone al concetto di daimon pre platonico salvando, al contempo, il concetto di "anima immortale".

I Mani sono gli Esseri della Natura che, al momento della morte del loro corpo fisico, partoriscono il loro corpo luminoso. I Lemuri sono Esseri di Energia vitale nati nella Natura senza essere passati per dei corpi fisici, come noi li pensiamo (vedi Il Libro dell'Anticristo che scrissi quarant'anni fa).

Alla morte del corpo fisico, un Essere della Natura (come noi lo pensiamo) partorisce il daimon che ha costruito, scelta dopo scelta, in tutta la sua vita. Il daimon non è altro che l'energia vitale o energia emotiva che il soggetto ha plasmato coinvolgendola nelle proprie azioni. Il daimon continua le proprie trasformazioni partendo dalla forza, dal potere, che ha acquisito, attraverso le azioni, in cui ha coinvolto le sue emozioni nella vita quotidiana del corpo fisico.

I Lemuri nascono come forme di sola Energia Vitale nella Natura. Compressione di energia vitale normalmente prodotta da terremoti, maremoti, tempeste o quant'altro in cui è coinvolta l'energia vitale della Terra e del cielo. Nascono infinitamente piccoli, si cibano di energia emotiva, si avvicinano ad Esseri della Natura, corpi fisici, cibandosi dell'Energia Vitale che viene scartata dai corpi fisici nella loro attività quotidiana. Hanno un loro percorso di conoscenza e di trasformazione. Nascono anche dall'attività degli Esseri della Natura quando questi producono particolari condizioni. Per ora basta dire questo.

Apuleio si propone di portare il concetto di Daimon nella tradizione religiosa di Roma e coglie l'assonanza fra il concetto di Daimon preplatonico col concetto latino di Genio (e di Juno) anche se vuole ignorare, almeno qui, che non esiste solo il "genio" come parte divina del singolo individuo, ma esiste il "Genio" della città e i Genio Loci, cioè l'aspetto divino del luogo abitato, formato anche dal Genio di ogni soggetto che abita il luogo.

La natura, degli Esseri della Natura, comprende un corpo fisico e una struttura emotiva inscindibile dal corpo fisico perché, se così non fosse, non sarebbe un corpo della Natura, ma un cadavere.

L'anima non è un oggetto proprio del corpo, ma è un oggetto con cui l'Artefice, Dio, anima il corpo. L'anima è un oggetto che non appartiene al corpo, non cresce e si modifica col corpo, è uno strumento con cui l'artefice (e chi per esso) gestisce il corpo, il mio corpo, le cui azioni devono sottostare alla morale con cui si definisce l'anima strumento di Dio.

Il daimon è il corpo che abita la Natura, la società, con tutte le sue emozioni e, nell'abitare la Natura e la società, plasma le propri emozioni nelle condizioni e nelle contraddizioni in cui forma la propria esperienza. Come il corpo si modifica e si adatta, così la struttura emotiva, il daimon, si modifica e si adatta, si plasma e si compatta, nella direzione di sviluppo voluta dall'individuo, costruendo la ricchezza con cui il proprio essere affronta la morte del corpo fisico.

Come platonico, Apuleio vede l'uomo come origine, scopo e funzione di tutta la vita e quanto esiste, come quelle che lui chiama "larve", "lemuri", "mani" devono essere "anima di uomini" come se la maggior parte dei Mani, da cui siamo circondati, non fossero stati animali o piante che hanno vissuto la loro vita con passione. D'altro canto, è Platone e i platonici che hanno dichiarato la donna "squallido essere inferiore" perché reincarnazione di uomini malvagi e, in quanto tali, vanno puniti e sottomessi per tutta l'esistenza.

Il termine "Dèi Mani" è teologicamente corretto e non è una questione di "onorare", ma è una questione di comprendere come anche gli uomini hanno la possibilità di percorrere il loro cammino diventando Dèi plasmando la propria energia emotiva nell'alimentare il daimon che siamo.

Un personaggio particolare è Celso. Di Celso ci rimane quanto citato da Origene. Celso critica le idee cristiane, ma, secondo gli studiosi, Origene non criticherebbe un solo Celso, ma due Celso. Un primo Celso Epicureo e un secondo Celso platonico.

In particolare, la teoria dei demoni come mediatori fra gli uomini e gli Dèi, espressa da Celso contro i cristiani, è sicuramente platonica.

Io commento le idee di Agostino d'Ippona (354-430); che commenta le idee di Apuleio (125 circa-post 170); che tratta della questione dei demoni. La questione fece polemica fra "medioplatonici o epicurei" come Celso, che visse, non si sa quando, ma si presume attorno all'epoca di Marco Aurelio o Commodo e scrisse tra il 175 e il 180. L'ambiguità del concetto di Demone è ben presente in Apuleio. Le citazioni di Celso sono tratte da "Contro Celso" di Origene (185-254).

E' interessante la polemica fra Origene e Celso perché ci permette di andare indietro nel tempo rispetto ad Agostino d'Ippona e inquadrare la guerra contro il daimon dell'uomo al fine di trasformare l'uomo in un soggetto ubbidiente e sottomesso.

Nel primo secolo dell'era attuale anche l'idea di Platone sui demoni che si impossessano degli Esseri Umani sta diffondendosi fra le persone prive di cultura come una spiegazione per comportamenti o situazioni esistenziali che non riescono a comprendere. Gli ospedali sono ancora presenti nelle città di romane, aree dedicate ad Esculapio (Asclepio), ma non tutte le persone hanno accesso a tali aree, specialmente in oriente.

Nei confronti di queste persone agisce pesantemente il cristianesimo per distruggere il loro daimon e rubare loro le possibilità dell'esistenza.

Celso critica la logica dottrinale dei cristiani e queste osservazioni le leggiamo attraverso il cristiano Origene.

Afferma Origene parlando di Celso:

6a. Proseguendo, non so da dove Celso prenda le mosse quando afferma che "I Cristiani sembrano farsi forza dei nomi e degli incantesimi di alcuni demoni"; penso che alluda alle vicende che riguardano coloro che incantano e scacciano i demoni.
6b. Più avanti egli accusa anche il Salvatore, dicendo che "è grazie alla magia che egli è riuscito a fare quei miracoli che sembra aver compiuto, e, poiché prevedeva che anche altri, entrati in possesso delle stesse conoscenze, avrebbero fatto le stesse cose, vantandosi di operare con un potere divino, Gesù li ha banditi dalla sua comunità (politeià)". E Celso lo accusa dicendo che "se li ha banditi giustamente, anch'egli è un uomo perverso, perché è imputabile delle stesse accuse; se invece, nel fare queste cose, egli non è perverso, non lo sono nemmeno coloro che si comportano come lui".

Celso, Discorso vero, tratto da Origene, "Contro Celso", in Medioplatonici, Opere, frammenti e testimonianze, Bompiani Editore, 2015, pag. 1171

In questo momento entriamo in un ambiente ideologico in cui il daimon non è nemmeno preso in considerazione, ma a questi uomini senza cultura appare evidente che tutti i comportamenti che deviano da una qualche forma di razionalità sono il prodotto dell'intervento di una forza esterna perché "Dio non può aver creato un qualche cosa di diverso da ciò che è razionale".

Ancora nel Discorso Perfetto di Asclepio, attribuito per molto tempo ad Apuleio, si dice:

28 "Ascolta dunque, Asclepio. Una volta avvenuta la separazione dell'anima dal corpo, l'anima passerà in potere del dèmone supremo, perché la giudichi e perché esamini i suoi meriti. Se questo dèmone, dopo accurata indagine, vedrà che essa è pia e giusta, le consentirà di stabilirsi nei luoghi che le competono; se invece la vedrà insozzata da macchie di delitti e infangata di vizi, la farà precipitare dalle regioni superiori a quelle inferiori, lasciandola in balìa di tempeste e di turbinìi formati dall'aria, dal fuoco e dall'acqua che sempre lottano tra loro, affinché sia trascinata tra il cielo e la terra dai flutti del mondo materiale, sempre sballottata in diverse direzioni da pene eterne, cosicché all'anima finisce per nuocere la sua immortalità, in quanto è sottoposta a un supplizio eterno da una sentenza senza fine. Sappi dunque che dobbiamo avere paura, temere e guardarci dall'eventualità di cadere in queste punizioni. Infatti, gli increduli, dopo avere commesso le loro colpe, saranno costretti a credere, non con le parole ma direttamente con esempi, non con minacce, ma con il patimento stesso delle pene".

Tratto da: Corpus Hermeticum, Asclepio (discorso perfetto), Editore Bompiani, 2006, pag. 565/567

Scritto nel II secolo d.c. e attribuito per molto tempo ad Apuleio, il Dio assoluto dell'Asclepio è definito "Demone supremo" rivelando, ancora una volta che col termine "demone" si vogliono significare condizioni diverse e, spesso, in conflitto fra di loro. E' come se nei vangeli cristiani, il loro Dio e il loro Gesù fossero definiti "Demoni".

Le difficoltà esistenziali devono essere giustificate, dal momento che quegli uomini hanno accolto l'idea di essere "creati da Dio", perfetti come la creazione di Dio che immaginano e, pur tuttavia, incapaci e spesso impossibilitati ad affrontare tutti i problemi della loro esistenza. Vivono nell'attesa dell'evento salvifico mentre malattie, ambiente sociale e ambiente naturale, sfuggono al loro controllo.

In queste condizioni, il concetto semplice come "una potenza malvagia" che agisce contro di loro è facile da soggettivare. Aiuta il potere a mantenere le persone sottomesse mentre supplicano di essere liberate dalla malvagità che le opprime ignorando che le condizioni malvage sono costruite dall'autorità sociale che li usa come oggetti inconsapevoli.

La diversità è prodotta dal demonio; la malattia è prodotta dal demonio.

Se all'inizio era il "Demone di Socrate", ora esiste tutto un mondo abitato da demoni che cercano di impossessarsi del corpo degli Esseri Umani contro la volontà di Dio.

E' in questo contesto di sottocultura che nascono le cacciate dei demoni descritte nei vangeli cristiani.

L'uomo non è più l'abitatore del mondo che usa la propria volontà per trasformarsi, ma è un oggetto posseduto da Dio o dai demoni.

Tu, finalmente hai paura del "daimon" che sei perché il "daimon" riassume le pulsioni psichiche che ti spingono ad agire e ad esistere nella società in contrasto con la morale che la società ti impone e identifichi in quelle pulsione "il male", un oggetto estraneo da te, di cui vuoi liberarti per essere accettato e approvato dalla morale imposta. In questa condizione appare la supplica di "liberaci dal male" in una ricerca di un "salvatore" capace sì di riportare le pulsioni psichiche nell'ambito della morale imposta, ma che, al contempo, liberi dall'oppressione e dalla sottomissione sociale elevando il soggetto oppresso allo stesso rango del dominatore sociale. Se ciò non avviene, non è perché il "salvatore" non agisce, ma perché il soggetto oppresso è talmente malvagio da non meritare l'aiuto del "salvatore" e, perciò, è nei doveri del dominatore sociale agire per sottometterlo di più e con maggiore crudeltà.

Questo meccanismo è il meccanismo proprio dei Vangeli cristiani che scritti, più o meno, nella stessa epoca dell'Asclepio e commentati da Celso nella sua critica ai cristiani. agiscono su un ambiente di sottocultura alimentandone, da un lato la speranza di una promozione sociale e, dall'altra, fornendo uno strumento ideologico al dominatore per la vessazione e la sottomissione dell'ambiente umano sottoculturale.

Nei Vangeli cristiani non appaiono concetti ideologici descritti perché i concetti ideologici dovrebbero essere argomentati, giustificati, e la povertà dei cristiani non ammette discorsi articolati che si possono prestare alla critica. Nell'ambiente cristiano, il cristiano deve credere mediante la fede, non analizzare. Quando il cristiano o l'ebreo argomenta, deve farlo solo per legittimare il dominio assoluto di Dio, del dominatore, nel suo diritto a dominarlo e a vessarlo.

Scrive Marco nel suo Vangelo:

Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: "Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato". Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.

Vangelo di Marco 5, 1-20 (prelevato in internet)

Tutta la storia ha un solo scopo, definire la malvagità del Demone in quanto soggetto estraneo all'individuo. I super poteri di un soggetto come Gesù e la sottomissione dell'uomo a Gesù che diventa suo seguace personale e sottomesso.

L'uomo sottomesso vuole permanere vicino a Gesù e godere di una posizione privilegiata nei confronti di altri uomini, ma il dominatore non può permettere che un qualche beneficiato usufruisca della sua posizione di comando e di controllo e gli impone di far propaganda della sua superiorità sui demoni.

L'uomo indemoniato, descritto, viveva una contrapposizione fra e pulsioni psichiche che stimolavano il suo abitare il mondo e la morale che gli imponeva di negare la propria struttura pulsionale per essere accettato da una società che lo voleva sottomesso ed obbediente. Nel racconto, Gesù lo libera dalle proprie pulsioni e lo rende sottomesso alla morale sociale diventando "seduto, vestito e sano di mente". In quel momento l'unica pulsione che può compensare la sua sottomissione alla morale è quella di assumere il ruolo di dominatore. La richiesta dell'ex indemoniato a Gesù "lo pregava di permettergli di stare con lui" era la richiesta di spartire il dominio con Gesù. Una richiesta che Gesù rifiuta imponendogli di lavorare per ampliare il suo potere di dominio sugli uomini "Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati".

Diventa quasi ridicolo l'ambiente decritto dai Vangeli cristiani. Tutti gli uomini vedono demoni e spiriti malvagi che possiedono le persone. L'episodio precedente sembra quasi una questione privata fra Gesù e il malato. Per diffondere la sottomissione a Gesù, la sottocultura deve credere che anche chi ha cultura, non solo i poveri culturalmente come loro, credono nei demoni che possiedono gli uomini e che vedono un uomo quando è posseduto da un demone.

Ovvio che, in questa sottocultura generalizzata, come oggi ci sono cartomanti ed astrologi che vendono improbabili futuri (ed esorcisti truffatori che liberano dai demoni) così allora, in assenza di cultura medica, c'erano ciarlatani come Gesù che scacciavano i demoni. E dovevano essere molti, non solo Simon Mago.

E ancora scrive Marco nel suo vangelo:

E giunti presso i discepoli, li videro circondati da molta folla e da scribi che discutevano con loro. Tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: "Di che cosa discutete con loro?". Gli rispose uno della folla: "Maestro, ho portato da te mio figlio, posseduto da uno spirito muto. Quando lo afferra, lo getta al suolo ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Egli allora in risposta, disse loro: "O generazione incredula! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me". E glielo portarono. Alla vista di Gesù lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava spumando. Gesù interrogò il padre: "Da quanto tempo gli accade questo?". Ed egli rispose: "Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato persino nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci". Gesù gli disse: "Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede". Il padre del fanciullo rispose ad alta voce: "Credo, aiutami nella mia incredulità". Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito immondo dicendo: "Spirito muto e sordo, io te l'ordino, esci da lui e non vi rientrare più". E gridando e scuotendolo fortemente, se ne uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: "E' morto". Ma Gesù, presolo per mano, lo sollevò ed egli si alzò in piedi. Entrò poi in una casa e i discepoli gli chiesero in privato: "Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?". Ed egli disse loro: "Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera".

Vangelo di Marco 9, 14-29

L'episodio viene costruito dagli evangelisti su una forma di epilessia che non ha nulla a che vedere con la possessione diabolica. Se, superficialmente, si poteva dire che quegli uomini nulla sapevano di epilessia, la soluzione che davano, elevata a "verità di Dio", portò a torturare ogni persona epilettica per 2000 anni. 2000 anni di torture e di violenza per colpa di evangelisti che fornivano spiegazioni in nome di Dio, della verità assoluta, alla quale costringevano le persone a credere. Violenza spesso subita dall'infanzia nelle forme più lievi di epilessia durante la mutazione puberale.

Gesù si fa comando sociale e ordina di pregare e di sottomettersi. Tutto l'episodio, descritto da Marco, ha lo scopo di imporre sottomissione, contrizione, che deve essere espressa con la preghiera, la supplica, come unico modo per ottenere un "soccorso" nella propria esistenza.

E ancora nel Vangelo di Luca:

Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: "è in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni". Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: "Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima". Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!". Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!".

Luca 11, 14-28

Anche Luca e gli altri evangelisti riprendono l'argomento come Matteo. In questo episodio si vuole precisare che "Beelzebul è capo dei demoni" (in realtà, Ba' al Zebub, signore delle mosche, era una divinità della salute, una "divinità solare" e "guardiano dell'oltretomba"; cioè colui che aiuta gli Esseri della Natura a partorire il loro corpo luminoso. Una divinità dal carattere simile al mesopotamico Nintu).

Quando Gesù viene accusato di scacciare i demoni in nome e per conto di Beelzebul, risponde:

"Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano?"

Apparentemente è una risposta di chi lo accusa di fare concorrenza fra scacciatori di demoni, in realtà all'evangelista interessa costruire l'idea di un ambiente dove tutti vedono e sanno dei demoni, ma Gesù è lo scacciatore di demoni più forte in quanto figlio di Dio e padrone.

Alla fin fine, dall'idea di Platone sul demone che possiede Socrate fino alle farneticazioni di Agostino d'Ippona, in questi 900 anni che separano l'uno dall'altro, l'unica costante dei loro discorsi è il dominio sull'uomo. Da Platone ad Agostino d'Ippona, l'unica costante è la sottomissione degli uomini che si ottiene elaborando un'ideologia capace di privare l'uomo del suo daimon e facendogli credere che il suo futuro è possibile solo dall'obbedienza, dalla sottomissione e dalla preghiera che alimenta la speranza nell'intervento favorevole di un qualche padrone.

Io ho fatto una sorta di viaggio a ritroso partendo dalle concezioni di Agostino d'Ippona per cercare la fonte dell'orrore. Se questa appare quasi innocua in Platone, perché il lettore ignora gli effetti dell'affermazione di Platone e le sue conseguenze, non è così innocua nella mani dei platonici, dei medio platonici, dei neoplatonici, dei magisti di Ermete Trimegisto e dei cristiani che semineranno la distruzione delle società umane per secoli in nome della necessità di Dio di combattere la scintilla divina dell'uomo per impedirgli di trasformarsi in un Dio.

 

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