Rimpiangiamo: per non aver pensato quello che avremmo dovuto pensare quando potevamo pensarlo;
per non aver detto quello che avremmo potuto dire quando potevamo dirlo;
per non aver fatto quello che avremmo dovuto fare quando potevamo farlo
Luglio 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

31 luglio 2025 cronache della religione pagana
Platone e gli eraclitei

Claudio Simeoni

Cronache mese di luglio 2025

31 luglio 2025

Platone e gli eraclitei

Nel Teeteto Platone dice di voler esaminare le idee di Eraclito ma, in realtà, non esamina nessuna idea. Dopo aver tentato di definire il movimento che distingue in movimento come spostamento nello spazio e movimento come trasformazione dell'oggetto, Platone, impantanato, abbandona il discorso sul movimento e le sue implicazioni per parlare di scienza, sensazione e anima.

Platone, attraverso Socrate afferma:

Socrate -... e dimmi, lo chiami "muoversi" quando una cosa passa da un luogo ad un altro, ovvero anche quando gira su sé stessa nel medesimo luogo?
Teodoro - Io si.
Socrate - E allora sia questa una singola specie. Quando, invece, una cosa resta, sì, nel medesimo luogo, ma invecchia, o diventa da bianca a nera, da molle a dura o subisca qualche altra alterazione, non è giusto dire che questa è una seconda specie di movimento?"

Tratto da: Platone, tutti gli scritti, Teeteto, Editore Bompiani, 2014, pag. 229

Fermando il discorso su questo punto del ragionamento socratico, il Socrate di Platone non si avvede della complessita e della complessività del concetto eracliteo. Ogni oggetto/soggetto nel mondo si sposta, o in un modo o nell'altro; ogni oggetto del mondo si trasforma, o in un modo o nell'altro. Il movimento avviene indipendentemente dal fatto che io lo osservi o ne percepisca la diversa qualità delle trasformazioni soggettive.

Io posso vedere e descrivere il passaggio di un oggetto dal colore bianco al colore nero e da questo dedurre che c'è stato un movimento, ma posso non vedere la trasformazione della coscienza, conoscenza e consapevolezza che avviene in un oggetto, ma sarei uno sciocco se ritenessi che negli oggetti/soggetti non ci fossero delle continue trasformazioni interne anche solo dovute alle continue modificazioni ambientali.

Ritenere che un oggetto/soggetto sia immobile solo perché noi non cogliamo le modificazioni soggettive del soggetto/oggetto è un atto di arroganza che piega la dimensione della realtà alla mia attuale capacità di comprensione presupponendo di essere io il metro di misura non di mé stesso che percepisce la realtà, ma di tutta la realtà ce può essere solo ciò che io sono in grado, ora, di comprendere e definire.

Dopo un'esperienza io mi sono trasformato, non sono più l'io di prima dell'esperienza, sono un io diverso che, ad un osservatore esterno, posso apparire lo stesso io perché, per lui, sono la medesima forma.

E' il guaio di questi filosofi ontologici. Pretendono di spiegare gli oggetti/soggetti partendo dalla forma che chiamano razionalità definibile mediante parole e poi, dal momento che la razionalità che loro adottano non spiega i meccanismi delle cose (la razionalità necessita della ricerca continua come svelamento continuo delle cose e dei meccanismi che alla ragione, in questo momento, appaiono sconosciuti; l'analisi scientifica è un cammino continuo di scoperte) ricorrono al delirio ontologico immaginando una realtà altra, come "l'anima", alla quale Platone attribuisce le sensazioni.

I modelli ideologici di Platone sono diametralmente diversi dai modelli ideologici degli eraclitei che appaiono a Platone estranei, incomprensibili e assurdi tanto che fa dire a Teodoro:

Teodoro - Tutt'altro che piccola la battaglia! Al contrario anzi attraverso la Jonia si sta propagando molto diffusamente perché i seguaci di Eraclito fanno da coriferi a questa dottrina con molta energia.
Socrate - Ragione di più, caro Teodoro per doverla esaminare meglio e dal principio, come essi stessi propongono.
Teodoro - Hai perfettamente ragione. E infatti, Socrate, di queste dottrine Eraclitee, o come dici tu, omeriche e ancora più antiche, non è possibile discutere con i filosofi di Efeso, quanti se ne professano esperti, più di quanto sia possibile discutere con uomini punti dalla tarantola. In effetti essi sono in continuo disordinato movimento, conformemente ai loro scritti, e restar fermi su di un argomento o su di una domanda, e tranquillamente domandare e rispondere, a turno, è loro possibile meno che niente, anzi, è persino esagerato dire "meno che niente", di fronte al fatto che in questi uomini non c'è neppure una piccola traccia di quiete. Ma se tu fai una domanda a qualcuno di loro estraggono come da una faretra delle frasette enigmatiche e le scagliano come frecce, e se cerchi di afferrare che cosa significa il discorso di costui, sei già stato colpito da un altro con un nuovo gioco di parole. Non concluderai mai niente con nessuno di loro; e neppure essi stessi fra di loro, bene attenti come sono, invece, a non lasciar sussistere alcunché di sicuro, né nel discorso né nelle proprie anime, credendo, come a me sembra, che ciò che è sicuro sia fermo; ed è contro questo che fanno grande guerra e, per quanto possono, lo rigettano da ogni parte.

Tratto da: Platone, tutti gli scritti, Teeteto, Editore Bompiani, 2014, pag. 227-228

Platone attribuisce le sensazioni ad un oggetto che non diviene né si trasforma: l'anima. L'anima che è e sempre sarà.

Per Platone, pensare che quanto lui attribuisce all'anima altro non è che la formazione di un divenuto all'interno dell'uomo che agisce in una continua modificazione e trasformazione, è una cosa da folli, da pazzi.

La caratteristica dell'anima è la sua immutabilità.

Per un eracliteo, se tutto si muove e tutto fluisce, lui stesso si sta muovendo, trasformando e fluendo essendo quella sorta di fiume che è la sua vita. Le sue emozioni, che Platone identificherebbe con l'anima (termine usato anche dagli eraclitei ma per definire ciò che è animato per differenziarlo dall'inanimato), si trasformano continuamente per adattarsi alle sollecitazioni delle emozioni presenti nel mondo che si trasformano adattandosi continuamente a loro volta.

Per un eracliteo risulta incomprensibile il delirio assolutista di Platone e Platone ritiene assurdo il fluire dell'universo con tutti gli oggetti che contiene che sono in un continuo fluire.

Il fluire del tutto parmenidiano verrà risolta da Hegel: quando il Tutto diventerà l'assoluto della realtà in essere e nessuna trasformazione e nessun movimento in lui sarà possibile, perché altrimenti non sarebbe ancora il tutto e l'assoluto, il così detto Uno pitagorico, all'assoluto Tutto non rimane che un solo movimento trasformarsi in nulla.

Da questo, le affermazioni fatte da Platone nel Parmenide secondo cui quando ci sono "gli altri" non c'è il "tutto", quando c'è il "tutto" non ci sono gli altri.

Le contraddizioni in Platone sono talmente feroci da dover sottomettere con la violenza gli uomini alla sua dottrina (anche con l'eugenetica oltre che con la violenza dell'educazione dei giovani) che pretende di avere una logica razionale come giustificazione di un'ontologia delirante.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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