Ha scritto Trump: "A causa dei programmi di test di altri paesi, ho dato istruzioni al Dipartimento della Guerra di avviare i test sulle nostre armi nucleari su base paritaria. Il processo avrà inizio immediatamente"
Auguri Europa!
Novembre 2025: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
Argomenti del sito Religione Pagana
Questo sito web non usa l'intelligenza artificiale, ma solo l'intelligenza umana (con i suoi limiti, i suoi errori e le sue imperfezioni).
30 novembre 2025

A volte ci sono "scienziati" che fanno la scoperta dell'acqua calda, quando gli uomini da secoli usano l'acqua calda.
Come questa dell'infanzia. Leggere favole o storie a bambini piccolissimi, stimola la loro intelligenza, la curiosità e la loro capacità di comprendere il mondo.
Quando si interagisce con un bambino, anche nato da pochi giorni, solo un imbecille cristiano pensa che il bambino non capisca. Le parole, attraverso le quali ci si rivolge al neonato, veicolano le emozioni di chi parla anche se chi parla ignora il meccanismo. Il neonato afferra le emozioni e interpreta lo stato d'animo di chi parla iniziando a dare un senso alle parole.
L'interazione, padre, madre e figlio, è un'interazione, prima di tutto emotiva. Sulla comunicazione emotiva si costruisce l'interazione verbale col tempo e con la crescita del bambino.
Ci sono modi diversi di leggere una storia o una favola al bambino. Si può leggere una favola in maniera meccanica o la si può leggere emozionandosi, veicolando emozioni nei vari passaggi della storia o della favola.
Il neonato costruisce la propria intelligenza, il proprio sapere e la propria comprensione del mondo solo se l'adulto trasmette le proprie emozioni nell'esporre il proprio sapere e la propria comprensione del mondo.
Maggiore è la trasmissione emotiva, appassionata, e maggiore è la comprensione del mondo da parte del neonato.
Riporto l'inizio di un articolo del giornale La Repubblica del 2003 dal titolo "Le favole cominciano a sei mesi", i bambini cullati coi libri imparano prima a leggere e a parlare.
ROMA — Chi ha detto che non possa capire? Forse non riuscirà a dar significato alle formiche che corrono sulla carta. E i nomi di animali c personaggi gli sembreranno parte di un mondo fantastico. Ma anche un bambino di sei mesi può apprezzare la bellezza di un libro. Soprattutto se a leggerlo è la voce affettuosa di papà o mamma. E’ se l’operazione avviene a cavalcioni delle loro gambe, o a contatto del loro petto. Siamo “Nati per leggere pediatri del Centro per la salute del bambino di Trieste ne sono convinti, tanto da dare questo nome a un'iniziativa che si sta diffondendo in tutte le regioni d’Italia in collaborazione con culturale pediatri e l’Associazione italiana biblioteche, consiste nel promuovere la cultura della lettura ad alta voce tra i genitori. A beneficiarne, i medici ne sono convinti, saranno proprio tutti i bambini. Anche quelli apparentemente troppo piccoli per seguire la trama di una storia. Una serie di ricerche pubblicate su riviste scientifiche di pediatria dal 1998 a oggi dimostra che i bambini abituati ad ascoltare storie in braccio ai genitori imparano a leggere più facilmente e hanno un vocabolario più ricco. Per non parlare dei legami più saldi e sereni con mamma e papà.
Tratto da un articolo di Elena Dusi in La Repubblica del 24 luglio 2003
Se la presenza del bambino è vissuta come un fastidio o un impedimento a fare altre cose; ieri lo si piazzava davanti alla televisione e oggi gli si da in mano uno smartphone in modo da impegnarlo affinché non disturbi.
In pratica, lo si isola dal mondo degli adulti e non c'è più il riversarsi delle emozioni dall'adulto al bambino cessando di esserci la relazione emotiva prima e la verbalizzazione, poi.
Quell'idea assurda secondo cui il bambino è creato da Dio, anche se non appare all'attenzione dell'adulto, è, di fatto, l'idea centrale che conduce le scelte reali di adulti che non si sentono responsabili nei confronti dei loro stessi figli.
Ai figli ci pensa Dio che li ha creati. Così non si sentono responsabili rispetto ai bambini e non coltivano la loro crescita anche perché, spesso, non sanno né come fare né a che cosa serve.
La crescita del bambino non dà un risultato immediato. E' lenta, si costruisce un po' alla volta, giorno dopo giorno e richiede un impegno costante che in una società che pensa ai miracoli divini del "Alzati e cammina" perde facilmente di vista l'obbiettivo della crescita dei loro figli.
Pagina specifica dell'argomento
28 novembre 2025
Dopo 23 anni di informazione, dall'articolo che posto, nulla è cambiato nei comportamenti prenatali delle donne che stanno per avere un figlio e della società nei loro confronti.
Quest'articolo, che riporto, relativo alla capacità del feto di agire sulle emozioni della madre, omette la capacità della madre di agire sulle emozioni del feto.
Si tratta di una relazione di interferenza reciproca dove il processo di crescita della struttura emotiva del feto si adatta alla struttura emotiva della madre interferendo con questa, come capacità del feto di modificare il mondo in cui sta vivendo.
Ciò che sta ala base della vita è la struttura emotiva dei soggetti. Il soggetto desiderante è il soggetto che costruisce la vita. Sia la propria che quella di altri. E' il soggetto che modifica il mondo e che, al contempo, si adatta al mondo in cui vive.
La stessa madre, costretta dalla gestazione a dividere la propria coscienza con il feto, alla nascita del bambino, vive una menomazione psico-emotiva, spesso in maniera drammatica, e solo un ambiente parentale favorevole le consente di recuperare il suo equilibrio ricostruendo quella parte di coscienza di cui è stata privata alla nascita del bambino.
Le condizioni poste dall'ambiente hanno indotto i soggetti ad adattarsi costruendo la bisessualità, ma questa appartiene alle strategie dello sviluppo della vita fisica. La coscienza dei soggetti che nascono, si riproduce sempre per scissione. Se il soggetto che nasce si trova con una coscienza della quale, non conoscendo i contenuti, è costretto a riempirla dei suoi contenuti e svilupparla da sé stesso, chi ha ceduto una parte della sua coscienza si trova nelle condizioni di menomazione, di perdita, che deve essere ricostruita a poco a poco.
La coscienza sembra che nasca nel nuovo nato, in realtà questa è parte della coscienza che la madre ha costruito, giorno dopo giorno, e che il nuovo nato, fatta propria quella parte che la madre gli ha ceduto, costruirà a sua volta la propria coscienza modificandola giorno dopo giorno mediante l’esperienza. I contenuti iniziali della coscienza del feto sono i contenuti della coscienza della madre che il feto, un po' alla volta, cancella per sostituirli con i propri contenuti e con la sua attività attraverso la quale costruisce la propria coscienza; la propria individualità.
La conoscenza che riporto appartiene alle scoperte e agli studi dell'inizio di questo secolo, ma come possiamo constatare, non sono mai entrati nell'uso comune e le madri continuano a soffrire in solitudine la scissione della propria coscienza al momento del parto, anche con reazioni drammatiche indotte dalla disperazione di un futuro che vedono nero.
"La vita del feto è densa di emozioni che influenzano l'umore della madre"
Nuovi umori e nuove emozioni per la donna in gravidanza? Non sono solo cambiamenti del momento ma possono essere influenzati dalla "personalità del bambino" che porta in grembo. A questa conclusione è giunto Gino Soldera, presidente dell'Anpep (Associazione nazionale psicologia educativa prenatale), che ha realizzato un'indagine i cui risultati saranno pubblicati il prossimo giugno dalla rivista dell'Association for pre-and perinalt psychology and health.
La novità scientifica, che arricchisce i misteri dello scambio psicologico fra madre e feto, è emersa al convegno del Movimento per la vita in corso a Roma fino al 5 aprile, in cui è stato confermato che la vita prenatale è densa di emozioni, di reazioni a stimoli esterni, di apprendimento. "La donna in gravidanza - spiega Soldera - si prende cura non solo di due organismi ma anche di due psiche. E sembra che la psicologia dell'embrione influenzi la mamma. Già al terzo mese di gravidanza si riscontrano cambiamenti emotivi o esistenziali nella donna, caratteristiche caratteriali che sono stati poi rilevate nel bambino una volta nato. Non erano quindi frutto del momento, ma collegati alla sua personalità".
Uno studio sul comportamento fetale già alla 12-13 settimana di gestazione si rileva, attraverso l'ecografo, comincia ad avere caratteristiche individuali. Ad esempio, si è visto che le bambine muovono di più l'articolazione della bocca, si sa che le femminucce hanno più facilità a parlare; si è visto che la dominanza del lato destro o del lato sinistro si evidenzia già durante la vita prenatale". Ed ancora: "si è scoperto che i fratelli gemelli dimostrano fin dall'inizio della gravidanza chiare differenze temperamentali e comportamentali" che poi saranno presenti una volta nati.
La vita prenatale, secondo quanto è emerso al convegno, è densa per il feto di emozioni dovute a stimoli sensoriali (in primo luogo in stretto rapporto con la madre ma non solo) che si esprimono, e sono rilevabili dall'ecografia, in movimenti fetali, in battiti cardiaci, in espressioni del viso. Ecco alcuni esempi: se si introduce lo zucchero nel liquido amniotico il feto aumenta la deglutizione (già all'VIII settimana), se invece si introduce il sale questa diminuisce e si notano "smorfie" sul volto; fin dalla 12/a settimana se la mamma avverte un rumore improvviso i battiti del cuore del feto aumentano, mentre diminuiscono, con effetto tranquillizzante, se ascolta musiche di Bach o Mozart; l’accensione di una luce introdotta in utero durante una amnioscopia provoca accelerazioni del ritmo cardiaco; lo stress della mamma aumenta il rischio di aborto o di nascita prematura.
Ed ancora: il bambino nella pancia si rende conto se la voce della mamma è rivolta a lui o ad altre persone, se da lei riceve delle coccole verbali. Prova ne è che il neonato si gira con la testa quando sente parlare la mamma, è in grado di riconoscere la musica, una favola, una parola ripetutamente ascoltata durante la sua vita fetale.
Tratto da Il Gazzettino del 04 aprile 2002
Dura non è far capire alle persone che la vita, come la coscienza e l'uomo, si costruisce e diviene; dura è trasformare quest'informazione in conoscenza affinché l'uomo si comporti in conseguenza.
Purtroppo, troppo spesso l'informazione continua ad essere un'informazione e l'uomo continua a comportarsi con la gestante e con il feto come se fossero creati ad immagine e somiglianza di Dio senza mettere in atto azioni funzionali alla crescita del soggetto che "tanto ci pensa Dio".
Pagina specifica dell'argomento
27 novembre 2025

Il terrorismo ebreo insanguina il medio-oriente e vede fra i suoi complici i paesi occidentali che tollerano il genocidioin nome dell'ideologia nazista scriveva il Corriere della Sera nel 2007:
LONDRA — "Chiediamo un boicottaggio delle merci israeliane sul modello di quello imposto al Sud Africa dell'apartheid". E' l'appello lanciato dalla National Union of Journalists (Nuj), il sindacato della stampa britannica, che segue così l'esempio di un'associazione di architetti e dell'organizzazione dei professori universitari che l'anno scorso si erano schierati dalla parte palestinese, accusando il governo di Gerusalemme di reazioni sproporzionate di fronte agli atti di terrorismo. La decisione della Nuj, che rappresenta gli interessi sindacali di 40 mila giornalisti del Regno Unito ...
Scriveva La Repubblica nel 2007:Nablus, ragazzi usati come scudi umani sospeso un comandante israeliano

GIOVANI palestinesi usati come “scudi umani” a Nablus per proteggere una camionetta delle truppe israeliane. Un video girato da un pacifista ha denunciato il comportamento dei soldati che avevano circondato la casa di Abed el-Qadr, un membro delle Brigate dei martiri di Al- LAqsa. L'esercito ha aperto un'inchiesta dopo la denuncia del quotidiano Yedioth Ahronoth e sospeso il comandante dell'operazione.

Scriveva il giornale Il Gazzettino nel 2007 a proposito di una della maggiori reliquie religiose cattoliche di Francia:
Giovanna d'Arco? No, è una mummia Egiziana
I resti di Giovanna d'Arco sono un falso: appartengono a una mummia egizia. Un gruppo di studiosi ha analizzato le reliquie di Santa Giovanna, la pulzella d'Orleans che guidò la rivolta contro gli invasori inglesi e fu bruciata sul rogo: trovati, con i resti della mummia, anche un frammento di lino e un femore di gatto. Nel medioevo si usava gettare gatti neri nel fuoco dei roghi delle presunte streghe. Peraltro, secondo l'analisi del Carbonio 14 - rafforzata anche da test elettronici sui pollini e sugli aromi - i resti risalgono fra il III e il VI Secolo avanti Cristo, e non al 1431.
Pagina specifica dell'argomento
26 novembre 2025

Anche i miliardari che si sentono "re" invecchiano e muoiono con tutto il loro odio
La guerra che nel 2007 la chiesa cattolica intraprese contro l'ipotesi delle unioni civili, le unioni di fatto, che avrebbero allontanato milioni di persone dal matrimonio religioso, fu un qualche cosa di vergognoso. Politici cattolici che si schierarono con il Dio di Ratzinger contro i cittadini Italiani.
Il problema che i giornalisti "laici" non colsero era che il provvedimento delle unioni di fatto toglieva alla chiesa cattolica la gestione degli omosessuali. Gli omosessuali erano il fulcro centrale della struttura ecclesiastica. Liberare le attività sessuali facendole emergere dalla clandestinità, in cui a chiesa cattolica le aveva confinate nel corso di 2000 anni, avrebbe tolto le motivazioni emotiva per le quali molti omosessuali si sarebbero fatti preti cattolici.
Il pericolo era vissuto da Ratzinger come un attacco alla sua capacità di controllo della chiesa cattolica.
Ogni volta che un paese si libera dal dolore imposto dal cristianesimo, la chiesa cattolica perde una parte di controllo sulle persone e diminuisce la sua capacità di attacco alle strutture Statali nazionali.
L'attacco della chiesa cattolica avviene sempre prima che i provvedimenti vengano approvati. Insulti ed ingiurie giungono agli Stati, e all'Italia in questo caso, nel momento stesso in cui si affaccia l'idea di una libertà sociale da coltivare.
L'odio di Ratzinger era feroce e vigliacco: come tutto l'odio che un re ha per i suoi sudditi.
I giornalisti di allora, siamo nel 2007, pensavano di combattere l'odio di Ratzinger con la ragione e l'ovvietà della situazione. Ma Ratzinger aveva fatto proprio il punto di vista del proprio Dio e chiamava le "armate sociali cristiane" a combattere una guerra santa contro la libertà dell'uomo.
Anziché fermare Ratzinger, censurando le sue affermazioni e i suoi obbiettivi, preferivano opporre considerazioni ragionevoli il cui effetto era quello di cedere potere sociale alla chiesa cattolica in cambio di "comprensione". I politici cattolici accorsero in difesa del loro elettorato che dipendeva dalle decisioni dei vertici della chiesa cattolica.
Vale la pena di leggersi questo articolo apparso sul quotidiano La Repubblica. Dimostra solo la complicità del quotidiano La Repubblica con la chiesa cattolica. Non censura come ingerenza criminale nello Stato Italiano da parte del Vaticano, ma chiede comprensione alla chiesa cattolica per il "peccato" che la legge, sulle coppie di fatto, avrebbe fatto. In fondo, dice, non sono i cattolici che vogliono questo, è solo la gerarchia che lo vuole. Ma nella chiesa cattolica, la gerarchia cattolica è Dio. E, dunque, a volere la lotta contro le coppie di fatto è Dio e i cattolici devono accorrere in difesa del potere di Dio che il provvedimento sulle coppie di fatto minaccia.
Da La Repubblica del 27 febbraio 2007
Se l'Italia è la trincea di Dio, allora ogni pressione, invadenza e ricatto della gerarchia ecclesiastica su Parlamento e governo diventano leciti. Se la famiglia rischia la rovina, allora è urgente negare il riconoscimento alle coppie di fatto. Se il rapporto naturale tra uomo e donna sta franando, allora è missione divina cancellare la pubblica accettazione del patto d'amore tra due partner gay. Bisogna andare alle radici culturali dell'atteggiamento di Benedetto XVI per capire la durezza dello scontro in atto, che ha per posta la laicità dello Stato. O, per essere più semplici, il diritto dei cittadini tutti di farsi democraticamente le leggi senza attendere il timbro di un'autorità confessionale. Perché la sfida culturale è questa: evitare di ripiombare nel XXI secolo in guerre di partiti religiosi, ognuno dei quali brandisce il nome di Dio per richieste "non negoziabili". Laddove la politica è negoziato, confronto, anche compromesso tra diverse visioni del mondo. Dice Ratzinger al clero romano che la "fede in Italia è minacciata". Parole pesanti. Chiunque viaggi per l'Italia, assistendo ad una vitalità religiosa- gioiosa, attivissima, che si esprime in mille rivoli nelle pieghe della società fatica a riconoscersi in questa profezia. E qualsiasi osservatore straniero, che guardi al cattolicesimo italiano florido di associazioni, movimenti, gruppi, giornali, televisioni, scuole, università, ospedali, centri caritativi, e con un'istituzione ecclesiastica ben sostenuta dal bilancio statale, sbarrerebbe gli occhi dinanzi all'irreale allarme per una Chiesa minacciata. Ma papa Ratzinger è ancora più pessimista. "Siamo di fronte ad una multiforme azione, tesa a scardinare le radici cristiane della civiltà occidentale", ha proclamato nel novembre scorso al congresso dei settimanali cattolici italiani. Sembra di risentire i "profeti di sventura" che Giovanni XXIII, aprendo il concilio Vaticano II, invitava sorridendo a lasciare da parte.
Corrisponde questo atteggiamento allo stato d'animo dei milioni di "cattolici quotidiani", che vanno a messa, si impegnano in parrocchia, pregano, riflettono su Dio e fa propria esistenza e comunque, con minore o maggiore pratica, si sentono parte della comunità dei cristiani? No. Va detto con assoluta franchezza. Quando da alti pulpiti si sente risuonare minacciosamente "Non possumus", andrebbe subito domandato: non possumus chi?
[...]
Perché una cosa è chiarissima: la vicenda delle unioni civili non è uno scontro tra cattolici e laici. Non è oggetto di una guerra tra fedi. Ciò che emerge è il gap tra la gerarchia ecclesiastica e la società italiana come è nella realtà. Per i cattolici quotidiani, e gli altri, le coppie di fatto non sono un astratta drago rovina-famiglie. Sono i nostri figli, i nostri amici, spesso noi stessi.
[...]
Si tratta dì un milione di uomini e donne, giovani e adulti, di cui i cattolici sono la grande maggioranza. Stupefacente è il tono en passant con cui il porporato dà per scontata una rivoluzione profonda avvenuta negli ultimi trent'anni. Arrivare a questa cifra significa che centinaia di migliaia di figli della Chiesa non considerano una puttana la ragazza che ha rapporti prematrimoniali, non considerano vergognosi concubini due partner che vivono assieme, non considerano peccato gli anticoncezionali, il divorzio, le interruzioni di gravidanza (esattamente come milioni di altri credenti sposati in chiesa o in municipio). In altre parole hanno impostato la propria vita secondo regole diametralmente opposte a quelle ossessivamente indicate per decenni dalla gerarchia ecclesiastica. E ciò nondimeno continuano il loro dialogo con Dio, vanno a messa, e spesso si impegnano in iniziative ecclesiali.
Il problema, allora, non è la Chiesa, la comunità dei fedeli. Il problema è di una gerarchia ecclesiastica incapace di guardare con umanità ai problemi di una società in trasformazione, in cui la "famiglia" è radicalmente diversa da quella di cinquantanni fa. Una gerarchia che pretende di rappresentare in politica i cittadini cattolici, che né esistenzialmente né politicamente hanno dato all'istituzione ecclesiastica un mandato del genere. Il paradosso, semmai, è che non tutti i vescovi condividono l'immagine di una società contemporanea "nemica" della Chiesa, mentre una serie di politici - per pura convenienza - scelgono la Cei invece dei cittadini. Forse è l'ora di rivalutare la libertà delle coscienze, nel Parlamento e fuori. In Europa democristiani e socialisti, liberali e conservatori hanno da tempo risolto civilmente questi problemi.
fine articolo di La Repubblica
E' con questo tipo di complicità, rivestito di buonsenso, che si è alimentato il potere della chiesa cattolica contro la Costituzione della Repubblica e i diritti dei cittadini.
Essere complici non significa solo parlare a favore. Si è complici quando il contrasto si basa su affermazioni parziali e aperte al dialogo nel momento stesso in cui l'aggressione criminale ha lo scopo di distruggere la vita dei cittadini.
Questo tipo di atteggiamento del giornale La Repubblica è l'atteggiamento con cui l'intera stampa Italiana si è resa responsabile di terrorismo negli ultimi 50 anni permettendo, se non spesso favorendo, la non applicazione del dettato costituzionale attraverso un'aggressione sistematica dei cittadini, dei loro bisogni e delle loro necessità.
Questi atteggiamenti hanno insanguinato l'Italia col terrorismo e ancor oggi alimentano la comprensione per quegli imprenditori che omettendo la sicurezza dei cittadini, li ammazzano sui posti di lavoro. Esattamente come, fino a pochi anni fa, alimentavano la "comprensione" per la violenza sui bambini negli asili.
26 novembre 2025

Il 23 novembre 2025 giunge la notizia dalla Corte Europea per i diritti dell'uomo che:
"Uno Stato membro ha l'obbligo di riconoscere un matrimonio tra due cittadini dell'Unione dello stesso sesso che è stato legalmente contratto in un altro Stato membro in cui hanno esercitato la loro libertà di circolazione e di soggiorno". Lo prevede una sentenza della Corte Ue arrivata sul caso di due cittadini polacchi, sposati in Germania, che hanno chiesto che il loro certificato di matrimonio fosse trascritto nel registro civile polacco affinché il matrimonio fosse riconosciuto in Polonia.
La sentenza vale anche per l'Italia e supera il terrorismo messo in atto da Ratzinger e dai politici cattolici che, per fare la volontà del loro Dio, hanno spanto odio nei confronti dei cittadini Italiani.
Pagina specifica dell'argomento
25 novembre 2025

Ratzinger prende il potere nella chiesa cattolica dopo Wojtyla, ma Joseph Ratzinger è stato Prefetto della "Congregazione per la dottrina della fede" dal 1981 al 2005, quello che un tempo era chiamato "Tribunale dell'inquisizione", chiamato a dirigere l'ufficio da Wojtyla.
Scopo dell'attività di Wojtyla e di Ratzinger era quello di coprire l'attività di stupro dei bambini, ad opera della chiesa cattolica, su imitazione di cristo. L'apparente "guerra contro il comunismo" di Wojtyla, aveva il solo scopo di legittimare l'attività di pederastia come attività religiosa.
Per ottenere questo era necessario l'occupazione della società italiana e la disarticolazione di ogni opposizione laica e politica alla chiesa cattolica.
Per questo si usarono organizzazioni che, dal punto di vista della democrazia e dei diritti dei cittadini, vanno definite "terroristiche" come l'Opus Dei e Comunione e liberazione.
Riporto da: "La guerra del papa" di Matthew Fox:
Chi e cos'è Comunione e Liberazione? E un'altra setta che, secondo Michael Walsh, ha sorpassato l'Opus Dei quanto a influenza sulla Chiesa Cattolica. E meno segreta ed è molto più apertamente attivista dell'Opus Dei. Un osservatore parla del suo "interventismo militante nelle questioni temporali, che ne ha fatto il gruppo di pressione cattolico di più alto profilo in Italia". Il fondatore di Comunione e Liberazione (CL) è don Giussani, un piccolo prete milanese che costituì l'associazione all'inizio degli anni Settanta per dar voce alla reazione studentesca conservatrice contro le agitazioni giovanili del decennio precedente. (Si noti il parallelo con la "conversione" di Joseph Ratzinger a seguito delle agitazioni del 1968). Un fotografo spagnolo che ha intervistato Giussani ha successivamente riferito: "Intorno a lui c'è un'aria da Opus Dei", intendendo che il suo atteggiamento faceva pensare a quello dell'Opus Dei. Naturalmente la sua associazione è differente, anche perché è di origine italiana e non spagnola, è più recente e meno strutturata dell'Opus Dei e non favorisce, nelle pratiche spirituali, l'uso di frustini o cilici. "CL proclama apertamente la sua intenzione di cambiare la società italiana, e spesso richiama all'ordine i vescovi italiani e i cristiano-democratici". Ma come per l'Opus Dei, la sua filosofia è l'integralismo, che significa l'imposizione della dottrina cattolica alla società attraverso il controllo del governo. Come i più radicali tra i fondamentalisti statunitensi, non accetta distinzioni tra Chiesa e Stato, ma vuole che lo Stato rappresenti per ogni verso il programma della Chiesa. E come l'Opus Dei, al suo interno ospita una struttura profondamente autoritaria e nella quale, come ha affermato un ex membro, "la spiritualità era ridotta a un'ardua scelta tra il cattolicesimo e un mondo corrotto". Ecco il "secolarismo" che a Ratzinger piace tanto evocare. Quelli di CL sono stati definiti "i lacchè di Wojtyla", "i monaci di Wojtyla", "i samurai di Cristo", e "gli stalinisti di Dio", per il modo aggressivo e fondamentalista con cui propugnano valori e convinzioni del cattolicesimo tradizionale e per la loro devozione al papa. Molti vescovi italiani hanno opposto resistenza a CL. "Il movimento ha provocato il caos all'interno della Chiesa e della politica italiana; dispone di una vasta rete di operazioni secolari in tutto il paese, tra cui molte influenti pubblicazioni, e fino a epoca recente aveva la sua ala politica, il Movimento Popolare, da molti considerato un partito cattolico a sé stante". Lernoux commenta: "L'aperto sostegno di Giovanni Paolo a CL come modello universale per il laicato fa paura ai vescovi di tutto il mondo, che lo vedono come un tentativo di far rinascere un modello di società integralista". Il cardinale Law appoggia con forza questo modello negli Stati Uniti.
Tratto da: Matthew Fox, "La guerra del papa", Fazi editore, 2012, pag. 221-222
E' da ricordare che Formigoni, ex Presidente della Regione Lombardia, era uno di loro a capo di un vasto sistema di corruzione. Fu condannato a oltre 5 anni di reclusione e incarcerato.
Il Cardinale Law, fatto cardinale da Wojtyla nel 1984, era dedito allo stupro di minori.
Il cardinale Bernard Law era stato scoperto come un protagonista degli abusi sui minori che hanno devastato la Chiesa americana negli ultimi decenni.
Il sistema da proteggere a tutti costi, era il sistema della pederastia sistematica alla quale i cattolici sottopongono i minori. Sia che si tratti di violenza psico-emotiva, sia che si tratti di violenza fisica di natura sessuale che manipola la struttura emotiva dell'infanzia imponendo la fede cattolica. Lo stupro è una violenza sulla struttura emotiva del soggetto più debole al fine di indirizzare la veicolazioni delle sue emozioni in una direzione desiderata, ma non scelta liberamente dal soggetto che subisce violenza.
Il nemico di Wojtyla era il comunismo che, mettendo in primo piano l'uomo, anziché Dio, parlava dei diritti del cittadino bambino mentre non riconosceva i diritti di far violenza al suo Dio.
Scrive l'Espresso del 22 maggio 2014:
L'amicizia tra Giovanni Paolo II e Marciai Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo. E quell'ombra che s'allunga sul pontefice santo, accusato di avere ignorato per troppo tempo denunce,documentazioni, testimonianze che accusavano il sacerdote messicano di stupri su minorenni. Documenti segreti che sono stati pubblicati in Spagna, in un libro "La volontà di non sapere" stampato in poche migliaia di copie nel marzo 2012 e i cui diritti appartengono alla Grijalbo-Random House Mondadori. E tradotto in italiano dal professor Tommaso Dell'Era. Ne parla per la prima volta Federico Tulli nel suo nuovo libro "Chiesa e pedofilia, il caso italiano" (L'asino d'oro, pp. 273, euro 18). Un capitolo è dedicato, infatti, alla santificazione di Karol Wojtyla, il 27 aprile scorso, e ai punti oscuri del suo pontificato. Uno su tutti, secondo Tulli, è racchiuso proprio in quelle pagine spagnole che Dell'Era ha tradotto e recensito. Ma di cui in Italia nessuno parla. Si dà conto per la prima volta dei "documenti segreti e inediti da cui emerge la consapevole complicità delle gerarchie vaticane a incominciare da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con il fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano", scrive Tulli. Otto pagine sono dedicate, dunque, alle carte spagnole e alle riflessioni di Dell'Era, che analizza il comportamento dell'allora pontefice Giovanni Paolo II e del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto per la Dottrina della fede, partendo da un dato di cronaca.
Tra il 1997 e il 1998, infatti, in Vaticano giunsero varie denunce ufficiali e dirette dei comportamenti di Maciel. Due fra tutte: uno degli autori del testo spagnolo José Barba, legionario di Cristo dagli 11 ai 24 anni e in seguito docente universitario, si reca a Roma per presentare all'ex Santo Uffizio la denuncia contro il sacerdote messicano, dei cui comportamenti era stato testimone diretto. L'anno successivo un altro degli autori del testo spagnolo, Alberto Athie, scrive a Ratzinger e racconta della propria esperienza "che lo condusse ad abbandonare il sacerdozio di fronte al muro di omertà e silenzi eretto intorno alle sue denunce nei confronti del caso Maciel", scrive ancora Tulli. Eppure la risposta del cardinale non arriva. E quando finalmente giunge una lettera i contenuti non sono di condanna. Omertà? Amicizia? Prudenza istituzionale? Fatto sta che la Chiesa nulla farà fino al 2005, poco prima dell'elezione a pontefice di Ratzinger.
Tratto da: L'Espresso del 22 maggio 2014
Ratzinger era consapevole che non sarebbe riuscito a coprire questo tipo di scandali a lungo. Così decise di alimentare l'odio contro i musulmani e, nello stesso tempo, far credere quanto sia "buona" e "desiderabile" la fede cattolica. In questo progetto decise di elaborare tre encicliche, che all'80% se le è fatte scrivere da altri, per esaltare e giustificare le tre "virtù teologali", uno dei fondamenti ideologici della chiesa cattolica.
La Cina ha tutte le ragioni per impedire ai cattolici di stuprare i bambini cinesi in nome di Gesù. La chiesa cattolica è solo stupro di minori per la gloria del suo Dio. Troppo spesso, in occidente, le Istituzioni si sono fatte complici dei cattolici nello stuprare i bambini. Ad oggi, le pene per i reati di stupro di minori scoperti, sono assolutamente esigue proprio per omaggiare il diritto di Dio di stuprare bambini.
Pagina specifica dell'argomento
24 novembre 2025
Oggi ho digitalizzto la pare dell'archivio che riguarda il 2005; ritagli di giornale raccolti per le trasmissioni radiofoniche che facevo allora.
Era in atto una vera e propria guerra del Vaticano contro l'Italia e, più precisamente, contro la popolazione italiana.
L'attacco alla Costituzione della Repubblica Italiana era all'ordine del giorno, come questo attacco di Ratzinger allo Stato Italiano al quale nessun politico nazionale ha reagito.

L'idea da monarchia assoluta di Ratzinger
NORCIA - Benedetto XVI benedice Pera e i suoi progetti neo-conservatori e formula il suo comandamento. I diritti fondamentali vengono da Dio - scandisce - e precedono qualsiasi legge dello Stato. E' dottrina classica cattolica, ma il contesto dell'intervento è fuori dall'ordinario. Perché Marcello Pera ha riunito a Norcia per un convegno squisitamente politico, oltreché culturale, intellettuali ed esponenti di partito (da Formigoni di Forza Italia a Mantovano di An) con lo scopo di forgiare la nuova alleanza tra liberal-conservatori e cattolici. "Libertà e laicità" è il tema.
L'importante era diffondere l'ideologia del demonio per contrastare psicologia e psichiatria illudendo le persone, di bassa estrazione culturale, della presenza del maligno che solo il prete poteva scacciare.
Era un attacco militare alla società civile e ai suoi sforzi per emanciparsi dalla superstizione cattolica che Ratzinger voleva alimentare per i suoi progetti eversivi dello Stato italiano.

E' la prima volta: ma solo i sacerdoti potranno esercitare
Riparte la scuola per esorcisti ammessi anche laici e suore
CITTA' DEL VATICANO - Non solo preti, ma anche laici e suore - e sarà la prima volta - al secondo corso su “Esorcismo e preghiera di liberazione" che inizia domani all'Ateneo pontificio Regina Aposlolorum di Roma. Le persone non consacrate (medici, psichiatri, operatori sociali, catechisti) e le religiose vi potranno prendere parte a patto che "siano ben motivate e documentate" e lo facciano per puro interesse professionale. Potranno, infatti, arricchire la loro conoscenza I sul mondo degli esorcismi, ma senza poterli praticare, perché - ricordano le autorità ecclesiastiche - il rito resterà ad esclusivo appannaggio dei sacerdoti delegati del vescovo locale. Le lezioni inizieranno domani a Roma, presso la sede dell'Ateneo, in collegamento in videoconferenza con Bologna, Perugia, Maddaloni (Caserta) e da quest'anno anche Milano. Il primo corso era stato riservalo ai sacerdoti e agli studenti in teologia. Da domani, invece, porte aperte anche a laici e suore, "una decisione nata in seguilo alle numerose richieste giunte da varie parli del mondo", spiega Carlo Chinati, docente che interverrà su satanismo ed esoterismo nel mondo giovanile. Le lezioni si concluderanno a febbraio.
Alimentare l'idea che nella società si muova il satanismo. Un Satana che si impossessa del corpo degli individui e che richiede l'intervento del prete quale mediatore fra Dio e gli uomini per scacciarlo.
Masse di persone, violentate dalla chiesa cattolica, credono che ciò sia possibile e anziché ricorrere alle strutture sociali preferiscono ricorrere ad un esorcista anche a costo di ammazzare i loro stessi figli.
La cronaca riporterà le notizie secondo cui, individui malati, convinti di essere posseduti da un demonio o di essere in contatto con Dio ammazzeranno degli indifesi per suo conto o per un suo ordine.
Però non è necessario che la popolazione sia consapevole delle malattie a cui molte persone sono soggette; è necessario che la popolazione attribuisca quei comportamenti all'attività di un demonio. In questo modo chiamano il prete esorcista e il potere della chiesa cattolica è assicurato.
Non ho visto nessun psichiatra arrabbiarsi per questa infamia, come se fosse un diritto della chiesa cattolica alimentare nella società il terrore per la presenza di un demonio.
Al sinodo dei vescovi viene ordinato il "silenzio stampa". Si sta progettando la devastazione della società italiana, lo stupro dei bambini e l'odio razzista contro chi non è cristiano.
Ciò che trapela sono le decisioni della popolazione italiana di smettere di "confessarsi" dal prete cattolico. La chiesa è vista come un nemico. Un nemico da evitare anche se i politici continuano a dirsi cattolici per continuare ad avere voti.
Secondo i cattolici, è l'idolatria che avanza e, invece, è l'idolatria e la superstizione cattolica che arretra.

Al Sinodo deciso un parziale silenzio stampa. Ratzinger: toma l'idolatria
Calano le confessioni, boom dei maghi
CITTà DEL VATICANO - Tra i cristiani d'Occidente cala il sacramento della confessione, ma cresce il ricorso a maghi, a pratiche occultistiche e alla New Age. E' quanto ha denunciato, ieri, nel corso del Sinodo, Rimantas Norvila, vescovo di Vikaviskis, Lituania. Un autentico grido d'allarme, preceduto da un altro richiamo non meno severo, l'invito fatto da papa Benedetto XVI durante l'udienza a cattolici a uomini di buona volontà a "non inseguire potere, successo e ricchezza à tutti i costi" perché "atti di idolatria "Nelle società odierne, specialmente quelle occidentali, ci sono molte persone che rinunciano alla confessione e si dedicano alla pratica esoterica, alla magia, all'occultismo, alle tendenze New Age", ha sostenuto monsignor Norvila al Sinodo, dove però ieri i portavoce dei gruppi linguistici hanno annunciato un parziale silenzio stampa. Una decisione presa - è stato spiegato - per non violare eccessivamente la privacy dei padri sinodali durante i dibattiti.
Sono tutti tasselli di una guerra sociale fatta dal Vaticano contro la società civile. Una guerra che ha visto i politici italiani schierati col Vaticano e contro gli italiani,
Sono solo 3 notizie che riporto del 2005, ma la sofferenza sparsa fra gli italiani alimentava una destra nazista che, occultandosi dietro Silvio Berlusconi, attraverso i giochi televisivi, cresceva offuscando le capacità di analisi degli Italiani.
Cosa vuoi che sia se un imbecille dice che i diritti sociali sono dati da Dio? Certo, Dio dà e Dio toglie. Non si tratta solo di un'affermazione, ma del tentativo di far passare un concetto ideologico devastante per la società Italiana. Come se la resistenza, elaborando la Costituzione, non avesse imposto doveri e obblighi allo Stato, a Dio.
Cosa vuoi che sia se parliamo di possessione diabolica. Dillo alla bambina ammazzata perché ritenuta posseduta anziché portarla in neurologia o dallo psichiatra.
E' diritto della chiesa cattolica analizzare il suo peso nel mondo, ma non è diritto della chiesa cattolica censurare comportamenti nella società civile. E, infatti, organizzarono aggressioni a tutti i cittadini che preferivano i principi Costituzionali ai principi del Macellaio di Sodoma e Gomorra. E' di quest'anno, il 2005, l'aggressione della chiesa cattolica al magistrato Tosti che al crocifisso preferiva i simboli Costituzionali.
Pagina specifica dell'argomento
23 novembre 2025

L'odio degli USA per l'Europa, è un odio storico alimentato dalla destra USA che vede nell'Europa il suo nemico e concorrente economico.
Per far comprendere quanto è storico l'odio degli USA per l'Europa riporto un articolo del quotidiano La Repubblica del 19 settembre del 2003. Allora non c'era la prospettiva di spingere l'Europa ad entrare in guerra con la Russia, ma gli USA presentavano la necessità di impedire la costruzione dell'Unione Europea per i loro interessi economici.
Scrive il Giornale La Repubblica del 19 settembre 2003 (l'articolo è a firma di Raffaella Minichini):
Il tono è quello di un libello politico d'altri tempi, l'invettiva aperta, l'ironia unita all'allarmismo, e alla fine un decalogo puntuale: tutto quello che gli Stati Uniti devono fare, e subito, per fermare il progetto di "Super stato europeo". La destra americana radicale, dalle colonne del suo settimanale di riferimento Weekly Standard, scende in campo questa settimana su vari fronti per correggere il tiro dell'Amministrazione Bush alla riapertura della stagione politica in primo luogo sui suoi rapporti con l'antagonista d'oltreoceano.
Un antagonista riscoperto in possesso di inaspettate energie durante la lunga battaglia al consiglio di sicurezza sull'Iraq, e ora per la prima volta realisticamente in grado - con il progetto di Unione allargata a Est - di ostacolare i piani di egemonia planetaria degli Usa.
E' questa la tesi che comincia a circolare tra i teorici repubblicani, e ad esprimerla arriva il settimanale diretto da William Kristol, con il suo articolo di copertina (firmato dal columnist dei Financial Times Gerard Baker) dall'esplicito titolo "Contro l'Europa unita".
Un po' di ironia sul dibattito per la nuova Costituzione — "si sforzano di emulare i Padri fondatori americani... con un testo costituzionale di mille pagine (immaginate un dibattito del genere a Filadelfia)..." e sulle risse estive tra Berlusconi e la Germania, ma la conclusione è delle più serie: meglio non illudersi che il super Stato non nascerà mai, o che lo storico alleato inglese sarà in grado di ricondurre la Ue nell'area di influenza Usa, dove non sarà facile inglobare neanche i "nuovi entrati" dell'Est. "C'è una dinamica potente al cuore della Ue - scrive Baker - E' il patto tra Germania e Francia. Essi non intendono orientare la politica post-irachena verso la cooperazione atlantica ". A guidarli è invece "l'idea di Chirac di un nuovo mondo in cui l'Europa bilanci gli Usa".
Il progetto di Europa unita è serio: "un'unica nazione con un potere reale". E seri sono i rischi: "Immaginate un'Europa unita che persegua aggressivamente un'unica linea contro gli Usa alla Nato. O che rovesci il suo peso economico in America Latina o in Africa". Il concetto di un'Europa bene armata come tutela contro le minacce dell'Est oggi non solo è obsoleto: è pericoloso. Cosa fare allora?
I "neo-con" americani qualche consiglio lo danno: rafforzare i legami politici e militari con l'Est europeo; opporsi ai tentativi della Ue di presentarsi come un unico soggetto in organismi internazionali come l'Onu, il G8, o la Nato; impedire che la Gran Bretagna adotti l'Euro. E, soprattutto, far leva sul malcontento dei cittadini europei, che si vedrebbero imporre il nuovo ordine quasi con la forza: "Non è troppo tardi: gli Usa possono impedire che questo superstato diventi realtà".
[La repubblica del 19-09-2003]
Il progetto della destra USA è andato a buon fine. L'Europa non è diventata un "super Stato" ma un'accozzaglia di Stati all'interno dei quali ci sono forti rivendicazioni sovraniste e separatiste che proiettano sull'Europa i propri fallimenti nazionali.
La Gran Bretagna non solo non ha adottato l'Euro, ma si è staccata dall'Europa iniziando un cammino di isolamento e autodistruzione economica. L'Europa ha contribuito a distruggere il Medio Oriente, ha perso la reputazione sia in Africa che in America Latina e non si è mai presentata come un'unica nazione negli organismi internazionali.
E' sempre stata sottomessa ai progetti USA.
Trump si limita a continuare un progetto di distruzione dell'Europa elaborato molto tempo fa.
Solo che, da allora, la Cina è cresciuta in un modo che, allora, era inimmaginabile. Anche se l'Europa è la preda che gli USA intendono distruggere, il nemico è la Cina che con l'Europa, l'Europa dei diritti delle persone, condivide quei diritti civili che gli USA negano agli uomini in nome di Dio e della bibbia.
Pagina specifica dell'argomento
22 novembre 2025

Lo squadrismo fascista ha origine negli oratori: dal momento che Dio ha ammazzato tutti col diluvio universale, che cosa vuoi che sia una coltellata? Non è forse Gesù che ordina di sgozzare chi non si mette in ginocchio? Tutti figli di brave famiglie, cristianamente devote.
22 novembre 2025

Il 18 agosto 2003, Alberoni se ne è uscito con un piccolo articolo sul quotidiano "Corriere della sera" dal titolo "I filosofi tacciono perché la gente non ha più domande".
La domanda che si faceva Alberoni era sul perché fossero spariti gli intellettuali che negli anni ‘60 e ‘70, del secolo scorso, sembravano alla guida delle proteste e degli interessi sia degli studenti che della popolazione in generale.
In effetti, il mondo era cambiato. Dopo la caduta del muro di Berlino sembrava sparito il nemico che aveva alimentato la guerra fredda e le persone si erano rese conto che loro erano le protagoniste della loro vita e gli artefici di un possibile futuro all'interno delle condizioni date. Condizioni che spesso venivano continuamente modificate da un "potere sociale" che temeva, in ogni istante, di perdere il controllo delle persone.
Dal 1978 al 2005 il potere nella chiesa cattolica venne tenuto da Wojtyla, un polacco, il cui scopo era quello di ricondurre la Polonia sotto il dominio cattolico e, più in generale, voleva distruggere quello che lui chiamava "comunismo".
Quasi per incanto, il "comunismo sovietico" sembrò scomparire e riapparvero vecchi fantasmi come la contrapposizione cristiano cattolici contro cristiani ortodossi e cristiani cattolici contro musulmani.
Quasi all'improvviso, quella che era la contrapposizione cristianesimo e "comunismo" (che poi non era ideologica, ma politica per il controllo dello Stato) si trasformò in una contrapposizione razzista che la chiesa cattolica alimentava considerandosi in una posizione di forza contro chi riteneva più deboli.
Mentre Wojtyla era la faccia del dominio assoluto che si contrapponeva al principio di uguaglianza, il braccio ideologico che agiva dietro Wojtyla era Ratzinger capo del “Dicastero per la dottrina della fede”, già ufficio dell'inquisizione. Coloro che per secoli furono responsabili di torture e omicidi.
Ratzinger, nel suo ruolo di capo ufficio dell'inquisizione, si preoccupò, come Wojtyla, di coprire le violenze sui minori che la chiesa cattolica aveva compiuto in 2000 anni e, in modo particolare, quelle compiute nel XX secolo. Conosceva sia la vastità della questione che l'importanza che aveva lo stupro dei minori ad opera dei preti cattolici nella diffusione della fede cattolica.
Nel 1966 iniziarono a correre le voci, sempre negate dai cattolici, sullo stupro di massa di minori. Non uno stupro, ma migliaia di migliaia di stupri sistematici che, imitando Gesù, erano perpetuati per la maggior gloria della chiesa cattolica.
Ratzinger era consapevole che non sarebbe riuscito a coprire questo tipo di scandali a lungo. Così decise di alimentare l'odio contro i musulmani e, nello stesso tempo, far credere quanto sia "buona" e "desiderabile" la fede cattolica. In questo progetto decise di elaborare tre encicliche, che all'80% se le è fatte scrivere da altri, per esaltare e giustificare le tre "virtù teologali", uno dei fondamenti ideologici della chiesa cattolica.
La prima di queste tre Encicliche fu la "Spe Salvi". Questa enciclica doveva presentare un universo filosofico attraverso il quale la chiesa cattolica contestava i filosofi che, in qualche modo, si erano opposti alla sua ideologia. Ratzinger fa attraversare la storia dal concetto speranza e, con questa digressione, presenta una chiesa cattolica progressista e rivoluzionaria rispetto alla realtà conservatore del potere politico che la chiesa cattolica ha praticato nella storia e ancor oggi pratica. Non condanna mai la storia della chiesa cattolica. Al contrario, con la speranza giustifica la disperazione che la chiesa cattolica ha imposto all'uomo: lo stesso stupro dei bambini massicciamente in atto sia protetto da Wojtyla che da Ratzinger.
In questo contesto storico, Ratzinger decide di costruire una filosofia della chiesa cattolica indipendente dai vari filosofi cattolici. Il vuoto, lasciato dai filosofi e dagli intellettuali, lo convince che è giunto il momento, per la chiesa cattolica, di riempire questo vuoto.
---continua---

Pagina specifica dell'argomento
21 novembre 2025

Trasformare un archivio cartaceo in un archivio digitale, è un'impresa non indifferente se si considera che ho cessato di farlo in cartaceo, lavorando solo sul digitale, nel 2011 circa.
Oggi ho sistemato il 1996 e parte del 1997. Quella che vi posto è una curiosità che, nel gennaio del 1997, era un vero e proprio atto di guerra della chiesa cattolica contro la società civile.
Atti di guerra, anche peggiori, ne ho a decine, in quegli anni terribili, ma vorrei portare la vostra attenzione su quanto malvagio era Carducci che "mangiava di grasso il venerdì santo". E dopo averlo detto, la chiesa cattolica nemmeno si vergogna.
Scrive l'articolo che riporta le affermazioni della chiesa cattolica:
"L'anticlericalismo di Giosuè Carducci era il frutto di un satanismo convinto, che niente aveva a che fare con la provocazione o la goliardia. E' quanto sostiene "Studi Cattolici" in un breve saggio dedicato alla revisione della figura del grande poeta Premio Nobel nel 1906. Secondo la rivista diretta da Cesare Cavalieri, non è in discussione la grandezza del letterato, ma le sue idee filosofiche, considerate pericolose perché influenzate dalla gnosi e dalla massoneria. E proprio questo "odore di zolfo" che promana dalle pagine carducciane sarebbe passato sotto silenzio da parte della critica cattolica. La rivista invita perciò a rileggere il celebre e discusso "Inno a Satana" (composto nel 1863) non come un episodio nella vita del poeta ma come "esemplare espressione della gnosi massonica del suo autore". Da qui, l'invito a non considerare le posizioni anticlericali del poeta dettate solo dal suo atteggiamento di ostilità al potere temporale dei papi, ma anche da un acceso convincimento satanico. Non si può dimenticare che Carducci dimostrava tutto il suo sprezzo per la fede cattolica proprio nei momenti solenni della vita della Chiesa: "mangiava di grasso il Venerdì Santo".
21 novembre 2025
Un individuo può farsi delle domande, ma non può ricevere delle risposte se non ha vissuto nella società e si è, al contrario, seduto ad osservare i miserabili che cercavano delle risposte per capire le condizioni nella quali vivevano.
Il discorso di Alberoni, notate la qualità ideologica egli intellettuali che cita, presenta tutti personaggi ambigui. Un conto è esporre ambiguità in un mondo in fermento, sfruttare quel fermento per trarre un successo personale, e un altro conto è fornire idee ed elementi alle persone con i quali affrontare la propria vita e risolvere i propri problemi.
La risposta da dare ad Alberoni sarebbe stata molto semplice: non sono mai esistiti intellettuali che coinvolgessero le persone; sono esistiti movimenti di persone sfruttati da alcuni individui per affermare idee in un momento contingente consapevoli che le tensioni che ispiravano i movimenti di quelle persone non sarebbero mai riusciti a comprendere lo stridere fra i bisogni, che le persone manifestavano, e la drammaticità di "idee" contingenti che venivano espresse come delle verità assolute.
Negli anni '60 e '70 del secolo scorso, c'erano movimenti sociali che esprimevano i bisogni delle persone e guardavano al futuro. Quell'insieme fu distrutto da intellettuali nazisti, liberali e cristiani che volevano sottomettere gli uomini a Dio e alla loro visione assolutista.
Oggi, che le persone hanno compreso di essere importanti tanto da non voler mettere nessuno sugli altari, gli intellettuali si sentono smarriti. Non sanno riempire le loro idee con le loro emozioni. Vorrebbero salire su un palcoscenico, una tribuna, ed essere applauditi da masse di uomini osannanti. Quel tempo è finito. I greggi si sono sciolti è i pastori vagano smarriti in un mondo che non comprendono.
Scriveva Alberoni sul Corriere della Sera del 18 agosto 2003:
Se confrontate il panorama della cultura europea di oggi con quello degli anni Sessanta-Settanta, trovate uno spettacolo desolante.
Sono scomparsi i filosofi, i pensatori, coloro che scavano nelle profondità dell'essere umano, della società per rivelarci chi siamo e immaginare altri mondi possibili. La mente mi si riempie di nomi; dico i primi che capita: Sartre, Camus, Foucault, oppure Fromm, Heidegger, in Italia Pomari, in America Marcuse, Brown, Rawls.
E lo stesso con i grandi scrittori, i grandi registi. Certo anche oggi ci sono studiosi, artisti di valore, ma nessuno ha il peso, il ruolo, l'importanza dei maestri del recente passato. I loro libri non sono attesi con ansia, le loro tesi non sono discusse in modo appassionato. I giornali sono pieni solo di politica quotidiana. La gente parla di salute e di cibo. Non legge più saggi che pongono
problemi, che costringono a pensare. In Europa, per secoli, ci siamo sempre domandati il perché delle cose, abbiamo sempre voluto
capire i meccanismi che stanno dietro i nostri comportamenti. Pensiamo alla psicoanalisi. La psicoanalisi non dà ricette, è un metodo per capire te stesso, affrontare i tuoi dubbi, risolverli.
Come non davano ricette gli autori che abbiamo nominato più sopra. Ti aiutavano a capire, ti insegnavano a pensare, infatti erano chiamati maitre à penser.
Oggi non si cercano più dei maestri del pensiero. Non si vuol più capire il processo che produce il nostro comportamento individuale o sociale, si vogliono delle ricette. Come negli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti, in cui vi sono stupende università, ma dove la cultura media è infinitamente inferiore a quella europea e domina una mentalità pragmatica, sono sempre usciti migliaia di libri di ricette per fare tutto, da come trovare l'anima gemella a come coltivare le orchidee, da come addestrare i pappagalli a come comportarsi con i suoceri. L'americano medio non perde tempo a filosofare, prende un manuale e lo applica.
L'anno dopo ne esce uno nuovo e applica quello. Ma oggi questi libri e questa mentalità si sono diffusi anche in Europa. Prima in Germania, poi da noi, in Spagna, persino in Francia. La società europea ha subito una mutazione profonda, si è americanizzata nel modo peggiore. Possiamo perciò domandarci: mancano gli autori, i pensatori o è cambiato il pubblico, è cambiata la mentalità? Venti, trent'anni fa c'erano meno laureati di oggi, meno università, meno corsi di laurea. Ma c'era, diffusa in tutte le classi sociali, una straordinaria curiosità intellettuale, una fame di sapere, fantasia e curiosità.
Ricordo in Brianza dei ragazzi dell'istituto tecnico che leggevano i poeti americani. Tantissimi si affollavano al Piccolo Teatro per guardare il Galileo di Brecht e discutevano per giorni. Le conferenze erano incandescenti, si conversava nei caffè con i libri in mano. Nelle università gli studenti sedevano attorno ai professori che portavano idee nuove e restavano a discutere fino a tarda notte.
Oggi studiano le poche pagine obbligatorie e, come esame, fanno un test. Non devono nemmeno parlare. E' quindi la gente che non ha più voglia di capire, di pensare, di porsi domande. I filosofi nascono per rispondere a domande. Se nessuno chiede, tacciono.
Corriere della sera, 18 agosto 2003
Oggi la situazione è ancora peggiore. Il covid ha spazzato le ultime illusioni rimaste, le economie stentano. Provano una sopravvivenza gestite da un'ideologia sovranista che continua la sua azione cannibalesca nei loro confronti.
Gli intellettuali sono scappati e, quando un intellettuale mi incontra, si sente offeso quando gli dico che il suo pensiero rientrava nell'ideologia nazista che vendeva a perone "di sinistra" smarrite. Non saper distinguere il nazional-socialismo, trasformato in populismo, dalle esigenze sociali delle democrazie, fu il grande torto di questi intellettuali, come Alberoni, che nemmeno il fallimento li ha portati a rivisitare la qualità del loro pensiero.
Pagina specifica dell'argomento
20 novembre 2025
Nel 2003 fu proposto di darlo allo stupratore di bambini Wojtyla. Avevano candidato Wojtyla per il Nobel per la pace e hanno finto di non vedere che Wojtyla stava coprendo lo stupro dei bambini ad opera della chiesa cattolica.
I sovranisti Italiani avrebbero voluto premiare un monarca assoluto, in assoluto disprezzo della Costituzione della Repubblica. Io ritengo che il premio Nobel per la pace sia una sorta di arma per la destabilizzazione di società civili che si vogliono distruggere e non un premio volto a promuovere la pace.
Scriveva il Gazzettino del 11 ottobre del 2003:
Secondo il 77,3% degli italiani il Papa, e non l'attivista iraniana per i diritti umani Shirin Ebadi, meritava di vincere il premio Nobel per la pace. Lo rivela un sondaggio condotto da Directa, che ha intervistato telefonicamente 1000 persone, appena reso pubblico il nome della vincitrice. Alla domanda «secondo lei chi meritava di vincere?», la maggior parte ha indicato appunto il pontefice, seguito dalla vincitrice Shirin Ebadi (10,1%), l'ex presidente della Repubblica Ceca Vaclav Havel (3,5%). Dopo l'assegnazione del premio, tanti sono stati quelli che hanno espresso parere negativo su questa scelta: il 55,6% ha infatti dichiarato di non condividerla, mentre solo il 14,7% l'ha valutata positivamente.
Il gazzettino, 11-10-2003
La rabbia espressa dai giornalisti cattolici per la mancata assegnazione del Nobel per la pace al sanguinario Wojtyla, adoratore del macellaio di Sodoma e Gomorra e del pederasta in croce, fu espressa in modo feroce.
E' sempre la medesima edizione de Il Gazzettino che titolava un piccolo articolo in un riquadro scrivendo:
"Non è la prima volta che il Comitato norvegese "umilia" il Pontefice"
Delle centinaia di migliaia di stupri di bambini di cui stavano giungendo notizie a centinaia, alla ferocia dei giornalisti de Il Gazzettino, non fregava assolutamente nulla.
20 novembre 2025
Nel viaggio all'interno della filosofia metafisica sono arrivato al commento dell'ideologia religiosa della chiesa cattolica espressa per bocca di Ratzinger, forse l'ultimo personaggio che ha tentato di scrivere, e riscrivere, la filosofia cattolica.
La pagina che mi ha impegnato per vari giorni è la pagina dell'enciclica integrale della Spe Salvi, la bibbia del pensiero filosofico cattolico. L'avevo trascurata ed era diventata una pagina isolata. Era scritta ancora come si faceva oltre 20 anni fa. Forse ora, il viaggio della metafisica nella filosofia può proseguire più speditamente anche se altri ostacoli mi attendono.
L'enciclica Spe Salvi di Ratzinger
20 novembre 2025
Una cosa è vera solo in quanto sia conforme alla ragione ed all'esperienza; quand'essa ripugni all'una e all'altra non può, né deve trovar posto in un sistema di filosofia.
Rincresce il dire che molti filosofi, quando si tratti dell'immortalità dell'anima, non esitano ad abbandonare tutti i principii che in altre occasioni si compiacciono ostentare, per appellarsi ad un vuoto e non meno vago sovranaturalismo. Cotestoro però non valgono la pena che lor si porga ascolto. A mo' d' esempio, ecco ciò che Fichte decreta: "L'esistenza infinita dopo la morte non può, né ha d'uopo di essere spiegata con semplici condizioni morali, poiché essa sta fuori della natura. S'egli è impossibile di comprendere come, dal punto di
vista empirico, un' esistenza eterna sia possibile, bisogna ciononostante ch'essa sia possibile, poiché essa sta al di sopra di ogni natura." Tali asserzioni non hanno valore se non per colui che le crede o le vuol credere; tutti gli altri troveranno naturale che, in una controversia qualsiasi, l'uomo ricorra alla critica ed esamini se gli argomenti addotti sieno concludenti, secondo l'esperienza, la ragione ed i fatti delle scienze, naturali. Sotto questo aspetto si troverà che Fichte non aveva torto di pretenderti che si rinunciasse alla
ragione ed alla percezione dei sensi per concepire l'esistenza personale dopo la morte.
pag. 279
Cercatela voi, se vi interessa, l'origine della citazione. Io vi do solo il numero di pagina da cui l'ho tratta.
20 novembre 2025
Siamo sempre alla guerra ideologica. La morale è innata o è imposta dalla società mediante l'educazione? I fattori presentati dalla società, che ne sia cosciente o meno, vengono interpretati dal neonato e su quella interpretazione costruisce le sue strategie d'esistenza.
Questa è la risposta di una specialista dell'agosto del 2014.
E' possibile sostenere che un cervello maggiormente sviluppato o uno più sano siano più "morali"?
"Dal punto di vista evolutivo, credo che la morale si sia sviluppata culturalmente, non geneticamente. E i disturbi psichiatrici, come la schizofrenia o la depressione cronica, non sono ancora conosciuti dal punto di vista neurobiologico: dobbiamo capirli a fondo. Posso dire però che chi ne soffre è meno portato ad avere una vita sociale e per questo ha comportamenti morali problematici. Sappiamo che l'ossitocina gioca un importante ruolo nell'attaccamento alla prole, ma non conosciamo in che misura abbia conseguenze dirette sulla capacità di vivere socialmente. In realtà in nostri esperimenti sono molto approfonditi sugli animali, ma non altrettanto sugli esseri umani".
Tratto da un'intervista dell'Espresso dell'agosto 2014
Per quanto si riconosca l'influenza della società sulla formazione della morale del neonato che diventerà un adulto adattandosi a quell'influenza, ancora si continua ad aggredire le persone come se le scelte morali o caratteriali fossero espressione del soggetto in sé. Come se l'individuo fosse creato ad immagine e somiglianza di Dio.
Pagina specifica dell'argomento
19 novembre 2025

L'esistenzialismo vorrebbe definire l'uomo in relazione alla vita e alla morte dell'uomo. L'esistenza dell'uomo come creazione di Dio al quale l'uomo si deve sottomettere in quanto Dio, definito "Essere", diventa il padrone dell'uomo, definito "ente", attraverso un controllo che viene definito "Esserci". Che non è l'esserci dell'uomo nell'esistenza, ma è l'esserci di Dio nell'uomo che controlla l'esistenza dell'uomo.
L'esistenzialismo non è diverso dall'idealismo e dallo spiritualismo. Usa un linguaggio diverso, ma finalizzato al medesimo scopo: controllare l'uomo per conto e in nome di Dio.
Nell'esistenzialismo Dio è maggiormente presente nella vita dell'uomo. Mentre nell'idealismo e nello spiritualismo l'uomo va verso Dio, nell'esistenzialismo è Dio che va verso l'uomo per controllarlo e dominarlo.
Kieerkegaard vive l'angoscia di non essere abbastanza sottomesso a Dio. Il timore e l'angoscia che prova è quella di non essere un contenitore abbastanza soddisfacente per Dio che lo abita. Per Kierkegaard le sacre scritture cristiane sono la parola di Dio che lui deve far propria affinché Dio, che lo controlla nel suo esserci nel mondo, possa essere soddisfatto della sua sottomissione.
Nietzsche è considerato, sotto vari aspetti, un esistenzialista. Solo che Dio non abita in lui. In un crescendo delirante, è Nietzsche che progressivamente diventa Dio che proclama la verità profetica dell'oltre uomo, una sorta di super uomo elevato a Dio, che vive la realtà di un eterno ritorno destinato a ripetere continuamente le medesime azioni.
Heidegger descrive l'esistenza dell'uomo sottomesso a Dio che abita l'uomo e lo comanda attraverso l'esserci dell'ente, l'uomo, nel mondo. Un uomo obbediente a Dio che Heidegger identificherà con Hitler e il nazionalsocialismo. Il nazionalsocialismo mette in atto la cura per la società arrestando e incarcerando gli ebrei. Il concetto di cura di Heidegger, che viene scambiato per "solidarietà sociale", è il concetto che porta all'incarceramento e al genocidio, all'eugenetica e alla soppressione dei più deboli della società in cui la "cura" è praticata. Nell'esserci heideggeriano, è Dio, che abita l'uomo, l'ente, nell'esserci che mette in atto la cura dell'uomo affinché l'uomo non cerchi la sua libertà da Dio.
Jasper diverge da Heidegger. Nato come psicologo e psichiatra, vede nelle teorie esistenzialiste un modo di essere dell'uomo che, pur vivendo nella necessità di affermare sé stesso, interiorizza psicologicamente il proprio essere nel mondo.
Scrive Jaspers in Nietzsche (tradotto dallo spagnolo):
La concezione nietzscheana dei limiti della scienza, la sua interpretazione della verità, intesa come ciò che è capace di apparire, e il ciclo – che riappare in forme costantemente nuove – di un annientamento, per così dire, un annientamento suicida di ogni essere della verità, non mettono in discussione la ragione in generale. Che si tratti di moralità, della morte di Dio o della verità, tutto converge in una perdita nel nulla. Ma, all'interno di tali estremi, Nietzsche vuole raggiungere, in senso proprio, l'essere. Questo non è accessibile come ragione; quindi, cerca di raggiungerlo attraverso la dissoluzione della ragione stessa o attraverso un atto di irruzione.
Nietzsche attacca la ragione in quattro modi:
1. Contro l'affermazione che la verità risieda nel pensiero, applica la sua teoria dell'interpretazione e, di conseguenza, della natura apparente di ogni pensiero. Questa è la logica peculiare di Nietzsche. Le categorie del pensiero sono inganni necessari alla vita; sono utili e costituiscono strumenti per afferrare qualcosa (6, 22). Se non si credesse in esse, il tutto perirebbe (16, 20).
Ma non sono verità, bensì finzioni. In effetti, la loro origine non è nell'essere, ma piuttosto sono la condizione che ci permette di pensarlo. Questa condizione è che qualcosa sia identico a se stesso. Solo se pensiamo in identità (casi identici, ciò che rimane identico a se stesso) l'essere diventerà oggetto di pensiero. L'ammissione di un'entità identica a se stessa "è necessaria per pensare e poter concludere; la logica fornisce solo formule per ciò che rimane nell'identità" (16, 30). Nietzsche sviluppa questi pensieri nei seguenti passi; Il pensiero dell'identità esige il principio di contraddizione. Anche questo, nell'orizzonte ingannevole di un intelletto che cerca l'essere, costituirà una finzione. Affermando e negando la stessa cosa, falliamo. Tale affermazione e negazione sono solo una proposizione dell'esperienza soggettiva: non esprimono nulla. “Necessità”, valida per l'essere in sé, ma solo un'impotenza della nostra facoltà di pensare. “La proposizione non contiene alcun criterio di verità, ma un imperativo riguardo a ciò che deve essere vero” (16, 28 sgg.).
Da: Karl Jaspers, "Nietzsche", Editorial Sudamericana, Buenos Aires, 1963, pag. 229-230
Jaspers usa l'esistenzialismo in funzione della sua preparazione in psichiatria e usa, la preparazione medica e l'esperienza in psichiatria, per interpretare l'esistenzialismo.
Con l'arrivo del nazismo hedeggeriano, Jaspers, sposato ad una donna ebrea, viene costretto a scegliere fra esilio e ripudio. Preferisce non scegliere e rimane in assoluto isolamento fino alla fine del nazismo. Il nazismo lo ritiene innocuo e non lo perseguita. Solo alla fine del nazismo, sembra, sia stato emesso nei suoi confronti un mandato di cattura che non fu eseguito per l'arrivo delle truppe americane.
Diverso ancora è l'esistenzialismo di Sartre.
Sartre studia Husserl ed Heidegger in una scuola filosofica francese in dissenso con la filosofia spiritualista e idealista. Dalla fenomenologia, Sartre ricava il concetto secondo cui la coscienza manifesta un intento. Le intenzioni della coscienza la trascinano nella trascendenza ineliminabile verso il mondo e le cose. La coscienza è sempre "coscienza di qualche cosa" e questo le impedisce un ritorno spiritualistico nell'interiorità né essere sostanziata in un principio metafisico separato. Anche l'Io, dal punto di vista della coscienza, è un oggetto psichico, un referente dell'attività intenzionale della coscienza.
In questo contesto, Sartre nega il concetto heideggeriano di "esserci" come controllo di Dio, l'essere, sull'ente, l'uomo.
Mentre Heidegger diventa il filosofo del nazismo; Sartre viene assunto a filosofo della "sinistra" francese.
Tutto l'esistenzialismo ha come scopo la sottomissione dell'uomo a Dio. L'uomo non è il soggetto che abita e si trasforma nel mondo, ma è la marionetta della quale Dio tira i fili. Poi, la mano di Dio passa nelle mani dell'autorità Istituzionale che, lungi dal funzionare per l'uomo, tira i fili della marionetta “uomo” per i propri interessi e per il proprio tornaconto personale.
Vedi anche:
19) La metafisica e l'esistenzialismo Seconda parte: Martin Heidegger
18) La metafisica e l'esistenzialismo Prima parte: Soren Kierkegaard
Pagina specifica dell'argomento
18 novembre 2025

Ho sempre parlato della disgregazione e della riaggregazione della coscienza come processo di apprendimento e di trasformazione del soggetto. Questo vecchio articolo che ho ritrovato nello smontaggio del mio archivio parla dell'attività del dormire nella quale si disgrega la coscienza per riaggregarsi al risveglio.
Credo che questo articolo sia vecchio di oltre 15 anni, ma se siete interessati, con una facile ricerca su internet trovate articoli simili.
Formare un concetto religioso in cui la coscienza si costruisce come opposizione al concetto cristiano di verità e di creazione, quando lo manifestai, fu una vera e propria rivoluzione del pensiero perché cambiava la posizione dell'uomo davanti al mondo. Non ho dati su chi ha pubblicato questo articolo, ma in quel periodo raccoglievo articoli dal giornale La Repubblica e dal Gazzettino di Venezia.
Uno studio pubblicato su Science: durante il sonno senza sogni il nostro Io sparisce:
Di notte il cervello si disgrega così svanisce la coscienza
ROMA —Tutte le notti, quando cadiamo addormentati in un sonno senza sogni, la nostra coscienza svanisce. Non sentiamo, non pensiamo, nemmeno fantastichiamo e anche l'universo che ci circonda sembra scomparire, pronto a riemergere il mattino successivo identico (o quasi) al giorno precedente. Il cervello però rimane sempre attivo. E spiegare cosa cambia al suo interno in questa fase di buio e assenza serve a rispondere a una delle domande più sfuggenti delle neuroscienze: cos'è la coscienza?
Da Madison, università del Wisconsin, arrivano i risultati della prima navigazione nella notte del cervello. Provengono dagli Stati Uniti, ma sono immagini targate Italia, perché gli autori del lavoro Giulio Tononi e Marcello Massimini sono nati e hanno studiato nel nostro paese e Massimini è ricercatore alla facoltà di Medicina dell'università di Milano. Gli esperimenti sono stati guidati da una teoria formulata da Tononi, secondo cui la coscienza nasce dalla capacità che alcune aree del cervello hanno di parlare tra loro.
Per misurare questa capacità i ricercatori hanno usato uno stimolatore magnetico transcranico, strumento in grado di attivare una piccola area della corteccia, porzione nobile sulla superficie del cervello. Il propagarsi di questa attività nervosa lungo sentieri di neuroni veniva osservata con un elettroencefalogramma ad alta risoluzione. Quando i soggetti erano svegli, il segnale viaggiava rapidamente e a lunga distanza, rimbalzando da un'area all'altra del cervello per circa 300 millisecondi.
Negli stadi profondi della fase non REM del sonno invece, quando i sogni sono molto rari, la risposta del cervello alla stimolazione cambiava radicalmente: "L'attivazione era molto intensa nell'immediato - spiega Massimini - ma anziché riecheggiare da una zona all'altra rimaneva localizzata nell'area della corteccia cerebrale stimolata per poi svanire rapidamente, nel giro di 150 millisecondi". La comunicazione tra le diverse aree della corteccia cerebrale e del talamo (una zona più profonda del cervello) - è il risultato dellaricerca che esce oggi su Science - è il segreto della coscienza. "Abbiamo visto che quando la coscienza svanisce - spiega Massimini - le diverse aree del cervello, pur rimanendo attive, fanno fatica a comunicare tra loro. Il messaggio di ciascun elemento si perde, come in un coro di cantanti sordi".
Ma cosa cambia tra la veglia e il sonno, tanto da far apparire o scomparire la coscienza nel giro di pochi secondi? "Questo passaggio - spiega Tononi - è innescato dal tronco encefalico che agisce come un interruttore. Quando si spegne modifica il cocktail di neuromodulatori presenti nel cervello, cioè le sostanze che rendono possibile la comunicazione fra i neuroni. Cambiare questo panorama rende meno efficace la comunicazione fra le aree della corteccia e del talamo, e quindi determina la riduzione temporanea della coscienza".
18 novembre 2025

Riporto un articolo del febbraio del 2013. Ancora oggi, l'idea della loro esistenza e di come intervengono nella vita delle persone al grande pubblico non è chiara. Quando ne parli ti guardano come se tu fossi matto.
Scriveva questo vecchio articolo:
Strani neuroni governano l'apprendimento. Ma anche l'empatia. E rivoluzionano le teorie sulla mente.
Chissà se ogni tanto si mangia le mani, quell'editor di “Nature”. Vent'anni fa, sul tavolo della più importante rivista scientifica del mondo arrivava l'articolo di un gruppo di fisiologi di una piccola università italiana, Parma. Avevano trovato degli strani neuroni nel cervello dei macachi. Stavano in quella parte del cervello della scimmia che governa i movimenti, ma “sparavano” (come dicono i neurofisiologi, riferendosi alla scarica di segnale elettrico che segna quando una cellula nervosa si mette in funzione anche quando la scimmia stava ferma e vedeva muoversi un essere umano. Che cosa strana. Non abbastanza per "Nature" pero, che respinse il rutto al mittente definendo la ricerca (la frase sarebbe, nel suo piccolo, passata alla storia) "priva di interesse generale".
Pagina specifica dell'argomento
17 novembre 2025

Nel primo libro della Metafisica di Aristotele si assiste ad un Aristotele impegnato nella sua attività infantile volta ad imporre un padrone alla materia in trasformazione.
Qualcuno deve aver fatto il mondo, dice Aristotele. Un Aristotele onnipotente nascosto in una dimensione trascendente, capace di determinare, dirigere, condizionare la vita per i suoi scopi. Scopi che definisce come "Bene". Aristotele è cieco. Non si rende conto di essere il prodotto della materia e se apprezza il mondo in cui vive, capace di suscitare in lui meraviglia, è solo perché lui è nato in quel mondo in conseguenza delle trasformazioni del mondo. Il bambino Aristotele si guarda indietro e dice: "Qualcuno ha fatto in modo che io nascessi! Se qualcuno non avesse costruito il presente io, Aristotele, con tanta bellezza, non avrei potuto essere". Da dove nasce quest'idea di Aristotele? Da quello che gli hanno detto suo padre e sua madre fin da quand'era piccolissimo: "Ti abbiamo fatto io e tua madre, altrimenti tu non saresti nato". E il bambino Aristotele è cresciuto proiettando quest'immagine sull'intero universo. Se suo padre e sua madre hanno fatto lui, certamente qualcuno deve aver fatto l'universo.
Scrive Aristotele nella metafisica "Metafisica" libro primo:
La maggior parte dei filosofi più antichi ritenne che fossero princìpi di tutte le cose soltanto quelli che rientrano in una specie materiale. Infatti essi affermano che è elemento e principio delle cose esistenti appunto ciò di cui tutte quante le cose esistenti sono costituite e da cui primamente provengono e in cui alla fine vanno a corrompersi, anche perché la sostanza permane pur cangiando nelle sue affezioni, e per questo motivo essi sono del parere che nulla nasca e nulla perisca, giacché, secondo loro, un tale principio naturale si conserva sempre, proprio come noi non parliamo, a proposito di Socrate, di una generazione assoluta quando egli diviene bello o musico, né di una assoluta distruzione quando egli perde questi modi di essere, e ciò è dovuto al fatto che il soggetto, ossia la persona di Socrate, permane, e allo stesso modo né nasce né si distrugge in maniera assoluta alcun'altra cosa, giacché non può non esistere una certa sostanza naturale - tanto se si tratta di una sola quanto di più di una - da cui le altre cose si generano, mentre essa stessa riesce a conservarsi.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 16
"Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma". Il principio di Lavoisier è stato successivamente ampliato da Albert Einstein, che ha scoperto che massa ed energia sono due aspetti della stessa realtà, come espresso nella sua famosa equazione (E=mc{2}). Questo significa che la materia può trasformarsi in energia e viceversa, ma la quantità totale di materia-energia dell'universo rimane costante.
Io ho voluto estremizzare quanto ha affermato Aristotele rispetto ai filosofi che chiama "antichi", ma il concetto di fondo della filosofia preplatonica non cambia.
La materia, dunque, la materia-energia, sono il fondamento dell'esistenza e nulla è al di fuori della relazione materia-energia in continua trasformazione.
L'esempio che Aristotele fa è frutto del suo delirio di onnipotenza. Socrate non è oggetto del discutere. In pratica, la discussione non verte sull'idea che Aristotele ha di Socrate come ente, ma la discussione prende in esame il corpo di Socrate che nasce, trasformandosi da feto in Essere Umano; si trasforma, crescendo sedimentando corpo e coscienza; si trasforma deperendo e si trasforma morendo diventando cibo per vermi nella terra. La materia corporea di Socrate si trasforma e nulla rimane ad Aristotele per affermare che la coscienza di Socrate si è trasformata permanendo. Per quanto riguarda Aristotele, col corpo di Socrate è morta anche la sua coscienza in quanto qualità del corpo.
La persona di Socrate muore, non permane. Permane la materia del corpo che si trasforma diventando altro.
Per quale motivo una sostanza dovrebbe conservarsi uguale a sé stessa fungendo da generatore di altre sostanze anziché trasformarsi a sua volta, proprio per generare altre cose?
Per la metafisica questo è un discorso fondamentale. Se qualche cosa permane, uguale a sé stesso, dovrebbe, come minimo essere dimostrato e non semplicemente affermato. Affermare che qualche cosa di indimostrabile permane in sé stesso è riconducibile ad un desiderio psicologico di eternità che dimostra paura nei confronti della fine della vita. Aristotele vorrebbe essere eterno, ma la sua vita finisce e, con essa, anche la sua coscienza.
Scrive Aristotele:
Non tutti, però, sono d'accordo sul numero e sulla natura specifica di tale principio, ma Talete, iniziatore di tale tipo di indagine filosofica, sostiene che esso è l'acqua (perciò egli asseriva che anche la terra galleggia sull'acqua), e forse questa sua opinione gli fu suggerita dall'osservazione che è umido ciò di cui ogni cosa si alimenta e che anche il caldo nasce dall'umidità e sopravvive per mezzo di essa (del resto è principio di tutte le cose ciò da cui queste traggono l'origine), né soltanto in base a ciò egli ha concepito una tale teoria, ma anche in base al fatto che hanno natura umida i semi di tutte le cose, e l'acqua è appunto il principio naturale delle cose umide.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 17
Talete individua l'acqua come indispensabile per la vita e per la terra stessa. Senza l'acqua, la vita, come noi la conosciamo, non esisterebbe. Dunque, per Talete, prima fu l'acqua e dalle trasformazioni indotte dagli oggetti che contenevano acqua si è generato il presente.
Questo ragionamento è alla base delle idee di Talete sull'origine della vita.
Questo ragionamento di Talete è inattaccabile. Si può dire che è parziale rispetto all'insieme del divenuto della vita e che altri elementi sono alla base della vita, ma non si può dire che quanto afferma Talete non fosse coerente con la vita stessa.
Aristotele ci spiega perché Talete ha concepito tale teoria. La spiegazione di Aristotele non è la spiegazione di Talete, ma è quanto Aristotele immagina come lui avrebbe spiegato se fosse stato al posto di Talete e avesse affermato quanto Talete ha affermato.
Quando si analizza un personaggio che cita qualcuno, è necessario distinguere la sostanza della citazione dall'interpretazione che chi lo cita fa della citazione. Troppo spesso non si cita per esteso, ma solo l'affermazione che viene decontestualizzata e inserita in un diverso contesto.
Scrive Aristotele:
Anzi ci sono alcuni i quali credono che anche gli antichissimi, che vissero molto prima dell'attuale generazione e che per primi teologizzarono, ebbero questa concezione della natura; essi, infatti, rappresentarono Oceano e Teti come genitori del divenire e il giuramento degli dèi come eseguito su un'acqua, alla quale essi stessi [poeti] diedero il nome di Stige, giacché ciò che è più vetusto è più rispettabile, e un giuramento è la cosa più degna di rispetto. Se, però, una siffatta opinione sulla natura sia davvero primitiva ed antica, non si può dire con certezza; di Talete, invece, si dice che in tal senso egli ha parlato della prima causa (né si potrebbe pretendere di collocare tra questi pensatori anche Ippone per lo scarso valore del suo pensiero); Anassimene e Diogene, invece, pongono l'aria come anteriore all'acqua e come principio fondamentale dei corpi semplici, mentre Ippaso di Metaponto45 ed Eraclito di Efeso pongono il fuoco, ed Empedocle i quattro elementi, aggiungendo ai suddetti come quarto la terra (giacché questi sempre permangono e non sono generati, ma si accrescono o diminuiscono solo quantitativamente, secondo che essi si fondono per comporre un'unità ovvero si separano da questa); Anassagora di Clazomene, invece, che è più anziano di Empedocle, ma che ha prodotto la sua opera dopo di lui, afferma che i princìpi sono infiniti; infatti egli dice che quasi tutte le cose formate da parti simili, come sono appunto l'acqua o il fuoco, nascono e periscono in questo modo, cioè soltanto per aggregazione e separazione, mentre sotto altri aspetti esse né nascono né periscono, ma permangono eterne.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 17-18
Omero fa risalire la nascita del mondo da Oceano e Teti. Teti (o Tetis) era una Titanessa, figlia di Urano e Gea, ed era la consorte e sorella di Oceano. E' la personificazione dell'acqua e delle acque dolci. Fu madre delle Oceanine (ninfe marine), dei Potami (divinità dei fiumi come il Nilo, Alfeo e Meandro) e le Nefelai (ninfe delle nuvole e della pioggia). In sostanza, fu madre dei mari, dei fiumi, delle nuvole e della pioggia.
Oceano era considerato il più antico figlio di Urano e Gaia, datore di vita attraverso le acque. Non partecipò alla Titanomachia e non fu relegato nel Tartaro continuando a scorrere attorno alla terra alimentando sorgenti, fiumi e mari.
L'affermazione è in Omero e, dunque, come minimo dell'VIII secolo a.c., probabilmente, molto precedente.
L'acqua era già considerata fonte e origine della vita ben prima di Talete.
Poi, Aristotele cita Anassimene e Diogine (412-323) affermano che l'aria è precedente all'acqua, indicandola come principio fondamentale dei corpi semplici mentre Ippaso ed Eraclito pongono il fuoco come iniziatore della vita.
Nessuno di costoro ha torto. Dipende da dove si poggia lo sguardo sul passato e dell'importanza che il soggetto dà all'elemento che concorre a costruire la vita.
Senza l'aria, Zeus, la vita della natura non sarebbe nata. E' Zeus, l'atmosfera, che costringe Cronos, il tempo, a vomitare i suoi fratelli. Senza Zeus, Cronos avrebbe continuato a proteggere i suoi figli dentro di sé.
Senza il fuoco, sia come oggetto fisico che come oggetto simbolico del fuoco emotivo che pervade l'universo, la vita, come noi la conosciamo non sarebbe possibile
Aristotele afferma che Empedocle, ai principi suddetti, aggiunge, come quarto elemento, la terra.
Senza la nascita della terra, la vita non è possibile. La Terra non è Gaia o Gea, anche se viene indicata come Gaia o Gea. Gaia o Gea sono tutta la materia dell'universo, sia dell'universo conosciuto da Aristotele che dell'universo come lo conosciamo noi. La terra, il nostro pianeta, è una frazione di Gaia o Gea, ma è diverso da Gaia o Gea per i suoi processi di trasformazione nel corso della sua esistenza.
Per Empedocle, dunque, la vita, come noi la conosciamo, nasce dall'acqua, dall'aria, dal fuoco e dalla terra.
Anassagora, dice Aristotele, afferma che i principi da cui il presente viene in essere, sono molti, infiniti, si aggregano e si disgregano, alcuni permangono per tempi maggiori, nascono e periscono mentre altre permangono eterne.
L'eternità, per quanto riguarda la visione umana, è proprio della materia-energia dell'universo. Il nascere e il morire sono le forme con cui la materia-energia dell'universo si presentano. Elementi si aggregano e si disgregano in un continuo processo di trasformazione dove nulla permane uguale a sé stesso e la materia stessa, pur apparendo eterna, si aggrega e si disgrega in un infinito numero di forme.
Scrive Aristotele:
Risulterebbe, pertanto, dall'esame di queste teorie che sia causa soltanto quella che si chiama di specie materiale; ma, mentre quei filosofi andavano avanti in questo modo, la realtà stessa fece loro da guida e li costrinse ad approfondire l'indagine: difatti, se è vero che ogni generazione e ogni distruzione derivano da un solo principio o anche da molti, perché mai accade questo, e quale ne è la causa? E' senza dubbio impossibile che il sostrato, da solo, provochi il suo stesso cangiamento; voglio dire, ad esempio, che né il legno né il bronzo sono causa del loro stesso mutamento, né il legno si mette a costruire un letto o il bronzo una statua, ma c'è qualche altra cosa che causa il cangiamento. E ricercare quest'altra cosa significa appunto portare l'indagine sull'altra causa, cioè su quella da cui, per così dire, prende inizio il movimento.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 18-19
A questo punto, Aristotele inizia a contestare i filosofi presocratici perché, pur avendo indicato elementi fondamentali che hanno consentito il divenuto dell'universo, non indicano la causa che sta a monte degli elementi stessi e dell'ordinamento che le trasformazioni hanno ottenuto.
Appare chiaro, immediatamente, che se Talete dice che la causa del presente è dovuta all'acqua, il presente, non essendo acqua, ma composto di acqua, significa che c'è stato tutto un processo di trasformazione, a cui l'acqua ha concorso in maniera vitale, che ha permesso il venir in essere della vita fatta attraverso la partecipazione fondamentale dell'acqua. Da un "universo di acqua" al presente composto di acqua.
Aristotele dimostra tutto il suo infantilismo in filosofia quando afferma: "voglio dire, ad esempio, che né il legno né il bronzo sono causa del loro stesso mutamento, né il legno si mette a costruire un letto o il bronzo una statua, ma c'è qualche altra cosa che causa il cangiamento". Questo esempio appartiene all'infantilismo. Gli oggetti d'uso degli uomini sono fatti dagli uomini, ma la montagna non è fatta da qualcuno, ma dagli adattamenti per i movimenti tellurgici. L'erosione delle coste non è fatta da qualcuno, ma dagli adattamenti delle coste all'infrangersi delle onde. La vita non è fatta da qualcuno, ma è l'adattamento di una specifica materia a specifiche condizioni incontrate.
La spada che hai è stata forgiata da un fabbro, ma questo non ti autorizza ad estendere l'idea che possa esserci un fabbro dell'universo.
Da qui inizia il discorso relativo alla metafisica di Aristotele che, ignaro dei processi di trasformazione del presente, estraneo alla vita degli uomini, è alla ricerca di un padrone della vita che ritiene nascosto oltre le cose e il loro divenuto.
Fine Terza parte
Pagina specifica dell'argomento
16 novembre 2025

Sto sistemando l'archivio perché ormai occupa troppo posto. Ve lo ricordate l'allarme "satanisti" sul quale intervenne anche l'allora presidente della Repubblica Scalfaro?
Tutti questi sedicenti esperti anti sette sataniche che venivano ospitati sui giornali, in TV, a pavoneggiarsi lanciando allarmi su cose che non esistevano.
Le persone sono state aggredite, violentate nella loro psiche per far confessare loro di essere dei satanisti.
Questi esperti avevano porte aperte nelle Questure e nei Tribunali. Insultavano, ingiuriavano i cittadini che dissentivano dal cristianesimo. Ora sono privati di ogni credito morale, ma i danni che hanno provocato non saranno mai ripagati.
Allora, per me fu una dura battaglia per le aggressioni subite, eppure ho salvaguardato non solo la libertà religiosa di chi si definiva "pagano" ma di ogni altra credenza non cristiana.
Mentre cerco di sistemare l'archivio, troppi ricordi affiorano e affiora anche la rabbia nei confronti di chi avrebbe potuto fare qualche cosa e ha preferito nascondersi.
Questi anti sette, il cui unico risultato, e probabilmente scopo, era quello di proteggere il diritto dei cattolici a stuprare bambini in nome del loro Gesù ora si vergognano anche a farsi vedere e a ricordare che cosa facevano.
Il tempo ha dimostrato che i satanisti non esistevano. Non esistevano "sette sataniche" e tutto era orchestrato per terrorizzare le persone che non condividevano i principi cristiani di prevaricazione dell'uomo sull'uomo.
Eppure l'Organizzazione “Ordine dei Giornalisti” era tutta tesa a dare loro credito in nome dell'ideologia nazi-fascista.
16 novembre 2025

L'obbiettivo di Trump era chiaro fin dall'inizio: affamare gli statunitensi. Se metti i dazi all'importazione, sono i consumatori che pagano il prezzo maggiorato sui beni importanti e dal momento che gli USA non producono nulla o in forma insufficiente, è chiaro che l'obbiettivo era quello di rendere miserabili le condizioni di vita degli statunitensi.
Però Trump ha accumulato miliardi con la speculazione finanziaria.
E' il concetto di libertà: la libertà di affamare il proprio popolo.
L'economia non è un gioco per bambini. Essere attraversati da un delirio di onnipotenza ti porta ad illuderti sui fini delle tue azioni, ma le tue azioni, inserendosi in un ordine economico, quando modifica gli equilibri del commercio e della diffusione delle merci, se non si è accorti si finisce per creare fallimenti sofferenza e miseria.
Un uomo che occupa un ruolo di comando vale per il valore degli uomini di cui si circonda. Dal momento che Trump si è circondato di uomini socialmente falliti, che si pensano onnipotenti perché controllano la polizia, non stanno portando Trump al disastro, ma tutti gli USA.
Pagina specifica dell'argomento
15 novembre 2025

La metafisica di Aristotele parte da alcune riflessioni che vengono messe a fondamento e che non vengono messe in discussione perché date per scontate.
In sostanza, se io affermo che la terra è piatta, tutti i ragionamenti che faccio sulla terra sono condizionati dal fatto che io ritengo che la terra sia piatta. Ma dal momento che la terra non è piatta, anche se io non discuto sulla piattezza della terra, tutti i discorsi che faccio partono dal presupposto che la terra è piatta e sviluppo in tal senso i ragionamenti che diventano ragionamenti falsi e fuorvianti per l'apriori che ho messo a fondamento del mio ragionamento.
Il dato sensibile, da cui parte il ragionamento metafisico, è questo: io vivo, abito, la sensazione che oltre alla realtà che vedo e che descrivo, c'è dell'altro che mi sfugge e che non riesco a definire e descrivere.
Qualunque sia l'ipotesi iniziale dalla quale parto per iniziare la ricerca su quanto stimola la mia sensazione diventa un "giudizio di necessità", nel senso che ho la necessità di costruire un'ipotesi, ma quell'ipotesi è un punto di partenza per la mia analisi e non una verità che pongo come condizione per la mia ricerca. Soprattutto, se qualcuno mi presenta delle ipotesi iniziali, non posso partire affermando che "quelle sono menzogne" se non ha in corso un'indagine i cui risultati stanno contraddicendo quelle affermazioni.
E' chiaro, allora, che noi ci dedichiamo a tale indagine senza mirare ad alcun bisogno che ad essa sia estraneo, ma, come noi chiamiamo libero un uomo che vive per sé e non per un altro, così anche consideriamo tale scienza come la sola che sia libera, giacché essa soltanto esiste di per sé. Perciò giustamente si può anche ritenere che il possesso di essa è cosa sovrumana, giacché per molti aspetti la natura dell'uomo è schiava, epperò, secondo Simonide,
Soltanto un dio può aver tal privilegio,
mentre l'uomo è in grado di ricercare soltanto quella scienza che gli è adeguata. Ma se c'è qualche verità nelle affermazioni dei poeti e se la divinità è, per sua natura, invidiosa, giustamente la sua invidia si dovrebbe esercitare soprattutto in questo caso, e tutti gli uomini eccellenti dovrebbero essere sventurati. Ma è inconcepibile che la divinità sia invidiosa, anzi si deve prestar fede al proverbio secondo cui
Molte menzogne dicono i cantori,
né bisogna credere che esista un'altra scienza più rispettabile di essa, giacché essa è la più divina e veneranda; ed essa sola può avere tali prerogative per due aspetti: infatti una scienza è divina sia perché un dio la possiede al massimo grado, sia perché essa stessa si occupa delle cose divine. Ma essa sola possiede entrambe queste prerogative, giacché da una parte tutti credono che dio è una delle cause ed è un principio, dall'altra dio solamente, o almeno in sommo grado, può possedere una siffatta scienza. Tutte le altre, pertanto, sono materialmente più necessarie di essa, ma nessuna è migliore.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 13-14
La ricerca, come sviluppo della scienza nell'abitare il mondo, rende indubbiamente l'uomo libero dall'ignoranza delle condizioni oggettive e soggettive del suo abitare il mondo.
Detto questo, che è condivisibile, rimane dubbio il concetto che Aristotele proietta sul termine Dio e sui privilegi che lui attribuisce a colui che indica come "Dio".
Gli Dèi non hanno dei privilegi nei confronti dell'uomo, hanno una diversa soggettività, un diverso modo di percepire il mondo e la realtà, come l'uomo, attraversano le trasformazioni nella loro esistenza.
La conoscenza degli Dèi è relativa alla loro esistenza, alla loro vita, e lo sviluppo della loro vita avviene in base ai loro bisogni e ai loro desideri.
Mi sembra che Aristotele proietti sugli Dèi lo stesso atteggiamento che aveva la mia insegnante di Inglese. Lei conosceva la lingua inglese e, sicuramente, la sapeva insegnare. Ogni allievo la osservava con un misto di ammirazione. Solo che quegli allievi non erano ragazzi, ma persone anziane. Ognuno di loro aveva una storia, una conoscenza, un sapere che quella professoressa di lingua inglese non avrebbe mai avuto. Eppure, lei si comportava con arroganza dicendo alle persone, quando si sentiva in pericolo perché qualcuno rivendicava la propria conoscenza, di mangiarsi una fetta di torta di umiltà.
Lo stesso è per Aristotele che, da un lato disprezza gli "antichi" che non possedevano la sua conoscenza e, dall'altro, si sottomette umile al Dio affermando che "l'uomo è in grado di ricercare soltanto quella scienza che gli è adeguata".. Come se lo stesso concetto non dovrebbe essere riferito ad ogni Dio che "ricerca soltanto quella scienza che gli è adeguata".
Noi viviamo e siamo circondati da un immenso che la ragione non è in grado di descrivere e, per questo, la ragione, che controlla la nostra coscienza, limita il flusso di fenomeni, sia nella quantità che nella qualità, che possono giungere alla coscienza.
La nostra forma umana abita un immenso. L'immenso è costituito da una parte di sconosciuto, che noi con la nostra ricerca possiamo svelare e conoscere, e una parte di inconoscibile, che per conoscere noi dobbiamo modificare la nostra struttura soggettiva. Come il feto è andato oltre il suo mondo, morendo e rinascendo come bambino, così noi possiamo andare oltre al nostro mondo morendo e rinascendo come esseri luminosi. Tuttavia, ancora, il mondo che abiteremo, se lo abiteremo, sarà composto da una parte di sconosciuto e da una parte di inconoscibile.
Questo vale anche per gli Dèi.
In questo contesto, va definita la metafisica.
La metafisica è l'attrezzatura con cui l'uomo affronta lo sconosciuto che lo circonda. Uno sconosciuto di ordine emotivo, psichico, concettuale. Uno sconosciuto che pretende che l'uomo, che lo esplora, abbia le idee sul mondo adatte per esplorarlo. E' come un uomo europeo che va in Africa fra popoli africani con idee razziste di superiorità della razza bianca. Non può camminare fra gli africani se non si fa precedere da un esercito. Se vuoi camminare fra popoli diversi li devi pensare uguali a te e gioire per le loro conquiste anche se a te potrebbero sembrare poca cosa. Comprendere che gli uomini danno l'assalto al loro cielo e, assaltare il cielo, è l'azione eroica degli uomini che danno l'assalto all'eternità.
L'attrezzatura è la metafisica; il risultato sono le scoperte soggettive che l'uomo fa, costringendo la propria coscienza a fagocitarle e farle proprie.
Se ne deduce che la metafisica non definisce una verità da cercare e da accettare, ma una trasformazione continua del soggetto nello sviluppo della propria conoscenza che può assumere, se vogliamo assumere le categorie di Aristotele, sia il carattere di fisicità, con l'aumento della descrizione soggettiva del mondo in cui viviamo che appartiene all'ambito della ricerca scientifica, sia di carattere trascendentale con la modificazione della nostra capacità di percepire il mondo e di controllare la nostra percezione affinché percepisca e non deliri.
Quando Aristotele dice:"Ma essa sola possiede entrambe queste prerogative, giacché da una parte tutti credono che dio è una delle cause ed è un principio, dall'altra dio solamente, o almeno in sommo grado, può possedere una siffatta scienza." sta proiettando sull'essere che chiama "dio" il delirio dell'assoluto della sua ragione. La ragione di Aristotele immagina che l'essere che chiama "Dio" sia in possesso di tutta la conoscenza che lei è cosciente di non avere. Solo che, una volta che la ragione di Aristotele riceve un'intuizione e sente la sensazione di "illuminazione", propria di ogni individuo che analizza le proprie sensazioni, si sente uguale al "Dio" che immagina.
Eppure i poeti, che secondo Aristotele hanno mentito, non hanno mai parlato dell'assolutezza degli Dèi, ma dei loro limiti nell'abitare il mondo anche se hanno presentato questi limiti imitando i limiti umani.
La metafisica è l'attrezzatura con cui l'uomo affronta l'immenso che lo circonda.
Che cosa significa "attrezzatura"?
Se tu pensi che l'uomo sia creato ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo, cretino e deficiente, agisci affinché l'uomo, che puoi dominare, di solito nell'infanzia, sottometta la sua struttura emotiva, le sue scelte, i suoi desideri a quanto impone un Dio pazzo, cretino e deficiente. L'attrezzatura che gli hai fornito, lo porta a cercare la verità di un Dio pazzo, cretino e deficiente al quale si sente sottomesso e deferente. La verità che trova non è altro che la sua capacità di dare una definizione razionale al Dio pazzo, cretino e deficiente a cui è stato costretto a sottomettere le sue emozioni e la sua struttura psichica.
Se pensi che l'uomo sia divenuto in sé e per sé, agisci affinché l'uomo, che stai dominando, di solito l'infanzia, sia attrezzata di tutti gli strumenti possibili, culturali, emotivi, psicologici, e in generale della conoscenza, che tu hai maturato nel corso della tua esperienza lasciando in eredità i tuoi errori affinché loro, consapevole di questi, traggano beneficio non ripetendoli.
Quali menzogne dicono i cantori?
I cantori cantano una visione della realtà del mondo; ripeto: quali menzogne raccontano i cantori?
Se affermi, aprioristicamente, che un racconto, come quelli di Omero ed Esiodo, è menzogna, senza distinguere forma come rappresentazione, simbolo o sostanza, come puoi essere certo che il "Dio", che affermi che avrebbe il privilegio della conoscenza, non sia una menzogna?
A questo punto mi chiedo: Aristotele, che cosa mi stai spacciando?
Un uomo non potrà mai avere la conoscenza di un Dio perché le diverse nature, fra uomo e Dio, necessitano di conoscenze diverse, ma non per questo, né un uomo né un Dio, è autorizzato a non perseverare nella conoscenza raggiunta nel momento presente, in quanto, perseverare, è rispondere ai bisogni e alle necessità; il desiderio di ampliare la conoscenza per poter scegliere meglio nelle rispettive vite.
In questo modo abbiamo individuato il nodo sul quale divergono filosofia e metafisica.
La filosofia parte dal presupposto dell'esistenza di una verità di Dio da trovare mentre, la metafisica (quella che verrà definita come metafisica), parte per scoprire la realtà dell'uomo nella consapevolezza che gli Dèi stanno facendo altrettanto.
Fine Seconda parte
Pagina specifica dell'argomento
14 novembre 2025

L'antica polemica relativa alla metafisica va fatta risalire a Platone e Aristotele, ma le esigenze che mi portano a riaprire la polemica messa in atto da Aristotele contro la metafisica pagana sono sintetizzate in uno scritto con cui Emanuele Severino presenta il suo libro "Heidegger e la metafisica".
Scrive Emanuele Severino:
Nel pensiero contemporaneo, la persuasione che non esista alcuna struttura e conoscenza immutabile e definitiva è la persuasione che la soluzione di ogni problema è il riaprirsi di un nuovo problema: il divenire è l'inevitabile riaprirsi del problema, il suo mantenersi aperto al di là di ogni soluzione, cioè di ogni fermata del processo in cui l'essere consiste. Il problema trascende ogni soluzione; ogni fermata che si ponga come struttura o conoscenza immutabile e definitiva è illusoria, la sua consistenza è apparente. La distruzione degli immutabili è inevitabile. Il trascendimento di ogni soluzione da parte del problema è la problematicità trascendentale dell'esistenza; e l'espressione filosofica di tale problematicità è problematicismo trascendentale. E' necessità (quella a cui abbiamo accennato) che la fede nel divenire giunga a presentarsi, al culmine della storia dell'occidente, come problematicismo trascendentale.
Aspetto emergente del problematicismo trascendentale è il riconoscimento, da parte della scienza e della tecnica moderne, di non possedere alcuna verità immutabile e incontrovertibile, e di doversi costituire come un processo sempre aperto. Il problematicismo trascendentale non afferma l'inaccessibilità dell'ordine in sé delle cose, ma afferma che, proprio perché tale ordine non esiste, ogni soluzione è provvisoria. Ponendo come fondamento la fede nel divenire - l'Occidente cresce all'interno di questa fede, che è l'essenza stessa del nichilismo - l'unica necessità è l'inesistenza di ogni necessità nell'essere e nel conoscere. L'evidenza originaria del divenire diventa, al culmine della storia dell'occidente, l'evidenza conclusiva, la negazione di ogni immutabile.
All'opposto per la metafisica classica e l'intera tradizione filosofica fino a Hegel l'evidenza originaria del divenire è il fondamento dell'affermazione dell'Immutabile nella sua essenza la tradizione filosofica afferma l'esistenza dell'Immutabile (e l'immutabilità ed eternità costituiscono il tratto essenziale di Dio) perché ritiene che se l'immutabile non esistesse, il divenire sarebbe qualcosa di autocontraddittorio. Ma nella tradizione filosofica l'incontraddittorietà dell'essente, espressa dal « principio di non contraddizione », è evidenza cooriginaria all'originaria evidenza del divenire, e dunque è l'evidenza dell'impossibilità che quell'essente che è il divenire sia qualcosa di autocontraddittorio: il concetto dell'esperienza del divenire e il principio di non contraddizione, nella loro unità, costituiscono l'incontrovertibile, l'episteme. Dire che, se l'immutabile non esistesse, il divenire sarebbe qualcosa di autocontraddittorio significa dunque dire che l'affermazione dell'esistenza dell'immutabile è un'affermazione necessaria. Per la tradizione filosofica l'esistenza del divenire implica necessariamente l'esistenza dell'Immutabile. (Ma nell'«in sé», di cui il pensiero contemporaneo è il « fenomeno » - nel senso qui sopra indicato — appare che l'esistenza del divenire implica necessariamente l'inesistenza dell'Immutabile, e dunque risulta impossibile che l'inesistenza dell'immutabile determini l'autocontraddittorietà del divenire).
Da: Emanuele Severino, "Heidegger e la metafisica", Editore Adelphi, 2018, pag. 15-16
Episteme: Nel pensiero di Platone è il sapere certo, acquisito, che si contrappone all'opinione del singolo.
E' necessario stabilire da dove vogliamo far partire la storia della filosofia.
Dice Emanuele Severino:
"All'opposto per la metafisica classica e l'intera tradizione filosofica fino a Hegel l'evidenza originaria del divenire è il fondamento dell'affermazione dell'Immutabile. Nella sua essenza la tradizione filosofica afferma l'esistenza dell'Immutabile (e l'immutabilità ed eternità costituiscono il tratto essenziale di Dio) perché ritiene che se l'Immutabile non esistesse, il divenire sarebbe qualcosa di autocontraddittorio."
Quella che Emanuele Severino indica come "filosofia classica" nasce da una polemica contro la "filosofia classica". Una polemica fatta non solo di affermazioni spacciate come epistemi, ma di insulti, denigrazione, calunnie nei confronti della filosofia classica.
Nasce dalla necessità di dominare un divenire dell'esistenza che è divenuto per trasformazione e per contraddizioni interne, privo di un dominatore e di un regolatore. Fino al IV secolo d.c. questa era la regola della filosofia mentre, l'assolutismo di Pitagora, Platone e Aristotele, rispetto al complesso del pensiero filosofico dell'epoca, era assolutamente marginale. La marginalità era tale rispetto alle persone, ciò non toglie che le idee di Platone e Aristotele, come quelle degli stoici e dei neoplatonici, non fossero dominanti nei circoli imperiali. Circoli ristretti di potere che da quelle idee traevano la legittimazione del loro dominio sull'uomo.
Per esempio, viene completamente ignorata la filosofia di Roma prima della nascita del circolo degli Scipioni. Qual era la filosofia praticata da Numa? Che cos'è la filosofia del "patto con gli Dèi"?
Eppure, da quella filosofia nasce il sistema giuridico delle società moderne.
Scrive Aristotele nella Metafisica:
Che essa non sia una scienza produttiva risulta con chiarezza anche da qualche considerazione su quelli che diedero inizio alla riflessione filosofica; infatti gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi si stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l'origine dell'universo. Chi è nell'incertezza e nella meraviglia crede di essere nell'ignoranza (perciò anche chi ha propensione per le leggende è, in un certo qual modo, filosofo, giacché il mito è un insieme di cose meravigliose [NOTA: Perciò i primi che trattarono gli inizi delle cose in un certo modo mitologico furono chiamati poeti teologi.]); e quindi, se è vero che gli uomini si diedero a filosofare con lo scopo di sfuggire all'ignoranza, è evidente che essi perseguivano la scienza col puro scopo di sapere e non per qualche bisogno pratico.
Aristotele, Metafisica, editore Hachette, 2016, pag. 12-13
Questa osservazione di Aristotele descrive le condizioni oggettive dalle quali Aristotele inizia il suo discorso sulla metafisica.
Quando dice "gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio ... " parte dal presupposto che ci sia un inizio degli uomini. Un momento della creazione dell'uomo da cui l'uomo inizia a filosofare. Stabilire un inizio dell'uomo, significa stabilire, indirettamente, un iniziatore dell'uomo.
Questo preconcetto irreale, fantasioso, di Aristotele condiziona tutta la sua struttura di pensiero e lo costringe a ignorare ogni altra condizione possibile di pensiero.
Ammettendo pure, se si vuole dire, che Aristotele non poteva pensare diversamente dato il tempo e le condizioni dell'epoca, non è comunque ammissibile che, oggi come oggi, nel XXI secolo si ponga, alla base di alcuni pensieri filosofici, quelle affermazioni e quei modelli di ragionamento che partono da presupposti costruiti su affermazioni che oggi appaiono false e precostituite.
Aristotele ragiona come se lui fosse il più alto grado della conoscenza raggiunta e la trasforma nel più alto grado della conoscenza raggiungibile. In una verità.
Gli uomini, secondo Aristotele, subivano un trasporto emotivo verso le trasformazioni della Luna, del Sole e delle Stelle soffermandosi e chiedendosi dell'origine dell'universo. Uomini che nascevano, si trasformavano, giorno dopo giorno, non avrebbero potuto far altro, stando agli schemi ideologici di Aristotele, che pensare alla Luna, al Sole e alle Stelle che nascevano, crescevano e si trasformavano con lo stesso movimento dell'intero universo.
A differenza di ciò che afferma Aristotele, questi uomini non si meravigliavano né erano nell'ignoranza. Per milioni di anni avevano vissuto ed erano divenuti abitando questo mondo e questo universo. Erano divenuti, nati e trasformati, abitando questi fenomeni e, su quei fenomeni scandivano la loro vita: notte e giorno. Le stesse mestruazioni delle donne hanno un ciclo molto simile a quello della Luna.
L'arroganza, con cui Aristotele disprezza gli antichi, suona come un'offesa. Non tanto per le convinzioni di Aristotele, quanto perché, ancor oggi, quanto quelle convinzioni sprezzanti ed arroganti hanno prodotto come logica generando un pensiero che delira sulla verità.
Dice Aristotele "se è vero che gli uomini si diedero a filosofare con lo scopo di sfuggire all'ignoranza". Certamente Aristotele si sarà seduto a vagheggiare, chiamandolo filosofare, con lo scopo di fuggire dall'ignoranza, ma gli uomini prima di lui, e anche gli uomini del suo tempo, costruivano relazioni nel mondo; vivevano; cacciavano; coltivavano; raccoglievano; amavano. Questa è l'attività che porta alla conoscenza, non il sedersi e il vagheggiare.
Ti siedi e vagheggi. Non vedi le trasformazione del mondo; non le vivi, non le abiti.
L'uomo che si alza il mattino, ara il campo, semina, osserva con trepidazione il cielo, vede la spiga nascere e crescere. Vede che da un seme ne ricava cinque o sei semi. Quell'uomo abita il cambiamento, la modificazione. Vive il cambiamento e sa che da qualcosa può avere un qualcos'altro. Il seme "A" diventa la spiga "B", allora il seme "A" (che è) non è più la spiga "B" (che era), e la spiga "B" (che è) non è ancora il seme "A" (che sarà).
Diverso è il modo di vivere e diverso è la qualità del pensiero che sorge nell'uomo.
Fine Prima parte
Pagina specifica dell'argomento
13 novembre 2025

Quando parliamo della kundalini o delle correnti vegetative dobbiamo sapere con chi dobbiamo confrontare le nostre idee.
Dobbiamo capire chi sono e in che contesto questi personaggi che praticavano occultismo e vaneggiamenti fra il criminale e il delirante, hanno inventato pratiche occulte su sensazioni che si manifestano nel corpo finalizzandole alla distruzione dell'uomo. E quanto liquame a tutt'oggi gira. Basti pensare che quello che riporto su Leadbeater è tratto da wikipedia inglese mentre wikipedia italiana tenta di spacciarlo come una specie di eroe. Questo fa parte della strategia di disinformazione di wikipedia.
Furono questi due personaggi a lanciare la Kundalini in un'ottica delirante tanto che:
Charles Webster Leadbeater vescovo della Chiesa vetero-cattolica. Nato, 16 febbraio 1854. Consacrato vescovo, 1916 morto il 1º marzo 1934 Fu il secondo presidente della Società Teosofica.
Charles Webster Leadbeater (16 febbraio 1854 - 1 marzo 1934) è stato un influente membro della Società Teosofica, autore di testi di occultismo e co-iniziatore con Wedgwood della Chiesa Cattolica Liberale. Originariamente era un sacerdote della Chiesa d'Inghilterra, il suo interesse per lo spiritismo gli ha fatto terminare la sua affiliazione con l'anglicanesimo in favore della Società Teosofica, dove è diventato un socio di Annie Besant. E' diventato un alto ufficiale della società, ma si dimise nel 1906, dopo le accuse che aveva avuto rapporti sessuali (masturbazione reciproca) con i ragazzi adolescenti che aveva in custodia. [NOTA: ci sono informazioni che appaiono come molto più pesanti che non la semplice liberazione sessuale mediante la masturbazione]. Con l'aiuto di Besant fu riammesso qualche anno più tardi. Voci simili si sono verificati durante la sua carriera, ma i talenti di Leadbeater come un prolifico autore di occultismo gli consentirono di mantenere una presenza importante nella Teosofia, compresa l'operazione Krisnamurti, fino alla sua morte nel 1934.
George Sidney Arundale (1 o dicembre 1878 a Surrey , Inghilterra - 12 agosto 1945 a Adyar, India ) è stato un teosofo, massone, presidente della Società Teosofica di Adyar e vescovo della Chiesa Cattolica Liberale. Era il marito della celebre danzatrice indiana, Rukmini Devi Arundale.
Durante i primi anni del XX secolo, molti teosofi credevano nell'imminente apparizione di un'entità messianica, il nuovo messia, l'incarnazione del Buddha, la cosiddetta Maitreya o maestro mondiale degli insegnanti. Trovarono un ragazzo, figlio di bramini poveri, di nome Jiddu Krishnamurti e i Teosofi affermarono di aver trovato l'incarnazione del buddha, Maitreya. Manipolarono mentalmente Krishnamurti tanto che da adolescente ebbe davvero una poderosa allucinazione in cui affermò di incontrare Maitreya. Krishnamurti impiegò molti anni per liberarsi del marchio che Besant e Arundale gli avevano impresso. Alla fine ripudiò la Società Teosofica, ma non fu mai in grado di liberarsi della manipolazione mentale subita: come tutti i cristiani. Arundale fu uno degli insegnanti-manipolatori privati di Krishnamurti. Arundale era un convinto sostenitore della venuta del Maestro del Mondo, e verso la fine del 1910 formò una società clandestina, l'Ordine del Sol Levante (in seguito ribattezzata Ordine della Stella d'Oriente ), che aveva lo scopo di promuovere la venuta del messia. Inizialmente fu una società segreta, poi la società fu costretta a diventare pubblica.
Il mio compito è di mettere ordine nelle Correnti Vegetative inserendo le mani nel liquame di questi personaggi. Non pensavo che il lavoro sulle Correnti Vegetative implicasse un tale lavoro.
Pensavo di parlare solo delle Correnti Vegetative, ma mi sono reso conto che non avendo la capacità economica di gestire i contenuti esistenziali che sto esprimendo, questi possono essere assunti da individui della New Age per legittimare comportamenti che sono estranei alla Stregoneria. In fondo esiste un mercato in cui si vendono cristalli e corsi di meditazione per aprire i chakra.
Per questo motivo non posso distinguere le correnti vegetative dalle teorie sulla kundalini. Sono costretto a spiegare le correnti vegetative in parallelo alla kundalini anche se ritengo una truffa le affermazioni dei seguaci della kundalini su un'energia diversa dall'energia della vita che risiederebbe, secondo loro, nell'osso sacro e ritengo una truffa l'affermazione secondo cui ciò va "svegliato". Tutto appartiene al corpo. Alla sua attività nel mondo quotidiano. Allenare le gambe non significa svegliare le gambe. Significa porre l'attenzione sulle gambe in vista di una trasformazione. L'energia che metto per leggere un libro non è diversa dall'energia che impiego per pedalare in bicicletta: impiego la medesima energia con organi e intenti diversi. Così è anche per le correnti vegetative in cui l'energia che viene impegnata è la stessa energia della vita finalizzata in maniera diversa.
Le correnti vegetative sono sensazioni del corpo che rivelano varie attività. Dal ripristino dell'equilibrio fra le cellule e gli organi; al rafforzamento degli organi interni più esposti nella nostra attività quotidiana; dall'attivazione di varie funzioni inusuali del corpo con cui costruire relazioni col mondo; plasma il corpo luminoso mediante l'attività del cuore. Dal momento che tutto questo avviene mediante quella qualità di energia che chiamiamo vita (e tutto ciò per cui noi abbiamo quelle sensazioni è legato alla vita) la prima cosa che fa nell'individuo che pratica l'ascolto delle correnti vegetative è dare maggior vigore al desiderio sessuale della persona. Questo è il primo punto con cui la stregoneria si scontra con i "magnaccia" della kundalini in quanto vedremo come costoro considerano l'aumento della capacità libidica della persona come "l'apertura di un chakra" basso, volgare. Una non elevazione verso la loro tendenza "spirituale". Come opposto vedremo come il Tantrismo esaspererà la sessualità fino ad arrivare ad una vera e propria attività di "vampirismo sessuale". L'aumento della libido nell'ascolto delle correnti vegetative e l'uso che se ne farà, determinerà le condizioni per lo sviluppo successivo dell'individuo. Dibattersi fra perversione sessuale (veicolazione nel possesso dell'altro) e negazione della pulsione sessuale è la trappola dei cristiani, dei teosofi, dei monoteisti che impedisce alle persone di compiere il passo successivo.
Fine ventesima parte... Continua...con la ventunesima parte "gli aspetti magici delle Tre Arti Magiche in Stregoneria - Dalla contemplazione all'Ascolto delle Correnti Vegetative - Riflessione sulle Correnti Vegetative e il concetto di kundalini. "
Tratto da: Il Crogiolo dello Stregone

Pagina specifica dell'argomento
12 novembre 2025

Le diverse leggi che governano l'agire del Pagano Politeista, nella costruzione della Religione Pagana e nella diffusione dei principi sociali del Paganesimo, sono determinate dalle diverse condizioni sociali, economiche ed emotive in cui gli Esseri Umani vivono.
Se consideriamo il fattore mutamento, tempo, rileviamo che in ogni fase di diffusione dell'idea religiosa pagana, esistono necessità di diverse e specifiche veicolazioni. In ogni fase le leggi, attraverso cui si presenta il paganesimo, hanno caratteristiche proprie e non è possibile trasferirle meccanicamente da una fase all'altra, da una società all'altra, da una cultura all'altra, da un tempo vissuto ad un altro tempo vissuto.
Consideriamo che la religione Pagana Politeista è portatrice di caratteristiche dottrinali proprie: per cui, anche le leggi che le governano hanno proprie caratteristiche e non possono essere trasferite meccanicamente da un insieme religioso ad un altro. Né si possono usare le caratteristiche di un insieme religioso monoteista per diffondere le idee religiose Pagane.
Consideriamo la questione nazionale o dei specifici insiemi socio-culturali. Ogni paese, ogni nazione e ogni regione, hanno caratteristiche proprie. Caratteristiche che sono il prodotto del loro divenuto, delle loro trasformazioni che nascono nel passato, hanno risolto le contraddizioni del passato, ma si manifestano come presente. Il presente che viviamo è il prodotto degli adattamenti culturali degli uomini in base alle loro specificità di percepire le sollecitazioni del mondo ed adattarsi ad esse. Di conseguenza, anche la diffusione delle idee Pagane rispondono a leggi e caratteristiche proprie a seconda delle condizioni culturali in cui si agisce.
Studiando l'espressione di tutte quelle persone che hanno veicolato idee Pagane nelle diverse fasi storiche e nei diversi contesti culturali e sociali, dobbiamo prestare la massima attenzione alle caratteristiche e allo sviluppo delle leggi e delle situazioni, dobbiamo mettere particolare attenzione per evitare ogni tentativo di ripetere in maniera meccanica esperienze e metodi del passato.
Un pagano è un individuo che si arricchisce e che cresce. Cresce e si modifica nei limiti del possibile e della situazione in cui vive. Ma quando, dall'esterno, possiamo dire che un Pagano è cresciuto? Quando possiamo dire che un Pagano è degno di attenzione e, se necessario, guidare altri Pagani nel loro sviluppo?
Se un Pagano, all'inizio del suo cammino manifesta sentimenti di armonia e di "comunione" col mondo in cui vive e poi impara a razionalizzare questo suo sentire, giustificarlo e trasmetterlo ad altri, significa che ha fatto dei progressi; che si è evoluto. Esercitare un sentimento dentro sé stessi ed esternare il sentimento argomentando e giustificandolo secondo le leggi della cultura in cui quel Pagano vive, non è la stessa cosa.
Se un Pagano, all'inizio capace di provare trasporti emotivi per il mondo o aspetti del mondo che lo circonda, si dimostra capace di trasmettere razionalmente quel suo trasporto emotivo in ambienti culturali diversi da quello in cui ha formato la sua percezione, significa, ugualmente, che ha fatto dei progressi; che si è evoluto.
Per lo sviluppo della cultura negli ambienti sociali; per lo sviluppo della razionalità filosofica e scientifica delle culture umane, le condizioni, nelle quali il Pagano Politeista deve manifestare il suo essere una persona religiosa e il suo modo di vedere il mondo e la società, variano da una situazione all'altra della stessa nazione o della stessa cultura.
Se un Pagano, capace di esprimere le sue idee nel suo circolo di Pagani, si dimostra capace di argomentare con persone di convinzioni religiose diverse, significa che ha fatto dei progressi; ha aumentato la sua consapevolezza religiosa.
Il Pagano capace di esprimere le sue idee religiose soltanto fra pagani dello stesso tipo e che tende a ritirarsi o ad insultare quando incontra Pagani diversi da lui, significa che non ha fatto nessun progresso. Significa che le sue convinzioni religiose sono molto scarse e la sua consapevolezza mediocre.
Vi sono alcuni Pagani che paghi dell'equilibrio che hanno raggiunto nel loro gruppo, paghi delle loro capacità di argomentare su un numero limitato di questioni, non fanno più progressi. Essi possono avere una certa parte nella costruzione della Religione Pagana Politeista in un determinato luogo o in un determinato momento, ma non potranno avere che uno scarso ruolo. Spesso, costoro, saranno così tesi a difendere la loro posizione che vedranno i progressi di altri Pagani come una minaccia alla loro posizione.
La religione Pagana Politeista necessita di persone religiose che siano consapevoli delle relazioni con gli Dèi e abbiano la capacità e l'ardire di argomentare opportunamente queste convinzioni. Argomentare, pronti a comprendere dove sono le proprie mancanze e a riempire le lacune che la relazione col mondo potrebbe presentare loro.
Tutte le leggi dello sviluppo del Paganesimo si evolvono seguendo lo sviluppo della trasformazione delle condizioni umane.
Nulla è immutabile. Tutto si trasforma. La società in cui viviamo oggi non è più la società in cui vivevamo ieri e una diversa società si appresta sempre nuova al sorgere di ogni nuovo Sole.
Pagina specifica dell'argomento
11 novembre 2025

Il metafisico che viaggia fra l'ideologia filosofica dello spiritualismo e dell'idealismo, compie un viaggio all'interno della follia desiderante di personaggi che vorrebbero fuggire dalla realtà quotidiana e rifugiarsi in una trascendenza che li possa riconoscere alla stessa stregua del Dio, di cui proclamano l'esistenza e l'onnipotenza.
Entrare in questo mondo significa entrare nella formazione del pensiero reazionario come risposta alle idee della Rivoluzione Francese.
La spinta ideale della Rivoluzione Francese si è spenta. Anche Napoleone è stato sconfitto e l'Europa politica si appresta a ricostruire le monarchie assolute.
La campagna di diffamazione, messa in atto contro la cultura che si opponeva al dispotismo, di Napoleone, ebbe il risultato di aggredire i pensatori e quando Napoleone cadde, lasciò campo libero alla cultura cristiana che, consapevole che la sua teologia non avrebbe mai retto al confronto con la filosofia, lasciò campo libero ai filosofi nella loro ricerca di Dio, comunque lo avrebbero chiamato.
Negli USA e in Inghilterra sorsero gli idealisti, mentre in Francia sorsero gli spiritualisti.
Il fenomeno degli idealisti sorse mettendo in dubbio la conoscenza della realtà sensibile. La realtà quotidiana. Essi osservarono che il soggetto, nel suo vivere quotidiano, spesso "fraintende" sia ciò che ascolta che ciò che percepisce. Spesso l'uomo si illude nelle attese e con i sensi alimentando e creando illusioni. Spesso l'uomo subisce allucinazioni e spesso sogna realtà assolutamente inesistenti.
Inoltre, l'uomo vive delle credenze mistiche e religiose. Tali credenze rivendicano il diritto di cittadinanza nella coscienza, come la certezza nell'esistenza di forze occulte o immateriali invisibili.
Una persona normale avrebbe distinto fra ciò che è reale da ciò che è immaginazione, ma non i filosofi che si dedicarono all'idealismo.
I filosofi idealisti entificarono [attribuirono a un concetto astratto gli attributi dell'ente reale] tutto ciò che appartiene all'immaginazione, all'illusione, al "credevo che", alle credenze in ogni assurdo, ai sogni, un valore di realtà. Per loro tutte le loro fantasie erano reali, altrimenti non avrebbero potuto giustificare Dio, attribuendole ad un universo invisibile trascendente la vita umana.
A questo universo attribuirono un valore di realtà superiore a quello del mondo quotidiano. Un universo sopra il quotidiano a cui venivano attribuite tutte le esperienze spirituali che la malattia mentale delle persone generava nella loro psiche.
Secondo gli idealisti, la conoscenza sensibile è in continuo mutamento. Richiedeva troppa fatica seguire e vivere lo sviluppo della sperimentazione scientifica, i suoi risultati, e tradurre quei risultati nella vita pratica degli uomini.
Incapaci di conferire stabilità e universalità alla conoscenza umana, alla quale il mondo non pare partecipare, si convinsero a postulare [un postulato è una proposizione fondamentale accettata come vera senza dimostrazione, per servire da base per costruire un sistema di pensiero o una teoria] un universo altro, rivelato dall'aspetto malato della ragione, nel quale l'incertezza, la precarietà, il dubbio, e la morte non esistono perché il tutto ricadrebbe nell'ambito dell'assoluta verità di Dio.
Lo stesso vale per gli spiritualisti. La gnoseologia empiristica, secondo cui l'esperienza sensoriale è l'unica fonte e il fondamento della conoscenza, viene a scontrarsi con l'apologetica religiosa che mira a sostenere e difendere le dottrine e le credenze del cristianesimo, affermandone la teologia, le dinamiche della "conoscenza cristiana" e dimostrandone la ragionevolezza e la credibilità.
Lo spiritualismo non è caratterizzato da una dottrina uniforme, ma da una serie di atteggiamenti e tendenze comuni.
Caratteristiche dello spiritualismo sono la centralità della coscienza a cui il mondo quotidiano si deve adeguare.
Caratteristica dello spiritualismo è il disprezzo per la scienza e per la conoscenza scientifica.
La trascendenza, della presenza divina, diventa centrale nelle affermazioni degli spiritualisti che rifiutano di individuare il divino nell'immanenza del mondo.
Inoltre, gli spiritualisti riprendono il tema di Agostino d'Ippona sull'interiorità che garantisce loro la relazione con Dio accettando e legittimando tutti i modelli religiosi cristiani con cui viene definito il pensiero interiore dell'uomo.
Questi movimenti filosofici favoriscono la chiesa cattolica che colpisce duramente le filosofie materialiste con la strategia delle apparizione mariane. Questa strategia delle apparizioni mariane, messe in atto della chiesa cattolica, le consentiranno di non partecipare a nessun dibattito filosofico nella società, osservando con disprezzo quelli che lei definisce materialisti, dal 1850 circa al 1960.
L'operazione di destabilizzazione continuerà in Jugoslavia fino ai giorni nostri anche se ha ottenuto la distruzione di quello Stato.
Cosa è rimasto dell'idealismo e dello spiritualismo? Nulla. L'esistenzialismo ha dimostrato di essere più utile alla causa dell'assolutismo. Le convinzioni degli idealisti e degli spiritualisti sono finite nella discarica delle convinzioni umane abbandonate. Qualche volta, qualche "esoterista" le recupera per dare un senso culturale da spacciare alla sua cerchia di adepti, ma muoiono subito dopo.
La Metafisica fra idealismo e spiritualismo del quinto volume della Teoria della Filosofia (terza sezione):
Felix Lacher Ravaisson-Mollien 1813 - 1900 (spiritualismo francese)
Felix Ravaisson e i fondamenti esistenziali dello spiritualismo.
Tradução para o português Felix Ravaisson os fundamentos existenciais do espiritualismo.
Hermann Rudolph Lotze 1817 1881
Hermann Rudolph Lotze e i fondamenti esistenziali dello spiritualismo.
Ralph Waldo Emerson 1803 1882
Ralph Waldo Emerson e i fondamenti filosofici dell'idealismo anglo-americano.
Thomas Carlyle 1795-1881
L'eroe che veicola la volontà di dio distruggendo le società
Thomas Hill Green 1836 - 1882
Thomas Hill Green e la dimostrazione del dio assoluto nell'idealismo.
Francis Herbert Bradley 1846 - 1924
John McTaggart 1866 1925
John McTaggart e il concetto di assoluto, di dio, nel neoidealismo e nel panteismo.
Pagina specifica dell'argomento
10 novembre 2025

Figlio mio, chiunque tu sia,
guarda i miei errori e da essi impara.
Ti attrezzeranno per affrontare la tua vita
e il seme della sottomissione in te non sboccerà.
Figlio mio, l'amore non ha nazione;
la passione non ha razza;
né il desiderio può essere conchiuso
nella specie.
Ho osservato dalla mia finestra uomini
che cercavano passioni in ogni angolo di strada.
Ho osservato dalla mia finestra donne
che cercavano passioni in ogni angolo di strada.
Ho visto uomini e donne che si offrivano;
ho visto uomini e donne che acquistavano l'offerta.
Non ho mai visto nessuno di loro
trasferire la loro intelligenza e la loro saggezza,
nel loro sesso.
Al contrario, ho visto uomini e donne che condannavano il sesso
e mettevano nella vagina e nel pene la loro saggezza.
Figlio mio, guardati dai fobici.
Figlio mio, guardati da coloro che regolano la loro vita sul sesso.
Fatti coinvolgere dalle passioni d'amore;
fatti coinvolgere da orgasmi dopo orgasmi;
ma non fare della tua vita
ossessione per un orgasmo perduto.
Sii sempre gentile e premuroso con l'uomo e la donna che si offre;
Sii sempre violento con chi diffama chi si offre.
Ognuno è preda dell'agguato d'amore.
Chi ama costruisce agguati affinché egli stesso
possa essere amato;
Chi inveisce contro l'amore e il sesso,
costruisce agguati per privarti della vita.
Chi ti impone una morale, uccide il tuo futuro;
chi ti impone regole, vuole trasformarti in uno schiavo;
chi ti dice che cosa fare, intende trasformarti in un oggetto.
Chi vuole ghermire il tuo orgasmo
anela solo ad un briciolo di felicità.
Ed egli non può godere se tu stesso non godi.
Ama la donna che ti ama; e non distinguerla per razza.
Ama l'uomo che ti ama; e non distinguerlo per razza.
Nel letto si è posseduti per orgasmi infiniti.
Chi ama possiede solo dentro il letto;
chi impone una morale vuole possedere tutta la tua vita,
in ogni istante e in ogni frangente.
Figlio mio, chiunque tu sia,
guarda i miei errori e da essi impara.
Ti attrezzeranno per affrontare la tua vita
e il seme della sottomissione in te non sboccerà.
10 novembre 2025

Nel mio viaggio a ritorno nella filosofia, opponendo la metafisica alla filosofia, ho trattato Heidegger nella filosofia esistenzialista.
Gli esistenzialisti, gli idealisti e gli spiritualisti hanno un tratto in comune: tutti affermano che le loro idee "trascendentali" si attribuiscono alla metafisica e, più specificatamente fanno riferimento alla "Metafisica" di Aristotele anche se, letti i contenuti, appaiono più vicini alla visione trascendentale di Platone, Agostino d'Ippona, Plotino, medioplatonici, il Gesù dei vangeli e il Dio della bibbia di ebrei e cristiani.
Io non ho mai trattato, per vari motivi, Aristotele e tanto meno la sua "Metafisica". Trovavo superfluo farlo in quanto ho definito la metafisica come la relazione della coscienza emotiva con le coscienze emotive del mondo in relazione alle trasformazioni e al divenire della coscienza all'interno delle relazione nei processi di trasformazione e di divenire delle coscienze del mondo.
Questa trasformazione della coscienza emotiva, manifestata dai corpi che abitano il mondo razionale, trascendendo la razionalità con cui la ragione descrive la realtà, la chiamo trascendenza. I processi di trasformazione della coscienza emotiva, prodotta dal corpo che abita il mondo, comprendendo oggetti che la ragione non comprende nella propria descrizione del mondo, dovendo trattarli in quanto la coscienza emotiva agisce in simbiosi col corpo che la manifesta, li definisco "metafisici".
Pensavo che il discorso fosse chiaro fin da quando scrissi "Gesù di Nazareth: l'infamia umana" o "Il crogiolo dello Stregone" o "Il libro dell'Anticristo".
Eppure, sembra che non sia così.
E dal momento che non è così, sono costretto a fare un passo indietro e a dare un'occhiata alla metafisica di Aristotele per analizzare lo stridere fra le pretese di verità di idee immaginarie e la necessità di definire una "realtà altra", chiamata metafisica che stride con le visioni aristoteliche e platoniche.
10 novembre 2025

Prima di tutto ammazzarono gli zingari
e gli operai furono contenti,
perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere le donne lungo le strade
e gli operai stettero zitti,
perché non le erano simpatiche
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e gli operai erano contenti,
perché li ritenevano fastidiosi.
Poi vennero a prendere e torturarono chi chiedeva giustizia,
e gli operai non dissero niente,
a loro la giustizia non interessa.
Un giorno vennero e ammazzarono gli operai,
e io non dirò niente,
perché, anche se sono un operaio, vedo la mia società morire.
Spero che domani tocchi ad ognuno di voi
Che ora leggete e che vi sentite onnipotenti!
Pagina specifica dell'argomento
09 novembre 2025

E' semplice comprendere la filosofia di Heidegger: "Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza" e questo viene definito da Heidegger "ente" mentre il Dio creatore è l'essere. L'essere di Heidegger, che interviene ed agisce nell'uomo, si chiama "esserci" (definizione indicata da Chiodi che ha tradotto il termine "dasein"). Questo sostituisce l'ambiguità hegeliana che distingue l'essere, Dio, dall'ente, uomo.
La polemica sull'essere è antica ed è in contrapposizione al concetto di non-essere cioè alla condizione per la quale l'essere non persiste uguale nel tempo, ma si trasforma. Si tratta della contrapposizione fra il divenire eracliteo e l'assolutismo parmenideo.
Scrive Chiodi premettendo l'arrivo della filosofia di Heidegger dopo Kierkegaard:
Alcuni motivi connessi alla situazione esistenzialistica sono riscontrabili, verso la fine del secolo, in Federico Nietzsche. Il legame fra filosofia e situazione esistenziale, la liberazione della vita concreta dagli astrattismi intellettualistici, il dialogo costante con una trascendenza negata e tuttavia drammaticamente incombente nella negazione stessa, il senso del destino e la minaccia del fallimento: sono altrettanti motivi che concorrono alla attualizzazione d'una situazione analoga a quella kierkegaardiana.
Da: Pietro Chiodi, L'esistenzialismo, Editore Loescher, 1970, pag. 39.
Nel 1855 è il momento in cui Darwin sta scrivendo la teoria dell'evoluzione che sarà pubblicata nel 1859. Tutto il creazionismo di Kierkegaard viene spazzato via e viene spazzato via anche l'esistenzialismo di Nietzsche con la sua identificazione dell'assoluto che cerca Dio in un'ossessiva idea di potenza con sui coprire la propria impotenza esistenziale.
Gli astrattismi intellettualistici, di cui parla Chiodi, sono la necessità di abitare il mondo delle trasformazioni che nella filosofia hegeliana è il non-essere in quanto l'essere, trasformandosi, cessa di esistere per continuare ad essere sempre diverso e mai uguale al precedente.
A metà degli anni '40 dell'ottocento, Marx ed Engels elaborano la teoria del "Materialismo storico e dialettico" indicando come la realtà in cui si vive è il frutto delle trasformazioni della storia e, dunque, il risultato delle scelte degli uomini.
Come l'uomo non è creato da Dio, pertanto definibile come essere, così è la realtà, non è creata da Dio. Pertanto, la realtà non è non-essere rispetto all'essere creato; ma il non-essere è la trasformazione stessa dell'essere che non è mai uguale a sé stesso. Cessa continuamente di essere ciò che è per diventare qualche cosa di diverso ad ogni esperienza.
Il trascenente è ciò che l'uomo diviene continuamente per trasformazione o è una realtà oggettiva altra, diversa dalla realtà vissuta quotidianamente, che viene circoscritta nella mente e definita in una dimensione ontologica che finisce per dominare la realtà quotidiana vissuta dall'uomo?
L'esasperata follia di onnipotenza di Nietzsche, frutto dell'educazione assolutista cristiana e alimentata dalle drohe come la cocaina e l'eroina, sembra essere, secondo Chiodi, un elemento di sopravvivenza dell'ideale esistenzialista verso la fine del 1800.
L'esistenzialismo di Kierkegaard riemerge, secondo Chiodi, fra la prima e la seconda guerra mondiale quando le società si stanno organizzando in dittature assolutiste e necessitano di una forma ideologica filosofica con cui legittimare il proprio dominio assoluto sugli uomini. Gli uomini, che dovranno essere sacrificati come Isacco, dovranno essere felici ed obbedienti all'autorità come Abramo era felice ed obbediente a Dio.
Scrive Chiodi:
La rivendicazione kierkegaardiana dell'esistenza come singolarità "formata" dal possibile conservava dunque tutto il suo valore polemico, valore tuttavia semplicemente potenziale, perché la rinascita di Kierkegaard doveva avvenire soltanto tra le due guerre mondiali.
Da: Pietro Chiodi, L'esistenzialismo, Editore Loescher, 1970, p. 39.
L'integralismo fanatico cristiano di Kierkegaard viene ripescato in chiave "anti materialista". Fra le due guerre mondiali inizia a presentarsi la fenomenologia di Husserl che separa il corpo dal mondo in cui il corpo è divenuto e, come Platone, separa anima e corpo. Separare il corpo dell'uomo dal mondo significa annullare il vissuto dei processi ditrasformazione, il suo divenuto, cancellando le possibilità di divenire. Per Husserl rimane "l'ego trascendentale" in contrapposizione all'"ego empirico", concreto, situato nel qui ed ora. La fenomenologia trascendentale diventa così lo studio delle strutture psicologiche e psichiatriche che si esprimono nella coscienza pura separata dalla vita reale. Diventa la "scienza pura degli oggetti del pensiero", immaginando che questi non siano prodotti da un corpo vivente che abita il mondo, affronta le contraddizioni della sua esistenza e non adatti il suo pensiero ai suoi desideri e alle sue necessità.
Nell'esistenzialismo di Heidegger viene usato il termine "ente". Che cosa intende Heidegger col termine "ente"?
"Ma noi diamo il nome di "ente" a molte cose e in senso diverso. Ente è tutto ciò di cui parliamo, ciò a cui pensiamo, ciàò nei cui riguardi ci comportiamo in un modo o nell'altro; Ente è anche ciò che noi siamo e come noi siamo."
Heidegger, "Essere e tempo", Editore Longanesi, 2001, pag. 18.
La distinzione che fa Heidegger fra ente, che definisce la cosa, e l'esserci che definisce l'essere nell'ente, altro non è che la distinzione fra corpo e anima di Platone. Dove l'anima diventa l'essere che, abitando nell'ente, manifesta come esserci, il suo controllare l'ente nel suo vivere nel mondo. L'ente non ha volontà, desideri o scelte perché agisce "curato" dall'essere che lo induce ad esserci.
Scrive Heidegger in Essere e Tempo:
L'Esserci non è soltanto un ente che si presenta fra altri enti. Onticamente, esso è caratterizzato piuttosto dal fatto che, per questo ente, nel suo essere, ne va di questo essere stesso. La costituzione d'essere dell'Esserci implica allora che l'Esserci, nel suo essere, abbia una relazione d'essere col proprio essere. Il che, di nuovo, significa: l'Esserci, in qualche modo e più o meno esplicitamente, si comprende nel suo essere. E proprio di questo ente che, col suo essere e mediante il suo essere, questo essere è aperto ad esso. La comprensione dell'essere è essa stessa una determinazione d'essere dell'Esserci? La peculiarità ontica dell'Esserci sta nel suo esser-ontologico.
Heidegger, "Essere e tempo", Editore Longanesi, 2001, pag. 24.
Secondo Heidegger ci sono enti che sono esserci, in quanto attraverso essi opera l'essere, Dio, ed enti che non sono esserci perché in essi l'essere non opera e, pertanto, rimangono enti, ma non sono esserci.
L'esserci, nell'essere dentro l'ente, costringe l'ente a mantenere un rapporto con l'essere. Di fatto, Heidegger giustifica la manipolazione mentale dell'infanzia operata da un ambiente che impone all'infanzia di pensare all'essere come fondamento del suo esistere.
E' il gioco dell'anima dei neoplatonici dove le anime si distaccano dall'Uno, ma mantengono la relazione con l'Uno perché esse stesse sono l'Uno dentro all'uomo.
Heidegger ha solo redefinito, con un diverso linguaggio, ciò che è stata la filosofia degli idealisti e degli spiritualisti.
In questo modo, il fallimento degli idealisti e degli spiritualisti viene rinnovato e presentato con un nuovo e diverso linguaggio.
In "Essere e tempo", Heidegger evita di usare un linguaggio già conosciuto come spirito, soggetto, anima, uomo e Dio. Evita la forma esteriore mediante un linguaggio ricercato, ma i meccanismi ideologici e gli effetti sociali dei modelli filosofici che propone non sono differenti da quelli messi in atto dagli spiritualisti e dagli idealisti.
Il fatto che Heidegger non affermi che "Dio ha creato il mondo" non toglie che tutta la logica di Heidegger parte dal presupposto che Dio ha creato il mondo. Se ciò non fosse, sarebbe tornato da Hegel dove l'essere diviene trasformandosi. Una trasformazione continua in cui ogni essere, proprio per trasformazione, annulla continuamente sé stesso per costruire nuovamente sé stesso in ogni istante della propria esistenza.
La necessità di fondare "l'ontologia" è la necessità di legittimare il delirio di ciò che viene desiderato ma che non può avere nessun riscontro con dati di realtà. In questa condizione, il filosofo ontologico eleva sé stesso a portavoce di Dio al di là del linguaggio che usa per affermare la sua verità ontologica sulla realtà di Dio.
Scrive Emanuela Severino:
Ma il rapporto all'ente è condizionato e possibilitato da una preliminare comprensione della struttura dell'essere dell'ente. La possibilizzazione della conoscenza ontica (conoscenza dell'ente e degli enti nella loro individuabilità) è data cioè dalla conoscenza ontologica (conoscenza dell'essere dell'ente). La fondazione della metafisica si specifica allora ulteriormente, attraverso il rimando al problema della possibilità della conoscenza ontica, come problema del fondamento possibilitante di quest'ultima (la conoscenza ontologica in generale, o comprensione dell'essere) e quindi come problema dell'interna possibilità dello stesso fondamento possibilitante: "Fondazione della metafisica in generale significa chiarimento dell'intera possibilità dell'ontologia" Questa proposizione racchiude, secondo Heidegger l'autentico senso della rivoluzione copernicana.
Emanuele Severino, "Heidegger e la metfisica", Editore Adelphi, 1994, pag. 45 - 46.
In sostanza, l'uomo, l'ente (che vale per indicare tutti i soggetti della natura), deve capire Dio, l'essere, e l'azione che Dio fa nell'uomo e attraverso l'uomo trasformando l'ente in esserci. L'uomo diventa veicolo dell'azione di Dio nel mondo. E' inconcepibile, per l'esistenzialismo, affermare che l'idea del Dio creatore è un'idea criminale. Eppure, sottomettere l'ente ad un ipotetico essere è un'idea propria delle ideologie schiaviste.
Scrive Galimberti in "Heidegger e il nuovo inizio":
Una volta che l'umano è riscattato dall'animalità ed è inteso come luogo della manifestazione dell'essere, il primo dovere che attende chi si incammina lungo il sentiero che conduce alla comprensione del problema dell'essere è quello di "non raccontar favole (mythón tina diegeìsthai)". Questa citazione dal Sofista (242 c) di Platone che compare nelle prime pagine di Essere e tempo significa "non pretendere di determinare l'ente attraverso un riferimento derivato da un altro ente, quasi che l'essere avesse il carattere di un possibile ente" (SZ, § 2).
Questa chiarificazione mette sotto accusa la metafisica occidentale che, come abbiamo visto, in tutte le forme assunte ha sempre preteso di spiegare un ente (sensibile, creato, mondano) sul fondamento di un altro Ente (sovrasensibile, increato, divino). Secondo Heidegger questo
tentativo è destinato al naufragio. Per rendersene conto è necessario cogliere quella differenza ontologica tra ente ed essere che sta alla base di tutta la sua speculazione. "Ente (Seiende)" è il termine che indica ogni determinazione della realtà e corrisponde al greco "tò ón". "Essere (Sein)" è ciò che entifica l'ente, ciò che lo fa essere ente e non ni-ente e corrisponde al greco eìnai. Verità ontica è la verità che riguarda l'ente, verità ontologica è la verità che riguarda l'essere.
Umberto Galimberti, "Heidegger e il nuovo inizio", Editore Feltrinelli, 2020, pag. 143.
Si tratta della negazione della metafisica in funzione del desiderio riconducibile a forme patologiche di malattia psichiatrica.
L'Essere, Dio, secondo Galimberti, non è un ente, ma altro dall'ente; l'Essere che svrasta e domina l'ente al quale non resta che sottomettersi all'Essere, al suo dominatore, che trasforma l'ente, l'uomo, in uno schiavo dell'essere, di Dio. Per estensione, di ogni squallido essere umano che, identificandosi con Dio e pretendendo di parlare a nome suo, pretende di dominare l'uomo e di imporre comportamenti contrari ai desideri dell'uomo, per il suo tornaconto personale.
La metafisica mette sullo stesso piano gli oggetti e separa la fisica, per gli oggetti che ricadono sotto i sensi, e la metafisica per quanto riguarda le prospettive della trasformazione degli Esseri Umani, degli enti, che vivono nell'oggettività. Inoltre, la metafisica separa gli oggetti, che rientrano sotto i sensi, dalla produzione psicologica in cui l'uomo riversa le sue emozioni e costruisce, attraverso le emozioni, i legami con i soggetti del mondo al di là di come il suo pensiero razionale elabora la forma di tali legami e di tali presenze percepite.
Scrive Emanuela Severino:
Ma perché la fondazione della metafisica, cioè la condizione della possibilità dell'ontologia si pone come critica della ragion pura? La conoscenza ontologica come condizionante la conoscenza ontica è necessariamente indipendente dall'esperienza, e quindi è a priori. La facoltà di riferirsi a priori agli oggetti è chiamata da Kant " ragion pura ". Fondazione della possibilità della ontologia non è altro, allora, che critica della pura ragione.
Emanuele Severino, "Heidegger e la metfisica", Editore Adelphi, 1994, pag. 46.
La guerra che l'ontologia sta facendo alla metafisica consiste nella legittimazione del delirio psichiatrico da anteporre alla conoscenza emotiva dell'individuo e alla sua conoscenza fisiologica, che non rientrano nei parametri della ragione, per trasformarla in una condizione ontica (conoscenza empirica) con cui legittimare una realtà immaginaria definita ontologia.
Di fatto, la filosofia si distacca dall'uomo, lo ignora in quanto soggetto in trasformazione in nome di un ente, creato da Dio e che Dio, l'essere, lo trasforma, preferendolo ad altri enti, in esserci attraverso la sua volontà condannando il processo di negazione dell'essere che, di negazione in negazione del suo esistere nella realtà nel presente costruisce sé stesso in un percorso esperienziale. La costruzione della coscienza dell'uomo mediante le relazioni dell'uomo con il mondo, viene di fatto negata all'uomo stesso. Viene attribuita a Dio come attività di essere nell'ente uomo.
Hedegger e Severino non fanno altro che riprendere l'imbecillità di Platone nella sua teoria della reminiscenza secondo cui l'uomo non impara, ma ricorda esperienze di vite passate. In questo caso, l'uomo vive attraverso l'essere che lo ha trasformato in esserci.
Platone si chiedeva: "come doveva essere organizzata la Repubblica"? Platone si chiedeva: "come doveva essere l'uomo e la donna nella Repubblica e come i "guardiani" dovevano sorvegliarli"? Platone si chiedeva: qual era il ruolo del Dio creatore, del Demiurgo, rispetto all'uomo?
Gli esistenzialisti riprendono questo schema di Platone, che sta alla base del nazismo, lo attualizzano e dalla pratica del nazismo rievono le risposte.
Scrive Emanuele Severino:
Le tre domande della "metaphysica specialis" si determinano come un interrogare sulle tre preminenti regioni dell'ente: Mondo, Uomo, Dio. Per la soluzione di una tale problematica è necessaria un'elaborazione della scienza dell'ente come tale (ens qua ens). Questa scienza è la metaphysica generalis o ontologia.
Emanuele Severino, "Heidegger e la metfisica", Editore Adelphi, 1994, pag. 45.
In sostanza: scienza del delirio. O scienza del drogato che, dopo essere stato manipolato nell'infanzia dal cristianesimo, delira di onnipotenza.
Un'ultima riflessione sull'esistenzialismo heideggeriano.
Heidegger introduce nell'esistenzialismo il concetto di "cura", riprendendo la parabola dei vangeli sul "Buon samaritano", storpiando la pulsione di espansione della coscienza dell'ente nel suo esistere. La coscienza, aggredita dai banditi, riceve soccorso e viene curata da una diversa coscienza che riceverà la gratitudine per il suo intervento. Ciò che a quella coscienza non hanno rubato i banditi, verrà dato come dono alla coscienza soccorritrice. La Cura altro non è che l'azione dell'essere nell'ente, l'uomo, che priva l'uomo delle proprie pulsioni per soddisfare i propri desideri in funzione della morale e dei comportamenti che l'essere, attraverso il suo esserci, impone all'ente, all'uomo. Necessità è la forza che trasforma la materia "inconsapevole" in materia consapevole che manifesta coscienza di sé. Nel momento stesso che quella frazione di materia diventa consapevole, emerge la volontà d'esistenza che si trasforma in necessità di espansione come perpetuazione di sé stessa.
Scrive Heidegger sulla cura:
L'essere-nel-mondo il cui mondo è originariamente progettato come mondo di desideri si è irrimediabilmente abbandonato a ciò che è disponibile, in modo tale, però, che il solo disponibile, in confronto al desiderato, non basta mai. li desiderare è una modificazione esistenziale della progettazione di sé comprendente, la quale, deietta nell'esser-gettato, è solo un vagheggiamento di possibilità. Un tale vagheggiamento chiude le possibilità. Ciò che "c'è" nel vagheggiare del desiderio diviene "mondo reale". li desiderio presuppone ontologicamente la Cura.
deietto = umiliato, disprezzato
Heidegger, "Essere e tempo", Editore Longanesi, 2001, pag. 238.
Heidegger nel mondo il cui mondo è progettato come mondo di desideri si è irrimediabilmente abbandonato a ciò che è disponibile in modo tale che il solo disponibile, in confronto a quanto Heidegger desidera è una modificazione esistenziale della modificazione di sé comprendente umiliazione e disprezzo nell'essere gettato, è solo un vagheggiamento di possibilità. Un tale vagheggiamento chiude le possibilità. Ciò che c'è nel vagheggiare del desiderio diventa "mondo reale". Il desiderio presuppone ontologicamente la cura.
Parafrasando quanto Heidegger afferma, permette di comprendere il discorso ontologico di Heidegger che vuole far passare come un discorso metafisico mentre è solo un discorso attinente al desiderio che diventa delirio da curare in psichiatria.
Dice Heidegger che: "desiderare è una modificazione esistenziale della progettazione di sé comprendente, la quale, deietta nell' esser-gettato, è solo un vagheggiamento di possibilità. Un tale vagheggiamento chiude le possibilità."
Proviamo a riflettere un attimo. Il desiderio è quanto manifesta una coscienza non appena viene in essere: desidera vivere ed esistere. Ogni atro desiderio che hanno gli uomini deriva dal desiderio di vivere e di esistere veicolato dagli uomini nell'oggettività nella quale gli uomini vivono. L'uomo desidera accoppiarsi. E' una veicolazione specifica del desiderio d'esistenza, del desiderio di vivere.
Heidegger afferma che "desiderare è una modificazione esistenziale della progettazione di sé". Questa affermazione si interpreta in questo modo: "Dal momento che Dio ti ha progettato, quando tu desideri modifichi la progettazione di te fatta da Dio". Per questo, secondo Heidegger interviene la cura come limitazione o eliminazione dei desideri nell'uomo attraverso l'esserci.
Scrive Heidegger:
L'impulso "alla vita" è invece un "in-per" che porta già in se stesso la spinta. Esso è "in-per ad ogni costo". L'impulso cerca di togliere di mezzo altre possibilità. Anche qui l'essere-avanti-a-sé è inautentico, benché la spinta impulsiva provenga da colui stesso che impelle. L'impulso può invadere la rispettiva situazione emotiva e la comprensione. Ma anche in questo caso l'Esserci non è mai un "semplice impulso" a cui si sovrapporrebbero saltuariamente altri atteggiamenti volti a dominarlo e a guidarlo; in quanto modificazione dell'intero essere-nel-mondo, l'Esserci è già sempre Cura.
Nell'impulso puro la Cura non si è ancora resa libera, benché sia essa a rendere ontologicamente possibile il sottostare dell'Esserci a impulsi provenienti da esso stesso. Nell'inclinazione, invece, la Cura è già sempre fissata. Inclinazione e impulso sono possibilità radicate nell'esser-gettato dell'Esserci. L'impulso "alla vita" non deve essere distrutto, l'inclinazione a lasciarsi "vivere" nel mondo non dev'essere estirpata. Ma l'uno e l'altra, in quanto e solo in quanto si fondano ontologicamente nella Cura, debbono esser modificati, in sede ontico-esistentiva, dalla Cura autentica.
Heidegger, "Essere e tempo", Editore Longanesi, 2001, pag. 238-239.
Il desiderio d'esistenza spinge ogni soggetto della natura a scegliere per sopravvivere. La scelta apre una via e ne chiude altre che sarebbero aperte da scelte diverse. E' sempre il desiderio soggettivo, che si riempie di emozione, l'impulso che spinge il soggetto a vivere. Questo impulso appartiene al soggetto, all'ente, e non ha nulla a che vedere con quella dimensione immaginaria che Hedegger indica come "l'essere".
L'impulso che impelle non invade "la rispettiva situazione emotiva"; è emozione che insorge nell'individuo in quanto individuo vivente.
Heidegger si preoccupa che l'individuo, l'ente, venga privato della capacità d'azione, della sua volontà, della sua capacità di scegliere nella propria oggettività, così lo trasforma in "esserci". Il soggetto, abitato da Dio, l'essere, che funge da cura contro la volontà d'esistenza del soggetto; contro i suoi desideri.
La Cura, in questo contesto, appare come l'azione dell'essere, di Dio, nel soggetto finalizzata a distruggere la volontà d'esistenza dell'individuo che si manifesta per azione e per scelte operate dal soggetto nell'oggettività.
La volontà di vivere, dice Heidegger, non deve essere estirpata. Ma chi la estirpa? La estirpa l'essere che deve sottomettere la volontà a Dio, "in quanto si fondono ontologicamente nella Cura e devono essere modificati in funzione della Cura".
Scrive Heidegger:
E' allora cosi stabilito che l'esserci umano voglia ad ogni costo imparare a conoscere la verità? O non si trova nell'esserci umano il fatto di andare fuori dal percorso della verità e illudersi di un fantasma in luogo di essa? La questione non è risolta e dev'essere condotta a decisione, o, se indecidibile, allora anche esser tenuta così aperta. Soltanto nell'esplorazione dell' essere dell' esserci umano può venir stabilito qualcosa riguardo a ciò. E se si dovesse mettere in luce che noi al giorno d'oggi, proprio sulla base della filosofia tradizionale, non siamo ancora in condizione di tematizzare ontologicamente l'esserci umano? Sussiste in genere la possibilità di inoltrarsi fino all'esserci?
Heidegger, "Introduzione all'indagine fenomenologica", Editore Bompiani, 2001, pag. 217/219.
Soltanto nell'esplorazione di Dio, l'essere, nell'esserci, Dio che agisce nell'ente, uomo, l'uomo può conoscere la verità. Ci si riempie la bocca con la verità, frutto di immaginazione, mentre si farnetica sulla presenza di un essere che, non esistendo, non è oggetto di dimostrazione, ma solo di farneticazione. La verità porta ai campi di sterminio perché solo con lo sterminio si può imporre una verità.
Se non è chiaro, qui si parla di campi di concentramento che rappresentano la cura contro la volontà d'esistenza delle persone. Si deve annientare la specificità delle persone affinché si sottomettano all'essere, strumenti nelle mani di Dio.
Perché il "buon Samaritano" soccorre la persona percossa dai briganti? Per solidarietà? No! La soccorre per averne la gratitudine e nel soccorrerla, per averne la gratitudine, lascia inalterata la situazione nella quale i briganti aggrediscono altre persone. Non si affronta il problema che ha portato all'aggressione della persona, si cura la persona "sperando" che altre persone vengano aggredite da quegli stessi briganti.
Questa idea del "buon Samaritano" è la base dell'idea della Cura che, trasferita nell'intervento di Dio nell'uomo, in quell'esserci, che unisce l'azione dell'essere all'interno dell'ente, costringerebbe il soggetto, che deve subire la Cura dell'esere a cessare di essere un individuo desiderante per seguire le disposizioni dell'essere. Il brigante è l'essere che ruba all'uomo il fondamento della vita: il desiderio.
E' chiaro l'intento di queste idee espresso da Heidegger nei "Quaderni neri", il suo diario personale:
Un comune modo di parlare: il nazionalsocialismo non si è formato in primo luogo come "teoria", bensì è incominciato con l'azione. Bene. Ma allora da ciò segue forse che la "teoria" è un che di superfluo? Ne consegue addirittura che "altrimenti", "d'altra parte", ci si adorna di cattive teorie e "filosofie"? Non ci si rende conto che qui "teorie" è inteso in modo ambiguo - a seconda dell' occorrenza - e che dunque, proprio nell'interpretare le proprie azioni, "teoreticamente" si prende un granchio; perché: se i molti "discorsi" in campo non fossero "teorie" - che cos'altro si farebbe se non questo? Rieducare ad altre visioni gli uomini e i compatrioti (Volksgenossen), per esempio quella del lavoratore e dei lavoratori, deiI'economia, della società, dello stato - della comunità nazionale - dell'onore - della storia. "Teoria" come mero pensiero distaccato, che viene solo pensato, e teoria in quanto precorritrice richiesta di conoscenze non devono essere accomunate; a seconda dei casi anche il senso della prassi è un altro; mobilitazione non è mera prassi e il mero scatenarsi e partire all' attacco non è mera mobilitazione. Il concetto distorto di "teoria" può avere le più insidiose conseguenze pratiche; perché allora
Heidegger, Quaderni neri 1931/1938, Editore Bompiani, 2015, pag. 175 - 176
E ancora:
Non vogliamo puntellare teoreticamente il nazionalismo, costruendo al di sotto di esso un sostegno "teoretico", magari per renderlo così, presumibilmente, solido e sostenibile. Vogliamo però costruire, dinanzi al movimento e alla sua forza direttiva, possibilità di configurare il mondo e di dispiegarsi, sebbene sappiamo che simili progetti in quanto tali, vale a dire falsificati sotto forma di "idee", non possiedono alcuna forza di impatto; sono invece efficaci eccome se sono gettati nella forza del movimento se scaturiscono dal suo campo e in esso si conservano come atteggiamento interrogativo e linguaggio.
Heidegger, Quaderni neri 1931/1938, Editore Bompiani, 2015, pag. 177.
La cura dell'essere nell'esserci ha prodotto i campi di sterminio come cura.
Non si gioca con le idee filosofiche, il pensiero è una cosa seria e il pensiero che genera la distruzione della società umana è sempre e comunque un pensiero criminale al di là di come lo si vuole presentare.
Queste poche riflessioni su Heidegger servono per riflettere sull'esistenzialismo e sulla portata criminale dell'uso di Dio per legittimare il dominio dell'uomo sull'uomo. Chimatelo come volete, ma vi riferite sempre al Macellaio di Sodoma e Gomorra e ogni volta che pronunciate termini come Dio, Creatore, Demiurgo, Artefice, Essere, Essere assolutamente necessario, Tutto, vi riferite sempre al Macellaio di Sodoma e Gomorra e ne state legittimando il diritto al genocidio e a tutta la violenza per la sopraffazione che viene messa in atto contro l'uomo.
Pagina specifica dell'argomento
08 novembre 2025

La grande scoperta degli ebrei, mentre stavano a Babilonia, fu la tecnica della manipolazione mentale infantile con cui si potevano imporre ai bambini idee aprioristiche per condizionare il loro modo di pensare il mondo. E quando le cento personalità possibili che abbiamo dentro di noi non vengono opportunamente fuse ed equilibrate, può sembrare che in noi ci siano dieci persone diverse. Ed è facile, per chi parla di demonio, far credere al malcapitato che lui è posseduto.
Riporto da La Repubblica del 10 luglio 2007:
"Kandel è stato premiato con il Nobel per i suoi studi sui ricordi. non è stato il solo, naturalmente. Le neuroscienze hanno accertato l'esistenza di un doppio binario della memoria: quella dichiarativa, esplicita, che può essere freudianamente "rimossa", e un'altra che al contrario non può essere rievocata né verbalizzata e neppure - per così dire - spazzata via. E' la memoria implicita che si accumula nei primi due anni di vita, quando non è ancora maturato l'ippocampo, indispensabile per la memoria esplicita... Si direbbero scoperte che stabiliscono un rapporto prepotente con la nozione d'inconscio di Freud, ma è così?
E' senz'altro così. le esperienze preverbali e presimboliche della memoria implicita s'identificano con un inconscio precoce e non rimosso. Non sono perdute, anche se non sono ricordabili: al contrario, sono parti attive della psiche che condizionano l'intera vita affettiva, emozionale, cognitiva ... Gli studi neuroscientifici sulla memoria offrono all'analista teorico e clinico degli strumenti preziosi per raggiungere le aree più nascoste e arcaiche della personalità del paziente, aree inconsce dimenticate ma operative in lui che potranno riaffiorare nella relazione analitica."
Le idee che si stanno combattendo, come quelle imposte dagli esorcisti (in quell'assurdo concetto di separazione corpo e anima che tanti danni ha fatto nella storia dell'umanità), sono radicate in maniera profonda negli individui. La radicalizzazione avviene attraverso il controllo sociale sulle singole persone e sulla famiglia. Ogni volta che un elemento del controllo sociale o della famiglia viene rimosso, anche l'incidenza sulla psiche del nuovo bambino ha meno presa o una presa diversa.
Così la religione cristiana non è una questione di “ragione”. Ma è una questione di opinioni imposte su una struttura psichica predisposta ad accoglierle mentre, tale struttura psichica, sta ancora nella pancia della madre. Appena nato, quel bambino, incontra le manifestazioni religiose, psichiche ed emotive, della madre e dell'ambiente parentale. Soggettiverà quelle opinioni, e solo quelle, in quanto quelle opinioni sono in sintonia con la sua struttura psico-emotiva modellata fin da quando era in pancia della madre e predisposta per affrontare il mondo in cui sarebbe nato: un mondo descritto secondo le opinioni psico-emotive del cristianesimo.
Subito, appena nato, nel bambino entrano in funzione i neuroni specchio che lo portano ad adeguarsi al mondo in cui vive imitando, non solo la forma, ma anche le assonanze psichico-emotive dell'ambiente mediante la sua capacità empatica. Poi, la capacità empatica sparisce a amano a mano che la ragione si impone sul nuovo nato. Le idee aprioristiche vengono messe sullo sfondo. Non si è più in grado di parlare delle idee aprioristiche e si parla solo di ciò che dalle idee aprioristiche emerge come sviluppo logico del proprio discorso.
Solo una RELIGIONE, l'unica forma sociale capace di incidere sulle emozioni profonde delle persone nelle loro relazioni con il mondo, può rimuovere, sia pur dopo molte generazioni, le impostazioni ideali imposte dal monoteismo nella sua visione della vita e del mondo.
Il problema, a quel punto è: QUAL E' LA NOSTRA VISONE DEL MONDO?
Cosa vediamo quando osserviamo il mondo in cui viviamo?
Ciò che noi vediamo o intuiamo è coerente con l'interpretazione razionale e scientifica che ne diamo?
Io non so se lo sviluppo del Paganesimo Politeista potrà portare ad una "forma mentis" per cui uno schizofrenico con dieci personalità le potrà usare tutte e dieci (o usare i momenti euforici o apatici) per le sue necessità anziché esserne travolto. Una cosa è certa, applicando le regole della Stregoneria la sindrome di Down (o come si scrive) non è più così invalidante come cinquanta anni fa'.
Basta sommergere gli individui di stimoli e di fenomeni perché i loro adattamenti soggettivi si modifichino fino a diventare sufficienti e funzionali per vivere anche nella nostra società civile. Gli stimoli ambientali, quando non travolgono le persone, costringono gli individui a modificare sia nella struttura emotiva che la loro organizzazione fisica e la loro struttura neuronale.
In sostanza, la capacità dell'individuo di affrontare le condizioni della sua vita lo portano a modificare la sua soggettività adeguandola alle esigenze del mondo in funzione della sua necessità di vivere e di operare. L'individuo agisce, riceve delle risposte e adatta sé stesso, attraverso le sue scelte, a quelle risposte.
Perché non applicare lo stesso metodo anche ai bambini in prospettiva del loro futuro anziché trattarli da handicappati convincendoli di essere degli incapaci e che tutto proviene da Dio o dal demonio?
Perché costringere i bambini in ginocchio a pregare, anziché attrezzarli per affrontare in maniera responsabile e consapevole la loro esistenza?
Pagina specifica dell'argomento
07 novembre 2025

Le elezioni hanno dimostrato la debolezza di Trump. Un uomo armato fino ai denti, ma incapace di gestire il potere che gli è stato concesso. Come tutti gli incapaci, a cui è stato affidato un prezioso giocattolo, lo sa solo prendere a martellate e romperlo.
Purtroppo, questo giocattolo si chiama USA, e una volta rotto sarà quasi impossibile aggiustarlo.
La palla è nelle mani della Corte Suprema degli USA, ma Trump ha dichiarato che lui se ne sbatte altamente delle decisioni della Corte Suprema.
Ora, in questo momento che scrivo, la Corte Suprema sta decidendo sul sistema di dazi e di tariffe di Trump. Io attendo la sentenza. Questo perché, dalla sentenza conosceremo cosa è diventata e cosa diventeranno gli USA.
Io ho forti dubbi che la Corte Suprema USA sia in grado di ricordarsi il motivo per il quale fu costituita e la sua funzione di controllo del potere politico per tutelare i cittadini dagli abusi.
Non si tratta, semplicemente, di cancellare i dazi e ripristinare le regole del commercio mondiale. Si tratta di salvare quaranta milioni di americani dalla fame. Questo perché, se al mondo Trump ha dichiarato guerra imponendo dazi sul commercio, dazi che saranno pagati dagli USA, ha privato i suoi cittadini della cultura, della sanità, dei servizi sociali, considerando i cittadini USA degli schiavi privi di ogni diritto.
Trump non ha solo sequestrato immigrati più o meno regolari, ha aumentato la disoccupazione e ha favorito la crescita dell'inflazione.
Non sono mai stati simpatici gli USA, ma mai avrei pensato che il potere politico USA trattasse i cittadini USA come fosse bestiame di scarso valore.
Loro, certamente hanno votato Trump e si meritano la ricchezza che Trump ha promesso loro. Ma stringe il cuore osservare che anche i cittadini della più grande potenza del pianeta sono entrati in sofferenza e si preparano a macellare altri popoli anziché commerciare con loro.

Pagina specifica dell'argomento
06 novembre 2025

La metafisica può viaggiare nell'esistenzialismo, ma deve turarsi il naso. Deve affrontare uomini malati che, partendo da Kierkegaard arriviamo fino agli italiani Abbagnano, Emanuele Severino e Galimberti. Il tutto passando attraverso Heidegger, Arendt, Sartre, Gabriel Marcel, Jasper, con l'aiuto di Nietzsche e di Husserl.
Secondo alcuni, i principi dell'esistenzialismo sono introdotti da Kierkegaard.
Scrive Chiodi dell'opera di Kierkegaard:
La realtà spirituale non è più vista hegelianamente come un Essere infinito ed autosufficiente, ma come il compito d'un essere finito. L'essere dell'uomo è un dover-essere ed implica come tale finitudine, quindi problematicità e scelta. Le forme di vita spirituale non si dialettizzano in un processo in cui nulla va perduto, ma si offrono ad un irrimediabile aut-aut in cui tutto può essere conquistato e tutto perduto. Fra i tre ideali di vita (estetico, morale e religioso) l'uomo deve scegliere senza compromessi e mistificazioni. Il primo è simboleggiato da Don Giovanni ed è illustrato nel Diario di un seduttore, che chiude il primo dei due volumi di Aut-Aut", la ricerca insensata del nuovo non riesce a sopprimerne la noia. Il secondo è simboleggiato dal "marito fedele", ed appare ben presto insufficiente perché il mondo morale non va al di là della universalità generica, mentre l'uomo è l'universalità singolare ed irripetibile, che può realizzare sé stesso solo nella vita religiosa come possibile incontro della assoluta singolarità dell'uomo con la assoluta singolarità della Trascendenza. La fede realizza questo incontro ed all'analisi della fede è dedicato Timore e tremore (1843). Abramo, che è disposto ad uccidere il figlio per fede in Dio, è il simbolo della fede nel suo oltrepassamento della stessa vita morale. Il concetto dell'angoscia (1844) contiene alcune delle pagine più potenti di Kierkegaard. L'angoscia è lo stato dell'uomo di fronte al possibile ed alla minaccia di nullificazione che esso porta con sé.
Da: Pietro Chiodi, L'esistenzialismo, Editore Loescher, 1970, pag. 3 - 4
Il fulcro del discorso è quel "dover essere" dell'uomo in funzione di Dio. Una centralità che Kierkegaard sottolinea con il dover essere di Abramo che, per dovere nei confronti di Dio, è pronto ad ammazzare suo figlio, il proprio futuro.
La fede, come credenza nell'assurdo, è il fondamento dell'esistenzialismo. L'esistenzialismo non dimostra le proprie affermazioni filosofiche. Le circoscrive nell'ontologia con cui giustifica ogni oggetto dell'immaginazione. Solo che l'immaginazione del filosofo esistenzialista obbedisce al desiderio di diventare servo del Dio assoluto. Il suo portavoce.
Questo modo di pensare sé stessi prendendo spunto da Nietzsche che delirava identificandosi con Gesù e diventando il "profeta" dell'eterno ritorno, destinato a ripetere all'infinito gli stessi gesti e le stesse azioni.
Da questo inizia il ragionamento della filosofia esistenzialista: esistere sacrificando sé stessi per il dovere (di Dio o dello Stato).
Scrive Kierkegaard in "Aut-Aut":
Chi sceglie se stesso scopre che quell'io che egli sceglie ha una infinita molteplicità in sé. Esso ha una storia; una storia nella quale egli riconosce la sua identità con se stesso. Questa storia presenta diversi aspetti, poiché in questa storia egli sta in relazione con altri individui della stirpe e con tutta la stirpe; e questa storia contiene qualche cosa di doloroso. Eppure egli è ciò che è solo attraverso questa storia. Perciò ci vuole del coraggio per scegliere se stesso; poiché, mentre pare che egli si isoli più intensamente che mai, nello stesso tempo egli si sprofonda più che mai in quella radice per la quale è congiunto al tutto. Questo lo preoccupa eppure deve essere cosi: infatti quando l'ardore della libertà si è risvegliato in lui (e si è risvegliato nella scelta, cosi come esso presuppone se stesso nella scelta), egli sceglie se stesso e la lotta per questo possesso come per la propria suprema salvezza, e questa è la sua suprema salvezza. Egli non può rinunciare a nulla di tutto questo, né al dolore più forte, né alle fatiche più gravi; eppure l'espressione di questa lotta, di questa conquista è il pentimento. Col pentimento ritorna in se stesso, ritorna nella famiglia, ritorna nella stirpe, finché trova se stesso in Dio.
Da: Kierkegaard, "Aut-Aut",Edizione CDE su licenza Mondadori, 1990, pag. 93
Lo scoprire sé stesso, per Kierkegaard, significa scoprire la storia in cui "riconosce la sua identità con se stesso", in sostanza, il soggetto ha una storia. Nella storia non si modifica, non ha trasformato sé stesso, ma il sé stesso è immodificato e immodificabile, in quanto creazione di Dio, e, la storia dell'individuo è quella di riconoscere sé stesso in quanto creazione di Dio.
"egli è ciò che è solo attraverso questa storia", non dice "egli è diventato ciò che è solo attraverso questa storia", altrimenti metterebbe in discussione la verità della creazione di Dio.
Kierkegaard riprende il discorso di Dio come il Tutto parmenideo al quale l'uomo è congiunto. L'ardore della libertà porta l'uomo a lottare per "la suprema salvezza" che porta l'uomo al "pentimento". Il pentimento porta l'uomo ad essere sé stesso, a ritornare in famiglia, a ritornare alla stirpe finché trova sé stesso in Dio.
Il concetto fascista di stirpe è introdotto da Kierkegaard, almeno nell'esistenzialismo. Si tratta di un concetto discriminante dove la "propria stirpe" combatte ogni altra stirpe per la supremazia.
Lo schiavo che anela alla supremazia, come Abramo. Abramo, lo schiavo di Dio, macellaio di uomini, che viene elevato a nobiltà da Kierkegaard per la sua obbedienza cieca a Dio.
Scrive Kierkegaard in "Timore e tremore":
Ma Abramo credette. Egli non pregò per sé così da commuovere il Signore: questo lo fece soltanto per stornare la giusta punizione su Sodoma e Gomorra, solo allora Abramo si presentò a Dio con le sue preghiere (Gen., 18, 23 sgg.). Noi leggiamo nella Sacra Scrittura: "E Dio tentò Abramo, dicendo: Abramo, dove sei? Abramo rispose: Eccomi qui". Tu, a cui si rivolge questo mio discorso, ti comporti allo stesso modo? Quando hai veduto avvicinarsi da lungi i duri colpi del destino, hai forse detto alle montagne: copritemi, e alle colline: cadete su di me? (Le., 23, 30). O se tu fossi più forte, il tuo piede non avanzerebbe lentamente per la via, non desidereresti far ritorno alle antiche orme? Quando ti fu rivolta la chiamata, hai o non hai risposto, oppure ti sei messo a brontolare? Non così Abramo che contento, franco, fiducioso rispose: Eccomi! Noi leggiamo ancora: "E Abramo si levò di buon mattino". Egli si affrettò come se si trattasse di recarsi a una festa, e di buon mattino era al posto stabilito, sul monte Moria. Non disse nulla a Sara, nulla a Eliezer: chi avrebbe potuto comprenderlo?
Da: Kierkegaard, "Timore e tremore" Edizione BUR, 1986, p. 43
L'esaltazione dell'obbedienza acritica di Abramo nei confronti di Dio che lo vuole costringere a distruggere il proprio futuro è qualche cosa che offende la dignità umana. Non esiste un "valore estetico" in questo, esiste solo un valore criminale che invita gli uomini alla sottomissione fino al sacrificio per Dio, lo Stato e l'autorità.
E' la riaffermazione del principio dei vangeli dove Gesù dice:
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.
Vangelo di Matteo 10, 37-39
Dove Gesù e Dio vengono prima degli affetti dell'uomo. Esattamente come lo Stato viene prima degli affetti dell'uomo. L'uomo viene spogliato di sé stesso per la gloria di Dio.
L'esistenzialismo, come filosofia, si regge sul concetto di obbedienza che si deve a Dio come si deve allo Stato, alle Istituzioni che, rispetto all'uomo, si presentano incarnazione dell'assolutezza di Dio. L'uomo è schiavo di Dio e di chi lo rappresenta.
Un uomo che non vive nella fondazione della propria felicità, ma che deve trovare la felicità nella sottomissione a Dio. La sua libertà è essere schiavo sottomesso a Dio.
L'uomo peccatore vive lo stato d'angoscia. Il peccato provoca angoscia e la libertà dal peccato è la sottomissione a Dio. Scrive Kierkegaard in "Il concetto dell'angoscia":
Il peccato posto E' nello stesso tempo, in se stesso, conseguenza, anche se questa conseguenza è estranea alla libertà. Non appena questa conseguenza si annunzia, l'angoscia entra subito in rapporto con il futuro di essa, futuro ch'è la possibilità di un nuovo stato. Per quanto sia profonda la caduta dell'individuo, esso può cadere ancora più in basso e questo "può" è l'oggetto dell'angoscia. Quanto più l'angoscia qui si attenua, tanto più si manifesta che la conseguenza del peccato è penetrata in "succum et sanguinem" nell'individuo e che il peccato ha messo radici nell'individualità. Il peccato, naturalmente, qui significa l'atto concreto; perché non si pecca mai in generale o in universale. Anche il peccato* di voler tornare indietro oltre la realtà del peccato, non è un peccato in generale, il quale non è mai esistito. Chi ha qualche conoscenza degli uomini, sa benissimo che la sofistica procede sempre in modo da urtare soltanto contro un singolo punto, il quale viene continuamente variato. L'angoscia vuole che sia eliminata la realtà del peccato: non del tutto, ma fino a un certo punto o per dir meglio essa vuole, fino a un certo punto, lasciar stare la realtà del peccato, ma (si badi!) soltanto fino a un certo punto. Perciò non è neanche restia a celiare un poco delle determinazioni quantitative, anzi più essa è sviluppata, più si abbandona alla celia; ma appena questo gioco sta per cacciare l'individuo nel salto qualitativo, il quale sta in agguato come il formichiere nel suo imbuto di sabbia mobile, l'angoscia si ritira cautamente e trova un piccolo punto ancora fuori del peccato che dev'essere salvato e nel momento seguente ne trova un altro. La coscienza del peccato, realizzata profondamente e seriamente nell'espressione del pentimento, è una gran rarità.
Da: Kierkegaard, "Il concetto dell'angoscia", Editore Biblioteca Ideale Tascabile, 1995, p. 84-85
Un elemento fondamentale dell'esistenzialismo è il concetto di peccato che crea angoscia. Ma che cos'è il peccato? Il peccato è definito come "Un'offesa fatta a Dio" che nell'esistenzialista crea angoscia perché non è più nelle grazie di Dio. L'esistenzialista mira ad imporre sensi di colpa alle persone. Le persone che vivono sensi di colpa sono docili e sottomesse, coscienti di aver peccato e di non aver diritto ad affermare sé stessi.
L'esistenzialista estende il concetto di "Offesa fatta a Dio" come "Offesa fatta allo Stato" e "Offesa fatta alle Istituzioni" che si identificano con Dio e che esercitano il potere assoluto nei confronti dell'uomo.
Con l'esistenzialismo entriamo in una condizione integralista cristiana che, calata nella società, tende a dominare gli uomini in nome del potere assoluto sull'uomo al quale è rimasta la libertà di sottomissione ed obbedienza a Dio, allo Stato e alle Istituzioni. L'uomo non può mentire a Dio e non può mentire allo Stato.
Offendere Dio o lo Stato genera la condizione di peccatore e, in quella condizione, l'uomo vive l'angoscia di essere separato dal Tutto col quale vuole entrare in relazione.
Lo stato d'angoscia è la reazione psicologica al peccato. L'angoscia deve costringere l'individuo ad abbandonare il peccato. Si tratta di una "punizione divina" affinché l'uomo abbandoni il suo stato di peccatore.
Allo stesso modo, crea angoscia non essere più nella propria "stirpe". Secondo Kierkegaard c'è una gerarchia di separazione dell'uomo. L'uomo separato dalla famiglia, dalla stirpe, da Dio. Il peccatore che si isola dai legami.
Scrive Kierkegaard in "La malattia mortale":
No, non è la determinazione estetica dell'assenza di spirito che dà il criterio per decidere che cosa sia disperazione e che cosa non lo sia. La determinazione che va adoperata è quella etico-religiosa: spirito o mancanza negativa di spirito, mancanza di spiritualità. Ogni esistenza umana che non ha coscienza di essere spirito, non è personalmente consapevole davanti a Dio di essere spirito; ogni esistenza umana che non si fonda così, trasparente in Dio, ma riposa e si perde nelle tenebre di una universalità astratta (stato, nazione, ecc.) oppure incerta riguardo al suo io prende le sue facoltà soltanto come forze attive, senza rendersi conto in un senso più profondo di dove gli vengono, essa prende il suo io come qualcosa di inesplicabile, mentre dovrebbe comprenderlo nel suo intimo: ogni simile esistenza, qualunque cosa esegua, anche la più stupenda, qualunque problema spieghi, anche tutta l'esistenza, per quanto sia intenso il suo godimento estetico della vita; ogni simile esistenza è pure disperazione. Era questo che intendevano gli antichi Padri della Chiesa quando dicevano che "le virtù dei pagani erano splendidi vizi "; volevano dire che l'intimo del pagano era disperazione; che il pagano non aveva coscienza davanti a Dio di essere spirito. Da ciò si spiega pure (porto questo fatto per esempio, benché sia anche in una connessione più profonda con tutta questa indagine) che il pagano giudicava con una leggerezza così strana il suicidio, anzi lo esaltava, mentre per lo spirito è il peccato più decisivo, rompere nell'esistenza a questo modo è una ribellione contro Dio. Al pagano manca la determinazione spirituale dell'io; perciò giudica in questo modo del suicidio lo stesso pagano che giudicava con severità morale il furto, l'impudicizia, ecc. Gli mancava il criterio per giudicare il suicidio perché gli mancava il rapporto con Dio e con l'io: per il pensiero puramente pagano il suicidio è l'indifferente, ciò che ognuno può fare come gli pare, perché è una cosa che non riguarda nessun altro. Se dal punto di vista del paganesimo si volessero mettere in guardia gli uomini contro il suicidio, si dovrebbe farlo con un lungo giro, dimostrando come con esso si manchi a un obbligo verso gli altri uomini. Il punto essenziale nel suicidio, cioè il fatto ch'esso è proprio un delitto contro Dio, sfugge completamente al pagano. Perciò non si può dire che il suicidio era disperazione, il che sarebbe un'autocontraddizione senza senso; bisogna dire che questa maniera con cui il pagano giudicava il suicidio era disperazione.
Da: Kierkegaard, "La malattia mortale", Editore Se, 2008, pag. 46 -47
L'uomo è un oggetto di proprietà di Dio, per estensione, è oggetto di proprietà dello Stato. La sua vita non gli appartiene, non può disporre come vuole perché solo Dio, solo lo Stato, e chi lo rappresenta, ha la proprietà dell'uomo e del suo corpo.
Il sofismo di Kierkegaard afferma "Ogni esistenza umana che non ha coscienza di essere spirito, non è personalmente consapevole davanti a Dio di essere spirito;. Cosa significa avere coscienza di essere spirito?
Significa avere coscienza di essere un soggetto posseduto da Dio.
Tutto l'esistenzialismo nega la dignità dell'uomo. Tutto l'esistenzialismo di Kierkegaard è teso a riaffermare la dignità di Dio in quanto padrone dell'uomo. Non è un caso che Kierkegaard chiami "giusto" il genocidio di Sodoma e Gomorra. Kierkegaard chiama giusto un crimine contro l'umanità. Quanti altri crimini ancora in nome e per conto di Dio?
Fine prima parte: i fondamenti ideologici dell'esistenzialismo.
Pagina specifica dell'argomento
05 novembre 2025

Il linguaggio scientifico ha sempre delle pretese di oggettività.
La scienza analizza il funzionamento del corpo come se questo fosse una macchina. Una macchina che manifesta delle funzioni in relazione a dei meccanismi chimici che avvengono in essa. Meccanismi chimici espressi in maniera meccanica.
Ve ne do un esempio preso dal settimanale Salute de La Repubblica del 15 giugno 2006:
"Per spiegarle si ipotizzò che dalle cellule immunitarie partissero segnali capaci di giungere fino al cervello e, da qui, al sistema centrale di regolazione degli ormoni che già allora si sapeva essere nel cervello. Quei segnali immunitari ipotizzati - e molto altro - si scoprirono negli anni successivi (le citochine) e si vide che alcune sono in grado di indurre modificazioni biologiche rilevanti sia a carico dei vari sistemi neurendocrini, soprattutto quello dello stress, sia a carico dei più importanti sistemi di neurotrasmissione cerebrale. La interleuchina-1 (IL-1) in particolare è un potente attivatore del sistema dello stress, di quello della crescita e della prolatina, mentre inibisce il sistema tiroideo e sessuale. Al tempo stesso agisce sui principali neurotrasmettitori, con incremento del metabolismo e quindi del consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina. Le modificazioni biologiche descritte spiegano le modificazioni comportamentali e umorali in corso di infiammazione."
La Repubblica on-line del 15 giugno 2006
Non male come linguaggio.
Ma che cosa significa?
Significa che la scienza sta tentando di descrivere un meccanismo di funzionamento del corpo umano.
Sta tentando (a mano a mano che le scoperte procedono la sua descrizione sarà sempre più precisa e approfondita) di comprendere QUANTO L'ESSERE UMANO STA USANDO DA CENTINAIA DI MILIONI DI ANNI!
La scienza, una volta descritto un meccanismo, parte da quel meccanismo per spiegare il comportamento umano dimenticando che la sua ricerca del meccanismo avviene nell'uomo e nel comportamento umano.
Cosa implica questo?
Se gli Esseri Umani non avessero, per millenni, usato il legno, le zattere e le barche per navigare non sarebbe giunto un tale Archimede a scoprire il principio di galleggiamento dei corpi.
In pratica, prima c'è la vita, l'attività umana, e poi arriva qualcuno che descrive principi generali osservando che cosa fa l'uomo.
Nel frattempo, che arriva qualcuno a descrivere i meccanismi della vita, gli Esseri Umani hanno vissuto per centinaia di milioni di anni e si sono modificati generazione dopo generazione.
I meccanismi che la scienza descrive, altro non sono che meccanismi di risposta soggettiva all'interno di relazione fra noi e il mondo. Non sono altro che meccanismi prodotti dalla modificazione fisiologica messa in atto dagli individui come risposta soggettiva alle sollecitazioni del mondo.
Questo la Stregoneria lo ha sempre saputo.
Solo che la Stregoneria si pone un altro problema: perché questi meccanismi non sono sempre chiari (si manifestano sotto forma di emozione, sensazione, euforia o disagio nei confronti di elementi formali del mondo) alla coscienza dell'individuo?
La scienza li scopre, ma dal momento che l'uomo li usa, perché non sono chiari alla sua coscienza, ma deve aspettare la ricerca scientifica per dirgli "come è fatto e come funziona"?
Perché spesso l'individuo non è in grado di usare immediatamente quei meccanismi fisiologici, ma è costretto a soccombere perché il meccanismo stesso cortocircuita su sé stesso producendo forme di malattia (quando lo stress supera una certa soglia diventa malattia; depressione; fobia; ecc.) rendendo l'individuo incapace di affrontare in maniera adeguata il mondo che lo circonda?
Questo è uno dei quesiti a cui deve rispondere la Stregoneria e lo fa col discorso di "Ascoltare le correnti vegetative" che non è "arte della guarigione", ma è l'arte di far giungere alla coscienza i messaggi del nostro corpo ascoltando le sensazioni prima e costringendo la nostra ragione ad aprirsi all'"INTUIZIONE FISIOLOGICA".
L'intuizione fisiologica è il linguaggio del nostro corpo, in relazione all'insieme della vita fisica, che interpreta il mondo in cui viviamo adattandosi ad esso.
Lasciamo pure che la scienza scopra che facendo quell'azione sto producendo una dose maggiore di "serotonina", a me interessa sapere quali sono i comportamenti, le risposte che do, o sono costretto a dare, al mondo che mi circonda, che mi hanno portato a manifestare depressione endogena, comportamenti suicidi, aggressività ecc.
La scienza dirà: "Quei comportamenti malati ci sono perché produci molta serotonina [non è proprio così, ma datemela per buona]!"
La Stregoneria dirà: "Le risposte che hai dato ai fenomeni del mondo, per quello che tu "credevi" fosse il mondo, ti hanno costretto in uno stato di depressione, comportamenti suicidi e aggressività; da qui le risposte del tuo corpo nella produzione di serotonina."
La scienza non ha torto nella descrizione del meccanismo, ma non si tratta di un meccanismo che si produce in maniera meccanica. Si tratta di un meccanismo di adattamento fisiologico relativo alle scelte che un individuo fa nella vita quotidiana. Scelte che sono relative alla sua consapevolezza della realtà del mondo e della sua capacità di risposta alle sollecitazioni del mondo.
Puoi, e la medicina ti invita, a curarti dalla depressione e quant'altro, ma se non viene modificata la visione del mondo e il modo con cui si abita il mondo, la medicina aiuta, ma si tende a riprodurre il danno.
Pagina specifica dell'argomento

04 novembre 2025
Il XIX secolo inizia con il periodo Napoleonico. Un periodo volto a cancellare i diritti conquistati dalla Rivoluzione Francese attraverso un processo di restaurazione delle monarchie dai poteri assoluti.
La restaurazione avviene mediante le filosofie idealiste e spiritualiste del dopo Kant. I filosofi cantano e glorificano il potere assoluto nella capacità di Dio di fare i miracoli e, per estensione, glorificano il potere e il dominio sociale che identificano con Dio. Si schierano col potere assoluto che concede loro stipendi e cattedre.
Si sentono l'immagine in terra del Dio padrone cristiano e definiscono il Dio padrone cristiano nelle sue relazioni con l'universo e la sua attività di dominio sull'uomo descrivendo l'azione della sua volontà.
Fra un Dio che macella l'umanità col diluvio universale e gli uomini che vengono macellati da Dio, questi filosofi si schierano con la "giustizia di Dio" disprezzando e schernendo gli uomini mentre vengono macellati.
Infinite sono le vie attraverso le quali la metafisica sorge nelle persone dell'epoca cercando di limitare la violenza dell'assolutismo. Gli uomini, davanti ai problemi del proprio esistente, tendono a ripetere le soluzioni sperimentate nel loro passato o che sono presenti nella loro coscienza. Solo che i problemi che vivono sono nuovi. Nuovi perché l'assolutismo rinnova sempre le sue tecniche di dominio introducendo nella quotidianità dell'uomo nuovi fenomeni e nuovi elementi che, quando non considerati nell'azione dell'uomo, soffocano e distruggono ogni iniziativa finalizzata a limitare gli effetti del dominio assoluto sull'uomo.
Una di queste vie, nate nel 1800, è quella del materialismo dialettico che vede in Marx e in Engels i costruttori di un percorso filosofico che esploderà nel XX secolo rispondendo ai bisogni degli uomini.
Ogni insorgenza della metafisica in filosofia è espressione di una "volontà di espansione" che nella società esprime un'esigenza sociale di "libertà". Si tratta, in sostanza, di liberare gli uomini della società, gli uomini intesi come insieme della società, da catene morali, catene economiche, catene sociali che creano dolore e sofferenza nel bisogno di espansione dell'uomo. Questa necessità diventa una necessità sociale che viene ostacolata da quegli individui che, "possedendo" un potere Istituzionale che consente loro di non subire il dolore delle catene imposte agli uomini, ritengono, sempre in nome di Dio, che rimuovere le catene imposte alla società rimuova, di fatto, i loro privilegi di non sottostare a quelle catene. Il loro dominio sugli "uomini incatenati".
L'etica umana vuole che la responsabilità del conflitto, e delle sue conseguenza, sia responsabilità di chi impone le catene e non di chi rimuove le catene.
Se una società riempie di eroina, ma vale anche per l'imposizione di principi morali, le persone affinché siano sottomesse e qualcuno agisce nei confronti di quelle stesse persone per disintossicarle, ma, preminentemente, affinché non si continui a diffondere eroina per rendere altre persone dipendenti, la responsabilità della violenza per la disintossicazione sociale è responsabilità di chi ha imposto dipendenza, mediante eroina o mediante imposizioni morali, giuridiche o sociali, non di chi tenta la disintossicazione anche attraverso atti di violenza.
Ovviamente, chi ha diffuso eroina o principi morali di sottomissione nella società, accusa chi vuole eliminare la dipendenza di fare violenza alla "merce che lui si era garantito". O, peggio ancora, chi ha spacciato eroina o principio morali di sottomissione proclama la missione di "guerra agli spacciatori" muovendo guerra a coloro che vorrebbero eliminare o limitare la diffusione della dipendenza nella società.
Questa è la situazione nella quale sorge il materialismo "storico e dialettico" che ha in Marx e in Engels i suoi esponenti principali.
Per la "Partita Mondiale di Calcio della Filosofia" ho scritto due brevi biografie dei due personaggi. Il punto di partenza delle biografie dei giocatori impegnati nella "Partita Mondiale di Calcio della Filosofia" è l'idea secondo cui le idee filosofiche nascono dall'attività e dagli interessi degli uomini nella loro vita quotidiana.
La biografia di Frieedrich Engels
Un giornalista, che scrive per un quotidiano definibile "di destra", nei suoi articoli esprimerà le idee di "destra", al di là delle proprie personali convinzioni, perché è per quelle idee e opinioni che viene stipendiato. Un professore universitario, che si interessa di filosofia, esprime idee filosofiche gradite all'istituzione che gli fornisce lo stipendio, altrimenti viene cacciato.
Le idee filosofiche, come le opinioni dei giornalisti o le sentenze dei magistrati, nascono dalle necessità di vita delle persone e dai privilegi che queste persone, attraverso le loro idee, vogliono garantirsi.
Spesso le idee, generate dall'insorgenza della metafisica, non sono immediatamente comprese dalla massa degli uomini perché le idee della metafisica spesso cozzano contro la manipolazione mentale subita dall'insieme delle persone nella loro primissima infanzia e alle loro strategie di adattamento a quanto hanno incontrato crescendo.
Le idee della metafisica hanno tempi di maturazione molto lunghi. Spesso, le persone che le esprimono non ne traggono benefici nel corso della loro vita. E' come se alcune persone fungessero da strumento della metafisica. Persone che vengono usate dalla metafisica per emergere come strumento per soddisfare i bisogni sociali ignorando le persone che, di fatto, sacrificano la loro vita in funzione della libertà sociale.
Oggi che la società dichiara la libertà di pensiero, di opinioni e di dibattito culturale, la coercizione non avviene attraverso l'impedimento alla libertà di espressione, o almeno non sempre, ma attraverso il possesso dei mezzi con cui viene espresso il pensiero e il controllo degli uomini che possono accedere a ruoli sociali solo se il loro pensiero coincide con il potere sociale, altrimenti vengono emarginati come il caso di Spinoza, Feuerbach, Merx ecc. Oppure cacciati dalle Istituzioni come Severino o Vallauri.
D'altro canto, oggi come oggi, la repressione della libertà di pensiero viene combattuta attraverso la “libertà di pensiero”,
Dove le Istituzioni affermano che bisogna lasciare le persone di ingiuriare, mentire, denigrare, diffamare, diffondere notizie false, perché questo, secondo loro, rientra nella “libertà di pensiero” ed è legittimo opporre questa libertà a chi manifesta idee o cultura nella società. In sostanza, con la “forma estetica” della libertà di pensiero viene legittimata la libertà di ingiuria, di menzogna, di denigrazione ecc. delle persone presentano cultura e pongono problemi che necessitano di soluzioni. Quando queste ingiurie, menzogne o altro rientra fra i reati, questi o non vengono perseguiti penalmente o la pena è talmente misera da costituire un incoraggiamento a continuare nella commissione di quei reati.
Vale la pena di ricorda le offese, il “Capra, capra, capra di Sgarbi all'indirizzo di chi aveva delle idee a cui Sgarbi non era in grado di opporsi.” Hanno riso di quella rappresentazione, ma non hanno voluto cogliere l'attività criminale in atto.
Le storie della vita di Marx ed Engels possono chiarire, almeno alcuni aspetti, di come si muovono le Istituzioni in presenza di "idee sospette" o idee accusate di "sovversione".
Se oggi come oggi noi prendessimo in mano il "Manifesto del Partito Comunista" di Marx ed Engels e leggessimo il suo programma, potremmo scoprire che oggi come oggi, quel programma non solo è stato fatto proprio dalle Istituzioni, ma che nessuna società potrebbe esistere senza l'attuazione di quel programma abbondantemente ampliato dalle necessità delle società anche quando queste vengono definite "liberali" o "capitaliste". E' come se Marx ed Engels avessero insegnato ai capitalisti che cosa conviene fare per guadagnare, assicurarsi i guadagni e vivere nella sicurezza sociale godendo i benefici dei guadagni.
Puoi essere ricco, in una società schiavista, o puoi essere ricco in una società che gode il benessere. Spesso è solo una questione di scelte che partono da convinzioni soggettive alimentate da paure generate da ignoranza, della conoscenza esistenziale, e insicurezza della propria incapacità di abitare le trasformazioni del tempo.

Pagina specifica dell'argomento

03 novembre 2025
Le leggi che governano le relazioni emotive sono leggi che chiunque costruisce delle relazioni emotive deve studiare e conoscere.
Le leggi che governano le relazioni emotive fra gli Esseri Umani nella società sono leggi che chiunque manifesta le proprie emozioni nella società deve studiare e conoscere.
Le leggi che governano le relazioni fra gli Dèi e fra gli Dèi e gli Esseri Umani sono leggi che chiunque costruisce le relazioni fra gli Dèi e gli Esseri Umani deve studiare e conoscere.
Oggi siamo impegnati a costruire delle relazioni fra gli Esseri Umani; la costruzione delle relazioni fra gli Esseri Umani passano per il crogiolo di Dèi che formano gli Esseri Umani. Costruiamo le relazioni e affrontiamo le contraddizioni usando le armi degli Dèi: le emozioni!
Noi dobbiamo studiare non soltanto le relazioni divine fra gli Esseri Umani, ma anche le leggi specifiche che regolano le relazioni fra gli Dèi, mediante le emozioni, e con gli Dèi, mediante le azioni che vengono compiute.
Nessuno deve ignorare che, qualsiasi azione religiosa facciamo capace di legarci al mondo, se non ne comprendiamo le condizioni effettive, il carattere e i rapporti con le altre cose e gli effetti che provocano nel mondo, non capiremmo le leggi che le governano, non sapremo come affrontarla e non potremo farla bene.
Le relazioni con il mondo iniziano il giorno in cui nasciamo. E' una lotta suprema volta a risolvere, nel corso della crescita e dello sviluppo umano, le contraddizioni fra noi e il mondo in modo da costruire la nostra percezione del mondo in cui viviamo. Se non si comprendono le condizioni effettive dello sviluppo della percezione umana, il suo carattere e i suoi rapporti con le cose divine del mondo non potranno essere in armonia con le leggi universali. Non sapremo come percepire correttamente il mondo e saremo travolti dallo sconosciuto che ci circonda.
La costruzione della percezione, sia essa nei confronti del mondo dei divini che ci circondano o nel mondo delle società umane, oltre ai caratteri propri delle emozioni e delle azioni, si manifesta in condizioni specifiche e peculiari.
La percezione umana oltre che condizioni generali, ha anche condizioni specifiche a seconda delle condizioni nelle quali viene sviluppata.
Se non si comprendono le condizioni specifiche della necessità di percepire correttamente, sarà impossibile agire correttamente nell'insieme e dirigere le emozioni.
Noi dobbiamo studiare le leggi emotive che regolano le relazioni fra gli Dèi; dobbiamo studiare le azioni con le quali le emozioni si manifestano; dobbiamo studiare gli effetti che queste azioni hanno nella società degli uomini e nell'insieme degli Dèi.
Alcuni Pagani hanno un punto di vista errato. Secondo loro sarebbe sufficiente pregare gli Dèi per ottenerne un intervento. Seguono i manuali monoteisti pubblicati nella società e considerano quei manuali monoteisti naturali. Dei modelli da seguire pur sostituendo il dio padrone con tanti dei padroni. Non vedono che quei manuali espongono soltanto l'idea di sottomissione sociale. Se noi dovessimo assumere quel metodo finiremmo per avere tanti déi padroni che ci impongono tante verità alle quali saremmo costretti a conformarci. Questi Pagani, per sostenere il loro punto di vista affermano: "Perché dovremmo rinunciare all'esperienza religiosa dei 2000 anni di monoteismo? In fondo, il monoteismo per imporsi ha assunto molti aspetti delle Antiche Religioni!" Questi Pagani altro non fanno che "tagliare il loro piede per adattarlo alla scarpa".
Essi non comprendono che noi, per costruire la Religione Pagana Politeista dobbiamo tener conto dell'esperienza fatta nel passato e pagata col sangue, ma dobbiamo tener conto dell'esperienza per la quale abbiamo versato il nostro sangue.
Altri Pagani sostengono un altro punto di vista ugualmente errato che abbiamo da tempo confutato. Dicono che per costruire il Paganesimo è sufficiente tener conto dell'esperienza di Gardner, Evola o di Nietzsche oppure del Neoplatonismo, ossia, in sostanza, sarebbe sufficiente attenersi all'esperienza dell'imperatore Giuliano.
Non comprendono che quelle esperienza comprendono dei vissuti personali e delle condizioni sociali diverse da quelle che stiamo affrontando. Se noi dovessimo ripeterle non saremmo dei Pagani, ma una brutta copia del passato. Per giustificare il loro punto di vista affermano: "Evola, Nietzsche e Giuliano, sono stati dei grandi!" E non si avvedono che "essere stati" non significa "essere oggi". In questo momento e in questa situazione sociale.
Costoro non comprendono che il Paganesimo fonda il suo pensiero sulla liberazione dell'uomo nel e dal suo presente e che quanto opprimeva le emozioni di Evola, Nietzsche o Plotino, è diverso da ciò che opprime le emozioni e i sentimenti dell'uomo oggi. Diverso è il mondo e diversi sono i divenuti dell'uomo.
Essi non comprendono che noi dobbiamo tener conto delle esperienze dei filosofi che ci hanno preceduto perché hanno costruito frammenti di libertà nel loro presente partecipando a formare il nostro divenuto, ma questo divenuto è fuori dall'esperienza di quei pensatori e noi ne siamo i responsabili. Perché la costruzione del Paganesimo, in questo presente, ha molte caratteristiche inimmaginabili per chi ci ha preceduto.
Altri Pagani, infine, sostengono il punto di vista, ugualmente errato, e anch'esso da noi confutato da lungo tempo, secondo il quale l'esperienza più preziosa sarebbe quella degli Sciamani, degli Induisti, degli Stregoni Africani, dei Taoisti o degli Scintoisti. Secondo questi Pagani, noi, nella costruzione della Religione Pagana Politeista, dovremmo ispirarci a loro. Questi Pagani non comprendono che, pur essendo necessario studiare l'esperienza manifestata dalla filosofia e dai vissuti di queste esperienze, non se ne devono ricalcare le orme poiché le condizioni che quelle esperienze esprimono sono diverse dalle esigenze delle società attuali. Inoltre, l'insegnamento che noi potremmo trarre da quelle esperienze è fortemente deformato dall'intervento dei missionari cristiani che hanno piegato quei principi religiosi alle loro categorie finendo per imporre il monoteismo ad una forma religiosa politeista.
Concludendo, le diverse leggi che governano la costruzione della Religione Pagana Politeista, sono determinate dalle diverse condizioni in cui gli Esseri Umani vivono. Ossia, le leggi variano col variare del tempo, del luogo, del carattere e della cultura sociale in cui gli uomini veicolano le loro tensioni emotive fra sé e gli Dèi.

Pagina specifica dell'argomento
02 novembre 2025

Le teorie della kundalini erano in voga negli anni '80 all'interno di un pensiero magico-religioso che tentava di spiegare l'elevazione spirituale mediante una sorta di "risveglio" di un'energia spirituale sopita che giaceva nell'osso sacro. Una volta svegliata quell'energia mediante le pratiche yoga e la meditazione, la kundalini si sarebbe mossa come un serpente all'interno del corpo aprendo una serie di punti vitali, i chakra, posti lungo la spina dorsale permettendo all'individuo una percezione diversa del mondo in cui viveva. La kundalini venne in voga in occidente per l'attività della Società teosofica la quale, partendo dal presupposto che l'uomo è creato da dio con grande potenza, la kundalini era il risveglio di questa potenza dentro all'uomo. Per i teosofi la kundalini era una specie di "raggio della morte" come veniva immaginato all'inizio del XX secolo, una specie di energia potente che trasformava lo yogi in una specie di superuomo.
Non entrerò nelle idee interpretative della kundalini fatte dalla Società Teosofica che oscillano fra illusione fantastica e delirio da desiderio di onnipotenza proprio delle farneticazioni esoteriche. L'ascolto delle Correnti vegetative che costoro chiamano kundalini è un aspetto abbastanza preciso della trasformazione della percezione dell'uomo nella sua vita. Si tratta di una trasformazione funzionale e non di un delirio di onnipotenza.
Secondo la teoria della kundalini, il risveglio dell'energia vitale alla base della colonna vertebrale inizia con vibrazioni che salgono lungo la colonna vertebrale e, nel salire, liberano una serie di punti di percezione attivando nel corpo i chakra. Questi punti, per alcuni sette, per altri tredici, sono, più o meno: l'apparato sessuale, il centro dell'intestino, qualche dita sotto l'ombelico; il plesso solare; il cuore; la gola con la tiroide; sommità del naso; centro della fronte; sommità della testa.
Cosa significa aprire questi chakra?
L'esperienza dei praticanti nella ricerca del risveglio della kundalini ha dato varie spiegazioni. Tutte queste spiegazioni dovevano soddisfare il desiderio del praticante per motivare la sua pratica. Non era una ricerca per capire ciò che succedeva, ma era una ricerca in cui le sensazioni attribuite alla kundalini confermavano le idee aprioristiche del praticante. Se il praticante era convinto, come in quasi tutti i casi, che tali sensazioni fossero il prologo di un'elevazione spirituale verso un assoluto, le sensazioni che lui provava confermavano in lui la convinzione che si stava effettivamente elevando spiritualmente.
Il praticante non era aperto a: qualsiasi cosa succede inserendo la pratica della ricerca della kundalini nella sua vita quotidiana. Il praticante piegava la propria vita quotidiana in funzione della credenza, della fede, in un desiderio di promozione tanto da ascoltare le vibrazione delle correnti vegetative, che lui chiamava kundalini, scorrere lungo il corpo, ma attraverso la credenza e le aspettative bloccava le trasformazioni fisiologiche in attesa di elevazione spirituale, che non arrivava mai, finendo per distruggere gli effetti di trasformazione soggettiva che il suo ascolto delle correnti vegetative avrebbe potuto produrre.
Cento e cinquanta anni di esperienze yogi e di promesse teosofiche fallimentari dimostrano che le sensazioni esistono, ma non esiste quell'assoluto, quel dio padrone o quella dimensione "nirvanica", a cui i desideri dei praticanti kundalinici aspirano.
Chi incita a praticare kundalini afferma che l'energia parte dall'osso sacro e sale lungo il corpo. Le correnti vegetative ci sono anche sulla pianta dei piedi e scorrono lungo le gambe e lungo il corpo. Queste correnti si percepiscono o quando noi puntiamo volutamente l'attenzione dentro noi stessi fermando il dialogo interno e ascoltando i nostri organi, o quando siamo stanchi e sentiamo dei brividi lungo tutto il corpo. Queste vibrazioni sono l'effetto dell'energia libidica che nel riposo riequilibra i nostri organi, le nostre cellule ridistribuendo l'energia che durante il giorno abbiamo concentrato su questo o quell'organo per ottemperare alla nostra attività. Tanto più la nostra attività porta ad affaticare varie parti del corpo e tanto maggiore è l'attività dell'energia libidica per ripristinare gli equilibri funzionali nel nostro corpo. Tanto maggiore diventa la percezione attraverso le correnti vegetative di questa attività che si trasforma nelle nostre sensazioni in sensazioni di benessere.
"ripristinare gli equilibri funzionali del nostro corpo" è il segreto delle correnti vegetative che qualcuno attribuisce alla kundalini. Se si ripristina uno squilibrio, dato un equilibrio, posso usare la stessa forza per produrre uno squilibrio, voluto e mirato, dentro il mio corpo e, risolvendo quello squilibrio, posso ricomporre l'equilibrio (in filosofia: ricomporre la contraddizione) in un equilibrio diverso dal precedente che ho squilibrato.
Fine diciannovesima parte... Continua...con la ventesima parte "gli aspetti magici delle Tre Arti Magiche in Stregoneria – Correnti vegetative e kundalini una questione cristiana aperta dalla Società Teosofica contro la Stregoneria.. "
Tratto da: Il Crogiolo dello Stregone
Pagina specifica dell'argomento
01 novembre 2025

Ho parlato molto del "mondo del tempo" dove ogni accadimento, comunque lo collochi la ragione, è sempre presente.
E' la condizione psicologica che permette alle persone di citare Platone o Aristotele come se fossero presenti, ignorando la condizione razionale del tempo in cui sono vissuti e le necessità per le quali hanno prodotto quelle citazioni.
Nel mondo della ragione, il tempo si presenta come mutamento. La terra muta la sua posizione attorno al sole e noi misuriamo il tempo. Solo che noi misuriamo solo il mutamento. Il passaggio da un punto ad un altro nel cielo rispetto ad un punto che soggettivamente vogliamo ritenere come fisso.
Il mutare degli oggetti, lo chiamiamo tempo. Per questo McTaggart afferma che il tempo non esiste, ma esiste solo il mutare degli oggetti e la sequenza dei mutamenti che noi ordiniamo in ordine cronologico.
Il tempo, privo di mutamento, esiste ed è l'oggettività abitata da oggetti privi di mutamento.
Abitare il tempo significa: non mutare. E, per quanto ci riguarda, non muta ciò che è stato nel mondo della ragione.
Il "ciò che è stato" abita il presente della ragione all'interno del mutamento che ha generato. Cessando la partecipazione a quel mutamento si è fissato nel mutato e le sue trasformazioni sono presenti nel mutato, pronto a partecipare a nuove mutazioni qualora le condizioni richiamano la sua presenza alla coscienza.
Il mondo del tempo è abitato dagli oggetti della coscienza e della consapevolezza, dove l'oggetto assume sostanza e rappresentazione solo nel suo mutare che appare fermo in un presente. Nel mondo della forma noi osserviamo un soggetto con un corpo materiale. Quel corpo materiale emana emozioni, coscienza e consapevolezza che appaiono come oggetti fisici nel mondo del tempo nel momento stesso che la coscienza e la consapevolezza si espandono e le emozioni assumono sostanza veicolandosi nel mondo razionale.
Coscienza e consapevolezza sono ciò che un soggetto è, come nel mondo della ragione. La mia coscienza e la mia consapevolezza è ciò che sono. La mia ragione è ciò che uso nel mondo della forma. Nel mondo della ragione non si presentano coscienza e consapevolezza; si presenta la forma del soggetto dalle cui azioni si deduce la sua coscienza e la sua consapevolezza in relazione alla coscienza e alla consapevolezza dello spettatore.
Nel mondo della ragione, le emozioni vengono veicolate mediante le azioni. L'emozione in sé è relazione e comunicazione che la ragione disconosce come oggetto in sé per considerare le emozioni un'eccitazione del corpo e della mente, come espressione di parti del corpo, ma non come oggetti in sé, indipendenti dalla ragione, che costruiscono legami con il mondo.
La ragione nega che esista una comunicazione priva di parole, di verbo. La comunicazione emotiva è priva di parole e la sua comunicazione non è in grado di giungere alla coscienza superando il controllo della ragione. La ragione cede alla comunicazione emotiva soltanto quando si presenta sotto forma di intuizione, sussulto emotivo o sotto forma di sensazione.
Nel mondo del tempo, la ragione non ha il controllo della coscienza e della consapevolezza. La comunicazione emotiva invade la coscienza quando questa è priva del controllo della ragione.
La coscienza, che appare nel mondo del tempo, è fissa nel suo presente in cui sono presenti tutti i mutamenti attraversati da quella coscienza, attraverso l'attività del corpo, come patrimonio di possibilità della coscienza.
La coscienza abita il mondo del tempo, cerca relazioni nel mondo del tempo. Libera dalle costrizioni della ragione, si alimenta di emozioni non mediate dalle necessità del corpo.
Mentre nel mondo della ragione le emozioni vengono mediate dalle azioni e dalle necessità del corpo, le emozioni abitano il mondo del tempo indipendentemente dal corpo.
Dopo queste brevi riflessioni, ricordando che nel mondo del tempo gli oggetti, diversi dalla coscienza e dalla consapevolezza, appaiono perché si trasformano e non appare l'oggetto, ma la trasformazione, il movimento, che è l'oggetto in sé, si deve ricordare che l'universo che viviamo è uno solo. Un solo mondo. Sia che lo abitiamo con il corpo in quanto mondo della ragione, sia che lo abitiamo con la coscienza e la consapevolezza, svincolate dalla ragione, come mondo del tempo, sia che lo abitiamo con le emozioni nel mondo emotivo.
Un solo mondo che si percepisce e si abita in modi diversi. Mondi diversi dello stesso mondo. Mondi diversi dai quali Zeus ci vuole proteggere elevando solide mura di bronzo affinché gli Esseri della Natura siano confinati nella ragione finché non hanno abbastanza potere per superare quelle porte e accedere alle altre percezioni della realtà permettendo alla loro ragione di riprendere il controllo della coscienza dopo essere stata estromessa per superare quelle barriere.

Pagina specifica dell'argomento
Questa pagina sarà alimentata giorno dopo giorno in base alle possibilità.
Verranno postati tutti i messaggi, tutte le proposte di discussione, nel mese di novembre 2025.
A che cosa serve una religione
Vai alla presentazione delle pagine mensili di Cronache Pagane
Torna agli argomenti del sito Religione Pagana
Questo sito web non usa l'intelligenza artificiale, ma solo l'intelligenza umana.
This website does not use artificial intelligence, only human intelligence.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Iside con bambino - Museo di Napoli prestata a Torino!
AVVISO: Questo sito web non usa l'intelligenza artificiale, ma solo l'intelligenza umana.
Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.