Quando si postano immagini, come quelle del genocidio di Gaza, ci sono persone solidali con i macellati e persone che si compiacciono del macellare le persone più deboli.
Identificarsi con i criminali Istituzionali è identificarsi con l'onnipotenza di Dio nella speranza di poter commettere quei crimini e di rimanere impuniti.
Settembre 2025: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

Settembre 2025
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Argomenti del sito Religione Pagana

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30 settembre 2025

Origine della metafisica

 

Origine della metafisica [per l'indice delle pagine qui presentate]

Quando e dove ebbe origine quei contenuti che in seguito saranno indicati come "metafisica"?

Noi possiamo lavorare di fantasia pensando che dall'oriente, dalla Sumeria e dall'Egitto possono essere arrivate delle persone che nei popoli mediterranei hanno introdotto la visione degli Dèi e di una realtà trascendente che descrivevano.

Si tratta di condizioni che possono essere, ma non è detto che siano.

All'inizio del primo libro, Diogene Laerzio afferma, riferendosi ad Aristotele nel "libro magico" e Sozione nel libro ventesimo della "Sucessione dei filosofi", che gli inventori della filosofia furono i Magi presso i persiani.

Dalle ultime ricerche alcuni studiosi collocano il personaggio Zarathustra tra il XVIII e il XV secolo a.c. anche se altri studiosi lo collocano fra l'XI e il VII secolo a.c.

E' difficile considerare questo tipo di influenza alla base della metafisica come è giunta fino a noi.

A me interessano le basi storiche, abbastanza certe, sull'origine della metafisica e, per quanto ci può interessare, alla base della metafisica ci fu il culto dionisiaco, i culti orfici, che videro Museo, Omero ed Esiodo raccontare degli Dèi.

Chi ci testimonia questo?

I filosofi e la guerra che i filosofi ingaggiarono contro il mito.

Per esempio, Senofane di Colofone:

Scrive Laura Gemelli Marciano parlando di Senofane di Colofone:

Egli attacca sia la rappresentazione degli dèi, sia le presunte concezioni astronomiche, cosmogoniche e cosmologiche dei poeti epici che si sono addentrati in queste zone del passato e del presente inaccessibili alla conoscenza umana. I temi annunciati nell'invocazione alle Muse della Teogonia esiodea sono, infatti, la nascita degli dèi, della terra e del cielo (cfr. nota a 37 B, 4) e anche Omero parla della generazione degli dèi da Oceano e Tethys e di altri temi cosmologici. Il frammento di Senofane si situa dunque sulla linea della critica ai poeti epici che, pur coscienti dell'incapacità degli uomini di conoscere tutti questi ambiti, si appellavano all'ispirazione delle Muse, testimoni oculari degli eventi da loro narrati (cfr.nota a 37 B, 4).

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 313

E ancora:

6 A. Diogene Laerzio, IX 18 (DK 21 A 1)

[...] [Senofane] viene lodato da Timone [fr. 60, 1 Di Marco];

dice dunque:

Senofane, quasi immune da vanità, fustigatore dell'inganno omerico. [...] Scrisse sia in versi epici, sia elegie e giambi contro Esiodo e Omero, biasimando quanto essi hanno detto sugli dèi.

6 B. Sesto Empirico, Contro i Matematici IX 193 (DK 21 B 11)

Infatti essa [scil. la mitologia dei teologi e dei poeti] è piena di ogni genere di empietà. Perciò anche Senofane, confutando Omero ed Esiodo, afferma:

Omero ed Esiodo hanno attribuito agli dèi tutto
quanto presso gli uomini è vergogna e biasimo:
rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda

6 C. Sesto Empirico, Contro i Matematici I 289 (DK 21 B 12)

Omero ed Esiodo, poi, secondo Senofane di Colofone, hanno cantato empie azioni degli dèi, quante più ne potevano: rubare, commettere adulterio e ingannarsi a vicenda.

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 323/325

Senòfane di Colofone, (570 a.c. – 475 a.c.) fu un contemporaneo di Pitagora e, si dice, uno dei maestri di Parmenide.

Lo stesso Pitagora di Samo, (tra il 580 a.c. e il 570 a.c. – Metaponto, 495 a.c. circa) aveva in odio i poeti.

Ieronimo dice che Pitagora sarebbe disceso nell'Ade e avrebbe visto l'anima di Esiodo legata a una colonna di bronzo e intenta a strillare e quella di Omero appesa ad un albero e circondata da serpenti: questo come punizione per ciò che entrambi avevano detto riguardo agli Dèi. Avrebbe anche visto puniti coloro che non volevano unirsi alle proprie mogli. E proprio per questo sarebbe stato onorato dai Crotoniati.

Laura Gemelli Marciano, Sentieri di sapienza attraverso la Ionia e oltre da Talete ad Eraclito, Editore Valla, 2023, pag. 185

E questo per non parlare dello stesso Platone:

Scrive Laura Gemelli Marciano sulle idee che Platone aveva di Museo e degli Orfici:

Non a caso l'immagine che egli [Platone] offre dei seguaci di Orfeo e Museo è quella di vagabondi che bussano alle porte dei ricchi offrendo iniziazioni consistenti solo in banchetti e simposi senza alcun altro carico o responsabilità. La dicotomia, diffusa fra gli studiosi moderni, fra orfici, che si limiterebbero al rituale senza implicazioni etiche, e pitagorici, che invece impostano il percorso su un sistema di vita regolato da precetti etico-religiosi, è in parte una diretta conseguenza di questa presentazione platonica che ha volutamente sottaciuto le implicazioni morali del percorso iniziatico.

Laura Gemelli Marciano, Da Velia ad Agrigento, Ed. Valla, 2024, pag. 129

Nella “Repubblica”, Platone fa un ampio discorso contro i poeti e la poesia. Sia nel Terzo libro che nel Nono Libro de La Repubblica.

Scrive Platone:

"Bisogna dunque, a quanto sembra, che anche a proposito di questi Miti, teniamo sotto controllo quelli che vogliono raccontarli, invitandoli a non squalificare, così alla leggera, i fatti che avvengono nell'Ade, ma anzi a rivalutarli; tanto più che le loro narrazioni non hanno alcun fondamento di verità e neppure sono utili a chi dovrò avere spirito combattivo."

Platone, La Repubblica, in "Platone, tutti gli scritti", Editore Bompiani, 2014, p. 1132

Ogni filosofo che si oppone al mito in nome di una qualche forma di dittatura assolutista. espone le sue ragioni per negare il mito e per combattere i soggetti che "dominano" la sua realtà filosofica e religiosa. Ma tutti i filosofi che combattono i Miti hanno uno scopo fondamentale: la dittatura e la riduzione dell'uomo in uno schiavo sottomesso a qualche eletto. Il loro concetto di leggi non è quello della legge che libera l'uomo da una qualche costrizione, ma quello di leggi che obbligano l’uomo rendendolo schiavo a virtù e doveri quale prodotto della necessità del filosofo di dominare l’uomo.

Lo stesso concetto di anima, imposto da Pitagora e Platone, è l'opposto del concetto di Daimon, le emozioni dell'uomo e della vita. Secondo Platone, l'uomo non ha diritto alle emozioni, non ha diritto a piangere o a disperarsi perché l'uomo virtuoso, il macio, l'ideale macista proprio dell'omosessuale che odia le donne perché gli sono concorrenti, non piange né si dispera.

Possiamo considerare che la metafisica entra nella cultura umana con Orfeo, Museo, Omero ed Esiodo. Entra come modelli simbolici, come arte mimetica, che presentano principi, situazioni e modelli che fungono da guida all'uomo nelle condizioni della sua esistenza.

La metafisica non separa l'anima dalla donna e dall'uomo. Non ha il concetto di anima, ma i corpi, raccontati dal Mito, sono allo stesso tempo corpi fisici, per la rappresentazione estetica, e corpi di energia, per la rappresentazione reale del modello comunicato.

A differenza dei filosofi, la metafisica del Mito non discrimina le donne rispetto all'uomo. Nella grande cosmologia della Teogonia di Esiodo le figure divine femminili non sono inferiori alle figure divine maschili. C'è una differenza di ruolo, non una differenza gerarchica.

Per iniziare a parlare di metafisica diventa necessario riprendere alcuni aspetti del Mito in relazione sia agli Orfici che al Dionisismo.

Ho già dato l'interpretazione alla Teogonia di Esiodo e, in molte pagine, anche delle "opere e i giorni" di Esiodo. Ho dato varie interpretazioni all'orfismo, al Papiro di Derveni, alla Laminette Orfiche e ai misteri Eleusini con l'Inno Omerico a Demetra. Ho lavorato ampiamente sui, sia pur tardi, Inni Orfici e ho analizzato, sia pur come impressione superficiale, i frammenti degli Oracoli Caldaici. Il tutto caricato in internet e disponibile alla ricerca.

Ma qui siamo davanti ad un percorso, sia pur disordinato, nella lotta fra la metafisica e l'assolutismo che pretende di trasformare l'uomo in uno schiavo sottomesso e, per farlo, nega all'uomo la sua divinità, la sua vita come esistenza divina e la divinità di un'oggettività che chiama l'uomo a riprendere il suo posto nella Natura sottraendosi alla sottomissione.

Gli Dèi dei metafisici sono la vita stessa. Gli Dèi sono sia i soggetti che l'ambiente in cui i soggetti si trasformano. Gli Dèi indicano una perenne trasformazione dell'ambiente perché gli Dèi sono in perenne trasformazione. I filosofi hanno paura della trasformazione: devono chiudere tutto l'esistente in una verità manifestata dal lor Dio padrone, l'Artefice, l'Uno, il Tutto, ecc. E questo allontanerà gli uomini dalla possibilità di analisi del loro presente e dal pensare quali azioni mettere in atto per divenire e trasformarsi.

I filosofi portano l'uomo all'impotenza, al ruolo di schiavo, di bestiame, un oggetto d'uso, di cui loro si ergono a padroni e gestori in nome di Dio, dell'Artefice, dell'Uno, del Tutto. Platone provvederà a trasformare gli Dèi, a fondamento della vita, in "demoni" da disprezzare e, disprezzando gli Dèi chiamandoli demoni, porterà l'uomo al fallimento della sua esistenza.

Questo è l'inizio della storia della metafisica che voglio raccontare. Non è l'inizio del mio cammino, ma il punto d'arrivo del mio cammino che, in questa storia, iniziò riflettendo su Karl Leonhard Reinhold (1758 - 1823) e l'affermazione sintetica delle sue idee fatta dal Bignami di filosofia che diceva:

1) la rappresentazione della Coscienza si riferisce sia al soggetto (rappresentante) che all'oggetto (rappresentato) ed è distinta da entrambi. Ciò che nella rappresentazione si riferisce al soggetto è la forma, ciò che si riferisce all'oggetto è la materia.

Bignami III filosofia per licei.

Da qui iniziò questo cammino oltre trent'anni or sono. Qui sono arrivato e da dove sono arrivato voglio iniziare questa storia di metafisica che vi racconto. Se oggi dovessi ricominciare dall'inizio rifletterei in maniera diversa su molte cose che ho scritto. Il mio è stato un cammino di conoscenza. Una conoscenza che non avevo quando iniziai ad affrontare le prime idee filosofiche. Avevo solo la necessità di presentare la mia percezione del mondo ad una filosofia che ne negava la realtà.

 

Origine della metafisica [per l'indice delle pagine qui presentate]

 

Pagina specifica dell'argomento

 

29 settembre 2025

La metafisica in Esopo

La metafisica in Esopo [per il commento alle favole di Esopo]

Chi è Esopo?

Di Esopo non si sa nulla per certo.

Non si sa chi era, da dove veniva, dove aveva preso la sua cultura, come morì.

Non si sa nemmeno se molte "fiabe" siano state scritte da altri e inserite nell'insieme delle fiabe di Esopo per altri e diversi scopi.

Esiste un "si dice" che tenta di definire la vita di Esopo, ma i "si dice" vanno sempre trattati con sospetto.

Una cosa è certa: Esopo non era un tiranno, un dominatore o un servo di tiranni. Le sue "favole" non avevano lo scopo di ingraziarsi un qualche potente o di imporre condizioni morali o etiche alle persone.

E' come se Esopo fosse un osservatore del comportamento umano, in un mondo che rispondeva a tali comportamenti, e tentasse di descrivere le relazioni e le conseguenze delle azioni.

La metafisica di Esopo coglie il senso delle azioni, la relazione fra scelte, attraverso le quali si agisce, e le conseguenze come risposte dell'ambiente in cui le azioni si inseriscono. Il principio primo della realtà in Esopo è l'azione prodotta da scelte che introduce la modificazione dell'ambiente o induce scelte conseguenziali da parte di altri soggetti.

La modificazione, in conseguenza di una scelta, è forse il concetto metafisico più importante introdotto, o definito, da Esopo attraverso le sue favole.

Secondo i racconti che vorrebbero fornire informazioni sulla vita di Esopo, Esopo poteva forse venire dall'Africa e servire come schiavo di un certo Xanthos sull'isola di Samo. Liberato dalla schiavitù, secondo Aristotele, nel secondo libro della retorica, tenne un discorso in difesa di un demagogo dell'isola di Samo.

Sembra che sia vissuto, per un certo tempo, presso Creso dove conobbe Solone e a Corinto dove incontrò i sette saggi.

Secondo Erodoto fu linciato dalla popolazione di Delfi dopo un suo discorso pubblico.

Il "si dice" si spreca. Prendiamo atto del "si dice", ma non accettiamolo come una verità.

Esopo non è mai stato considerato un filosofo. Non è mai stato preso in considerazione in quanto metafisico, ma solo come un "favolista" alle cui favole si poteva attribuire il significato o la morale che faceva comodo. La Fontaine nel 1600 usò le favole di Esopo per prendere in giro le persone in nome della monarchia. Disprezzare le persone per far apprezzare il re.

Nessun dizionario di filosofia tratta di Esopo come filosofo, il suo concetto di cause generate dalle scelte viene completamente ignorato dalla filosofia come se lo stesso concetto non fosse alla base di Omero e di Esiodo.

Io ho affrontato alcune favole senza un vero e proprio ordine ricavandone i principi sociali di Esopo e ignorando le affermazioni moraliste di La Fontaine (e forse di altri).

Ritengo Esopo il maggior metafisico del suo secolo. Una filosofia dell'esistenza che ha, praticamente, preceduto la nascita di quella che viene chiamata "filosofia".

Esopo racconta, quasi sempre, favole con animali come protagonisti. E' mia convinzione che nel suo tempo gli ascoltatori sapevano a quale persona, per quale comportamento, quella favola era stata scritta.

Questo potrebbe essere stato il motivo per il quale la popolazione di Delfi lo ha linciato, ma non è detto.

 

La metafisica in Esopo [per il commento alle favole di Esopo]

 

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28 settembre 2025

Metafisica antica e quotidianità contemporanea

Metafisica antica e quotidianità contemporanea [per raggiungere l'indice delle pagine]

Ci sono due modi per affrontare la metafisica all'interno dei modelli proposti dalla cultura attuale.

O si inizia con la metafisica antica, e si prosegue studiando la metafisica e le sue trasformazioni nella storia degli ultimi, circa, tremila anni; oppure si inizia guardandosi attorno, analizzando la realtà in cui si vive, cogliendo la proposta metafisica della realtà in cui si vive e opponendo a tale proposta la metafisica che si individua attraverso l'analisi. In questo secondo metodo, si procede a ritroso nel tempo partendo dall'oggi per risalire al pensiero di 3000, circa, anni fa.

Il secondo metodo presenta alcune difficoltà. Quando si analizza la realtà che si sta vivendo, dal punto di vista della metafisica, questa è prodotta dalle trasformazioni in 3000 anni di storia e quando analizzi la realtà metafisica in cui vivi, stai, di fatto, analizzando gli effetti di tremila anni di trasformazioni della metafisica.

Iniziare ad affrontare la metafisica antica è il metodo applicato nell'istruzione scolastica. Si inizia con la filosofia degli antichi, si scarta la metafisica degli antichi, dove la storia della filosofia prende il via da Parmenide, Pitagora e Platone, come se fossero individui creati da Dio, cancellando tutto il pensiero metafisico precedente a cui Parmenide, Pitagora e Platone hanno dichiarato guerra.

Da lì prende avvio, secondo l'istruzione scolastica, la storia della metafisica che viene trattata come storia del pensiero filosofico separando la teologia dalla metafisica.

Il percorso di analisi della metafisica dall'oggi agli antichi è stata la mia scelta obbligata.

A me interessava sapere: la metafisica praticata oggi, come interferisce nella mia realtà?

Io vivo in una società cristiana cattolica e la prima cosa che osservai fu come i principi metafisici cattolici, come espressi dai vangeli cristiani, interferivano e interagivano nella società in cui vivevo della quale avevo interiorizzato le condizioni metafisiche espresse dalla Costituzione della Repubblica Italiana che, dal 1948, stava alimentando i principi metafisici di ogni carta dei diritti dell'uomo che iniziavano ad imporsi nei vari Stati d’Europa.

Stavo osservando come questi principi metafisici venivano aggrediti da affermazioni metafisiche proprie dei vangeli cristiani. Alla libertà dell'uomo, affermata dalle carte dei diritti dell'uomo, si opponeva il cristianesimo con la sua struttura ideologica. I principi metafisici della Costituzione della Repubblica Italiana alimentavano il principio di uguaglianza, uguaglianza fra ogni soggetto, il Dio dei cristiani compreso; la metafisica cristiana imponeva e impone discriminazione e sottomissione a Dio e, per estensione, sottomissione ad ogni facente funzioni del suo Dio.

Da questa riflessione iniziai il cammino che, partito all'interno delle riflessioni sulla filosofia moderna, si incamminava a poco a poco per risalire la storia della metafisica tentando di comprenderne le origini.

Il conflitto è sempre fra metafisica della Costituzione della Repubblica Italiana e metafisica dell'assolutismo. Una metafisica che si ripropone continuamente presentandosi con nomi diversi, ma sempre con le medesime intenzioni.

"Con qualunque nome chiami una rosa, questa avrà sempre lo stesso profumo!" e questo vale anche: "Con qualunque nome chiami la merda, questa avrà sempre lo stesso profumo!". Il nome può nascondere la realtà della cosa, come la formulazione in maniera nuova e diversa del medesimo principio esistenziale, può far apparire diverso ciò che è vecchio e ripetitivo.

Nel corso della ricerca ebbi modo di constatare che spesso, i grandi e celebrati filosofi, altro non facevano che ripetere, sia pur con una diversa forma, quanto appreso da ragazzi durante il catechismo presso i cristiani. Inoltre, tendevano a ripetere i medesimi principi di alcuni filosofi antichi facendoli apparire "nuovi" mentre, con la loro azione, riproponevano il vecchio.

Ai miei occhi, e per la mia scelta, la metafisica apparve come un'intricata foresta nella quale dovevo aprirmi un sentiero fra infiniti ostacoli che forse mai sarei riuscito ad affrontare. Mi resi conto di essere immerso in Caos, un Caos metafisico, dove lo Zeus che abitava in me tentava di costruire uno spazio di razionalità.

In questa pagina presento una sorta di punto d'arrivo del mio viaggio. Ho superato la necessità dei testi lunghi e complessi e ho iniziato a scrivere brevi riflessioni sugli antichi che veicolavano la metafisica che oggi identifichiamo con la Costituzione della Repubblica Italiana in contrapposizione agli antichi che elevavano a volontà del dittatore una metafisica che divideva la società in classi, caste e strutture sociali che possiamo riassumere in "servi e padroni".

Perché una persona affronta la metafisica?

Una persona affronta la metafisica perché ha la necessità di dare un senso alla propria "condizione psichiatrica", alla propria malattia che gli impedisce di accettare come definitiva e naturale la realtà razionale nella quale vive.

Che le proprie sensazioni o allucinazioni siano il prodotto di una malattia degenerativa, un prodotto di alcol, di droghe o che quell'individuo sia in grado di viaggiare in infiniti mondi emotivi, la condizione psicologica che il soggetto vive è quella di dare un senso a quanto gli accade.

La metafisica è una "materia" sfuggente perché l'idea metafisica è un'idea soggettiva e l'individuo ricava le certezze di tale idea esclusivamente partendo da sé stesso e in sé stesso.

Ed è solo con sé stesso che il metafisico affronta la sua società, la storia e la cultura nella quale vive.

L'idea metafisica è soggettiva, ma quando vivi in una società che impone con la violenza una metafisica soggettiva pretendendo che venga oggettivata attraverso la sua imposizione alla soggettività di uomini e donne, la condizione non è più individuale, ma nasce un problema sociale che può essere affrontato soltanto opponendo altre metafisiche alla metafisica della violenza che quella società impone agli uomini.

 

Metafisica antica e quotidianità contemporanea [per raggiungere l'indice delle pagine]

 

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27 settembre 2025

Metafisica

Metafisica

La filosofia metafisica è la più antica e completa forma di filosofia. Il suo nome moderno è "teologia" e tratta della percezione dell'uomo del divino presente negli oggetti del mondo in cui vive. Un divino che si trasforma e che muta nelle sue infinite forme, istante dopo istante, in cui manifesta la coscienza, la volontà, le sue infinite necessità d'esistenza attraverso la propria intelligenza.

L'interpretazione dell'uomo dei meccanismi in cui si svolge l'esistenza si chiamava "teologia" ed era la capacità dell'uomo di interpretare le modificazioni della realtà quale risultato delle scelte consapevoli degli oggetti-soggetti presenti nel mondo che abitava. Soggetti-oggetti che, attraverso l'azione, svelavano il loro divino.

Poi, nel VIII secolo a.c., intervenne la filosofia il cui scopo era quello di opporre il delirio immaginario alla percezione della realtà degli uomini. Trasformarono il delirio di onnipotenza in teologia e chiamarono il delirare, attorno all'onnipotenza metafisica in contrapposizione alla fisica con cui, questi filosofi, "filosofi". Gli "amanti della sapienza" che trasformavano il farneticare in conoscere. Descrivevano la forma di un mondo immaginario che abitava solo nei loro desideri di incapaci e impotenti nell'abitare il mondo in cui vivevano.

Nelle mani dei deliranti, che delirano della loro onnipotenza attribuendola all'onnipotenza di Dio, dell'Uno, del Tutto, dell'Artefice, la teologia sviluppò materia di studio per gli psichiatri. Quando gli uomini si impossessano dei legami fra sé e i soggetti consapevoli del mondo che abitano, la teologia diventa uno loro strumento per affrontare e abbattere i deliranti riportando l'uomo a riprendere il proprio posto fra gli Esseri della Natura.

Due tipi di persone trattano di filosofia metafisica: lo studioso di filosofia, il cui scopo è ottenere un ruolo sociale, un impiego, che gli consenta di vivere dignitosamente con un buon stipendio. E poi ci sono i filosofi, coloro che mettono al centro del loro esistere le idee al di là e al di fuori della propria condizione sociale. Non raccolgono stipendi per le idee che professano e nemmeno cerchie di seguaci adoranti ma sono in grado di indicare un futuro ad uomini e a società.

I primi sono culturalmente dotti. Curano la forma espositiva. I secondi curano le idee e spesso ignorano e sono indifferenti su cosa capiscono gli interlocutori delle idee che espongono. I primi studiano le idee di altri e le ripropongono; i secondi abitano il mondo, leggono la realtà e la ripropongono continuamente nella prospettiva di nuove e diverse realtà.

La metafisica pagana è la metafisica del mutamento. Gli antichi osservarono che l'uomo nasce e si trasforma, attimo dopo attimo, sia nella struttura fisica che nella conoscenza e nella consapevolezza. Oggi, con la ricerca scientifica, conosciamo un numero maggiore di meccanismi attraverso i quali l'uomo nasce e diviene. La condizione di fondo non cambia; l'uomo muta e la metafisica è la lettura dei processi di mutamento dell'uomo al di là della conoscenza scientifica dei meccanismi attraverso i quali si realizza il mutamento dell'uomo.

La metafisica si chiede: perché l'uomo muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: cosa l'uomo muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: quale aspetto dell'uomo muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: quando l'uomo muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: dove l'uomo muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: a quali condizioni risponde l'uomo quando muta, cambia e si trasforma?

La metafisica si chiede: quali sono le condizioni che inducono l'uomo a trasformarsi?

La metafisica si chiede: quali relazioni e di quale qualitàha le trasformazioni dell'uomo con le trasformazioni del mondo?

Le domande scendono a cascata e le risposte a queste domande non sono mai uguali, non c'è una verità perché il mutare annulla ogni verità che si può manifestare nell'attimo presente seguito da trasformazioni che manifestano nuove e diverse verità.

La verità di mondi altri, raccontata dal delirante, porta il filosofo metafisico a deridere il delirante e la sua follia.

Follia!

La ribellione alla ragione del dominio viene chiamata follia dal dominatore.

L'attività di dominio dell'uomo sull'uomo viene chiamata follia dall'uomo che si ribella al dominio e non vuole imporre dominio ad altri uomini.

Quale punto di vista si assume per definire la follia?

E qui entrano in gioco le scelte. Le diverse scelte fra lo "studioso di filosofia" che studia i filosofi; i filosofi che affermano verità per dominare gli uomini; i metafisici, i teologi, che descrivendo le relazioni fra l'uomo e il mondo manifestano idee per liberare l'uomo dal dominio nel loro tempo presente.

Chi è il delirante? Colui che costruisce campi di prigionia, attraverso obblighi d'obbedienza, o colui che taglia il filo spinato per evadere?

Il discorso di Penteo nelle Baccanti di Euripide ci presenta il senso della follia

PENTEO:

Mi trovavo lontano dal Paese, quando mi sono giunte triste nuove sulla città: che le donne, lasciate le case per presunti baccanali, s'aggirano nell'ombra delle selve sui monti, tributando con le danze onore al dio spuntato adesso, a quel Dioniso, che non so chi sia. Nel mezzo dei tiasi c'è un cratere colmo, e loro, in quella solitudine, acquattate chi qua chi là, volentieri si piegano al possesso dei maschi, col pretesto d'adempiere, da Mènadi, ad un rito, mentre in effetti avanti a Bacco mettono Afrodite. Le donne che ho afferrate stanno al sicuro in carcere, le mani legate. A quelle che sono scappate darò la caccia, le farò discendere dal monte e, sistemandole nei ceppi di ferro, le farò presto desistere da codesto nefando baccheggiare. Dicono ch'è arrivato uno straniero, un ciurmatore della Lidia, riccioli biondi, una grande chioma profumata, rubicondo, le grazie d'Afrodite negli occhi, e sta giorno e notte con loro, iniziando le giovani a misteri orgiastici. Soltanto ch'io lo colga in questa casa, e lo farò desistere dal battere il suo tirso e dallo scuotere le sue chiome, spiccandogli la testa dal busto. E' lui che va dicendo che Dioniso è un dio, che fu cucito un giorno nella coscia di Zeus, che col bagliore della folgore diede fuoco a lui e alla madre, che aveva rinnegato il connubio divino. Questa roba non merita la forca? E lo straniero, chiunque sia ... trascendere casi! [Si accorge della presenza dei due vecchi.] Questo è un altro fenomeno! Qui vedo l'indovino, Tiresia, con la nèbride variegata, e c'è il padre di mia madre con lui - roba da ridere! - che va baccheggiando col tirso. Mi rifiuto di guardare la vostra dissennata vecchiezza, padre. Non ti vuoi levare quell'edera? non vuoi lasciare libera - Sì, padre di mia madre, dico a te - la tua mano dal tirso? A persuaderlo sei stato tu, Tiresia. Certo vuoi introdurre fra gli uomini la nuova divinità, per poi scrutare il volo degli uccelli e bruciare le tue vittime traendone guadagno. E' la canizie che ti salva: se no, le innovazioni dei tuoi riti nefandi le faresti legato, in ceppi, in mezzo alle Baccanti. Niente di buono c'è nei sacri riti, sono convinto, se in pasti di donne c'è il succo diletto della vite.

Euripide, Baccanti in Tutte le tragedie, Newton e Compton Editori, 1991, p. 295

Il delirio di Penteo è ben descritto. Lui, il padrone della città dalla quale le donne sono scappate, per liberarsi dai telai e dalla schiavitù domestica, sui monti per baccheggiare e dedicarsi ai riti orgiastici, promette galera, tortura e pene per tutti coloro che non ritornano a sottomettersi.

Ma da dove deriva questo delirio?

Le cavalle che mi portano fin dove l'animo giunge
mi trascinavano, dopo avermi avviato sulla strada ricca di canti,
divina, che porta l'uomo sapiente per tutte le cose che siano.
Era lì che viaggiavo: le cavalle scaltrite lì mi portavano
tirando il carro, fanciulle guidavano il loro percorso. 5
Suono d'organo l'asse mandava nelle sue sedi
surriscaldato (era mosso da entrambe le ruote rotanti
da una parte e dall'altra), mentre a spronare s'affaticavano
le figlie del Sole, appena uscite dalla casa della Notte,
verso la luce, dopo essersi tolte il velo dal capo. 10
Lì è il portale che segna il cammino della Notte e del Giorno,
un architrave gli fa da cornice e una soglia petrigna,
lo chiudono grandi battenti che toccano il cielo:
la Giustizia preposta alle pene detiene le chiavi girevoli.
Rivolgendosi a lei le fanciulle con dolci parole 15
seppero ben persuaderla a togliere subito via
dalla porta la spranga a serrami; attraverso i battenti
schiuse la porta un vuoto infinito, mentre s'apriva
ruotando nelle bandelle argute i cardini di bronzo,
con ferramenta e chiodi ben fissi; dritto lì dentro 20
le fanciulle guidarono lungo la strada le cavalle ed il carro.
Benigna m'accolse la Dea, con la mano mi prese la mano
destra, così cominciava a parlarmi e diceva:
Figlio, compagno ad aurighe e cavalle immortali
che ti portano, giungendo alla nostra casa 25
rallegrati, perché non una sorte maligna t'ha fatto venire
su questa strada (certo è lontana dalla pista degli uomini),
ma legge e giustizia. Bisogna che tutto tu sappia,
sia della verità rotonda il sapere incrollabile
sia ciò che sembra agli uomini, privo di vera certezza.
Saprai tuttavia anche questo, perché le parvenze dovevano 30
plausibilmente stare in un tutto, pur tutte restando.

Parmenide, Poema sulla Natura, editore BUR, 2000, p. 147/149

Parmenide si fa "profeta di Dio", della verità incrollabile di "legge e giustizia", dove il padrone, o la padrona, gli raccontano della "verità rotonda il sapere incrollabile" che fa dire a Penteo "Le donne che ho afferrate stanno al sicuro in carcere, le mani legate. A quelle che sono scappate darò la caccia, le farò discendere dal monte e, sistemandole nei ceppi di ferro, le farò presto desistere da codesto nefando baccheggiare."

La verità di Parmenide e Penteo contro la richiesta di libertà delle donne che col "delirio" modificano il loro presente.

Chi era il delirante?

Parmenide e Penteo che invocavano la verità che li legittimava la schiavitù delle donne o le donne che cercavano la loro libertà?

La metafisica di Parmenide è la metafisica della sottomissione e della schiavitù, ma la metafisica che si oppone alla verità di Parmenide, dov'è?

Dunque, per primo fu Caos, e poi
Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono la vetta dell'Olimpo,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,

Esiodo, Teogonia, Editore BUR, 1999, p.71

Il venir in essere del mondo in sé e per sé, trasformazione dopo trasformazione era il messaggio dei poeti al di là di come ogni poeta veicolava il messaggio. Esiodo ed Omero, Orfeo e Museo raccontavano le meraviglie di una realtà divina in cui uomini e Dèi agivano senza essere costretti alla sottomissione.

Gli Dèi non ordinavano agli uomini di obbedire e sottomettersi. Ogni scelta degli uomini e degli Dèi aveva delle conseguenze, ma le conseguenze erano conseguenze delle scelte, di uomini e Dèi, non della volontà di dominio.

Al venir in essere del mondo, per mutamento e trasformazione da un possibile inizio, insiste Platone nel Timeo:

Poiché, dunque, tutti gli dèi furono generati, quanti si aggirano per il cielo e quanti appaiono in maniera visibile nella maniera in cui vogliono, il Generatore dell'Universo disse a loro le seguenti parole: "O dèi figli di dèi, io sono Artefice e Padre di opere che, generate per mezzo mio, non sono dissolubili, se io non voglio. Infatti, tutto ciò che è legato può dissolversi; ma voler dissolvere ciò che è stato connesso in maniera bella e in buona condizione, è da malvagio....

Platone, Timeo, in "Platone tutti gli scritti", Editore Bompiani, 2014, p. 1369

Questi sono i termini della filosofia metafisica: o la realtà è venuta in essere in sé e per sé date condizioni precedenti, o è stata creata, manifestata, da una potenza superiore alla quale la realtà si deve sottomettere in quanto appartiene a colui che l'ha creata e, per estensione, ai suoi rappresentanti.

I Pagani accolgono i punti di vista delle donne contro la follia di Penteo; i Pagani accolgono il punto di vista di Esiodo, Omero e i poeti che subiscono l'aggressione dei filosofi assolutisti come Parmenide, Pitagora e Platone.

E' oggettivamente ridicolo un Pitagora che racconta di essere sceso nell'Ade e di aver visto Esiodo ed Omero incatenati e torturati per i loro poemi.

Anche Eraclito appare contro i poeti, ma non per il venir in essere della realtà, bensì per l'interpretazione antropomorfa degli Dèi fatta dai poeti. Eraclito non mette in discussione il fuoco, l'emozione, attraverso cui la realtà viene in essere, ma solo la rappresentazione della forma antropomorfa mediante la quale identifica la rappresentazione formale usata dai poeti.

Come dice Epicuro nella lettera a Meneceo:

Gli Dèi esistono: abbiamo di essi conoscenza evidente. Ma non esistono nella forma in cui li concepisce il volgo; e questo toglie loro ogni fondamento reale nella forma in cui è uso concepirli. Empio non è colui che rinnega gli Dèi del volgo, ma colui che applica le opinioni del volgo agli Dèi: infatti i giudizi di questo circa gli Dèi non sono prenozioni, ma supposizioni false; e in base a tali supposizioni si usa ricondurre agli Dèi i più grandi danni e i più grandi benefizi. Non avendo intimità che con le proprie virtù, essi accolgono quelli che sono loro simili, considerando straniero chi non è tale.

Epicuro, Lettera a Meneceo in Epicuro, Editore Mondadori, 2008, p. 196-197

A quelle domande, sopra elencate e altre, deve rispondere la metafisica. Non solo deve definire la natura degli Dèi, ma deve raccontare delle trasformazioni dell'uomo nella sua vita. Deve raccontare dell'oggettività in cui l'uomo vive e i sentieri che portano l'uomo, in questa oggettività, verso un futuro possibile.

Sì! Gli Dèi esistono come esiste l'uomo che si trasforma in un mondo in perenne trasformazione. E gli Dèi divengono e si trasformano.

E' giunto il momento di portare al centro della metafisica, non solo la natura degli Dèi o i processi di trasformazione dell'uomo, ma il mondo stesso che si trasforma e diviene in una perenne lotta fra la filosofia delirante del dominio e la follia che induce gli uomini e le donne a sottrarsi alla sottomissione tagliando il filo spinato delle costrizioni che avvolgono donne, uomini e bambini nella società.

In un sistema sociale retto dalla filosofia assolutista, sottrarsi alla sottomissione è l'azione di un Dio che emerge nell'uomo e che quell'uomo trasferisce la sua azione alla propria coscienza per soddisfare la propria necessità.

Nella società in cui viviamo, dominata dalla filosofia assolutista dove ogni filosofo benvoluto da ogni regime ripete le nozioni apprese durante il catechismo cristiano, abitare le trasformazioni attraverso il tempo, si è definito "stregoneria". Uomini e donne che agivano nel presente in funzione di un futuro possibile si opponevano a donne e uomini che si inginocchiavano e pregavano l'intervento della provvidenza divina con cui risolvere i loro problemi.

 

Metafisica

 

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26 settembre 2025

L'uomo fra azione e parola

L'uomo non ha mai vissuto con la parola se non negli ultimi, forse, 100 mila anni o poco più. Comunque in una frazione infima della vita dell'Essere che divenne, come noi lo conosciamo, uomo.

Prima della parola l'uomo era emozione e azione. L'emozione costruisce la vita e l'azione mette in atto strategie d'esistenza dell'uomo.

Quando nell'uomo inizia a formarsi la parola come strumento di comunicazione, la parola tende a descrivere un'azione o un oggetto, ma non produce né l'oggetto e nemmeno l'azione. Senza oggetti da descrivere e senza azioni la parola è inutile.

Ma guarda caso, che bravi questi ricercatori. Hanno scoperto un meccanismo fisiologico del passaggio della percezione umana dal mondo del tempo, dell'azione, al mondo della ragione.

Una volta acquisito culturalmente la parola come mezzo di comunicazione, la parola, per poter funzionare come strumento della comunicazione deve attivare, immediatamente nell'ascoltatore, l'oggetto descritto o l'azione che descrive.

E' il problema delle AZIONI. Nel mondo del tempo a sollecitazione segue l'azione, ma nel mondo della ragione, qualora la ragione pensi a delle azioni, per trasmettere la descrizione della ragione che pensa l'azione all'impulso emotivo che induce all'azione, si attivano particolari aree cerebrali. Tali aree si accendono quando usiamo i verbi di movimento in quanto, l'idea del correre è emozioni del correre.

Noi, come Esseri della Natura, non siamo nati nella ragione, nel verbo, ma siamo una struttura emotiva che si modifica mediante l'azione. Su questa struttura emotiva che si modifica mediante l'azione, si è imposta la ragione che si limita a descrivere e pensando un mondo dal quale è alienata. La ragione descrive il mondo, ma non agisce nel mondo. Tuttavia, avendo la ragione preso il controllo dell'Essere Umano, sicuramente il cervello e il corpo hanno costruito dei meccanismi di mediazione fra la descrizione che domina l'uomo e l'azione che, modificando l'uomo, permette un accumulo di potere emotivo: l'uomo che cresce!

Riporto la notizia dell'ANSA:

Parole attivano aree specifiche cervello
Due studi hanno coinvolto la Sissa di Trieste, poi pubblicati
27 settembre 2012

(ANSA) - TRIESTE, 27 SET - Correre, afferrare, mangiare: quando comprendiamo parole come queste il nostro cervello si attiva anche nelle aree preposte a guidare i movimenti del corpo. Per questo alcuni scienziati hanno ipotizzato che per capire le parole che si riferiscono ad azioni il cervello ne simuli il processo motorio. Due ricerche che hanno coinvolto scienziati della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste hanno messo alla prova quest'ipotesi da due punti di vista diversi.

Tratto da:

Ansa.it 2012/09/27/

E' dura far uscire la scienza dall'oscurantismo cristiano che pone al centro dell'uomo il verbo (parola in latino) o il logos (parola in greco), mentre la modifica dell'uomo è mutamento mediante relazioni emotive con i soggetti del mondo in cui vive.

La scienza scopre continuamente come le idee della Religione Pagana abbiano una base oggettiva e appartengono all'Essere Umano che abita il mondo e non ad illusorie forme di onnipotenza psichiatrica come cristianesimo.

 

26 settembre 2025

Il cammino

Camminiamo in un mondo di ombre;

Un mondo vuoto di uomini;

Nel regno del silenzio;

Camminiamo in un futuro

che sempre presente scandisce i nostri passi.

Siamo viandanti senza una meta,

Senza un luogo in cui far ritorno.

Il mondo riempie i nostri occhi,

e noi siamo ricchi,

avvolti in un immenso,

da cui emergono voci,

a cui gli uomini sono sordi.

Camminiamo in un mondo d'ombre,

in cui il passato è ora,

e ci sussurra racconti,

che tengono feconda la terra.

 

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25 settembre 2025

Religione pagana

Tre tipi di persone, anzi quattro
dovranno uscire dagli interessi degli uomini

1) I cristiani che non hanno trovato nulla su cui articolare la loro diffamazione;
2) Gli atei che non hanno trovato il modo per appropriarsi della critica al cristianesimo;
3) Gli esoteristi che non hanno trovato il modo per appropriarsi dei principi della Stregoneria;
4) I wicca e i buddhisti che hanno scoperto che per i Pagani la speranza nella reincarnazione è un insulto;

Tre pratiche, anzi quattro
suonano insulto alla Religione Pagana

1) Pregare in ginocchio un padrone, un dio padrone onnipotente;
2) Illudersi di prevedere il futuro con tarocchi o astrologia;
3) Trasformare la pratica sessuale in pratica religiosa;
4) Elargire elemosina o finanziare ONG affinché il povero continui a rimanere povero;

Tre idee, anzi quattro
non appartengono al pensiero religioso della Religione Pagana:

1) La promessa dell'inferno o del paradiso;
2) Il desiderio del Nirvana;
3) il controllo della vita attraverso il karma;
4) la divisione della società in caste;

Tre idee, anzi quattro
sono proprie della Religione pagana.

1) Uomini e donne che trattano da pari gli Dèi;
2) Uomini e donne che si fanno carico dei problemi sociali;
3) Uomini e donne che alzano lo sguardo verso l'orizzonte;
4) Uomini e donne che hanno trasformato la vita in un cammino verso la morte;

Costoro, e solo costoro, auspichiamo che siano nostri compagni di viaggio lungo un cammino fatto di scelte
capace di portarci oltre l'orizzonte della vita.

 

25 settembre 2025

La metafisica degli antichi

La metafisica degli antichi

In questa pagina presento una sorta di punto d'arrivo del mio viaggio. Ho superato la necessità dei testi lunghi e complessi e ho iniziato a scrivere brevi riflessioni sugli antichi che veicolavano la metafisica che oggi identifichiamo con la Costituzione della Repubblica Italiana in contrapposizione agli antichi che elevavano a volontà del dittatore una metafisica che divideva la società in classi, caste e strutture sociali che possiamo riassumere in "servi e padroni".

Perché una persona affronta la metafisica?

Una persona affronta la metafisica perché ha la necessità di dare un senso alla propria "condizione psichiatrica", alla propria malattia che gli impedisce di accettare come definitiva e naturale la realtà razionale nella quale vive.

Che le proprie sensazioni o allucinazioni siano il prodotto di una malattia degenerativa, un prodotto di alcol, di droghe o che quell'individuo sia in grado di viaggiare in infiniti mondi emotivi, la condizione psicologica che il soggetto vive è quella di dare un senso a quanto gli accade.

La metafisica è una "materia" sfuggente perché l'idea metafisica è un'idea soggettiva e l'individuo ricava le certezze di tale idea esclusivamente partendo da sé stesso e in sé stesso.

Ed è solo con sé stesso che il metafisico affronta la sua società, la storia e la cultura nella quale vive.

L'idea metafisica è soggettiva, ma quando vivi in una società che impone con la violenza una metafisica soggettiva pretendendo che venga oggettivata attraverso la sua imposizione alla soggettività di uomini e donne, la condizione non è più individuale, ma nasce un problema sociale che può essere affrontato soltanto opponendo altre metafisiche alla metafisica della violenza che quella società impone agli uomini.

[Tratto dalla pagina su linkata]

 

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24 settembre 2025

Il libro sacro degli uomini

Gli uomini hanno scritto dei libri!

Alcuni di questi libri vengono chiamati SACRI perché degli uomini hanno scritto cose che hanno visto o verità cui hanno assistito. Quando leggiamo i libri chiamati sacri è come se noi guardassimo un quadro ammirandone contenuti, sostanza, colori e ricevendone sensazioni ed emozioni.

In questo modo il veggente umano guarda il mondo. Sta ammirando i contenuti, la sostanza, i colori e ne riceve delle sensazioni e delle emozioni.

Le grida fra gli uomini dicono: "Venite, venite ad ammirare questo quadro!" Così i predicatori girano per il mondo illustrando il loro quadro. I libri "sacri" sono scritti da uomini. Le mani che li scrivevano, sono le mani degli uomini! Le visioni che avevano, erano le visioni di uomini! La cultura dalla quale attingevano per scrivere, era la cultura degli uomini!

Eppure il predicatore va dicendo che quanto quegli uomini hanno scritto era comunicato da qualche cosa di diverso dall'uomo. Qualche cosa di diverso dall'uomo si era chinato verso l'uomo ed aveva comunicato all'uomo quanto l'uomo mai avrebbe potuto raggiungere o conoscere. Mentre il predicatore va farneticando questo, gli uomini, che seguono il predicatore sperano di essere fra coloro a cui quel qualche cosa comunica cose che loro mai potrebbero conoscere.

Ogni predicatore organizza chi guarda il suo quadro ed agisce nei confronti di chi guarda quadri diversi.

Tutte quelle persone non immaginano che potrebbero esse stesse dipingere il loro quadro. "Come, io che posso fare un libro "SACRO"? "Ma guarda," dicono, "con quanta arte e quanta sapienza quei libri sono stati scritti. Dove vuoi che io abbia quell'arte e quella sapienza se qualcuno non me la dà?" Stanno ammirando un quadro. Quel quadro si è impossessato della loro attenzione; essi sono proprietà di quel quadro. Davanti a quel quadro si sentono piccoli e vorrebbero vivere tutta la loro esistenza ammirando quel quadro. E si arrabbiano quando qualcuno dice loro che si tratta soltanto di una crosta di poco conto. Ti dicono quanto quel quadro sia antico e quanto numerose sono le persone che ammirano quel quadro.

Eppure, c'era un giorno in cui quelle persone vivevano senza ammirare nessun quadro.

Quando stavano nella vagina della propria madre si agitavano, combattevano, si trasformavano e non avevano nessun quadro da ammirare. Usciti dalla vagina della loro madre qualcuno ha iniziato a parlare loro di quel quadro. Quanto fosse bello. Quanto era bello ammirare quel quadro e quanta approvazione, dagli ammiratori di quel quadro, essi avrebbero avuto se avessero insegnato ai loro figli ad ammirare quel quadro.

Poi successe che qualcuno prese nelle proprie mani carta, colori e pennello e si mise a dipingere un quadro. Subito, gli ammiratori dei quadri, lo derisero. "Guarda quanto è incerto quel segno. Le parole sono usate male, i colori stonano. Come si può associare quel colore a quest'altro? E' un quadro primitivo" affermavano, "un quadro ingenuo".

Quella persona continuava a scrivere il libro, solo che non era il libro sacro da ammirare, ma era il libro sacro per scrivere libri sacri. Era un quadro che diceva alle persone di cessare l'ammirazione e iniziare a dipingere il proprio quadro: loro avrebbero potuto fare meglio.

Questa è in fondo la vita. La vita si divide fra chi ammira, è ammaliato, da un libro Sacro e colui che il libro Sacro vuole scriverselo. Le parole non saranno tutte sue, qualche volta copierà, qualche volta farà scarabocchi, qualche volta si infilerà nei voli pindarici dell'esistenza, ma scriverà il suo libro Sacro.

Chi è affascinato da un libro Sacro lo farà proprio e passerà la vita ad ammirarlo e a decantarne le gesta. Chi scriverà il proprio libro sacro IMPARERA' A VIVERE.

Il Libro Sacro dei Pagani altro non è che la vita di ogni uomo e donna.

Per scrivere un libro sacro è necessario affrontare l'esistenza; è necessario essere responsabili di sé stessi; è necessario scrivere come noi abbiamo affrontato attimo dopo attimo tutti i momenti della nostra vita.

C'è sempre il pericolo che qualcuno si fermi a guardare e vivi ammirato quel libro sacro, ma se noi diremmo loro che quel libro è scritto perché noi abbiamo vissuto e che vivendo Essi possono scrivere un libro ben maggiore, allora difficilmente qualcuno si fermerà ad ammirare il libro Sacro, ma inizierà a scriverlo. Non starà più ad aspettare la rivelazione, ma esprimerà l'esperienza della propria esistenza finché milioni di libri Sacri correranno sulla terra esprimendo le voci degli Dèi. Ma non le voci del dono che arriva da fuori, ma degli Esseri Umani che si sono fatti Dèi affrontando la loro esistenza.

In fondo è questo che manca all'umanità: la capacità di riconoscere in sé stessa la capacità di scrivere il proprio LIBRO SACRO.

Guardandomi attorno osservo. Vedo moltitudini di uomini che ammirano i libri sacri ispirati da colui che chiamano "Dio" e vedo solo pochi ed isolati uomini che tentano di scrivere il proprio libro sacro della loro esistenza.

 

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23 settembre 2025

Eraclito e il mutamento

Il concetto di mutamento, attribuito ad Eraclito, parla di un mondo che muta e non del mutare del soggetto che, rispetto al mondo, continua ad essere statico, immutabile, un "dato di verità" tale da costituire un punto di riferimento del mondo. Il soggetto appare come un attore immutabile in un mondo che muta.

La differenza rispetto ad Eraclito, o meglio a quanto citato e attribuito ad Eraclito, è che il soggetto muta, si trasforma, anche se la ragione fa immaginare al soggetto di vivere in una condizione di permanente uguaglianza a sé stessa.

Secondo internet questa attribuzione risalirebbe a Platone, che nel suo Cratilo scrive: "Dice Eraclito "che tutto si muove e nulla sta fermo" e confrontando gli esseri alla corrente di un fiume, dice che "non potresti entrare due volte nello stesso fiume"". Il riferimento è al frammento 91 D.K. del trattato Sulla natura, dove si può constatare che l'espressione "tutto scorre" non è presente:

"Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va." (Fr. 22 B 91 Diels-Kranz)

Dice il frammento 91 a proposito di Eraclito nel Diels-Kranz recuperato da una pubblicazione cartacea:

91 [41. 40]. PLUTARCH. de E 18 p. 392 B. Nello stesso fiume non è possibile scendere due volte secondo Eraclito [cfr. PLAT. Cratyl. 402 A = 22 A 6. ARISTOT. metaph. I 5. 1010 a 12 = 22 B 12 e 49 a] né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato. Ma per l'impeto e la velocità del mutamento (si allenta e di nuovo si raccoglie ) (piuttosto non si dovrebbe dire né di nuovo né dopo, ma insieme si concentra e si allenta) "si avvicina e si allontana".

Tratto da: Diels-Kranz, I Presocratici- testimonianze e frammenti, Editore Laterza, 1990, p.115

L'interpretazione incontra delle difficoltà. Noi non sappiamo che quanto riportato è l'idea di Eraclito o se è l'interpretazione dell'idea di Eraclito per come Platone l'ha capita per poterla inserire nei suoi discorsi assolutisti e creazionisti.

In ultima analisi noi non disquisiamo sull'affermazione di Eraclito, ma sull'uso di un'ipotetica affermazione di Eraclito fatta da Platone e usata da Plutarco.

 

23 settembre 2025

Discorso sulla libertà religiosa riferito alla Cina

Riprendo un articolo del Global time in cui si dice che la Cina emana regole più precise per gli affari religiosi in territorio cinese.

L'articolo è particolarmente interessante perché ha il fine di proteggere le religioni e le ideologie religiose da imbonitori e truffatori che si presentano come "inviati di Dio" e alterano, a seconda dei loro interessi, le ideologie religiose.

L'articolo fa una precisa distinzione fra il diritto di parlare della propria religione, e ne protegge i legittimi diritti degli interessati, e la soggettività di predicatori che, sostituendo la loro persona a ideologie religiose, alterano il messaggio religioso per adattarlo a loro stessi e farlo funzionare per i propri interessi. Proprio per limitare i danni di questi personaggi, figure religiose, credenti e altri gruppi sociali hanno chiesto di regolamentare l'attività online del personale religioso.

Scrive l'articolo:

Citando i regolamenti, il funzionario ha affermato che il personale religioso che registra o gestisce account di social media pubblici in qualità di clericale deve presentare le proprie credenziali di clero ai fornitori di servizi Internet per la verifica.

La predicazione delle Scritture online e l'educazione o la formazione religiosa del personale religioso possono essere svolte solo tramite siti web, app, forum o altre piattaforme online legalmente istituiti e gestiti da gruppi religiosi, istituzioni religiose, templi o chiese che hanno ottenuto la licenza per fornire servizi di informazione religiosa online rilasciata dai dipartimenti ufficiali, ha affermato il funzionario.

Citando i regolamenti, il funzionario ha affermato che al personale ecclesiastico è vietato impegnarsi in attività di autopromozione online, diffondere ideologie estremiste, promuovere sette o eresie o trarre profitto dalla religione. è inoltre vietato compiere azioni online che minino l'armonia tra diverse religioni o all'interno della stessa religione, discriminino credenti o non credenti o utilizzino impropriamente l'intelligenza artificiale per produrre o diffondere informazioni illegali.

Dal Global Time

E vietata l'autopromozione. Che cosa significa? Che è vietato al "santone" di promuovere le sue capacità di guaritore; ma non è vietato parlare di possibilità di migliorare la propria vita. L'autopromozione avviene quando ad un'idea religiosa si sostituisce la persona "magari inviata da Dio e portatrice di verità indiscusse". E' vietato usare la religione come strumento per aggredire altre religioni (come stanno facendo i cattolici in Italia attraverso strutture politico-sociali a loro devote) o altre ideologie religiose. E' vietato promuovere sette o eresie il cui scopo è separare le persone dalla società in nome di regole sociali e comportamenti al di fuori delle leggi. E' vietato trarre profitto dall'attività religiosa. In sostanza, ipoteticamente, non dovrebbero esistere religioni miliardarie che comprano i seguaci con i soldi come fa la Chiesa Cattolica in Italia. E' vietato fare propaganda contro altre religioni e per fare propaganda non significa non discutere di una struttura etico-religiosa di una diversa religione, ma incitare al linciaggio e alla discriminazione contro credenti o non credenti, o credenti di altre ideologie religiose. Non si può nemmeno diffondere informazioni false online o usare l'intelligenza artificiale per discreditare.

In sostanza, le norme cinesi salvaguardano la libertà religiosa, la libertà del dibattito religioso e i fondamentali diritti dell'uomo.

Si tratta di difendere l'uomo, il singolo uomo e la singola donna, dalla violenza emotiva con cui le religioni tendono ad aggredirlo per sottometterlo.

Le stesse norme, o norme molto simili, le troviamo anche nella Carta dei Diritti dei Cittadini in Europa, ma sono norme che vengono violate sistematicamente dalle organizzazioni religiose, spesso con la complicità delle Istituzioni che sul territorio dovrebbero difendere i diritti dei cittadini e non delle organizzazioni criminali religiose.

Si tratta del concetto di libertà di religione: o la libertà è dell'uomo che deve poter vivere e scegliere al di là della presenza di religioni dalle quali non deve subire violenza; oppure si salvaguarda il diritto delle religioni di far violenza agli uomini per diffondere il loro "credo religioso". Come avviene in Italia.

 

23 settembre 2025

Lavoro sistemazione siti web

Ho terminato di mettere i link ai capitoli, argomenti, del Tomo 1 del settimo volume della Teoria della Filosofia Aperta. Ho dovuto cercare 259 link sparsi per i siti.

La pagina di filosofia.html di stregoneriapagana.it diventa sempre più enorme. Urge organizzare una divisione, ma prima devo mettere tutti i link ai capitoli, argomenti, del Tomo 2 e saranno altri, almeno, 200 link. Solo in questo modo si può costruire l'idea generale della Religione Pagana.

Filosofia Aperta volume VII

Per ora i collegamenti alle pagine di filosofia rimangono così.

 

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21 settembre 2025

 

Celebrazione Equinozio d'Autunno 2025
presso il Bosco Sacro in Jesolo - Venezia
Le laminette orfiche e i mondi del silenzio

 

Guarda il video

 

Celebrazione dell'Equinozio d'Autunno 2025

La celebrazione dell'Equinozio d'Autunno celebrata dalla Federazione Pagana è la celebrazione degli infiniti mondi silenziosi che ci circondano.

L'immenso al quale noi accediamo mediante le nostre emozioni e che è abitato dalle emozioni di ogni Essere che abita il mondo in cui viviamo.

E' il mondo dal quale emergiamo quando usciamo dalla vagina di nostra madre ed è il mondo che accoglie le nostre emozioni alla fine della nostra vita fisica.

E' un mondo ricco di intuizioni e portatore di conoscenza dal quale possiamo attingere in ogni istante della nostra vita. Non so come quest'anno si svolgerà la celebrazione, forse in modo diverso da come è avvenuta negli altri anni, tuttavia non meno intensa e partecipata.

Appuntamento è alle 18.00 in Via Ca' Gamba 3B settima traversa a Jesolo il 20 settembre 2025 presso il Bosco Sacro.

Come tutte le celebrazioni, la partecipazione è assolutamente gratuita e non comporta nessun impegno.

 

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19 settembre 2025

Dalla contemplazione all’Ascolto delle Correnti Vegetative
Il vivente come universo di coscienze
Diciasettesima parte

La Contemplazione modifica il nostro punto di vista sul mondo e gli “oggetti” del mondo che ora vengono pensati come soggetti del mondo.

La separazione di noi dagli oggetti del mondo è determinata dal TEMPO.

Il tempo, inteso come mutamento, viene vissuto dal soggetto attraverso i propri adattamenti. Il tempo determina la separazione fra i diversi oggetti-soggetti del mondo. Nello stesso tempo, il tempo, realizza la mutazione del soggetto attraverso una sedimentazione quantitativa e qualitativa della sua struttura emotiva che a sua volta si esprime nel soggetto attraverso la sua intelligenza, la sua volontà, le sue pulsioni, i suoi desideri, i suoi bisogni e tutto ciò che lo spinge verso un futuro, verso un esterno, verso una dilatazione.

Il tempo vissuto è inteso come tempo della trasformazione soggettiva. Per tempo della trasformazione soggettiva intendo una trasformazione risultante da ogni trasformazione dei soggetti contenuti dentro ogni singolo individuo della Natura.

La contemplazione ha indotto la mia attenzione a soffermarsi su oggetti esterni a me, a riconoscerli come soggetti che agiscono e a interagire con la loro coscienza, con le loro emozioni, con la loro intelligenza.

Quest’azione porta la mia attenzione dentro di me e mi costringe a scoprire che io non sono “un’unità”, ma la risultante di interazioni fra molti oggetti che pensano sé stessi come a delle soggettività.

Io non sono io come persona finita e conchiusa nella mia coscienza, ma il mio cuore ha una coscienza rivestendo una funzione relativa alla mia coscienza. La cellula del mio piede ha una coscienza rivestendo una funzione sia in sé stessa che in relazione alla mia coscienza. Dentro di me c’è un infinito numero di coscienze ognuna della quali esercita la ricerca della propria libertà all’interno della qualità delle relazioni che il proprio divenuto.

Quando io mi sottometto ad una morale o obbligo la mia psiche a dei comportamenti, come adeguamento ad idee morali o sociali preconcette, la sofferenza che provo è anche il riflesso della sofferenza che provano le singole parti del mio corpo.

Il loro vivere la sofferenza, che io impongo loro mediante la costrizione a quella morale, a quei comportamenti, a quell’etica che ho posto come modello a cui mi costringo ad adeguarmi, viene trasmesso alla mia coscienza creando malessere e sofferenza a tutto il mio corpo e a tutta la mia psiche. Se io mi impongo un digiuno, a soffrirne non è solo il mio stomaco, ma tutto me stesso e quel tutto me stesso si ripercuote nel fisico e nella coscienza che si modificano per effetto della sofferenza nell’impossibilità di adattarsi e di espandersi nel mondo.

Se io dico che non devo avere rapporti sessuali perché questo vuole Gesù, danneggio il me stesso danneggiando la struttura psico-fisica del mio corpo. Quel danneggiare è impedimento d’espressione della libertà di tutte le mie parti del corpo la cui sofferenza arriva alla mia coscienza.

Proviamo a riflettere sul meccanismo dell’insorgenza delle emozioni.

Noi sappiamo, oggi, che le emozioni nascono e si sviluppano attraverso la parte interna del cervello, in particolare attraverso l’amigdala. Ma, all’insorgenza dell’emozione, il cuore risponde adattando il corpo in funzione dell’emozione che sorge (sistema del gran simpatico). Senza i processi di adattamento fisico del corpo all’insorgenza dell’emozione, l’emozione non potrebbe modificare i presupposti emotivi su cui si è formata la mia coscienza, ma sarebbe percepita esclusivamente come una perturbazione dolorosa.

La Contemplazione ci deve portare alla consapevolezza delle infinite coscienze che si modificano continuamente dentro di noi e le cui modificazioni concorrono a formare la nostra coscienza personale.

Come queste coscienze si modificano, così si modifica anche la mia coscienza personale. Come queste coscienze entrano in relazione col mondo a cui sono legate, così la mia coscienza personale modifica il suo modo di entrare in relazione col mondo.

Con la Contemplazione non scopro solo le coscienze fuori di me, ma scopro anche le coscienze che formano me.

Fine diciasettesima parte... Continua... con “gli aspetti magici delle Tre Arti Magiche in Stregoneria – Dalla contemplazione all'Ascolto delle Correnti Vegetative – il vivente come universo di coscienze ”

19 settembre 2025

Filosofia

Ho iniziato a modificare a pagina di filosofia in stregoneriapagana.it.

E' la pagina generale con tutti i capitoli e i link della Teoria della Filosofia Aperta, dei libri che ho pubblicato o che ancora devo pubblicare.

Per il momento ho tolto i 6 filmati che conteneva e che, se le persone non avevano dei browser efficienti, i filmati anche se caricati correttamente, partivano tutti e sei disturbando i navigatori. Ai filmati ho sostituito delle immagini che portano alla pagina specifica se qualcuno vuole vedere il filmato.

Inoltre ho caricato tutto l'indice dell'VIII volume della Teoria della Filosofia Aperta nella sua sezione. Ora mi dedicherò all'indice del VII volume che, in parte già presente, ma è un po' più complesso per la ricerca dei link su dove ho caricato gli argomenti.

Finito questo lavoro, la pagina risulta un enorme elenco di link dovrò dividere le sezioni e fare delle pagine separate. Alcune sezioni non le posso toccare perché contengono link complessi e specifici. Comunque la pagina verrà alleggerita perché almeno 5 o 6 sezioni, che verranno completate (quella su Agostino d'Ippona e quella su Platone ad esempio) diventeranno pagine a sé.

Tanto lavoro, ma non c'è alternativa.

 

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18 settembre 2025

Riflessione sulla conferenza "Presente della filosofia"
del 16 novembre 2007 a Venezia in Libreria Mondadori a San Marco (oggi non esiste più)

Con questo comunicato si è annunciata quella conferenza.

Carissimi amici di Filosofico.net

vi ricordo che venerdì 16 novembre, alle ore 17e30, presso lo "Spazio Eventi della Libreria Mondadori" a San Marco (Venezia) la collana filosofica I CENTO TALLERI (filosofico.net ), nata dalla collaborazione di Filosofico.net, Portalefilosofia.com e l'editrice Il Prato, incontrerà il pubblico, con una presentazione del proprio catalogo e un dibattito sul tema "Presente della Filosofia, Filosofia del Presente", volto a chiarire quale sia lo statuto della filosofia nell'attuale momento storico (interverranno Jacopo Agnesina, Diego Fusaro, Giuseppe Girgenti, Costanzo Preve, Federico Leonardi e Andrea Sangiacomo).
Per maggiori informazioni:
ilprato@

Come si può leggere, un annuncio roboante, pieno di aspettative.

Questa è la relazione di quello a cui avevo assistito.

Sono andato ad assistere a questa conferenza ieri sera.

Ammetto che ogni tanto mi illudo. Così, pur consapevole che si stava presentando un catalogo di libri, pensavo che si parlasse anche del "Presente della filosofia e della filosofia del presente". Forse i relatori ne hanno parlato, ma io non ho capito quale fosse o che cosa fosse la filosofia del presente o il presente della filosofia dal punto di vista dei relatori.

So benissimo che qualunque critica si faccia è parziale e so benissimo che esiste un punto di vista soggettivo per cui le affermazioni che si fanno sono manifestazione di un insieme ideologico-dottrinale che le manifesta e che, ogni osservazione che viene fatta, è solo perché l'affermazione del relatore, uscendo dall'insieme dottrinale che l'ha manifestata, è entrata nell'insieme dottrinale di chi l'ha ascoltata producendo uno stridere col suo sentire e col suo pensiero.

Tuttavia alcune puntualizzazioni sono d'obbligo.

La prima è diretta nei confronti di Fusaro!

Io ammetto che un giovane abbia grandi capacità tecniche di lettura e di interpretazione di quanto studia, ma la sua affermazione nei confronti dei vecchi docenti universitari (i baroni) dal punto di vista della filosofia (non mi interessano le questioni burocratiche o i rapporti di potere nelle università), non era solo fuori luogo, ma falsa sia nelle premesse (una società giovanilistica compulsiva) che nelle conclusioni (lo svecchiamento di chi fa filosofia).

Il fatto che Fusaro studi la critica marxiana, e sappia tutto quello che ha detto Marx, non significa che conosca la critica marxiana, né l'ha interiorizzata come oggetto tanto da trasformarla come prassi emotiva della sua rappresentazione soggettiva davanti al mondo. Tant'è che quando un altro relatore (quello che ha scritto un commento di Parmenide) gli parla di un "oltre" esistenziale non gli fa fare un salto alto di due metri sulla sedia imponendogli di dimostrare l'"oltre" anziché affermarlo come oggetto della sua immaginazione (o immaginarlo come necessità psicologica).

Sempre questo relatore (appunto chi ha scritto il libro attorno a Parmenide) punta molto l'attenzione sul concetto di "ascolto".

Afferma la necessità di "Ascoltare con tutto sé stessi".

Apparentemente sembra un concetto logico, in realtà è espressione di totale illogicità: sempre, un soggetto ascolta con tutto sé stesso!

Al di là di come usa la sua attenzione nell'ascoltare.

Ed ascolta non solo quello che le persone dicono, ma ascolta anche ciò che appartiene alla comunicazione non verbale.

Se fossimo Animali o Piante il problema non si porrebbe, ma dal momento che siamo Esseri Umani e che comunichiamo mediante la ragione e in modo particolare con la ragione nella cultura attuale, il problema non è dato da chi ascolta, ma da chi parla.

Troppo spesso chi parla non è in grado di usare "parole alate", ma fa solo esercizio di retorica razionale che pur esprimendo in maniera pulita e ordinata un concetto, questo non è solo limitato alla ragione, ma è privato del fuoco, del furore, della vita e, pertanto, non attrae l'attenzione dell'interlocutore. Troppo spesso chi parla dà per scontato che l'altro intenda quello che lui dice come lui vorrebbe fosse inteso. Come se le parole avessero sempre lo stesso significato in ogni ambiente mentale in cui risuonano.

Il problema è di chi parla, non di chi ascolta. Se fossimo animali o piante il problema non si porrebbe in quanto ogni forma comunicativa è sempre legata a pulsioni di vita (a necessità della vita o se preferite ai bisogni della vita) e, pertanto, qualunque siano le forme della comunicazione o la qualità del linguaggio o del discorso, sono sempre "parole alate" capaci di afferrare l'attenzione dell'interlocutore in quanto manifestazione di bisogni comuni con l'interlocutore.

Un professore universitario di Ca' Foscari, se non mi sbaglio, ha citato, a proposito di Alessandro Biral (presentava la collana Dialoghi Filosofici) ancora una volta quel vituperato "conosci te stesso" che, usato a sproposito da Platone, ha finito per offendere il Tempio di Delo con quelle tre o quattro interpretazioni, una più squallida dell'altra, e tutte con la finalità di sottomettere la persona ad una verità di sé stesso come oggetto in sé.

E' prassi dei filosofi, dagli Stoici agli attuali, offendere il Mito solo perché il Mito non può rientrare in nessuna filosofia della Verità. E ieri la cosa si è ripetuta. Però di questo sono abbastanza abituato, non ho fatto il salto sulle sedie né ho preso per il collo quel docente, però se lo sarebbe meritato!

Un'altra cosa che mi ha colpito è stata l'esposizione di quella persona che sta preparando un libro sulla guerra e sul terrorismo.

In particolare, faceva notare, come spesso chi si combatte finisce per far "assomigliare" o "coincidere" le strutture sociali con quelle del nemico che combatte.

Indubbiamente sarà un grande lavoro di ricerca, ma nella mia testa molti dubbi si accavallano.

Io accetto che la propaganda politica definisca chi mette le bombe un terrorista. Accetto che la propaganda politica possa definire delle nazioni "l'impero del male". Ciò che non accetto è che chi fa analisi sociale o analisi filosofica faccia propri i vocaboli della propaganda politica.

Chi è un "terrorista"? Perché quella persona decide quel comportamento? Qual è la realtà (o una definizione che si avvicini all'oggetto reale il più possibile, almeno superando l'apparenza con cui l'oggetto si presenta in questa cultura oggi...) di uno stato? Di una nazione? Quali sono i suoi bisogni? Quanto un singolo individuo è in grado di incidere nell'insieme della nazione tanto che la nazione è costretta a mettere in atto processi di adattamento a quanto quell'individuo, ogni singolo individuo, ha messo in moto?

Qual è la struttura mentale (il modo di guardare il mondo...) di un Bush o di un Bin Laden?

Cosa entrambi dell'altro (o di ogni altro) percepiscono? Cosa, ognuno di loro, proietta sull'altro? Come la propaganda riesce a far presa sulla struttura emotiva delle persone tanto che gli USA riescono a convincere gli americani della necessità di attaccare l'Iraq e perché, dopo tre anni, l'opinione pubblica ha cambiato opinione?

Va be'; leggerò quel libro. Però, consiglio a questo personaggio, di discutere con un "terrorista" (o una persona di esperienza) per tentare di capire che cos'è "l'empatia sociale" e che cosa significano quei legamenti che hanno trasformato la nostra specie in una specie sociale....

Un filosofo è tale SOLO perché ha accumulato esperienze soggettive e ha tentato di trasformare quelle esperienze in teorie generali per comunicarle ad altri. E, quell'esperienza, è legata sempre alla cultura del suo tempo. Gli altri non sono filosofi, ma coloro che chiacchierano attorno ai filosofi con qualche infarinatura di filosofia anche se hanno la qualifica di "docenti".

E' la sensazione che ho avuto ieri in quella conferenza. Avevo la sensazione di essere una cavia in un laboratorio dove persone con i camici bianchi mi infilavano dei bisturi affinché le azioni fossero in linea con il loro pensiero aprioristico.

Tutte brave persone: ma nessuna di loro aveva forgiato il loro pensiero in una lotta a morte nella realtà quotidiana che il loro pensiero, pretendeva di definire. Il loro "pensare" non affrontava le torture di Giordano Bruno, né la qualità della vita di Feuerbach o Spinoza né affrontavano lo sconosciuto come Pirrone e, tanto meno, mettevano in discussione il loro presente come Pomponazzi o Kant.

Lo stimolo a replicare alle sciocchezze che venivano dette era molto forte. C'era un tempo in cui fare filosofia era una questione di vita o di morte. Chi manifestava un'idea era circondato nel foro da altre persone che tentavano di demolirla. Era il tempo in cui il filosofare era un combattere e la filosofia era una mitragliatrice che il filosofo teneva efficiente proprio sciacquando le sue idee nel fuoco della critica. Poi, nella conferenza di ieri, senti dire che "la critica è demolizione" in termini negativi. Come se fosse possibile demolire ciò che soddisfa i bisogni dell'uomo soltanto attraverso la critica. Ciò che impedisce la soddisfazione dei bisogni dell'uomo è possibile demolirlo mediante la critica in quanto la demolizione libera ciò che è trattenuto, ma servono catene e ferocia fisica per bloccare i bisogni degli uomini entro gabbie etiche e morali.

Io non conosco i motivi perché le persone del pubblico si alzavano e se ne andavano. Forse perché speravano di sentir parlare di "Presente della filosofia e della filosofia del presente" e poi si sono annoiate di persone che anziché parlare di concetti preferivano parlare di che cosa stavano facendo? O forse perché si erano immaginate delle aspettative e, invece, si sono trovate in una situazione in cui l'oggetto del discutere era il libro da vendere e non i suoi contenuti? O forse perché gli stessi contenuti dei libri presentati non erano tali da stimolare passioni ed emozioni dei presenti? Dei presenti che ascoltano degli oratori che non eccitano le loro emozioni, né li stimolano a superare i loro limiti.

A un lavoratore si può chiedere di fare bene il suo lavoro. Vale anche per un docente di filosofia. Gli si chiede di esporre i concetti dei vari filosofi, ma da una conferenza si PRETENDE che le persone subiscano un coinvolgimento emotivo che entri nelle loro passioni.

Essere un docente di filosofia non fa di quell'individuo un filosofo (anche se giuridicamente ne ha titolo). Solo che per coinvolgere il proprio pubblico di emozioni è necessario emozionarsi a propria volta, vivere la propria filosofia come espressione delle proprie emozioni e comunicarla con "parole alate". Non si può avere addosso un camice bianco e nella mano un bisturi e pretendere partecipazione da parte delle cavie che si vuole vivisezionare come non si può spacciare la filosofia come se fosse una dose di eroina o una merce capace di portare profitto.

In quella conferenza non mi è rimasto altro che chiedere: perché voi fate filosofia?

La risposta più forte che ho ricevuto è "Perché facendo filosofia io mangio, ci vivo!"

Una risposta da vero filosofo.

Il trionfo del retorico che dice: "Prova a ribattere a questa, se sei capace!"

Preferisco arrendermi perché se ribatto con quello che ho nel cuore finisce che tu voli dalle scale (o io, dipende dalle circostanze).

Giordano Bruno, Pirrone, Pomponazzi, Feuerbach, Spinoza, ringraziano!

Quando si fanno domande è perché già si conoscono le risposte, però si ha il dubbio di sbagliare. Oppure, si ha il dubbio che ci sia qualcos'altro. Ma a Diogene non resta altro che prendere la lanterna e continuare a cercare l'uomo.

E non si dica che è una questione di comunicazione.

Fine osservazione di allora.

Ho riproposto questa relazione perché la situazione generale della filosofia è ancor oggi come allora, se non peggio.

Dopo questa conferenza ho tentato di assistere ad altre conferenze di filosofia e tutte avevano un solo scopo: chi si spaccia per filosofo, ci mangia e raccoglie soldi (spesso stipendio) spacciandosi per... (filosofo venditore di fumo per idioti).

In realtà non c'è nessuno che presenti strutture filosofiche dopo aver abitato il mondo. Sembra che tutti vogliano prendere il posto del Dio padrone cristiano e proclamano: "In verità, in verità, in verità, vi dico... " e avanti con la ripetizione dei concetti che hanno appreso quando andavano da bambini a catechismo rivestiti di parole e immagini che vogliano farli apparire nuovi.

Guardandoli mi vien da pensare che la filosofia, praticata da costoro, sta all'umanesimo come l'astrologia, che interpreta il destino umano, sta all'astronomia.

 

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17 settembre 2025

Il Mito di Tantalo e i segreti per diventare Dèi

Il mito di Tantalo, come descritto in Apollodoro, è interessante.

Scrive Apollodoro:

"La punizione di Tantalo, nell'Ade, consiste in questo: sta immerso in una palude e su di lui incombe un masso di pietra, mentre attorno a sé egli vede gli alberi pieni di frutti che crescono ai bordi della palude; l'acqua gli lambisce il mento ma, quando vuole berne, si prosciuga, e quando cerca di afferrare i frutti, i soffi di vento sollevano in alto i rami degli alberi, con tutti i frutti, fino alle nuvole. A quanto dicono alcuni, viene così punito perché rivelò agli Esseri Umani i misteri degli Dèi e perché donò l'ambrosia ai suoi compagni".

Tratto da: I Miti greci, a cura di Paolo Scarpi, Biblioteca di Apollodoro, Epistome 2, Editore Lorenzo Valla, 2001, pag. 319

La storia ci permette di inquadrare la relazione bisogno-desiderio come vissuta dagli antichi.

Qual è il delitto per cui Tantalo fu condannato?

Tantalo rivelò agli uomini i segreti degli Dèi consentendo, di fatto, agli uomini di trasformarsi in Dèi.

La storia è molto simile alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre nella bibbia. Anche loro furono cacciati dal paradiso terrestre perché, avendo mangiato il frutto del bene e del male avevano colto il segreto per trasformarsi in Dèi. Cacciandoli, il Dio ebreo, impedì loro (o pensò di impedire loro) di cogliere dall'albero della vita e di vivere in eterno come Dèi uguali a lui.

Gli Dèi hanno dei segreti che gli uomini devono carpire. Quei segreti sono attorno agli uomini e gli uomini sono assetati e affamati di conoscenza. La conoscenza è il loro bisogno. Solo che, quando tendono la mano e provano ad afferrarla, la conoscenza sembra allontanarsi e il conoscere anche se si somma al conoscere che hanno conquistato non riesce a soddisfare i bisogni dell'uomo.

I segreti degli Dèi ci stanno attorno, come l'acqua e i frutti sui rami degli alberi, ma ogni volta che noi tentiamo di afferrare la conoscenza questa si allontana dal nostro orizzonte anche se il conoscere cresce in noi. La conoscenza è irraggiungibile anche se il conoscere cresce continuamente in noi attraverso la nostra attività.

Come Tantalo, gli Esseri Umani sono immersi nella palude della ragione e il masso della morte del corpo fisico, "e della ragione", incombe su di essi.

Mentre l'intuizione fa loro vedere l'acqua che lambisce il loro mento e i frutti della conoscenza a portata della loro mano, quando allungano le mani della ragione questi si allontanano in una distanza infinita.

Il racconto di Tantalo è un racconto "misterico". Mentre chi ascolta si compiace o soffre per ciò che Tantalo ha subito, chi pratica Stregoneria si fa Tantalo. Chi pratica Stregoneria negli sforzi di Tantalo vede i suoi sforzi per afferrare la conoscenza e manifestare il Dio che cresce dentro di lui. Perché la Conoscenza nella Stregoneria non ha forma, non può essere descritta. La conoscenza nella Stregoneria è lo svelarsi delle infinite possibilità del nostro abitare; è azione che vive nel mondo svelando alla percezione lo sconosciuto che circonda la nostra ragione mentre il Dio, che ogni Essere Umano costruisce, cresce dentro di lui e inizia a percepire il mondo con i suoi sensi.

Da qui il segreto della Stregoneria in cui la comprensione del mondo non è data dalla forma o dalla descrizione, ma è compresa e percepita dal Dio che cresce dentro ad ogni Essere della Natura. E così, mangiare Ambrosia e bere Nettare, significa alimentare il Dio dentro alla forma mentre la forma affronta con passione e impegno la sua esistenza.

Tantalo svela come gli Esseri della Natura sono un Crogiolo di Dèi che abitano dentro di loro e il segreto per diventare un Dio consiste nel veicolare quegli Dèi nell'attività quotidiana per affrontare le contraddizioni controllandone l'azione con la nostra volontà, la nostra intelligenza e con la conoscenza della nostra ragione.

Diventare consapevoli che noi, come singoli individui dell'Essere Natura, siamo un Crogiolo di Dèi. Un miscuglio di Dèi che la storia biologica dell'evoluzione umana, all'interno dell'Essere Natura come insieme, noi stessi come singoli individui della nostra specie, ha sedimentato, amalgamato, fuso e fatto funzionare per il nostro sviluppo.

Gli Dèi hanno costruito le condizioni perché noi stessi, intesi come Io, Ego, come capacità di riconoscere noi stessi nel mondo, avessimo a nostra volta la possibilità di separare la nostra trasformazione in un Dio dalla loro attività di crescita che si manifesta anche attraverso la nostra esistenza.

Gli Dèi hanno necessità degli Esseri della Natura perché, anche attraverso gli Esseri della Natura, agiscono e si trasformano.

E' una cosa impossibile da comprendere per un monoteista abituato a supplicare il proprio Dio e ad umiliarsi davanti ad esso per un frammento di benevolenza.

Per comprendere non intendo "capire razionalmente il concetto", ma intendo fagocitarlo e porlo come elemento apriori del suo pensiero e fonte dalla quale scaturiscono le sue azioni e le sue scelte nell'esistenza!

Ogni nostra cellula è un Dio!

Ogni Essere (pensate alla flora batterica) che vive dentro di noi è un Dio.

Ogni relazione che esiste fra la struttura cellulare è un Dio.

Ogni relazione che esiste al nostro interno è un Dio.

Ogni nostra tensione fisiologica è un Dio.

Ogni nostra passione è un Dio.

Ogni nostro bisogno è un Dio.

Ogni nostra scelta è l'azione di un Dio.

Ogni volta che noi esprimiamo noi stessi, qualche bisogno o qualche passione, noi manifestiamo un DIO dentro di noi.

Quel Dio che noi esprimiamo è un'infinitesima parte di un Dio che agisce nell'oggettività in cui viviamo e che a sua volta esprime una moltitudine di Dèi.

Per tentare di far capire voglio attenermi allo schema semplice: noi siamo espressione di un crogiolo di Dèi che sono presenti in ogni Essere della Natura e sono presenti (Nous, intenti, bisogni, progetti) nella quale noi siamo nati ed esprimiamo noi stessi.

Ogni volta che noi facciamo un'azione, noi manifestiamo un Dio.

Lo manifestiamo partendo da noi e quell'azione chiama quel Dio nell'oggettività chiedendogli di manifestarsi al nostro fianco e rafforzare la nostra azione. Ogni volta che noi manifestiamo una passione o un bisogno, noi manifestiamo quel Dio. Lo manifestiamo partendo da noi e, quella passione, quel bisogno che viene manifestato, attraverso le nostre azioni, chiama quel Dio nell'oggettività affinché nutra di energia la nostra azione nelle finalità che noi gli diamo.

Ciò che differenzia un uomo o una donna qualunque da un Apprendista Stregone è la consapevolezza e l'Intento che mettono nelle loro azioni.

E' la capacità di riempire le proprie azioni mediante le proprie emozioni, le proprie passioni, la propria con-prensione rivolta ai soggetti che abitano il suo mondo.

Nel mettere Consapevolezza ed Intento danno alle loro azioni una direzione, una intensità emotiva ed una strategia che mentre nell'uomo e nella donna qualunque è adattamento "casuale" o "educazionale" all'oggettività in cui vive, nell'Apprendista Stregone diventa manifestazione della propria volontà attraverso delle scelte delle quali è responsabile.

Ed ogni donna o uomo che vive appassionatamente, che gli piaccia o meno, è un Apprendista Stregone.

Come ogni Essere Umano è responsabile non soltanto nei confronti di sé stesso e per le scelte che fa, ma è responsabile anche degli adattamenti e delle conseguenze che le sue scelte producono nell'oggettività in cui vive.

Facendo questo l'Apprendista Stregone modifica sé stesso.

Solo che il sé stesso che si modifica non è un sé stesso alienato dalla realtà, ma è il crogiolo di Dèi che è. La sua coscienza si disgrega, azione dopo azione e si ricostruisce azione dopo azione. L'Apprendista Stregone cresce, si modifica; modifica la sua percezione, i suoi interessi, i suoi intenti.

A quel punto gli Dèi devono accorrere, perché ciò che viene modificato non è solo l'individuo che agisce, ma, sia pur in piccola parte, loro stessi che hanno partecipato alla costruzione di quell'individuo; insieme hanno agito e insieme si sono modificati.

Dunque, l'Essere Umano chiama gli Dèi attraverso le sue azioni. E' attraverso le sue azioni che l'Essere Umano incatena gli Dèi per perseguire il suo intento. Ed è perseguendo il suo intento che l'Essere Umano trasforma sé stesso e giunge agli Dèi costringendo gli Dèi ad affiancare la sua attività.

Questo, in fondo, è il senso del frammento degli Oracoli Caldaici che dice:

"Per quale motivo dall'etere che sempre scorre evocasti me, la Dea Hekate, così, con costrizioni che domano gli Dèi?" (EUSEBIUS)

Dal Crogiolo di Dèi che siamo forgiamo il nostro diventare un DIO attraverso la nostra volontà; la falce dentata che Gaia ha costruito per i suoi figli e offre a chi, fra i suoi figli, vuole usarla.

Il concetto Pagano secondo cui "noi diventiamo, ci trasformiamo lungo un cammino per diventare Dèi", credo che sia la cosa più difficile da far comprendere a chiunque sia stato educato all'interno di un sistema educazionale monoteista. Il Dio cristiano crea e nessuno può modificare la creazione di Dio. Però io non dispero che prima o poi si riesca a comprendere e a porre questo concetto alla base del proprio pensiero e renderlo elemento propositivo per lo sviluppo delle proprie azioni.

Dice il Dio dei cristiani

"Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!"

Genesi 3, 22

E' difficile non vedere in questo la ragione della "condanna" di Tantalo che, in fondo, è l'intento per il quale ogni uomo nasce, cresce e si trasforma nella propria vita.

Il Dio che costruiamo e che cresce dentro di noi, il Daimon, il Genio, il nostro Corpo luminoso è il passo successivo è il passo successivo per lo sviluppo della nostra conoscenza. L'azione del Dio che cresce dentro di noi agisce sulla nostra ragione al fine di costringerla a percepire e agire in maniera di alimentare lo sviluppo della coscienza soggettiva. L'intuizione che emerge dalla nostra struttura emotiva che sta plasmando il nostro Corpo Luminoso si impone al conservatorismo tradizionalista con cui la ragione guarda il mondo.

Il Dio che cresce dentro di noi inizia ad occupare ogni anfratto della nostra azione, delle nostre emozioni, del nostro modo di percepire e sentire il mondo. Il Dio che cresce dentro di noi, che noi stiamo diventando, percepisce il mondo in maniera diversa da come lo descrive la ragione.

La ragione è alienata dal mondo, da ogni altra ragione; il Dio che cresce dentro l'individuo fonde il proprio sentire con il sentire degli Dèi che crescono dentro ogni Essere della Natura e le emozioni, espresse dall'individuo attraverso le tensioni manifestate dagli Dèi che fa affluire alla propria coscienza, di ogni Dio che lo abita, attraverso le sue strategie d'esistenza costruisce il Dio che sarà capace di affrontare la morte del corpo fisico.

 

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16 settembre 2025

Problemi di interpretazione del mito: Efesto e Atena

Scrive Apollodoro nella Biblioteca:

"La storia è questa: Atena si era recata da Efesto perché le fabbricasse delle armi. Efesto, che era stato abbandonato da Afrodite, fu preso dal desiderio di Atena e, poiché lei fuggiva, si diede ad inseguirla; quando la raggiunse, con molta fatica poiché era zoppo, cercò di possederla, ma lei, che era vergine e saggia, non si lasciò prendere e il dio eiaculò sulla sua gamba. La dea, disgustata, asciugò lo sperma con della lana che gettò a terra, poi fuggì; dallo sperma caduto a terra nasce Erittonio. Atena lo allevò di nascosto dagli altri Dèi. .... Erittonio, allevato da Atena stessa nel suo santuario, scacciò Anfizione e diventò re di Atene; innalzò sull'Acropoli il simulacro ligneo della Dea e istituì le feste delle Panatenee. "

Da la Biblioteca di Apollodoro Libro Terzo 188-190 tratta da "I miti greci" a cura di Paolo Scarpi traduzione di Maria Grazia Ciani edizioni Lorenzo Valla

Interpretare le storie del mito, dopo che sono passate attraverso l'epoca della filosofia, diventa piuttosto difficile. Difficile non tanto per la qualità della relazione, ma perché sono venuti a mancare "gli occhi che hanno visto e le mani che hanno vissuto" capaci di comunicarci ciò che loro volevano fissare nella cultura sociale attraverso il mito.

Attraverso la Stregoneria si riesce a "vedere" la relazione fra Efesto ed Atena; ma quanto la Stregoneria interpreta appartiene alla Stregoneria e ai suoi intenti attraverso i quali, questa Stregoneria, la Stregoneria di questo tempo, vuole fondare il futuro.

Per esempio, l'atto di "creazione" degli antichi Dèi avveniva sia attraverso sé stessi che attraverso un atto sessuale, in vari modi rappresentato. La realtà diviene e si modifica attraverso il principio del piacere. Nel Papiro di Derveni è scritto che Zeus con una sola eiaculazione partorì Afrodite! Tutta la Teogonia Esiodea è fatta da Dèi che nascono da Dèi.

Solo il cristianesimo, costruendo coercizione sessuale e imponendo patologie fobiche attraverso la sua struttura educazionale, non permette alle persone di superare la forma della rappresentazione attraverso la quale dagli Antichi Dèi germinava un presente, trasformatosi a sua volta in un crogiolo di Dèi, dal quale geminava un altro presente ecc. per fissare la loro attenzione sul puro atto sessuale che censura come immorale.

Una recente scoperta archeologica ci permette di collocare il mito di Efesto e Atena in una luce diversa dalla patologia psichiatrica della semplice interpretazione sessuale.

Mi servo di un articolo apparso su un Venerdì di Repubblica a firma di Cinzia Dal Maso (non ho la data di pubblicazione dell'articolo) dal titolo "E negli Altiforni preistorici bruciava... l'olio d'oliva"

Nel 1994 sull'isola di Cipro a Pyrgos è stata scoperta la tomba di un fabbro. Una tomba risalente al 4.000 a.c. (ben 1.600 anni prima di Platone).

Scavando si è trovata anche l'officina del fabbro e scavando si è scoperto che c'erano almeno altri venti forni per la fusione del rame disposti circolarmente in un'area di circa 1000 metri quadrati. Nel 2002 è stata trovata una grande pressa per la spremitura delle olive con un diametro di tre metri e mezzo e un complesso sistema di recupero dell'olio per tracimazione in vasche di diversi livelli al centro del cerchio formato dai forni.

Troppo olio per l'alimentazione e gli archeologi si sono accorti che l'elemento centrale non erano i forni di fusione, ma il frantoio e i forni di fusione erano stati costruiti attorno al frantoio. Inoltre, nei forni di fusione non c'era traccia di carbone (per fondere il rame serve raggiungere una temperatura di 1080 gradi e con la sola legna, o con la poca legna presente sull'isola di Cipro, sa allora che oggi, non era possibile raggiungere la temperatura sufficiente di fusione). Ci si è accorti che il terreno era imbevuto d'olio al punto tale da essere praticamente impermeabile all'acqua.

Così si è pensato ad un esperimento.

Si è ricostruito il forno di Pyrgos e dopo una serie di prove si è riusciti a fondere il rame aggiungendo, con una canna di fiume, un rivolo d'olio che alimentasse la fiamma. Ciò ha consentito di raggiungere la temperatura di fusione di 1080 gradi e di fondere una piccola quantità di rame. Bartoli, che ha condotto l'esperimento, afferma: "Il potere calorifero dell'olio è quasi doppio rispetto al carbone." Non riporto l'intero esperimento. Comunque, partendo dal minerale, la malachite, è stato prima fuso il rame e poi, aggiungendo stagno, prodotto del bronzo. E' stato calcolato che per fare tutto il procedimento usando carbone ne sarebbero serviti circa 100 chili, mentre per fare l'esperimento sono serviti cinque litri d'olio d'oliva.

NOTA: Non sono riuscito a trovare l'articolo di Cinzia dal Maso, ma ho trovato il comunicato del CNR, titolare della ricerca che dice:

03/03/2006

I ciprioti, nel 2000 a.C., lo usavano al posto del carbone per fondere il rame. Lo rivelano 18 forni trovati nel sito di Pyrgos Mavroraki da un'equipe di archeologi diretta da Maria Rosaria Belgiorno del Cnr. La rivoluzionaria scoperta dell'utilizzo dell'olio in metallurgia, precedente all'uso alimentare, confermata da un esperimento

E' nato prima l'olio commestibile o quello combustibile? Da scavi effettuati a Cipro, presso Pyrgos Mavroraki, da un team diretto dall'archeologa Maria Rosaria Belgiorno dell'Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del Consiglio nazionale delle ricerche, si è scoperto che i ciprioti dell'epoca usavano l'olio, e non il carbone, per fondere il rame, minerale di cui l'isola è ricca.

(leggi il resto dell'articolo sul sito del CNR)

Se torniamo al mito, citato nell'articolo, vediamo come Erittonio sia considerato il fondatore di Atene e nasce dall'unione del fabbro con chi consente di fondere i metalli rappresentata dall'ulivo: Efesto e Atena!

Così il mito non ci racconta di una semplice eccitazione di un Efesto "depravato", ma ci racconta di un atto di CREAZIONE e di fondazione di un FUTURO: che piaccia o meno ad Atena. Lei alimenterà il fuoco di Efesto!

Il fuoco di Efesto rende grande Atene.

Atene costruisce un grande tempio dedicato ad Efesto che ancora si può vedere nell'Agorà.

Poi la storia cambia.

Il cataclisma rende difficile l'arrivo dello stagno dalla Sardegna e gli uomini ripiegano sul ferro. Più difficile da lavorare. Si dimentica perché si è costruito il tempio ad Efesto (questo Dio zoppo odiato da Zeus e partorito da Hera arrabbiata per la nascita di Atena dalla testa di Zeus) e il tempio viene interpretato come dedicato a Teseo.

Altri valori sorgono a modello della società Ateniese, ma il mito resta nella letteratura!

E del mito, cosa resta?

Resta la tensione della vita!

Resta questo distruttore, Efesto, che Hera ha messo a guardia del suo futuro che tenta un rapporto d'amore con quel Potere che Zeus ha fatto uscire dalla sua testa e ha calato nel cuore degli Esseri della Natura, i figli di Zeus ed Hera, affinché si trasformassero in Dèi. Riflettere sugli Dèi Antichi significa riflettere sulle nostre emozioni mentre si fondono con le emozioni della vita nel mondo in cui siamo nati.

 

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15 settembre 2025

Pensare come un Pagano

Come ho spiegato più volte, in Stregoneria e nella Religione Pagana, non esiste il concetto cristiano e monoteista di "colpa". Esiste il concetto di azione, di fini delle azioni e di effetti delle azioni.

Quando comunemente viene detto: "Quella persona è morta per il freddo!" si è espresso un punto di vista cristiano e monoteista. Lo Stregone e il Pagano direbbe (se non usasse il linguaggio comune monoteista della società in cui oggi cresce): "Quella persona è morta perché non si è protetta dal freddo!".

Cosa implica questo?

Che mentre in ambito cristiano e monoteista l'aver attribuito la morte della persona al freddo implica la cessazione dell'indagine sulle motivazioni per cui quella persona è morta (colpevole è il freddo), in ambito della Stregoneria e del Paganesimo l'indagine prosegue ponendo la domanda successiva: "Quali sono le cause che hanno impedito a quella persona di proteggersi dal freddo o quali sono le scelte che hanno imposto a quella persona di non attrezzarsi per il freddo fino a morirne?".

In sostanza, nella religione cristiana e monoteista si criminalizza (colpevolizza) sempre la persona fino agli estremi della comunicazione in cui si attribuisce la volontà al freddo di uccidere quella persona, del platano o l'albero di aver ucciso il conducente dell'auto, al fulmine che ha colpito l'edificio in una sorta di malvagità di un'oggettività che ha colpito quella persona come se quella persona fosse il Dio padrone che solo la malvagità poteva colpirla.

Nella Religione Pagana e nella Stregoneria si pone l'accento su "Quali sono le condizioni sociali alle quali la persona ha risposto fino a morire di freddo!"; "Quali sono le condizioni sociali a cui la persona ha risposto fino ad andare a schiantarsi sul platano lungo la strada". "Quali sono le condizioni sociali per le quali l'edificio è stato costruito senza parafulmine". In altre parole: "Chi e perché è stato imposto a quella persona di fare quelle e solo quelle scelte che sono risultate dannose?".

Oggi come oggi, solo in poche condizioni si va verso queste condizioni di ragionamento con una grande difficoltà di mettere a fuoco la questione sociale che è alla base di grandi drammi: chi ha riempito e perché lo ha fatto, l'ambiente di amianto facendo ammalare le persone di asbestosi? Chi e perché ha sparso diossina facendo ammalare di cancro le persone?

Fino a ieri si diceva: "Pazienza ha avuto il cancro!"

Questo passaggio dall'idea del danno come volontà del Dio padrone o del malvagio che aggredisce come il Dio padrone, all'idea secondo cui sono le condizioni, sia come scelte volontarie che come scelte necessarie imposte dalla violenza delle condizioni oggettive sociali per le quali l'individuo è vittima, è il passaggio dall'idea giuridica monoteista cristiana a quella Pagana.

Se appare semplice ragionare sui grandi numeri come per l'amianto, proviamo a pensare cosa succederebbe se questo modo di ragionare Pagano, lo applichiamo al reato del ladruncolo che si è procurato la dose di eroina o al pensionato che ha "rubato" qualche mela e qualche noce (accusato di furto aggravato) da un supermercato: Quali sono le condizioni sociali che hanno costretto costoro ad adattarsi mettendo in atto tali azioni? Dal punto di vista della religione Pagana: chi dovrebbe salire sul banco degli imputati?

Per questo vi dico che pensare in termini di Religione Pagana non è una cosa semplice.... in un contesto ideologico cristiano.

 

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14 settembre 2025

Il nazi-fascista Charlie Kirk contro il nazi-fascista Tyler Robinson

Il terrorismo cristiano era già stato messo in evidenza nella prima presidenza Trump, ma la stampa tendeva a mantenerlo sottotraccia.

Ora, con la miseria che si sta diffondendo negli USA, tutte le contraddizioni educazionali prodotte dal cristianesimo con quell'assoluta identificazione dei cristiani nel super-uomo Gesù che non ammette la vita degli uomini se non sottomessi ed in ginocchio, sembra esplodere in tutta la sua violenza patologica.

Se questo individuo che ha sparato all'attivista nazi-fascista appare come "defilato" rispetto all'ideologia nazi-fascista, anche se gli elementi che lo provano sono chiari, c'è tutto un insieme sociale che sta alimentando il terrorismo contro fantasmi ideali che sembrano veleggiare sull'assolutismo ideologico del Macellaio di Sodoma e Gomorra.

A mano a mano che la guerra dei dazi di Trump va verso la sconfitta e aumenta l'isolamento sociale degli USA nel mondo, è prevedibile che il terrorismo, sia messo in atto da organi Istituzionali contro i cittadini, che terrorismo di bande di sovranisti o di deliranti isolati che cercano visibilità, tenderà sempre più a diffondersi.

Si tratta dell'emergere di una tensione sociale che vede il fallimento del cristianesimo e lo smarrimento dei manipolati mentali nell'infanzia incapaci di vivere abitando regole sociali che limitano la loro violenza.

E' di ieri l'affermazione di Trump secondo cui avrebbe concesso un permesso di soggiorno agli operai sud-coreani della fabbrica, arrestati in massa, se avessero insegnato agli americani a lavorare in quella fabbrica: prima li arresti e poi li ricatti sperando che col ricatto costruiscono la manodopera che gli USA non hanno.

Sequestrare le persone per rubare la loro professionalità senza sapere in che cosa consiste la professionalità di un operaio che, un cristiano, considera solo come uno schiavo.

Dopo essere vissuti stuprando bambini per sottometterli a Dio, quei cristiani stuprati sono pronti ad imitare il super-uomo Gesù. Non ha importanza contro chi o contro cosa: per loro l'importante è distruggere e uccidere.

 

14 settembre 2025

Il cristiano nazi-fascista Tyler Robinson

Dalle prime informazioni giunte dagli USA sembra chiaro che a sparare all'attivista fascista sia stato un altro fascista, più o meno defilato.

Si tratta di una vecchia tecnica cristiana, farsi sparare da un amico per attribuire la responsabilità ad un'aggressione nemica e criminalizzare l'avversario. La usano gli ebrei israeliani come tecnica appresa dalla bibbia.

E' la tecnica adottata anche a Pizza Fontana quando l'attentato nazi-fascista fu attribuito agli anarchici per criminalizzarli. E' una tecnica usata in più occasioni, ricordo la bomba a mano di Bertoli alla questura, anche lui fascista indicato come anarchico.

E' la stessa tecnica usata da Trump, un finto attentato per farsi passare come miracolato da Dio.

La destra fascista, non avendo idee da presentare, fa politica favorendo corruttori capaci fi fornirgli "pacchetti di voti" o aggressioni alla sinistra, spesso con l'uso di magistrati complici: come Nordio col PCI.

Quando un cristiano si identifica con Dio, tutti gli uomini si devono mettere in ginocchio. Se non tutti, almeno quelli su cui lui concentra la sua attenzione.

 

 

 

14 settembre 2025

Cosa sta accadendo?

Ci sono cose che le persone, proprio per il loro condizionamento educazionale, non vogliono proprio vedere.

Spiegate alle persone che il nemico che gli USA combattono è l'Europa e che il progetto USA consiste nel distruggere l'Europa spingendola alla guerra o con la Russia o con la Cina o, magari con entrambe.

Non lo si vuole vedere, ma intanto si investono le risorse in armi.

Spiegate alle persone che il progetto del "Grande Israele" è il progetto di Israele di macellare tutti gli arabi di tutti i paesi arabi e che in questo momento Arabia Saudita, Egitto e Turchia son i nemici da distruggere, non solo l'Iran. E questo fomentando integralisti, fondamentalisti e conflitti sociali interni. E' la volontà di genocidio che guida Israele. Il concetto di sicurezza di Israele è il genocidio di tutti, come il suo Dio.

Spiegate alle persone che la legge Fornero sulle pensioni fu una mediazione quando l'attuale governo, eletto sull'idea di una riforma pensionistica favorevole alle persone che sarebbero andate in pensione, non solo eleva l'età pensionabile, ma ruba loro il TFR, il loro tesoro accumulato in anni di lavoro.

E i latino-americani votarono in massa Trump e Trump incarcera e deporta i latino-americani.

E' il sovranismo, l'assolutismo fascista, in cui ogni idiota si sente un sovrano mentre è solo un accattone che offre la sua vita come carne da macello.

Metti una croce, ma potrebbe essere la croce del Dio cristiano sulla tua lapide!

Poi, diventa troppo tardi per recriminare.

 

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13 settembre 2025

Dentro di noi

Dentro di noi coabitano un infinito numero di personalità, ognuna con la propria storia e ognuna con la propria descrizione del mondo e della realtà nella quale viviamo.

Queste realtà sono abitate da diversi Dèi che ne qualificano le modalità espressive.

Noi, crescendo e facendo esperienza nel mondo, selezioniamo queste personalità, a volte le amalgamiamo e a volte le scindiamo facendo abitare la nostra coscienza da una di queste, che selezioniamo, relegando le altre nel rumore di fondo della nostra coscienza. Ma non sono cancellate. In caso di necessità possiamo portarle alla coscienza e far loro dominare la coscienza per affrontare condizioni specifiche della nostra esistenza.

La disciplina consiste nel riportare queste personalità nel rumore di fondo della coscienza una volta che sono servite allo scopo.

Possiamo dire che è il Dio che siamo che emerge dentro di noi. Un Dio che abbiamo costruito nel corso della nostra vita capace di controllare tutti gli Dèi che ci hanno portato in Essere e che vivono dentro di noi. Il Dio che abbiamo costruito ha le caratteristiche di ogni Dio dell'universo e ha la capacità di diventare quel Dio, comportarsi nel mondo attraverso la capacità di percezione di quel Dio, chiamare quel Dio a sorreggere i nostri Intenti e, nello stesso tempo, di tornare nel suo mondo abitando lo spazio della non-coscienza che noi frequentiamo attraverso il sonno e dal quale la ragione si difende mediante il sogno.

Permettere agli Dèi che abitano in noi di prendere, sia pur per pochissimi minuti, il controllo della coscienza, non è mai gratis. Lo possiamo fare in rare occasioni. Quando si deve affrontare un magistrato in un procedimento penale o quando è necessario scuotere un amico. Si libera la coscienza mentre Ares, Afrodite, Nemesi, Atena, Artemide, Apollo ecc. fino a Zeus stesso che abitano in noi emerge. Emerge la volontà, emerge l'amore, emerge la necessità di vendetta, emerge l'arte dell'agguato, emerge il principio maschile della vita o il principio femminile della stessa. Ecc. Sono tutti dentro di noi, pronti ad emergere quando lo riteniamo necessario. Invadono la nostra coscienza, mentre questa si libera di ogni ostacolo posto dalla ragione, e per una frazione di tempo la nostra coscienza è la loro coscienza che si misura con la situazione che stiamo vivendo.

L'emozione esplode dentro di noi e ha gli occhi di Ares, Afrodite, Nemesi, Atena, Artemide, Apollo, ecc. La ragione, esclusa dala coscienza, dimentica immediatamente quanto gli occhi vedono e le orecchie sentono, E' il Dio che cresce dentro di noi, che è il ciò che noi siamo, che ricorda.

Il potere consiste nel controllare gli Dèi che invadono la nostra coscienza e controllarli mediante la nostra volontà. I limiti, agli Dèi che mergono, li poniamo con la nostra volontà. E' come se dicessimo loro "Fin qui agirai, ma non oltre!".

Poi, quando la ragione riprende il controllo della coscienza c'è la sensazione di spossatezza. Non abbiamo perso le energie, abbiamo investito la nostra energia sulla nostra volontà.

Sono necessari giorni per recuperare l'equilibrio recuperando l'energia e separando il luogo in cui abita quel Dio dalla coscienza razionale che abita la realtà quotidiana.

Questo sacrificio si può fare solo per un amico, sperando di scuoterlo dal torpore. Ma non lo si può fare per dominare le persone.

 

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12 settembre 2025

Riflessione su cervello e corpo

Uno degli errori commessi per arroganza dagli Esseri Umani è quello di aver voluto legare il concetto di intelligenza al cervello. Gli Esseri Umani, all'interno di precise ideologie, pensano di essere superiori alle altre specie della Natura perché hanno il cervello con cui pensano parlando. In realtà l'intelligenza va attribuita ai corpi, non a parte dei corpi. E' il corpo che pensa e il cervello è una parte del corpo a cui il corpo ha delegato alcune funzioni. Ma senza il corpo che pensa, il cervello non pensa.

Ogni animale che ha un corpo (come ogni oggetto che ha un corpo) pensa al di là di come attribuisce delle funzioni a parti specifiche del corpo stesso.

Si è mai visto un cervello che pensa senza un corpo?

Ovviamente, l'arroganza che produce il delirio della superiorità del pensare immagina un pensiero senza un corpo, ma si chiama delirio. Una fantasia che immagina distaccandosi dalla realtà vissuta.

Il corpo manifesta intelligenza. L'intelligenza è la capacità di un corpo di abitare il mondo in cui vive e, dal moemento che noi siamo in grado di abitare il mondo in cui viviamo, ci definiamo intelligenti.

Dal momento che non esiste un corpo degli Esseri della Natura che non eserciti la sua capacità di vivere in quanto, nel corso di milioni di anni, si è adattato alle condizioni del mondo e alle sue trasformazioni e noi, per quanto siamo educati a considerarci "superiori", non possiamo negare l'intelligenza delle specie della Natura che hanno messo in atto i loro processi adattativi dimostrando intelligenza.

Ogni corpo, di ogni Essere Vivente nella Natura, ha un cervello.

Ha costruito in sé un "centro di raccolta informazioni" e distribuzione delle soluzioni mediante le quali si adatta alla modificazione del suo ambiente: sia un ambiente fisico che un ambiente psichico e emotivo.

Ogni "centro di raccolta informazioni" è organizzato in maniera diversa per raccogliere informazioni diverse a seconda delle necessità del soggetto di raccogliere informazioni. Le informazioni raccolte da uno scarafaggio sono diverse dalle informazioni raccolte da un Essere Umano perché diversi sono i bisogni e le necessità, diverso è l'intento che l'uno o l'altro perseguono.

Pensare che l'uomo, che ha sviluppato un cervello che concentra in esso le informazioni sia maggiormente funzionale di chi ha un apparato "cervello" attraverso il quale collegarsi alle cose e agli oggetti del mondo è quanto meno stupido e superficiale.

La diversità dei bisogni, nelle varie specie animali, uomo compreso, attiva le condizioni dei soggetti per elaborare e costruire un cervello funzionale ai bisogni di quella specie animale.

C'è sicuramente una differenza fra chi usa il cervello per possedere, come nell'Essere Umano, e tutte le specie della natura che hanno organizzato e costruito il loro cervello per abitare il mondo e per rappresentarsi nel tempo presente.

 

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11 settembre 2025

Riflessione su ragione ed emozione

Produrre macchine, la tecnologia, è un atto della ragione. Un atto matematico e geometrico. "A mio avviso" l'intelligenza della natura non è razionale, ma è emotiva. Noi tendiamo a razionalizzare e descrivere, la natura percepisce, si relaziona, comunica attraverso la struttura emotiva dei viventi.

Nella storia dell'uomo c'è stato il passaggio fra la comunicazione emotiva e la razionalità attraverso la verbalizzazione e la descrizione del mondo. Questo passaggio non è avvenuto immediatamente e non è avvenuto per tutti gli uomini. Di questo passaggio a noi è rimasta traccia nel Mito che non è razionale, ma trasforma in parole un vivere emotivo che le parole non possono descrivere.

Per questo motivo il Mito parla per simboli e schemi la cui interpretazione razionale può solo avvenire se del Mito si tralascia la forma e si cerca di cogliere l'azione e l'emozione che trasmette.

I pitagorici prima e Platone poi, hanno rotto con il mito perché con il Mito non si possono dominare gli uomini e si sono ridotti a definire il mondo attraverso i numeri e la forma muovendo guerra ai poeti che traducevano le emozioni e le azioni in parole e forme. Io sto tentando di analizzare il passaggio filosofico che fu messo in atto per abbattere il messaggio emotivo e sostituirlo con i numeri che definiscono forma e quantità degli oggetti.

Per i Pitagorici e per Platone, i soggetti altro da sé diventano oggetti. Cessano di avere una loro volontà, loro progetti e una loro intelligenza. Solo il soggetto è intelligente ed esercita la sua volontà. Gli oggetti subiscono l'azione e la volontà del soggetto.

Io che parlo sono il soggetto, tu che ascolti sei l'oggetto. Io faccio l'azione del parlare mentre, derubandoti della tua attenzione, affermo che, il fatto che tu ascolti, non è un'azione attiva, ma è un'azione passiva, un'azione da oggetto e, dunque, una non-azione.

In sostanza, pitagorici e Platone vanno a definire la condizione del Demiurgo, dell'Uno, di Dio.

Dio è il soggetto che manifesta la sua volontà, il soggetto che agisce; l'uomo viene derubato della sua volontà, delle sue capacità di scelta, perché ogni azione dell'uomo è frutto della volontà di Dio. Del destino voluto da Dio.

Il Mito rappresenta l'opposto del ruolo dell'Uno, del Tutto, dell'Artefice, di Dio, perché nel Mito, sia gli uomini che gli Dèi agiscono. Uno non è il soggetto e gli altri, gli uomini, l'oggetto passivo dell'azione del Dio, ma anche quando il Dio determina nuove condizioni per gli uomini, in quelle nuove condizioni, gli uomini agiscono esercitando la loro volontà.

Nel Mito non c'è opposizione fra soggetto ed oggetto, ma c'è interazione fra soggetti al di là della qualità dei rapporti che possono esserci fra soggetti diversi. Nessuno, in ogni caso, viene relegato al ruolo di oggetto, privo di volontà, rispetto ad un soggetto. Quando il Dio esercita la sua volontà parlando, l'uomo esercita la sua volontà ascoltando e quando l'uomo esercita, nei confronti del Dio, la sua volontà parlando, il Dio esercita la sua volontà ascoltando.

Per vivere è necessario riprendere il proprio "lato animale", farsi inghiottire dalle pulsioni emotive e riprendere il linguaggio della vita interpretando, attraverso esso, le condizioni del mondo.

L'albero o l'animale, non è un oggetto davanti a noi che ci poniamo come soggetti. Ma è un soggetto la cui azione consiste nell'essere davanti a noi e, che ci piaccia o meno, stando davanti a noi esercita la sua volontà come noi la esercitiamo stando davanti a lui.

Questo non significa rompere con la razionalità; significa mettere la razionalità, e l'intelligenza che la supporta, nel suo giusto ruolo nella nostra vita: sono degli strumenti del vivere sociale che vanno usati nel vivere sociale, ma devono rimanere nell'ambito del vivere sociale. Quando io parlo (uso il termine parlare per rendere la cosa più immediatamente comprensibile) con gli alberi o con gli animali, parlo loro con una parte cerebrale talmente antica che percepisce e trasmette solo emozioni perché l'emozione (al di là di come viene veicolata) è una sola e rappresenta il minimo comune denominatore fra tutti gli esseri della Natura.

Le stesse parole, quando vengono pronunciate, sono un mezzo che gli uomini usano non solo per dire parole, ma anche per veicolare emozioni. Puoi scegliere se dare importanza alle parole o se dare importanza e cogliere le emozioni che quelle parole, in quel momento, veicolano. Questo è ciò che cerco, se posso, di trasmettere.

 

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10 settembre 2025

Riflessione sulla Stregoneria

La Stregoneria apre alcune porte della percezione soggettiva modificando la qualità della realtà percepita.

Una volta che quelle porte sono aperte, aumenta la comprensione, ma l'aumento della comprensione della realtà non è infinito. Non si diventa dei superuomini, si ha solo una visione più ampia che, comunque, è relativa alla cultura e il vissuto della singola persona.

E' un problema che ho vissuto fin dall'inizio del mio percorso. Che cos'è il vero? Quando si percepisce davvero un oggetto? La comprensione di un oggetto è un cammino di trasformazione della propria capacità di osservare l'oggetto.

A quei tempi mi chiesi: che cos'è la verità di un oggetto? E la risposta che trovai fu:

La verità è un nocciolo di pesca dentro un diamante dalle milioni di sfaccettature.

Ogni Essere Umano viene educato a guardare quel nocciolo di pesca da una sola sfaccettatura.

Quando un Essere Umano inizia a seguire una strada per lo sviluppo della Coscienza di Sé, si sforzerà di vedere quel nocciolo di pesca da ogni sfaccettatura di quel diamante.

Da quando abbandona la finestra impostagli dal Condizionamento Educazionale, comincia a vedere quel nocciolo anche da altre sfaccettature e può affermare di aver iniziato a superare il condizionamento stesso.

A tante più sfaccettature egli potrà affacciarsi, tanto più i legami imposti dal Condizionamento Educazionale si scioglieranno.

Soltanto quando sarà in grado di alzare la mano e spezzare il diamante, prendendo in mano il nocciolo di pesca, solo quando egli riuscirà a far diventare nocciolo di pesca una parte di sé stesso (vale a dire afferrare l'essenza noumenica dell'oggetto con l'essenza noumenica del soggetto o di una parte di esso), egli sarà giunto alla verità.

Fare questo, superando il Condizionamento Educazionale, può essere faticoso e strano, ma ripetendo l'operazione questa diventa sempre più semplice, fino a diventare naturale e ovvia per il comportamento nel quotidiano della ragione.

Quando si giunge al nocciolo?

Solo lo sviluppo della Coscienza di Sé, dell'Essere Luminoso che sta crescendo dentro all'Essere Umano, sa quando! La percezione è sempre un momento di sviluppo soggettivo, sia nella realtà del quotidiano della ragione che negli infiniti mondi della percezione alterata.

La certezza non appartiene al mondo della ragione o alle sue prove o dimostrazioni. Ogni certezza nasce dentro! Ma solo l'Essere Luminoso, crescendo, sa distinguere quando è certezza e quando invece è solo autoinganno.

Tratto da: Claudio Simeoni, Il Libro dell'Anticristo, Edizione Yucanprint, pag. 70

Cambiare il punto di vista sull'oggetto, il nocciolo di pesca, sichifica che il soggetto ha forzato le porte della percezione.

Progressivamente la sua coscienza muore per ricostruirsi inglobando nuove e diverse visioni del medesimo oggetto o della medesima situazione. Il vedere il mondo del soggetto si ricostruisce continuamente comprendendo percezioni dell'oggetto che prima erano sconosciute.

Poi, come ho già raccontato, l'individuo fagocita la capacità di modificare la propria consapevolezza e per lui diventa naturale, come se le modificazioni della percezione dell'oggetto fossero sempre state una sua caratteristica.

La morte della coscienza e la sua rinascita in una nuove e diverse descrizioni del mondo si fissano dentro la persona e la persona pensa che sia sempre stato così. La ragione ignora la trasformazione perché la ragione è morta all'apertura delle porte di nuove percezioni soggettive ed è rinata diversa come se quelle porte fossero sempre state aperte.

A cosa ti serve aprire quelle porte?

A leggere la realtà in maniera differente e più completa; a leggere il mutamento nel mutamento che sarà e non solo nel mutamento che è stato costruendo il presente. Aprire quelle porte permette di percepire il mondo attraverso le emozioni veicolando le nostre emozioni nel mondo.

Che guadagno mi ha portato tutto questo?

Molta sensibilità, molta rabbia per comprendere offese alle persone senza che le persone si rendano conto di offendere o di essere offese. Una visione continua delle conseguenze di azioni che facevo, o a cui assistevo, e un astio da parte di chi presentava soluzioni preconfezionate all'apparire di ogni quesito.

Aprire le porte della percezione ti mostra molte sfaccettature della realtà e quando parli o agisci hai davanti le conseguenze, di quelle parole e di quell'agire, anche se l'insorgenza emotiva costringe la ragione ad ignorare le conseguenze.

Se non hai potere sociale, ti scontri con l'arroganza indifferente delle conseguenze delle sue azioni. E allora, si è impotenti. E' come se si guardasse la realtà sociale dalle sbarre di una cella. Vorresti gridare di stare attenti, ma la tua voce si perde in uno spazio infinito.

Ti resta solo te stesso. Te stesso che cambi lentamente, giorno dopo giorno, avvicinandoti al momento in cui morirai. Morirai pieno di consapevolezza, morirai ricco di emozioni vive, ma sarai circondato da chi ignora quelle emozioni e quella percezione.

 

10 settembre 2025

Celebrazione Equinozio d'Autunno 2025

Presso il Bosco Sacro in Jesolo il 20 settembre 2025 Dalle ore 18.00

La celebrazione dell'Equinozio d'Autunno celebrata dalla Federazione Pagana è la celebrazione degli infiniti mondi silenziosi che ci circondano.

L'immenso al quale noi accediamo mediante le nostre emozioni e che è abitato dalle emozioni di ogni Essere che abita il mondo in cui viviamo.

E' il mondo dal quale emergiamo quando usciamo dalla vagina di nostra madre ed è il mondo che accoglie le nostre emozioni alla fine della nostra vita fisica.

E' un mondo ricco di intuizioni e portatore di conoscenza dal quale possiamo attingere in ogni istante della nostra vita. Non so come quest'anno si svolgerà la celebrazione, forse in modo diverso da come è avvenuta negli altri anni, tuttavia non meno intensa e partecipata.

Appuntamento è alle 18.00 in Via Ca' Gamba 3B settima traversa a Jesolo il 20 settembre 2025 presso il Bosco Sacro.

Come tutte le celebrazioni, la partecipazione è assolutamente gratuita e non comporta nessun impegno.

 

10 settembre 2025

Squadrismo Istituzionale

Se lo squadrismo vi fa ridere, pensate solo a quanto sta toccando all'Europa con un'Europa complice degli aggressori squadristi.

E' come se Chicago condividesse e ridesse dello squadrismo di Trump nei suoi confronti, dopo quanto è successo a Los Angeles e Washington.

 

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09 settembre 2025

La morte come condanna nel cristianesimo
Terza e ultima parte
L'uso sociale del terrore della morte in Agostino d'Ippona

Una volta che Agostino d'Ippona si è rifiutato, con tutta la violenza che gli è stato possibile, di dimostrare sia la presenza nel corpo di un oggetto che chiama "anima", sia la separazione di questo oggetto dall'oggetto "corpo", preferisce addentrarsi nei voli pindarici della propria fantasia e produrre tutta una serie di elucubrazioni fantastiche che, secondo la sua soggettività esaltata, dovrebbero dimostrare la relazione esistente fra anima e corpo in relazione alla morte.

Agostino d'Ippona non permette che si discuta o si sottoponga ad analisi le sue affermazioni. La realtà deve essere quella che lui afferma. Una realtà che non ammette analisi, ma che impone credenza e sottomissioni a questa cascata di farneticazioni.

Come i personaggi delle storie fantastiche affrontano le peripezie nel bosco misterioso, così Agostino d'Ippona racconta delle condizioni di quella che lui chiama "anima" imponendo al proprio ascoltatore, sotto minaccia delle armi, di non deridere le sue affermazioni. D'altro canto, secondo la folle logica cristiana, nessuno può dimostrare che le vicende dell'anima non siano così e, dal momento che nessuno può dimostrare che le cose non stanno come dice Agostino d'Ippona portando prove contrarie, ciò che dice Agostino d'Ippona deve essere necessariamente vero.

La malattia mentale, elevata a stupidità si identifica con Dio e parlando a nome e per conto della bocca di Dio afferma,senza sentirsi in dovere di giustificare o di dimostrare quelle affermazioni.

In fondo, chi sei tu per dire che Dio mente?

Che Dio menta o non menta, sono affari di Dio; che Agostino d'Ippona racconti delle baggianate per stuprare uomini, donne e bambini rubando loro la vita mentre li costringe a sottomettersi alle sue farneticazioni, questo è un altro discorso. Un discorso che, attribuito da Agostino d'Ippona al suo farneticato Dio, fa del suo Dio un soggetto socialmente criminale. Raccontare favole imponendole come dati di realtà con la violenza coercitiva imposta alle persone mettendo in pericolo la loro vita, le favole, sorte dai deliri di persone fallite nella propria esistenza, rendono reale Cappuccetto Rosso, Babbo Natale e la Fatina dei denti.

Scrive delirando Agostino d'Ippona del rapporto fra Cappuccetto Rosso (l'anima), la nonna (il corpo) e il cacciatore (Dio, il sadico):

Questa seconda morte non avviene prima che l'anima ed il corpo siano uniti in modo indissolubile; in tal caso potrebbe sorprendere l'affermazione che il corpo sia colpito da quella morte senza che l'anima lo abbandoni, ma che anzi esso subisca dei tormenti con un'anima ed una sensibilità. Infatti si può parlare a buon diritto di morte dell'anima nel caso della pena eterna, che ci sarà alla fine, della quale parleremo più diffusamente a suo tempo, poiché essa non vive di Dio; ma come si può parlare di morte del corpo, quando esso continua a vivere della sua anima? D'altra parte esso non potrebbe percepire in altro modo tutti quei tormenti fisici che ci saranno dopo la risurrezione. In tal caso si vorrà forse dire, dal momento che ogni vita è pur sempre un bene e ogni dolore un male, che il corpo non vive più, poiché in esso l'anima non è causa di vita, ma di dolore? Ma l'anima vive di Dio, quando vive bene; infatti non può vivere bene se Dio non opera in essa ciò che è bene. Il corpo invece vive dell'anima quando l'anima è nel corpo, sia che essa viva o non viva. La vita degli empi nei loro corpi, allora, è vita dei corpi, non delle anime; e le anime, anche se morte, cioè abbandonate da Dio, possono conferire a quei corpi una certa vita propria, che non viene meno e per la quale esse sono immortali. Ma nella dannazione finale, anche se l'uomo non perderà la sensibilità, dal momento che questa sensibilità non avrà più la dolcezza del piacere o il benessere del riposo, ma la pena che è propria del dolore, non è inopportuno parlare di morte, più che di vita. Si chiama infatti seconda morte, poiché segue la prima, nella quale si sciolgono delle nature che erano unite, sia nell'unione di Dio e dell'anima, sia in quella dell'anima e del corpo. Dunque si può dire che la prima morte del corpo è buona per i buoni e cattiva per i cattivi; la seconda indubbiamente, poiché non riguarda nessuno dei buoni, non è buona per nessuno.

Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, XI,4,2, Editore Bompiani, 2015, pag. 604-605

L'unica concretezza in questo delirio agostiniano è la forgiatura del terrore sociale con cui imporre sottomissione e schiavitù fisica ed emotiva alle persone al fine di rubare loro la vita controllando i loro comportamenti nel loro tempo d'esistenza.

Non è la pena eterna dell'anima che sconvolge le persone, ma è il momento presente in cui si impone la violenza al corpo delle persone giustificandola con la possibilità di una pena eterna della loro anima.

"la pena eterna dell'anima" non è l'affermazione che costruisce terrore, ma è l'affermazione che giustifica colui che spande il terrore fra le persone. La possibilità della "pena eterna dell'anima" è la giustificazione ideologica con la quale il macellaio giustifica e legittima le sue azioni criminali. Milioni di uomini e donne sono stati massacrati, spesso bruciati vivi, per "salvare la loro anima dalla pena eterna".

Chi sono gli "empi" per Agostino d'Ippona?

Sono coloro che non si sottomettono ad Agostino d'Ippona e che vivono in sé e per sé abitando la loro quotidianità.

Non è l'immaginario Dio di Agostino d'Ippona che abbandona l'uomo, ma è l'uomo che rifiutandosi di sottomettersi alle farneticazioni di Agostino d'Ippona abbandona la farneticazione dell'esistenza di Dio per abitare il mondo in sé e per sé. Dal momento che la favola di Agostino d'Ippona non condiziona la vita di questi uomini, ci penseranno gli eserciti, le spade, le armi, le bombe a ridurre questi uomini all'obbedienza e alla sottomissione affinché Agostino d'Ippona possa salvare le loro anime.

La farneticazione di Agostino d'Ippona sulla "dannazione eterna" altro non è che il pensiero che consola Agostino d'Ippona per il fallimento della sua esistenza. "Io non sono un fallito" dice Agostino d'Ippona "Io avrò la felicità eterna che mi ripaga dell'angoscia che sto vivendo mentre, gli empi, quei bastardi che non vivono la mia stessa angoscia, ma che pretendono di vivere felici, saranno condannati alla pena eterna."

Ricorda bene Agostino d'Ippona:

"il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa, e lo punirà severamente e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì ci sarà pianto e stridor di denti."

(Matteo 24, 50-51)

Condannare alla pena eterna, come piace ad Agostino d'Ippona, è il condannare all'ergastolo nelle società civili dove non si vuole vedere le condizioni che inducono la persona ad agire come hanno agito, perché queste comportano una responsabilità della società, di Dio, ma si vuole condannare la vittima delle condizioni perché a quelle condizioni non ha risposto con gli adattamenti imposti da Agostino d'Ippona, da Dio.

Dal punto di vista religioso e sociale, le affermazioni di Agostino d'Ippona sono puro terrorismo sociale volto alla distruzione delle società civili.

In Agostino d'Ippona si può leggere soltanto l'ideologia schiavista come proposta da Paolo di Tarso. Un'ideologia schiavista che si concretizza nel pensiero delle persone solo quando in esse sorge l'idea di essere loro ad occupare il ruolo di schiavista padrone degli schiavi.

Questa idea, generata dalla fonte psicologica delle persone, sorge quando le persone percepiscono, nel loro profondo emotivo, il fallimento della propria esistenza. La persona fallita tende a chiudere su sé stessa ogni forma di pensiero proiettando sé stessa come unico e assoluto dominatore del proprio personale universo. Come dominatore si relaziona con altri dominatori che si devono sottomettere al suo dominio. Nasce una gerarchia sociale di dominio in cui il fallito più grosso si fa Dio e impone l'idea di sé stesso ad altri falliti sociali che, a loro volta, si fanno Dio, ma possono esercitare il loro dominio solo sottomettendosi al più forte, che si è fatto Dio, consentendo loro di dominare i più deboli in suo nome.

Non esistono, in Agostino d'Ippona, i doveri di Dio nei confronti degli uomini perché non esiste che Agostino d'Ippona abbia qualche dovere nei confronti degli uomini.

La libertà che Agostino d'Ippona attribuisce al suo Dio, sottraendolo ad ogni dovere e ad ogni limite d'azione, è la stessa libertà che Agostino d'Ippona attribuisce al padrone, e a chiunque si fa padrone, nella società civile.

Un Dio al di fuori delle leggi e al di fuori delle regole morali costituiva un insulto e una bestemmia per la religione romana antica dove anche gli Dèi erano tenuti ad osservare regole e doveri nei confronti degli uomini.

L'odio è il contenuto delle filosofia assolutista di Agostino d'Ippona. Un odio rivolto agli uomini che affrontano la loro esistenza e che lui, in nome del suo Dio padrone, vuole condannare ad un'eterna dannazione per consolare l'angoscia del suo fallimento esistenziale.

Agostino d'Ippona teme la propria morte: sarà stato abbastanza sottomesso a Dio per ottenere un premio da Dio o Dio si comporterà come afferma Gesù:

Allora la madre dei figli di Zebedeo si avvicinò a Gesù con i suoi figli, prostrandosi e chiedendogli qualche cosa. Ed egli le domandò: "Che vuoi?". Ella gli disse: "Ordina che questi miei due figli siedano l'uno alla tua destra e l'altro alla tua sinistra, nel tuo regno". Gesù, rispondendo, disse: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete voi bere il calice che io sto per bere?". Essi gli dissero: "Sì, lo possiamo". Egli disse loro: "Voi certo berrete il mio calice, ma quanto al sedersi a destra o a sinistra non sta a me il darlo, ma è per quelli a cui è stato preparato dal Padre mio".

Matteo 20, 20-23

In altre parole, il Dio di Agostino d'Ippona farà quello che vuole, perché nessuna azione fatta dagli uomini può condizionare i capricci del Dio di Agostino d'Ippona e la sua volontà, o sarà così permaloso da comportarsi in maniera beffarda nei confronti di Agostino d'Ippona? Sarà, Agostino d'Ippona, abbastanza furbo da piegare le decisioni del suo Dio a suo vantaggio?

E' il dilemma di Agostino d'Ippona. Se il suo Dio ha già stabilito chi occuperà un posto e chi un altro, sicuramente ha stabilito anche per Agostino d'Ippona quale posto occuperà dopo la morte. E se il suo Dio stabilisce che Agostino d'Ippona deve soffrire le pene in eterno?

L'arroganza è l'unico peccato che gli Dèi non perdonano agli uomini!

Solo che gli Dèi non perdonano l'arroganza degli uomini quando sono morti, non la perdonano mentre affrontano la loro esistenza fisica e il delirio di Agostino d'Ippona è la punizione per la sua arroganza e per i danni che nelle società la sua arroganza produrrà.

 

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08 settembre 2025

I Capi di Stato in Cina

La riunione in Cina di vari Capi di Stato di molti Paesi del Mondo non delinea un "nuovo ordine mondiale" come qualche complottista della stampa occidentale ha affermato, ma delinea una volontà generalizzata di sviluppo economico svincolata da imposizioni dogmatiche e minacce armate.

Gli USA, che si condivida o meno, hanno garantito lo "stile di vita americano" bombardando altre nazioni, distruggendo le loro condizioni di vita e imponendo regole economiche che, se messe in atto all'interno delle società civili, andrebbero definite come "mafiose". Troppi colpi di Stato sono stati organizzati dagli USA in giro per il mondo; troppe persone sono state torturate e incarcerate per favorire gli interessi economici degli USA. Interessi economici che, secondo gli USA, venivano messi in pericolo da persone che avevano idee e morali che si discostavano dall'assoluta sottomissione alla loro ideologia che ha nella bibbia e nell'assolutismo del Dio cristiano il suo fondamento ideologico.

Il mondo si sta dividendo non più secondo i "vecchi" parametri ideologici con cui l'assolutismo classificava le scelte dei vari Stati e delle varie persone, ma secondo una visione che, anche se vecchia, le circostanze la fanno apparire nuova.

Da un lato tutto il rimasuglio dell'ideologia colonialista occidentale si schiera con Trump. Non è importante quanto si sottometta a Trump per soddisfare la sua sete di denaro pagando i dazi che Trump impone loro. Per loro, per i colonialisti occidentali l'importante è schierarsi con Trump per poter rapinare tutti gli altri paesi assieme a Trump. In sostanza, è come se l'Europa e l'Inghilterra dicessero: "Noi paghiamo i dazi a Trump, ma assieme a Trump facciamo pagare i dazi alla Cina, all'India e ad ogni altro paese."

Questa logica sta scindendo il mondo. L'occidente, per paura che l'Iran si sviluppi economicamente e socialmente, ha recentemente imposto sanzioni con la scusa del "nucleare iraniano". L'occidente ha chiesto a nazioni che ha sempre aggredito e rapinato (vedi gli ultimi 100 anni di storia) come Russia e Cina di appoggiare quelle sanzioni ricevendo un netto rifiuto. Un rifiuto che testimonia una visione diversa della realtà di trasformazione del mondo che l'occidente, ancorato alla visione colonialista e suprematista del Dio cristiano, da un lato non vuole vedere e dall'altro vuole reprimere a suon di bombe per alimentare integralismi religiosi contro i quali si trova a proprio agio.

La riunione dei Capi di Stato in Cina ha rotto lo schema mondiale della visione colonialista e suprematista del Dio cristiano permettendo a paesi, organizzati socialmente in maniera differente, di coordinare le proprie forze contro il suprematismo assolutista cristiano. Se poi da queste riunioni usciranno decisioni concrete, questo è un altro discorso che dipenderà dalle decisioni USA e da come l'Europa decide di vivere il proprio tramonto assolutista. Potrà trovare una propria collocazione nell'economia e nel commercio mondiale oppure farà come l'assolutismo tedesco nella seconda guerra mondiale. In altre parole, un tramonto drammatico.

 

08 settembre 2025

Il mio viaggio

Il 05 settembre 2025 ho terminato di scrivere i testi dell'VIII volume della Teoria della Filosofia Aperta.

Il VII volume verrà autopubblicato alla fine del 2025 o, forse, nei primi mesi del 2026. In questo momento stiamo introducendo un po' di correzioni. Verrà pubblicato in 2 tomi. L'VIII volume prevedo di autopubblicarlo a metà del 2026 in un unico volume. Ricordo, comunque che tutti i capitoli sono presenti in internet come pagine web.

Un viaggio nella Filosofia Metafisica iniziato il 25 aprile 2012.

Questo mio viaggio nella Filosofia Metafisica equivale al viaggio fatto da Carlos Castaneda in quella che definì "Tensigrità".

Che cos'è questo?

Si tratta del lascito razionale di uno Stregone.

Ho passato una vita a raccontare che cos'è la Stregoneria, ma solo coloro che avevano la forza di manipolare le loro emozioni hanno potuto superare la forma della rappresentazione e comprenderne i contenuti

Tutti gli altri che hanno letto quanto ho scritto, lo hanno preso e inserito nella loro struttura di pensiero accettando quegli aspetti in linea col loro pensato e rigettando tutto il resto.

Ciò che rimane alle persone della Stregoneria è un'infima parte.

Così, nell'ultima fase della propria vita lo Stregone costruisce un lascito sociale senza la presunzione che questo venga praticato o non venga praticato.

Per Carlos Castaneda fu un'azione fisica, per me è stato il punto di vista nella filosofia metafisica.

Presumo di avere ancora del cammino da fare dal momento che ancora non sono morto, tuttavia, che venga letto quanto ho scritto o che non venga letto, questo rimane il mio regalo alla società in cui sono vissuto. Sicuramente un regalo di poco conto.

 

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07 settembre 2025

Brevi considerazioni sulla società e le ideologie

Nelle società del mondo si muovono fragili e instabili equilibri che alimentano fra le persone timori e speranze prive di un fondamento razionale.

Un tempo, non molto tempo fa, i timori e le speranze delle persone erano identificabili in strutture ideologiche e, anche se tali strutture ideologiche interpretavano in maniera diversa i loro timori e le loro speranze, erano tuttavia dei punti di riferimento generale alle necessità specifiche dei singoli individui.

Una parole, un nome che definisse un'ideologia, richiamava immediatamente alla mente un insieme di contenuti capaci di superare le esigenze personali.

Oggi non è più così.

Le persone preferiscono seguire una persona che garantisce loro la soluzione dei loro problemi.

I problemi individuali hanno sì degli aspetti soggettivi e personali, ma tali aspetti sono la rappresentazione soggettiva e individuale di problemi oggettivi, propri dell'intera società, che il soggetto, il singoli individuo, reinterpreta nella propria condizione personale.

Non affrontare i problemi oggettivi, propri della società nel suo insieme, non permette di affrontare i problemi personali la cui soluzione, comunque, avviene all'interno di un processo di adattamento soggettivo alle variabili oggettive proprie della società in cui la singola persona vive.

Seguire un capo, un leader, che promette la soluzione dei problemi è il miglior modo affinché i problemi non siano mai risolti e i problemi soggettivi, della massa delle persone che noi trattiamo come individui, vengano aggravati.

Indubbio che alcune persone risolvono alcuni dei loro problemi a discapito dell'insieme sociale.

La propaganda provvede ad esaltare queste persone per sollecitare altre persone ad imitarle o a seguirle per beneficiare della loro "fortuna", così facendo, la propaganda alimenta una massa di falliti che illudendosi di far propria una parte di quella fortuna individuale finiscono per creare un insieme di persone che elevano il loro fallimento a modello giustificandolo ideologicamente.

Vengono costruite le motivazioni del fallimento per allontanare la responsabilità individuale e soggettiva delle scelte fatte. Le giustificazioni del fallimento diventano l'ideologia del fallito che tende a riprodurre sé stessa coinvolgendo altre persone in quel fallimento attraverso il generare di illusioni che alimentano speranze senza fondamento.

E' come per il covid-19 quando quelli che "il covid non esiste" alimentarono illusioni facendo morire centinaia di migliaia di persone.

La mancanza di contenitori ideologici cui riferirsi alimenta la creazione di tante ideologie individuali nutrite dai desideri e dalle speranze delle persone la cui caratteristica è quella di negare soluzioni sociali e condivise in nome individui che sostituiscono sé stessi a strutture di pensiero.

Loro, gli individui che proclamano, pretendono di essere i punti di riferimento sociale. Il loro mantra è: "In verità, in verità vi dico...". E nel proclamare una verità apodittica, che pretendono venga accettata, uccidono, giorno dopo giorno, le possibilità di sviluppo della società in cui vivono.

Poi, se guardiamo attentamente, non è vero che mancano le ideologie. E' rimasta una sola ideologia, quella che rende gli uomini schiavi e che impedisce agli uomini di costruire una diversa ideologia. Un'ideologia che li liberi dalla schiavitù vissuta perché induce ogni singolo schiavo a cercarsi la propria libertà magari giocando al superenalotto o impossessandosi di altre persone usando la loro schiavitù a proprio vantaggio.

La società si trasforma in un terreno di caccia e ogni persona è una preda di qualcuno. Il diritto sociale è solo un'etichetta nominale, ma è privo di contenuti perché, ora, nessuno difende i diritti delle persone quando altre persone, con ruoli Istituzionali, violano le loro persone.

 

07 settembre 2025

Paolo di Tarso: la lettera agli Efesini e il suo significato ideologico.

Continuo a presentare l'orrore ideologico del cristianesimo sulla pagina index del sito stregoneriapagana.it.

Si tratta delle biografie dei filosofi (60) che hanno partecipato alla Partita Mondiale di Calcio della Filosofia e che sono state scritte all'interno dell'ottica secondo cui sono le esigenze e i bisogni soggettivi del singolo filosofo che produce la sua ideologia filosofica.

Queste brevi biografie non omaggiano i filosofi, ma mettono in luce aspetti spesso sottaciuti per "disprezzo dei cittadini".

In particolare, nella serie che sto presentando, la biografia di Paolo di Tarso.

Non esiste una biografia reale di Paolo di Tarso. Paolo di Tarso sono le lettere con cui descrive l'ideologia cristiana.

Analizzare le lettere di Paolo di Tarso significa scrivere la biografia di Paolo di Tarso.

Web site: stregoneriapagana.it

 

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06 settembre 2025

La morte come condanna nel cristianesimo
Seconda parte
L'anima come strumento d'odio di Dio

Agostino d'Ippona, che si è seduto sul trono di Dio, dopo aver velocemente detto cosa Dio vuole dall'uomo, l'assoluta obbedienza, ci ha fatto sapere esattamente che cosa Agostino d'Ippona e il cristianesimo vogliono dall'uomo: assoluta sottomissione ed obbedienza.

Ovviamente, Agostino d'Ippona, codardo, si è guardato bene dal dire che cosa Agostino d'Ippona vuole col suo cristianesimo. Il suo trucco retorico consiste nel mascherare che cosa vuole Agostino d'Ippona mettendolo in bocca al suo Dio e al suo volere nei confronti degli uomini.

Dopo aver affermato postulati fuori dalla realtà delle cose, ma lui è Dio, non dimentichiamocelo, incapace di argomentare quanto affermato, preferisce sorvolare sulla sua incompetenza e trattare, sempre con affermazioni deliranti, la natura della morte.

Scrive Agostino d'Ippona:

XIII,2. [La morte del corpo e la morte dell'anima.]

Ritengo invece che si debba dedicare una maggiore attenzione alla natura della morte. Infatti, anche se l'anima dell'uomo è sicuramente immortale, essa ha tuttavia una sua propria morte; si dice immortale perché, per quanto minimo, il suo vivere e il suo sentire non hanno mai fine, mentre il corpo è mortale, perché può essere completamente abbandonato da ogni forma di vita e non può vivere per se stesso in nessun modo. La morte dell'anima, perciò, avviene quando Dio l'abbandona, così come la morte del corpo avviene quando l'abbandona l'anima. Si ha poi la morte del corpo e dell'anima, cioè dell'uomo intero, quando l'anima, abbandonata da Dio, abbandona a sua volta il corpo. In questo modo infatti l'anima non vive di Dio, né il corpo vive dell'anima. Questa morte che riguarda tutto l'uomo è seguita da quella che l'autorità divina chiama seconda morte; ad essa si e riferito il Salvatore quando ha detto: "Temete piuttosto Colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna".

Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, XI,4,2, Editore Bompiani, 2015, pag. 603-604

Ora, Agostino d'Ippona è impegnato a seminare la paura della morte per ottenere l'obbedienza al suo volere.

"L'anima dell'uomo è sicuramente immortale"! E' un'affermazione gratuita che implica l'idea preconcetta dell'esistenza di un'anima come cosa diversa dal corpo e un'idea che nasce dal desiderio soggettivo di Agostino d'Ippona di "avere" o "essere" qualcosa di immortale che lo preservi dalla morte.

Un'idea preconcetta, priva di fondamento, e un'idea generata da un desiderio soggettivo proiettato nell'oggettività.

Sui preconcetti privi di fondamento non si fa filosofia ma solo violenza per imporre i preconcetti ad uomini che possono avere altri e diversi preconcetti o idee diverse. Soprattutto, i preconcetti, privi di fondamento razionale od esistenziale, tendono a fare guerra ad ogni idea legata alla razionalità e all'esistenza umana perché solo nella credenza, nella fede, possono essere legittimati.

Questo processo di guerra dei preconcetti da imporre, dette il via a quel periodo ideologico che va sotto il nome di "oscurantismo" dove ogni logica della ragione doveva essere stuprata in funzione del preconcetto imposto. La stessa logica della ragione, quando emergeva dall'oscurantismo, era essa stessa una modificazione, in qualche modo liberatrice, dell'ossessiva sottomissione ai preconcetti assolutisti imposti con le armi.

Nessun pensiero logico-razionale o esistenziale poteva essere fatto senza il diritto dell'anima, della morale imposta per il "bene" dell'anima, di stuprare ogni pensiero in funzione della prospettiva del proprio "bene".

Durante l'oscurantismo, chi aveva le armi attribuiva all'anima la "morale di Dio" che, imposta alle persone, queste potevano vivere soltanto se obbedivano alle esigenze attribuite alla salvezza dell'anima.

Agostino d'Ippona si sta rendendo conto di aver appena offerto agli uomini una condizione eterna, se non di esistenza almeno di coscienza, attraverso l'affermazione secondo cui l'anima è immortale. In questa condizione non ha il controllo degli uomini e allora, eccolo ad aggiungere il concetto di "morte dell'anima".

Da secoli l'anima non è più "ciò che anima" distinguendo un corpo inanimato da un corpo animato, ma è diventato lo strumento con cui Dio, per estensione ogni padrone dei corpi degli uomini, costringe gli uomini entro la morale imposta utile al padrone dell'uomo. Per i cristiani, come Agostino d'Ippona, l'anima è Dio che agisce nell'uomo e, attraverso l'uomo, nella società e nella storia dell'uomo,

Per Agostino d'Ippona, l'uomo non è l'artefice della sua esistenza, ma è Dio, attraverso l'anima, l'artefice dell'esistenza dell'uomo, dei suoi bisogni, dei suoi desideri e, per conseguenza, del "bene" e del "male" le cui azioni vanno attribuite alla volontà di Dio e non al libero arbitrio dell'uomo che, in queste condizioni d'esistenza, non è in grado di scegliere come e in che direzione vivere.

In cosa consiste la "morte dell'anima" secondo Agostino d'Ippona?

Dice Agostino d'Ippona:

"La morte dell'anima, perciò, avviene quando Dio l'abbandona, così come la morte del corpo avviene quando l'abbandona l'anima. Si ha poi la morte del corpo e dell'anima, cioè dell'uomo intero, quando l'anima, abbandonata da Dio, abbandona a sua volta il corpo. In questo modo infatti l'anima non vive di Dio, né il corpo vive dell'anima."

L'anima, strumento di Dio per agire attraverso l'uomo, viene abbandonata da Dio quando quello strumento d'azione non è abbastanza efficace per torturare l'uomo e l'uomo cerca la sua libertà d'azione dall'imposizione morale di Dio.

Implicitamente, Agostino d'Ippona rivela tutta la violenza e l'infamia del suo Dio che, presentato come onnipotente e onnisciente, si riduce al rango di burattinaio dell'uomo offendendosi quando il burattino, a cui tira i fili, decide di percorrere la propria via e di abitare la propria vita con gli strumenti, psicologici ed emotivi, che, secondo Agostino d'Ippona, quello stesso Dio gli avrebbe dato affinché l'uomo li distruggesse in nome della morale di Dio.

Appare evidente come le parole di Agostino d'Ippona non tendono a definire il Dio dei cristiani, ma definiscono Agostino d'Ippona fattosi Dio che desidera possedere gli uomini e detta le sue condizioni all'uomo al fine di ottenere sottomissione dall'uomo stesso.

Ogni padrone, ogni dittatore, ogni re fa proprie le parole di Agostino d'Ippona essendo egli stesso, al medesimo tempo, Agostino d'Ippona e Dio stesso. Come Carlo Magno, il macellaio dei pagani sassoni che elevò la "Città di Dio contro i pagani" a propria lettura preferita in quanto giustificava il suo dominio nei confronti degli uomini che dovevano essere a lui sottomessi.

 

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05 settembre 2025

La contemplazione nella modificazione delle connessioni neuronali
Sedicesima parte

In un ambiente cristiano è quasi impossibile far capire alle persone che le loro scelte e la loro attività cambia la percezione che hanno del mondo e della realtà in cui vivono.

La contemplazione degli oggetti del mondo e dell'interazione del soggetto che contempla col mondo permette al mondo di modificare il soggetto affinché si adatti alle condizioni oggettive incontrate. Quel "si adatti" significa: costruisca la sua percezione specifica col mondo e la sua personale elaborazione dei fenomeni del mondo. Questo rende le persone diverse le une dalle altre. Questa condizione umana permette all'oscurantismo e all'odio cristiano di distruggere, limitandola e circoscrivendo l'attenzione delle persone, la percezione, la capacità critica e la capacità di elaborazione dei fenomeni del mondo. Permette ai cristiani di distruggere nei bambini la capacità, non solo di elaborare i fenomeni del mondo, ma di collocarli negli effetti e nei significati sia che esprimono in quanto fenomeni sia nelle modificazioni che in loro (in colui che li percepisce e vi si adatta rispondendo) produrranno.

Quando gli Stregoni scoprirono gli effetti della contemplazione nell'interazione con gli oggetti del mondo alimentando l'empatia soggettiva attraverso l'acuirsi della percezione emotiva (che riconosceva intelligenza, volontà, emozioni ecc. negli oggetti del mondo in cui viviamo) scoprirono anche gli effetti della magia nera cristiana. La loro attività finalizzata a distruggere l'uomo mediante la sua azione sull'infanzia.

Gli Stregoni non conoscevano l'esistenza dei neuroni specchio (ma nemmeno i cristiani). Gli Stregoni non conoscevano (ma nemmeno si ponevano il problema) la capacità plastica del cervello umano. Sapevano che data un'azione, articolata nella contemplazione, modificavano la loro capacità di interazione col mondo in cui vivevano. I cristiani sapevano che costruendo condizioni di vita e di esistenza atroci per l'infanzia avrebbero ottenuto adulti la cui malattia mentale sarebbe stata dipendente dalla fede nel loro dio padrone e avrebbero riprodotto tali condizioni atroci per l'infanzia per continuare a seminare la malattia di dipendenza chiamata col nome di fede.

L'uomo che pratica Contemplazione è in grado di riconoscere la modificazione della sua capacità di interazione col mondo attraverso un aumento della sua con-passione e coinvolgimento nelle necessità del mondo in cui vive. Rimane una consapevolezza soggettiva. Viene vissuta, ma non può essere dimostrata oggettivamente perché, ciò che cambia, è la soggettività dell'individuo. La modificazione della soggettività percettiva dell'individuo non si presenta agli occhi dello spettatore il quale vede l'individuo che si è modificato come oggetto che "è" e non come oggetto che si è trasformato esercitando la sua volontà nell'attività di contemplazione.

Oggi la ricerca scientifica ci dice che le trasformazioni sono possibili, non ci dice come e in che direzione possiamo trasformarci o perché è necessario farlo. La scienza rileva che la nostra capacità di percezione e di elaborazione dei dati di realtà si modifica in base alla nostra attività e in base agli adattamenti che noi mettiamo in atto davanti alle sollecitazioni del mondo.

Riporto dal settimanale l'Espresso del 19 settembre 2013:

Non solo cyber
Eraclito aveva ragione

DI ALESSANDRO GILIOLI

è da poco arrivato anche nella traduzione italiana il volume "Connettoma - La nuova geografia della mente" (Le Scienze-Codice edizioni) di Sebastian Seung, neuroscienziato del Mit. Un testo divulgativo e probabilmente destinato a far discutere anche oltre la comunità scientifica. Alla base del saggio c'è infatti la gigantesca questione dell'identità umana: - Io sono il mio connettoma-, dice Seung. Di che cosa stiamo parlando? Il connettoma è l'insieme delle connessioni tra i nostri neuroni: una rete che cambia continuamente nel tempo a seconda delle esperienze che facciamo e delle informazioni che riceviamo. L'identità di ogni persona, consistente appunto nel connettoma, quindi non solo è mutevole (e questo è abbastanza intuitivo) ma è proprio come il fiume di Eraclito che non è mai lo stesso un attimo dopo. Del resto lo stesso Seung paragona il flusso dell'attività neurale a un corso d'acqua. Eraclito quindi aveva ragione: o, se preferite, avevano ragione quelle dottrine filosofiche orientali fondate sulla "anitya", l'impermanenza. Dopo aver mappato il connettoma di un verme (C11e3h poche centinaia di neuroni), gli scienziati dello Human Connectome Pro' t stanno lavorando al cervello umano (circa 100 miliardi di neuroni): pochi giorni fa è stato messo on line il secondo blocco di informazioni ricavate su 68 volontari, dopo che i dati relativi ad altre 12 persone erano già stati pubblicati alla fine del 2012. Il tragitto della mappatura sarà ancora lunghissimo e finora non ha attratto i media come avvenuto per il genoma. Ma è solo questione di tempo: le conseguenze della connettomica infatti tracimeranno presto dalle neuroscienze a ogni altro campo che si voglia occupare della "natura umana", etica e religione incluse.

Settimanale l'Espresso del 19 settembre 2013

La scienza fotografa una situazione in atto: non è in grado di dire come, dove e perché può avvenire una modificazione in base all'uso della volontà soggettiva. In base alle predilezioni soggettive. In base alle passioni soggettive. In base ai desideri soggettivi.

La scienza può dire che non è vero che l'uomo è creato da un dio pazzo e cretino, per cui non si può dire che l'individuo "è così", ma si deve dire che l'uomo è diventato così perché, come singolo individuo, si è adattato alle condizioni sociali che ha trovato e può modificarsi, esercitando la sua volontà nell'attività di contemplazione. La contemplazione diventa uno strumento per modificare sé stessi e migliorare la propria capacità di percepire, elaborare e agire nel mondo.

Questo stesso meccanismo, sulla macro scala dell'evoluzione delle specie, si articola allo stesso modo: usare la volontà soggettiva per modificare la propria capacità di percepire, elaborare e agire nel mondo porta alla diversificazione delle specie modificando prima i caratteri culturali all'interno della medesima specie per poi fissarne questa modificazione culturale in una modificazione genetica che diversifica la specie. Quella plasticità cerebrale è anche una plasticità genetica il cui motore della modificazione sta nel desiderio libidico e nel carico emotivo investito dal soggetto.

La contemplazione è l'attività attraverso la quale l'individuo si sottrae all'educazione cristiana e riprende il suo posto nei processi di trasformazione e di evoluzione della vita.

Per combattere la capacità dell'uomo di espandersi nel mondo e con-partecipare alle trasformazioni della vita, che implica un'assunzione di responsabilità soggettiva nelle proprie scelte e decisioni, il cristianesimo ha elaborato la "tecnica" della contemplazione del desiderio soggettivo del proprio dio padrone che, nelle varie forme libidiche desideranti del singolo soggetto, assumono le quattro forme sessuali classiche della sessualità umana che fissano la dipendenza psichica del soggetto: il desiderio del padre; il desiderio dell'altro; il desiderio della madre; il desiderio della madre sottomessa (moglie). Questo tipo di contemplazione, anziché espandere l'individuo verso il mondo, lo chiude nella propria sfera desiderante portandolo all'autodistruzione nella fede. Nel De Imitatione christi la contemplazione di cristo distrugge l'uomo annullandolo allo stesso modo in cui la contemplazione (chiamata meditazione) di sé distrugge il buddista annullandolo nel nulla chiamato nirvana.

Sia che si pratichi la contemplazione della Stregoneria Pagana, sia che si pratichi la contemplazione del dio padrone cristiano, sia che si pratichi la contemplazione buddista, si ha sempre una modificazione del cervello mediante la forzatura della sua plasticità sia nel senso dell'espansione della capacità individuale sia nel senso del rattrappimento e dell'autodistruzione.

Si tratta di capire la direzione nella quale noi scegliamo di andare. Se verso l'interazione fra noi e il mondo attraverso un cammino comune o se vogliamo estraniarci dal mondo verso la nostra distruzione.

Fine sedicesima parte... Continua... con "gli aspetti delle Tre Arti Magiche in Stregoneria - Dalla contemplazione all'Ascolto delle Correnti Vegetative – il vivente come universo di coscienze.

NOTA: Le pagine di questo ciclo sono capitoli del libro "Il Crogiolo dello Stregone" e sono già presenti nel sito web federazionepagana.it. Qui vengono riproposte per riprendere il discorso sulla trasformazione in Stregoneria. Sono passati molti anni da quando ho terminato di definire il modello della Stregoneria. Mentre per me tutto è scontato, i frequentatori dei siti web si chiedono: "Dov'è la Stregoneria?" perché spesso hanno difficoltà a navigare in internet e si fermano o alle prime pagine, o limitano la loro navigazione ai social mentre i miei siti web sono costruiti come dei labirinti da percorrere attraverso i link. Inoltre, le pagine vengono revisionate rispetto alla presentazione, presente come capitoli, del "Crogiolo dello Stregone".

 

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04 settembre 2025

Trump distrugge la sanità negli USA

Distruggere il sistema sanitario USA, già di per sé molto carente in quanto finalizzato al profitto per il profitto e non alla cura delle persone, sembra essere un impegno primario di Trump.

Ci si chiede: le sue decisioni a che ideologia si ispirano?

Trump sta agendo come i cristiani in Roma Antica che distrussero la sanità di Roma per permettere a Dio di operare indisturbato nel distribuire salute e malattia seguendo il suo capriccio.

"Muori e stai zitto!" dice Trump ai cittadini USA. "Se sei ricco puoi curarti, ma se sei povero vedi di morire e di non rompere le palle ai ricchi che hanno alte cose a cui pensare."

Appartiene all'idea del cittadino schiavo malato la cui malattia rende indifferente il padrone. Un padrone che ritiene di non doverlo curare nella sua malattia perché, tanto, un infinito numero di schiavi si stanno offrendo bussando alla sua porta.

Quando si presentò l'epidemia del covid-19 la Cina si mobilitò tutta per fermare il contagio fra la derisione del mondo che indicò i provvedimenti cinesi come dittatoriali. Poi il mondo cominciò a morire. La Cina contenne il contagio mentre gli USA con Trump iniziarono una conta infinita di milioni di morti.

Ora Trump sta distruggendo la sanità anche per quelle persone che votandolo pensavano che l'avrebbe tolta ad altri, ma non a loro.

C'è stato un tempo in cui la ricerca scientifica USA era rispettata nel mondo. Poi la ricerca iniziò a dimostrare che non solo non esisteva il Dio dei cristiani, ma che l'uomo nascendo si adatta alle condizioni incontrate. Così negli USA sorse la necessità di distruggere la ricerca scientifica per non mettere in discussione il Dio dei cristiani.

Riporto una riflessione su osservazioni di medici del 2012. La notizia può apparire "vecchia", ma in realtà è sempre attuale anche se qualcuno vorrebbe che fosse dimenticata.

Cosa ha scoperto questa ricerca USA?

I ricercatori sono partiti dal presupposto che il neonato sia un povero demente e si sono stupiti che all'età di 6-9 mesi i neonati conoscono il significato di molte parole.

Poi, questi ricercatori, se ne sono usciti con una scoperta che li ha stupiti: "I neonati capiscono più di quanto pensavamo".

Se fossero partiti dal presupposto che il neonato è una potenza che deve dispiegarsi e sopravvivere in un mondo sconosciuto e che per farlo mette in atto tutta una serie di strategie di sopravvivenza, si sarebbero stupiti di meno e avrebbero avuto più rispetto per i neonati. Magari potevano indagare sul loro grado di comprensione.

Troppi genitori parlano ai loro neonati facendo moine o versi da dementi. Come se i loro figli fossero degli idioti. Con questo atteggiamento non fanno altro che uccidere lo sviluppo della capacità di espansione della conoscenza dei loro figli.

Se nel parlare ai loro figli avessero usato un linguaggio da adulto, con molta gentilezza, col sorriso, con le carezze e le coccole che i neonati desiderano per costruire relazioni emotive e affettive, la comprensione del linguaggio del neonato crescerebbe a livello esponenziale.

Purtroppo viviamo in una società nella quale i cattolici hanno bisogno di distruggere la capacità dei bambini di espandere sé stessi per poterli mettere in ginocchio davanti al crocifisso e, in questo modo, finiscono per distruggere le possibilità dell'infante. Portano a termine quel sacrificio umano di Isacco che il dio padrone ha ordinato ad Abramo e che è così ben descritto nella parabola del Figliol Prodigo in cui il padre ammazza il vitello grasso per celebrare la sua vittoria sul bisogno di libertà del figlio.

Riporto:

Bebé 6-9 mesi conoscono già tante parole

Ricerca Usa, capiscono significato vocaboli come mela o naso

(ANSA) - ROMA, 14 FEB - I bebé ne sanno più di quanto pensiamo, già a 6-9 mesi conoscono il significato di molte parole di uso quotidiano come mela o naso, e in genere quelle che indicano alcuni cibi e parti del corpo. E' la straordinaria scoperta degli psicologi della University of Pennsylvania che, riferisce Pnas, hanno studiato 33 bebé di 6-9 mesi per carpire quali parole comprendessero di quelle che normalmente odono giorno dopo giorno. Per capirlo gli esperti hanno studiato i movimenti degli occhietti dei neonati.

Tratto da: Ansa on-line 14 -02-2012

I bambini nati sono delle vere e proprie potenze in espansione. Vale per i nati dall'uovo, da seme e da utero. Dobbiamo imparare a guardarli con gli occhi della vita e non con quelli del dio padrone sempre alla ricerca di nuovi schiavi che minaccia di morte col diluvio universale.

Se voi non volete minacciare di morte i vostri figli, non uccidete la loro capacità di comprensione, ma sfruttate il potere d'apprendimento che il primo anno di vita si dispiega nel neonato.

 

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Riflessioni sociali

03 settembre 2025

Cittadini e pensioni

Mentre in Italia si cerca di rendere sempre più difficoltoso l'andare in pensione riducendo il valore delle pensioni, spesso, alla sopravvivenza, la Cina ha adottato un altro sistema.

L'Italia vuole ridurre la circolazione del denaro fra i cittadini; la Cina vuole aumentare la circolazione del denaro fra i cittadini.

Più il denaro circola nel paese, più una nazione è ricca. D'altro canto, secondo l'ideologia cristiana, se i cittadini sono benestanti è più difficile il controllo delle persone "con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima" e le persone potrebbero iniziare a pensare che il Dio dei cristiani è un miserabile iniziando a pensare ad un futuro migliore.

Scelte e conseguenze: ciò che si sceglie oggi, ha delle conseguenze domani!

 

03 settembre 2025

Make America Great Again
("Rendiamo l'America di nuovo grande")

Posso solo osservare gli effetti del fare grande l'America di Trump.

La strategia trumpiana funziona perfettamente costringendo la democrazia ad alzare la testa contro un'ideologia squadrista che dall'aggressione ai singoli cittadini e alle singole "categorie sociali" è diventata squadrismo contro le nazioni del mondo e le relazioni commerciali internazionali.

Svelare il vero nome delle cose coperto ed occultato da una propaganda martellante che alimenta illusioni, allucinazioni e fraintendimenti sociali.

Chi è ricco? Il rapinatore che entra in banca e la rapina del denaro depositato oppure la banca che accumula denaro investimento dopo investimento?

Rapinare una banca, come rapinare le nazioni, porta ad un beneficio immediato. L'uomo si meraviglia davanti alla quantità di denaro che ha arraffato.

La banca che accumula denaro investimento dopo investimento, non suscita meraviglia. Accumula ricchezza giorno dopo giorno. Eppure, se la banca funziona per una società, la società si arricchisce grazie agli investimenti e la banca si arricchisce grazie al denaro che ha investito.

Questo determina due mentalità diverse dove, nel rapinare si considera la ricchezza del singolo che mette in atto la rapina; nell'investimento sociale si considera come ricchezza lo sviluppo dell'insieme della società.

Questo è il motivo per cui il "Make America Great Again" è fallito. Non perseguono il benessere e la ricchezza degli USA, ma la ricchezza dei singoli individui, dei singoli accumulatori di ricchezza. Quel Paperon dei Paperoni modello ideologico degli USA mentre si compiace a tuffarsi nel suo deposito di denaro.

 

03 settembre 2025

La sicurezza nel mondo? Per chi?

Cosa succederebbe se decidessero di portare la Democrazia là dove l'occidente impone l'oscurantismo fondamentalista con i genocidi propri del cristianesimo e dell'ebraismo?

Il vertice della sicurezza delle potenze altre, diverse dagli USA e dall'Europa, diventa sempre più consistente in un mondo in cui i commerci vengono stravolti dalla dittatura dei dazi di Trump e dei suoi "alleati".

L'Europa dovrebbe osservare con una certa attenzione che cosa sta succedendo fuori dai suoi confini in cui si racconta ancora delle guerre coloniali che ancora desidera con ardore.

Il vertice di Tianjin è il vertice sulla cooperazione dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Questi paesi non hanno un'omogeneità politica, ma hanno un'omogeneità economica e interessi che, recentemente, sono stati aggrediti e messi in pericolo dai dazi di Trump.

L'Europa ha preferito accettare i dazi di Trump, ma questi paesi stanno commerciando e programmando il loro sviluppo senza barriere di dazi o di restrizioni commerciali.

 

03 settembre 2025

Gli adoratori del Macellaio di Sodoma e Gomorra

Essere sensibili e vivere con-passione le difficoltà del mondo, delle genti e dei popoli, espone le persone alla violenza degli adoratori del Macellaio di Sodoma e Gomorra che aggrediscono, offendono, ingannano ed ingiuriano imitando quel vigliacco del loro Dio.

Le persone insensibili e indifferenti alle condizioni del mondo, adorano il pederasta in croce e in nome della sua vigliaccheria, agiscono per costruire dolore fra gli uomini emotivamente sensibili e coinvolti nelle condizioni dell'esistenza.

Le persone insensibili, come il Macellaio di Sodoma e Gomorra, si pensano al di fuori del mondo e disprezzano le persone che vengono travolte dai problemi della vita, compiacendosi del loro dolore, salvo diventare supplici e lamentosi quando essi diventano vittime dei problemi provocati dalle condizioni dell'esistenza.

 

03 settembre 2025

Dolore e sadismo sociale

Quando si postano immagini, come quelle del genocidio di Gaza, ci sono persone solidali con i macellati e persone che si compiacciono del macellare le persone più deboli.

Identificarsi con i criminali Istituzionali è identificarsi con l'onnipotenza del Dio cristiano nella speranza di poter commettere gli stessi crimini e rimanere impuniti.

Si vuole denunciare comportamenti criminali che creano dolore e si finisce per gratificare individui sadici che si felicitano di quel dolore.

Qual è il premio per i buoni in paradiso? Risponde Tommaso d'Aquino "divertirsi a veder torturare i dannati!".

E' necessario ricordare che il dolore di alcuni induce il piacere, nell'assistere a quel dolore, in altri.

 

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02 settembre 2025

La morte come condanna nel cristianesimo

Dopo tutte le digressioni di Agostino d'Ippona attorno alla filosofia degli Antichi, Agostino d'Ippona si trasforma in un piazzista che, scalzato il suo Dio dall'alto dei cieli in cui lo aveva collocato, provvede a sostituirlo vendendo alle persone le idee di Dio, i propositi di Dio, le motivazioni di Dio, i progetti di Dio, la morale di Dio, gli ordini di Dio, le leggi di Dio.

E questo lo fa terrorizzando gli uomini con la morte che loro devono temere perché quel bastardo del loro Dio li sta aspettando dopo la morte del corpo fisico per torturarli in eterno.

Un Dio codardo che vive al di fuori dell'esistenza umana e che pretende che gli uomini non affrontino le contraddizioni della loro esistenza, che afferma di aver voluto e creato, per obbedire a comportamenti morali ed etici che lui stesso non rispetta perché trova che i comportamenti etici e morali, che impone all'uomo, sono squallidi ed infami perché impediscono all'uomo di vivere per ciò che l'uomo è.

La morte è parte indistinguibile della vita degli Esseri della Natura perché gli Esseri della Natura vivono la morte come una nascita al di là che ne siano razionalmente consapevoli o che non lo siano.

Si nasce come Esseri della Natura con il solo fine certo della morte come Esseri della Natura. In questo spazio si esprime la ricchezza e il potere d'esistenza degli Esseri della Natura. Gli Esseri della Natura, gli Esseri Umani nel nostro caso, vivono la loro esistenza come eroi che si trasformano continuamente affrontando le condizioni e le contraddizioni della loro esistenza.

Poi arrivarono quelli come Agostino d'Ippona: i falliti!

Costoro elaborarono l'ideologia del loro fallimento esistenziale. Consapevoli che il momento della morte del loro corpo fisico si avvicinava e, con essa, la morte della loro ragione e la perdita dei possedimenti con cui esercitavano il loro "potere di possesso" nei confronti di altri uomini, pensarono che estendere il loro fallimento, trasformando in sante e divine le scelte che li hanno portati a fallire nella loro vita, avrebbero tratto piacere nell'alimentare il fallimento esistenziale di altri uomini.

Agostino d'Ippona, seduto sul trono del proprio Dio mentre lo interpreta, afferma apoditticamente che lui, in quanto Dio, ha creato l'uomo immortale.

Scrive Agostino d'Ippona:

XIII, 1. [La morte, conseguenza del peccato.]

Ora che ci siamo liberati dei problemi più ardui, relativi all'origine del nostro secolo ed al principio del genere umano, il piano che ci siamo proposti ci porta ad affrontare la caduta del primo uomo, o meglio dei primi uomini, e l'origine e la diffusione della morte nel genere umano. Dio infatti non aveva creato gli uomini come gli angeli, tali cioè che se pur avessero peccato non sarebbero potuti assolutamente morire; se essi si fossero conformati al dovere dell'obbedienza ne sarebbe conseguita una eternità felice e immortale come quella degli angeli, senza l'esperienza della morte, ma se, al contrario, avessero disobbedito, la morte li avrebbe puniti come il castigo più giusto. Di questo abbiamo già parlato nel libro precedente

Tratto da Agostino d'Ippona, La città di Dio contro i Pagani, XI,4,2, Editore Bompiani, 2015, pag. 603

"Dio infatti non aveva creato gli uomini come gli angeli, tali cioè che se pur avessero peccato non sarebbero potuti assolutamente morire; se essi si fossero conformati al dovere dell'obbedienza ne sarebbe conseguita una eternità felice e immortale come quella degli angeli, senza l'esperienza della morte, ma se, al contrario, avessero disobbedito, la morte li avrebbe puniti come il castigo più giusto."

L'affermazione necessita di una qualche dimostrazione al di fuori del desiderio di Agostino d'Ippona di non essere un fallito nella propria esistenza e di desiderare, per questo, l'immortalità.

Gli Esseri della Natura, di cui gli Esseri Umani sono parte, per quanto ci è dato sapere sono sempre nati e sono sempre morti fin da quando si muovevano in quell'ipotetico brodo primordiale dal quale sono emersi.

Agostino d'Ippona, un fallito nell'esistenza, avrebbe desiderato essere immortale e così desidera un padrone che, grazie alla sua obbedienza, gli concede "la felice immortalità" la cui idea è capace di lenire il dolore d'angoscia che attraversa Agostino d'Ippona.

L'idea di poter essere immortali, come la resurrezione della carne o la reincarnazione, sono il lenimento del dolore e della disperazione dei falliti. Quel desiderio di "eterno ritorno" che giustifica il fallimento dell'uomo nella ripetizione di esperienza o di possibilità di ulteriore vita per cambiare la qualità delle proprie esperienza.

Quando si comincia una storia con: "C'era una volta Cappuccetto rosso, un lupo, una nonna che vivevano al limitar del bosco....". La storia può continuare con una sua logica dove gli elementi della logica sono una razionalizzazione di elementi fantastici e irreali che la storia trasforma in forme, situazioni e avvenimenti. Ma la storia resta conchiusa nel fantastico e non pretende di determinare la vita quotidiana delle persone perché se nella quotidianità ci sono "lupi cattivi" non sono certo quelli della storia di Cappuccetto Rosso.

Se leggete attentamente questo schema di Agostino d'Ippona:

"Dio infatti non aveva creato gli uomini come gli angeli, tali cioè che se pur avessero peccato non sarebbero potuti assolutamente morire; se essi si fossero conformati al dovere dell'obbedienza ne sarebbe conseguita una eternità felice e immortale come quella degli angeli, senza l'esperienza della morte, ma se, al contrario, avessero disobbedito, la morte li avrebbe puniti come il castigo più giusto."

Scoprite immediatamente che tutti gli elementi che vi partecipano sono irreali:

-1- Dio; soggetto indimostrato e indimostrabile dal momento che non esiste;

-2-Creazione degli angeli immortali; affermazione indimostrata e indimostrabile dal momento che non esistendo Dio non esiste la creazione come non esistono gli angeli;

-3-Dio ha creato gli uomini; affermazione indimostrata e indimostrabile; oggi conosciamo con una certa precisione il meccanismo del venir in essere degli uomini proprio in assenza del Dio creatore di Agostino.

Questi elementi, frutto di desiderio delirante di Agostino d'Ippona, stanno alla base del ragionamento di Agostino d'Ippona e servono ad Agostino d'Ippona per sottolineare e legittimare l'intento per il quale ha usato elementi propri del desiderio delirante: costringere gli uomini ad obbedire al parto del suo delirio!

La frase che regge tutta questa messa in scena è:

"se essi si fossero conformati al dovere dell'obbedienza ne sarebbe conseguita una eternità felice e immortale come quella degli angeli, senza l'esperienza della morte, ma se, al contrario, avessero disobbedito, la morte li avrebbe puniti come il castigo più giusto"

Dove l'obbedienza richiesta all'uomo è un oggetto reale mentre "l'eterna felicità" non è solo aleatorio, ma è parto dello stesso delirio del delirante che chiede sottomissione e obbedienza al suo delirio.

Tutto ciò che vuole Agostino d'Ippona, seduto sul trono del suo Dio, è che gli uomini gli obbediscano e il fantomatico controllo della morte che Agostino d'Ippona attribuisce al suo Dio è la carota che Agostino d'Ippona sventola davanti al naso dell'asino umano affinché obbedisca illuso che Agostino d'Ippona gli dia la carota.

—fine prima parte—-Continua---

 

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01 settembre 2025

Come il Nord Africa divenne islamico grazie ad Agostino d'Ippona

I donatisti era un gruppo di cristiani che in contrasto con la chiesa cattolica costruì una propria interpretazione di bibbia e vangeli. Non erano molto diversi dai cattolici, ma mentre i cattolici appoggiavano i grandi proprietari terrieri, i Donatisti appoggiavano le rivendicazioni dei mezzadri, dei braccianti, dei servi e degli schiavi per migliori condizioni di vita.

Questo gruppo di cristiani fu ferocemente aggredito dal sanguinario Agostino d'Ippona che nella loro scissione vedeva il fallimento della chiesa cattolica. Le polemiche di Agostino d'Ippona contro i donatisti furono particolarmente feroci, infarcite di falsità e di menzogne.

La libertà di culto venne garantita ai donatisti nel periodo in cui Alarico, ingannato dalla chiesa cattolica, stava mettendo a ferro e fuoco l'Italia.

I vescovi cattolici, terrorizzati e impotenti davanti alle argomentazioni dei donatisti, si precipitarono alla corte imperiale di Ravenna per chiedere la messa al bando e la persecuzione dei donatisti.

Scrive Karlheinz Deschner in "Storia criminale del cristianesimo":

Nell'estate del 411, presso le terme di Gargilio a Cartagine, per ordine dell'autorità imperiale, ebbe luogo una "Collatio", una disputa pubblica, in tre sedute stenografate, cui presero parie 286 vescovi cattolici e 284 vescovi donatisti. Come era facile immaginare, il commissario imperiale, Flavio Marcellino, amico di Agostino e fervente cattolico, che Onorio due anni dopo, il 13 settembre del 413, festa di s. Cipriano, fece decapitare, dichiarò, "omnium documentorum manifestatione", i donatisti perdenti. I cattolici erano così certi della loro vittoria che, prima che la disputa avesse inizio, avevano stabilito che, in caso di disfatta dei donatisti, i vescovi intervenuti sarebbero stati privati delle loro sedi episcopali!

L'appello rivolto dagli sconfitti all'imperatore cadde nel vuoto, anche grazie alla corruzione di Marcellino. Questi, peraltro, aveva disposto lo scioglimento delle bande di circoncellioni, e vietato tutte le riunioni di donatisti, citati in giudizio in modo del tutto arbitrario. A causa delle dure vessazioni subite, si moltiplicarono i suicidi, soprattutto tra i circoncellioni. La massa dei coloni e degli schiavi, la cui unica ricchezza era la propria forza-lavoro, per garantire il mantenimento della "pace cattolica", una volta fatto ritorno nel grembo dell'unica vera Chiesa, vennero condannati ai lavori forzati e a subire la frusta dei padroni. "Executores" imperiali furono appositamente incaricati di vegliare su tutto questo. I ricchi che avevano aderito al movimento donatista dovettero pagare ingenti multe, fino a 50 libbre d'oro (per gli illustres), ma in alcuni casi si arrivò anche alla confisca integrale del patrimonio. Gli scismatici furono espropriati, diseredati e al clero donatista ostile alla riunificazione fu minacciato l'esilio dal suolo africano. Agostino, che pure proclamava "non tutto a tutti è dovuto, ma si deve a tutti l'amore e a nessuno il male", cacciò personalmente il vescovo rivale da Ippona, dove questi, tuttavia, nel 409, dopo quattro anni di esilio, fece ritorno. Il santo, allora, facendo appello alla "caritas Christiana", adottò misure persecutorie ancora più rigorose; ma di questi eventi parlò solo incidentalmente nelle sue opere, in quanto in quel momento, aveva ingaggiato una lotta ancora più dura, quella contro il pelagianesimo. Nel 414, i donatisti furono privati dei diritti civili, e fu comminata loro la pena di morte in caso di esercizio del culto divino. "Dove c'è l'amore, c'è la pace", proclamava Agostino, o, come dirà successivamente il vescovo Quodvultdeus di Cartagine: "Il serpente è stato schiacciato, o meglio divorato". Il comes Africae Eracliano, sfruttando il rancore dei donatisti, riuscì a farsi acclamare imperatore. L'estate del 413, con una grande flotta proveniente dall'Africa, sbarcò alla foce del Tevere e marciò alla volta di Ravenna. Ma fu pesantemente sconfitto e, per ordine imperiale, venne decapitato, poco dopo, a Cartagine.

Dopo il 418, il donatismo scomparve tra gli argomenti all'ordine del giorno nei sinodi nordafricani. Nel 420, vide la luce l'ultimo scritto antidonatista di Agostino Contro Gaudentium. Nel 429, in coincidenza con l'invasione dei Vandali, cessò anche l'emanazione di editti imperiali che esortavano alla soppressione dei donatisti. Tuttavia fino al VI secolo, lo scisma proseguì, anche se con intensità minore rispetto al passato. Quello che era sopravvissuto della Chiesa donatista alla lunga persecuzione sarebbe stato travolto, un secolo dopo, dall'avanzata dell'Islam. Il Cristianesimo africano fu definitivamente annientato, e il Nordafrica, separato dal punto di vista religioso dall'Europa, sfuggì sempre più al suo influsso per finire nel raggio d'azione del vicino Oriente. Perse la sua unicità, scomparendo in tal modo senza lasciare traccia, quella che era stata un tempo la più importante Chiesa cristiana del bacino del Mediterraneo.

Nulla di essa sopravvisse. "Ma la causa di ciò non fu l'Islam, quanto piuttosto le persecuzioni bandite dalla Chiesa cattolica nel Nordafrica. Si trattò di persecuzioni talmente violente che i donatisti finirono per salutare l'esercito islamico come un liberatore e per convertirsi di buon grado alla religione predicata da Maometto".

NOTA: i circoncellioni erano contadini, braccianti e servi che cercavano la giustizia sociale e che, in questo, affiancavano i donatisti contro i cattolici schierati con i grandi proprietari terrieri.

Tratto da: Karlheinz Deschner, "Storia criminale del cristianesimo", vol. 1, Ariele Editore, 2000, pag. 420-421

Obbedendo alla bibbia i cristiani macellano ogni dissidente; aggrediscono, diffamano. Pensano che aggredire, stuprare, diffamare, violentare sia un lodo diritto legittimato da Dio. Un Dio assassino che si circonda di una massa di assassini.

Torture, furti, omicidi, rapine e stupri furono le azioni dei cristiani in Africa per affermare il loro dominio su ogni dissenso.

In questo modo, all'arrivo dell'Islam che mise fine a torture e massacri dei cristiani nel nord Africa, i cittadini preferirono farsi musulmani piuttosto che farsi torturare dalla chiesa cattolica.

Scelte come conseguenze.

La chiesa cattolica ha fatto santo Agostino d'Ippona che è riuscito ad incitare, portando strage e morte, la violenza contro persone pacifiche macellandole in nome dell'amore del suo Dio: il Macellaio di Sodoma e Gomorra la cui azione prosegue "ab eternum" per opera dei cristiani.

A tutt'oggi i cattolici sono terrorizzati dalla religione islamica in quanto questa è concorrente diretta sia dei cattolici che degli ortodossi. Mentre la religione islamica contrasta i cristiana in base ai principi religiosi e alla loro interpretazione, ebrei e cristiani hanno sempre proceduto a macellare gli islamici, spesso mascherandolo col colonialismo nel XVIII secolo e con l'odio religioso nel XIX e nel XX secolo. L'ordine del Dio della bibbia di ammazzare tutti quelli che adorano forme divine diverse da lui, è sempre stato eseguito dai cristiani e tutt'ora il genocidio è il atto con l'odio espresso da personaggi come Georgia Meloni e Matteo Salvini.

Scrive Karlheinz Deschner in "Storia criminale del cristianesimo" sul modo di operare e di ragionare di Agostino d'Ippona:

Richiamandosi al Vecchio e al Nuovo testamento, Agostino chiese energicamente all'autorità statale misure coercitive contro tutti coloro che erano da "sanare" ("corrigendi atque sanandi"). La violenza - insegnava ora Agostino - era in alcuni casi inevitabile; se i migliori potevano essere corretti attraverso l'amore, con la massa, purtroppo, erano indispensabili le maniere forti. La ferita inferta dall'amico era più accettabile, a suo giudizio, del bacio dato dal nemico. Meglio era amare nel rigore, che ingannare nella mitezza. Chi amava veramente puniva con maggiore severità! Anche i genitori costringono i figli alla disciplina e alla diligenza, proprio come fanno gli insegnanti con i discepoli. "Chi non usa il bastone, non ama suo figlio", dichiarava il vescovo di Ippona citando la Bibbia. "Un servo cattivo non verrà corretto con le parole". Come si era comportato Elia con i sacerdoti di Baal? Già in precedenza Agostino aveva giustificato le violenze narrate nell'Antico Testamento di fronte ai manichei che ritenevano questo testo opera del principe delle tenebre. Ma Agostino non mancò di attingere a piene mani anche dal Nuovo Testamento.

Tratto da: Karlheinz Deschner, "Storia criminale del cristianesimo", vol. 1, Ariele Editore, 2000, pag. 415-416

Terrore, terrore e morte.

Questo propugnava Agostino d'Ippona e gli agostiniani oggi come allora in nome del Macellaio di Sodoma e Gomorra e del pederasta in croce. Negli USA, su milioni di stupri di minori messi in atto dai cristiani, ne sono stati scoperti poche decine di migliaia, ma tutti gli altri stupri subiti dai bambini hanno costruito quella società di individui socialmente inadeguati che sono gli USA.

Dio è padrone e gli agostiniani sono i padroni delle persone che ne dispongono a piacimento.

Tutto questo ci porta a comprendere come il pensiero sociale e religioso di Agostino d'Ippona fosse un pensiero malato, offensivo, ingiurioso, criminale.

Sopraffare, violentare e costringere alla sottomissione in nome del proprio Dio, quel macellaio che si vanta di aver macellato tutta l'umanità col diluvio universale e che i cristiani, anziché condannarlo per genocidio, preferiscono identificarsi e perpetuare a loro volta l'attività di genocidio.

La filosofia di Agostino d'Ippona è una filosofia volta a giustificare il crimine per il crimine contro l'umanità e la sua espressione non ha posto nella società degli uomini quando questi sono cittadini che agiscono per costruire il loro futuro sociale.

Scrive Karlheinz Deschner in "Storia criminale del cristianesimo" sulle idee sociali di Agostino d'Ippona:

Il fatto che i cattolici potessero torturare a loro piacimento, aveva, dunque, poca importanza nel momento in cui si pensava all'inferno e a quei tormenti che il Dio dell'amore infliggeva ai peccatori per l'eternità. Al loro confronto i supplizi terreni erano "lievi", "passeggeri", una sorta di assaggio, una "terapia salutare"! Il teologo [Agostino d'Ippona] non conosce l'imbarazzo! Né tanto meno la vergogna.

Tratto da: Karlheinz Deschner, "Storia criminale del cristianesimo", vol. 1, Ariele Editore, 2000, pag. 417

Il diritto alla tortura voluto dai cristiani, dai cattolici, continuò ad esistere per migliaia di anni fino alla realizzazione dei forni crematori, voluti da Gesù per bruciare gli uomini che considerava zizzania, e le torture dei cristiani con i genocidi che misero in atto sotto la bandiera nazista.

In Italia, contro il volere dei cattolici, la tortura fu considerata un delitto fin dal 1948, dalla Costituzione della Repubblica, ma per l'opposizione dei cattolici, la tortura divenne un delitto solo 60 anni dopo la Costituzione: per i cristiani Dio e chi si fa Dio ha il diritto di torturare le persone.

Per la ferocia di Agostino d'Ippona, i nord Africani, appena poterono, diventarono tutti islamici come unica forma di sopravvivenza all'odio cristiano contro la vita.

 

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