Rimpiangiamo: per non aver pensato quello che avremmo dovuto pensare quando potevamo pensarlo;
per non aver detto quello che avremmo potuto dire quando potevamo dirlo;
per non aver fatto quello che avremmo dovuto fare quando potevamo farlo
Luglio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

08 luglio 2025 cronache della religione pagana
Necessità e la trasformazione dell'uomo

Claudio Simeoni

Cronache mese di luglio 2025

08 luglio 2025

Necessità e la trasformazione dell'uomo

Normalmente le persone non hanno consapevolezza della necessità di intraprendere un percorso di conoscenza che implica la trasformazione di sé stessi.

L'idea è troppo estranea al complesso delle idee che governano le società occidentali e anche quando si presenta la necessità di apprendere, si tratta sempre di una necessità di apprendere qualche cosa che appartiene alla razionalità, al complesso culturale riconosciuto nella società in cui si vive.

A cosa serve ampliare la percezione dei fenomeni del mondo se questo ampliamento non è spendibile in termini di potere o di promozione di sé stessi nella società?

L'idea imposta dalla società è quella del "mago che guarisce" o che prevede il futuro. Pertanto è preferibile iniziare a frequentare cartomanti o astrologi piuttosto che imparare ad abitare le tensioni del mondo e vivere i mutamenti della realtà che si abita scegliendo, per noi e per chi ci sta vicino, i migliori adattamenti possibili o fare le migliori scelte possibili. Se frequenti i cartomanti, puoi vendere l'interpretazione delle carte ad ogni individuo che, speranzoso, busserà alla tua porta. Ma se impari ad abitare le tensioni del mondo e i suoi mutamenti, nessuno ti chiederà una consulenza, perché viviamo in un società in cui tutti sono educati ad essere al centro del mondo e in questa arroganza loro sanno che cosa può succedere, ma preferiscono porre le loro incertezze nelle mani di un lettore di tarocchi che confermerà le loro certezze e accarezzerà le loro speranze.

Pensare che in queste condizioni una persona possa intraprendere un percorso di modificazione di sé stessi in funzione di un'espansione della propria percezione, col pericolo di essere considerata "pazza", è quanto meno improbabile.

Si avvicina alle pratiche di Stregoneria solo chi è convinto che ci sia un profitto da trarre in quelle pratiche (e di quelle pratiche non ha capito nulla, ma immagina). Se chi pratica Stregoneria acquisisce una certa facilità nell'osservare e analizzare il mondo in cui vive, lo spettatore esterno è portato a sostenere che è una sua caratteristica e non immagina che sia il risultato di un percorso di trasformazione soggettiva costruito col lavoro e qualche volta attraversando situazioni dolorose.

Chi pratica Stregoneria, davanti a questo, si deprime un po'. Come, io ho percorso un sentiero, mi sono fatto un "mazzo tanto", ho scalato una montagna di difficoltà e quando io sono orgoglioso dei risultati raggiunti tu, piccolo verme, pretendi di svilire il mio orgoglio affermando che questo è "un dono di natura" o un "dono di Dio".

Quando, per una qualche ragione, si decide di praticare Stregoneria è solo perché ci si sente inadeguati rispetto al proprio essere nel mondo e ai suoi problemi. I problemi hanno travolto l'individuo e questi, un po' disperato, cerca delle soluzioni in chi non si è fatto travolgere dagli stessi problemi. Sente la necessità di aver bisogno di nuovi e diversi strumenti per agire nel mondo. Quando esprimiamo questa esigenza siamo degli adulti, provati dai fallimenti della vita e desiderosi di rivincite. Il cervello ha rallentato la sua plasticità e le sue trasformazioni adattative sono più lente, specialmente se l'individuo vive stati di angoscia o di paura.

In quel momento si cerca una "via spirituale", qualche cosa che cerca di elevare lo "spirito" in cui le condizioni emotive possono trovare conforto. I cristiani diventano più deferenti al loro Dio e alle loro immagini. Lo pregano, si pentono di eventuali peccati commessi o non commessi, mentre altre persone cercano una diversa spiritualità capace di promuovere la loro persona sottraendola all'ambiente cristiano.

Si cerca, essenzialmente, di evadere dalla condizione di sofferenza. Di fuggire dalle condizioni conflittuali che creano sofferenza.

La vita è contraddizione e conflitto. Quando si fugge dalle contraddizioni o dai conflitti, lo si fa solo per immergersi in altre contraddizioni, in altri conflitti. Ogni volta che si fugge dai conflitti per immergersi in situazioni diverse, si incontrano altri conflitti e si è sempre più deboli.

La soluzione non è mai quella di sottrarsi ai conflitti, ma di gestire i conflitti. Impedire ai conflitti di assumere aspetti troppo violenti e attrezzarci per affrontarli al meglio.

La domanda che ci si potrebbe fare è: che cosa mi serve per affrontare il conflitto?

Conoscenza razionale, che si costruisce mediante la cultura; quanta ne ho? Mi è sufficiente o l'immenso sconosciuto della cultura possiede un infinito numero di cose che non conosco e che mi potrebbero essere utili? Il conosce è un processo continuo ed infinito: perché non ho continuato a conoscere?

Le azioni dei soggetti del mondo in cui vivo sono un linguaggio, raccontano di vissuti e di progetti. Raccontano di intendimenti alimentando situazioni che saranno, ma ancora non sono. Ascoltare quel linguaggio, ascoltare le azioni senza interpretarle razionalmente e cogliere le condizioni che da quelle azioni nasceranno.

Essere sensibili nei confronti del mondo. Ogni parola e ogni azione contiene in sé uno spessore emotivo che nessun inganno è in grado di nascondere, ma che solo noi nascondiamo a noi stessi quando la nostra attenzione è troppo presa a proiettare le nostre aspettative sulle parole di altri sostituendo il significato di altri col significato che noi vogliamo attribuirgli.

La situazione di conflitto che crea angoscia, paura o smarrimento, dovrebbe far aumentare la nostra consapevolezza di una inadeguatezza soggettiva rispetto alle condizioni del mondo.

Anziché fuggire o sottrarci dovremmo metterci alla ricerca di strumenti migliori con cui affrontare quelle condizioni.

Una persona che vive in un ambiente cristiano difficilmente è in grado di pensare di poter trasformarsi in un soggetto diverso da quello che è. Non esiste, nell'idea cristiana, la possibilità di pensarsi diversi da quello che si è perché ciò che si è, è stato creato da Dio e il cristiano non immagina di poter modificare quanto immagina che Dio abbia creato.

Tuttavia, la presa del cristianesimo sulle persone non è così assoluta.

Si può essere migliori, più efficienti, di quello che si è.

Se qualcun vuole migliorare il fisico, entra in una palestra e inizia ad allenarsi. Solleva pesi, corre, fa esercizi fisici. Ogni volta che si allena, il suo fisico diventa diverso, si è trasformato.

Quando si era bambini, nell'età infantile, non si aveva consapevolezza razionale della necessità di trasformarci, eppure ci si trasformava, adattandoci al mondo, perché la necessità di trasformarci abitava in uno stato profondo della nostra condizione umana.

Avere la consapevolezza di poter trasformarci in una data direzione, per degli scopi individuati o desiderati, per conseguire degli obbiettivi: desideriamo essere ciò che vorremmo essere. Non ci accontentiamo di essere ciò che l'ambiente, parentale prima (quello che si vuole attribuire alla genetica in realtà è attribuibile solo all'ambiente parentale) e all'ambiente in generale poi ci hanno indotto ad essere. Desideriamo acquisire ciò che percepiamo mancante al nostro divenuto e che non ci permette di essere attrezzati per affrontare i conflitti.

Sviluppiamo noi stessi nel mondo della ragione. Un mondo fatto di parole e di descrizione. Mediante parole e numeri; aggettivi che indicano delle qualità soggettivamente percepite; numeri che determinano la quantità degli insiemi in cui dividiamo il mondo in cui viviamo.

La nostra esperienza ci ha dimostrato le nostre carenze nel mondo della ragione. Nel mondo della descrizione, della quantità; dell'idea della qualità e della quantità.

Le persone non pensano che il sorgere nella coscienza della necessità di attrezzarsi sia un atto di Stregoneria. Non pensano che il "devo imparare", "devo fare", quando sorge prepotente in loro, sia il primo atto di Stregoneria. Hanno liberato un potere dentro di loro. Hanno cambiato la direzione della propria vita. Da una condizione di accettazione passiva, fatalismo, che li ha portati a vivere i conflitti, sono passati ad una condizione in cui si rendono conto della necessità di attrezzarsi per far fronte ai conflitti.

Non è l'intenzione della persona che porta la persona a modificare sé stessa, ma è la necessità che crea condizioni affinché la persona si modifichi.

Necessità è una forza inconsapevole all'origine della vita che caratterizza ogni vivente. Nostro nonno, nel brodo primordiale, si muoveva PER NECESSITA'. Le carenze individuate nella nostra preparazione nelle esperienze nel mondo hanno attivato la nostra NECESSITA' per poter raggiungere degli intenti le cui difficoltà manifestano le nostre carenze.

Perché abbiamo delle carenze? Perché viviamo lo stridere fra ciò che noi siamo e ciò che vorremmo essere per affrontare le condizioni del mondo?

Perché manchiamo di autodisciplina; perché manchiamo di ordine nel pensare il mondo. Il mondo della ragione è formato da descrizione che avviene mediante le parole, i nomi delle cose e gli aggettivi che determinano la qualità. Il mondo della ragione è formato da numeri che determinano la quantità e le relazioni di masse di cose e situazioni che vanno considerate.

L'educazione non ci ha forgiati per mettere ordine nei numeri o negli aggettivi: noi subiamo parole, numeri, aggettivi e con quelle parole fantastichiamo. Non teniamo la barra dritta per analizzare le relazioni che si manifestano nel mondo razionale, ma vaghiamo con la fantasia costruendoci mondi immaginari. Mondi desiderati che imprigionano le nostre pulsioni.

Anziché analizzare il mondo, il significato delle parole, il valore degli aggettivi che attribuiamo ai nomi, li subiamo illudendoci che tutti quegli aggettivi abbiano il medesimo significato in una testa come in tutte le altre teste. Per questo non ci curiamo di sapere se quando io chiamo un oggetto "bello", lo stesso valore di bello è nella testa del mio interlocutore. Dopo che sono stato guardato in modo "schifato" da alcuni interlocutori per aver chiamato un oggetto "bello" o "buono", devo capire che nel mio modo di esprimermi c'è una dose di inadeguatezza e che quegli aggettivi hanno suoni diversi nella mia testa e in quella dei miei interlocutori.

La prima azione che fa chi pratica Stregoneria è praticare MEDITAZIONE.

Che cos'è la Meditazione?

E' l'attività con la quale lo Stregone mette ordine nel proprio pensato, nel pensare gli oggetti, nell'attribuire aggettivi agli oggetti, nell'analizzare le relazioni fra forme nel medesimo contesto o all'interno di contesti diversi.

La Meditazione mette ordine nel pensiero dello Stregone tracciando un solco preciso, autodisciplina, fra gli oggetti reali e gli oggetti dell'immaginazione desiderante. Questa attività mette ordine nella descrizione del mondo propria della ragione dell'individuo, individua le relazioni che esistono fra gli oggetti, descritti razionalmente, del mondo in cui si vive. In altre parole, si sviluppa la SCIENZA i cui risultati sono atti di meditazione degli individui sulla realtà del mondo in cui vivono.

Le parole descrivono il mondo razionalmente. Il mondo in cui viviamo. Se quel mondo che descriviamo è caotico, non lo è in quanto mondo in sé, ma perché il modo con cui lo descriviamo è caotico. Il caos non sta nel mondo, ma nella nostra ragione che non è in grado di ordinare il mondo nella nostra testa.

Ordinare il mondo razionale nella nostra testa è il primo atto di MAGIA che viene intrapresa dal praticante di Stregoneria.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

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