Fathiya Tahiri e Mahi Binebine

La volontà dell'uomo che emerge dall'indistinto

Padiglione del Regno del Marocco - Castello 3701

53 Esposizione Internazionale d'Arte 2009

La Religione Pagana e la Biennale d'Arte di Venezia

di Claudio Simeoni

53esima Biennale di Venezia: La Religione Pagana come bisogno umano espresso nell'arte.

Argomenti di Religione Pagana.

 

English version: Mahi Binebine e Fathiya Tahiri at the 53rd Venice Biennale

 

Il padiglione del Marocco alla 53. Esposizione internazionale d'Arte, La Biennale di Venezia, presenta due artisti di notevole valore, Fathiya Tahiri e Mahi Binebine.

Questi artisti svolgono il tema della massa come insieme indistinto di individui. Individui omologati da una società che vede in loro forme senza intelligenza, volontà e personalità. Questo senso di appiattimento, nell'epoca moderna, è avvertito in tutte le culture come l'oppressione della struttura emotiva delle persone che deve essere annientata per ottenere una massa compatta di individui depersonalizzati. Freud parlava di questa negazione della personalità soggettiva come di una necessità della civiltà. La civiltà che, per esistere e progredire, deve nutrirsi della negazione del singolo e delle sue tensioni e pulsioni di vita. La civiltà che deve ridurre il singolo individuo ad individuo massa. Inquadrato nelle convenzioni sociali dopo essere stato costretto ad alienarsi dalla vita e dalle pulsioni di crescita.

Questi artisti rappresentano molto bene la situazione oggettiva dell'appiattimento soggettivo degli individui, mediante un insieme di maschere le cui espressioni sono rivolte a ricordare un passato sempre presente che sbarra la strada ad ogni futuro possibile.

Maschere che negano la crescita.

Dove, almeno in un caso di scultura, le chiavi in bocca, la chiave che blocca l'occhio e le mani sul viso, delle maschere di Binebine, chiudono l'uomo-maschera al proprio futuro.

Questo concetto di massificazione come alienazione dalla vita e accettazione di un ruolo sociale succube è un motivo ricorrente nell'arte moderna. Un'arte che rappresenta simbolicamente questo stato di essere degli uomini e delle società come presa di coscienza dell'uomo nel suo abitare il mondo dal quale si sente separato, chiuso nel proprio ruolo di individuo massa, assolutamente indistinto.

Un'indistinzione che è bene rappresentata dalla scultura a colonna delle maschere di Binebine. Una colonna di maschere in cui l'insieme massificato è conchiuso su sé stesso.

Tahiri, attraverso i denti rappresenta la necessità, di un sistema massificato, di fagocitare e annullare ogni "diversità". I suoi denti rappresentano la violenza di ogni sistema sociale nell'appropriarsi delle pulsioni emotive delle persone annullando la personalità e l'intelligenza di queste.

Simbolica e chiarificatrice è l'immagine dei denti che divorano un corpo di donna. Un corpo, privato della testa e della sua personalità. Un corpo privato della sua intelligenza e delle sue emozioni. Un corpo ridotto a cadavere in quanto privato delle sue manifestazioni con le quali, quel corpo, abitava il mondo ora si offre, privo di soffio vitale come una Noemi al suo padrone Berlusconi.

Come una Noemi al suo padrone Berlusconi

In questa rappresentazione dell'appiattimento Binebine coglie gli sforzi degli Esseri Umani di uscire dall'omologazione.

Binebine rappresenta una specie di eterna lotta fra un sistema sociale che si nutre dell'omologazione degli individui ridotte a non persone e le tensioni della vita che spingono le non-persone a diventare persone e riaffermare sé stesse nel sistema sociale e nel mondo. Una lotta impari nella quale l'individuo quasi sempre soccombe perché è solo nella percezione della possibilità di liberazione dall'omologazione.

Così le figure bianche di Binebine si dimenano, si arrampicano, agiscono, fra gli stretti muri dell'omologazione fatti di maschere di uomini appiattiti. Figure che come spettri emergono da un indistinto rumore emotivo di fondo. Ed esse stesse, nell'emergere, non comunicano né la direzione del loro emergere né un'ideologia dell'emergere. Manifestano la necessità di emergere da una massificazione che percepiscono come opprimente e innaturale.

Questa rappresentazione di Binebine è applicabile a qualsiasi paese del mondo. Dove la tensione emotiva dell'emergere prescinde dalla cultura e dalle motivazioni con cui si giustifica la necessità di emergere. Proprio perché la tensione, che si esprime negli Esseri della Natura, è una tensione divina in sé che prescinde dalle rappresentazioni, giustificazioni, veicolazioni, che gli Esseri Umani, nelle varie culture, nei vari tempi storici, nelle varie condizioni soggettive, colgono, esprimono o hanno dato.

Dal punto di vista della Religione Pagana devo dire che Binebine e Tahiri colgono l'orrore dell'omologazione della trasformazione della molteplicità del genere umano in un soggetto unico al quale gli Esseri Umani devono assogettarsi. La molteplicità privata, mediante la violenza, delle proprie peculiarità per essere condotta alla stessa morale, alla stessa percezione, agli stessi desideri, che diventano i desideri, la morale, la percezione, di un unico che si impone come modello da fagocitare.

Fagocitare a tutti i costi. Fagocitare con la violenza dei denti che ogni emozione trangugia e divora.

Questo è quanto ci racconta il Musée Hassan di Rabat attraverso gli artisti Fathiya Tahiri e Mahi Binebine.

Questo raccontano Fathiya Tahiri e Mahi Binebine.

C'è una situazione che vale la pena di ricordare: quante persone provenienti dal Marocco hanno vissuto tentativi di violenza e di sopraffazione in Veneto. In Veneto il termine "marocchino" assume il significato negativo di "pezzente, spacciatore di droga e violentatore", non quello di "persona proveniente dal Marocco". Con quanta violenza, disprezzo e odio, i veneti hanno tentato di trasformare le persone provenienti dal Marocco in individui omologati rispetto alla realtà del Veneto cattolico fondamentalista. Nel Veneto, per riuscire ad omologare le persone provenienti dal Marocco e dai paesi arabi, si è giunti a violare e insultare la stessa Costituzione Italiana con l'aiuto di Istituzioni che hanno preferito girare la testa dall'altra parte e non vedere la violenza. Si è arrivati a negare il diritto alla preghiera dei musulmani residenti nel Veneto quasi fosse un diritto dei fondamentalisti cristiani quello di piantare la croce nel petto di queste persone. Prefetti, Questori, Magistrati, hanno finto di non vedere complici di queste azioni.

Per questo motivo non possiamo non vedere nell'arte di Binebine l'espressione di questa violenza che fatta ai cittadini del Marocco, dei paesi arabi, è, in realtà, una violenza fatta a tutti i cittadini della Terra!

 

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Se uscire dall'omologazione è un aspetto Sacro e fondamentale nella Religione Pagana Politeista, lo è anche per i bisogni degli Esseri Umani che, in qualsiasi cultura o religione vivono, hanno sempre la tensione che li spinge dentro di loro per dare l'assalto al cielo della conoscenza e della consapevolezza: qualunque sia il modo con cui descrivono tale cielo!

Nota: Il Padiglione del Marocco è presso la chiesa di Maria della Pietà in Riva degli Schiavoni, Castello 3701 e rimane aperta fino al 22 novembre 2009.

Marghera, 11 giugno 2009

English version: Mahi Binebine e Fathiya Tahiri at the 53rd Venice Biennale

 

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Claudio Simeoni

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