Stregoneria, ambiente e trasformazione nell'infanzia
La Stregoneria come arte

Principi di pedagogia pagana - Seconda parte di sei parti

Claudio Simeoni

Argomenti di Religione Pagana

Argomenti di pedagogia pagana

 

Continua dalla prima parte...

Il nonno non tiene conto dell'agilità del bambino. Delle sue ossa, della sua necessità di crescere: della sua pulsione neonatale espressa nella sua soggettività.

Il bambino proietta il suo preconcetto sulla mobilità costruito somatizzando nei suoi mutamenti timori che frenano la sua struttura fisica e psichica e bloccano il suo desiderio di espansione nel mondo. Il nonno non salta, il bambino ha bisogno di saltare, il nonno ha timore di saltare, il nonno dice al bambino che "Non bisogna saltare!". Il bisogno si manifesterebbe dunque in un'azione riprovevole.

Non serve, dice il nonno. Mentre il nonno dice "a me non serve". Il bambino recepisce il messaggio del nonno "Non serve a nessuno, anzi è negativa!".

Il nonno è SEPARATO dal suo divenuto. Questo perché la sua coscienza è fissata nell'attimo presente ed è separata dal mondo del tempo in cui sono avvenute le trasformazioni.

Il nonno pensa sé stesso in quel momento: nell'attimo presente. Non pensa al sé stesso negli infiniti attimi che hanno costruito quel presente.

Anche se pensa al buon vecchio tempo passato lo fa come se fosse un tempo presente: "ero giovane" e non ciò che lo portò ad essere giovane e ciò che lo portò ad invecchiare. Né alla sua coscienza sono presenti le pulsioni che lo spinsero a modificarsi giorno dopo giorno.

Al bambino il nonno impone l'idea del tempo presente: il suo tempo presente.

Le persone mentre vivono il quotidiano sono separate dal tempo che quel quotidiano produce mediante le pulsioni espresse in un precedente diverso. Vivono il prima e il dopo come due presenti separati: non c'è un "fra il prima e il dopo".

Fra il prima pensato e il dopo vissuto ci sono infinite trasformazioni del e nel corpo: cellule, batteri, organi, ecc.

Se noi filmiamo dall'alto lo spostamento in una piazza di una città gremita di gente, possiamo stabilire, nella nostra pellicola, un prima e un dopo dove il prima e il dopo ci appaiono trasformati dallo spostamento, apparentemente casuale, delle persone nella piazza.

Non si tratta di spostamenti casuali, ma di spostamenti dovuti a risposte soggettive di ogni persona alle proprie sollecitazioni, desideri, intenti, propositi, ecc. Azioni manifestate da volontà prodotti da desideri in corpi che si esprimevano in un'oggettività.

Dalla filosofia monoteista vengono definiti movimenti "casuali" perché una volontà esterna alla piazza non ne ha il controllo.

In realtà, ognuno di quei spostamenti, risponde ad esigenze soggettive, bisogni e desideri, che lo spettatore non percepisce né può filmare.

Lo spettatore può assistere alla trasformazione della realtà a cui assiste (e per quello che riesce ad assistervi), ma non può assistere alle forze intime che spingono le volontà che compongono quella realtà a modificare la propria posizione nello spazio.

Questa osservazione vale anche, per gli animali, gli Esseri della Natura o per gli atomi. Se noi pensiamo che le persone, perché pensiamo noi stessi e proiettiamo il noi stessi, hanno forze intime (più o meno come le nostre) che le spingono a modificare la propria posizione nello spazio; diventa una condizione culturale, da parte dello spettatore, scegliere se attribuire agli oggetti che osserviamo le medesime forze e tensioni intime, o simili, o se priviamo gli oggetti che osserviamo di forze simili per attribuire il loro spostamento a "volontà" esterne all'oggetto. La volontà soggettiva agisce sempre nelle condizioni in cui l'oggetto (l'individuo, la pianta , l'animale o l'oggetto) è divenuto. In questo caso la ragione oscilla fra superstizione e necessità di ricerca scientifica per descrivere e definire meglio il mondo in cui vive. Il singolo individuo umano oscilla fra la necessità di descrivere il mondo mediante la sua ragione e la necessità di abitare il mondo sollecitando dal mondo delle risposte ai suoi bisogni e ai suoi desideri.

Ci sono forze intime degli oggetti che noi pensiamo perché proiettiamo noi stessi, la nostra idea di noi stessi, su di loro; ci sono forze intime degli oggetti perché noi con l'analisi scientifica, con cui ampliamo la nostra capacità di descrivere il mondo, individuiamo e descriviamo; ci sono forze intime che agiscono negli oggetti che noi intuiamo perché viviamo, pratichiamo il mondo. Sono patrimonio della nostra esperienza al di là di come la nostra ragione li descrive, li colloca, o li attribuisce.

Ci sono delle forze intime degli oggetti di cui noi ignoriamo completamente l'esistenza. Queste si rivolgono ad ognuno di noi non solo con dei fenomeni diretti, ma modificando fenomeni di altri oggetti che manifestano delle forze o modificando forze stesse di cui noi ignoriamo la provenienza. Noi sappiamo, oggi, che esiste la "materia oscura" che riempie l'universo, ma non sappiamo quante forze emergono dalla materia oscura e come la materia oscura manipola i fenomeni a cui noi rispondiamo magari attribuendoli, in maniera fantastica ad oggetti che noi immaginiamo. Il fatto che la scienza mi dica che ci sia la "materia oscura" non cambia il mio abitare il mondo che avveniva anche quando la mia ragione non sapeva dell'esistenza della "materia oscura". Cambia il mio modo di descrivere la realtà del mondo, la mia ragione, ma non il mio abitare il mondo; le relazioni che costruisco con il mondo e la somatizzazione dei miei adattamenti rispondendo alle sollecitazioni del mondo.

Il tempo misura la trasformazione, ma la trasformazione è oggetto in sé e vivere il momento della trasformazione all'interno delle infinite trasformazioni in cui la trasformazione avviene implica perdere il senso dell'oggetto che si trasforma per assumere a fondamento la trasformazione come oggetto. La trasformazione come realtà che rappresenta l'oggetto. Un mondo in cui l'oggetto non esiste nel momento in cui non si trasforma o non agisce.

Si tratta di una dimensione reale in cui il mondo viene percepito. Un mondo dimenticato dalla ragione che si limita a prendere atto degli infiniti presenti negando la realtà delle infinite trasformazioni: il mondo dello spazio che è separato dal mondo del tempo, della trasformazione che porta ad ogni presente.

Non è possibile trasformare la dimensione della trasformazione, del tempo, in una categoria della ragione. La ragione descrive solo un presente in quanto la ragione passa da un presente immobile ad un altro presente immobile. Le categorie della ragione sono categorie immobili. Sono nello spazio, ma non sono nel tempo. Il tempo le genera, ma esse disconoscono lo spazio tempo da cui emergono per rappresentarsi in un presente immobile. In fondo, questo è il senso della guerra che Zeus fa a Cronos. Eppure noi sappiamo che dal presente A al presente B, diverso da A, sono intervenute dimensioni e forze che quando identifichiamo A o B, di fatto, non esistono o sono mute.

Il soggetto che muta è sempre lo stesso soggetto, ma nel mutare genera un diverso soggetto. La descrizione del mondo del soggetto varia dal presente A al presente B e il presente A viene negato dal presente B. La ragione fissa la trasformazione in una sequenza di eterni presenti. Le forze pulsionali che attraversano il soggetto sono diverse. Per questo c'è un presente, magari quando il neonato è appena nato, in cui non esistono categorie preconcettuali , poi, appare un presente in cui quelle categorie preconcettuali sono soggettivate dal neonato che si è modificato. Solo che il neonato, come ogni soggetto della Natura, considera quei "preconcetti" come elementi naturali, punti di vista normali, che proietta sul mondo e sulla realtà vissuta.

Il neonato, cresciuto e trasformato, ritiene di essere ciò che è. Non considera sé stesso un divenuto, ciò che è, per adattamento. Il neonato è diventato vecchio; senza parole ha costruito sé stesso nel mondo adattando le proprie pulsioni alle condizioni e alle sollecitazioni del mondo, con le parole manifesta i suoi preconcetti che, proiettati sul mondo, fissano la sua idea della "forma del mondo" impedendo a sé stesso e alla propria forma di cogliere il diverso, il nuovo. Le possibili nuove modificazioni, che sfuggono ai suoi preconcetti.

Da qui l'esistenza di un presente A in cui non ci sono i preconcetti e un presente B in cui il soggetto ha soggettivato i preconcetti e li proietta ritenendo naturale farlo. Nello spazio psico-fisico che c'è fra A e B è lo spazio della non-ragione, lo spazio della trasformazione. E' lo spazio in cui il tempo, Padre Cronos, riprende il controllo dell'individuo separato dalla ragione. Padre Zeus, la ragione dell'individuo, ignora il processo della trasformazione in cui produce la nuova idea preconcettuale. L'apparire della propria idea naturale preconcettuale viene vissuta dalla ragione come un'illuminazione, un'intuizione. Uno scoppio intuitivo e preferisce pensarla come esterna all'individuo piuttosto che come un "sé stesso" che si trasforma, trasformando la ragione stessa.

La ragione non è in grado di pensare a sé stessa come uno strumento che si può modificare.

Può pensare a sé stessa come la "verità", l'assoluto, che domina il soggetto di cui è padrona e le idee preconcettuali sono la forza con cui legittima il suo dominio.

Tuttavia noi non possiamo non riconoscere che la dimensione del tempo, del mutamento, è una dimensione reale che racchiude la forma essenziale del vivere dei soggetti.

Lo riconosciamo sia perché la nostra ragione riconosce che un presente ha seguito, in una successione più o meno individuata e descritta, un altro presente, sia perché le forze pulsionali dentro di noi ci spingono a modificare il nostro presente per giungere ad un diverso presente: un presente desiderato.

Nella dimensione tempo le pulsioni si dispiegano. L'azione risponde al bisogno. La tensione pulsionale del desiderio trova sfogo, si veicola, disgrega la consapevolezza razionale del soggetto e la ricompone. Qualunque sia il modo con cui il soggetto l'ha espressa. Il soggetto è passato da un presente A ad un presente B che pur apparendo uguale ad A è diverso perché ricomposto su un diverso piano percettivo. Allo sfogo della tensione pulsionale segue il rilassamento. Nel neonato il sonno. Nel rilassamento, il sonno, c'è l'elaborazione, in termini razionali, delle possibilità della ragione di controllare le spinte pulsionali all'interno delle proprie norme morali o, se preferite, dell'approvazione (o disapprovazione) del mondo circostante.

Questa trasformazione si chiama MAGIA!

La magia nasce dall'intento perseguito dalle volontà che entrano in gioco.

La volontà del bambino è la "volontà di vivere". Qual è la volontà degli adulti che lo circondano? Quella di vivere come un insieme o quella di agire sul bambino affinché si adegui a preconcetti imposti?

Sempre l'ambiente, sia familiare, parentale, sociale o della Natura, sollecita adattamenti al nuovo nato. E' così che la vita si perpetua. Si tratta di conoscere l'ambiente familiare, parentale, sociale e della natura, per come affrontano la loro oggettività che viene trasmessa come strategia adattativa al nuovo nato o come, invece, l'ambiente familiare, parentale, sociale o della Natura, separi le sue relazioni con la sua oggettività facendo credere al neonato di essere l'oggettività assoluta che lui deve necessariamente considerare per formare i suoi processi adattativi.

La pulsione neonatale cerca degli equilibri continui fra stimolo ambientale e motivazione interiore e quando non è guidata in maniera coerente attraverso le stimolazioni, le idee preconcette si trasformano in COMPLESSI:

"frammenti psichici che devono la loro scissione a influssi traumatici o a certe tendenze incompatibili. I complessi, come mostra l'esperienza di associazione, interferiscono con l'intenzione della volontà e disturbano l'attività della coscienza: provocano disturbi nella memoria e blocchi del processo di associazione; affiorano e scompaiono obbedendo ad una loro propria legge; ossessionano temporaneamente la coscienza, oppure influenzano in maniera inconscia la parola e l'azione. Si comportano quindi come esseri autonomi, cosa questa particolarmente evidente in stati abnormi. Nelle voci degli alienati assumono addirittura un carattere di Io personale, analogamente agli spiriti che si annunciano mediante una scrittura automatica o tecniche del genere. Un'intensificazione del fenomeno dei complessi conduce a stati morbosi, i quali non sono altro che scissioni più o meno estese, o molteplici in cui i singoli frammenti conservano una vita propria e insopprimibile". Jung 1937 (Dal Dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti ed. Garzanti)

Esistono una serie di effetti psichici che si innestano sulle persone e ne distorcono la capacità di valutazione e di critica del mondo in cui vivono.

Noi abbiamo preso in esame le idee preconcette che sono quelle che, non invalidando completamente la capacità di giudizio del soggetto. Distorcono sì le valutazioni dell'oggettività in cui il soggetto vive, ma non in maniera tale da rendere il soggetto mentalmente invalido. Quando si aggravano le idee preconcette arriviamo a veri e propri complessi; per sfociare in sensi di colpa con forme patologiche di nevrosi e depressione. In questo caso usciamo dalla Stregoneria per entrare nel campo della "magia nera": l'arte della distruzione psichica dei soggetti per renderli schiavi.

E' nel mondo del tempo che si fissano le idee preconcette e la somatizzazione delle risposte ai fenomeni del mondo e alle condizioni in cui l'individuo agisce.

La formazione delle idee preconcette e la somatizzazione è racchiusa nel mutamento. La ragione non è in grado di prendere atto dei processi di formazione, ma solo della trasformazione avvenuta assumendo le idee preconcette e le somatizzazioni psico-fisiche dell'individuo come caratteristiche dell'individuo: specificità naturale del divenuto di quell'individuo. La ragione dice: questo individuo è così. La ragione non potrà mai dire che l'individuo è così perché ha risposto alle sollecitazioni del mondo. La ragione non consente al'individuo di prendere atto del suo "ruolo nel mondo", ma solo del suo essere sé stesso al di fuori delle relazioni con i soggetti del mondo. La ragione è al di fuori del mondo in un presente fissato alienato dai processi di trasformazione della vita.

La domanda ora è: IN CHE MONDO AGISCE LO STREGONE?

I preconcetti e la somatizzazione appaiono come elementi costitutivi dell'individuo: il suo essere-ciò-che-è. Non appare alla ragione il processo di trasformazione.

La ragione percepisce il sé stesso in un immobile presente.

FINE della SECONDA PARTE

 

Marghera, 04 luglio 2010

 

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Non esiste, nella società in cui viviamo, una disciplina o delle regole per chi voglia costruire una Religione o, più in generale, un pensiero religioso autonomo e diverso dalla religione cattolica che domina ogni anfratto dell'esistenza umana. Chi lo fa viene visto con sospetto. Un nemico da combattere e quando viene aggredito, le Istituzioni tendono ad ignorare le aggressioni. Eppure, costruire una religione è l'unico modo per agire sulle proprie emozioni e costruire i legami fra sé stessi e il mondo in cui siamo nati.

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

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