Quando si postano immagini, come quelle del genocidio di Gaza, ci sono persone solidali con i macellati e persone che si compiacciono del macellare le persone più deboli.
Identificarsi con i criminali Istituzionali è identificarsi con l'onnipotenza di Dio nella speranza di poter commettere quei crimini e di rimanere impuniti.
Settembre 2025: la filosofia metafisica della Religione Pagana.
Cronache mese di settembre 2025
06 settembre 2025
Agostino d'Ippona, che si è seduto sul trono di Dio, dopo aver velocemente detto cosa Dio vuole dall'uomo, l'assoluta obbedienza, ci ha fatto sapere esattamente che cosa Agostino d'Ippona e il cristianesimo vogliono dall'uomo: assoluta sottomissione ed obbedienza.
Ovviamente, Agostino d'Ippona, codardo, si è guardato bene dal dire che cosa Agostino d'Ippona vuole col suo cristianesimo. Il suo trucco retorico consiste nel mascherare che cosa vuole Agostino d'Ippona mettendolo in bocca al suo Dio e al suo volere nei confronti degli uomini.
Dopo aver affermato postulati fuori dalla realtà delle cose, ma lui è Dio, non dimentichiamocelo, incapace di argomentare quanto affermato, preferisce sorvolare sulla sua incompetenza e trattare, sempre con affermazioni deliranti, la natura della morte.
Scrive Agostino d'Ippona:
XIII,2. [La morte del corpo e la morte dell'anima.]
Ritengo invece che si debba dedicare una maggiore attenzione alla natura della morte. Infatti, anche se l'anima dell'uomo è sicuramente immortale, essa ha tuttavia una sua propria morte; si dice immortale perché, per quanto minimo, il suo vivere e il suo sentire non hanno mai fine, mentre il corpo è mortale, perché può essere completamente abbandonato da ogni forma di vita e non può vivere per se stesso in nessun modo. La morte dell'anima, perciò, avviene quando Dio l'abbandona, così come la morte del corpo avviene quando l'abbandona l'anima. Si ha poi la morte del corpo e dell'anima, cioè dell'uomo intero, quando l'anima, abbandonata da Dio, abbandona a sua volta il corpo. In questo modo infatti l'anima non vive di Dio, né il corpo vive dell'anima. Questa morte che riguarda tutto l'uomo è seguita da quella che l'autorità divina chiama seconda morte; ad essa si e riferito il Salvatore quando ha detto: "Temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna".
Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, XI,4,2, Editore Bompiani, 2015, pag. 603-604
Ora, Agostino d'Ippona è impegnato a seminare la paura della morte per ottenere l'obbedienza al suo volere.
"L'anima dell'uomo è sicuramente immortale"! E' un'affermazione gratuita che implica l'idea preconcetta dell'esistenza di un'anima come cosa diversa dal corpo e un'idea che nasce dal desiderio soggettivo di Agostino d'Ippona di "avere" o "essere" qualcosa di immortale che lo preservi dalla morte.
Un'idea preconcetta, priva di fondamento, e un'idea generata da un desiderio soggettivo proiettato nell'oggettività.
Sui preconcetti privi di fondamento non si fa filosofia ma solo violenza per imporre i preconcetti ad uomini che possono avere altri e diversi preconcetti o idee diverse. Soprattutto, i preconcetti, privi di fondamento razionale od esistenziale, tendono a fare guerra ad ogni idea legata alla razionalità e all'esistenza umana perché solo nella credenza, nella fede, possono essere legittimati.
Questo processo di guerra dei preconcetti da imporre, dette il via a quel periodo ideologico che va sotto il nome di "oscurantismo" dove ogni logica della ragione doveva essere stuprata in funzione del preconcetto imposto. La stessa logica della ragione, quando emergeva dall'oscurantismo, era essa stessa una modificazione, in qualche modo liberatrice, dell'ossessiva sottomissione ai preconcetti assolutisti imposti con le armi.
Nessun pensiero logico-razionale o esistenziale poteva essere fatto senza il diritto dell'anima, della morale imposta per il "bene" dell'anima, di stuprare ogni pensiero in funzione della prospettiva del proprio "bene".
Durante l'oscurantismo, chi aveva le armi attribuiva all'anima la "morale di Dio" che, imposta alle persone, queste potevano vivere soltanto se obbedivano alle esigenze attribuite alla salvezza dell'anima.
Agostino d'Ippona si sta rendendo conto di aver appena offerto agli uomini una condizione eterna, se non di esistenza almeno di coscienza, attraverso l'affermazione secondo cui l'anima è immortale. In questa condizione non ha il controllo degli uomini e allora, eccolo ad aggiungere il concetto di "morte dell'anima".
Da secoli l'anima non è più "ciò che anima" distinguendo un corpo inanimato da un corpo animato, ma è diventato lo strumento con cui Dio, per estensione ogni padrone dei corpi degli uomini, costringe gli uomini entro la morale imposta utile al padrone dell'uomo. Per i cristiani, come Agostino d'Ippona, l'anima è Dio che agisce nell'uomo e, attraverso l'uomo, nella società e nella storia dell'uomo,
Per Agostino d'Ippona, l'uomo non è l'artefice della sua esistenza, ma è Dio, attraverso l'anima, l'artefice dell'esistenza dell'uomo, dei suoi bisogni, dei suoi desideri e, per conseguenza, del "bene" e del "male" le cui azioni vanno attribuite alla volontà di Dio e non al libero arbitrio dell'uomo che, in queste condizioni d'esistenza, non è in grado di scegliere come e in che direzione vivere.
In cosa consiste la "morte dell'anima" secondo Agostino d'Ippona?
Dice Agostino d'Ippona:
"La morte dell'anima, perciò, avviene quando Dio l'abbandona, così come la morte del corpo avviene quando l'abbandona l'anima. Si ha poi la morte del corpo e dell'anima, cioè dell'uomo intero, quando l'anima, abbandonata da Dio, abbandona a sua volta il corpo. In questo modo infatti l'anima non vive di Dio, né il corpo vive dell'anima."
L'anima, strumento di Dio per agire attraverso l'uomo, viene abbandonata da Dio quando quello strumento d'azione non è abbastanza efficace per torturare l'uomo e l'uomo cerca la sua libertà d'azione dall'imposizione morale di Dio.
Implicitamente, Agostino d'Ippona rivela tutta la violenza e l'infamia del suo Dio che, presentato come onnipotente e onnisciente, si riduce al rango di burattinaio dell'uomo offendendosi quando il burattino, a cui tira i fili, decide di percorrere la propria via e di abitare la propria vita con gli strumenti, psicologici ed emotivi, che, secondo Agostino d'Ippona, quello stesso Dio gli avrebbe dato affinché l'uomo li distruggesse in nome della morale di Dio.
Appare evidente come le parole di Agostino d'Ippona non tendono a definire il Dio dei cristiani, ma definiscono Agostino d'Ippona fattosi Dio che desidera possedere gli uomini e detta le sue condizioni all'uomo al fine di ottenere sottomissione dall'uomo stesso.
Ogni padrone, ogni dittatore, ogni re fa proprie le parole di Agostino d'Ippona essendo egli stesso, al medesimo tempo, Agostino d'Ippona e Dio stesso. Come Carlo Magno, il macellaio dei pagani sassoni che elevò la "Città di Dio contro i pagani" a propria lettura preferita in quanto giustificava il suo dominio nei confronti degli uomini che dovevano essere a lui sottomessi.
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
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