Ponto e i filosofi esistenzialisti contro rinascimentali
fase n. 7, azione 35

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Capitolo 36
Gli Dèi riflettono sui filosofi

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

E il campo di calcio prese a muoversi come se il terreno e l'erba fossero diventati acqua. Onde di erba sbattevano contro le bianche linee che delimitavano le zone di gioco quasi fossero rocce di un'immaginaria scogliera.

"Terremoto?" chiese Allahu Akbar.

"Sembra quasi una sorta di diluvio con la terra che perde la sua solidità." Disse Yahweh.

"Ricordo un tempo" intervenne Fanes "in cui terra e acqua erano indistinte e l'una e l'altra si muovevano sulla superficie del pianeta in un mare privo di vita."

Solo Beppi di (o da) Lusiana se ne stava muto ad osservare l'espressione di un mondo che gli occhi di nessun uomo avevano mai visto.

La terra si fece semisolida come se terra ed acqua si fossero mescolate in una fanghiglia densa.

"Quale Dio può presentarsi in questo modo?" chiese Beppi di (o da) Lusiana.

"Io sono Ponto il primo movimento sulla Terra che consentì l'origine di quella che chiamate vita. Sono un Dio antico che precedette la vita sul pianeta e che della vita fu condizione e artefice. Io mi muovevo nell'oscuro della coscienza quando la Terra iniziò a pensare sé stessa pur rimanendo muta perché solo la Coscienza del Sole poteva baciarla. Ed io mi muovevo quando l'acqua era mescolata alla terra e il mare sembrava non avere confini ed era ancora privo di vita. E la mia coscienza incontrò Gaia dall'ampio petto e dai miei figli, il mare prese vita."

"E il primo passo per il progresso peripatetico, quello dove Aristotile prova la integrità e la perfezione del mondo coll'additarci com'ei non è una semplice linea né una superficie pura, ma un corpo adornato di lunghezza, di larghezza e di profondità; e perché le dimensioni non sono più che queste tre, avendole egli, le ha tutte, e avendo il tutto, è perfetto. Che poi, venendo dalla semplice lunghezza costituita quella magnitudine che si chiama linea, aggiunta la larghezza si costituisca la superficie e sopraggiunta l'altezza o la profondità ne risulti un corpo, e che dopo queste tre dimensioni non si dia passaggio ad altra, si che di queste tre sole si termini l'integrità e per così dire la totalità, everei ben desiderato che da Aristotile mi fusse stato dimostrato con necessità, e massime potendoci ciò eseguire assai chiaro e speditamente."

Galileo, Opere Vol. 2, Dialogo sui massimi sistemi, Utet, 2005, p. 22

"Io vivevo nelle tre dimensioni. Dove tutto era fermo in una forma che sembrava eterna." Disse Ponto "Il mondo si rappresenta nelle tre dimensioni nella ragione che descrive il mondo, ma il mondo vive, e proprio per il fatto che vive, le tre dimensioni non esistono perché la quarta dimensione, il tempo, la trasformazione, modifica continuamente la forma della rappresentazione delle tre dimensioni. Io stesso ero privo di coscienza e consapevolezza. Mi muovevo inconsapevole finché da me non sorsero i miei figli che germinarono dal ventre di Gaia. Taumante lo stupore per la meraviglia dello sconosciuto; Forco che rese abitabile il mare; Ceto che abitò il mare quado l'acqua divenne abbastanza limpida; Euribia che riempì il mare di forza e di potere; e Nereo, il vecchio del mare le cui figlie crearono l'ambiente per la trasformazione. E fu trasformazione delle forme che non furono mai più uguali a sé stesse. Che gli uomini fissino la loro attenzione sui punti, sulle linee e sulla profondità, è una loro scelta, ma dovrebbero fissare la loro attenzione sulla trasformazione perché il mondo che oggi conoscono non è più il mondo che conoscevano ieri. L'uomo che oggi è, non è più l'uomo che era ieri. Tutto cambia, tutto si trasforma e se gli uomini imparano a concentrare la loro attenzione sul cambiamento riusciranno anche a guardare il tempo che viene loro incontro e a cogliere gli effetti delle trasformazioni nel loro presente."

"Coloro che di regola trovano aride e stucchevoli tutte le sottigliezze elucubrate nelle questioni teoretiche, ben presto si associano, se si tratta di qualificare il contenuto sostanziale, il tenore morale di un'azione buona o cattiva che si racconti; ed escogitano tutto ciò che potrebbe diminuire o anche solo rendere dubbi la purezza dell'intenzione, e quindi il grado della virtù che vi si esprime con una precisione, una meticolosità, una sottigliezza a cui non sono soliti quando si tratti di altri argomenti di speculazione. Da queste valutazioni spesso può trasparire il carattere delle stesse persone che giudicano di altre; alcuni, quando si ergono a giudici, soprattutto di persone morte, sembrano propensi a difendere quanto di buono si racconti di questo o quell'atto, contro tutte le obiezioni che ne offuschino la limpidezza, e insieme a difendere l'intero valore morale della persona contro l'accusa di simulazione e di malvagità segreta, mentre altri meditano piuttosto accuse e incolpazioni per impugnare tale valore."

Kant, Critica della Ragione Pratica, BUR, 1992, p. 479

"L'infinita rappresentazione dell'ignoranza che spinge gli uomini ad essere incapaci di seguire un'esposizione articolata, porta quegli uomini ad associarsi, a fare massa. Questi uomini, anziché seguire i ragionamenti preferiscono proiettare su quei ragionamenti le proprie conclusioni attribuendo loro le intenzioni che loro immaginano e le conclusioni che loro desiderano. Da queste conclusioni, dice Kant, traspaiono le intenzioni di chi giudica. Alcuni, dice Kant, in particolare in riguardo di persone morte, tendono a giustificare le persone morte parlando del buono che hanno fatto e tralasciando il male (tanto sono morti); altri, al contrario, tendono a denigrarli (tanto sono morti) parlando del male che hanno fatto. Ciò che sfugge a Kant è che costoro non sono "uomini" o "donne", ma sono, appunto, giudici. Tutti uguali a Dio che giudicano l'operato di altri. Tanti Socrate che deridono la conoscenza di uomini che operano nella vita e nel lavoro. Se fossero uomini che abitano il mondo prenderebbero dagli altri uomini quanto serve a loro per lavorare sia quando li citano ad esempio che quando li condanno per le loro azioni."

"Io come mare sono inabitato" continua Ponto "ma anche se non sono abitato, io ho la coscienza di essere. Sono. Mi muovo e mi agito. Poi, un giorno non sono più. Continuo a muovermi e ad agitarmi, ma la mia coscienza non è solo la mia coscienza. E' sempre la mia coscienza, ma altre coscienze si agitano in essa. Lo spettatore esterno vede sempre la mia coscienza, ma non vede la trasformazione che la mia coscienza sta subendo in un continuo mutare non solo perché io continuo ad agitarmi, ma perché altri, dentro di me si agitano. Quale sottigliezza? Da quella sottigliezza si genera la vita. Da quella sottigliezza io permango e nello stesso tempo muoio per trasformarmi. Ceto e Taumante, Nereo e Euribia con Forco sono venuti in essere attraverso me e dentro Gaia. Nulla è più come prima. Tutto diventa più complicato. L'intenzione di vivere e la volontà di espansione della nuova coscienza modifica continuamente il presente che la mia coscienza vive e abita. Chi giudica deve appiattire tutto, deve rendere tutto semplice alla propria coscienza e alla propria comprensione. Nel farlo ruba le immense relazioni che esistono nelle condizioni della vita. Nel semplificare la realtà si riduce la realtà alla propria comprensione e, nel farlo, si proietta la propria comprensione sulla realtà finendo che, per il soggetto che giudica, la realtà è solo ciò che egli vuole che sia. La realtà è complessa. Quando io solo esistevo sulla Terra, ero una realtà immensa. La mia coscienza si modificava solo in virtù del movimento. Si ampliava in grandezza, ma si modificava poco in qualità. Poi vennero in essere i miei figli e la coscienza continuò ad espandersi, ma soprattutto iniziò a modificare la qualità della sua conoscenza e ampliarsi fino a comprendere nuove possibilità dell'esistenza. Io guardo con dolcezza la mia coscienza morta. Quella mia coscienza di quando da solo mi muovevo sulla terra. Ora la mia coscienza è diversa. Non rimpiango la coscienza di allora perché l'immenso delle relazioni hanno costruito una diversa coscienza che comprende la coscienza di allora pur avendola uccisa mentre una nuova coscienza nasceva."

"La prima soluzione, per la quale nei mortali l'intellettivo è realmente distinto al sensitivo, è stata impugnata sotto tutti gli aspetti; la seconda soluzione, per la quale l'intellettivo si identifica con il sensitivo e come tale è immortale in assoluto e mortale in senso relativo, è assai ambigua e non sembra concordare con Aristotele. Non ci resta da porre che l'ultima soluzione per la quale, ferma restando nell'uomo l'identità del sensitivo con l'intellettivo, si pone quest'ultimo come essenzialmente e veramente mortale e come immortale rispetto ad alcunché. Per procedere con ordine esporremo la questione secondo quelle cinque proposizioni enunciate nel capitolo precedente."

Pietro Pomponazzi, Tutti i trattati peripatetici, Bompiani, 2013, p. 985

"La ricerca dell'immortalità è sempre stato il tentativo delle religioni che trasformano gli uomini in schiavi di creare una paura per un ipotetico domani e poterli far funzionare all'interno di una morale che garantirebbe loro l'eternità." Inizia questo discorso Ponto "Una possibile realtà dopo la morte è solo immaginata mentre, la realtà alla quale quelle religioni sottomettono l'uomo è la realtà vissuta ora. L'uomo paga vivendo la sottomissione in una realtà certa ed attiva nella speranza di poter vivere una realtà immaginata nel futuro in cui muore il suo corpo fisico. L'immortalità dell'uomo non è oggetto di scambio da parte delle religioni che sottomettono l'uomo, ma è l'idea che le religioni del dominio sociale impongono all'infanzia affinché si sottometta alla loro morale. In altre parole, l'uomo non scambia la sottomissione con la promessa di immortalità, ma all'uomo viene imposta, con la violenza, la sottomissione con la "carota" di una possibile immortalità. Sia quando si parla di immortalità dell'anima, sia quando si parla di reincarnazione, paradiso, inferno, ecc. I filosofi finiscono per discutere attorno all'immortalità anziché discutere su ciò che spinge alla costruzione dell'idea di immortalità e a cosa quest'idea, imposta come desiderio in alcuni uomini, induce nella loro psiche."

"La nostra indagine ha già mostrato che la sensualità e l'angoscia si corrispondono. Appena ora si presenta il rapporto della generazione, ciò che si è detto su Eva non è che un cenno di ciò che è il rapporto di ogni individuo posteriore con Adamo; vale a dire che, essendo aumentata la sessualità nella generazione, è aumentata anche l'angoscia. La conseguenza del rapporto della generazione significa pertanto un di più, così che nessun individuo si può liberare da quel che hanno tutti gli individui posteriori in confronto di Adamo, ma non acquista neanche mai un tale più da diventare essenzialmente diverso da Adamo."

Kierkegaard, Il concetto dell'angoscia, Biblioteca Ideali Tascabile, 1994, p. 51

"Se non veicoli le tue emozioni nel mondo" continua Ponto "diventi malato. Io stesso mi agitavo in un mondo senza vita. Il mio agitarmi serviva per veicolare le mie emozioni nel mondo. Eppure ero angosciato. Nulla avveniva, nulla si trasformava. Ero io sempre uguale a me stesso. Gli uragani mi provocavano orgasmi, ma i miei orgasmi sembravano chiudersi su me stesso finché dalla terra non germinarono i miei figli che erano sempre il me stesso che cambiava e si trasformava in loro e loro trasformavano me abitandomi. La mia sessualità non era controllabile. Le mie emozioni si spandevano sul mondo mentre, le emozioni degli uomini subivano la violenza di chi voleva impedire loro di esprimersi nel mondo. Più si impedisce alla sessualità di veicolare le emozioni che contiene nel mondo e maggiormente le persone sono disperate e angosciate. La sessualità è la vita che si esprime nei corpi viventi e che tende ad espandere il corpo modificandolo e generando altre vite. La sessualità è la vita. La sessualità sono le emozioni di coscienze che, venute in essere, tendono ad espandersi nel mondo. L'espansione bloccata mediante l'impedimento alla sessualità comporta sempre uno stato d'angoscia che è simile al desiderio di morte. Il desiderio di morte nasce e sorge negli individui quando le loro emozioni non possono più veicolarsi nella sessualità. E' il desiderio sessuale che si attenua che rende vecchia una persona. Fintanto che la persona esprime desiderio sessuale è viva. Cerca relazioni. Costruisce una società attiva e vivente. Quando si uccide la sessualità nasce l'angoscia perché non viene imprigionato solo l'atto sessuale, ma tutta la persona attraverso l'imprigionamento di tutte le sue tensioni esistenziali."

"Le immagini mnestiche e le immagini dell'immaginazione non differiscono fra di loro, per quanto possiamo saperne, per le loro qualità intrinseche. Esse differiscono per il fatto che le immagini che costituiscono i ricordi, diversamente da quelle che costituiscono l'immaginazione, sono accompagnate da un sentimento di convinzione che può esprimersi con le parole "questo è accaduto". Il mero avvenimento delle immagini, senza questo sentimento di convinzione, costituisce l'immaginazione; è questa convinzione l'elemento distintivo del ricordo."

Russell, L'analisi della mente, Newton, 1969, p. 164

"Le immagini della memoria e le immagini dell'immaginazione si esprimono nel medesimo modo nell'individuo." Continua Ponto "Le immagini della memoria e le immagini dell'immaginazione, virtuali, incidono sulla psiche dell'individuo in relazione alla quantità e alla qualità delle emozioni che l'individuo investe nel vivere quelle situazioni che gli procurano quelle immagini. Spesso il reale e il virtuale si mescolano e l'individuo che non ha disciplina confonde il reale con il virtuale desiderando una realtà diversa da quella che vive. A volte l'individuo nega il reale e proietta un immaginario descrivendo una realtà che esiste solo nella sua testa. Il sentimento di convinzione, che la realtà sia quella che immagina, si fa sempre più forte perché l'individuo tende ad introiettare la descrizione del suo desiderio e organizza il suo corpo e la sua psiche che si strutturano in funzione della realtà immaginata. La malattia mentale subentra determinando nell'individuo la necessità di descrivere una realtà in cui la sua sofferenza, prodotta dallo stridere fra il reale che gli chiede di adeguarsi e l'immaginario in cui cerca il benessere, si attenua e si acqueta concedendogli un momento di riposo."

"Le prossimità non sono costituite dal sommarsi delle cose semplicemente-presenti-assieme, ma sono già sempre utilizzabili in ciascuno dei loro posti. I posti stessi sono assegnati all'utilizzabile dalla visione ambientale preveggente o sono scoperti da essa. Tutto ciò che è utilizzabile in permanenza e di cui l'essere-nel-mondo tiene sempre conto nella sua visione ambientale preveggente ha per ciò stesso il suo posto. Il "dove" della sua utilizzabilità è tenuto in conto dal prendersi in cura che lo orienta in base agli altri utilizzabili. Così il sole, la cui luce e il cui calore sono usati quotidianamente, riceve i suoi posti particolari dalla visione ambientale preveggente in funzione dell'uso di ciò che esso dona: il sorgere, il mezzogiorno, il tramonto, la mezzanotte."

Heidegger, Essere e tempo, Longanesi, 2011, p. 131

"Non c'è nulla di più malvagio che negare all'uomo le condizioni del proprio adattamento soggettivo alle condizioni oggettive incontrate." Continua Ponto "Le cose sono nel mondo, nel loro posto, perché le cose sono venute in essere adattando sé stesse alle condizioni del mondo. Gli adattamenti dei soggetti nel loro mondo, che costruiscono la realtà del mondo, non è preveggente anche se i soggetti scelgono come e a cosa adattarsi scegliendo fra più possibilità. Ogni soggetto si cura di sé stesso e anche quando un soggetto si cura di altri lo fa sempre in funzione di sé stesso. Quando favorisce altri o quando li danneggia o li stermina lo fa sempre per i suoi interessi.. Gli oggetti del mondo vivono una continua trasformazione e non c'è preveggenza da parte dei soggetti, ma analisi della realtà a cui i soggetti si adattano. Il Sole sorge e tramonta, ma l'abitare il mondo implica che il sole sorga e tramonti perché se il Sole non sorgesse e non tramontasse, non esisterebbe l'abitare del mondo dei soggetti per come noi li conosciamo. La visione ambientale del Sole, la visione ambientale della Terra, la visione ambientale degli Esseri della Natura, la visione ambientale degli uomini, altro non è che un'analisi continua di una realtà alla quale tutti i soggetti, Sole e Terra compresi, si adattano in una continua trasformazione, Nulla è mai com'è oggi e che sarà come l'oggi lo trasforma. Tutta la realtà è vissuta; la realtà non è un oggetto d'uso messo a disposizione dell'uomo. Tutti i soggetti che abitano la realtà che viviamo, vivono la realtà trasformando sé stessi e trasformando la realtà nel suo insieme."

"Tuttavia non dobbiamo credere che le immagini spirituali dei colori vengano prodotte dai corpi, né che esse si producano negli specchi e nel cervello. Esse infatti non sono altro che il riflesso della luce che si riverbera sui corpi. Ora, questa luce visibile sebbene risplenda sulla superficie dei corpi, tuttavia è prodotta e conservata dalla luce invisibile delle anime celesti, la quale, per via della sua straordinaria potenza e abbondanza, risplende oltre ogni limite fino a rendersi visibile. Senza tuttavia legarsi minimamente ad alcun corpo. Essa tuttavia può unirsi alla luce del nostro spirito, la quale dipende dalla nostra anima, offrendole il suo splendore. Se passiamo poi a considerare i significati delle parole, che giungono al nostro udito, che sono anch'essi spirituali ci accorgiamo che non sono prodotti dal corpo né al corpo sono diretti, ma vengono trasmessi da un'anima all'altra e sono prodotti e conservati dalla potenza propria di ciascuna anima."

Marsilio Ficino, Teologia platonica, Bompiani, 2011, p. 525

"Un corpo muto" continua Ponto "privato del suo abitare il mondo, privato delle sue emozioni, privato della sua volontà, privato del suo desiderio, privato della soggettività con cui si trasforma nel mondo, rimane solo un corpo che chiunque può infilare nei forni crematori di un qualche campo di concentramento perché vien considerato loglio da separare dal grano. Per Ficino, parole, luce e visioni, sono solo un gioco dell'anima che possiede un corpo privato di tutto ciò che distingue un corpo vivente da un cadavere. Per Ficino l'anima proviene dal "Dio creatore" o dal Demiurgo o l'Uno. E' il Dio creatore, l'Uno o il Demiurgo che vivono al posto dell'Essere Umano che, al massimo, può sporcare l'Uno, il Demiurgo o il Dio creatore mediante il peccato. Il peccato che altro non è che il rifiuto dell'uomo di subire passivamente quanto viene indicato, da altri uomini, come il volere del Demiurgo, l'Uno o il Dio creatore."

Seguì un attimo di silenzio in cui Ponto sembrò cercare le parole. Poi, scosse la testa: "Non credo di essere il primo Dio che afferma come qualcuno prese un'accetta e volle dividere in due l'uomo. Una parte divenne il corpo che "come perle" fu gettato ai maiali affinché lo divorassero e l'altra parte fu rivestita di miseria e impossibilità affinché non cercasse il corpo per nutrire il desiderio, perché la virtù "verte intorno alla scelta dei piaceri [Alessandro d'Afrodisia, De anima che cita Epicuro]. Fu piacere lo sbattere di onde melmose contro gli scogli quando ancora il mare infecondo solo ruggiva sulla terra silenziosa."

La terra cessò di ondulare. Divenne solida mentre la nebbia sempre più fitta, come un manto impenetrabile, copriva quel campo da gioco, In quel momento un ultimo sussurro si levò verso gli arbitri: "Io sono il mare infecondo da cui germinò la vita degli Dèi e dei viventi nella natura perché io sono sempre alla ricerca di nuovi e diversi piaceri."

 

Continua...

Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 18 marzo 2021

 

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