Varrone e Agostino d'Ippona, le relazioni gerarchiche
fra gli Dèi nella religione di Roma

Seguire la Religione di Roma Antica
Capitolo nono

di Claudio Simeoni

Medusa - Musei Capitolini di Roma

Varrone e Agostino d'Ippona, le relazioni gerarchiche fra gli Dèi nella religione di Roma

La Religione di Roma Antica ha un nocciolo principale: le condizioni dell'esistenza e dalle condizioni dell'esistenza partono fiumi di Dèi che costruiscono le più diverse condizioni della vita dell'uomo.

Il nucleo di Dèi che abbiamo esaminato costruisce una sorta di oggettività dell'esistenza dalla quale nascono fiumi di Dèi, sequenze di Dèi, insiemi di Dèi dalla cui espressione la vita emerge e si sviluppa.

Un esempio nel Varrone perduto, li troviamo in questi passi di Agostino d'Ippona.

Scrive Agostino d'Ippona:

Questa logica quindi ha costretto a questi incarichi insignificanti tanti dèi eletti, quando c'è chi, come Vitumno e Sentino, la cui fama è sommersa nell' oscurità 1, li sopravanza nella distribuzione di tali doni? Sono divinità elette: Giano, che in un certo senso apre le porte al seme, Saturno che lo concede, e ancora Libero, che ne favorisce l'emissione nel maschio, assieme a Libera identificata con Cerere o Venere, per le donne; c'è Giunone, assieme a Mena e Lucina, per il flusso mestruale e lo sviluppo del concepito; ci sono invece gli oscuri e umili Vitumno, che dà la vita, e Sentino, che dà la sensibilità, doni superiori a tutti gli altri e inferiori soltanto allo stesso intelletto e alla ragione. Come infatti chi ragiona ed è intelligente è indubbiamente superiore a chi, senza ragione e intelligenza, possiede solo vita e sensibilità, come gli animali, allo stesso modo chi possiede vita e sensibilità è giustamente preferito a chi non vive e non sente. Pertanto Vitumno, datore di vita, e Sentino, datore di sensibilità, avrebbero dovuto essere compresi tra gli dèi eletti, più di Giano che lascia passare il seme, e di Saturno che lo concede, o di Libero e Libera che ne provocano l'emissione; e non si può pensare un seme che non giunga alla vita ed alla sensibilità, doni eletti che non provengono però da dèi eletti, bensl da divinità sconosciute e trascurate rispetto alla posizione che occupano gli altri.

Si potrebbe rispondere: Giano ha potere su tutto ciò che inizia e perciò non è ingiustificato attribuirgli l'inizio del concepimento; così Saturno lo ha su tutti i semi e perciò neanche l'uomo può fare a meno della sua opera; Libero e Libera hanno potere sull' emissione del seme e perciò presiedono anche a ciò che riguarda la riproduzione umana; Giunone ha potere sulle purificazioni e sui parti e perciò non può mancare alla purificazione delle donne ed alla nascita degli uomini. Cerchino allora di rispondermi su Vitumno e Sentino: vogliono che anch'essi abbiano il potere su tutto ciò che vive ed ha sensibilità? Se ammettono questo, vedano poi quanto li debbano considerare più in alto degli altri. Infatti il nascere da un seme è nascere sulla terra e dalla terra; si pensa invece che vita e sensibilità siano propri anche degli dèi del cielo. Se però affermano che a Vitumno ed a Sentino competono solo le cose che vivono nella carne ed hanno il sostegno dei sensi, perché mai non è quel dio, che fa sì che ogni essere viva e senta, ad offrire vita e sensibilità anche alla carne, estendendo questo potere pure ai neonati, con la sua azione universale? In tal caso, che bisogno c'è di Vitumno e Sentino?

Agostino d'Ippona, La città di Dio, Editore Bompiani, 2015, pag. 339-340

Prendiamo Vitumno e Sentino due divinità di Roma Antica che si esprimono nella nascita degli individui.

Agostino d'Ippona si chiede: perché se Vitumno viene invocato dai romani quando un bambino era appena nato perché potesse vivere felicemente e Sentino che rappresenta l'emergere della sensibilità, del sentire, del percepire nel bambino, dovrebbero essere considerati meno importanti di Giano, Saturno, Libero, Giunone, Cerere, Venere, Giunone Lucina che, secondo Agostino, si esprimono nel coito e nell'emissione dello sperma?

Solo perché il concetto di importanza o di elezione sta nella testa gerarchica di Agostino d'Ippona, non nell'antica Religione di Roma.

Nell'ideologia di Agostino d'Ippona Vitumno "dà la vita" mentre Sentino "dà la sensibilità". Dunque, sempre secondo Agostino d'Ippona, dei soggetti esterni al bambino darebbero al bambino la vita e la sensibilità. Agostino vede degli "Dèi che portano doni". In questa ottica pensa l'importanza di Vitumno e di Sentino.

Ma i Romani non pensavano a un Vitumno o Sentino che portano doni, ma li pensavano come Dèi che si esprimono nel bambino, si manifestano nel bambino e il loro manifestarsi nel bambino era la vita e la sensibilità. La mortalità infantile era molto diffusa e quando Vitumno e Sentino non si manifestavano nel bambino il bambino era privo di Vitumno o Sentino e moriva.

Nell'ambito familiare la manifestazione di Vitumno o Sentino era importante, ma gli altri Dèi, menzionati da Agostino, indubbiamente si esprimono anche nel coito (o li possiamo incontrare nel coito), ma non sono solo il coito del singolo individuo sono altro come dimostrato nel capitolo precedente.

Cosa interessa ad Agostino d'Ippona? Ad Agostino d'Ippona interessa il controllo dell'uomo per conto e in nome del suo Dio che, per questo, può essere definito solo come Dio padrone. L'uomo pensato da Agostino d'Ippona è una merce che obbedisce al suo padrone. Vitumno o Sentino vengono intesi da Agostino d'Ippona come dei "proprietari" dell'uomo perché uno, Vitumno, gli darebbe la vita e l'altro, Sentino, la sensibilità. L'errore di Agostino d'Ippona è proprio questo. Vitumno non dà la vita al nuovo nato e Sentino non dà la sensibilità. Il nuovo nato è Vitumno nella misura in cui vive ed è Sentino nella misura in cui percepisce.

Nello stesso tempo il nuovo nato è Giano perché costruisce il suo futuro nel suo presente; è Saturno perché affronta lo sconosciuto in cui è nato; è Libero (Dioniso) perché uscito dalla vagina della madre è stato cucito nella "gamba di Giove" (inizia a respirare l'atmosfera); è nato e dunque, si è fatto Giunone Lucina, ha iniziato a crescere e, dunque, Cerere si sta esprimendo dentro di lui; manifesta le sue emozioni nei confronti dell'ambiente parentale e, dunque, esprime la Venere dentro di sé, ecc.

Dal particolare al generale, dal generale al particolare ogni azione nel mondo è espressione di un Dio che è. Quella che Agostino d'Ippona chiama "gerarchia" altro non è che un riassunto che una comunità fa delle azioni importanti, degli Dèi importanti, evocando i quali la società si arricchisce e si perpetua.

Continua Agostino d'Ippona:

Se poi quella divinità che presiede universalmente alla vita ed alla sensibilità ha affidato tali compiti materiali, come i più infimi, a questi dèi che fungono da servi, sarebbero forse privi di servi gli dèi eletti, che non trovano a chi affidare questi incarichi, vedendosi costretti in tutta la loro nobiltà, che li ha fatti privilegiare, a collaborare con quelli più umili? Così Giunone, dea eletta, "sorella e sposa di Giove", è Iterduca per i fanciulli e collabora con le umilissime dee Abeona e Adeona. Hanno aggiunto la dea Mente, per donare ai fanciulli una buona mente e che tuttavia non è annoverata tra gli dèi eletti, quasi si possa offrire agli uomini qualcosa di più alto. Vi è invece Giunone, che è Iterduca e Domiduca, come se possa giovare fare un viaggio ed essere condotti a casa senza una buona mente; eppure chi ha selezionato gli dèi eletti non ha posto affatto tra loro la dea che concede questo dono. Indubbiamente sarebbe stata da preferire anche a Minerva, alla quale tra gli incarichi minori affidarono la memoria dei fanciulli.

Agostino d'Ippona, La città di Dio, Editore Bompiani, 2015, pag. 340

Agostino d'Ippona ragiona solo nella relazione padroni-servi. Nel suo delirio megalomane non è in grado di vedere la vita fatta da un insieme di peculiarità che si combinano e si amalgamano in una continua trasformazione.

Il concetto devastante di Agostino d'Ippona è "gli Dèi hanno compiti". Gli Dèi non hanno compiti, sono la manifestazione di quell'azione nella materia. Vivono manifestandosi in quel modo e costruiscono i loro corpi manifestandosi in ogni materia possibile. Potremmo dire che le cellule del corpo di Stentino sono la sua manifestazione del sentire alimentata nei corpi di ogni Essere della Natura. La qualità del sentire o del percepire interagisce in Sentino alimentando la qualità della sua coscienza.

L'attenzione dell'uomo separa azioni e momenti da un insieme perché quelle azioni e quei momenti sono espressioni di Coscienze di Sé che si esprimono in un insieme di Coscienze di Sé in un continuo movimento di trasformazione e di divenire. Dal momento che donne e uomini divengono in quel divenire, mediante la loro percezione, separano il loro particolare dal generale e ritornano al generale perché il generale è l'insieme da cui subiscono azioni, fenomeni, con cui costruiscono relazioni di adattamento reciproco.

Solo nel cristianesimo esiste il servo dell'eletto. Nella Religione di Roma Antica l'attività di un Dio modifica il suo presente e contribuisce a costruire le condizioni affinché altri Dèi germinino. A loro volta, gli Dèi germinati modificano le condizioni oggettive in cui esistono, agendo modificano l'attività di chiunque partecipi a quell'insieme e, dati i processi di adattamento soggettivo alle risposte oggettive, costruiscono altre e diverse condizioni affinché altri Dèi possono nascere, germinare, e partecipare alla trasformazione dell'insieme in cui sono nati.

Domiduca e Interduca sono divinità che si manifestano nei bambini e nei loro desideri. Il desiderio di andare e esplorare il mondo e la necessità di ritornare a casa nella ricerca di sicurezza. La necessità della coscienza di uscire dai confini della ragione per tornare nella ragione ristrutturando la coscienza in una continua trasformazione. Giunone accoglie il nuovo nato nella natura e Giunone lo accompagna nel viaggio della vita solo che la specificità della pulsione che spinge il nuovo nato a viaggiare facendo crescere la sua coscienza è Giunone, è Cerere, è Venere, è Dioniso, è Zeus, è Saturno, è Giano ecc. Tutti questi Dèi concorrono, ma alla fine il Dio che si manifesta nell'individuo e lo spinge ad organizzarsi per il viaggio è Interduca.

Il "tornare a casa" dove Vesta veglia una dimora che è il centro dell'azione della donna e dell'uomo. Casa, il luogo da cui si parte per viaggiare e il luogo a cui si ritorna per poter ripartire. Domiduca e Domiduco sorge negli individui e questi vanno verso casa con la stessa necessità con la quale le anguille tornano a Comacchio o come storioni che risalgono il fiume.

Abeona e Adeona sorge nei bambini che per la prima volta lasciano la casa. Una sensazione di timore, una sensazione di ansia per abbandonare il conosciuto e penetrare lo sconosciuto. E la forza per ritornare nel conosciuto uscendo dallo sconosciuto e portando con sé l'esperienza.

Tiberio Gracco fece costruire due statue sull'Avventino, Abeona e Adeona che accompagnavano la Dea Libertas. Volle significare che la Libertà viene agli uomini, ma se gli uomini non la proteggono può abbandonare gli uomini che, una volta persa devono riconquistarla affinché faccia ritorno nella loro casa.

Infine la Dea Mente, la ragione, l'intelligenza razionale che sorge nel bambino e si fissa grazie alle sue esperienze. Ogni mente che pensa razionalmente esprime Mente, ma Mente non è diversa da Minerva, l'intelligenza progettuale capace di forgiare il futuro di ogni società.

Si tratta di una visione religiosa estranea ad Agostino d'Ippona che, asservito al suo Dio, chiede al suo Dio di dargli la Mente e quanto gli serve perché per Agostino d'Ippona il suo Dio è il servo che provvede alle sue esigenze.

 

Marghera, 08 febbraio 2021

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

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