L'Universo in cui viviamo è Caos
Nessuno mette ordine in Caos: ogni soggetto si adatta e abita Caos con la propria volontà.
Agosto 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
03 agosto 2025
Dal pluralismo mitologico all'assolutismo di Platone e della bibbia.
Il processo di creazione, definito da Platone, deve affrontare la mitologia, la teogonia di Esiodo, le idee degli Orfici, le idee delle religioni dei misteri, le idee di Omero.
Nella Genesi della bibbia non esiste l'attività di creazione di potenze superiori all'uomo da parte di Dio. Non esiste nella bibbia un passo biblico che citi la creazione di angeli o demoni da parte di Dio.
La tradizione della presenza di angeli e demoni nel cristianesimo è una tradizione estranea alla bibbia, anche se in qualche passo c'è la citazione di angeli come messaggeri di Dio che tendono ad apparire in specie nel nuovo testamento, nei vangeli, come sincretismo dalla tradizione del mito greco.
Nel libro IX della "Città di Dio contro i Pagani" di Agostino d'Ippona assistiamo al passaggio fra la concezione del demone di Platone e dei demoni dei neoplatonici alla definizione degli angeli nel cristianesimo. Ho pochi dubbi sul fatto che il cristianesimo abbia attinto dai demoni, come intermediari fra gli Dèi e gli uomini, come definiti dai neoplatonici che interpretano Platone, ben prima di Agostino d'Ippona. Ma la lettura di Agostino d'Ippona mi permette di definire il passaggio psicologico messo in atto dai cristiani per costruire la loro idea di angeli così estranea alla tradizione biblica tarda.
Scrive Agostino d'Ippona:
Perché non sembri che anche noi vogliamo fare una mera questione di parole, ritengo che si debba trattare degli angeli buoni, poiché alcuni di coloro che in certo qual modo hanno la mania dei demoni, tra i quali e anche Labeone sostengono che quelli che chiamano demoni da altri sono detti angeli; costoro non ne negano l'esistenza, ma preferiscono chiamarli demoni buoni piuttosto che angeli. Noi invece, come insegna la Sacra Scrittura, conformemente alla quale siamo cristiani, leggiamo di angeli buoni ed angeli cattivi, mai di demoni buoni; infatti, ovunque si trovi tale nome in quelle Scritture, comunque sia enunciato, si indicano sempre spiriti del male. I popoli si sono uniformati a tal punto a questo modo di esprimersi che fra quanti sono chiamati pagani e sostengono la venerazione di una moltitudine di dèi e di demoni, non c'è quasi nessuno tanto istruito e dotto che arrivi a dire, sia pure al suo schiavo, per elogiarlo: "Tu hai un demonio". In ogni caso è certo che con tale espressione non si vuole intendere altro che una maledizione. Ormai sono state offese le orecchie di quasi tutti gli uomini, abituati a intendere questo nome soltanto in senso cattivo; perché dobbiamo sentirci costretti, quindi, a ripetere ciò che abbiamo detto, visto che possiamo evitare, adoperando il nome degli angeli, quell'offesa che può essere provocata adoperando quello di demoni?
Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, Editore Bompiani, libro IX, 19 p. 451
Per i cristiani si tratta di costruire l'idea degli angeli in contrapposizione all'idea dei demoni e della loro funzione all'interno del neoplatonismo con la quale anche i primissimi cristiani si confrontavano.
Costruire l'idea degli angeli come messaggeri di Dio in contrapposizione alla figura dei demoni che nel neoplatonismo funzionavano da intermediari fra gli Dèi e gli uomini. Così i cristiani inventano gli angeli come intermediari fra Dio e gli uomini trasformando i demoni dei neoplatonici in soggetti malvagi, in angeli caduti, per aver commesso un qualche peccato.
Platone è l'autore di tutto questo e nel Timeo fonda, di fatto, il cristianesimo affrontando gli Dèi delle antiche religioni che deve, in qualche modo, allontanare dalla percezione dell'uomo. La tecnica adottata da Platone è quella di non dire che gli Dèi non esistono, ma quella di far apparire gli Dèi come dei "demoni" creati dall'Artefice/Platone per i suoi scopi. In pratica, li caccia dall'Olimpo, dall'Ade e dal Tartaro per infilarli nel pantano della creazione ad opera dell'Artefice/Platone. E' come se Platone dicesse: "Gli Dèi sono roba mia!".
Iside alata diventa il modello con cui i cristiani rappresentano i loro angeli.
Gli Dèi cessano di essere i soggetti del mondo e diventano un oggetto della creazione di Dio, del Demiurgo. Vengono abbassati ad un sottoprodotto della realtà dell'esistenza per poter, in un secondo tempo, essere, a loro volta, trasformati in demoni che abitano il cristianesimo.
Scrive Platone nel Timeo:
Dire, poi, e conoscere la generazione degli altri dèmoni, è cosa maggiore delle nostre capacità; e bisogna credere a quelli che ne hanno parlato in precedenza, perché essi, essendo discendenti degli dèi, come dicevano, dovevano conoscere certamente i loro progenitori. Dunque, è impossibile non prestar fede ai figli di dèi, anche se parlino senza dimostrazioni verosimili né necessarie. Ma, poiché sostengono di riferire cose di famiglia, obbedendo alla legge dobbiamo credere a loro. Dunque, per noi, la generazione di questi dèi come essi la riferiscono, così sia e così la si dica. Da Gea e da Urano nacquero Oceano e Teti; e da questi nacquero Forci e Crono e Rea e quanti con essi, e da Crono e da Rea nacquero Zeus ed Era e tutti quanti sappiamo che sono detti loro fratelli, e ancora altri discendenti di questi.
Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag. 1369
Platone, nella sua definizione della creazione, come scrive nel Timeo, afferma che "altri dicono" parlando di una realtà che lui, poverino, deve accogliere partendo dal presupposto che chi ne parla è "figlio degli Dèi" e lui non può mettere in discussione la parola dei figli degli Dèi "anche se parlino senza dimostrazioni verosimili né necessarie".
Le affermazioni non sono solo ambigue, ma chiaramente in malafede con finalità di inganno. Infatti, Platone non mette in discussione una genealogia degli Dèi, anche se ne parlano senza dimostrazione", ma non esita, senza dimostrazione, a riportare le parole esatte del Demiurgo che si rivolge agli Dèi figli di Dèi.
Scrive Platone nel Timeo (pag. 1369-1370 del testo che uso):
Poiché, dunque, tutti gli dèi furono generati, quanti si aggirano per il cielo e quanti appaiono in maniera visibile nella maniera in cui vogliono, il Generatore dell'Universo disse a loro le seguenti parole: "O dèi figli di dèi, io sono Artefice e Padre di opere che, generate per mezzo mio, non sono dissolubili, se io non voglio. Infatti, tutto ciò che è legato può dissolversi; ma voler dissolvere ciò che è stato connesso in maniera bella e in buona condizione, è da malvagio. Per queste ragioni e poiché siete stati generati, non siete totalmente in dissolubili. Ma non sarete disciolti e non vi toccherà un destino di morte, poiché avete a vostro vantaggio la mia volontà, che è un legame ancora maggiore e più forte di quello dal quale siete stati legati allorché siete nati. Ora, dunque, imparate ciò che vi dico e vi indico. Restano ancora da generare tre generi di mortali. E se questi non vengono generati, il mondo sarà incompleto: infatti non avrà in se medesimo tutti i generi di viventi. Eppure deve averli, se deve essere perfetto in maniera conveniente. Ma se questi si generassero ed avessero vita per opera mia, diventerebbero uguali agli dèi. Perché, dunque, siano mortali e questo universo sia veramente completo, occupatevi voi, secondo natura, alla costituzione dei viventi, imitando la mia potenza che attuai nella vostra generazione. E per quanto riguarda quella parte che nei viventi conviene abbia il nome in comune con gli immortali e che è detta divina e che governa in coloro che vogliono seguire giustizia e voi, io ne fornirò il seme e il principio. Per il resto voi, intessendo il mortale all'immortale, producete gli animali e generateli, e fornendo loro il nutrimento allevateli, e quando periscono riceveteli nuovamente".
Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag. 1370
A questo punto, la creazione del Timeo di Platone sembra non contenere più elementi della creazione della bibbia, ma alcune di queste affermazioni forniscono concetti allo gnosticismo.
Per Platone Dio non crea l'uomo, tanto meno a sua immagine e somiglianza, ma fa creare gli uomini dagli Dèi, quegli stessi Dèi che Platone ha nominato poc'anzi:
"Da Gea e da Urano nacquero Oceano e Teti; e da questi nacquero Forci e Crono e Rea e quanti con essi, e da Crono e da Rea nacquero Zeus ed Era e tutti quanti sappiamo che sono detti loro fratelli, e ancora altri discendenti di questi."
Tratto da Platone, Tutti gli scritti, Timeo, Editore Bompiani, 2014 pag. 1369
In Platone questi Dèi diventano i demoni: gli strumenti con cui l' "Artefice e Padre di opere" crea l'uomo affinché l'uomo sia un essere inferiore mentre, se fosse da lui creato, diverrebbe simile ad un Dio.
Platone fa dire all'Artefice creatore:
"Ma se questi si generassero ed avessero vita per opera mia, diventerebbero uguali agli dèi. Perché, dunque, siano mortali e questo universo sia veramente completo, occupatevi voi, secondo natura, alla costituzione dei viventi, imitando la mia potenza che attuai nella vostra generazione."
La questione è molto simile a quella che c'è nella bibbia cristiana ed ebrea.
Nella Genesi Dio crea l'uomo stupido e inconsapevole e gli impone di rimanere nella stupidità e nell'inconsapevolezza proibendogli di cogliere dall'albero della conoscenza. L'albero della conoscenza, secondo la Genesi, ha la capacità di trasformare l'uomo in un Dio. Una volta che Eva e Adamo colgono dall'albero della conoscenza diventano uguali a Dio "avendo la conoscenza del bene e del male".
Al Dio della bibbia non resta altro che cacciare l'uomo dal paradiso terrestre affinché non colga anche dall'albero della vita per mangiarne e vivere in eterno.
Per Platone, a differenza di Omero, Esiodo e Orfeo, gli antichi Dèi sono diventati demoni che creano l'uomo. Gea e Urano, Oceano e Teti, Forci, Crono e Rea con Zeus, Era, Demetra, Estia, Posidone e Ade, cessano di esse le intelligenze di un mondo che si trasforma e diventano i "creatori dell'uomo" per conto dell'"Artefice e Padre di opere" consentendo all'uomo di non essere immortale.
Gli gnostici hanno scritto che, vedendo questi Demiurghi vantarsi di essere "l'unico Dio", Sophia ha messo nell'uomo la scintilla divina affinché anche l'uomo, a dispetto del demiurgo (o demiurghi) potesse trasformarsi in un Dio.
Nella Genesi della Bibbia, l'uomo è destinato solo a morire. Non c'è nessuna vita oltre la morte.
Platone, invece, si inventa l'anima:
"E per quanto riguarda quella parte che nei viventi conviene abbia il nome in comune con gli immortali e che è detta divina e che governa in coloro che vogliono seguire giustizia e voi, io ne fornirò il seme e il principio."
L'anima che non viene creata dagli Dèi, ma dall'"Artefice e Padre di opere".
Mentre nella Genesi della bibbia l'uomo si appropria della conoscenza con un atto di volontà e di determinazione, in Platone ciò che è in comune fra uomini e Dèi è concessa dall'"Artefice e Padre di opere". Sia l'uomo che gli Dèi sono sottomessi all'"Artefice e Padre di opere" e nulla può essere messo in atto contro di lui perché solo l'"Artefice e Padre di opere" ha la volontà per agire mentre agli Dèi e agli uomini è rimasta solo la volontà di obbedire.
------- Fine terza parte--continua nella quarta e ultima parte--
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