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Agosto 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

12 agosto 2025 cronache della religione pagana
Riflessione su Senofane di Colofone

Claudio Simeoni

Cronache mese di agosto 2025

12 agosto 2025

Riflessione su Senofane di Colofone

Non si conosce esattamente l'importanza del pensiero filosofico di Senofane di Colofone, certamente il suo pensiero va collocato nell'assolutismo ideologico in quando tende, secondo i frammenti citati da altri filosofi, a sottomettere la realtà ad un Tutto che manifesta la realtà.

Scrive Laura Gemelli Marciano:

Anche se la cronologia di Senofane di Colofone (570-475 a.C. circa) non è del tutto priva di problemi, la sua attività si può collocare con una certa sicurezza fra la seconda metà del VI e il primo quarto del V secolo a.C.

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 305

Di questo filosofo non si sa quasi nulla se non che fece una feroce guerra contro i poeti come Esiodo e Omero accusandoli di mentire sugli Dèi.

Scrive Laura Gemelli Marciano:

Egli attacca sia la rappresentazione degli dèi, sia le presunte concezioni astronomiche, cosmogoniche e cosmologiche dei poeti epici che si sono addentrati in queste zone del passato e del presente inaccessibili alla conoscenza umana. I temi annunciati nell'invocazione alle Muse della Teogonia esiodea sono, infatti, la nascita degli dèi, della terra e del cielo (cfr. nota a 37 B, 4) e anche Omero parla della generazione degli dèi da Oceano e Tethys e di altri temi cosmologici. Il frammento di Senofane si situa dunque sulla linea della critica ai poeti epici che, pur coscienti dell'incapacità degli uomini di conoscere tutti questi ambiti, si appellavano all'ispirazione delle Muse, testimoni oculari degli eventi da loro narrati (cfr.nota a 37 B, 4).

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 313

Le citazioni dei frammenti "contro i poeti" di Senofane:

6 A. Diogene Laerzio, IX 18 (DK 21 A 1)

[...] [Senofane] viene lodato da Timone [fr. 60, 1 Di Marco];

dice dunque:

Senofane, quasi immune da vanità, fustigatore dell'inganno omerico. [...] Scrisse sia in versi epici, sia elegie e giambi contro Esiodo e Omero, biasimando quanto essi hanno detto sugli dèi.

6 B. Sesto Empirico, Contro i Matematici IX 193 (DK 21 B 11)

Infatti essa [scil. la mitologia dei teologi e dei poeti] è piena di ogni genere di empietà. Perciò anche Senofane, confutando Omero ed Esiodo, afferma:

Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto
quanto presso gli uomini è vergogna e biasimo:
rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda

6 C. Sesto Empirico, Contro iMatematici I 289 (DK 21 B 12)

Omero ed Esiodo, poi, secondo Senofane di Colofone, hanno cantato empie azioni degli dèi, quante più ne potevano: rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda.

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 323/325

Queste sono le citazioni che parlano dell'avversione di Senofane contro i poeti come Omero o Esiodo.

Ma che cosa si diceva delle idee di Senofane?

I presunti principi

L'UNO

16 A. Platone, Sofista 2428 (DK 21 A 29)

STRANIERO [di Elea] [...] La nostra schiatta eleatica, invece, che trae origine da Senofane e ancor prima, considera quelle che vengono definite "tutte le cose" come una sola, e le descrive così nei suoi racconti.

16 B. Aristotele, Metafisica 986b 21-5 (DK 21 A 30)

Senofane tuttavia, il primo tra costoro [scil. gli Eleati] ad aver postulato l'uno (infatti si dice che Parmenide sia stato un suo discepolo), non ha fatto alcuna precisazione al riguardo, né sembra aver affrontato la questione della natura di entrambe le specie dell'uno [scil. quello secondo la forma e quello secondo la materia], ma, avendo preso in considerazione il cielo nel suo complesso, afferma che l'uno è il dio.

16 C. Teofrasto, fr. 224 FHS&G [Simplicio, Commento alla Fisica di Aristotele, p. 22, 26-31 Diels] (DK 21 A 31)

Teofrasto sostiene che Senofane di Colofone, il maestro di Parmenide, ha assunto un solo principio e cioè che l'essere e il tutto siano uno (e che non sia né limitato né illimitato, né in movimento né immobile), ammettendo, però, che la menzione dell'opinione di Senofane sarebbe più pertinente a un altro ambito che non a quello dell'indagine sulla natura. Infatti Senofane definiva questo uno e tutto come il dio.

16 C. Hippol. Ref. 114, 2; Ps.-Plut. Strani. 4 SENOFANE 16D-18A 335

16 D. Cicerone, Academica II37, 118 (DK 21 A 4)

[...] Senofane, che è vissuto anche un po' prima [scil. di Anassagora], sostiene che tutto è uno e che è immutabile; e questo è ildio, ingenerato ed eterno, di figura rotonda.

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 333/335

La filosofia di Senofane è tutta presunta.

Senofane di Colofone è un personaggio, filosofo, sfuggente. Di lui si sa poco. Sono rimaste poche citazioni nella filosofia antica e, alcuni studiosi, mettono in dubbio l'autenticità del pensiero di Senofane espresso nelle citazioni.

In articolare, la citazione di Senofane di Colofone contenuta nel Sofista di Platone lascia perplessi più di qualche studioso mentre, altri, le ritengono coerente.

Nella storia della filosofia non si tratta di affermazioni di poco conto, si tratta di uno dei fondamenti su cui è venuta a forarsi l'ideologia assolutista della filosofia, la struttura di dominio dell'ontologia nella filosofia che ha portato la filosofia a cessare di ragionare sul reale del vissuto per spostare l'insieme dei suoi interessi nei deliri patologici che sono diventati l'argomento centrale su cui a filosofia ha vissuto per duemilacinquecento anni.

D'altro canto, la pratica di Platone di elaborare idee assolutiste e di attribuirne l'origine ad altri per non risultare responsabile delle atrocità che afferma, può indurre, effettivamente, l'idea che l'attribuzione a Senofane di Colofone dell'invenzione del Dio assoluto, del Tutto, come creatore o produttore della realtà, può essere stato un modo per nascondersi.

Ciò che lascia perplessi è la coincidenza fra l'attacco portato dai frammenti citati di Senofane contro Omero ed Esiodo e l'idea del Tutto che Platone attribuisce a Senofane. E con lui Aristotele, Teofrasto, ecc.

Scrive (nella biografia di Parmenide citando Diogene Laerzio) Laura Gemelli Marciano:

I A. Diogene Laerzio, IX 21; 23 (DK 28 A 1)

21. Parmenide di Elea, figlio di Pireto, fu discepolo di Senofane [...]. Tuttavia, pur essendo stato discepolo anche di Senofane, non lo seguì. Ma, come ha riferito Sozione [fr. 27 Wehrli], si unì anche ad Ameinias, il pitagorico, figlio di Diochaites, un uomo povero, ma aristocratico e ne divenne seguace più [che di Senofane] e, alla sua morte, gli eresse un heroon, poiché Parmenide apparteneva a una illustre casata ed era ricco, e non da Senofane, ma da Ameinias fu avviato alla "quiete". [...]

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza Da Velia ad Agrigento da Parmenide ad Empedocle, Editore Valla, 2024, pag. 31

Le affermazioni di Diogene Laerzio sono molto tarde e, probabilmente sono prese dal platonismo nella tradizione neoplatonica.

Senofane fu l'iniziatore alla filosofia di Parmenide?

Secondo Diogene Laerzio, Parmenide fu allievo di Senofane, ma non lo fu lungamente. Parmenide si legò, sempre secondo Diogene Laerzio, a Ameinias un pitagorico.

Senofane sembra che avesse molti punti in comune con i pitagorici. Innanzi tutto l'odio per i poeti associava Senofane a Pitagora. In secondo luogo, la teoria del Tutto, sempre che l'abbia iniziata Senofane, non è altro che una riproposizione della teoria dell'Uno pitagorico o, se vogliamo, viceversa.

Quando Sesto Empirico, in Contro i matematici, parla contro i teologi e i poeti definisce, sembra citando, in questo modo il pensiero di Senofane:

6 B. Sesto Empirico, Contro i Matematici IX 193 (DK 21 B 11)

Infatti essa [scil. la mitologia dei teologi e dei poeti] è piena di ogni genere di empietà. Perciò anche Senofane, confutando Omero ed Esiodo, afferma:

Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto
quanto presso gli uomini è vergogna e biasimo:
rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda

16 B. Aristotele, Metafisica 986b 21-5 (DK 21 A 30)

Senofane tuttavia, il primo tra costoro [scil. gli Eleati] ad aver postulato l'uno (infatti si dice che Parmenide sia stato un suo discepolo), non ha fatto alcuna precisazione al riguardo, né sembra aver affrontato la questione della natura di entrambe le specie dell'uno [scil. quello secondo la forma e quello secondo la materia], ma, avendo preso in considerazione il cielo nel suo complesso, afferma che l'uno è il dio.

Lo stesso di Aristotele viene sostenuto anche da Teofrasto.

Accettiamo, per ipotesi, le due citazioni come definizione del pensiero di Senofane.

Se Senofane ritiene che, con Aristotele:

"non ha fatto alcuna precisazione al riguardo, né sembra aver affrontato la questione della natura di entrambe le specie dell'uno [scil. quello secondo la forma e quello secondo la materia], ma, avendo preso in considerazione il cielo nel suo complesso, afferma che l'uno è il dio."

Con Teofrasto:

Teofrasto sostiene che Senofane di Colofone, il maestro di Parmenide, ha assunto un solo principio e cioè che l'essere e il tutto siano uno (e che non sia né limitato né illimitato, né in movimento né immobile), ammettendo, però, che la menzione dell'opinione di Senofane sarebbe più pertinente a un altro ambito che non a quello dell'indagine sulla natura. Infatti Senofane definiva questo uno e tutto come il dio.

Appare evidente che l'elemento centrale su cui poggiare l'attenzione nel pensiero di Senofane è: "Senofane definiva questo uno e tutto come il dio.".

Questo significa che c'è qualche cosa che non quadra nelle affermazioni di Sesto Empirico a proposito delle motivazioni per le quali Senofane odiava Omero ed Esiodo.

Non si trattava, come dice Sesto Empirico (160 circa - 210 circa), del fatto che:

Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto quanto presso gli uomini è vergogna e biasimo: rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda

Se non forse in maniera secondaria o pretestuosa.

Sia Omero che Esiodo fanno nascere la realtà del vissuto da una trasformazione del mondo e della materia che avviene in sé e per sé. La creazione, sia in Omero che in Esiodo, avviene per generazione di una situazione precedente che non dipende da un Dio o da un Tutto, ma dipendono dalla materia stessa, dall'energia che si fa coscienza e al suo divenire non si possono applicare le categorie di giudizio giuridiche come applicate nelle società civili.

La parte buffa dello scetticismo, che ha seguito la trasformazione dello scetticismo Pirroniano da parte di Carneade, è che lo scettico non usa lo scetticismo a 360 gradi, ma solo nella direzione del principio che vuole mettere in discussione.

Quando uno scettico, come Sesto Empirico dice che Senofane censura Omero ed Esiodo perché:

Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto quanto presso gli uomini è vergogna e biasimo: rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda

Non sta applicando il metodo scettico, ma sta applicando un metodo dogmatico e fideista. Se questo lo ha scritto Senofane, Sesto Empirico lo sta riproponendo senza una critica accettandolo per fede; se non lo ha scritto Senofane, lo sta accettando per dogma.

Non è tanto il fatto che noi, delle società civili, se avessimo commesso quelle azioni non costituirebbe vergogna e biasimo, ma appartiene al dogma e alla fede estendere quei giudizi morali o giuridici ad azioni che non rientrano in un contesto giuridico. E' come dire: "Il lupo che uccide una pecora è un assassino!" è una stupidaggine che sta alla pari del dire che l'uomo è un assassino perché uccide animali per mangiarseli o la pecora è un assassino perché uccide, per mangiarsela, esseri viventi che è l'erba. Esistono delle azioni nell'esistenza che non possono essere ricondotte a categorie morali proprie della società umana.

Il Dio dei cristiani che stupra Maria, fa effettivamente un'azione criminale, non tanto per l'azione che in sé che non è mai avvenuta, quanto per fornire un modello di violenza che ha attraversato la storia ha legittimato lo stupro di milioni e milioni di donne ad imitazione del Dio dei cristiani che stupra Maria.

Nessuno si è mai sognato di mangiarsi una donna imitando Zeus che fagocita Meti dalla cui azione nasce Atena. E nessuno degli Antichi ha mai pensato che Saturno divorasse i suoi figli per poi vomitarli. Pensare che effettivamente Crono divorasse i suoi figli manifesta una volontà di diffamazione del racconto mitologico. Perché non accogli il concetto secondo cui Crono ha protetto i suoi figli mettendoli dentro di sé vomitandoli solo quando Zeus ha costruito la dimensione razionale della vita?

Se Sesto Empirico avesse usato il metodo scettico, di cui si professava seguace, si sarebbe chiesto il valore e la realtà di quanto affermato da Senofane. Avrebbe usato lo scetticismo nei confronti delle affermazioni di Senofane.

Voler credere che Omero ed Esiodo indicassero, attraverso gli Dèi, comportamenti criminali e non il venir in essere della realtà che noi viviamo, significa voler distorcere il valore della poesia esiodea e omerica in funzione di un'attività di diffamazione e denigrazione.

E' facile sospettare che né Sesto Empirico né altri filosofi del suo tempo, e anche di secoli prima se proprio vogliamo escludere la malafede, non avessero chiari i contenuti ideologici per i quali Senofane muoveva guerra ad Esiodo e ad Omero.

La realtà viene in essere in sé e per sé. La materia-energia si fa coscienza e le coscienze formano un'oggettività di Dèi che agiscono e, con la loro azione, modificano il presente che consente la nascita di altri nuovi e diversi Dèi che, a loro volta, agendo, modificano il presente. Questa è la realtà divina descritta da Omero ed Esiodo.

Appare del tutto evidente che non solo Senofane, ma Pitagora con i pitagorici, Parmenide e Zenone, Platone e Aristotele, hanno un solo obbiettivo, combattere il politeismo religioso, che individuano nella democrazia, per imporre l'assolutismo della dittatura dell'Artefice, del Tutto, dell'Uno.

Non è a caso che il miliardario Cicerone, padrone di Roma ed esiliato per assassinio terroristico dei suoi oppositori politici, ricordi che:

16 C. Hippol. Ref. 114, 2; Ps.-Plut. Strani. 4 SENOFANE 16D-18A 335

16 D. Cicerone, Academica II37, 118 (DK 21 A 4)

[...] Senofane, che è vissuto anche un po' prima [scil. di Anassagora], sostiene che tutto è uno e che è immutabile; e questo è ildio, ingenerato ed eterno, di figura rotonda.

Rimane la mia opinione secondo cui Senofane non ha insultato i poeti perché attribuivano agli Dèi delitti esecrabili, ma perché Esiodo e Omero attribuivano il venir in essere del mondo al mondo stesso e alle sue trasformazioni mentre lui voleva sottometterlo a sé stesso identificandolo con l'azione del Tutto nel quale si identificava. Come, del resto, è avvenuto per il delirio di Parmenide nella descrizione del suo viaggio sul carro. Come del resto è avvenuto con Pitagora che fingeva di essere Apollo e che farneticava di essere sceso all'Ade dove Omero ed Esiodo venivano torturati per aver parlato in quel modo degli Dèi.

Appare buffo. Tutta la filosofia che ho trattato in questi 8 mesi, la filosofia antica, non è altro che una perenne riproduzione della filosofia attuale: da un lato ci sono i "filosofi" che legittimano il Dio padrone e i suoi diritti di sottomettere l'uomo (chiamatelo Dio padrone, Artefice, Tutto, Uno, sono sinonimi che indicano sempre il Dio padrone) e dall'altro lato ci sono "filosofi" che sgomitano per uscire dall'assolutismo del Dio padrone.

Mi sto rendendo conto che ci fu un tempo in cui i filosofi assolutisti sgomitavano per imporre il loro Dio padrone ad uomini che vivevano una democrazia religiosa dove gli Dèi non erano una gerarchia di dominio, ma un insieme di funzioni. Distrutto il ruolo degli Dèi nelle funzioni dell'esistenza, subentrò la gerarchia di dominio.

Dapprima una gerarchia vaga, espressa da gruppi minoritari di uomini e poi, via via da gruppi di uomini sempre più violenti in cui scopo era legittimare il dominio dell'uomo sull'uomo.

Purtroppo gli uomini che praticano una filosofia di liberazione dell'uomo non sono in grado di dare dei delinquenti e dei criminali ai filosofi assolutisti che coltivano l'ideologia del dominio dell'uomo sull'uomo. Non facendolo permettono a questi ultimi di essere violenti e criminali nei confronti dell'uomo e dei filosofi che auspicano una diversa relazione fra l'uomo e il divino in cui sono immersi.

 

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Claudio Simeoni

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