La partita di calcio fra filosofi, azione n.7
Rinascimentali e Dialettici

Capitolo 38

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Claudio Simeoni

 

Sei capace di giocare a calcio?

 

Rinascimentali e Dialettici

 

Continua dal precedente...

Qui siamo in presenza di un’azione anomala. Gli Esistenzialisti, titolari di tre calci d’inizio, mettono in gioco una palla per il campo dello scontro fra Rinascimentali e Dialettici.

Sulla palla si precipitano Pomponazzi e Mao Tse-tung.

Il primo a toccare la palla è Pomponazzi:

"Come dice Platone nel Timeo alle affermazioni che concernono la divinità, anche se non sono necessarie e non possono essere confermate da argomentazioni verosimili, bisogna prestare fede, perché esse vengono dai figli degli Dèi; infatti egli stesso dice nel II della Repubblica: "La parola Dio è di fatto verissima"; e nel libro III della stessa opera: "Se c’è un figlio di Dio, è veritiero e se non è veritiero, non è figlio di Dio". E tutto ciò suona in religiosa armonia con la nostra religione. Infatti, gli articoli di fede, che per la maggior parte non possono essere dimostrati, essendo stati ricevuti da Dio o dai santi Apostoli, debbono essere accolti da noi senza nessuna dimostrazione dei principi e se contro di essi ci conducessero taluni ragionamenti, da cui non sapremmo districarci, bisognerebbe ascrivere la causa non alla "cosa stessa", ma alla nostra cecità, come attesta Platone nel Fedone."

Pietro Pomponazzi, Tutti i trattati peripatetici, Bompiani, 2013, p. 749

Ma su Pomponazzi interviene a gamba tesa Mao Tse-Tung che con una mossa impensabile per Pomponazzi, gli sfila il pallone:

"Tutto il lavoro pratico del nostro partito, qualsiasi direzione giusta è necessariamente basata sul seguente principio: dalle masse alle masse. Questo significa che bisogna raccogliere le idee delle masse (disperse, non sistematiche) concentrarle (attraverso lo studio trasformarle in idee concentrate e sistematiche), quindi portarle di nuovo alle masse, diffondere e spiegare queste idee finché la masse non le assimilano vi aderiscano fermamente e le traducono in azione; e verificare in tale azione la giustezza di tali idee. Poi concentrare ancora una volta le idee delle masse e riportarle quindi alle masse perché queste idee siano applicate con fermezza e fino in fondo. E sempre così, indefinitivamente, come una spirale senza fine; le idee ogni volta saranno più giuste, vitali e ricche. Questa è la teoria marxista della conoscenza."

Mao Tse-Tung, Libretto rosso, tascabili Newton, 1994, p. 47

Mao Tse-Tung si libera della palla e la passa a Marx:

"C’è bisogno di una prospettiva più profonda, per comprendere che gli uomini, con le condizioni materiali di vita, con le loro relazioni sociali, con le loro esistenze sociali, cambiano anche le rappresentazioni, i modi di vedere, i concetti, in una parola la coscienza? Che cos’altro dimostra la storia delle idee se non che la produzione dello spirito si trasforma assieme a quella matriale? Le idee dominanti di un’epoca sono state, in ogni momento, soltanto le idee della classe dominante."

Marx-Engels, Manifesto del Partito Comunista, acquarelli Demetra, 1996, p. 39

Su Marx interviene Tommaso Campanella:

"Le contenzioni tra la plebe e i nobili augumentano la Repubblica, quando sono contese di onore, e vince in modo la plebe, che ella entri negli onori degli nobili, o partecipi le loro virtù, come avvenne a Roma. Ma se la plebe vince in modo che tiri la nobiltà alla sua parte e ai suoi costumi, consumano la Repubblica come avvenne a Firenze. Ma quando vince la nobiltà diventa tiranna e si ruina, come spesso accade in Genova. Ma le contese delle religioni e delle fortune sempre rovinano le Repubbliche, massime quando vincono li popoli come in Fiandra; perché la plebe vinse, e la guerra di Spagna la tiene si ben unita che non rovinano come avviene in Francia, Polonia e Inghilterra; e questo si dice delle varietà interna."

Tommaso Campanella, La città del Sole e Aforismi politici, Fratelli Melita, 1990, p. 67

Togliendo la palla a Marx, cambia la direzione di gioco e si volge verso la porta dei Dialettici.

Vico arriva a dar manforte a Campanella:

"Ora, ritornando al proposito, poi che fu fermato dappertutto il genere umano con la solennità de’ matrimoni, vennero le repubbliche popolari e, molto più appresso le monarchie; nelle quali, per mezzo d’ parentadi con le plebi de’ popoli e delle successioni testamentarie, se ne turbarono gli ordini della nobiltà, e quindi andarono tratto tratto uscendo le ricchezze dalle case nobili. Perché appieno sopra si è dimostrato ch’i plebei romani sin al trecento e nove di Roma che riportarono da’ patrizi finalmente comunicati i connubi, o sia la ragione di contrarre nozze solenni, essi contrassero matrimoni naturali; né in quello stato sì miserevole quasi di vilissimi schiavi, come la storia romana pure li ci racconta, potevano pretendere d’imparentare con essi nobili."

Giambattista Vico, Principi di scienza nuova – tomo terzo, Einaudi, 1976, p. 435

Giambattista Vico, si guarda attorno e poi decide di passare la palla a Bacon:

"In terzo luogo devono essere scartate tutte le narrazioni superstiziose (non parla qui delle narrazioni di prodigi che siano probabili e degni di fede, ma solo di quelle superstiziose) e gli esperimenti della magia cerimoniale. Non desideriamo proprio che una filosofia ancora fanciulla, alla quale fa da nutrice la storia naturale, si abitui alle favole delle vecchie comari. Quando saremo penetrati un po’ più a fondo nella investigazione della natura, verrà forse il tempo di esaminare fugacemente anche questo genere di cose, per vedere se, anche in quella feccia, sia presente qualche granello della virtù naturale degno di essere estratto e utilizzato."

Francis Bacon, Scritti filosofici, Utet, 2013, p. 805

Mentre Bacon si sta avviando palla la piede, interviene Robespierre:

"Fino ad ora l'arte di governare è stata l'arte di derubare e di asservire un grande numero di persone a vantaggio di un piccolo numero di persone; e la legislazione è stata il mezzo per trasformare questi soprusi in sistema. I re e gli aristocratici hanno fatto molto bene questo mestiere; spetta ora a voi di fare il vostro, ovvero di rendere, per mezzo delle leggi, gli uomini felici e liberi."

Robespierre, La scalata al cielo, Essedue, 1989, p. 99

 

Continua...

 

Gli Dèi riflettono su questa relazione:

Menezio e i filosofi rinascimentali e dialettici - azione 7

 

 

Marghera, 26 aprile 2018

 

Pagina tradotta in lingua Portoghese

Tradução para o português: Capítulo 38 - A partida de futebol entre filósofos, ação n.7 Renascentistas e Dialéticos

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

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30175 Marghera - Venezia

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