L'Universo in cui viviamo è Caos
Nessuno mette ordine in Caos: ogni soggetto si adatta e abita Caos con la propria volontà.
Agosto 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.

30 agosto 2025 cronache della religione pagana
Empedocle e le due ragioni dell'uomo

Claudio Simeoni

Cronache mese di agosto 2025

30 agosto 2025

Empedocle e le due ragioni dell'uomo

Sesto Empirico (160 circa – 210 circa) è un filosofo "scettico" di cui nulla si sa della sua vita. Di lui ci sono pervenuti numerosi scritti che ci raccontano delle correnti filosofiche dello scetticismo e numerose informazioni relative alla filosofia del secondo, terzo secolo d.c..

Sesto Empirico ci fornisce citazioni del pensiero di Empedocle particolarmente interessante.

Dice: "Il criterio di verità non sono le sensazioni, ma la retta ragione."

La verità e la menzogna che inganna, appartengono sempre alla ragione. Se parliamo della verità delle cose, necessariamente parliamo delle cose in sé, che non son tali in sé alla nostra ragione, ma sono tali per noi, per come noi le percepiamo e le descriviamo. Questo "descrivere le cose" che vengono percepite, noi lo chiamiamo "criterio di verità della ragione". Un criterio di verità che non si riferisce alla cosa in sé stessa, ma solo per il giudizio che della cosa noi formuliamo per come noi la percepiamo. Un criterio di verità soggettivo determinato dalla nostra ragione che elabora la percezione.

Aggiunge ancora Sesto Empirico citando Empedocle: "della retta ragione, una è divina e l'altra umana".

In sostanza, secondo Empedocle, le ragioni che ha l'uomo sono due, una che riguarda la ragione umana e l'altra una ragione divina. Una ragione che elabora la percezione delle cose, ma obbedisce a criteri diversi, a modalità diverse, a sostanze diverse, che sono riconducibili alla natura divina separata e ignorata dalla ragione umana.

Di queste ragioni, dice Empedocle, una è quella umana e noi la riempiamo di parole, la possiamo esprimere; l'altra ragione, quella divina, non è esprimibile. Non usa le parole, ma noi la possiamo abitare anche se la conoscenza di quella ragione rimane sconosciuta alla ragione umana.

Direi che fosse chiaro in Empedocle il concetto di Daimon, la parte divina degli Esseri della Natura, che cresce dentro ogni Essere e che attiva un suo modo di percepire la realtà in cui l'uomo vive, la elabora e, in questa realtà, costruisce le relazioni con gli aspetti divini dell'oggettività in cui l'uomo vive.

Probabilmente è da questo concetto che nasce l'idea dei "demoni" mediatori fra gli uomini e gli Dèi in Platone e nei medio platonici.

L'uomo parla con gli Dèi attraverso la sua parte divina, il suo Daimon, che altro non è che un corpo di energia emotiva, la stessa sostanza di cui è costituito il corpo degli Dèi. La vita degli Esseri della Natura è un processo attraverso il quale, vivendo, il corpo plasma la propria energia emotiva costruendo il proprio corpo luminoso, il proprio Daimon, che da quando inizia a crescere è si in relazione col proprio corpo fisico che abita il mondo, ma costruisce anche relazioni e percezioni con i corpi di energia emotiva, energia vitale, che abitano il mondo degli Esseri della Natura.

Riflette Sesto Empirico riportato da Laura Gemelli Marciano che riprende la citazione dal Diels Kranz:

7. Sesto Empirico, Contro i Matematici VII 122-4 (DK 31 B 2)

122. Altri, però, dicevano che, secondo Empedocle, il criterio di verità non sono le sensazioni, ma la retta ragione, e della retta ragione, una è divina, l'altra umana. Fra queste quella divina è inesprimibile, quella umana, invece, si può esprimere.

123. E riguardo al fatto che il criterio di verità non sta nelle sensazioni dice così:

"infatti, strette palme/angusti artifici sono diffuse/i per le membra,
molte cose futili vi cozzano contro, che ottundono le cure.
E, dopo aver osservato, nelle loro esistenze, un breve scorcio di vita,
rapidi a morire, sollevati in alto come fumo, se ne volano via,
solo di quello persuasi, in cui ognuno si è imbattuto per caso,
sospinti in ogni dove, ma [ognuno} si vanta, da stolto, di aver trovato il tutto.
Così queste cose non possono essere viste dagli uomini, né udite,
né comprese con la mente."

124. In quanto all'assunto che la verità non è del tutto inafferrabile, ma si può cogliere fin dove giunge la ragione umana, egli lo rende chiaro aggiungendo alle parole precedenti [queste]:

"tu, però, poiché ti sei ritirato fin qui,
lo apprenderai; certo, non più oltre può spingersi umano ingegno."

Laura Gemelli Marciano, Da Velia ad Agrigento, Ed. Valla, 2024, pag. 187/189

Il poetare di Empedocle appare abbastanza chiaro anche se non sono chiari, almeno per me, i modi di dire.

La futilità si presenta all'uomo che perde acutezza e vivacità intorpidendosi. Intorpidendo la propria percezione e alimentando le illusioni. Così gli uomini, dopo aver osservato nella loro breve vita uno scorcio dell'esistenza, se ne volano via persuasi che ciò che nella loro vita si sono imbattuti è tutta la realtà dell'esistente. Ognuno si vanta di aver scoperto la realtà, ma è solo un illuso che pensa di aver trovato il tutto.

L'immenso, dice Empedocle, non può essere visto dagli uomini, né udito e nemmeno compreso con la mente. Per la ragione umana è inconoscibile Caos perché la ragione umana non può ridurre la realtà in sé ad una forma né separare ciò che la compone perché, davanti ad essa, è smarrita.

Ciò che il Daimon dell'uomo percepisce è inconoscibile per la ragione umana. Solo che gli oggetti percepiti dal Daimon sono gli stessi oggetti percepiti dalla ragione umana, che limita la percezione dell'oggetto in sé, per poterlo descrivere e racchiuderlo in una forma della quale può parlare.

La ragione umana costruisce la sua verità delle cose. Che non è la verità delle cose in sé, ma è la verità della percezione umana della cosa che percepisce. Una frazione della cosa in sé con cui la ragione umana identifica quella cosa più o meno consapevole che ciò che percepisce e descrive non è la cosa in sé, ma solo la sua rappresentazione, limitata e circoscritta, della cosa in sé.

La ragione umana, legata al corpo, fin là fa giungere la sua conoscenza, la sua verità, ma non oltre. Come per il feto la cui conoscenza è circoscritta alla pulsioni emotive che dalla madre giungono a lui, ma non può percepire il mondo vissuto dalla madre e dal quale riceve gli impulsi emotivi. Fin là può giungere, ma non oltre.

Le idee di Empedocle erano incomprensibili da parte di Platone.

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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