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Novembre 2025: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

Novembre 2025
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Argomenti del sito Religione Pagana

Questo sito web non usa l'intelligenza artificiale, ma solo l'intelligenza umana (con i suoi limiti, i suoi errori e le sue imperfezioni).

06 novembre 2025

La metafisica e l'esistenzialismo
Prima parte: Kierkegaard

La metafisica può viaggiare nell'esistenzialismo, ma deve turarsi il naso. Deve affrontare uomini malati che, partendo da Kierkegaard arriviamo fino agli italiani Abbagnano, Emanuele Severino e Galimberti. Il tutto passando attraverso Heidegger, Arendt, Sartre, Gabriel Marcel, Jasper, con l'aiuto di Nietzsche e di Husserl.

Secondo alcuni, i principi dell'esistenzialismo sono introdotti da Kierkegaard.

Scrive Chiodi dell'opera di Kierkegaard:

La realtà spirituale non è più vista hegelianamente come un Essere infinito ed autosufficiente, ma come il compito d'un essere finito. L'essere dell'uomo è un dover-essere ed implica come tale finitudine, quindi problematicità e scelta. Le forme di vita spirituale non si dialettizzano in un processo in cui nulla va perduto, ma si offrono ad un irrimediabile aut-aut in cui tutto può essere conquistato e tutto perduto. Fra i tre ideali di vita (estetico, morale e religioso) l'uomo deve scegliere senza compromessi e mistificazioni. Il primo è simboleggiato da Don Giovanni ed è illustrato nel Diario di un seduttore, che chiude il primo dei due volumi di Aut-Aut", la ricerca insensata del nuovo non riesce a sopprimerne la noia. Il secondo è simboleggiato dal "marito fedele", ed appare ben presto insufficiente perché il mondo morale non va al di là della universalità generica, mentre l'uomo è l'universalità singolare ed irripetibile, che può realizzare sé stesso solo nella vita religiosa come possibile incontro della assoluta singolarità dell'uomo con la assoluta singolarità della Trascendenza. La fede realizza questo incontro ed all'analisi della fede è dedicato Timore e tremore (1843). Abramo, che è disposto ad uccidere il figlio per fede in Dio, è il simbolo della fede nel suo oltrepassamento della stessa vita morale. Il concetto dell'angoscia (1844) contiene alcune delle pagine più potenti di Kierkegaard. L'angoscia è lo stato dell'uomo di fronte al possibile ed alla minaccia di nullificazione che esso porta con sé.

Da: Pietro Chiodi, L'esistenzialismo, Editore Loescher, 1970, pag. 3 - 4

Il fulcro del discorso è quel "dover essere" dell'uomo in funzione di Dio. Una centralità che Kierkegaard sottolinea con il dover essere di Abramo che, per dovere nei confronti di Dio, è pronto ad ammazzare suo figlio, il proprio futuro.

La fede, come credenza nell'assurdo, è il fondamento dell'esistenzialismo. L'esistenzialismo non dimostra le proprie affermazioni filosofiche. Le circoscrive nell'ontologia con cui giustifica ogni oggetto dell'immaginazione. Solo che l'immaginazione del filosofo esistenzialista obbedisce al desiderio di diventare servo del Dio assoluto. Il suo portavoce.

Questo modo di pensare sé stessi prendendo spunto da Nietzsche che delirava identificandosi con Gesù e diventando il "profeta" dell'eterno ritorno, destinato a ripetere all'infinito gli stessi gesti e le stesse azioni.

Da questo inizia il ragionamento della filosofia esistenzialista: esistere sacrificando sé stessi per il dovere (di Dio o dello Stato).

Scrive Kierkegaard in "Aut-Aut":

Chi sceglie se stesso scopre che quell'io che egli sceglie ha una infinita molteplicità in sé. Esso ha una storia; una storia nella quale egli riconosce la sua identità con se stesso. Questa storia presenta diversi aspetti, poiché in questa storia egli sta in relazione con altri individui della stirpe e con tutta la stirpe; e questa storia contiene qualche cosa di doloroso. Eppure egli è ciò che è solo attraverso questa storia. Perciò ci vuole del coraggio per scegliere se stesso; poiché, mentre pare che egli si isoli più intensamente che mai, nello stesso tempo egli si sprofonda più che mai in quella radice per la quale è congiunto al tutto. Questo lo preoccupa eppure deve essere cosi: infatti quando l'ardore della libertà si è risvegliato in lui (e si è risvegliato nella scelta, cosi come esso presuppone se stesso nella scelta), egli sceglie se stesso e la lotta per questo possesso come per la propria suprema salvezza, e questa è la sua suprema salvezza. Egli non può rinunciare a nulla di tutto questo, né al dolore più forte, né alle fatiche più gravi; eppure l'espressione di questa lotta, di questa conquista è il pentimento. Col pentimento ritorna in se stesso, ritorna nella famiglia, ritorna nella stirpe, finché trova se stesso in Dio.

Da: Kierkegaard, "Aut-Aut",Edizione CDE su licenza Mondadori, 1990, pag. 93

Lo scoprire sé stesso, per Kierkegaard, significa scoprire la storia in cui "riconosce la sua identità con se stesso", in sostanza, il soggetto ha una storia. Nella storia non si modifica, non ha trasformato sé stesso, ma il sé stesso è immodificato e immodificabile, in quanto creazione di Dio, e, la storia dell'individuo è quella di riconoscere sé stesso in quanto creazione di Dio.

"egli è ciò che è solo attraverso questa storia", non dice "egli è diventato ciò che è solo attraverso questa storia", altrimenti metterebbe in discussione la verità della creazione di Dio.

Kierkegaard riprende il discorso di Dio come il Tutto parmenideo al quale l'uomo è congiunto. L'ardore della libertà porta l'uomo a lottare per "la suprema salvezza" che porta l'uomo al "pentimento". Il pentimento porta l'uomo ad essere sé stesso, a ritornare in famiglia, a ritornare alla stirpe finché trova sé stesso in Dio.

Il concetto fascista di stirpe è introdotto da Kierkegaard, almeno nell'esistenzialismo. Si tratta di un concetto discriminante dove la "propria stirpe" combatte ogni altra stirpe per la supremazia.

Lo schiavo che anela alla supremazia, come Abramo. Abramo, lo schiavo di Dio, macellaio di uomini, che viene elevato a nobiltà da Kierkegaard per la sua obbedienza cieca a Dio.

Scrive Kierkegaard in "Timore e tremore":

Ma Abramo credette. Egli non pregò per sé così da commuovere il Signore: questo lo fece soltanto per stornare la giusta punizione su Sodoma e Gomorra, solo allora Abramo si presentò a Dio con le sue preghiere (Gen., 18, 23 sgg.). Noi leggiamo nella Sacra Scrittura: "E Dio tentò Abramo, dicendo: Abramo, dove sei? Abramo rispose: Eccomi qui". Tu, a cui si rivolge questo mio discorso, ti comporti allo stesso modo? Quando hai veduto avvicinarsi da lungi i duri colpi del destino, hai forse detto alle montagne: copritemi, e alle colline: cadete su di me? (Le., 23, 30). O se tu fossi più forte, il tuo piede non avanzerebbe lentamente per la via, non desidereresti far ritorno alle antiche orme? Quando ti fu rivolta la chiamata, hai o non hai risposto, oppure ti sei messo a brontolare? Non così Abramo che contento, franco, fiducioso rispose: Eccomi! Noi leggiamo ancora: "E Abramo si levò di buon mattino". Egli si affrettò come se si trattasse di recarsi a una festa, e di buon mattino era al posto stabilito, sul monte Moria. Non disse nulla a Sara, nulla a Eliezer: chi avrebbe potuto comprenderlo?

Da: Kierkegaard, "Timore e tremore" Edizione BUR, 1986, p. 43

L'esaltazione dell'obbedienza acritica di Abramo nei confronti di Dio che lo vuole costringere a distruggere il proprio futuro è qualche cosa che offende la dignità umana. Non esiste un "valore estetico" in questo, esiste solo un valore criminale che invita gli uomini alla sottomissione fino al sacrificio per Dio, lo Stato e l'autorità.

E' la riaffermazione del principio dei vangeli dove Gesù dice:

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.

Vangelo di Matteo 10, 37-39

Dove Gesù e Dio vengono prima degli affetti dell'uomo. Esattamente come lo Stato viene prima degli affetti dell'uomo. L'uomo viene spogliato di sé stesso per la gloria di Dio.

L'esistenzialismo, come filosofia, si regge sul concetto di obbedienza che si deve a Dio come si deve allo Stato, alle Istituzioni che, rispetto all'uomo, si presentano incarnazione dell'assolutezza di Dio. L'uomo è schiavo di Dio e di chi lo rappresenta.

Un uomo che non vive nella fondazione della propria felicità, ma che deve trovare la felicità nella sottomissione a Dio. La sua libertà è essere schiavo sottomesso a Dio.

L'uomo peccatore vive lo stato d'angoscia. Il peccato provoca angoscia e la libertà dal peccato è la sottomissione a Dio. Scrive Kierkegaard in "Il concetto dell'angoscia":

Il peccato posto E' nello stesso tempo, in se stesso, conseguenza, anche se questa conseguenza è estranea alla libertà. Non appena questa conseguenza si annunzia, l'angoscia entra subito in rapporto con il futuro di essa, futuro ch'è la possibilità di un nuovo stato. Per quanto sia profonda la caduta dell'individuo, esso può cadere ancora più in basso e questo "può" è l'oggetto dell'angoscia. Quanto più l'angoscia qui si attenua, tanto più si manifesta che la conseguenza del peccato è penetrata in "succum et sanguinem" nell'individuo e che il peccato ha messo radici nell'individualità. Il peccato, naturalmente, qui significa l'atto concreto; perché non si pecca mai in generale o in universale. Anche il peccato* di voler tornare indietro oltre la realtà del peccato, non è un peccato in generale, il quale non è mai esistito. Chi ha qualche conoscenza degli uomini, sa benissimo che la sofistica procede sempre in modo da urtare soltanto contro un singolo punto, il quale viene continuamente variato. L'angoscia vuole che sia eliminata la realtà del peccato: non del tutto, ma fino a un certo punto o per dir meglio essa vuole, fino a un certo punto, lasciar stare la realtà del peccato, ma (si badi!) soltanto fino a un certo punto. Perciò non è neanche restia a celiare un poco delle determinazioni quantitative, anzi più essa è sviluppata, più si abbandona alla celia; ma appena questo gioco sta per cacciare l'individuo nel salto qualitativo, il quale sta in agguato come il formichiere nel suo imbuto di sabbia mobile, l'angoscia si ritira cautamente e trova un piccolo punto ancora fuori del peccato che dev'essere salvato e nel momento seguente ne trova un altro. La coscienza del peccato, realizzata profondamente e seriamente nell'espressione del pentimento, è una gran rarità.

Da: Kierkegaard, "Il concetto dell'angoscia", Editore Biblioteca Ideale Tascabile, 1995, p. 84-85

Un elemento fondamentale dell'esistenzialismo è il concetto di peccato che crea angoscia. Ma che cos'è il peccato? Il peccato è definito come "Un'offesa fatta a Dio" che nell'esistenzialista crea angoscia perché non è più nelle grazie di Dio. L'esistenzialista mira ad imporre sensi di colpa alle persone. Le persone che vivono sensi di colpa sono docili e sottomesse, coscienti di aver peccato e di non aver diritto ad affermare sé stessi.

L'esistenzialista estende il concetto di "Offesa fatta a Dio" come "Offesa fatta allo Stato" e "Offesa fatta alle Istituzioni" che si identificano con Dio e che esercitano il potere assoluto nei confronti dell'uomo.

Con l'esistenzialismo entriamo in una condizione integralista cristiana che, calata nella società, tende a dominare gli uomini in nome del potere assoluto sull'uomo al quale è rimasta la libertà di sottomissione ed obbedienza a Dio, allo Stato e alle Istituzioni. L'uomo non può mentire a Dio e non può mentire allo Stato.

Offendere Dio o lo Stato genera la condizione di peccatore e, in quella condizione, l'uomo vive l'angoscia di essere separato dal Tutto col quale vuole entrare in relazione.

Lo stato d'angoscia è la reazione psicologica al peccato. L'angoscia deve costringere l'individuo ad abbandonare il peccato. Si tratta di una "punizione divina" affinché l'uomo abbandoni il suo stato di peccatore.

Allo stesso modo, crea angoscia non essere più nella propria "stirpe". Secondo Kierkegaard c'è una gerarchia di separazione dell'uomo. L'uomo separato dalla famiglia, dalla stirpe, da Dio. Il peccatore che si isola dai legami.

Scrive Kierkegaard in "La malattia mortale":

No, non è la determinazione estetica dell'assenza di spirito che dà il criterio per decidere che cosa sia disperazione e che cosa non lo sia. La determinazione che va adoperata è quella etico-religiosa: spirito o mancanza negativa di spirito, mancanza di spiritualità. Ogni esistenza umana che non ha coscienza di essere spirito, non è personalmente consapevole davanti a Dio di essere spirito; ogni esistenza umana che non si fonda così, trasparente in Dio, ma riposa e si perde nelle tenebre di una universalità astratta (stato, nazione, ecc.) oppure incerta riguardo al suo io prende le sue facoltà soltanto come forze attive, senza rendersi conto in un senso più profondo di dove gli vengono, essa prende il suo io come qualcosa di inesplicabile, mentre dovrebbe comprenderlo nel suo intimo: ogni simile esistenza, qualunque cosa esegua, anche la più stupenda, qualunque problema spieghi, anche tutta l'esistenza, per quanto sia intenso il suo godimento estetico della vita; ogni simile esistenza è pure disperazione. Era questo che intendevano gli antichi Padri della Chiesa quando dicevano che "le virtù dei pagani erano splendidi vizi "; volevano dire che l'intimo del pagano era disperazione; che il pagano non aveva coscienza davanti a Dio di essere spirito. Da ciò si spiega pure (porto questo fatto per esempio, benché sia anche in una connessione più profonda con tutta questa indagine) che il pagano giudicava con una leggerezza così strana il suicidio, anzi lo esaltava, mentre per lo spirito è il peccato più decisivo, rompere nell'esistenza a questo modo è una ribellione contro Dio. Al pagano manca la determinazione spirituale dell'io; perciò giudica in questo modo del suicidio lo stesso pagano che giudicava con severità morale il furto, l'impudicizia, ecc. Gli mancava il criterio per giudicare il suicidio perché gli mancava il rapporto con Dio e con l'io: per il pensiero puramente pagano il suicidio è l'indifferente, ciò che ognuno può fare come gli pare, perché è una cosa che non riguarda nessun altro. Se dal punto di vista del paganesimo si volessero mettere in guardia gli uomini contro il suicidio, si dovrebbe farlo con un lungo giro, dimostrando come con esso si manchi a un obbligo verso gli altri uomini. Il punto essenziale nel suicidio, cioè il fatto ch'esso è proprio un delitto contro Dio, sfugge completamente al pagano. Perciò non si può dire che il suicidio era disperazione, il che sarebbe un'autocontraddizione senza senso; bisogna dire che questa maniera con cui il pagano giudicava il suicidio era disperazione.

Da: Kierkegaard, "La malattia mortale", Editore Se, 2008, pag. 46 -47

L'uomo è un oggetto di proprietà di Dio, per estensione, è oggetto di proprietà dello Stato. La sua vita non gli appartiene, non può disporre come vuole perché solo Dio, solo lo Stato, e chi lo rappresenta, ha la proprietà dell'uomo e del suo corpo.

Il sofismo di Kierkegaard afferma "Ogni esistenza umana che non ha coscienza di essere spirito, non è personalmente consapevole davanti a Dio di essere spirito;. Cosa significa avere coscienza di essere spirito?

Significa avere coscienza di essere un soggetto posseduto da Dio.

Tutto l'esistenzialismo nega la dignità dell'uomo. Tutto l'esistenzialismo di Kierkegaard è teso a riaffermare la dignità di Dio in quanto padrone dell'uomo. Non è un caso che Kierkegaard chiami "giusto" il genocidio di Sodoma e Gomorra. Kierkegaard chiama giusto un crimine contro l'umanità. Quanti altri crimini ancora in nome e per conto di Dio?

Fine prima parte: i fondamenti ideologici dell'esistenzialismo.

 

Pagina specifica dell'argomento

 

05 novembre 2025

Scienza ed esistenza

Il linguaggio scientifico ha sempre delle pretese di oggettività.

La scienza analizza il funzionamento del corpo come se questo fosse una macchina. Una macchina che manifesta delle funzioni in relazione a dei meccanismi chimici che avvengono in essa. Meccanismi chimici espressi in maniera meccanica.

Ve ne do un esempio preso dal settimanale Salute de La Repubblica del 15 giugno 2006:

"Per spiegarle si ipotizzò che dalle cellule immunitarie partissero segnali capaci di giungere fino al cervello e, da qui, al sistema centrale di regolazione degli ormoni che già allora si sapeva essere nel cervello. Quei segnali immunitari ipotizzati - e molto altro - si scoprirono negli anni successivi (le citochine) e si vide che alcune sono in grado di indurre modificazioni biologiche rilevanti sia a carico dei vari sistemi neurendocrini, soprattutto quello dello stress, sia a carico dei più importanti sistemi di neurotrasmissione cerebrale. La interleuchina-1 (IL-1) in particolare è un potente attivatore del sistema dello stress, di quello della crescita e della prolatina, mentre inibisce il sistema tiroideo e sessuale. Al tempo stesso agisce sui principali neurotrasmettitori, con incremento del metabolismo e quindi del consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina. Le modificazioni biologiche descritte spiegano le modificazioni comportamentali e umorali in corso di infiammazione."

La Repubblica on-line del 15 giugno 2006

Non male come linguaggio.

Ma che cosa significa?

Significa che la scienza sta tentando di descrivere un meccanismo di funzionamento del corpo umano.

Sta tentando (a mano a mano che le scoperte procedono la sua descrizione sarà sempre più precisa e approfondita) di comprendere QUANTO L'ESSERE UMANO STA USANDO DA CENTINAIA DI MILIONI DI ANNI!

La scienza, una volta descritto un meccanismo, parte da quel meccanismo per spiegare il comportamento umano dimenticando che la sua ricerca del meccanismo avviene nell'uomo e nel comportamento umano.

Cosa implica questo?

Se gli Esseri Umani non avessero, per millenni, usato il legno, le zattere e le barche per navigare non sarebbe giunto un tale Archimede a scoprire il principio di galleggiamento dei corpi.

In pratica, prima c'è la vita, l'attività umana, e poi arriva qualcuno che descrive principi generali osservando che cosa fa l'uomo.

Nel frattempo, che arriva qualcuno a descrivere i meccanismi della vita, gli Esseri Umani hanno vissuto per centinaia di milioni di anni e si sono modificati generazione dopo generazione.

I meccanismi che la scienza descrive, altro non sono che meccanismi di risposta soggettiva all'interno di relazione fra noi e il mondo. Non sono altro che meccanismi prodotti dalla modificazione fisiologica messa in atto dagli individui come risposta soggettiva alle sollecitazioni del mondo.

Questo la Stregoneria lo ha sempre saputo.

Solo che la Stregoneria si pone un altro problema: perché questi meccanismi non sono sempre chiari (si manifestano sotto forma di emozione, sensazione, euforia o disagio nei confronti di elementi formali del mondo) alla coscienza dell'individuo?

La scienza li scopre, ma dal momento che l'uomo li usa, perché non sono chiari alla sua coscienza, ma deve aspettare la ricerca scientifica per dirgli "come è fatto e come funziona"?

Perché spesso l'individuo non è in grado di usare immediatamente quei meccanismi fisiologici, ma è costretto a soccombere perché il meccanismo stesso cortocircuita su sé stesso producendo forme di malattia (quando lo stress supera una certa soglia diventa malattia; depressione; fobia; ecc.) rendendo l'individuo incapace di affrontare in maniera adeguata il mondo che lo circonda?

Questo è uno dei quesiti a cui deve rispondere la Stregoneria e lo fa col discorso di "Ascoltare le correnti vegetative" che non è "arte della guarigione", ma è l'arte di far giungere alla coscienza i messaggi del nostro corpo ascoltando le sensazioni prima e costringendo la nostra ragione ad aprirsi all'"INTUIZIONE FISIOLOGICA".

L'intuizione fisiologica è il linguaggio del nostro corpo, in relazione all'insieme della vita fisica, che interpreta il mondo in cui viviamo adattandosi ad esso.

Lasciamo pure che la scienza scopra che facendo quell'azione sto producendo una dose maggiore di "serotonina", a me interessa sapere quali sono i comportamenti, le risposte che do, o sono costretto a dare, al mondo che mi circonda, che mi hanno portato a manifestare depressione endogena, comportamenti suicidi, aggressività ecc.

La scienza dirà: "Quei comportamenti malati ci sono perché produci molta serotonina [non è proprio così, ma datemela per buona]!"

La Stregoneria dirà: "Le risposte che hai dato ai fenomeni del mondo, per quello che tu "credevi" fosse il mondo, ti hanno costretto in uno stato di depressione, comportamenti suicidi e aggressività; da qui le risposte del tuo corpo nella produzione di serotonina."

La scienza non ha torto nella descrizione del meccanismo, ma non si tratta di un meccanismo che si produce in maniera meccanica. Si tratta di un meccanismo di adattamento fisiologico relativo alle scelte che un individuo fa nella vita quotidiana. Scelte che sono relative alla sua consapevolezza della realtà del mondo e della sua capacità di risposta alle sollecitazioni del mondo.

Puoi, e la medicina ti invita, a curarti dalla depressione e quant'altro, ma se non viene modificata la visione del mondo e il modo con cui si abita il mondo, la medicina aiuta, ma si tende a riprodurre il danno.

 

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05 novembre 2025

Scienza ed esistenza

Il linguaggio scientifico ha sempre delle pretese di oggettività.

La scienza analizza il funzionamento del corpo come se questo fosse una macchina. Una macchina che manifesta delle funzioni in relazione a dei meccanismi chimici che avvengono in essa. Meccanismi chimici espressi in maniera meccanica.

Ve ne do un esempio preso dal settimanale Salute de La Repubblica del 15 giugno 2006:

"Per spiegarle si ipotizzò che dalle cellule immunitarie partissero segnali capaci di giungere fino al cervello e, da qui, al sistema centrale di regolazione degli ormoni che già allora si sapeva essere nel cervello. Quei segnali immunitari ipotizzati - e molto altro - si scoprirono negli anni successivi (le citochine) e si vide che alcune sono in grado di indurre modificazioni biologiche rilevanti sia a carico dei vari sistemi neurendocrini, soprattutto quello dello stress, sia a carico dei più importanti sistemi di neurotrasmissione cerebrale. La interleuchina-1 (IL-1) in particolare è un potente attivatore del sistema dello stress, di quello della crescita e della prolatina, mentre inibisce il sistema tiroideo e sessuale. Al tempo stesso agisce sui principali neurotrasmettitori, con incremento del metabolismo e quindi del consumo di noradrenalina, dopamina e serotonina. Le modificazioni biologiche descritte spiegano le modificazioni comportamentali e umorali in corso di infiammazione."

La Repubblica on-line del 15 giugno 2006

Non male come linguaggio.

Ma che cosa significa?

Significa che la scienza sta tentando di descrivere un meccanismo di funzionamento del corpo umano.

Sta tentando (a mano a mano che le scoperte procedono la sua descrizione sarà sempre più precisa e approfondita) di comprendere QUANTO L'ESSERE UMANO STA USANDO DA CENTINAIA DI MILIONI DI ANNI!

La scienza, una volta descritto un meccanismo, parte da quel meccanismo per spiegare il comportamento umano dimenticando che la sua ricerca del meccanismo avviene nell'uomo e nel comportamento umano.

Cosa implica questo?

Se gli Esseri Umani non avessero, per millenni, usato il legno, le zattere e le barche per navigare non sarebbe giunto un tale Archimede a scoprire il principio di galleggiamento dei corpi.

In pratica, prima c'è la vita, l'attività umana, e poi arriva qualcuno che descrive principi generali osservando che cosa fa l'uomo.

Nel frattempo, che arriva qualcuno a descrivere i meccanismi della vita, gli Esseri Umani hanno vissuto per centinaia di milioni di anni e si sono modificati generazione dopo generazione.

I meccanismi che la scienza descrive, altro non sono che meccanismi di risposta soggettiva all'interno di relazione fra noi e il mondo. Non sono altro che meccanismi prodotti dalla modificazione fisiologica messa in atto dagli individui come risposta soggettiva alle sollecitazioni del mondo.

Questo la Stregoneria lo ha sempre saputo.

Solo che la Stregoneria si pone un altro problema: perché questi meccanismi non sono sempre chiari (si manifestano sotto forma di emozione, sensazione, euforia o disagio nei confronti di elementi formali del mondo) alla coscienza dell'individuo?

La scienza li scopre, ma dal momento che l'uomo li usa, perché non sono chiari alla sua coscienza, ma deve aspettare la ricerca scientifica per dirgli "come è fatto e come funziona"?

Perché spesso l'individuo non è in grado di usare immediatamente quei meccanismi fisiologici, ma è costretto a soccombere perché il meccanismo stesso cortocircuita su sé stesso producendo forme di malattia (quando lo stress supera una certa soglia diventa malattia; depressione; fobia; ecc.) rendendo l'individuo incapace di affrontare in maniera adeguata il mondo che lo circonda?

Questo è uno dei quesiti a cui deve rispondere la Stregoneria e lo fa col discorso di "Ascoltare le correnti vegetative" che non è "arte della guarigione", ma è l'arte di far giungere alla coscienza i messaggi del nostro corpo ascoltando le sensazioni prima e costringendo la nostra ragione ad aprirsi all'"INTUIZIONE FISIOLOGICA".

L'intuizione fisiologica è il linguaggio del nostro corpo, in relazione all'insieme della vita fisica, che interpreta il mondo in cui viviamo adattandosi ad esso.

Lasciamo pure che la scienza scopra che facendo quell'azione sto producendo una dose maggiore di "serotonina", a me interessa sapere quali sono i comportamenti, le risposte che do, o sono costretto a dare, al mondo che mi circonda, che mi hanno portato a manifestare depressione endogena, comportamenti suicidi, aggressività ecc.

La scienza dirà: "Quei comportamenti malati ci sono perché produci molta serotonina [non è proprio così, ma datemela per buona]!"

La Stregoneria dirà: "Le risposte che hai dato ai fenomeni del mondo, per quello che tu "credevi" fosse il mondo, ti hanno costretto in uno stato di depressione, comportamenti suicidi e aggressività; da qui le risposte del tuo corpo nella produzione di serotonina."

La scienza non ha torto nella descrizione del meccanismo, ma non si tratta di un meccanismo che si produce in maniera meccanica. Si tratta di un meccanismo di adattamento fisiologico relativo alle scelte che un individuo fa nella vita quotidiana. Scelte che sono relative alla sua consapevolezza della realtà del mondo e della sua capacità di risposta alle sollecitazioni del mondo.

Puoi, e la medicina ti invita, a curarti dalla depressione e quant'altro, ma se non viene modificata la visione del mondo e il modo con cui si abita il mondo, la medicina aiuta, ma si tende a riprodurre il danno.

 

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04 novembre 2025

Metafisica della dialettica

Il XIX secolo inizia con il periodo Napoleonico. Un periodo volto a cancellare i diritti conquistati dalla Rivoluzione Francese attraverso un processo di restaurazione delle monarchie dai poteri assoluti.

La restaurazione avviene mediante le filosofie idealiste e spiritualiste del dopo Kant. I filosofi cantano e glorificano il potere assoluto nella capacità di Dio di fare i miracoli e, per estensione, glorificano il potere e il dominio sociale che identificano con Dio. Si schierano col potere assoluto che concede loro stipendi e cattedre.

Si sentono l'immagine in terra del Dio padrone cristiano e definiscono il Dio padrone cristiano nelle sue relazioni con l'universo e la sua attività di dominio sull'uomo descrivendo l'azione della sua volontà.

Fra un Dio che macella l'umanità col diluvio universale e gli uomini che vengono macellati da Dio, questi filosofi si schierano con la "giustizia di Dio" disprezzando e schernendo gli uomini mentre vengono macellati.

Infinite sono le vie attraverso le quali la metafisica sorge nelle persone dell'epoca cercando di limitare la violenza dell'assolutismo. Gli uomini, davanti ai problemi del proprio esistente, tendono a ripetere le soluzioni sperimentate nel loro passato o che sono presenti nella loro coscienza. Solo che i problemi che vivono sono nuovi. Nuovi perché l'assolutismo rinnova sempre le sue tecniche di dominio introducendo nella quotidianità dell'uomo nuovi fenomeni e nuovi elementi che, quando non considerati nell'azione dell'uomo, soffocano e distruggono ogni iniziativa finalizzata a limitare gli effetti del dominio assoluto sull'uomo.

Una di queste vie, nate nel 1800, è quella del materialismo dialettico che vede in Marx e in Engels i costruttori di un percorso filosofico che esploderà nel XX secolo rispondendo ai bisogni degli uomini.

Ogni insorgenza della metafisica in filosofia è espressione di una "volontà di espansione" che nella società esprime un'esigenza sociale di "libertà". Si tratta, in sostanza, di liberare gli uomini della società, gli uomini intesi come insieme della società, da catene morali, catene economiche, catene sociali che creano dolore e sofferenza nel bisogno di espansione dell'uomo. Questa necessità diventa una necessità sociale che viene ostacolata da quegli individui che, "possedendo" un potere Istituzionale che consente loro di non subire il dolore delle catene imposte agli uomini, ritengono, sempre in nome di Dio, che rimuovere le catene imposte alla società rimuova, di fatto, i loro privilegi di non sottostare a quelle catene. Il loro dominio sugli "uomini incatenati".

L'etica umana vuole che la responsabilità del conflitto, e delle sue conseguenza, sia responsabilità di chi impone le catene e non di chi rimuove le catene.

Se una società riempie di eroina, ma vale anche per l'imposizione di principi morali, le persone affinché siano sottomesse e qualcuno agisce nei confronti di quelle stesse persone per disintossicarle, ma, preminentemente, affinché non si continui a diffondere eroina per rendere altre persone dipendenti, la responsabilità della violenza per la disintossicazione sociale è responsabilità di chi ha imposto dipendenza, mediante eroina o mediante imposizioni morali, giuridiche o sociali, non di chi tenta la disintossicazione anche attraverso atti di violenza.

Ovviamente, chi ha diffuso eroina o principi morali di sottomissione nella società, accusa chi vuole eliminare la dipendenza di fare violenza alla "merce che lui si era garantito". O, peggio ancora, chi ha spacciato eroina o principio morali di sottomissione proclama la missione di "guerra agli spacciatori" muovendo guerra a coloro che vorrebbero eliminare o limitare la diffusione della dipendenza nella società.

Questa è la situazione nella quale sorge il materialismo "storico e dialettico" che ha in Marx e in Engels i suoi esponenti principali.

Per la "Partita Mondiale di Calcio della Filosofia" ho scritto due brevi biografie dei due personaggi. Il punto di partenza delle biografie dei giocatori impegnati nella "Partita Mondiale di Calcio della Filosofia" è l'idea secondo cui le idee filosofiche nascono dall'attività e dagli interessi degli uomini nella loro vita quotidiana.

La biografia di Karl Marx

La biografia di Frieedrich Engels

Un giornalista, che scrive per un quotidiano definibile "di destra", nei suoi articoli esprimerà le idee di "destra", al di là delle proprie personali convinzioni, perché è per quelle idee e opinioni che viene stipendiato. Un professore universitario, che si interessa di filosofia, esprime idee filosofiche gradite all'istituzione che gli fornisce lo stipendio, altrimenti viene cacciato.

Le idee filosofiche, come le opinioni dei giornalisti o le sentenze dei magistrati, nascono dalle necessità di vita delle persone e dai privilegi che queste persone, attraverso le loro idee, vogliono garantirsi.

Spesso le idee, generate dall'insorgenza della metafisica, non sono immediatamente comprese dalla massa degli uomini perché le idee della metafisica spesso cozzano contro la manipolazione mentale subita dall’insieme delle persone nella loro primissima infanzia e alle loro strategie di adattamento a quanto hanno incontrato crescendo.

Le idee della metafisica hanno tempi di maturazione molto lunghi. Spesso, le persone che le esprimono non ne traggono benefici nel corso della loro vita. E' come se alcune persone fungessero da strumento della metafisica. Persone che vengono usate dalla metafisica per emergere come strumento per soddisfare i bisogni sociali ignorando le persone che, di fatto, sacrificano la loro vita in funzione della libertà sociale.

Oggi che la società dichiara la libertà di pensiero, di opinioni e di dibattito culturale, la coercizione non avviene attraverso l'impedimento alla libertà di espressione, o almeno non sempre, ma attraverso il possesso dei mezzi con cui viene espresso il pensiero e il controllo degli uomini che possono accedere a ruoli sociali solo se il loro pensiero coincide con il potere sociale, altrimenti vengono emarginati come il caso di Spinoza, Feuerbach, Merx ecc. Oppure cacciati dalle Istituzioni come Severino o Vallauri.

D’altro canto, oggi come oggi, la repressione della libertà di pensiero viene combattuta attraverso la “libertà di pensiero”,

Dove le Istituzioni affermano che bisogna lasciare le persone di ingiuriare, mentire, denigrare, diffamare, diffondere notizie false, perché questo, secondo loro, rientra nella “libertà di pensiero” ed è legittimo opporre questa libertà a chi manifesta idee o cultura nella società. In sostanza, con la “forma estetica” della libertà di pensiero viene legittimata la libertà di ingiuria, di menzogna, di denigrazione ecc. delle persone presentano cultura e pongono problemi che necessitano di soluzioni. Quando queste ingiurie, menzogne o altro rientra fra i reati, questi o non vengono perseguiti penalmente o la pena è talmente misera da costituire un incoraggiamento a continuare nella commissione di quei reati.

Vale la pena di ricorda le offese, il “Capra, capra, capra di Sgarbi all’indirizzo di chi aveva delle idee a cui Sgarbi non era in grado di opporsi.” Hanno riso di quella rappresentazione, ma non hanno voluto cogliere l’attività criminale in atto.

Le storie della vita di Marx ed Engels possono chiarire, almeno alcuni aspetti, di come si muovono le Istituzioni in presenza di "idee sospette" o idee accusate di "sovversione".

Se oggi come oggi noi prendessimo in mano il "Manifesto del Partito Comunista" di Marx ed Engels e leggessimo il suo programma, potremmo scoprire che oggi come oggi, quel programma non solo è stato fatto proprio dalle Istituzioni, ma che nessuna società potrebbe esistere senza l'attuazione di quel programma abbondantemente ampliato dalle necessità delle società anche quando queste vengono definite "liberali" o "capitaliste". E' come se Marx ed Engels avessero insegnato ai capitalisti che cosa conviene fare per guadagnare, assicurarsi i guadagni e vivere nella sicurezza sociale godendo i benefici dei guadagni.

Puoi essere ricco, in una società schiavista, o puoi essere ricco in una società che gode il benessere. Spesso è solo una questione di scelte che partono da convinzioni soggettive alimentate da paure generate da ignoranza, della conoscenza esistenziale, e insicurezza della propria incapacità di abitare le trasformazioni del tempo.

 

 

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03 novembre 2025

Il Pagano e la costruzione della Religione Pagana
Prima parte

Le leggi che governano le relazioni emotive sono leggi che chiunque costruisce delle relazioni emotive deve studiare e conoscere.

Le leggi che governano le relazioni emotive fra gli Esseri Umani nella società sono leggi che chiunque manifesta le proprie emozioni nella società deve studiare e conoscere.

Le leggi che governano le relazioni fra gli Dèi e fra gli Dèi e gli Esseri Umani sono leggi che chiunque costruisce le relazioni fra gli Dèi e gli Esseri Umani deve studiare e conoscere.

Oggi siamo impegnati a costruire delle relazioni fra gli Esseri Umani; la costruzione delle relazioni fra gli Esseri Umani passano per il crogiolo di Dèi che formano gli Esseri Umani. Costruiamo le relazioni e affrontiamo le contraddizioni usando le armi degli Dèi: le emozioni!

Noi dobbiamo studiare non soltanto le relazioni divine fra gli Esseri Umani, ma anche le leggi specifiche che regolano le relazioni fra gli Dèi, mediante le emozioni, e con gli Dèi, mediante le azioni che vengono compiute.

Nessuno deve ignorare che, qualsiasi azione religiosa facciamo capace di legarci al mondo, se non ne comprendiamo le condizioni effettive, il carattere e i rapporti con le altre cose e gli effetti che provocano nel mondo, non capiremmo le leggi che le governano, non sapremo come affrontarla e non potremo farla bene.

Le relazioni con il mondo iniziano il giorno in cui nasciamo. E' una lotta suprema volta a risolvere, nel corso della crescita e dello sviluppo umano, le contraddizioni fra noi e il mondo in modo da costruire la nostra percezione del mondo in cui viviamo. Se non si comprendono le condizioni effettive dello sviluppo della percezione umana, il suo carattere e i suoi rapporti con le cose divine del mondo non potranno essere in armonia con le leggi universali. Non sapremo come percepire correttamente il mondo e saremo travolti dallo sconosciuto che ci circonda.

La costruzione della percezione, sia essa nei confronti del mondo dei divini che ci circondano o nel mondo delle società umane, oltre ai caratteri propri delle emozioni e delle azioni, si manifesta in condizioni specifiche e peculiari.

La percezione umana oltre che condizioni generali, ha anche condizioni specifiche a seconda delle condizioni nelle quali viene sviluppata.

Se non si comprendono le condizioni specifiche della necessità di percepire correttamente, sarà impossibile agire correttamente nell'insieme e dirigere le emozioni.

Noi dobbiamo studiare le leggi emotive che regolano le relazioni fra gli Dèi; dobbiamo studiare le azioni con le quali le emozioni si manifestano; dobbiamo studiare gli effetti che queste azioni hanno nella società degli uomini e nell'insieme degli Dèi.

Alcuni Pagani hanno un punto di vista errato. Secondo loro sarebbe sufficiente pregare gli Dèi per ottenerne un intervento. Seguono i manuali monoteisti pubblicati nella società e considerano quei manuali monoteisti naturali. Dei modelli da seguire pur sostituendo il dio padrone con tanti dei padroni. Non vedono che quei manuali espongono soltanto l'idea di sottomissione sociale. Se noi dovessimo assumere quel metodo finiremmo per avere tanti déi padroni che ci impongono tante verità alle quali saremmo costretti a conformarci. Questi Pagani, per sostenere il loro punto di vista affermano: "Perché dovremmo rinunciare all'esperienza religiosa dei 2000 anni di monoteismo? In fondo, il monoteismo per imporsi ha assunto molti aspetti delle Antiche Religioni!" Questi Pagani altro non fanno che "tagliare il loro piede per adattarlo alla scarpa".

Essi non comprendono che noi, per costruire la Religione Pagana Politeista dobbiamo tener conto dell'esperienza fatta nel passato e pagata col sangue, ma dobbiamo tener conto dell'esperienza per la quale abbiamo versato il nostro sangue.

Altri Pagani sostengono un altro punto di vista ugualmente errato che abbiamo da tempo confutato. Dicono che per costruire il Paganesimo è sufficiente tener conto dell'esperienza di Gardner, Evola o di Nietzsche oppure del Neoplatonismo, ossia, in sostanza, sarebbe sufficiente attenersi all'esperienza dell'imperatore Giuliano.

Non comprendono che quelle esperienza comprendono dei vissuti personali e delle condizioni sociali diverse da quelle che stiamo affrontando. Se noi dovessimo ripeterle non saremmo dei Pagani, ma una brutta copia del passato. Per giustificare il loro punto di vista affermano: "Evola, Nietzsche e Giuliano, sono stati dei grandi!" E non si avvedono che "essere stati" non significa "essere oggi". In questo momento e in questa situazione sociale.

Costoro non comprendono che il Paganesimo fonda il suo pensiero sulla liberazione dell'uomo nel e dal suo presente e che quanto opprimeva le emozioni di Evola, Nietzsche o Plotino, è diverso da ciò che opprime le emozioni e i sentimenti dell'uomo oggi. Diverso è il mondo e diversi sono i divenuti dell'uomo.

Essi non comprendono che noi dobbiamo tener conto delle esperienze dei filosofi che ci hanno preceduto perché hanno costruito frammenti di libertà nel loro presente partecipando a formare il nostro divenuto, ma questo divenuto è fuori dall'esperienza di quei pensatori e noi ne siamo i responsabili. Perché la costruzione del Paganesimo, in questo presente, ha molte caratteristiche inimmaginabili per chi ci ha preceduto.

Altri Pagani, infine, sostengono il punto di vista, ugualmente errato, e anch'esso da noi confutato da lungo tempo, secondo il quale l'esperienza più preziosa sarebbe quella degli Sciamani, degli Induisti, degli Stregoni Africani, dei Taoisti o degli Scintoisti. Secondo questi Pagani, noi, nella costruzione della Religione Pagana Politeista, dovremmo ispirarci a loro. Questi Pagani non comprendono che, pur essendo necessario studiare l'esperienza manifestata dalla filosofia e dai vissuti di queste esperienze, non se ne devono ricalcare le orme poiché le condizioni che quelle esperienze esprimono sono diverse dalle esigenze delle società attuali. Inoltre, l'insegnamento che noi potremmo trarre da quelle esperienze è fortemente deformato dall'intervento dei missionari cristiani che hanno piegato quei principi religiosi alle loro categorie finendo per imporre il monoteismo ad una forma religiosa politeista.

Concludendo, le diverse leggi che governano la costruzione della Religione Pagana Politeista, sono determinate dalle diverse condizioni in cui gli Esseri Umani vivono. Ossia, le leggi variano col variare del tempo, del luogo, del carattere e della cultura sociale in cui gli uomini veicolano le loro tensioni emotive fra sé e gli Dèi.

 

 

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02 novembre 2025

Le correnti vegetative, l'idea della kundalini e l'autoguarigione
Le tre arti della Magia nella pratica della Stregoneria
Diciannovesima parte

Le teorie della kundalini erano in voga negli anni '80 all'interno di un pensiero magico-religioso che tentava di spiegare l'elevazione spirituale mediante una sorta di "risveglio" di un'energia spirituale sopita che giaceva nell'osso sacro. Una volta svegliata quell'energia mediante le pratiche yoga e la meditazione, la kundalini si sarebbe mossa come un serpente all'interno del corpo aprendo una serie di punti vitali, i chakra, posti lungo la spina dorsale permettendo all'individuo una percezione diversa del mondo in cui viveva. La kundalini venne in voga in occidente per l'attività della Società teosofica la quale, partendo dal presupposto che l'uomo è creato da dio con grande potenza, la kundalini era il risveglio di questa potenza dentro all'uomo. Per i teosofi la kundalini era una specie di "raggio della morte" come veniva immaginato all'inizio del XX secolo, una specie di energia potente che trasformava lo yogi in una specie di superuomo.

Non entrerò nelle idee interpretative della kundalini fatte dalla Società Teosofica che oscillano fra illusione fantastica e delirio da desiderio di onnipotenza proprio delle farneticazioni esoteriche. L'ascolto delle Correnti vegetative che costoro chiamano kundalini è un aspetto abbastanza preciso della trasformazione della percezione dell'uomo nella sua vita. Si tratta di una trasformazione funzionale e non di un delirio di onnipotenza.

Secondo la teoria della kundalini, il risveglio dell'energia vitale alla base della colonna vertebrale inizia con vibrazioni che salgono lungo la colonna vertebrale e, nel salire, liberano una serie di punti di percezione attivando nel corpo i chakra. Questi punti, per alcuni sette, per altri tredici, sono, più o meno: l'apparato sessuale, il centro dell'intestino, qualche dita sotto l'ombelico; il plesso solare; il cuore; la gola con la tiroide; sommità del naso; centro della fronte; sommità della testa.

Cosa significa aprire questi chakra?

L'esperienza dei praticanti nella ricerca del risveglio della kundalini ha dato varie spiegazioni. Tutte queste spiegazioni dovevano soddisfare il desiderio del praticante per motivare la sua pratica. Non era una ricerca per capire ciò che succedeva, ma era una ricerca in cui le sensazioni attribuite alla kundalini confermavano le idee aprioristiche del praticante. Se il praticante era convinto, come in quasi tutti i casi, che tali sensazioni fossero il prologo di un'elevazione spirituale verso un assoluto, le sensazioni che lui provava confermavano in lui la convinzione che si stava effettivamente elevando spiritualmente.

Il praticante non era aperto a: qualsiasi cosa succede inserendo la pratica della ricerca della kundalini nella sua vita quotidiana. Il praticante piegava la propria vita quotidiana in funzione della credenza, della fede, in un desiderio di promozione tanto da ascoltare le vibrazione delle correnti vegetative, che lui chiamava kundalini, scorrere lungo il corpo, ma attraverso la credenza e le aspettative bloccava le trasformazioni fisiologiche in attesa di elevazione spirituale, che non arrivava mai, finendo per distruggere gli effetti di trasformazione soggettiva che il suo ascolto delle correnti vegetative avrebbe potuto produrre.

Cento e cinquanta anni di esperienze yogi e di promesse teosofiche fallimentari dimostrano che le sensazioni esistono, ma non esiste quell'assoluto, quel dio padrone o quella dimensione "nirvanica", a cui i desideri dei praticanti kundalinici aspirano.

Chi incita a praticare kundalini afferma che l'energia parte dall'osso sacro e sale lungo il corpo. Le correnti vegetative ci sono anche sulla pianta dei piedi e scorrono lungo le gambe e lungo il corpo. Queste correnti si percepiscono o quando noi puntiamo volutamente l'attenzione dentro noi stessi fermando il dialogo interno e ascoltando i nostri organi, o quando siamo stanchi e sentiamo dei brividi lungo tutto il corpo. Queste vibrazioni sono l'effetto dell'energia libidica che nel riposo riequilibra i nostri organi, le nostre cellule ridistribuendo l'energia che durante il giorno abbiamo concentrato su questo o quell'organo per ottemperare alla nostra attività. Tanto più la nostra attività porta ad affaticare varie parti del corpo e tanto maggiore è l'attività dell'energia libidica per ripristinare gli equilibri funzionali nel nostro corpo. Tanto maggiore diventa la percezione attraverso le correnti vegetative di questa attività che si trasforma nelle nostre sensazioni in sensazioni di benessere.

"ripristinare gli equilibri funzionali del nostro corpo" è il segreto delle correnti vegetative che qualcuno attribuisce alla kundalini. Se si ripristina uno squilibrio, dato un equilibrio, posso usare la stessa forza per produrre uno squilibrio, voluto e mirato, dentro il mio corpo e, risolvendo quello squilibrio, posso ricomporre l'equilibrio (in filosofia: ricomporre la contraddizione) in un equilibrio diverso dal precedente che ho squilibrato.

Fine diciannovesima parte... Continua...con la ventesima parte "gli aspetti magici delle Tre Arti Magiche in Stregoneria – Correnti vegetative e kundalini una questione cristiana aperta dalla Società Teosofica contro la Stregoneria.. "

Tratto da: Il Crogiolo dello Stregone

 

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01 novembre 2025

Riflessioni sul mondo del tempo

Ho parlato molto del "mondo del tempo" dove ogni accadimento, comunque lo collochi la ragione, è sempre presente.

E' la condizione psicologica che permette alle persone di citare Platone o Aristotele come se fossero presenti, ignorando la condizione razionale del tempo in cui sono vissuti e le necessità per le quali hanno prodotto quelle citazioni.

Nel mondo della ragione, il tempo si presenta come mutamento. La terra muta la sua posizione attorno al sole e noi misuriamo il tempo. Solo che noi misuriamo solo il mutamento. Il passaggio da un punto ad un altro nel cielo rispetto ad un punto che soggettivamente vogliamo ritenere come fisso.

Il mutare degli oggetti, lo chiamiamo tempo. Per questo McTaggart afferma che il tempo non esiste, ma esiste solo il mutare degli oggetti e la sequenza dei mutamenti che noi ordiniamo in ordine cronologico.

Il tempo, privo di mutamento, esiste ed è l'oggettività abitata da oggetti privi di mutamento.

Abitare il tempo significa: non mutare. E, per quanto ci riguarda, non muta ciò che è stato nel mondo della ragione.

Il "ciò che è stato" abita il presente della ragione all'interno del mutamento che ha generato. Cessando la partecipazione a quel mutamento si è fissato nel mutato e le sue trasformazioni sono presenti nel mutato, pronto a partecipare a nuove mutazioni qualora le condizioni richiamano la sua presenza alla coscienza.

Il mondo del tempo è abitato dagli oggetti della coscienza e della consapevolezza, dove l'oggetto assume sostanza e rappresentazione solo nel suo mutare che appare fermo in un presente. Nel mondo della forma noi osserviamo un soggetto con un corpo materiale. Quel corpo materiale emana emozioni, coscienza e consapevolezza che appaiono come oggetti fisici nel mondo del tempo nel momento stesso che la coscienza e la consapevolezza si espandono e le emozioni assumono sostanza veicolandosi nel mondo razionale.

Coscienza e consapevolezza sono ciò che un soggetto è, come nel mondo della ragione. La mia coscienza e la mia consapevolezza è ciò che sono. La mia ragione è ciò che uso nel mondo della forma. Nel mondo della ragione non si presentano coscienza e consapevolezza; si presenta la forma del soggetto dalle cui azioni si deduce la sua coscienza e la sua consapevolezza in relazione alla coscienza e alla consapevolezza dello spettatore.

Nel mondo della ragione, le emozioni vengono veicolate mediante le azioni. L'emozione in sé è relazione e comunicazione che la ragione disconosce come oggetto in sé per considerare le emozioni un'eccitazione del corpo e della mente, come espressione di parti del corpo, ma non come oggetti in sé, indipendenti dalla ragione, che costruiscono legami con il mondo.

La ragione nega che esista una comunicazione priva di parole, di verbo. La comunicazione emotiva è priva di parole e la sua comunicazione non è in grado di giungere alla coscienza superando il controllo della ragione. La ragione cede alla comunicazione emotiva soltanto quando si presenta sotto forma di intuizione, sussulto emotivo o sotto forma di sensazione.

Nel mondo del tempo, la ragione non ha il controllo della coscienza e della consapevolezza. La comunicazione emotiva invade la coscienza quando questa è priva del controllo della ragione.

La coscienza, che appare nel mondo del tempo, è fissa nel suo presente in cui sono presenti tutti i mutamenti attraversati da quella coscienza, attraverso l'attività del corpo, come patrimonio di possibilità della coscienza.

La coscienza abita il mondo del tempo, cerca relazioni nel mondo del tempo. Libera dalle costrizioni della ragione, si alimenta di emozioni non mediate dalle necessità del corpo.

Mentre nel mondo della ragione le emozioni vengono mediate dalle azioni e dalle necessità del corpo, le emozioni abitano il mondo del tempo indipendentemente dal corpo.

Dopo queste brevi riflessioni, ricordando che nel mondo del tempo gli oggetti, diversi dalla coscienza e dalla consapevolezza, appaiono perché si trasformano e non appare l’oggetto, ma la trasformazione, il movimento, che è l’oggetto in sé, si deve ricordare che l'universo che viviamo è uno solo. Un solo mondo. Sia che lo abitiamo con il corpo in quanto mondo della ragione, sia che lo abitiamo con la coscienza e la consapevolezza, svincolate dalla ragione, come mondo del tempo, sia che lo abitiamo con le emozioni nel mondo emotivo.

Un solo mondo che si percepisce e si abita in modi diversi. Mondi diversi dello stesso mondo. Mondi diversi dai quali Zeus ci vuole proteggere elevando solide mura di bronzo affinché gli Esseri della Natura siano confinati nella ragione finché non hanno abbastanza potere per superare quelle porte e accedere alle altre percezioni della realtà permettendo alla loro ragione di riprendere il controllo della coscienza dopo essere stata estromessa per superare quelle barriere.

 

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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Piaz.le Parmesan, 8

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